Destra di Popolo.net

INTERVISTA A ILARIA SALIS: “SE ELETTA IN EUROPA MI OCCUPERO’ DEI DIRITTI DEI DETENUTI”

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

“MI HA DATO CORAGGIO LA CONSAPEVOLEZZA DI ESSERE DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA”

«Voglio trasformare questa mia vicenda in qualcosa di costruttivo non solo per me. Vorrei potermi dedicare a una cosa che mi sta molto a cuore: la tutela dei diritti umani».
Queste le parole di Ilaria Salis, da Budapest, nella sua prima intervista a La Stampa. Candidata alle prossime elezioni europee con Avs ora si trova ai domiciliari e ha risposto ad alcune domande inoltrate dal quotidiano torinese.
«Cosa farò se verrò eletta»
«La mia situazione giudiziaria – spiega – non può e non deve essere pregiudicata o aggravata dalle mie posizioni politiche». E aggiunge: «Se ciò avvenisse sarebbe un fatto molto grave. Non è mia intenzione sottrarmi, ma difendermi all’interno di un processo in cui siano garantiti i diritti fondamentali, il principio di proporzionalità e la presunzione di innocenza».
Non risponde sul sostegno o meno del governo italiano alla sua vicenda e nemmeno sulle posizioni di alcuni membri dell’esecutivo con l’attuale premier ungherese Viktor Orbán.
«Se sarò eletta farò in modo che chi si trova in situazioni di ingiustizia come la mia non sia lasciato solo. Credo sia importante dare visibilità e voce al mondo delle carceri. Un mondo dimenticato in cui vivono e muoiono uomini e donne, in un rapporto considerato come corpo estraneo e non facente parte della società. Il tema dei detenuti fa parte di un discorso più ampio: la tutela dei diritti fondamentali della persona. Voglio dedicarmi a sostenere uomini, donne e bambini vittime di ingiustizie, sfruttamento, violenze, guerra, povertà e discriminazioni».
«Consapevole di essere dalla parte giusta della Storia»
L’insegnante interviene anche sulle proteste pro Gaza negli atenei americani ed europei. «Ho visto le immagini delle proteste nei telegiornali ungheresi. È rincuorante che gli studenti non siano rimasti in silenzio davanti al massacro quotidiano di civili, la fame e le bombe che si abbattono sulla striscia di Gaza».
E torna sui giorni di prigionia passati: «Fin dal primo giorno ciò che mi ha dato il coraggio e la speranza per andare avanti a testa alta è la consapevolezza di essere dalla parte giusta della Storia. La mia forza cresce di giorno in giorno grazie alla solidarietà e ai pensieri che ricevo da compagne e compagni, familiari e persone che mi vogliono bene».
(da La Stampa)

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SORGI: “ERA PROPRIO NECESSARIO ACCOGLIERE CHICO FORTI CON TUTTI GLI ONORI?

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

“TANTO PIÙ CHE NON CERTO DI UNA LIBERAZIONE SI TRATTA”

E va bene che si tratta del caso umanitario di un detenuto in Usa per un terzo della sua vita dopo un processo e una sentenza che hanno sempre sollevato dubbi. Ma era proprio necessario che la premier Meloni si recasse ad accoglierlo solennemente all’aeroporto, vantando, come già aveva fatto il primo marzo, all’atto della decisione delle autorità americane, il proprio merito per il trasferimento?
Tanto più che non certo di una liberazione si tratta, com’era avvenuto per Patrick Zaki, ma di un accordo che prevede che Forti venga a scontare la sua pena in Italia.
Dove potrà, certo, avvalersi dei benefici della legge carceraria, e magari a un certo punto godere del regime di semilibertà. Ma non subito e solo al verificarsi delle condizioni richieste, a meno di non voler fare una figuraccia con la magistratura d’Oltreoceano.
Quella di presentarsi a Ciampino a mostrare il frutto della propria attività diplomatica è un richiamo irresistibile per chiunque sia al governo. E non a caso Zaki, a luglio ’23 preferì pagarsi di tasca sua il biglietto e farsi accogliere dai professori e dagli studenti dell’università di Bologna, piuttosto che diventare un trofeo
Come una preda appena catturata, nel gennaio 2019, fu invece condotto da Salvini e Bonafede, il terrorista Cesare Battisti.
La scena di Battisti che scendeva dall’aereo fu tutt’altro che umanitaria e già allora ne nacquero delle polemiche.
Formale ma anche per lui inevitabile in campagna elettorale, fu l’accoglienza di Monti ai due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali era stato concesso di venire in Italia per votare. A dimostrazione che nessuno resiste a un’esibizione del genere. Sebbene non sia provato che porti voti.
(da La Stampa)

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ABBIAMO CREATO UN PRECEDENTE: I CITTADINI ITALIANI PRIGIONIERI, RITENUTI COLPEVOLI IN UN PAESE STRANIERO E POI RIMANDATI IN ITALIA A SCONTARE IL RESIDUO DELLA PENA, VENGONO ACCOLTI ALL’AEROPORTO DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO”

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

QUALCUNO HA CAPITO PERCHÉ CHICO FORTI È STATO ACCOLTO DALLA MELONI?

Trascrizione dell’intervento di Corrado Augias a “In altre parole” – La7
Augias: Lei ha capito perché quel prigioniero che stava in America, a Miami, ed è arrivato in Italia, Chico, è stato accolto dalla Presidente del Consiglio?
Gramellini: Ma no… è una storia senza precedenti. Ma noi ci auguriamo che quando speriamo presto, anche Ilaria Salis tornerà in Italia, la Meloni andrà ad accogliere anche Ilaria Salis. Penso.
Corrado Augias: No perché quello transita per l’aeroporto e va in prigione in Italia.
Gramellini: Diciamo che di solito i Primi ministri vanno ad accogliere gli ostaggi liberati.
Augias: Allora non ha capito bene.
Gramellini: No, però spero che appunto se ci saranno altri casi come questo vorrà dire che si è stabilita una nuova linea.
Augias: Noi abbiamo fondato un precedente, questo è il punto. Gli italiani e i cittadini italiani tenuti prigionieri, ritenuti colpevoli in un paese straniero e poi rimandati in Italia a scontare il residuo della pena, vengono accolti all’aeroporto dal Presidente del Consiglio.
Gramellini: Io quando invece arrivo all’aeroporto non trovo manco la valigia…
(da Dagoreport)

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L’UOMO ACCUSATO DI ESSERE FLEXIMAN, TRA RONDE ANTI-MIGRANTI E NO GREEN PASS

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

LA BATTUTA SU SEGRE: “SPERIAMO PRENDA IL TRENO GIUSTO”

Oggi il Corriere della Sera torna su Enrico Mantoan, presunto Fleximan, accusato di esser l’autore dei 5 colpi dei 15 autovelox abbattuti in provincia di Rovigo.
Un passato come volontario dei vigili del fuoco ma anche come segretario provinciale di Forza Nuova l’uomo, residente in un B&B ad Ariano Polesine, era anche contro i vaccini.
Nel gennaio del 2021, nel pieno del Covid, con il governo Conte, la senatrice Liliana Segre dichiarò ai giornali che sarebbe andata a Roma in treno per votare la fiducia al premier. «Speriamo prenda quello giusto, sto giro», scrisse su Facebook, scatenando indignazione.
Molto attivo sui social era in prima linea nelle manifestazioni contro l’arrivo degli immigrati in Polesine (con ronde organizzate) o con i no green pass a Trieste.
Mantoan e i cinque colpi con il furgone del lavoro
A tradire Mantoan è stato l’ultimo raid a Rosolina, dove le telecamere lo hanno ripreso. Non da solo, ma in compagnia di un’altra persona che gli inquirenti stanno cercando di rintracciare. Nei 5 colpi a lui contestati il furgone della ditta di manutenzioni, per cui lavora, è stato ripreso più volte nelle zone coinvolte.
E c’è anche la targa del veicolo, incrociata alla cella del suo telefonino, a dimostrare come lui fosse alla guida del mezzo.
Ha scelto come legale, Giorgia Furlanetto candidata sindaco di Adria per FdI nel 2015, anche lei paladina anti-velo. Mantoan non ha mai nascosto l’odio verso il dispositivo in rete. «Riflettori puntati su Fleximan — scriveva a novembre — ma è dal 2007 che si sta portando la gente all’esasperazione». E 18 gennaio: «Perché Fleximan è definito eroe? Perché forse meglio un eroe che abbatte 8 pali di ferro, che eroi che hanno abbattuto 79 mila anime», in riferimento alle vittime da Covid.
(da Corriere della Sera)

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LAGGIU’ NEL FAR EAST

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

AMMIRATORE DI HITLER, NO VAX E SEGATORE DI AUTOVELOX

Chissà che cosa ha nella testa l’operaio polesano Mantoan, nazista e segatore di autovelox, acciuffato proprio grazie alla tecnologia che voleva abbattere con il flessibile — una forma di neo luddismo che nello stesso gesto unisce la fine della macchina e la fine della legge.
Ammiratore di Hitler e ovviamente No Vax, è parente stretto di quelli che in America assaltano il Campidoglio e nell’Est Europa si arruolano volontari di qua o di là pur di sfogare l’umor nero che li soffoca da dentro.
Sono, questi omoni furiosi e impotenti, nel mezzo di un disastro sociale del quale ci appaiono insieme gli artefici e le vittime. Violenti e pericolosi, al tempo stesso in pericolo.
Il mio amico Carlo Mazzacurati, se fosse ancora qui, ci farebbe un film, uno di quei suoi bei film umani e mai giudicanti, tutti ambientati nel Far East. Veneto fino al midollo, Carlo era affascinato da quella che chiamava «la pazzia veneta», se ne sentiva al tempo stesso spaventato e partecipe, a volte perfino intenerito.
Mantoan non gli sarebbe sfuggito, avrebbe affidato la parte a Battiston, il segatore di autovelox si sarebbe aggiunto alla sua lunga teoria di picari fuori di testa, di poveracci illusi, di sognatori alla deriva.
Ben al di là del racconto — il film, il libro — mi chiedo che cosa si possa fare per fermare lo scollamento sociale e probabilmente anche psichico dei segatori di autovelox, per soccorrerli soccorrendo anche noi stessi.
La politica li dà per persi, a parte partiti e partitelli nazisti che prosperano come case di ricovero dei Mantoan di tutta Europa.
E anche la ragione li dà per persi, la povera Dea Ragione che avrebbe dovuto illuminare la strada d’Europa, e per segarla basta un flessibile.
(da La Repubblica)

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L’OMICIDA COME UN PAPA, DOPO LE SOLITE BALLE INNOCENTISTE

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

NESSUNO AUSPICAVA CHE MORISSE IN CARCERE, MA CHICO FORTI E’ UNO SPIETATO ASSASSINO, LE PROVE SONO SCHIACCIANTI… IL RIENTRO CON UN JET DELL’AERONAUTICA MILITARE E LA PREMIER CHE LO ACCOGLIE UNA PAGINA VERGOGNOSA PER LA SEDICENTE “DESTRA DELLA LEGALITA'”

Nel metaverso succede che la nostra presidente del Consiglio, quella che non muove un dito per fermare la carneficina a Gaza, vada ad accogliere Chico Forti in aeroporto, dopo aver organizzato il suo rientro in Italia con un jet dell’aeronautica militare. E lo accolga con tutti gli onori: sorrisi, tweet ufficiali e l’immancabile foto di rito mentre chiacchiera amabilmente con lui, prima di affidarlo al sottostante Tg1 per un bello spottone elettorale.
Chico Forti ha scontato 24 anni di carcere in Florida e il fatto che il governo abbia ottenuto il suo rientro è un fatto positivo, nessuno sperava che morisse in una cella in America, lontano dalla famiglia. Ciò non toglie però che Chico Forti, oltre a essere un italiano tornato in Italia grazie a questo prodigioso governo, è un assassino.
Uno spietato criminale che nel 1998 ha sparato in testa con una calibro 22 a un uomo, Dale Pike, per un affare immobiliare saltato all’ultimo momento. Ha lasciato la vittima nuda, in un boschetto, per simulare un omicidio a sfondo sessuale.
Ha cercato di sfangarsela mentendo alla polizia e pure a sua moglie dicendo che non aveva mai incontrato quell’uomo per poi – di fronte a prove schiaccianti – ritrattare.
Aveva un movente, non aveva un alibi, possedeva la pistola calibro 22 e sia i tabulati telefonici sia la sabbia trovata nella sua auto (che lavò accuratamente dopo l’omicidio) lo collocarono sul luogo del delitto.
È stato condannato all’ergastolo, si è sempre detto vittima di un complotto della polizia, ma ha sempre negato l’autorizzazione a pubblicare il verbale del processo.
Da anni in Italia c’è una credibile corrente innocentista i cui elementi di spicco sono Jo Squillo, Andrea Bocelli, Le Iene e lo Zoo di 105 che ha convinto parte dell’opinione pubblica (totalmente disinformata sul caso) che Chico Forti sia un povero innocente fregato dalla polizia americana.
E quindi, la nostra presidente del Consiglio, ieri ha pensato bene di fare campagna elettorale accogliendo un assassino come fosse il papa. Poi è scappata via. Aveva fretta. Probabilmente doveva andare a trovare altri due italiani di cui andare fiera: Rosa e Olindo in carcere.
(da ilfattoquotidiano.it)

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RITORNA L’ASSASSINO FORTI: MELONI GLI FA DA PASSERELLA

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

SHOW IN AEROPORTO E POI L’INTERVISTA AL TG1 IN CUI LODA LA MELONI… E MENO MALE CHE GLI USA SI ERANO RACCOMANDATI DI NON SPETTACOLIZZARE L’ARRIVO

La prima richiesta del Dipartimento di Giustizia americano e della Casa Bianca – evitare di spettacolarizzare l’arrivo di quello che oltreoceano considerano un condannato per assassinio – è stata subito disattesa: la premier Giorgia Meloni ieri mattina si è presentata all’aeroporto militare di Pratica di Mare per accogliere il detenuto italiano Chico Forti e scattarsi una photo opportunity con lui, pur senza un plateale abbraccio.
“Fiera del lavoro del governo italiano – ha scritto la presidente del Consiglio sui social – Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione”. Forti, che è scoppiato a piangere una volta messo piede a Pratica di Mare, rimarrà nel carcere di Rebibbia fino a domani mattina quando sarà trasferito in quello di Verona.
Troppo forte la tentazione di Meloni di rivendicare la credibilità internazionale dell’Italia dopo anni di richieste dei precedenti governi – da quello di Mario Monti a Giuseppe Conte – senza mai riuscire a trasferire in Italia il surfista trentino, condannato all’ergastolo negli States dove ha scontato i primi 24 anni di carcere. La propaganda di governo per tutto il giorno ruota sulla “ritrovata credibilità internazionale” dell’Italia, tanto che Palazzo Chigi diffonde uno spin ufficioso per ricordare i negoziati degli ultimi anni “senza arrivare al risultato di oggi” dovuto “all’autorevolezza del governo”. In serata Forti è stato anche intervistato in pompa magna dal Tg1 ringraziando il governo e spiegando di essersi dichiarato colpevole per avere l’estradizione.
La trattativa sarebbe stata gestita in prima persona dalla premier Meloni che ha preso in mano il dossier dopo anni in cui ricordava quasi in maniera ossessiva la detenzione di Forti (celebrato sui social dalla leader FdI anche nel giorno del suo compleanno). Tutto questo a costo di bypassare la Farnesina.
Un anno e mezzo di trattative politiche in cui la premier e l’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi hanno dovuto superare lo scoglio più complicato: convincere il governatore della Florida, Ron DeSantis. Ufficiali di collegamento sono stati il deputato meloniano eletto all’estero, Andrea Di Giuseppe, che vive tra Roma e la Florida, che in questi anni ha spesso visitato Forti in carcere, gli avvocati e la fondazione Bocelli.
Un anno fa la prima telefonata tra DeSantis e Meloni: il ritiro della candidatura del governatore della Florida dalle primarie repubblicane ha favorito il trasferimento senza rischiare di essere accusato di lassismo dai suoi elettori. Poi la trattativa si è spostata a livello federale, più semplice. Meloni ha un ottimo rapporto col presidente Joe Biden e l’annuncio è arrivato proprio il 1º marzo scorso, poche ore prima della sua visita alla Casa Bianca. Il ritorno di Forti è stato acclamato dagli esponenti di governo e della destra che negli anni – anche grazie ai servizi delle Iene, alle campagne di Libero e agli slogan innocentisti di artisti vari – ne ha fatto un simbolo.
Di Giuseppe parla di “una vittoria di tutti: a prescindere dal detenuto è un successo della diplomazia di Meloni”. “Un giorno di gioia e soddisfazione”, ha commentato il Guardasigilli Carlo Nordio. Per la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo invece il ritorno di Forti serve a “dare risposte su rapporti internazionali e criminalità organizzata”.
Il trattamento della destra nei confronti di Forti – condannato all’ergastolo negli Usa – stride con quello utilizzato nei confronti degli altri 2.600 detenuti italiani all’estero, a partire da Ilaria Salis. Per lei arriveranno presto i domiciliari in Ungheria, ma Meloni non ha certo dato battaglia.
(da ilfattoquotidiano.it)

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BENVENUTO ASSASSINO

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

IL TITOLO DEL “FATTO QUOTIDIANO” SU CHICO FORTI

Oggi Il Fatto Quotidiano titola sul ritorno di Chico Forti in Italia. E lo fa criticando l’accoglienza fatta dalla premier Giorgia Meloni per il condannato, detenuto in tutti questi anni negli USA, raggiunto ieri all’aeroporto militare di Pratica di Mare.
«La prima richiesta del Dipartimento di Giustizia americano e della Casa Bianca è evitare di spettacolarizzare l’arrivo di quello che oltreoceano considerano un condannato per assassinio è stata subito disattesa», spiega il quotidiano di Marco Travaglio. «Troppo forte la tentazione di Meloni di rivendicare la credibilità internazionale d’Italia dopo anni di richieste dei governi precedenti», sottolinea il quotidiano precisando che la trattativa sarebbe stata seguita in prima persona proprio dalla premier.
A sbloccare la situazione è stato per il FQ il ritiro della candidatura del governatore della Florida Ron DeSantis dalle primarie repubblicane, spesso accusato di lassismo dai suoi elettori. E poi il percorso, tutto federale, più semplice e con il filo diretto con il presidente USA Joe Biden.
Sempre il Fatto Quotidiano dedica due editoriali sul tema. Uno a firma di Antonio Padellaro, direttore del Fattoquotidiano.it, l’altro a firma di Selvaggia Lucarelli. Il primo confronta Chico Forti con il caso di Ilaria Salis. «Nel mio mondo sbagliato il padre di Ilaria Salis non avrebbe dovuto attaccare frontalmente il governo italiano dopo la concessione degli arresti domiciliari alla figlia da parte della giustizia ungherese. (…) Legittimo e comprensibile che Giorgia Meloni si sia dichiarata “fiera del governo” per avere ottenuto dalle autorità americane il trasferimento in Italia di un cittadino italiano. Ma quando è il presidente del Consiglio in persona ad accogliere chi è stato condannato all’ergastolo dalla giustizia americana, in un Paese cioè dove, fino a prova contraria, vige lo Stato di diritto, almeno un paio di interrogativi sorgono spontanei. Giorgia Meloni (e l’esultante Guardasigilli Nordio) è corsa a Pratica di Mare perché convinta che Chico Forti sia vittima di un clamoroso errore giudiziario? E che dunque, grazie al governo italiano, egli sia stato sottratto a una detenzione atroce e ingiusta? In questo caso ci faccia sapere su quali basi ella, Giorgia Meloni, nutra un simile convincimento. Perché se nel governo italiano nessuno, al momento, può giurare sull’innocenza di Chico Forti egli resta pur sempre il colpevole di un grave omicidio, tanto è vero che sarà trasferito nel carcere di Verona per continuare a espiare la pena», scrive Padellaro.
L’editoriale di Lucarelli invece titola: «L’omicida come un papa, dopo le solite balle innocentiste». «Nel metaverso succede che la nostra presidente del Consiglio, quella che non muove un dito per fermare la carneficina a Gaza, vada ad accogliere Chico Forti in aeroporto, dopo aver organizzato il suo rientro in Italia con un jet dell’aeronautica militare. E lo accolga con tutti gli onori: sorrisi, tweet ufficiali e l’immancabile foto di rito», scrive. E ricorda l’omicidio che lo coinvolge. «Nel 1998 ha sparato in testa con una calibro 22 a un uomo, Dale Pike, per un affare immobiliare saltato all’ultimo momento. Ha lasciato la vittima nuda, in un boschetto, per simulare un omicidio a sfondo sessuale. Ha cercato disfangarsela mentendo alla polizia e pure a sua moglie dicendo che non aveva mai incontrato quell’uomo per poi – davanti a prove schiaccianti – ritrattare. Aveva un movente, non aveva un alibi, possedeva una pistola calibro 22 e sia i tabulati telefonici sia la sabbia trovata nella sua auto (che lavò accuratamente dopo l’omicidio) lo collocarono sul luogo del delitto. E’ stato condannato all’ergastolo, si è sempre detto vittima di un complotto della polizia, ma ha sempre negato l’autorizzazione a pubblicare il verbale del processo».
(da Open)

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LA MANAGER CHE DISSE NO A SPINELLI: “SOLDI A TOTI? NO, SAREBBE CORRUZIONE”

Maggio 19th, 2024 Riccardo Fucile

C’E’ CHI HA DETTO NO: IL RIFIUTO DI IVANA SEMERARO, DIRIGENTE DELLA ICON

A un lato del telefono c’è scio’ Aldo, al secolo Aldo Spinelli, 84 anni, quinta elementare e talmente tanti milioni da non sapere più come spenderli. Dall’altro capo c’è Ivana Semeraro, laurea alla Bocconi, partner del fondo Icon Infrastructure, da 8 miliardi di dollari, con uffici a Londra, nella City e, a New York, nella quinta Avenue.
Il quantum della discussione potrebbe far sorridere: 40mila euro. Ma non il contesto. Aldo Spinelli, che con una delle sue imprese è socio della Icon nella Terminal Rinfuse, ha chiesto al fondo di accollarsi un finanziamento da 40 mila euro al Comitato Lista Toti. Per Semeraro, però, quei 40 mila hanno l’odore di una mazzetta.
La conversazione del 20 settembre 2021 è surreale: «Ciao Aldo! ascolta… Abbiamo un po’ di problemi ad approvare quel pagamento di… la donazione, alla… al comitato di Toti..». Spinelli è sorpreso: «Perché?». La manager spiega: «Perché…perché è un problema di reputazione, perché comunque nelle regole della nostra policy non possiamo fare donazioni a partiti politici, perché può essere vista come…».
Lui insiste: «Ma noi l’abbiamo fatto sempre tutti gli anni». Semeraro: «Prima di noi. Ma non da quando siamo arrivati noi, Aldo… perché i partiti politici ovviamente fanno parte delle varie istituzioni e quindi questi pagamenti possono essere sempre un po’… visti come corruzione, altre cose… ». Spinelli abbozza: «Lo so, ma gioia, sai cosa…». E lei: «Lo so, io capisco che per te è importante supportare a livello locale…».
Le stesse perplessità manifestate da Aldo tre giorni prima al figlio, Roberto Spinelli. E quest’ultimo l’altro ieri, durante l’interrogatorio di garanzia davanti alla gip Paola Faggioni e al pm Luca Monteverde, si sfoga: «Quando Semeraro mi ha detto che non poteva autorizzare il pagamento io ero l’uomo più felice del mondo… Mio padre poi ci dribblava, dava l’ordine diretto».
Spinelli junior aveva capito le intenzioni dell’ingombrante genitore: «Scusi, io ho fatto legge e ho anche studiato negli Stati Uniti, non posso chiedere a un fondo di schermarmi. Sarei come mio padre, sarei uno scemo totale mi scusi… Io ho chiesto all’Ivana di autorizzarmi, sperando che non mi autorizzasse».
Aldo effettuerà comunque il versamento attraverso quattro sue società. In quei giorni Spinelli cercava appoggio e sostegno per ottenere dall’Autorità portuale il rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse. Icon era proprietario del 45% delle quote sociali della Spinelli srl, a sua volta socio di maggioranza della Terminal Rinfuse Genova. Il fondo stava trattando la vendita delle proprie quote alla tedesca Hapag Lloyd, colosso mondiale dei container, e l’assegnazione del Terminal avrebbe garantito un plusvalore alle quote. Icon incasserà 300 milioni un anno dopo.
Finanziamenti illeciti quelli di Spinelli, secondo la Procura, perché pagati in cambio di interventi per ottenere la banchina portuale e di un aiuto per una pratica urbanistica delle ex colonie Punta dell’Olbo di Celle Ligure. Non assume quindi grande rilevanza, per gli inquirenti, il giallo del verbale in cui Roberto Spinelli avrebbero usato le parole «finanziamenti leciti» mentre la trascrizione sarebbe uscita con «illeciti ». La Procura riascolterà comunque la registrazione audio.
(da La Repubblica)

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