GHEDINI PROVA A FERMARE L’USO DELLE INTERCETTAZIONI DEL PREMIER
CON UNA LETTERA ALLA GIUNTA DELLA CAMERA, IL LEGALE HA CHIESTO LA “INUTILIZZABILITA'” DELLE TELEFONATE CON RUBY
Tutto crolla, ma l’ossessione è sempre la stessa: lo sputtanamento da intercettazioni, che lo insegue ormai da quattro estati (da quando, cioè, nel 2008 voleva varare un decreto legge per bloccare le misteriose conversazioni hard su tre ministre del suo governo).
Commissariato dall’Europa, da Giorgio Napolitano e Gianni Letta, da Mario Draghi, ricattato dalla sua corte di nani e veline che persino Giuliano Ferrara ha condannato, Silvio Berlusconi ha una sola vera paura: una nuova ondata di intercettazioni sulle sue serate “eleganti”, da Arcore a Palazzo Grazioli.
Il terrore corre sul filo, al punto che l’avvocato-maggiordomo Niccolò Ghedini ha scritto un’incredibile lettera alla Giunta per le autorizzazioni della Camera dei deputati.
In piena bufera finanziaria ha deciso di giocare nuovamente la carta del conflitto di attribuzione nella mai perduta speranza di evitare il processo Ruby a Milano.
Pochi giorni fa il deputato del Pdl Ghedini ha depositato una lettera alla Giunta sul tema delle intercettazioni che riguardano Ruby, Nicole Minetti, la Polanco e altre Olgettine.
L’obiettivo è quello di giungere a una richiesta di “inutilizzabilità ” in sede processuale delle conversazioni telefoniche e ambientali che riguardano il premier, nonostante la pm Ilda Boccassini abbia sempre negato l’esistenza di intercettazioni che lo coinvolgano direttamente.
La richiesta è contenuta nella lettera trasmessa alla Giunta per le autorizzazioni, presieduta da Pierluigi Castagnetti, che oggi stesso la renderà nota ai componenti dell’organo parlamentare.
Si preannuncia un dibattito molto acceso, in ambienti dell’opposizione si sostiene infatti che sia una “richiesta impropria” sulla quale la Giunta non avrebbe alcuna competenza a decidere dal momento che le medesime intercettazioni non coinvolgerebbero in maniera diretta o indiretta alcun parlamentare.
Il presidente Castagnetti sembra orientato a far eventualmente assorbire tale richiesta nel precedente conflitto di competenza, lasciando alla Corte Costituzionale il compito di decidere. Come quando, per la vicenda della “nipote di Mubarak”, la Camera decise con 314 voti a favore di inviare gli atti alla Corte Costituzionale, credendo fermamente che B. fosse intervenuto nella sua qualità di presidente del Consiglio per salvare l’Italia da un incidente diplomatico.
In ogni caso, l’imperativo a Palazzo Grazioli è uno solo: fare presto.
Il processo è alle porte, la prima udienza è prevista per il prossimo 3 ottobre e benchè sia “ a rischio sospensione” dopo la pronuncia della Corte Costituzionale sulla ammissibilità del conflitto di competenza, sollevato alla Camera nei confronti della Procura di Milano, c’è sempre il rischio che il Tribunale decida di procedere in attesa della decisione prevista tra qualche mese. E se a Napoli B. compare come parte lesa di ricatti ed estorsioni, a Milano è imputato di concussione e prostituzione minorile.
Il premier, raccontano nella sua cerchia, appare sempre più come “un uomo provato” e rinchiuso nel suo bunker, dove un altro ritornello con cui martella la pazienza dei suoi ascoltatori riguarda l’assegno da 560 milioni di euro firmato per il risarcimento Sme a Carlo De Benedetti. Una vicenda, peraltro, che ha segnato l’inizio di questa ennesima estate orribile per il Cavaliere. Poi esplosa con la grottesca sceneggiata sulla manovra economica, che ha messo a nudo l’inadeguatezza del premier e della sua maggioranza.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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