C’È LO STREAMING, MANCA TUTTO IL RESTO
TRA RENZI E DI MAIO ALLA FINE RIMANE SOLO UN SENSO DI INTONTIMENTO ED ESIBIZIONE NARCISISTICA… RENZI SCIVOLA ORMAI VERSO UNA RETORICA CONSUNTA
Metti a un tavolo Matteo Renzi. Metti anche Luigi Di Maio. Metti che parlino di politica o di qualcosa che assomiglia alla politica.
Metti che parlino per un’ora e mezzo e anche più. Metti che ci sia anche lo streaming, il nuovo feticcio della comunicazione democratica.
Alla fine cosa resta? A essere sinceri, un vago senso di intontimento.
Dopo aver fatto le ore piccole a Bruxelles a giocare la sua partita per imporre Federica Mogherini a ministro degli Esteri della Ue, Renzi si è dovuto sorbire anche l’incontro con la delegazione del Movimento 5 Stelle sulla legge elettorale.
Renzi ricorda il pupazzetto di una famosa pubblicità di una marca di pile: sembra inesauribile.
Anche quando dà evidenti segni di nervosismo.
In jeans, aria casual, all’inizio del colloquio pareva disattento, poco interessato. Si toglieva la giacca, se la rimetteva, parlava con il corpo più che seguire un filo logico. Spesso intento a chattare e mandare messaggi via smartphone.
Però, intanto, si era scelto il posto più a favore di telecamera e quando ha preso la parola non l’ha più mollata, fino alla fine, battute comprese.
Renzi deve stare molto attento ai suoi discorsi pubblici.
Ormai è venuto il tempo del fare e ogni parola di troppo è vissuta con fastidio.
Se pensiamo ai suoi ultimi interventi, il rischio maggiore cui Renzi va incontro è quello di girare a vuoto: intrappolato ancora nel ruolo di sindaco, infastidito dai rituali delle cerimonie parlamentari, affastella luoghi comuni, usa espressioni enfatiche da talk show, si abbandona a una retorica consunta.
Il decisivo stinge nell’incerto e il carisma si annacqua.
Non basta lo sguardo silente e adorante di Ale Moretti per restituirgli forza e autorevolezza.
Il senso di questi incontri è che ci sarà un rinvio, che non è detta l’ultima parola, che in futuro ci potrebbe essere anche un accordo tra Pd e M5S.
Lo streaming ha ormai perso valore comunicativo, sta diventando l’ennesimo esercizio narcisistico in un momento in cui il concreto (la ripresa economica) dovrebbe fare la sua parte.
Non è più il momento delle «aperture» è il momento delle chiusure.
Può, in questo momento, un grande leader concludere dicendo «se sono rose fioriranno»?
Aldo Grasso
(da “il Corriere della Sera“)
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