LAVORATORI STRANIERI IN NERO VALGONO 15 MILIARDI DI EURO, UN PUNTO DI PIL
MA INVECE CHE METTERE IN GALERA GLI IMPRENDITORI CHE EVADONO LE TASSE I SOVRANISTI PENSANO A FARE CONDONI PER GLI SFRUTTATORI
C’è un tesoretto che cresce di anno in anno nel nostro Paese. Un bottino sempre al riparo dai riflettori e dalle statistiche ufficiali.
A produrlo è un esercito di lavoratori in nero, con tanti stranieri tra le sue fila. Si tratta di un mercato invisibile fatto di 630mila immigrati, con o senza permesso di soggiorno, che sfugge a ogni controllo del fisco o degli ispettori del lavoro.
E dietro il quale si nasconde sfruttamento e concorrenza sleale. A metterlo su una bilancia, peserebbe come punto di Pil: la bellezza di 15 miliardi di euro. Con un mancato gettito fiscale per le nostre casse pubbliche di oltre 7 miliardi.
Oltre 600mila lavoratori stranieri in nero.
A fotografare il valore del lavoro nero degli stranieri in Italia è un dettagliato studio della fondazione Leone Moressa. I risultati? Premesso che la ricerca analizza il lavoro nero di tutti gli immigrati in Italia (con o senza permesso di soggiorno), si parte dal dato Istat secondo cui ben il 18,6% dei lavoratori senza regolare contratto nel nostro Paese è straniero. Tanti, troppi: per dare un termine di confronto, basta ricordare che l’incidenza dei residenti stranieri sul totale della popolazione è dell’8,7%.
Dunque, secondo le stime dei ricercatori, nel 2019 in Italia sono 630mila gli occupati stranieri non in regola dal punto di vista lavorativo, cioè senza un regolare contratto di lavoro. Un piccolo esercito che produce una ricchezza (non dichiarata) pari a 15 miliardi di euro, un punto di Pil.
Il buco nero dell’edilizia. A livello territoriale, quasi la metà dei lavoratori stranieri in nero (46%) si trova al Nord. A livello settoriale, invece, il 70% lavora nei servizi (compresi dunque colf e badanti).
Interessante notare, tuttavia, come in agricoltura ben il 43% del totale dei lavoratori stranieri sia in nero e anche nelle costruzioni (27%) la quota sia di oltre 1 ogni 4 (settore quest’ultimo escluso dalla regolarizzazione appena varata dal governo).
Un mare di tasse evase.
Oltre alla mancata tutela dei diritti dei lavoratori e alla distorsione del mercato, il lavoro nero (in questo caso di manodopera immigrata) determina anche una perdita per le casse dello Stato sotto forma di mancato gettito fiscale. I ricercatori della Moressa arrivano a stimare che il mancato gettito fiscale per le casse pubbliche sia in tal caso di 7,2 miliardi di euro. «Questo dato testimonia come il lavoro nero danneggi non solo i lavoratori stessi, a cui sono negati diritti e tutele, ma anche il sistema economico nel suo insieme».
(da agenzie)
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