NON SAPREMO MAI I NOMI DEGLI ULTIMI DUE DEPUTATI (UNO DELLA LEGA E UNO DEL M5S) CHE HANNO RICHIESTO IL BONUS DI 600 EURO SENZA PERO’ OTTENERLO
PER L’INPS MANCA UNA BASE GIURIDICA PER RIVELARNE L’IDENTITA’… RESTA UN DATO DI FATTO; SONO TALMENTE VIGLIACCHI DA NON USCIRE ALLO SCOPERTO
La Camera si aspettava un elenco. Con cinque nomi e altrettanti cognomi. Ma nella lettera di risposta che l’Inps ha inviato sabato sera l’elenco è a metà .
L’identità dei due deputati (tre si sono autodenunciati) che hanno chiesto il bonus da 600 euro per le partite Iva, messo in campo dal Governo durante l’emergenza Covid, resta segreta.
Nella lettera – di cui Huffpost ha preso visione – l’Istituto comunica che i due deputati hanno fatto richiesta e che le domande sono state però respinte perchè i due sono iscritti a un’altra gestione previdenziale.
Ma perchè i nomi non ci sono? Fonti di primo livello spiegano che non c’è una base giuridica per autorizzare la pubblicazione di dati relativi a chi è risultato solo richiedente e non beneficiario: “La norma sugli accessi generalizzati, quella che permette di accedere a informazioni e documenti in possesso della pubblica amministrazione, riguarda solamente coloro che che ricoprono cariche pubbliche e che ricevono soldi pubblici”.
Tra l’altro il Garante per la privacy, che ha sollecitato l’Inps a rendere noti i nomi, ha sempre fatto riferimento ai “beneficiari” del bonus. Così si legge nelle due comunicazioni inviate all’Istituto rispettivamente l′11 e il 17 agosto, dove si parla di “chiarimenti sulla pubblicazione e comunicazione dei dati dei beneficiari del bonus 600 euro che ricoprono cariche elettive pubbliche”.
Cosa dice la lettera dell’Inps sugli onorevoli del bonus
Nella lettera della segreteria di presidenza dell’Istituto si conferma l’identità dei tre deputati che hanno richiesto e ottenuto il bonus. Sono Andrea Dara e Elena Murelli della Lega e il pentastellato Marco Rizzone.
L’Inps comunica che i tre hanno chiesto e percepito l’indennità di 600 euro per due volte, quindi 1.200 euro a testa. E poi viene assicurato che non ci sono altri componenti della Camera o del Senato ad aver beneficiato del sussidio. Mancano invece, come si diceva, i nomi e i cognomi dei deputati che hanno provato a chiedere il bonus.
I nomi degli amministratori locali che hanno preso il bonus? La patata bollente nelle mani del Garante per la privacy
I cinque deputati, che possono contare su uno stipendio di 12mila euro al mese, non sono i soli ad aver chiesto il bonus da 600 euro. L’hanno fatto anche circa duemila amministratori locali.
Sono consiglieri comunali o regionali, ad esempio, cioè rappresentanti delle istituzioni che non hanno uno stipendio da migliaia di euro, ma assai più ridotto, alcuni solo un gettone di presenza. Alcuni di loro si sono autodenunciati, ma l’elenco è lungo e ancora ignoto.
Anche la loro identità resta ignota.
Nella lettera dell’Inps, infatti, viene spiegato che l’Istituto ha ricevuto numerose richieste di accesso civico generalizzato (un’altra procedura per conoscere i dati), ma viene ricordato, come anticipato da Huffpost il 25 agosto, che esiste un termine di trenta giorni per il riscontro.
L’iter per arrivare a conoscere l’identità di questi amministratori locali attraverso l’accesso civico è farraginoso. L’Inps, infatti, deve prima mandare una comunicazione ai soggetti in questione attraverso una raccomandata o per via telematica. I destinatari possono però opporsi alla richiesta di rendere noti i loro dati. Ecco allora che i trenta giorni per arrivare a chiudere la questione diventano di più: i tempi cioè si allungano perchè subentra una sospensione, determinata appunto dal tempo che si deve dare a chi volesse opporsi alla consegna dei dati.
Ma al netto delle lungaggini di questa procedura, l’Inps non rende noti i nomi perchè è in corso un’istruttoria da parte del Garante per la privacy.
Da una parte, infatti, il Garante ha dato il via libera a rendere pubblici i dati degli amministratori locali, dall’altra ha acceso un faro in casa Inps. Proprio sull’operato relativo ai dati. L’istruttoria, infatti, si è materializzata sotto forma di una lettera che il Garante ha inviato all’Istituto. In questa lettera si chiede conto sulla metodologia adottata in riferimento ai dati dei beneficiari del bonus.
Il Garante è molto dettagliato nella richiesta, a iniziare dalla volontà di conoscere dall’Inps quale è “la base giuridica del trattamento effettuato sui dati personali dei soggetti interessati, l’origine e tipi di dati personali trattati”, dei deputati e degli amministratori locali, ma anche le modalità di trattamento di questi dati.
L’istruttoria è ancora in corso e l’Inps, nella lettera inviata alla Camera, riferisce di aver sospeso ogni ulteriore attività di trattamento dei dati in questione. Tutto congelato fino all’esito dell’istruttoria del Garante. Si legge nella lettera che l’Istituto “sta valutando l’ipotesi di differire la decisione sull’ostensione o meno” dei dati all’esito delle determinazioni che verranno assunte dalla predetta Autorità ”. Tocca al Garante.
E il Pd, attraverso Debora Serracchiani, presidente di quella commissione Lavoro della Camera che si sta occupando del caso bonus, chiede che il Garante vada in Parlamento per spiegare le condizioni che ancora rendono impraticabile la comunicazione dei nominativi da parte dell’Inps. Gli ultimi due onorevoli del bonus sono per ora salvi.
(da “Huffingtonpost”)
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