IL CENTRODESTRA S’E’ ROTTO, SALVINI AZZOPPATO SULLA RAI
IL NO DI BERLUSCONI A FOA PONE FINE A UN EQUIVOCO …D’ORA INNANZI RAZZISTI AL GOVERNO E NON RAZZISTI ALL’OPPOSIZIONE … STAVOLTA LA SPINTA A ROMPERE E’ ARRIVATA DAL GRUPPO DIRIGENTE DEGLI AZZURRI
È, semplicemente, la fine dell’ipocrisia.
Quella di un centrodestra che non c’è più da tempo. E che lo certifica sulla Rai, diventata, per usare la metafora di Giovanni Toti, un perfetto “incidente di Sarajevo”, con Marcello Foa nei panni dell’arciduca Francesco Ferdinando.
Il casus belli, in fondo cercato da entrambe le parti in causa, Salvini e Berlusconi. Che, a meno di clamorosi colpi di scena di qui al voto di mercoledì della commissione di Vigilanza, preannuncia la fine del centrodestra come esperienza politica.
I fatti: il Cavaliere, escluso dalla trattativa sul dossier che gli sta più a cuore (quello televisivo), ha deciso, fortemente supportato da pressochè tutto il suo gruppo dirigente, Gianni Letta in primis, di votare contro il presidente indicato dal governo e comunicato dopo la scelta perchè “siamo di fronte a un atto arrogante” e “accettare questa imposizione significa condannarsi all’irrilevanza e alla subalternità “; e Salvini, consapevole degli spifferi bellici che trapelano da Arcore, ha scelto di non alzare la cornetta del telefono, pur consapevole che il colloquio in sè produrrebbe l’effetto di un mezzo disgelo, perchè darebbe il segno che Berlusconi è ancora un “interlocutore” politico e non una zavorra di cui liberarsi. Almeno per ora.
Assicurano i suoi che il leader della Lega non ha alcuna intenzione di aprire un negoziato sul nome ed è pronto, in caso di voto contrario di Forza Italia, a “rompere”, scaricando le responsabilità su Forza Italia.
Il che, evidentemente, non significa mettere in discussione, con atti masochistici, le giunte del Nord .
La sensazione è che non siamo di fronte a un incidente diplomatico o a una situazione sfuggita di mano. Ma che si sta consumando la pagina finale (o una delle pagine finali) di una storia.
Quella di Salvini è, diciamo così una “scelta di campo”: si è posto, in tutto il negoziato sulle nomine, come protagonista della nuova fase con Di Maio, con la scelta dei Cinque stelle come interlocutori presenti e futuri, e non Berlusconi che, solo qualche giorno fa, lo aveva invitato a tornare col centrodestra e a mettere fine all’esperienza del governo gialloverde.
Più volte, in questa legislatura, Berlusconi si è fatto concavo e convesso.
Stavolta, invece, complice l’accerchiamento di un gruppo dirigente profondamente insofferente verso Salvini ha optato per una posizione di principio, più che per una trattativa “sostanziale”
Cui prodest? Certamente ai tanti che, dentro Forza Italia, teorizzano la rottura con Salvini sognando il partito del Nazareno con un leader alla Calenda.
Difficilmente senza i voti di Forza Italia Marcello Foa sarà eletto presidente della Rai. Ne servono 26. Ce ne sono solo 21 più i due della Meloni.
(da “Huffingtonpost”)
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