IRENE PIVETTI E LA CONDANNA A 4 ANNI PER FRODE AL FISCO E AUTORICICLAGGIO, NELLA VICENDA DELLE FERRARI VENDUTE PER FINTA IN CINA: “DOVEVANO FARMI PASSARE PER EVASORE FISCALE, MA FU UNA NORMALE TRANSAZIONE COMMERCIALE, SU CUI HO PAGATO LE TASSE”
PECCATO CHE NON CE NE SIA TRACCIA… LA TRISTE PARABOLA DELLA PRESIDENTE LEGHISTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Trent’anni fa era la più giovane (e seconda donna dopo Nilde Iotti) presidente della Camera dei Deputati al picco della Lega di Bossi, adesso nell’aula di tribunale Irene Pivetti è una imprenditrice condannata in primo grado a 4 anni e alla confisca di 3,4 milioni per frode al Fisco e autoriciclaggio: la parabola si compie ieri quando le giudici Scalise-Cecchelli-Castellabate le infliggono quei 4 anni dopo il terzo di riduzione della pena di partenza dovuto alla concessione delle attenuanti generiche, mentre il pm chiedeva di calcolare 4 anni di pena finale in forza del proposto diniego delle attenuanti a una donna delle istituzioni «beneficiaria di un assegno vitalizio alimentato dalle imposte dei cittadini, dalla quale pertanto è lecito pretendere una particolare sensibilità agli obblighi di legge tributari».
Pivetti oscilla tra il definire la propria vicenda «un accanimento e una persecuzione giudiziaria, non un errore», e l’assicurare «fiducia nel tempo che è il mio più grande amico. Non sono qua a fare la lagna, sono solo una tra i molti, perché il sistema è fatto così: ogni tanto ha bisogno di prendere dei bersagli, meglio se hanno una certa visibilità. Qui il tema — asserisce — era fare passare la Pivetti come un evasore fiscale, invece si trattò di una normale (per quanto fortunata) transazione commerciale su cui ho pagato le tasse».
Di esse, però, negli atti non c’era traccia e al contrario sulla base di rogatorie in mezzo mondo Pivetti è stata ritenuta responsabile di operazioni soggettivamente simulate nel 2016 nell’aver prima acquistato per 1,2 milioni una scuderia di auto da corsa (tre fuoriserie, un autotreno, il sito Internet, il logo con un cavallino Ferrari, pezzi di ricambio storici) appartenente a due società dell’ex pilota di rally Leonardo Isolani e della moglie Manuela Mascoli, e poi nell’averla rivenduta per 10 milioni alla società cinese More & More Investment del gruppo Dahoe.
Ma per il pm nessuno dei beni, eccetto il marchio, fu davvero trasferito a Pivetti e poi al compratore cinese, il sito Internet era inesistente, le auto rimasero nella disponibilità di Isolani in Spagna, l’autotreno era pignorato.
Scopo dei venditori sarebbe stato «dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli» al Fisco che inseguiva la coppia per 3 milioni di debiti tributari; mentre «l’obiettivo di Pivetti» sarebbe stato «acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe» ma «senza comparire in prima persona», in modo da raggirare il Fisco. Pivetti ha un processo anche a Busto Arsizio per ipotesi di frode in forniture pubbliche sulla compravendita dalla Cina di mascherine per 35 milioni in pandemia Covid.
(da agenzie)
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