LA SIMULAZIONE: L’IMPATTO SU UN EVENTUALE INTERVENTO SULLE PENSIONI
CLASSE MEDIA DA SPREMERE E CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’
Non si chiamano più «pensioni d’oro» e si preferisce parlare di «pensioni alte», almeno da quando il ministro Giuliano Poletti annunciando un ennesimo prelievo sugli assegni Inps ha riconosciuto che per incassare una cifra adeguata occorre abbassare la cosiddetta asticella.
Basterebbe, per esempio, fissarla a 1500 euro lordi e la platea si allargherebbe al punto da risolvere il problema, o quasi.
Ovviamente non sarà quella la soglia. Ma si presume sia quella contenuta nel rapporto sulla «spending review» di Carlo Cottarelli che prevede un giro di vite temporaneo, in linea con quelli indicati a suo tempo dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, ossia intorno ai 2.500-3 mila euro.
Sui calcoli di governo grava però un equivoco.
Il piano di Cottarelli si riferisce agli assegni sopra i 2.500 euro lordi, che non possono essere considerati d’oro.
Corrispondono a prestazioni mensili poco sotto i 1.700 euro. Classe media da spremere se si vuole fare un po’ di cassa, ma certamente non un’operazione di giustizia sociale. Il loro numero è pari a 956.215 (dati Inps del 2012), il 5,7% del totale.
Comunque persone e famiglie con un reddito da classe media.
Se il riferimento è invece ai pensionati che percepiscono pensioni nette tra 2.500 e 3.000, il rischio è una misura non efficace.
I pensionati con un reddito lordo sopra i 4.800 euro al mese sono meno di 50 mila. Cifre ancora più ridotte per le classi di pensionati che incassano assegni più ricchi, basti ricordare che il contributo di solidarietà richiesto dal governo di Mario Monti, che colpiva i pensionati con redditi sopra i 150 mila euro lordi all’anno, ha portato allo Stato appena 81 milioni di euro, soldi che poi sono stati restituiti in quanto, com’è noto, la Corte Costituzionale ha bocciato clamorosamente il prelievo.
Il piano di Cottarelli chiede un contributo di solidarietà del 10-15% e un blocco della indicizzazione biennale.
Le voci più insistenti parlano però di un 10% per la durata di un biennio.
Ebbene, facciamo un po’ di conti. Dato che non conosciamo dove verrà posizionata la famosa «asticella», abbiamo ipotizzato diverse situazioni, con pensioni di importo mensile da 2 mila a 7 mila euro.
Le rendite con un importo mensile sopra i 7 mila euro, grazie alla Legge di Stabilità del 2014, stanno già scontando (e lo faranno sino a tutto il 2016) un prelievo che va dal 12 al 18%.
Tornando ai nostri conteggi possiamo notare che un pensionato che abita a Milano o Roma, con un assegno lordo di 3 mila euro, in realtà , tolte le tasse (Irpef più le addizionali, comunale e regionale), ogni mese mette in tasca 2.113 euro.
Ma non solo. Se il ticket sarà veramente pari al 10% dell’importo lordo, alla fine dell’anno subirà un prelievo di ben 3.900 euro, pari a circa due mensilità di pensione netta.
Altro che pensione d’oro.
Domenico Comegna
(da “il Corriere della Sera“)
Leave a Reply