Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
IL CONDANNATO ANCORA A PIEDE LIBERO DESCRIVE LE FUTURE POLITICHE USA SE IL TYCOON VENISSE RIELETTO ALLA CASA BIANCA: “LA RUSSIA NON È UN NEMICO, GLI EUROPEI VOGLIONO SOLO CHE NOI LI PROTEGGIAMO GRATIS”…. LUI DI COME FOTTERSI I SOLDI E’ UN ESPERTO (POI ARRIVA LA GRAZIA DI TRUMP)
«Zero soldi all’Ucraina, Paese corrotto che traffica in bambini: la Russia non è un nemico, chi dobbiamo distruggere è il Partito comunista cinese». Steve Bannon ha appena finito la prima parte del suo show, per aprire la conferenza della Cpac.
Durante la pausa pranzo parla con Repubblica , per anticipare cosa dobbiamo aspettarci se Trump tornerà alla Casa Bianca: «Gli europei vogliono solo che noi li proteggiamo gratis. È ridicolo, deve finire. Si diano una mossa per difendersi da soli».
La Conservative Political Action Conference un tempo era la culla del reaganismo, ma è diventata il braccio operativo del trumpismo. In questi giorni tiene gli stati generali al Gaylord National Resort, dove sabato Donald chiuderà i lavori per lanciare la rivincita. Bannon era la sua eminenza grigia, durante la campagna del 2016 e i primi anni dell’amministrazione. Poi era caduto in disgrazia ed era stato condannato, per una frode sulla raccolta di fondi per costruire il muro al confine con il Messico. Trump lo ha graziato e perdonato, e ora torna sulla scena aprendo la Cpac.
Si comincia con la preghiera, che Steve esalta così: «Cosa ne dite di imporre un po’ di sano nazionalismo cristiano?». I militanti del movimento Maga (Make America Great Again) si spellano le mani, e lui affonda: «Siete la punta della lancia della rivoluzione, l’avanguardia. Dobbiamo combattere per salvare la repubblica. Biden ha rubato le elezioni e il suo regime vuole corrompere e distruggere il Paese. Bisogna cacciare dalla Casa Bianca l’usurpatore, che ha consentito l’invasione di dieci milioni di immigrati e ci porta verso la Terza guerra mondiale».
Perciò basta soldi alla Nato: «Abbiamo mandato le navi nel Mar Rosso per proteggere le petroliere che portano il greggio in Europa: perché non ci pensano gli europei? ». Ma tutto questo cambierà, con Donald alla Casa Bianca: «Se vinceremo a novembre, il movimento Maga governerà per 50 anni, e Trump passerà alla storia come il più grande presidente americano dopo Lincoln».
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
NEL 2023 I CONTROLLI HANNO RISCONTRATO IRREGOLARITÀ NEL 76% DEI CASI, DATO CHE SALE ALL’85,% PER I LAVORI LEGATI AL SUPERBONUS
È un quadro desolante quello che emerge dalle parole della
ministra del Lavoro Marina Calderone ieri a Palazzo Chigi. L’informativa sullo stato della tutela della sicurezza sul lavoro descrive una situazione di fatto fuori controllo. Per questo, già lunedì prossimo è previsto il varo del decreto che dovrebbe portare una stretta contro il “Far West” dei cantieri.
Durante la riunione del governo la ministra snocciola i numeri: nel 2023 i controlli hanno riscontrato irregolarità nel 76,48% dei casi, dato che sale all’85,2% per i lavori legati al Superbonus. L’unica nota positiva è il numero delle denunce di infortunio, che secondo l’Inail – tra gennaio e dicembre – sono state 585.356, in calo del 16,1% rispetto al 2022.
Diminuiscono leggermente anche gli incidenti mortali, 1.041 in tutto (-4,5%). Ma si tratta ancora di numeri troppo alti: anche ieri c’è stata una nuova vittima a Palermo, dove un operaio è morto travolto dal crollo di un muro. La ministra ha anche spiegato che le ispezioni aumenteranno del 40% nel 2024, grazie anche all’assunzione di 500 ispettori.
Per provare ad arginare il fenomeno Calderone sta lavorando al decreto e Meloni è disposta anche a valutare alcune delle richieste dei sindacati e delle opposizioni, come quella di estendere anche ai cantieri privati le norme che valgono per i pubblico: «Sono d’accordo – ha detto la premier – ma sopra una determinata soglia, se no si crea una situazione insostenibile».
Quello che non sarà nel pacchetto del governo, invece, è il reato di “omicidio sul lavoro”, che non piace per niente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Si ragiona invece su una norma di coordinamento delle procure della Repubblica sulle attività di indagini per i reati in materia di lavoro e di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel decreto, poi, dovrebbero essere inserita la possibilità di interdizione dagli appalti da due a cinque anni per le imprese responsabili di gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro o per accertata responsabilità penale per reati in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Si starebbe poi valutando anche la sospensione e decadenza dai benefici fiscali e contributivi per le aziende non in regola.
I sindacati si preparano all’incontro di lunedì, ma per ora non abbassano la guardia, anche perché non apprezzano la scelta del tavolo separato tra governo e imprese: «Lunedì, quando finalmente il governo ha deciso di convocarci, è il momento di atti concreti e decisioni», avverte Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
LA RAGAZZINA HA SENTITO LE OFFESE RAZZISTE MA HA CONTINUATO A GIOCARE. ANCHE LE COMPAGNE DI SQUADRA SI SONO RESE CONTO DI QUEL CHE STAVA ACCADENDO, SOLO GLI ARBITRI NON HANNO SENTITO NULLA… MAI QUALCUNO CHE INTERVENGA E GLI APRA LE PORTE A TRAUMATOLOGIA
Una ragazzina di 12 anni è stata insultata per il colore della pelle durante una partita di volley a cui stava partecipando, ha comunque concluso la partita e solo alla fine, negli spogliatoi, è scoppiata a piangere, annunciando che è pronta a denunciare il tifoso razzista.
Tutto è avvenuto, come riporta il Gazzettino, domenica scorsa durante una gara in una palestra del Veneziano dove l’Urban Volley di Mira ha disputato la partita da ospite.
Quando è toccato all’adolescente il turno di battuta un uomo ha iniziato ad insultarla dicendo “Negra di m…negra di m…”. A voce talmente alta che viene sentito dalle compagne di squadra, ma non dagli arbitri.
La ragazza ha guardato le compagne, poi ha deciso di fare lo stesso la battuta, portando a termine la gara. Solo negli spogliatoi è scoppiata a piangere. “Si è tenuta tutto dentro . racconta Alessandro Pietrobon, dirigente della società – . Poi un po’ alla volta ha spiegato tra le lacrime che cosa era successo e le compagne hanno confermato di aver sentito quell’uomo che la offendeva”.
Il pubblico però era già andato via e non è stato possibile risalire all’autore della frase razzista. “Intanto abbiamo già segnalato la vicenda – annuncia Pietrobon – alla Fipav, la Federazione italiana di pallavolo”. Non solo. La società ha voluto emettere un comunicato via Facebook, dichiarandosi scioccata “per il fatto gravissimo. Urban Volley è con l’atleta e lo sarà sempre perchè difendere questa ragazza è difendere la libertà, chiedere il rispetto”.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
“UMILIANTE IL RINNOVO DELL’INCARICO PER UN SOLO ANNO, TOTALE ASSISTENZA DI ASCOLTO DAL PARTE DEL MINISTRO SCHILLACI”
Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio
Palù ha rassegnato le sue dimissioni «immediate» dall’incarico, in polemica con il ministro della Salute Orazio Schillaci e con il governo Meloni in generale. Oggetto del contendere i termini e condizioni della sua recente nomina (una riconferma) alla guida dell’Agenzia, perfezionata appena due settimane fa: considerati i raggiunti limiti di età, a norma di legge, l’incarico era stato rinnovato a Palù ma soltanto per un anno e a titolo gratuito «Vi comunico, dopo un’attenta meditazione, che la mancata sintonia col Ministro e l’assenza di risposte dal Governo mi costringono a dare le dimissioni da Presidente nominato di Aifa hic et immediate», ha scritto stamattina Palù in una lettera rivolta al consiglio di amministrazione dell’Aiafa, definendo «offensivo e umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico-professionale» il rinnovo “condizionato” dell’incarico, scelta giudicata perfino «equivoca sul piano giuridico». Nonostante già fosse in pensione, fa notare infatti Palù, il precedente incarico affidatogli dal precedente ministro Roberto Speranza aveva mandato quinquennale. «Per di più, l’interpretazione restrittiva della norma da parte del Ministro attuale viene adottata esclusivamente nei miei confronti, in netto contrasto con i decreti di nomina appena assunti dallo stesso Ministro per pensionati ultrasettantenni chiamati a dirigere l’ISS o a partecipare come consulenti nella CSE di AIFA», rincara la dose Palù, che recrimina la «totale assenza di ascolto da parte del Ministro nelle scelte operate per Aifa». Che parte del problema fosse anche la gratuità dell’incarico? Il presidente uscente dell’Agenzia lo nega seccamente: «La non retribuzione dell’incarico non mi preoccupa di certo. Considerandomi al servizio della res publica, ho infatti già svolto per tre anni le funzioni di Presidente di AIFA senza ricevere alcun compenso né gettone di presenza, rifiutando anche di essere titolare di carta di credito dell’Ente. Mi sorprende invece la disparità di trattamento rispetto ad altri Presidenti di Ente pubblico in pensione, beneficiari, contestualmente alla nomina, della legge 24 gennaio 1978 n.14, legge che nel mio caso, ancora una volta, non trova applicazione». Ora il governo dovrà correre ai ripari per colmare il vuoto ai vertici dell’Agenzia la cui governance era stata oggetto di riforma poco più di un anno fa.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
LA MOSSA DI AZIONE COALIZZA L’OPPOSIZIONE
Azione e Cinque Stelle pronti a sostenere una mozione di sfiducia contro Matteo Salvini. A lanciare la proposta è Carlo Calenda, che chiede chiarimenti sui rapporti della Lega con il partito Russia Unita.
«Se Salvini non ci farà vedere la disdetta del suo accordo con Putin, presenterò una mozione di sfiducia contro di lui», dice il leader di Azione a Tagadà su La7. «Se non la manteniamo, la democrazia cadrà e il rischio sarà enorme», sostiene Calenda. Gli fa sponda il Movimento. «Si, la sosteremmo. Ci saranno le firme dei nostri parlamentari», dichiara Giuseppe Conte, parlando della proposta avanzata da Azione di depositare una mozione di sfiducia al ministro. «Se l’accordo è quello anticipato sui giornali – aggiunge – la Lega e il suo leader devono risponderne, in particolare dopo l’invasione dell’Ucraina il ripudio dell’accordo era un obbligo».
Secondo il quotidiano Repubblica, anche il Partito democratico è pronto a votare la mozione di sfiducia contro Salvini, anche se dal Pd non è ancora arrivata una presa di posizione esplicita.
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
CRESCONO I PUNTI OSCURI: DOV’ERA DAVVERO? PERCHE’ LA SCORTA LO AVREBBE LASCIATO SOLO?
Dov’era Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, nel
momento in cui Luca Campana, genero del suo caposcorta, è stato ferito da un colpo di pistola alla festa di Capodanno nella Pro Loco di Rosazza, esploso dal revolver di Emanuele Pozzolo, deputato sospeso di Fratelli d’Italia e unico indagato? Sono sempre di più i punti che non tornano nelle dichiarazioni dell’esponente di Fratelli d’Italia che ora, nelle dichiarazioni ai magistrati, arriva al punto di contraddirsi rispetto a quanto dichiarato nell’intervista “a caldo” che rilasciò a Repubblica dopo il fatto. “Ero a 200 metri di distanza dalla Pro Loco, stavo portando in auto le buste con gli avanzi della cena”.
Davanti alla pm Paola Francesca Ranieri della procura di Biella guidata da Teresa Angela Camelio, l’8 gennaio Delmastro ha però bruscamente cambiato direzione: era sì andato a portare le buste, ma al momento dello sparo partito , come riferisce anche il quotidiano Domani, “ero fuori con due conoscenti di mia figlia, ho solo sentito il rumore dello sparo e ho pensato fosse un petardo. Poco prima avevo caricato la mia macchina, ero risalito e mi stavo trattenendo a fumare una sigaretta con gli amici di mia figlia (V.B e A.B., ndr), dopo il petardo non mi ero allarmato particolarmente e ho terminato la sigaretta per poi rientrare e rendermi conto di ciò che era successo”.
Era “risalito”: dunque era appena fuori dalla Pro Loco e non a duecento metri di distanza come riferito testualmente a Repubblica: “«Stavo raccogliendo il cibo avanzato per andare via. Avevo quattro buste da portare in auto. Dalla Pro Loco alla macchina saranno 200 metri. Ero uscito con le prime due. Ritorno indietro per prendere le altre due e sento la moglie di quello che è stato ferito, che poi è il marito della figlia di uno della mia scorta, che grida ‘un botto… un botto’. Mi si gela il sangue e cerco di capire. E cosa ha fatto?, è la domanda da Liana Milella. Risposta di Delmastro: “Ho pensato che fosse esploso un petardo… e invece sento la moglie che dice ‘ma allora non hai capito… era un colpo di pistola’. La mia scorta voleva che andassi via subito, ma io ho detto che volevo sapere cosa fosse successo al ragazzo e sincerarmi della sua situazione”.
Quindi: delle due l’una. O vale il Delmastro che racconta “Non mi ero allarmato particolarmente e ho terminato la sigaretta per poi rientrare e rendermi conto di ciò che era successo”, oppure quello che subito, appena gli viene spiegato che non è stato un petardo ma uno sparo, preoccupato rifiuta la proposta della scorta di andare via subito per “sincerarmi delle condizioni del ragazzo”, visto che addirittura gli si è “gelato il sangue”.
E poi: la scorta. Perché Delmastro si sarebbe allontanato per ben duecento metro dalla Pro Loco senza la scorta?
Dei quattro agenti di scorta che gli erano stati assegnati, nessuno affiancava il sottosegretario alla giustizia quando all’una e mezza di quella notte di Capodanno è partito il proiettile che ha ferito Campana. Questo punto è centrale perché gli agenti erano in servizio e dovevano assicurare la protezione dell’obiettivo. Il sottosegretario ha spiegato ai pm che si trattava di una situazione “protetta e tranquilla” e ha così lasciato i due agenti di scorta all’interno: uno era vicino a Pozzolo, l’altro nella cucina secondaria.
Una circostanza che Repubblica ha sottolineato pochi giorni fa in un articolo di Elisa Sola, e che Pablito Morello, caposcorta di Delmastro, spiega ai carabinieri così: “Siamo saliti a Rosazza in quattro, alle ore 18. Noi quattro siamo i componenti effettivi della scorta di Delmastro. Quella sera però, siccome si trattava di una festa privata con un livello di pericolo basso o nullo, siamo rimasti con il sottosegretario esclusivamente io (che sono responsabile del servizio) e Salvatore Mangione. Abbiamo così fatto rientrare i colleghi di supporto”.
Ecco perché a Rosazza all’inizio erano state viste due auto della scorta, parcheggiate per la strada, e dopo soltanto più una. “Una macchina – ha chiarito il capo scorta di Delmastro parlando alla procura – è andata via con i due poliziotti e sarebbe dovuta tornare per gli spostamenti finali, alla fine della festa”.
Morello ha fatto infine una precisazione: “Quella sera io e Mangione eravamo in servizio e pertanto a tutti gli effetti come ufficiali di pg. Anche dopo il fatto abbiamo svolto funzioni di polizia giudiziaria”.
E’ stato proprio Pablito Morello, non appena sono arrivati i carabinieri di Vigliano Biellese e di Andorno Micca, a mostrare ai militari dove fosse l’arma che aveva messo in sicurezza. “E’ stato Pozzolo a sparare”, ha detto il caposcorta. Ma Pozzolo ha sempre respinto ogni accusa: “Non sono stato io, non sono un pistolero: è una manovra contro di me”, ha dichiarato ieri a Repubblica in un’intervista esclusiva garantendo che spiegherà tutto ai magistrati.
Anche se finora, davanti ai pm, non ha chiarito proprio nulla di una storia che appare sempre più piena di misteri e con una sola chiara circostanza: il tentativo, tra mille contraddizioni, di “allontanare” il più possibile il sottosegretario Delmastro, fedelissimo di Giorgia Meloni, dal compromettente teatro di quello sparo.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
NON POTENDO RICANDIDARSI, LUCA ZAIA DAL 2025 SARÀ IN LIBERA USCITA, E PER LA CLAUDICANTE LEADERSHIP DI SALVINI SARANNO GUAI
Respinto l’emendamento della Lega al dl elezioni sul terzo mandato per i governatori delle regioni. In commissione Affari costituzionali, dove il provvedimento è all’esame, si sono espressi contro la proposta di modifica leghista, Fratelli d’Italia e Forza Italia sostenuti da Pd, M5s, Avs. A sostegno della Lega ha votato Italia viva. Azione non ha partecipato al voto. In tutto ci sono stati 4 voti favorevoli, 16 contrari, un astensione e un non ha partecipato.
I quattro voti favorevoli all’emendamento sul terzo mandato per i governatori presentato dai leghisti al dl elezioni appartengono a Lega e Italia viva, mentre i 16 contrari sono di Fdi, Fi, Udc, Pd, M5S, Avs, un astenuto è di Svp mentre Azione non ha partecipato. La commissione prosegue con il voto degli emendamenti.
La Lega in mattinata aveva ritirato l’emendamento per introdurre il terzo mandato per i sindaci delle grandi città, ossia i Comuni con più di 15mila abitanti. Lasciando invece quello sui presidenti di regione.
Resta alta la tensione tra gli alleati. Il nodo della ricandidabilità degli amministratori, Luca Zaia in testa, ha creato più di un mal di pancia nella maggioranza con FdI e FI contrari. Alla riunione hanno partecipato anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e la sottosegretaria all’interno Wanda Ferro.
Per Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, è “evidente che stiamo assistendo ancora una volta a un gioco della destra sulla pelle delle istituzioni: emendamenti presentati, ritirati… non è rispettoso nei confronti dei cittadini e degli amministratori locali. In un provvedimento che doveva solo stabilire la data del voto delle elezioni amministrative si è cercato di fare una riforma pasticciata e parziale degli enti locali. Ci preoccupa questo approccio della destra che non cambia mai che non rispetta le istituzioni e faremo opposizioni molto dura”, commenta al termine dei lavori della Commissione Affari costituzionali in Senato.
E il deputato democratico Stefano Graziano su X commenta: “La coerenza puntigliosa e adamantina della Lega, come è noto, si limita alla Russia. Fuori dai confini di Putin si esercita tutta la libertà di Salvini” aggiungendo l’hashtag “La paura fa 90″ riferendosi al braccio di ferro in corso tra la premier e il vicepremier sulle prossime candidature alle presidenze regionali.
I senatori di Alleanza Verdi e Sinistra votano contro il terzo mandato ai governatori. E “siamo contrari anche a quello per i sindaci sotto i 15mila abitanti”, osserva il capogruppo di Avs in Senato Peppe De Cristofaro. Anche il Movimento 5 Stelle in commissione Affari costituzionali vota “decisamente no” all’emendamento della Lega sul terzo mandato ai presidenti di Regione, come ribadisce la senatrice Alessandra Maiorino.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
INTERVISTA A BEN NOBLE: “LA RISPOSTA DELL’OCCIDENTE DEVE ESSERE RAPIDA E SEVERA, ALTRIMENTI PUTIN SI SENTIRA’ INCORAGGIATO AD AGGREDIRE”
“È sorprendente quanto il commento di Salvini sia simile a quel
che dice sempre il Cremlino su Navalny, e quanto sia sbagliato”, replica Ben Noble quando Fanpage.it gli cita una dichiarazione data dall’attuale vicepremier nel marzo 2017 alla Stampa. Salvini definiva il dissidente come un blogger senza alcuna importanza. “Tutt’altro”, spiega lo storico britannico: “Il suo movimento rappresentava una minaccia significativa per Putin”.
Noble è professore di Politica russa alla Scuola di Slavistica ed Europa dell’Est all’University College di Londra. È anche un ricercatore del Royal Institute of International Affairs, meglio noto come Chatam House. Soprattutto, Noble è l’autore, insieme a Jan Matti Dollbaum e Morvan Lallouet di Navalny: Putin’s Nemesis, Russia’s Future? (London, 2021), un libro essenziale per capire chi è stato Alexei Navalny. Un attivista contro la corruzione imperante in Russia, un politico e un contestatore. La cui importanza in quel che resta della società civile del Paese di Putin non può esser sottovaluta.
La risposta al punto interrogativo con cui finisce il titolo del libro di Noble e dei suoi coautori è arrivata: Navalny non sarà il futuro del suo Paese. La residua speranza di chi così avrebbe voluto è stata brutalmente cancellata da quanto avvenuto il 16 febbraio nella colonia penale Ik-3, meglio nota come “Lupo polare”, a Kharp, città della Siberia nord occidentale costruita dai prigionieri del gulag ai tempi di Stalin.
Professor Noble, con Navalny è morto il futuro della Russia?
“Immagino che lo stesso Navalny direbbe che la risposta è “no”. Infatti, quando gli è stato chiesto quale sarebbe stato il suo messaggio al popolo russo se fosse stato ucciso, ha risposto semplicemente: Non vi arrendete. Non vorrebbe che la gente chinasse la testa, spaventata dalle azioni del regime di Vladimir Putin. E, in linea con il suo appello, vediamo già persone come la moglie Yulia Navalnaya e il prigioniero politico Ilya Yashin affermare decisi che non hanno paura. E che non si arrenderanno”.
È comunque la fine di un periodo storico?
“La morte di Alexei Navalny sembra la fine di un’era. La fine di un’epoca in cui in Russia era ancora possibile un’opposizione politica autonoma. Naturalmente, quest’era è finita qualche tempo fa, in particolare dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina. Ma la continua presenza di Navalny, anche dietro le sbarre, ricordava quel periodo. E finché è rimasto in vita c’era una lontana possibilità che un giorno potesse essere libero e resuscitare una Russia che ora si sente perduta”.
Chi era Navalny? Eroe democratico o ultra-nazionalista come dicono i suoi detrattori?
“Rispondiamo citando testualmente brani del libro su di lui: “Era un liberale che talvolta ha fatto dichiarazioni nazionaliste, o addirittura razziste”. E ancora: “Nel 2008, la conferenza del Nuovo nazionalismo politico, a cui partecipò anche il gruppo Narod di cui Navalny faceva parte, adottò una risoluzione che voleva offrire agli elettori un nazionalismo dalla faccia umana. Niente ‘folli patrioti sovietici’ né skinheads […]. Alcuni liberali, come Ilya Yashin — amico di Navalny ma non certo simpatizzante del nazionalismo — approvarono questo trend […]. Era un tentativo di creare una fusione tra liberalismo e nazionalismo — una dottrina che potesse unire la maggioranza della popolazione contro il regime di Putin”.
Non era un estremista, quindi. D’altra parte basta leggere i suo “Quindici punti”, che tracciano un programma politico liberale in cui il nazionalismo è proprio assente, Ma allora perché prese parte alla Marcia Russa, che periodicamente raduna a Mosca estrema destra e un bel po’ di neonazisti?
“Evgenia Albats (una delle più famose giornaliste russe, di idee liberali, anti-regime, ndr) ha raccontato di avergli suggerito lei di parteciparvi e che lo accompagnò. Questa strategia è stata definita come “normalizzazione” del nazionalismo”.
L’attuale nostro vice-premier Matteo Salvini — criticato per aver detto di fidarsi dei medici e dei giudici russi per capire come è morto Navalny — una volta lo ha definito “un blogger anti-Putin venduto come leader dell’opposizione”. Praticamente, un personaggio senza reale importanza. Era davvero così?
“È sorprendente come il commento di Salvini sia simile alla ricorrente narrativa del Cremlino. Ed è anche un commento chiaramente sbagliato. Navalny era molto più di un blogger: era uno la cui carriera pubblica è iniziata come blogger di successo che conduceva indagini sulla corruzione, si è poi trasformato in un attivista, nel leader della protesta e in un politico che ha costruito un movimento che rappresentava una minaccia significativa per il Cremlino”.
Si può dire che Navalny abbia in qualche modo plasmato la Russia che conosciamo?
“Navalny ha sicuramente contribuito a plasmare la moderna politica russa. Ha fortemente influenzato il significato di essere un attivista, un leader della protesta e un politico, utilizzando i suoi numerosi talenti – tra cui il carisma e la capacità di utilizzare i social media – per costruire un movimento nazionale. Ispirando altri a unirsi al suo appello per una “Russia senza Putin”. Ha anche contribuito a definire i confini dell’accettabilità — o inaccettabilità — del discorso politico presso diverse comunità, con i suoi sporadici commenti nazionalisti, razzisti e xenofobi che hanno accompagnato le sue ben più coerenti posizioni liberali. Proprio come la Russia post-sovietica è cambiata molto, anche Navalny è cambiato in molti modi. L’ influenza è andata in entrambe le direzioni. È stata reciproca”.
Quindi anche la Russia ha plasmato Navalny. E quale sarà il prossimo passo di Putin? Non si porrà più alcun limite?
“Se la risposta alla morte di Navalny da parte dei paesi occidentali non sarà rapida, severa e sostenuta, Putin si sentirà incoraggiato. E chissà come potrebbe estendere l’aggressione già in atto nella sua guerra all’Ucraina”.
(da Fanpage)
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Febbraio 22nd, 2024 Riccardo Fucile
“NAVALNY E’ STATO UCCISO CON UN PUGNO DRITTO AL CUORE. È UN VECCHIO METODO DEGLI AGENTI SPECIALI DEL KGB. PRIMA DI MORIRE LO HANNO TENUTO PER PIU’ DI 2 ORE E MEZZO A MENO TRENTA GRADI PER RALLENTARE AL MASSIMO LA CIRCOLAZIONE DEL SANGUE”
Non gli agenti nervini del Novicok, né le molecole impalpabili del sarin, ma un pugno ha ucciso Alexei Navalny: un pugno solo, secco, dritto in mezzo al cuore. Ne è sicuro Vladimir Osechkin: «È una vecchia tecnica degli agenti del Kgb».
Osechkin assicura di aver avuto le informazioni da fonti che conosce bene: attivista russo rifugiato dal 2016 in Francia, a Biarritz, nel 2011 ha creato il sito gulagu.net proprio per denunciare le violazioni dei diritti umani nelle carceri di Putin. Ci ha passato qualche anno anche lui.
Osechkin ha riportato al britannico Times quello che gli ha raccontato qualcuno che lavora all’IK-3, il carcere oltre il circolo polare artico dove Navalny è morto alle 14 e 17 di venerdì 16 febbraio. Prima di morire Navalny era stato lasciato al gelo per più di due ore e mezzo.
La temperatura quel giorno è scesa anche sotto i meno trenta. In condizioni così estreme, i detenuti resistono in genere molto meno all’aperto, lui invece era stato lasciato terribilmente a lungo, in un cortile da solo, senza nessun altro detenuto, senza testimoni, in una sorta di cella senza tetto, un buco nel cemento dove si intravede appena il cielo di cui si ricordano bene tanti prigionieri tornati da quel penitenziario: in quel cortile, dicono tutti, è ancora più insopportabile stare fuori d’inverno, non passa nessuna luce, soltanto il gelo».
«Penso che lo abbiamo stremato dal freddo, rallentando al massimo la circolazione del sangue. A quel punto diventa molto facile uccidere: se hai esperienza, bastano pochi secondi, un colpo secco, devi solo essere addestrato. È un vecchio metodo degli agenti speciali del KGB».
Secondo Osechkin, Navalny non è stato il primo a morire così dentro le mura dell’IK-3: questo significa che nel penitenziario ci sono guardiani addestrati a uccidere col pugno al petto. L’assassinio sarebbe stato preparato da giorni, con «l’evidente coinvolgimento delle autorità di Mosca». «Da quello che so dalle mie fonti – ha detto ancora Osechkin al Times – l’operazione è stata preparata. È stato un ordine arrivato direttamente da Mosca, altrimenti nessuno avrebbe potuto mettere fuori servizio le telecamere».
Al Times Osechkin ha riportato anche la testimonianza di un uomo che è riuscito a vedere il corpo di Navalny, ormai inghiottito da qualche laboratorio di medicina legale nonostante le ripetute richieste della famiglia di poter riavere la salma. I «lividi» di cui si è parlato fin dall’inizio, sarebbero in realtà concentrati sul petto, e del tutto «compatibili» con l’ipotesi di una morta causata dal pugno al cuore. Un addetto dell’ambulanza che ha trasportato il corpo di Navalny aveva invece parlato di ecchimosi compatibili con un tentativo di rianimazione con massaggio cardiaco. Sempre di ieri è la notizia che il vice direttore del Servizio penitenziario federale russo Valery Boyarinev è stato promosso colonnello e che un altro alto funzionario dei servizi di sicurezza,
I russi hanno dichiarato che l’esame autoptico del corpo di Navalny durerà almeno 14 giorni. «Una contro-autopsia sarà difficile da effettuare – ha commentato ieri Philippe Charlier, un esperto francese – tutto dipenderà da come sarà riconsegnato il corpo. I russi potrebbero addirittura consegnare alla famiglia soltanto le ceneri».
(da Messaggero)
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