PADOAN-RENZI: NON C’È L’INTESA SUL TAGLIO DELLE TASSE
IL PRIMO VORREBBE DARE I 10 MILIARDI TEORICI ALLE IMPRESE, IL SECONDO AI LAVORATORI SOTTO I 25.000 EURO LORDI DI REDDITO… PECCATO CHE I 10 MILIARDI NON CI SIANO
Accelerazioni e frenate. Chi tira da una parte e chi dall’altra, e in questo caso renziani da un lato e ministri economici dall’altro.
Nella maggioranza e nella stessa squadra di governo è in corso un braccio di ferro per decidere la platea alla quale destinare il corposo taglio del cuneo fiscale che dovrebbe essere pari a circa 10 miliardi.
Ai lavoratori o alle imprese? Irpef o Irap?
Due le ipotesi: destinare tutti i 10 miliardi agli sgravi ai lavoratori (probabilmente con un tetto di reddito fissato a 25mila euro) o ridurre di circa il 30% l’imposta regionale sulle attività produttive.
E se alla fine, per mettere d’accordo tutti, si decidesse di suddividerli a entrambi?
Ai renziani non dispiacerebbe destinare l’intera somma ai lavoratori, mentre i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico spingono per favorire le imprese. Fermo restando che l’esecutivo è ancora a caccia delle coperture e delle risorse a favore delle misure che dovrebbero essere varate mercoledì dal Consiglio dei ministri. Il condizionale è d’obbligo.
Non si sa se quattro giorni basteranno per sciogliere tutti i nodi e ai piani alti di Palazzo Chigi si respira scetticismo.
Bisogna vedere i costi e gli effetti che le norme possono avere, spiegano fonti governative, e capire quali possono essere le coperture.
Ciò che è certo è che queste sono ore di studio e che al momento tutte le ipotesi restano sul tavolo, anche quella di destinare i fondi sia ai lavoratori sia alle imprese. Pur di uscire dall’impasse.
Quest’ultima ipotesi era stata accantonata dopo che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un’intervista al Sole 24 Ore, aveva spiegato che sarebbe stato opportuno “concentrare tutto l’intervento in una direzione, tutto sulle imprese o tutto sui lavoratori”. Su questo punto il premier si sarebbe detto d’accordo. Ma, un attimo dopo, si è posto il problema della platea: motivo di discordia.
Secondo quanto riferiscono fonti di palazzo Chigi, quella di concentrare tutte le risorse sul taglio dell’Irpef sarebbe “solo una delle ipotesi in campo” e Renzi così come il sottosegretario Graziano Delrio, al momento, non ha preso una decisione poichè si starebbe ancora valutando la possibilità di intervenire sul carico fiscale che pesa sulle imprese.
In questa direzione spinge una parte dell’esecutivo, quella appunto che ha incarichi economici.
Sia il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, in sintonia con il ministro Padoan, sia il vice ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, chiedono infatti di puntare sul taglio dell’Irap. Ed è quest’ultimo che interviene con una nota ufficiale: “Concentrare tutte le risorse disponibili sul taglio dell’Irap è fondamentale per rimettere in moto la crescita e l’occupazione. Chiunque abbia mai messo piede in un’azienda — spiega – sa perfettamente che anche gli incentivi alle assunzioni funzionano solo se un’impresa è messa nelle condizioni di competere e investire, e oggi in Italia così non è”.
Ci limitiano a due considerazioni.
1) Destinare tale importo, facendo finta per un attimo che i 10 miliardi esistano davvero, a chi ha un reddito lordo sotto i 25.000 euro vorrebbe dire circa 80 euro in più in busta paga a chi ne guadagna meno di 1000 al mese.
Con i milioni di disoccupati che vi sono in Italia, ormai alla canna del gas, non sarebbe meglio destinarli a costoro o per favorire l’assunzione di giovani disoccupati?
2) Seconda verità : i presunti 10 miliardi che Renzi “promette” in realtà sono 7 (in quanto siamo a marzo) , di cui 3 già stanziati da Letta. Morale sono 4.
E dove si prendono? Dai soliti teorici tagli alle spese e, udite udite, dal famoso accordo con la Svizzera per il rientro dei capitali occultati. Quello di cui da almeno 5 anni hano parlato tre governi (Berlusconi, Monti e Letta).
Ma se evitassero di prenderci per i fondelli, no eh?
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