CASE POPOLARI, COME LA LEGA HA TRADITO: DOPO LA PASSERELLA ELETTORALE DI SALVINI A GENOVA NULLA E’ STATO FATTO
I DIMENTICATI TRA TUBI MARCI, RIFIUTI, DEGRADO, ABUSIVI, BACINELLE SUL LETTO PERCHE’ PIOVE DENTRO… DALLA DIGA DI BEGATO ALLE LAVATRICI, AL CEP: PRESI PER IL CULO DA TOTI E BUCCI
L’ex pescatore Pietro Verducci, 77 anni e un’ancora tatuata sul braccio, non trattiene le bestemmie quando racconta le sue notti di pioggia.
«È da 18 anni che dormo con una bacinella sul letto», urla sul pianerottolo del suo appartamento al civico 60 di via Brocchi, a Begato.
Sua moglie Maria Grazia annuisce sconsolata. «Ogni volta che viene un acquazzone, dal soffitto ci gocciola l’acqua sulle coperte. Non ricordo nemmeno quante volte l’abbiamo segnalato».
Sedici chilometri più a ponente, nel Quartiere San Pietro, Sergio Pandolfini mostra il parco auto abbandonate delle “Lavatrici”: una Wolkswagen incidentata, una Fiat senza ruote e targa, una Mercedes e una Renault ferme da anni nello stesso parcheggio. Cinque chilometri più in là , in via Novella, al Cep, il signor Moreno parla dei suoi vicini di casa: «Sia alla mia destra che alla mia sinistra occupano abusivamente. Entrano ed escono di notte».
Nel giardino ci sono ancora i detriti della muratura che sbarrava l’ingresso alle porte degli appartamenti: ora sono sostituite con pannelli di legno.
Begato, Lavatrici, Cep: ecco l’edilizia popolare sulle alture genovesi.
Da lontano sembrano quartieri di campagna con plotoni di palazzi più o meno scrostati, aiuole degradate, cumuli di spazzatura qua e là .
«Negli appartamenti la situazione peggiora», assicura il presidente del Coordinamento quartieri Erp genovesi, Peppino Miletta.
«Chi si dovrebbe occupare di questi palazzi interviene se e quando ha tempo e soldi. Arte, Comune e Regione si rimpallano le competenze per ogni intervento importante». I comitati di quartiere intanto convivono con le proteste degli abitanti, tra finestre rotte, insetti, pezzi di intonaco che cadono e infiltrazioni.
«Siamo abbandonati a noi stessi: la gente è imbestialita».
ll Coordinamento mette in cima ai problemi la questione degli appartamenti sfitti: nell’ultimo censimento che ha fatto due anni fa ne ha contati un migliaio in tutta Genova. «Il problema è che vengono occupati abusivamente», sottolinea Miletta. «Con un’illegalità così diffusa può succedere di tutto».
IL DIAMANTE
Chi vive nella Diga di Begato ne sa qualcosa. Gli abitanti di questi due palazzoni da una ventina di piani sono abituati a convivere con citofoni rotti, ascensori che puzzano di urina e buche delle lettere devastate.
Una notte di inizio settembre qualcuno ha incendiato due copertoni nell’androne della Diga Rossa, l’edificio del lato sinistro. «Ora gli ascensori sono fuori servizio, funziona solo il montacarichi», denuncia il segretario del coordinamento quartieri Erp genovesi, Francesco Corso, al consigliere con delega al decoro del municipio V, Massimo Pantini. «E la diga “Bianca” è in una situazione ancor più disperata».
Corso sale al quinto piano e apre la porta del corridoio, dove cumuli di rifiuti che arrivano al soffitto sbarrano l’accesso: ci sono materassi, bidoni di plastica, infissi, pentole, coperte, sacchi della spazzatura, avanzi di cibo.
«E’ il risultato di uno sgombero, doveva essere questione di giorni. Sono passati due mesi. Nel palazzo arrivano gatti, topi, scarafaggi».
In via Sbarbaro Davide Mammone mostra il suo appartamento in una palazzina di due piani. Inizia dal portone, che apre con fatica. «Tocca il pavimento», dice seccato. Nella portafinestra del salotto la maniglia gira a vuoto, in quella della cucina pure. «Sono rotte, non si chiudono. Vivo con la casa aperta».
In via Brocchi, al civico 59 e 60, ogni appartamento ha un problema da denunciare, dai soffitti scrostati alle crepe nei muri. La signora Valeria Vagnoni, 88 anni, mostra una parete nera di umidità con la voce rotta dall’emozione. «Non ho i soldi per imbiancare tutto. Ma non merito di vivere così».
LE LAVATRICI
Sulle alture tra Pegli e Pra’, nel quartiere San Pietro, la condizione degli appartamenti è migliore perchè dei 670 alloggi circa 300 sono privati. L’umore degli abitanti è comunque pessimo: «All’ultimo censimento fatto ci risultavano 57 appartamenti sfitti», racconta Sergio Pandolfini del Comitato di Quartiere. «Ora sono una settantina: la gente va via perchè il quartiere è sempre più invivibile».
A far precipitare la situazione è stata la chiusura del supermercato per motivi giudiziari, lo scorso anno. «Ormai resiste solo il tabacchino», continua Pandolfini.
Le tensioni intanto si fanno sentire anche tra gli abitanti. Mentre c’è chi sta promuovendo una raccolta firme contro l’attuale comitato, accusato di essere troppo legalitario, i suoi volontari ritrova spesso coinvolti loro malgrado in situazioni sgradevoli.
Uno degli ultimi episodi durante l’estate, quando Arte ha provato a murare la porta di un appartamento ancora occupato. «Gli operai hanno chiesto una mano al Comitato, e quello di noi che li ha aiutati si è ritrovato subito le gomme della moto bucate», riporta Pandolfini.
«Non è giusto che questi problemi ricadano sul Comitato: anche se questo è un quartiere difficile, è Arte che deve far rispettare le regole».
IL CEP
Nell’altro quartiere popolare sulle alture di Pra’ il degrado e l’illegalità raggiungono vette ancora peggiori. Nel civico 34 di via Novella lo scorso aprile gli abitanti — supportati dal Comitato di quartiere – avevano denunciato ad Arte un problema con i contatori dell’elettricità : a distanza di sei mesi non è cambiato nulla.
Peppino Miletta, abitante di via Novella e presidente del Coordinamento quartieri Erp genovesi, mostra uno stanzino pieno di fili scoperti. «Non solo è pericoloso. Gli abitanti abusivi del palazzo riescono ad attaccarsi al contatore di altri condomini che vivono qui regolarmente».
In giro per il quartiere la lista delle lamentele è lunga. Si passa dalle luci del portone che non si accendono ai balconi che si sgretolano sino ai rubinetti che funzionano a singhiozzo ai piani alti dei palazzi.
«In primavera sei civici sono rimasti al freddo per un mese perchè dopo l’ennesimo “tappullo” su tubi dell’acqua calda, ci si è resi conto che erano marci», lamenta Miletta. Da allora i lavori non sono mai partiti. «Arte assicura che è questione di giorni e basteranno due settimane. Ma la paura di tutti è cominciare l’inverno al freddo».
Al civico 40 e 42, una delle zone più degradate della zona, alcuni abitanti che chiedono di restare anonimi per paura di ritorsioni mostrano dei materassi abbandonati sotto una finestra. «Servono agli occupanti abusivi. In caso di controlli, possono scappare senza farsi male anche se si lanciano dal primo piano. Qui funziona così. Ma è meglio stare zitti».
(da “La Repubblica”)
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