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I BONIFICI ALLA LEGA PER IL PORTO E IL NO DI TOTI ALLE DIMISSIONI

Maggio 9th, 2024 Riccardo Fucile

IL GOVERNATORE NON VUOLE MOLLARE LA POLTRONA… I SOLDI TROVATI A CASA DI SPINELLI E L’INDAGINE SUI RIFIUTI… NELLE INTERCETTAZIONI GLI ELETTORI ARRABBIATI PER IL LAVORO PROMESSO E MAI ARRIVATO

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti non haintenzione di dimettersi. Lo ha detto ieri al suo avvocato Stefano Savi nella casa di Ameglia dove trascorre gli arresti domiciliari.
Ma l’inchiesta sulla corruzione in Liguria intanto punta sui soldi dalle ditte dei rifiuti. Dalle quali il governatore avrebbe ricevuto 195 mila euro in quattro anni. E mentre Fratelli d’Italia è orientata ad attendere almeno un mese prima di chiedere le dimissioni di Toti, si apre un altro fronte politico. Che coinvolge la Lega. Sotto la lente ci sono due erogazioni da 15 mila euro cadauna dell’imprenditore Aldo Spinelli al Carroccio tra maggio e agosto 2022. In una conversazione intercettata Spinelli parla con il presidente dell’Autorità Portuale di Genova Paolo Signorini e dice: «Alla Lega ho fatto un bonifico».
La resistenza di Toti
Toti per ora non ha intenzione di lasciare la poltrona di governatore. «Io sono tranquillo riguardo il mio operato ma non posso sapere come si muovono tutte le persone che sul territorio si muovono a mio nome», è uno dei pensieri riportati oggi dal Corriere della Sera. E ancora: «Non prendevo tangenti, non ho perseguito alcun interesse privato. Se ci sono stati equivoci, li chiarirò».
L’ex Mediaset vuole rispondere alle domande della Giudice delle indagini preliminari Paola Faggioni durante l’interrogatorio di garanzia, in programma per domani. Vuole farlo per presentare poi un’istanza sulla libertà personale. E poi eventualmente un appello al Tribunale del Riesame. Sarebbe il primo passo per ottenere di nuovo l’agibilità politica. La Stampa dice che con lui c’erano la moglie Siria Magri. «Non erano tangenti, ma governavo», avrebbe detto sempre in sua difesa. «Ogni cosa che ho fatto è stata per migliorare la Liguria», è la sua tesi.
I bonifici alla Lega
Dalle intercettazioni intanto si delinea meglio il quadro che riguarda Spinelli. Il Fatto Quotidiano riferisce di un progetto dell’imprenditore con la Msc di Luigi Aponte (non indagato) per ripartirsi le aree del Terminal Rinfuse al porto di Genova. Spinelli è al 55%, Aponte al 45%. L’idea è quella di smantellarlo accorpandone il lato ovest alle aree già di Spinelli e l’est a quelle di Msc. Il progetto costa però 190 milioni di euro. I due auspicano l’intervento del Pnrr. E parlano di un incontro con Giancarlo Giorgetti, all’epoca ministro dello Sviluppo. «Lui è pronto a farcelo da solo (il progetto, ndr)», dice Spinelli. Che, quando Signorini si dimostra scettico, replica: «Gli abbiam fatto un bonifico anche a loro, poi gliene facciamo un altro, tranquillo». In effetti alla fine al Carroccio arriveranno 30 mila euro tra maggio e agosto.
I 200 mila euro a casa di Spinelli
Intanto la Guardia di Finanza ha trovato a casa di Spinelli 200 mila euro in contanti. Si tratta di una parte dei 570 mila di cui la Gip aveva disposto il sequestro. Nell’ordinanza si legge che tra i finanziatori di Change, la fondazione che faceva capo a Toti, e il Comitato Giovanni Toti, oltre agli imprenditori portuali ci sono anche quelli che si occupano di rifiuti e discariche. Come Pietro Colucci, imprenditore campano che nel 2021 gestiva alcune discariche nella provincia di Savona destinate allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con recupero di materiali e di energia elettrica da biogas. Secondo gli investigatori tra il 2016 e il 2020 Colucci, tramite le sue società, aveva finanziato con 195 mila euro Toti.
In quello stesso periodo «le società riconducibili al gruppo Colucci – si legge nell’ordinanza – avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche. Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio».
Gli elettori arrabbiati per il lavoro promesso
Nelle carte si leggono anche le lamentele per il lavoro promesso e non arrivato in cambio del voto. G.S., che fa parte della comunità riesina, lo chiede al consigliere comunale Stefano Anzalone, che ha contribuito a far eleggere.
Una serie di messaggi che vanno da settembre 2020 a febbraio 2021. « Ciao Stefano, grazie per l’impegno a farmi contattare dalla Global Service ma purtroppo col mio problema di mal di schiena e sciatica non posso svolgere quel tipo di mansioni. Io, mia moglie e mio figlio siamo a casa senza lavoro. Io e parenti e amici ti abbiamo sostenuto, 32 voti sicuri! Mi servirebbe un posto sicuro per stare tranquillo e un salario dignitoso. Grazie ai voti che ti ho fatto prendere ti sei sistemato. In famiglia siamo tutti a casa. Spero che rifletterai su questo. Non ti ho mai disturbato, a casa sono indietro tra affitti e bollette. Ti imploro in ginocchio se mi aiuti a trovare un lavoro dignitoso», scrive lui. Anzalone non gli risponde.
(da Open)

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PALLE MELONIANE: VI RICORDATE LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE SBANDIERATA DAL GOVERNO? NON L’HA PAGATA NESSUNO

Maggio 9th, 2024 Riccardo Fucile

LA PREMIER AVEVA DETTO CHE I PROFITTI ERANO INGIUSTI, IERI IL MINISTRO GIORGETTI HA AMMESSO CHE NON E’ ENTRATO NEANCHE UN EURO (GRAZIE ALL’ESCAMOTAGE CHE SI SONO INVENTATI I SOVRANISTI)

Vi ricordate? Subito dopo il varo della tassa sugli extraprofitti delle banche il governo sosteneva che sarebbero entrati 2-3 miliardi dagli istituti di credito. La premier Giorgia Meloni addirittura diceva che i profitti erano «ingiusti». E che lei non difendeva le «rendite di posizione». L’imposta, pari al 40% avrebbe dovuto essere calcolata in parte sulla differenza tra interessi passivi e attivi tra il 2021 e il 2022, con una franchigia del 3%.
L’altra parte si sarebbe dovuta calcolare sull’eccedenza del 6% maturata tra 2021 e 2023. Avrebbe dovuto essere versata entro il 30 giugno 2024. Poi, a settembre, dopo le critiche della Bce e della Banca d’Italia, l’esecutivo aveva cambiato idea. E con un emendamento aveva per
messo agli istituti di mettere i soldi a riserva invece di darli allo Stato.
L’escamotage
L’escamotage è servito. Nel senso che già le previsioni dicevano che nelle casse dello Stato non sarebbe entrato neanche un euro. Nonostante i 43 miliardi di utili del settore nel 2023. E Meloni è rimasta all’asciutto. Esattamente come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il quale ha ammesso il flop durante il Question Time alla Camera: «Al momento non risultano essere pervenuti versamenti, esattamente come previsto dalla relazione tecnica». Poi il responsabile di via XX Settembre si è difeso: «Ricordo che a bilancio del non è mai stata iscritta alcuna somma connessa all’attuazione di tale disposizione, sia nel testo originale sia in quello novellato, come del resto già previsto nella relazione tecnica allegata alla disposizione. In sede di conversione, al fine di rafforzare la struttura patrimoniale degli istituti di credito, è stata introdotta la facoltà di non versare l’imposta, destinando un importo non inferiore a due volte e mezza l’imposta dovuta a una riserva non distribuibile».
Il Fatto Quotidiano calcola che il totale degli extraprofitti delle banche grazie al rialzo del costo del denaro ammonta a 21,5 miliardi.
(da agenzie)

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CASO TOTI, NELLE CARTE I BONIFICI DI SPINELLI PER LA LEGA

Maggio 9th, 2024 Riccardo Fucile

DUE VERSAMENTI DA 15.000 EURO CIASCUNO

“Gli abbiam già fatto un bonifico anche a loro eh, ma poi gliene facciamo un altro stai tranquillo”.
Aldo Spinelli, l’imprenditore genovese agli arresti domiciliari come il governatore ligure Giovanni Toti, e il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani, nell’inchiesta per corruzione della Procura di Genova, si riferisce alla Lega Liguria per Salvini Premier alla quale nel maggio e nell’agosto 2022 ha fatto due bonifici da 15 mila euro ciascuno a titolo di erogazione liberale.
Da quanto si legge nell’ordinanza della gip Paola Faggioni, Spinelli, al telefono con Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità i Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, l’unico tra i molti indagati ad essere in carcere in quanto, secondo l’ipotesi, sarebbe stato corrotto con soldi, benefit e altre utilità per circa 500 mila euro, non solo il Comitato Toti ha ricevuto soldi.
Spinelli, che “concepisce i finanziamenti ai partiti non come erogazioni liberali (sganciate da qualsiasi interesse patrimoniale) ma – annota il giudice – come lo strumento per ottenere provvedimenti amministrativi vantaggiosi” discute del suo progetto di smantellare il Terminal Rinfuse, la cui concessione gli era stata rinnovata dal Governatore per 30 anni in cambio di “una mano”, aveva ottenuto da Toti il rinnovo della concessione trentennale per farne un’area di deposito e stoccaggio container.
Un progetto, si legge, di cui era “sicuro che il Ministro Giorgetti avrebbe finanziato”. “Ma io tanto finanzio il partito…ma io Paolo…io ho mandato al partito quindici…a lui e quindici a Toti…”.
(da il Secolo XIX)

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DOPO LA CENSURA A SCURATI, TELEMELONI AVVIA PROCEDIMENTO DISCIPLINARE CONTRO SERENA BORTONE: A QUANDO I RASTRELLAMENTI?

Maggio 9th, 2024 Riccardo Fucile

I SOVRANISTI STANNO AFFOSSANDO LA RAI, TRA POCO LA VEDRANNO SOLO I FAMILIARI DEI SOVRANISTI A PIEDE LIBERO

In commissione di Vigilanza Rai della Camera dei deputati l’amministratore delegato Roberto Sergio ha annunciato di aver avviato un procedimento disciplinare contro la giornalista Serena Bortone, protagonista nella vicenda del monologo di Antonio Scurati del 25 aprile.
In quella occasione, la giornalista e conduttrice di CheSarà annunciò che l’intervento dello scrittore era stato annullato senza spiegazioni, e aveva deciso comunque di leggerlo durante la sua trasmissione.
La premier Giorgia Meloni, per rispondere a chi accusava il governo di ingerenze nella tv pubblica, aveva risposto pubblicando il monologo.
A distanza di alcune settimane, l’azienda avrebbe quindi deciso di indagare sul comportamento della sua giornalista. Lo annuncia all’Ansa Daniele Macheda, segretario del sindacato Usigrai, che ha attaccato l’ad Sergio. «E cosi l’ha fatto: Roberto Sergio, l’uomo che da dirigente Rai, direttore della radiofonia attaccava pubblicamente sui social il Giornale Radio Rai, ora da Amministratore delegato fustiga a colpi di procedimenti disciplinari chi, anche attraverso i social, difende la propria libertà e professionalità da un sistema di controllo “asfissiante” sul lavoro dei giornalisti della Rai», le parole del sindacalista, «i provvedimenti annunciati sulla vicenda Scurati sono dunque arrivati ma alla persona sbagliata. Il procedimento disciplinare aperto contro Serena Bortone è inaccettabile. Anche basta».
L’incontro in commissione di Vigilanza Rai arriva dopo lo sciopero di Usigrai, in parte boicottato dalle redazioni di alcuni telegiornali con il sostegno del nuovo sindacato di centrodestra UniRai.
(da agenzie)

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FERRUCCIO SANSA: “DA ANNI DENUNCIO IL SISTEMA TOTI, A DESTRA FARANNO A GARA A CHI LO MOLLA PER PRIMO”

Maggio 9th, 2024 Riccardo Fucile

IL CONSIGLIERE REGIONALE: “TOTI E’ STATO FINANZIATO DA SOCIETA’ VICINE A ESSELUNGA”… “IL DOMINUS DELLA SANITA’ PRIVATA LIGURE E ‘UN ALTRO FINANZIATORE DI TOTI”

Ferruccio Sansa è un consigliere regionale della Ligura, che da anni denuncia quello che lui stesso ha chiamato il Sistema Toti. Intervistato dal Fatto Quotidiano, Sansa ha parlato della questione.
«Ho fatto una battaglia per sapere se Toti avesse agito nell’interesse dei cittadini o dei suoi finanziatori. La lezione è che quando credi in una causa giusta, devi portarla fino in fondo. Credo che lo scaricheranno. Ho parlato con alcuni del centrodestra, iniziano a fare a gara a chi lo molla per primo. Aspetteranno qualche settimana e poi lo lasceranno solo».
«Non sono contento che Toti sia stato arrestato, non bisogna mai essere felici che una persona sia arrestata. Ma non nascondo di aver provato un senso di solitudine. Avrò fatto quasi 100 interventi in consiglio regionale, due anni fa sono stato anche dai carabinieri a denunciare quello che sapevo su Esselunga e sul porto, oltre che sulle spese folli della campagna elettorale di Toti. Per me era la battaglia delle battaglie».
«Toti è stato finanziato da società vicine a Esselunga e oggi la Liguria è la regione italiana con il record di ipermercati, molti dei quali proprio Esselunga. Poi c’è il porto: Spinelli non ha finanziato solo Toti, ma pure il Comune di Genova, poi ha ottenuto spazi portuali da Signorini, che è espressione di Toti. Infine c’è la sanità privata genovese: il dominus è un altro finanziatore di Toti. Per accorgersi di questi intrecci non erano necessarie le manette».
(da Globalist)

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UN RAGAZZO SU 4 DELLA GENERAZIONE Z NON RISPONDE MAI AL TELEFONO, PREFERENDO I MESSAGGI O LE NOTE VOCALI

Maggio 9th, 2024 Riccardo Fucile

PER MOLTI DI LORO, RICEVERE UNA CHIAMATA PROVOCA PANICO, SOPRATTUTTO SE A CHIAMARE È UN NUMERO SCONOSCIUTO O UNA PERSONA CHE NON SI SENTE DA QUALCHE TEMPO…LO PSICOLOGO MASSIMO AMMANITI: “OGGI GLI ADOLESCENTI VIVONO DEI PARADOSSI. SONO PIÙ LIBERI, MA VIVONO UN MALESSERE DI FONDO. AVERE TROPPE OPPORTUNITÀ NON LI AIUTA, ANZI”

In Inghilterra, un ragazzo su quattro nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni non risponde al telefono, preferendo di gran lunga i messaggi o le note vocali. Questi dati, bizzarri ma curiosi, emergono da un sondaggio, commissionato dalla distilleria The Buffalo Trace, e riportato sul The Times inglese
Stando a quanto emerge dal questionario, il 31 per cento della coorte prova sensazioni di panico in caso di telefonata, specialmente se a chiamare è un numero sconosciuto o una persona che non si sente da qualche tempo. Nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni, inoltre, un intervistato su quattro ha dichiarato di non rispondere mai o quasi mai al telefono.
Oltre la metà del campione associa la telefonata alla trasmissione di cattive notizie. Quasi il 70 per cento dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni ha dichiarato di optare per un messaggio di testo, il 37 per cento per una nota vocale. Solo l’uno per cento dei partecipanti nella fascia tra i 35 e i 54 anni ha espresso tali preferenze. Allo stesso tempo, il sondaggio ha rivelato che il 72 per cento delle donne era associato all’abitudine di rispondere a un numero sconosciuto, a fronte del 57 per cento delle controparti maschili. Il 12 per cento della coorte generale non parlava al telefono con qualcuno da almeno una settimana.
“Il problema è quello del contatto, anche se soltanto telefonico – commenta Massimo Ammaniti, psicoanalista e professore onorario di Psicopatologia dello sviluppo presso la facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza, a Roma – i giovani utilizzano lo smartphone per chattare, condividere video, immagini o contenuti di carattere sessuale. Sono tutte forme indirette di comunicazione che evitano il dialogo, che invece promuove il confronto e favorisce lo sviluppo della capacità di adeguarsi all’altro”.
Queste forme di interrelazione possono degenerare in una vera e propria fobia del contatto. “Il dialogo è fondamentale – continua Ammaniti – deve partire dai genitori, che devono dare il buon esempio. Oggi gli adolescenti vivono dei paradossi. Sono più liberi, hanno il cellulare, possono spostarsi, fanno spesso le prime esperienze sessuali nella loro camera a casa dei genitori, sempre più in difficoltà a porre dei limiti, ma vivono un malessere di fondo. Avere troppe opportunità non li aiuta, anzi, perché pone loro troppi interrogativi”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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