TAP, FALDA INQUINATA SOTTO IL CANTIERE DI MELENDUGNO: TRE INDAGATI E DOCUMENTAZIONE SEQUESTRATA
RILEVATO LO SFORAMENTO DEI LIMITI DI MANGANESE, NICHEL, ARSENICO E CROMO ESAVALENTE… C’E’ IL MANAGER DELLA SOCIETA’ TAP
I carabinieri del Noe hanno sequestrato una parte consistente della documentazione riguardante la realizzazione del gasdotto Tap nelle sedi legali e operative di Melendugno, Lecce e Roma.
Tre persone risultano inoltre indagate nell’inchiesta sul presunto inquinamento della falda aperto dalla Procura di Lecce
Si tratta di Clara Risso, legale rappresentante di Tap Italia, Michele Elia, country manager della società e Gabriele Paolo Lanza, project manager di Tap in carica dal 15 marzo scorso. L’ipotesi di reato è scarico abusivo contenente elementi inquinanti
L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Noe di Lecce, Roma e Milano, che hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro della Procura di Lecce nell’ambito del procedimento penale aperto sulla realizzazione del gasdotto Tap
Il decreto ha riguardato nello specifico la perquisizione delle sedi legali, operative, uffici e cantieri della società Trans Adrtiatc Pipeline Spa tra Melendugno, Roma e Lecce, mentre a Villafranca padovana è stata perquisita la sede del laboratorio di analisi SGS Italia S.p.A., il centro di analisi utilizzato dalla multinazionale per le indagini ambientali sui vari cantieri dell’opera
E’ stata sequestrata una corposa documentazione anche su supporto informatico e in particolare tutti i rapporti di prova analisi e altri documenti dal novembre 2017 ad oggi collegati ai campionamenti effettuati sulle acque di falda sottostanti il cantiere Tap in località San Basilio di Melendugno.
Dalle indagini condotte dal Noe e da Arpa Puglia era stato infatti riscontrato il superamento della concentrazione della soglia di Comp di contaminazione di alcuni parametri tra i quali il cromo esavalente
L’inchiesta che ha portato al sequestro della documentazione sulla realizzazione del gasdotto Tap nasce dopo che il sindaco di Melendugno, Marco Potì, nel luglio scorso, aveva emesso una ordinanza di divieto di prelievo dell’acqua dai pozzi dell’area del cantiere, in località San Basilio.
Era stata infatti accertato lo sforamento dei limiti di alcune sostanze pericolose come manganese, nichel, arsenico e cromo esavalente, la cui presenza era stata riscontrata in quantitativi superiori alla norma, così come si evinceva dai regolari controlli effettuati da Tap
L’azienda – sempre secondo quanto veniva sottolineato nell’ordinanza del sindaco – non avrebbe impermeabilizzato l’area di cantiere come previsto nella prescrizione A36 e A55 della Via, causando la dispersione in falda delle sostanze pericolose.
(da Globalist)
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