SALVINI E LA BUFALA DELLA LEGGE ELETTORALE DA FARE “TRAMITE REFERENDUM”
PERCHE’ IL PIANO DI SALVINI NON FUNZIONA
Oggi Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea degli amministratori locali della Lega a Milano, ha raccontato qual è il suo piano per fermare la legge proporzionale che il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico potrebbero approvare prima della fine della legislatura.
Il piano di Salvini è semplice ma delirante, quantomeno secondo l’illustrazione che ne ha fatto oggi.
Salvini propone che cinque Regioni approvino a maggioranza assoluta “entro settembre” la proposta di un referendum abrogativo della parte proporzionale dell’attuale legge elettorale, lasciando la parte maggioritaria.
L’obiettivo, ha spiegato, è”avere un sistema elettorale completamente maggioritario chi prende un voto in più vince, anche con l’indicazione del candidato premier”.
“Il quesito è già pronto”, ha sostenuto. Poi è andato ancora più nello specifico: “Vogliamo una legge elettorale totalmente maggioritaria, diciamo all’inglese, con 630 collegi in cui si eleggono i parlamentari. La gente così conosce nomi e cognomi, e si governa. Lunedì vi faremo avere il quesito”.
A chi gli ha chiesto se vuole inserire anche il vincolo di mandato, replica: “Per quello serve una riforma costituzionale”.
Salvini insomma propone più o meno un sistema inglese, non rendendosi conto che in una situazione di tripolarismo come quella fotografata alle elezioni politiche 2018 non è assolutamente detto che questa porti a un vincitore “la sera delle elezioni”, come si ama spesso ripetere.
Ma il piano di Salvini non funziona per una serie di motivi .
In primo luogo il leader della Lega pare non essersi ancora reso conto che la legge per la riduzione dei parlamentari porterà a cambiare i numeri e quindi è inutile fare il conto sui 630 deputati attuali.
In secondo luogo, anche se vincesse questo fantomatico referendum che le regioni dovrebbero chiedere, nulla vieterebbe al parlamento di cambiare la legge elettorale su base proporzionale.
Ma soprattutto, Salvini pare non rendersi conto che uno scenario di referendum in cui saranno tutti contro uno — e non c’è dubbio che nell’occasione non troverebbe certo l’intero appoggio del centrodestra per una proposta di riforma del genere — ha già visto uno sconfitto eccellente: l’altro Matteo, ovvero Renzi.
Salvini rischia di andare a impelagarsi in un’impresa troppo grande per lui, anche perchè i partiti della sua alleanza raggiungono sì attualmente una percentuale di voti ragguardevole, ma questa non arriva al 51%: l’impresa sarebbe piuttosto rischiosa. Infine, Salvini dovrebbe ricordare che il maggioritario nella versione da lui proposta — con alcuni correttivi — è stato già sperimentato in Italia: chi lo ha proposto (Mario Segni) ha fatto una brutta fine elettorale, mentre la stabilità auspicata non è mai stata raggiunta.
Quello di Salvini sembra il piano di un kamikaze che intende dare una spallata “popolare” alla legislatura che scade nel 2023 (e il semestre bianco che renderà impossibile sciogliere le camere inizia da agosto 2022).
Ma i kamikaze di solito fanno una brutta fine.
(da “NextQuotidiano”)
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