Destra di Popolo.net

“NON PARLARE DEI NOSTRI VIAGGI, E’ MOLTO PERICOLOSO PERCHE’ QUELLO CHE FACCIAMO NON E’ LINEARE”

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

SIGNORINI SI RACCOMANDAVA CON LA COMPAGNA DI NON PARLARE DELLA BELLA VITA A MONTECARLO FINANZIATA DA SPINELLI

Paolo Emilio Signorini era perfettamente consapevole del fatto che i viaggi a Montecarlo pagati da Aldo Spinelli non erano un comportamento lecito e che il fatto che di quei week end extralusso si sapesse qualcosa in giro era “molto pericoloso”.
Lo sostengono gli inquirenti che riportano una lunga conversazione intercettata tra Signorini e la compagna il 1 dicembre 2022 prima di uno dei tanti week end nel principato di Monaco.
La donna gli racconta che un’amica, ex collega di Primocanale, le ha chiesto dei viaggi. Signorini si preoccupa e le raccomanda di fare attenzione. “lo starei anche attento a parlare con lei eh?”. E ancora: “Non le direi per esempio cosa facciamo, dove andiamo…” e la avverte: “Eh però guarda che è pericoloso eh, è molto pericoloso, molto pericoloso…”.
La donna prova a tranquillizzarlo: ““non ho detto cose indicibili” e poi “non le dico cose compromettenti”. E poi gli ricorda che la ex collega alcune cose le ha già sapute quasi certamente dall’editore di Primocanale, Maurizio Rossi (indagato per finanziamento illecito), che è grande amico di Spinelli: “Si va bè, quando le dico cose, non le dico cose compromettenti ma si parla anche semplicemente di…non lo so…” e ancora “ma amore se lo sa Rossi non è che non lo sa lei, cioè questo te lo dovevi aspettare eh”.
Signorini però resta preoccupato e insiste: “E però …fidati di me che …. può arrivare solo, solo cose negative…” e ancora “ma non è un problema di pettegolezzo ehm… è un problema di non linearità …. e nella non linearità ci sta dentro tutto…. ehm… che… che non sia lineare direi che ne abbiamo no?…ampie e …evidenze …”.
Il quadro restituito dalle carte delle indagini è ormai noto. Signorini, come contropartita per l’impegno a favorire gli affari di Spinelli tra le banchine, avrebbe fatto la bella vita all’hotel de Paris di Montecarlo per un totale di 42 notti, comprese giocate al casinò, cene in ristoranti di lusso e servizi extra come massaggi e trattamenti estetici per un valore di oltre 42mila euro complessivi. I soggiorni a Montecarlo comprendevano numerosi locali esclusivi del principato: oltre alle notti all’Hotel de Paris figurano i ristoranti Train Bleu e Les Cabanas Sea Lounge, cene da migliaia di euro al ristorante Sporting, il noleggio tende al Monte Carlo Beach. E ancora accessi in palestre e Spa, servizi estetici, massaggi in camera. Tutto inizia a Capodanno 2022, quando in realtà Signorini si reca a Monaco in compagnia dell’imprenditrice Beatrice Cozzi Parodi, che sarà poi destinataria di una borsa di Chanel regalata da Spinelli (valore non quantificato) come da lui stesso dichiarato in una conversazione col figlio Roberto: “Invece di farlo a Signorini l’ho fatto a lei… sai com’è, è meglio sempre…”.
Da aprile in poi i weekend a Montecarlo avvengono in compagnia della 31enne, che mostra di gradirli a tal punto da manifestare risentimento quando non è possibile prolungare la permanenza. Oltre ai servizi offerti da o sciô Aldo, la coppia beneficia anche delle vincite al casinò: ad esempio il 14 ottobre 2022 la società che lo gestisce riferisce un incasso totale di 33.625 euro a fronte di una vincita effettiva di poco più di 2mila euro, grazie ai “gettoni ricevuti da Spinelli” convertiti in denaro.
Tra i regali costosi c’è anche un bracciale Cartier da 7.200 euro. A raccontarlo un’amica di Signorini, che lavora in Regione Liguria e che parlando al telefono con un’amica le racconta che la 31enne in una foto su instagram indossava un bracciale di Cartier “del valore di 10-12mila euro”. Secondo la 50nne il bracciale sarebbe stato acquistato nel Principato di Monaco non escludendo che il monile potesse essere stato acquistato proprio da Spinelli o che quest’ultimo avesse dato i soldi a Signorini per comprarlo (“L’han comprato a Monaco! Perché Cartier a Genova non c’è!”): “Gliel’ha comprato a Monaco, perché gliel’ha comprato col vecchio, sicuro! Cioè, il vecchio è miliardario, eh? Ale, non è milionario, eh? È miliardario…”
La donna diceva all’amica di sapere molte cose “Perché fino a quando lui si fidava di me, mi raccontava “tutto”, di questo vecchio. Tutto, mi raccontava. E finché lui veniva a casa mia di martedì, mi raccontava tutto, perciò io ho saputo una marea di cose…”. salvo poi preoccuparsi che potesse riferirle ad altri (“…andassi… andassi a raccontare in giro quello che so. Quindi mi ha fatto mettere il telefono sotto controllo per questo motivo. Ora non ce l’ho più da… diverse settimane… Si vede che si sente tranquillo…” … “Certo. Si sente tranquillo… è tranquillo e quindi… non ha più… non me l’ha più fatto mettere sotto controllo. Però lui si è fatto tirare moltissimo dentro a questa vita fatta di lusso sfrenato… di soldi che piovono…”).
Le amiche e accompagnatrici di Signorini, tra cui la 31enne, la funzionaria della Regione e l’imprenditrice Beatrice Cozzi Parodi sono state sentite nei giorni scorsi in Procura come persone informate sui fatti.
(da Genova24)

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DAI CAMION AL PORTO FINO ALLA PRESIDENZA DI GENOA E LIVORNO, IL NAUFRAGIO DELL’IMPRENDITORE ALDO SPINELLI, SECONDO LA PROCURA IL CORRUTTORE DELLA NUOVA TANGENTOPOLI LIGURE

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

LA DIFESA: “IO HO SEMPRE DATO SOLDI A TUTTI I PARTITI, A DESTRA E A SINISTRA”. MA IL FIGLIO ROBERTO LO RIPORTA ALLA REALTA’. “TU HAI SEMPRE FATTO COSE SOLO PER OPPORTUNISMO”… L’AMICIZIA CON L’EX MINISTRO DC PRANDINI, IL FLIRT DURATO POCO CON BERLUSCONI E QUELLA VOLTA IN PIAZZA CON SALVINI

È storia di naufragi, quella che sta portando a fondo la Liguria sotto il peso di un’inchiesta che tutto mischia, e tutto travolge: politica e affari, soldi e collier, moli e mascherine, piani regolatori e grand hotel, i ricordi di stagioni calcistiche passate con il futuro (traballante) delle grandi opere del Pnrr.
Pare ad un passo dal colare a picco un intero sistema politico, in Regione, anche se la maggioranza di centrodestra prova a resistere al mare in tempesta in attesa di un sempre più improbabile ritorno sulla scena di Giovanni Toti, oggi agli arresti domiciliari, governatore sospeso ma non ancora dimissionario. Ma è un naufragio lontano e per nulla figurato anche quello che ha segnato, formato, — i conoscenti più stretti dicono persino «lanciato» — Aldo Spinelli, il grande elemosiniere del sistema, secondo la Procura il corruttore di questa nuova tangentopoli ligure.
Una vita alla rincorsa con una famiglia sulle spalle già a 18 anni, la sola licenza elementare, pochi amici, tanta fame (di affari e potere, poi arriveranno anche le donne, i divertimenti, il gioco), che rischia però di naufragare proprio nella «troppa generosità » — è l’autodefinizione del diretto interessato — nei rapporti con quella politica che lo stesso Spinelli ha sempre detto di aver frequentato e finanziato lungo «tutto l’arco costituzionale » .
Dal mare alla terra. Sembra uno slogan, di quelli usati per pubblicizzare il suo gruppo e invece riassume la carriera professionale di Aldo Spinelli. Dal mare, infatti, Aldo scende a terra nel 1963. Imbarcato giovanissimo sui cargo, il marittimo Aldo Spinelli abbandona a 23 anni il mare e acquista un camion usato per trasportare legname. Inizia così un cammino che lo porterà fino al vertice italiano del business logistico.
Spinelli si muove con i suoi camion in cerca di affari, fiutando l’occasione giusta per allargarsi. E l’occasione arriva, nel ’69, quando è fra i primi a intercettare la più grande rivoluzione che mai abbia riguardato il trasporto marittimo, i container.
Non appena si riconverte una banchina proprio per i container, lui ribalta la sua azienda, dicendo addio ai tronchi di legno e ai prodotti siderurgici per l’Italsider. Compra sessanta camion e struttura il primo servizio per l’Australia, inaugurato a Ponte Libia. Uno dopo l’altro, arrivano i grandi consorzi marittimi che si affidano tutti a lui. Il ruolo di Spinelli dentro al porto cresce e lui si lega presto alla politica, quella in quel momento è vincente. Il ministro dei Lavori Pubblici è il democristiano Gianni Prandini, il primo a cercare di scardinare il monopolio dei camalli.
Con i decreti varati da Prandini il porto va incontro a due mesi di sciopero, terminati con una tregua firmata, fra gli altri, proprio da Spinelli, presidente della Terminal Container spa. In parallelo, per ospitare i container vuoti, investe sulla collina degli Erzelli, un deposito a cielo aperto da 400mila metri quadri che l’imprenditore venderà a Ght per far nascere il Parco scientifico e tecnologico.
Nel porto di Voltri dà vita a una grande area per lo stoccaggio delle merci e comincia a crescere anche lontano da Genova, con retroporti in Liguria, Emilia Romagna, Lombardia. E quando arriva la stagione delle privatizzazioni, varata alla metà degli anni Novanta, si candida per la gestione di un terminal in cui movimentare ogni tipo di merce.
Su quelle aree del porto, l’imprenditore costruisce la sua fortuna e progressivamente si allarga al Terminal Rinfuse, il fulcro attorno al quale ruota l’inchiesta che lo ha portato agli arresti domiciliari. Si allea nel terminal con la Msc di Gianluigi Aponte, ma apre anche il capitale del suo gruppo, prima ai fondi, poi al colosso tedesco dell’armamento Hapag Lloyd. Sembra l’inizio di una nuova avventura, ma le manovre per allargarsi nel porto con le sue relazioni pericolose con il presidente del porto Signorini naufragano con l’esplodere dell’inchiesta.
La politica «Io ho sempre dato soldi a tutti i partiti, a destra e a sinistra», suona oggi la difesa di Spinelli, e a ripercorrerne vicende e endorsement elettorali viene difficile non credergli. «Io vengo da sinistra», ha fatto sapere per una vita, soprattutto ai tempi della (fu) Genova roccaforte rossa, ma oggi la verità la si legge desolata in un’intercettazione del figlio Roberto: «tu hai sempre fatto cose solo per opportunismo». È anche grazie ai buoni rapporti con alcuni funzionari dell’allora Pci, si racconta del resto in porto, che a fine anni Settanta ottiene una delle commesse che faranno da svolta sui moli: forniture e logistica per la Black Sea Line, la flotta mercantile russa.
È nutrita a botte di appalti, concessioni, vacanze esotiche e l’investimento in prima persona nella Sitaf, la concessionaria per la costruzione e l’esercizio del traforo del Frejus, l’amicizia con l’ex ministro Prandini e il mondo Dc.
È poi per ambizione che si candida e si fa eleggere in Consiglio comunale nella lista dei Repubblicani-Socialisti, a fine anni Novanta: il rischio di cadere in conflitti di interessi non lo preoccupa, ma al momento del voto sul destino dell’area logistica degli Erzelli, casa dei suoi container, sceglie di uscire dall’aula. Durerà poco il flirt con Silvio Berlusconi, meno del primo governo del Cavaliere, prima di tornare a sostenere il predecessore di Toti Claudio Burlando, ultimo governatore ligure di centrosinistra, che racconta di avergli fatto incontrare più volte anche Romano Prodi, in era ulivista. «La sinistra è ferma, chiederò la nuova diga del porto di Genova venga intitolata a Toti, Bucci e Signorini», dirà a Repubblica a certificare le regole di una vita sull’ottovolante nell’estate del 2022, a indagini ancora in corso, in piazza con Salvini a Genova.
Troppo fedele, del resto, figuriamoci la coerenza, il grande elemosiniere degli ultimi cinquant’anni di storia ligure non lo è stato neanche nell’unico mondo in cui l’infedeltà non viene tollerata. Nel calcio Spinelli entra per caso, Renzo Fossati gli cede il Genoa nel 1985, alle spalle c’è la sola esperienza come sponsor sulla maglia rossa della Culmv, la compagnia dei lavoratori portuali, una sorta di captatio benevolentiae — la regola è sempre quella — nei confronti dei camalli e della loro squadra che milita in Promozione.
Il mondo del pallone nazionale gli apre le porte della notorietà, delle tv e di nuovi affari, lui riporta il club in Serie A e poi in Europa, così come 15 anni più tardi farà con il Livorno.
Eppure, in entrambe le piazze, finisce contestato e condannato per sempre da quello che le rispettive tifoserie mai gli perdoneranno. Nella sua Genova, tra le tante, la vendita di Pato Aguilera al Torino dopo la cavalcata in Coppa Uefa del 1992, sotto invito dichiarato di Bettino Craxi, grande tifoso granata. A Livorno l’abbandono del club e la città dopo 21 anni di rapporti tesi, finiti nel fallimento della società, poco dopo la cessione del grosso del pacchetto azionario.
«Era tirato come una balestra», si ricorda in Toscana: «Aveva puntato gli spazi in porto ma capì presto di poterci fare poco, non ha più investito un euro più del dovuto sulla città». L’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin raccontò di un suo pranzo a casa Spinelli per discutere del futuro del club e dello stadio, nel 2018.
«Mi servì una minestrina di verdura e il giorno dopo mi ritrovai sui giornali tra i commensali di un pranzo a base di aragosta, l’aveva raccontato così lui stesso alla stampa, e quando protestai mi disse che l’aveva detto per non farmi fare brutta figura». Una «forma di generosità », viene da chiedersi chissà cos’altro, del troppo generoso scio Aldo.
(da la Repubblica)

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IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA RIPRESO ALLA COMMEMORAZIONE DELLA DIVISIONE AZUL CHE COMBATTE’ PER LA GERMANIA NAZISTA

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

EX ESPONENTE DI CASAPOUND E’ CANDIDATO DELLA MELONI ALLE COMUNALI DI TORTONA

Andrea Mantovani, candidato di Fratelli d’Italia al Consiglio comunale di Tortona (Alessandria), è stato filmato mentre pochi mesi fa, a febbraio, partecipava a una cerimonia di commemorazione per un gruppo di volontari della Spagna franchista noto come División Azul, che durante la Seconda guerra mondiale combatté per la Germania nazista come vera e propria unità di fanteria dell’esercito tedesco.
Il video, diffuso dallo storico e scrittore David Broder, mostra Mantovani che tiene una bandiera tricolore mentre attorno a lui molti rispondono “per tutti i camerati caduti” urlando “presente” e facendo il saluto romano.
Mantovani negli scorsi giorni è stato al centro di una polemica per un presunto saluto romano che avrebbe effettuato salendo sul palco a un evento elettorale, lo scorso sabato, per la presentazione dei candidati del centrodestra alle comunali.
Le immagini hanno scatenato le polemiche delle opposizioni, e ha commentato anche la vicepresidente del Partito democratico – e deputata cuneese – Chiara Gribaudo: “Un gesto disgustoso, come disgustosi sono gli applausi delle persone. C’è un clima orrendo. Il partito di Meloni e il sindaco prendano subito le distanze”.
Mantovani, candidato 30enne di Fratelli d’Italia alle comunali, da anni è politicamente attivo con Casapound e poi alla guida di Azione Tortona, un’associazione culturale e costola del gruppo neofascista che organizza anche presentazioni di libri legati ad ambienti di estrema destra.
Lo stesso Mantovani nel 2019 si candidò alle comunali proprio con Casapound. Quest’anno, invece, ha detto di aver scelto di candidarsi con Fratelli d’Italia “perché lo ritengo l’unico partito che rappresenta le mie idee politiche e culturali”.
(da Fanpage)

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IL GOVERNO HA SPESO SOLO IL 16,6% DELLE RISORSE PNRR PER LE SCUOLE: IL REPORT DELLA FONDAZIONE AGNELLI

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

TRA TARGET RIDIMENSIONATI E RITARDI, SONO STATI SPESI SOLO 3 MILIARDI SU 20 TOTALI

Finora il governo ha speso solo il 16,8% dei 20 miliardi destinati all’istruzione all’interno del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr). Lo rilevano Astrid e Fondazione Agnelli nell’ultimo rapporto sullo stato di avanzamento del Pnrr. La quantità di risorse investite per il rilancio e il sostegno del sistema scolastico italiano, pari a circa 3 miliardi, è persino inferiore alla media della spesa effettuata per le altre missioni (22%).
La revisione del Pnrr, che il governo Meloni ha ottenuto dalla Commissione europea a dicembre dello scorso anno ha comportato un taglio dei fondi riservati all’istruzione di circa 150 milioni. Una riduzione tutto sommato “limitata”, si legge nel report, “soprattutto a confronto con quelle introdotte nelle altre Missioni”. Insieme al taglio delle risorse, la revisione ha ridimensionato però molti degli obiettivi inizialmente previsti nell’ambito della Missione 4, quella riservata appunto a “Istruzione e ricerca”. Il ridimensionamento al ribasso di alcune delle misure è stato giustificato a seguito dell’emergere di “circostanze oggettive”, (principalmente “l’incremento dei costi”, sostiene il report).
Spesa in ritardo e target ridimensionati: la Missione 4 procede a rilento
Per quanto riguarda gli investimenti finora effettuati le aree di intervento più penalizzate risultano lo sviluppo delle Its Academy, gli istituti tecnologici superiori alternativi ai percorsi di laurea, dove la percentuale di spesa è pari al 2,4%. E ancora le misure per la riduzione del divario territoriale (3,5%), per il potenziamento degli alloggi e delle residenze universitarie (5,7%) e per la didattica digitale (6,6%). Il più alto tasso di avanzamento finanziario è quello della voce Scuola 4.0 (39,3%), ma in generale in molte altre voci la quantità di risorse investite resta al di sotto del 10%. Numeri che evidenziano come l’attuazione delle misure pensate per rilanciare l’istruzione con il Piano europeo procede ancora a rilento.
“Una condizione necessaria per ricevere le risorse Pnrr è l’introduzione di riforme strutturali in diversi campi, inclusa l’istruzione. L’idea – corretta – è che aumentare le risorse senza migliorare l’efficienza e l’efficacia dei meccanismi di spesa conduca a uno spreco di denaro pubblico. La realizzazione delle riforme concordate costituisce quindi una componente essenziale dei milestone, senza il conseguimento dei quali la Commissione europea può sospendere il pagamento delle rate trimestrali, come abbiamo visto in occasione della terza rata del 2023”, si legge nel report.
“La rimodulazione ha modificato le tempistiche e in alcuni casi (ad es. nidi e materne) rivisto significativamente al ribasso le cifre: come si pensa di raggiungere gli obiettivi nei tempi previsti, ad esempio, nel caso delle nuove scuole, dei nidi e degli studentati? Come aiutare le scuole a spendere nel modo più efficace le risorse Pnrr, da oggi al 2026?”, sono le domande che la Fondazione Agnelli si pone. Oltre a i ritardi nella spesa e ai target ridimensionati infatti, diversi istituti “lamentano spesso i tempi strettissimi loro accordati dal Mim e le difficoltà delle proprie amministrazioni a gestire progetti complessi e risorse così importanti (ad esempio, per Scuola 4.0 sono stati costretti a comprare prevalentemente device, non sempre necessari)”, conclude il report.
(da Fanpage)

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IL PROBLEMA DEL LAVORO IN ITALIA È LO STIPENDIO: CRESCONO I COSIDDETTI “WORKING POOR”, LE PERSONE CHE HANNO UN IMPIEGO CON CUI NON RIESCONO A CAMPARE

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

L’INCIDENZA DI POVERTÀ ASSOLUTA INDIVIDUALE TRA GLI OCCUPATI È CRESCIUTA DI 2,7 PUNTI PERCENTUALI DAL 2014 AL 2023. PER GLI OPERAI L’INCREMENTO È STATO PIÙ RAPIDO

Il reddito da lavoro ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico.
Lo sottolinea l’Istat nel suo Rapporto annuale spiegando che tra il 2014 e il 2023 l’incidenza di povertà assoluta individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9% nel 2014 al 7,6% nel 2023.
Per gli operai l’incremento è stato più rapido passando da poco meno del 9% nel 2014 al 14,6% nel 2023. Nel 2023 l’8,2% dei dipendenti era in povertà assoluta a fronte del 5,1% degli indipendenti.
L’occupazione è aumentata negli ultimi anni ma il potere d’acquisto dei salari lordi dei lavoratori dipendenti è diminuito negli ultimi 10 anni del 4,5%. Lo si legge nella Relazione annuale dell’Istat presentata oggi.
“Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro negli ultimi anni, si legge, l’Italia conserva una quota molto elevata di occupati in condizioni di vulnerabilità economica. Tra il 2013 e il 2023 il potere d’acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell’Ue27 è cresciuto a tassi compresi tra l’1,1% della Francia e il 5,7% della Germania
Nel triennio 2021-2023, sottolinea l’Istat, le retribuzioni contrattuali orarie sono cresciute a un ritmo decisamente inferiore a quello osservato per i prezzi, con una differenza particolarmente marcata nel 2022 (7,6 punti percentuali): tra gennaio 2021 e dicembre 2023 i prezzi al consumo sono complessivamente aumentati del 17,3%, mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute del 4,7%. Dopo un periodo di quasi tre anni, la dinamica tendenziale delle retribuzioni contrattuali è tornata, a ottobre 2023, a superare quella dei prezzi, grazie alla continua decelerazione dell’inflazione. In media di anno, tuttavia, la crescita salariale è risultata ancora inferiore a quella dei prezzi.
Le retribuzioni contrattuali orarie nel 2023 sono aumentate del 2,9%, in rafforzamento rispetto al 2022 (1,1%) mentre i prezzi al consumo, seppure in decelerazione, hanno comunque segnato nel 2023 una crescita del 5,9%, che ha determinato un ulteriore arretramento in termini reali delle retribuzioni. Nei primi tre mesi del 2024 si conferma l’inversione di tendenza, osservata nell’ultimo trimestre del 2023, con una crescita delle retribuzioni contrattuali superiore all’inflazione (il 2,8%, rispetto all’1,0% di aumento medio dei prezzi nel trimestre).
A livello settoriale, la crescita retributiva è risultata più intensa nell’Industria (+4,7%) rispetto a quanto avviene nei Servizi privati (+2,3%). Considerando i rinnovi siglati fino alla fine di marzo, nel settore privato si osserverebbe, in base alle informazioni disponibili, una crescita pari al 3,1% nella media del 2024, che darebbe luogo, stante il livello attuale di inflazione, a un parziale recupero del potere di acquisto delle retribuzioni. Per la Pubblica amministrazione, in attesa del rinnovo del triennio 2022-2024, da gennaio si osserva una crescita dell’1,6%, sostenuta dall’erogazione del nuovo importo mensile dell’indennità di vacanza contrattuale.
(da agenzie)

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L’INFLAZIONE HA PENALIZZATO SOPRATTUTTO I CETI BASSI, COSTRETTI A RIDURRE LA SPESA DELL’8,8% E A ERODERE I LORO RISPARMI

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

IL RAPPORTO DELL’ISTAT: IL PIL REALE ITALIANO È TORNATO AI LIVELLI DEL 2007 SOLO A FINE 2023. IN 15 ANNI SI È ACCUMULATO UN DIVARIO DI CRESCITA DI OLTRE 10 PUNTI CON LA SPAGNA, 14 CON LA FRANCIA E 17 CON LA GERMANIA… IN 20 ANNI CI SONO TRE MILIONI DI GIOVANI IN MENO NEL NOSTRO PAESE, : IL 45,7% DEI LAUREATI FA UN LAVORO MOLTO AL DI SOTTO DEL SUO TITOLO DI STUDIO

Tra il 2014 e il 2023, la spesa equivalente delle famiglie è cresciuta in termini nominali del 14% ma se si depura dalla crescita dei prezzi è diminuita del 5,8%. Lo rileva l’Istat nel suo Rapporto annuale sottolineando che l’impoverimento è stato generalizzato ma, che “il calo è stato più forte per le famiglie dei ceti bassi e medio-bassi, appartenenti al primo e al secondo quinto della distribuzione” con una riduzione rispettivamente del volume degli acquisti dell’8,8% e dell’8,1%.
Le famiglie del ceto medio e medio-alto, appartenenti al terzo e quarto quinto, hanno diminuito le loro spese reali in maniera più significativa rispetto alla media nazionale (-6,3% il terzo e -7,3% il quarto) mentre le famiglie più abbienti, appartenenti all’ultimo quinto, hanno contenuto le proprie perdite con un -3,2%.
Le distanze in termini reali tra famiglie più e meno abbienti, appartenenti ai due quinti estremi, spiega l’Istat, si sono ampliate in particolare nell’ultimo triennio; con la ripresa inflazionistica, le famiglie con minori capacità di spesa hanno dovuto infatti scontare un aumento dei prezzi più forte rispetto a quelle più benestanti.
Ciò è avvenuto in particolare nel corso del 2022, quando l’inflazione è stata molto alta e trainata da energetici e alimentari, beni essenziali che pesano in misura maggiore sulla spesa delle famiglie con maggiori vincoli di bilancio. Rispetto al 2020, le famiglie più povere hanno avuto a fine 2023 un’inflazione specifica del 22,2%, rispetto al 15,1% delle famiglie più benestanti (+17,4% la media complessiva).
Il Pil reale (quello in volume) in Italia, solo a fine 2023 è tornato ai livelli del 2007: in 15 anni si è accumulato un divario di crescita di oltre 10 punti con la Spagna, 14 con la Francia e 17 con la Germania. Lo si legge nel Rapporto annuale dell’Istat. Rispetto al 2000, il divario è di oltre 20 punti con Francia e Germania, e di oltre 30 con la Spagna.
Se si guarda al Pil nominale tra il 2019 e il 2023 l’Italia è l’economia cresciuta a un ritmo più elevato tra le quattro maggiori Ue con un +4,2% a fine 2023 sull’ultimo trimestre del 2019 (+2,9% in Spagna, +1,9% in Francia e + 0,1% in Germania).
Nel 2023 in Italia, segnala l’Istat, il Pil è aumentato dello 0,9% a fronte dello. 0,7% in Francia e del 2,5% in Spagna, mentre la Germania ha registrato un calo (-0,3%). Secondo le stime preliminari, nel primo trimestre del 2024, la crescita congiunturale dell’economia è stata dello 0,7% in Spagna, lo 0,3% in Italia e lo 0,2% sia in Francia sia in Germania.
Al netto degli effetti di calendario, sottolinea l’Istat, la crescita acquisita per il 2024 sarebbe dell’1,6% in Spagna, dello 0,5% in Francia e Italia mentre la Germania dovrebbe registrare un -0,2%. L’Istat sottolinea che “la stagnazione della produttività del lavoro è uno degli elementi che ha caratterizzato il debole andamento del Pil in volume negli ultimi vent’anni e il conseguente allargamento del divario di crescita con le altre principali economie dell’Ue. In volume, il Pil per ora lavorata in Italia è cresciuto di solo l’1,3% tra 2007 e 2023, contro il 3,6% in Francia, il 10,5% in Germania e il 15,2% in Spagna”.
Nel sistema delle imprese, in Italia, il livello della produttività (valore aggiunto per addetto) a prezzi correnti nella manifattura è inferiore a quello osservato in Francia e Germania solo nel segmento delle micro e piccole imprese, che però hanno un peso maggiore nel nostro Paese. Nei servizi, invece, le imprese italiane mostrano una produttività inferiore in tutte le classi dimensionali.
Uno degli elementi che concorre a spiegare la bassa crescita delle produttività, spiega l’Istat, può essere rintracciato nella dinamica degli investimenti. Questa è rimasta a lungo depressa, recuperando però decisamente nell’ultimo triennio, anche nei confronti delle altre maggiori economie europee. La debolezza degli investimenti tocca in particolare quelli in beni immateriali e nelle attrezzature ICT, le componenti che più incidono sull’ammodernamento dello stock di capitale. In questo caso l’Italia mostra un livello sul Pil ancora inferiore rispetto alle altre grandi economie Ue, nonostante la crescita registrata nel periodo più recente.
Gli attuali giovani hanno transizioni sempre più protratte verso l’età adulta. Nel 2022, il 67,4% dei 18-34enni vive in famiglia con quasi otto punti in più rispetto al 2002 (59,7%). Lo si legge nel rapporto annuale dell’Istat che sottolinea come i valori siano intorno al 75% in Campania e Puglia. Si posticipano anche la nuzialità e la procreazione. Nel 2022, l’età media al (primo) matrimonio è di 36,5 anni per lo sposo (31,7 nel 2002) e 33,6 per la sposa (28,9 nel 2002); quella della prima procreazione per le donne è salita a 31,6 anni, contro 29,7 nel 2002.
Oltre tre milioni di giovani in meno in 20 anni: l’Italia registra nel 2023 appena 10,33 milioni di persone tra i 18 e i 34 anni con un calo del 22,9% rispetto al 2022 quando erano 13,39 milioni. Lo segnala l’Istat nel suo Rapporto annuale presentato oggi secondo il quale rispetto al picco del 1994, quando rientravano nella fascia i ragazzi del baby boom, il calo è di quasi cinque milioni (-32,3%). Negli ultimi 30 anni c’è stato un incremento speculare delle persone di 65 anni e più cresciute da poco più di 9 milioni nel 1994 a oltre 14 milioni nel 2023 (+54,4%)
Tra il 2019 e il 2023, il reddito disponibile delle famiglie a prezzi correnti è cresciuto del 13,5%. A prezzi costanti è, invece, diminuito dell’1,0% rispetto al 2019. Il mantenimento del volume dei consumi nonostante la riduzione del potere d’acquisto ha comportato una riduzione della propensione al risparmio fino al 6,3% del 2023, contro l’8,1% del 2019 e il picco raggiunto nel 2020 nel primo anno della pandemia. Lo rileva l’Istat nel suo Rapporto annuale presentato oggi.
Il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni in Italia nel 2023 ha raggiunto il 61,5% guadagnando 2,4 punti percentuali rispetto al 2019 sia per gli uomini (al 70,4%) sia per le donne (al 52,5%) ma il divario di genere resta ampio con 17,9 punti.
Lo si legge nel Rapporto annuale dell’Istat presentato oggi che sottolinea come ci sia un notevole ritardo in termini di partecipazione al mercato del lavoro rispetto agli altri Paesi Ue. Nel 2023, il tasso di inattività della popolazione di 15-64 anni (33,3%) resta il più alto della media dei Paesi dell’Ue27 (25,0%) con un divario che per le donne è di circa 13 punti percentuali.
“Il divario nei tassi di occupazione dell’Italia rispetto alla media Ue27 – si legge – può essere integralmente ricondotto alla debolezza del mercato del lavoro delle regioni del Mezzogiorno (nel 2023 il 48,2% di occupati rispetto al 70,4% della media Ue27) e della componente femminile dell’occupazione (il 52,5% a fronte del valore 65,8%).
La quota dei occupati part-time (17,6 % del totale) è in linea con la media Ue27, superiore a quella di Francia e Spagna (rispettivamente 16,6% e 13,2%) e molto inferiore a quella della Germania (28,8%). Nel 2023 oltre la metà dei lavoratori a tempo parziale nella classe 15-64 anni (il 54,8%) vorrebbe lavorare di più; l’incidenza raggiunge quasi il 70% tra gli uomini e a quasi 9 su 10 per quelli residenti nel Mezzogiorno.
Negli ultimi 20 anni è crollata la partecipazione politica e l’impegno degli adulti nel volontariato. Lo segnala l’Istat nel suo Rapporto annuale, “Nel 2023 – si legge – è pari al 37,6% la quota di persone di 25-64 anni che fanno attività di partecipazione politica. Rispetto al 2003 si è osservata una riduzione significativa sia della partecipazione politica (era il 52,7%) sia di quella in attività di volontariato (8,5% nel 2023 contro 9,6% nel 2003)”.
Negli ultimi 20 anni, tra la popolazione adulta si è osservato un aumento della partecipazione culturale fuori casa (dal 35,9% del 2003 al 38,3 per cento del 2023), mentre diminuisce la quota di adulti che legge almeno un libro l’anno (dal 44% del 2003 al 40,9% del 2023).
Nel 2023, tra gli occupati laureati circa 2 milioni di persone (il 34% del totale) risultano occupate con un inquadramento professionale che non richiede necessariamente il titolo d’istruzione conseguito e, in tal senso, sono considerate sovra-istruite. Lo sottolinea l’Istat nel suo Rapporto annuale presentato oggi.
L’incidenza, spiega, raggiunge il 45,7% tra i laureati in discipline socio-economiche e giuridiche e scende al 27,6% tra i laureati in discipline STEM. Tra il 2019 e il 2023 la quota dei sovra-istruiti è cresciuta di 1,1 punti percentuali.
Meno fumo e più sport ma in crescita l’eccesso di peso: negli ultimi 20 anni cambia l’attenzione degli italiani verso i comportamenti salutari ma resta sostanzialmente stabile la quota di coloro che si dichiara in buona salute con oltre 7 italiani su 10. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale Istat secondo il quale resta stabile il consumo di alcol anche se cambiano le modalità di consumo con meno utilizzo giornaliero e più occasionale. Si riduce la partecipazione all’attività politica e a quella di volontariato.
Nel 2023, l’indicatore di eccesso di peso tra gli adulti è in peggioramento rispetto a venti anni prima (dal 42% del 2003 al 45,2% del 2023) e con valori che si confermano nettamente più elevati tra gli uomini (55,5% contro 34,9% delle donne nel 2023).
Tra il 2003 e il 2023 è stabile il consumo di alcol nell’anno (poco più di 7 adulti su 10), ma si è dimezzato il consumo giornaliero ed è quasi raddoppiato quello occasionale e fuori pasto, che è cresciuto di più tra le donne, riducendo la differenza di genere. Si è ridotto, invece, il consumo abituale eccedentario, mentre è cresciuta l’abitudine a ubriacarsi, specialmente nella fascia 35-44 anni (dal 7,9% del 2003 al 12,4% del 2023).
Tra il 2003 e il 2023 diminuisce l’abitudine al fumo della popolazione adulta (dal 29,1% al 23,7%). Nel tempo, la distanza uomo-donna si riduce per effetto di una flessione meno marcata dell’abitudine al fumo tra le donne: dal 22,3 % al 19,3%, mentre per gli uomini si passa dal 36,0% al 28,1%. Negli ultimi 20 anni cala la quota di adulti che non praticano né sport né attività fisica (dal 39,5% al 31,5%).
E’ aumentata la pratica sportiva (dal 29,4% al 37,8%), specialmente di tipo continuativo. Nel 2023 la famiglia soddisfa circa 9 adulti su 10, seguita dagli amici (poco più di 8 su 10) e dalla salute (circa 8 adulti su 10). La soddisfazione per la situazione economica e per il tempo libero sono le aree con livelli di soddisfazione più bassi (quasi 6 persone su 10), ma per il tempo libero nel tempo si osserva il miglioramento più marcato.
(da agenzie)

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ILARIA SALIS ESCE DAL CARCERE: ACCOLTO IL RICORSO, VA AI DOMICILIARI A BUDAPEST

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

IL PADRE: “MIA FIGLIA NON E’ ANCORA FUORI DAL POZZO, MA E’ ENTUSIASTA DI USCIRE”… I LEGALI: “FINISCE UN INCUBO, MA LA SUA BATTAGLIA CONTINUA”

Ilaria Salis può uscire dal carcere di massima sicurezza ungherese e andare ai domiciliari a Budapest.
È stato accolto dal tribunale di seconda istanza il ricorso presentato dai legali dell’antifascista italiana in carcere dall’11 febbraio del 2023 perché accusata di aver aggredito, con altri, tre neonazisti dopo la sfilata di nostalgici delle SS nel Giorno dell’onore.
Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione di 40mila euro prevista dal tribunale.
“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”, commenta a caldo Roberto Salis, il padre della militante di Monza, ora candidata con Alleanza Verdi e Sinistra alle elezioni Europee di giugno.
“Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto – ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.
Il ricorso era stato presentato dagli avvocati magiari e milanesi di Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria.
In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista e insegnante potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi.
“Siamo molto soddisfatti – commentano Mauro Straini ed Eugenio Losco, i due avvocati italiani di Salis – finalmente finisce questo incubo per Ilaria ma la sua battaglia continua.
(da agenzie)

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LA MAGGIORANZA SI SPACCA SULLE DIMISSIONI DI TOTI PREVISTE DOPO L’INTERROGATORIO DELLA PROSSIMA SETTIMANA

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

MELONI CHIEDE LA TESTA DEL GOVERNATORE PER PAPPARSI LA LIGURIA MA SALVINI, CHE VOLEVA IL FEDELISSIMO RIXI ALLA GUIDA DELLA REGIONE, PRENDE LE DISTANZE DALLA DUCETTA…LE ACCUSE DELL’IMPRENDITORE SPINELLI E L’OMBRA DELLA CONCUSSIONE SU TOTI

«Toti? Attendiamo le sue risposte». Quella di Giorgia Meloni è l’ultima chiamata per il governatore che da sette giorni è ai domiciliari con l’accusa di corruzione. Ma è un atto dovuto, «il minimo sindacale» per usare le parole della stessa premier, l’estrema professione di garantismo. Meloni, sul palco milanese de la Verità, trasforma l’intervista di Maurizio Belpietro in una tappa della sua anomala campagna elettorale.
Parla per la prima volta del caso Liguria, conferma la strategia di fondo: l’interrogatorio chiesto ai pm dagli avvocati di Toti – che probabilmente si svolgerà la prossima settimana – è il turning point per l’ex pupillo di Berlusconi. Ma le dimissioni sono ormai un fatto assodato dalle parti di Palazzo Chigi, a questo punto persino auspicato. «Non credo che si arriverà a una pronuncia del giudice del riesame», dice un big di Fratelli d’Italia nei corridoi della Camera. Il ragionamento è semplice: Giovanni Toti sta leggendo le carte, affronterà i pm (se manterrà la convinzione di poter convincere i pubblici ministeri della sua innocenza), poi attenderà il gip chiamato a esprimersi sulla revoca dei domiciliari. Ma se la misura sarà confermata dovrebbe lasciare ufficialmente l’incarico, riottenendo così ugualmente la libertà. O meglio, sarà invitato a farlo: «In questo modo avrà la possibilità di difendersi preservando le istituzioni», sottolinea a Montecitorio un altro dirigente di punta del partito di Giorgia Meloni.
Che la strada sia segnata lo lascia intendere d’altronde anche il ministro Guido Crosetto, intervenendo a Metropolis: «Io non so se Toti arriverà a dimettersi o meno, so che alla fine in questi casi le dimissioni arrivano per pressione psicologica. Dopo un po’ finisce così, lo dico sulla base di ciò che è successo in passato ad altri».
Alle prossime Regionali che si svolgeranno forse già in autunno, insieme con quelle umbre, con un candidato che FdI vuole pescare nel mondo delle professioni, forse della Sanità. Una figura che sia garanzia di distanza da un sistema politico finito sotto i riflettori.
Meloni, infatti, ha già scavato un solco fra sé e gli alleati, soprattutto nei confronti della Lega che è il partito maggiormente interessato dall’indagine, il fulcro di un modello di gestione di appalti milionari che adesso trema. Non a caso, la premier ha lanciato lunedì un segnale chiaro sul tema della lotta alla corruzione, decidendo di presiedere il comitato contro le frodi e altri illeciti nell’utilizzo dei finanziamenti pubblici, che il ministro Raffaele Fitto ha deciso di estendere al Pnrr.
Il messaggio, interno ed esterno alla coalizione, è il seguente: noi siamo dalla parte della legalità. Matteo Salvini ne prende atto, annota senza fare a meno di puntualizzare: «Va benissimo ogni osservatorio anti-corruzione, ma io – sottolinea il leader della Lega – mi fido dei nostri imprenditori e dei nostri sindaci. A differenza di altri, non giro per le strade col sospetto che gli italiani siano tutti potenziali truffatori o delinquenti». Una risposta che fa calare il gelo nella maggioranza. «Finirà questa campagna elettorale», sbotta un ministro di Fratelli d’Italia.
(da La Repubblica)

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“DA TOTI HO SUBITO CONTINUE PRESSIONI”: L’IMPRENDITORE ALDO SPINELLI PARLA DELLE TELEFONATE DEL GOVERNATORE E LO SCARICA: “MI CHIAMAVA CONTINUAMENTE. MI PREMEVA”. E ORA TOTI RISCHIA L’ACCUSA DI CONCUSSIONE

Maggio 15th, 2024 Riccardo Fucile

RINO CANAVESE CHE, NEL COMITATO DELL’AUTORITÀ PORTUALE, È STATO L’UNICO CONTRARIO ALLA PROROGA DELLA CONCESSIONE DEMANIALE A SPINELLI, PARLA DI “MECCANISMO PERVERSO”… LE PAROLE DEL CAPO DI GABINETTO DI TOTI, MATTEO COZZANI (INDAGATO) A UN IMPRENDITORE: “PER QUELLA COSA USIAMO 5 MILIONI DEL PNRR, CHI SE NE ACCORGE?

Aldo Spinelli ha «subito pressioni» da Giovanni Toti ma anche da tutti gli altri partiti che da anni bussano regolarmente alla sua porta per chiedere soldi, specialmente in vista di una tornata elettorale, cosa che in Italia succede più o meno una volta l’anno.
«Fanno tutti così», ha dichiarato lunedì interrogato nell’aula del palazzo di giustizia di Genova l’84enne re della logistica portuale arrestato nell’inchiesta che il 7 maggio ha portato ai domiciliari per corruzione anche il governatore Giovanni Toti.
Durante l’interrogatorio di lunedì, rispondendo alle domande del gip e del pm Luca Monteverde, il ricco re della logistica portuale genovese un po’ si sfoga e un po’ cerca, per quanto possibile in questa difficile fase iniziale, di difendersi e di evitare, al tempo stesso, di accusare Toti, nel momento in cui dice che, «quando ci sono le elezioni, tutti fanno così».
Ma poi con le sue dichiarazioni accorate finisce per scaricare il governatore della Liguria affermando: «Mi chiamava continuamente», cosa che è dimostrata dalle intercettazioni contenute nelle migliaia di pagine di atti allegati alla richiesta di custodia cautelare. E aggiunge: «Mi premeva».
Sembrerebbe descrivere una concussione, che è il reato commesso dal pubblico ufficiale che costringe un cittadino a pagare per ottenere un atto, ma tutto questo non è contestato per ora dalla Procura guidata da Nicola Piacente. Anche se la difesa potrebbe percorrere la strada di un Toti che avrebbe in qualche modo «preso in giro» uno Spinelli prostrato psicologicamente dalla solitudine dopo la scomparsa della amata moglie.
Letti i giornali, c’è stato chi ha sentito Spinelli dire che non ha mai voluto accusare Toti, così come non è vero che la diga foranea «è sostanzialmente per Spinelli», come afferma il governatore in un’intercettazione (gli inquirenti assicurano che il fascicolo non riguarda l’opera).
Ieri nuovi interrogatori, tra cui quello come testimone di Rino Canavese che, nel comitato dell’Autorità portuale, è stato l’unico contrario alla proroga di 30 anni della concessione demaniale a Spinelli per l’area delle Rinfuse, atto per il quale l’impreditore avrebbe versato tangenti a Toti, dicono i pm.
Nelle intercettazioni ha parlato di «meccanismo perverso». E ieri, dopo tre ore di audizione, ha detto: «Sono arrabbiato perché la credibilità che avevamo come sistema portuale non ce l’abbiamo più».
Tra le novemila pagine di atti depositati, emerge che nell’inverno 2022 un imprenditore della cantieristica ligure aveva chiesto un incontro con Toti al capo di gabinetto del governatore Matteo Cozzani (indagato) per parlare della realizzazione di un bacino. Cozzani, secondo gli inquirenti, avrebbe lasciato intendere che si sarebbero potuti usare 5 milioni all’anno dei 30 del Pnrr perché tanto «chi se ne accorge?».
(da Il Corriere della Sera)

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