PATRICK ZAKI SARA’ SCARCERATO, ORDINATO IL RILASCIO IN VISTA DELL’UDIENZA DI FEBBRAIO
RESTANO LE ACCUSE A SUO CARICO… PATRICK IN AULA: “GRAZIE ITALIA”
Patrick Zaki sarà scarcerato, ma non assolto. Questo l’esito della terza udienza del processo a carico dello studente egiziano dell’università di Bologna sotto accusa per diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici e detenuto in carcere da 668 giorni.
Lo hanno riferito alcuni avvocati al termine dell’udienza a Mansura. Lo studente potrebbe essere liberato già oggi, anche se al momento non si hanno certezze.
Una legale dello studente egiziano ha però precisato che lo studente sarà prima trasferito da Mansura al carcere egiziano di Tora, dove era trattenuto precedentemente.
A Zaki, secondo quanto si apprende, non è stato imposto l’obbligo di firma in vista della prossima udienza, fissata il primo febbraio.
L’udienza di stamane era stata sospesa dopo appena 4 minuti perché l’avvocata del giovane studente, Hoda Nasrallah, che ne cura la difesa per conto della Ong Eipr, aveva chiesto di avere accesso a tutte le prove, i filmati e i verbali che fanno parte dell’inchiesta a carico dello studente egiziano.
L’avvocata, solo nell’udienza dello scorso 28 settembre, aveva ottenuto di poter accedere agli atti, quindi studiare i documenti per preparare la difesa.
Oggi però è arrivata un’ulteriore richiesta da parte del pool di legali dello studente egiziano. L’avvocata di Zaki ha richiesto in particolare di poter visionare le registrazioni di telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, i verbali redatti da un agente della Sicurezza nazionale e da uno della polizia, oltre a copie di verbali di un processo civile. L’avvocata ha chiesto anche di poter convocare un teste.
Zaki era in aula. “Bene, bene, grazie”, ha risposto dalla gabbia degli imputati, alzando il pollice verso un diplomatico italiano presente in aula che gli chiedeva come stesse. Il diplomatico ha potuto parlare con lui brevemente per rappresentargli la vicinanza delle istituzioni italiane e Patrick ha ringraziato per quello che l’Italia e l’Ambasciata stanno facendo per lui.
Anche il padre di Zaki, subito dopo l’annuncio della scarcerazione del figlio, ha ringraziato i due diplomatici italiani presenti a Mansura per l’impegno profuso dall’Italia al fine di ottenere questo risultato. “Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto”, ha detto George Zaki.
Zaki da due giorni era stato trasferito nel carcere di Mansura. “Si sta meglio a Tora, dove almeno c’è il bagno nella cella” ha fatto sapere una fonte egiziana informata sulle condizioni carcerarie al Cairo e nella città sul delta del Nilo.
“Qui a Mansura – ha aggiunto – dopo le quattro del pomeriggio si può usare solo il bugliolo, il secchio usato come latrina dentro la cella”.
Amnesty International, che da sempre lotta per la scarcerazione dello studente egiziano, ha commentato la notizia della scarcerazione. “Un enorme sospiro di sollievo perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi ad un provvedimento di assoluzione” ha dichiarato il portavoce Riccardo Noury.
“L’idea che Patrick possa trascorrere dopo 22 mesi una notte in un luogo diverso dalla prigione ci emoziona e ci riempie di gioia. In oltre dieci piazze italiane questa sera scenderemo con uno stato d’animo diverso dal solito e più ottimista”. In questi giorni Amnesty aveva organizzato in cinquanta piazze italiane manifestazioni di sostegno per lo studente.
Zaki è stato arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook.
Secondo le carte, infatti, contro Patrick ci sono sei capi d’accusa. Tre sono quelli originari, che si possono riassumere nella formula di diffusione di notizie dannose contro lo Stato egiziano via Internet. Uno è stato aggiunto nei mesi scorsi, senza alcuna notifica: essere membro di un gruppo terroristico.
Gli ultimi due sono quelli relativi all’articolo scritto nel 2019 sulla situazione dei copti in Egitto e pubblicato dalla rivista on line Darraj: diffusione di notizie false all’interno del Paese e all’esterno. Il rinvio a giudizio è avvenuto proprio per questi capi d’accusa e solo di questi ultimi Patrick era chiamato a rispondere a Mansoura. Il ricercatore ora sarà scarcerato, ma i capi d’accusa rimangono.
(da agenzie)
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