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MEDICI SENZA FRONTIERE E UNICEF DENUNCIANO L’ACCORDO CRIMINALE DELLA UE: “CON QUESTO CODICE DI CONDOTTA PER MOLTI PROFUGHI SAREBBE MORTE CERTA”

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

LA COMMISSIONE EUROPEA BOCCIA MINNITI SULLA “PRESENZA A BORDO DELLE NAVI DELLE ONG DI PUBBLICI UFFICIALI”: SOLO SU RICHIESTA E DEVONO ESSERE DEL PAESE DI CUI BATTE BANDIERA LA NAVE… IL GOVERNO DEI CACASOTTO SI RIMANGIA L’IPOTESI DEI VISTI UMANITARI

“Se questo Codice di condotta fosse attuato, ci sarebbero meno navi disponibili nell’area di ricerca e soccorso, e quindi si potrebbero condannare le persone in pericolo nel Mediterraneo a una morte certa”.
L’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere, presente davanti alle acque libiche con la nave Vos Prudence, affida a una nota il commento alla notizia riportata da Repubblica sull’introduzione, nella nuova bozza del Codice, delle “contromisure” da adottare nei confronti delle Ong che si rifiutino di sottoscriverlo.
Tra queste, oltre alle ispezioni a bordo e alla richiesta di certificazioni sulle attività  di recupero in mare dei profughi, anche la possibilità  come extrema ratio per le autorità  italiane di non consentire lo sbarco nei porti nazionali.
“Il nuovo codice di comportamento per le ong che salvano migranti in mare potrebbe mettere a rischio la “vita dei bambini” perchè quando si sposta l’accento sulla sicurezza si rischia di creare “ostacoli ai soccorsi”: da New York l’Unicef ammonisce il governo italiano. Senza mezzi termini
“Ancora non siamo stati contattati”, ribadiscono dal quartier generale Msf.
Su un punto ci tengono però a precisare: “Dall’inizio delle nostre operazioni di ricerca e soccorso, abbiamo seguito rigorosamente tutte le leggi internazionali, nazionali e marittime applicabili così come la Carta dei Principi di MSF, basata sull’etica medica e sui principi umanitari. Ciò detto, rifiuteremo qualsiasi misura che potrebbe aggiungere ulteriori restrizioni alla già  sovraccarica capacità  di salvare vite nel Mediterraneo o che mirano a nascondere la sofferenza delle persone disperate in Libia”.
Più o meno sulla stessa linea Moas, che attraverso il portavoce Gordon Watson fa sapere di essere “in attesa di capire come si svilupperanno i fatti e di ricevere una comunicazione formale dalle autorità  per discuterne con loro”.
Il Codice sarà  finalizzato dall’Italia “dopo aver consultato le Ong”, dichiara la portavoce della Commissione, Natasha Bertaud.
“La situazione non è cambiata. L’Italia ha consultato la Commissione e noi abbiamo fornito i nostri pareri legali. Tocca all’Italia adottare definitivamente il Codice, di concerto con l’esecutivo comunitario e le Ong”.
Il codice, aggiunge, “è opera dell’Italia. Ma si adatta al piano di azione della Commissione su come supportare l’Italia a gestire i flussi di migranti nel Mediterraneo Centrale, dopo la conclusione del vertice di Tallinn, dove i ministri degli Interni hanno sostenuto l’idea di questo codice di condotta, redatto dall’Italia, consultando la Commissione e le Ong”.
Agli inizi della prossima settimana saranno convocate al Viminale con i rappresentanti della Farnesina e della Guardia Costiera. Lì dovranno decidere: se non firmano le nuove regole, non sbarcano nei porti italiani.
La strategia criminale del governo è che ostacolando chi salva vite umane si limitino gli aiuti e i salvataggi in mare e gli arrivi in Italia. Ma il cartellino giallo dell’Unicef lascia intendere che la strada intrapresa non è senza ostacoli. Anzi.
Secondo una fonte citata dall’agenzia stampa Agi, l’esecutivo comunitario ha chiesto all’Italia di modificare la parte sulla presenza a bordo delle imbarcazioni di pubblici ufficiali.
La presenza “non deve essere permanente” ma “su richiesta”, spiega la fonte. Inoltre, i pubblici ufficiali abilitati a fare le “ispezioni” devono essere del Paese di cui batte bandiera la nave. La Commissione, infine, si aspetta che le Ong che sottoscrivono il Codice “abbiano la certezza” di poter sbarcare i migranti nei porti italiani.
La cosa sconcia è che la determinazione dimostrata nei confronti delle Ong non è equilibrata da altrettanta durezza nell’approccio verso l’Unione Europea.
Oggi tramonta anche l’ipotesi, proposta dal viceministro agli Esteri Mario Giro, di sfornare visti temporanei umanitari per alleggerire la pressione dei migranti nel Belpaese e consentire loro di espatriare a nord Europa.
E’ bastato un sussulto dell’Austria che minaccia di chiudere il Brennero per mollare la presa. “L’Austria non si preoccupi — dice Giro ad Huffpost – non abbiamo intenzione di fare come Maroni nel 2011: quello fu un atto unilaterale preso dall’Ue come una furbata. Oggi non lo rifaremo”.
Forti coi deboli e deboli coi forti.

(da agenzie)

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POLITICI INCAPACI? SONO LO SPECCHIO DI NOI MISERABILI ELETTORI

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

COME PRETENDERE CHE DAL FANGO IN CUI SIAMO IMPANTANATI E CHE NON BONIFICHIAMO SIA POSSIBILE EMERGERE CANDIDI

Come pretendere che dal fango in cui siamo atavicamente impantanati e che non bonifichiamo con fermezza sia possibile emergere miracolosamente candidi.
Quanto straripante è l’ignoranza individuale per carenza patologica di istruzione, nutrito il menefreghismo sociale, latitante il civismo, il disprezzo per il bene comune, la disonestà  sistematica e patologico il familismo amorale, tanto maggiore è la putrescenza della comunità  di cui si è parte.
Virulente malattie sociali che degenerando oltre i limiti dell’eccezione divengono regolare cancrena, finendo parallelamente nelle istituzioni contagiandole attraverso i loro rappresentanti reclutati nello stesso terreno culturalmente infetto.
Giocoforza se la spregevolezza individuale, l’inettitudine mentale e il dilettantismo professionale diventano marchi di fabbrica, meriti orgogliosamente esibiti e spesso qualifiche di selezione servile, utili a discriminare e lievitare carriere, che non si arricchiscono in ragione di competenze, eccellenze o titoli dei candidati, bensì in ragione della loro adattabilità  morale e ottusità  intellettuale, allora oltre ogni ragionevole dubbio lo sfacelo di una democrazia è servito e inevitabile.
Si può solo scavare tra le macerie per salvare il salvabile.
La democrazia nasce dal basso; essa è il suo popolo. E lo stato di salute in cui versa è specularmente quello del corpo sociale che la caratterizza.
Essa prospera solo in virtù della qualità  etiche dei propri cittadini, attraverso il loro impegno, per mezzo della loro partecipazione e grazie alle loro competenze alla luce della consapevolezza del valore della propria cittadinanza, della propria libertà  in quanto Uomini e Cittadini e della responsabilità  che tale ruolo richiede, dei propri diritti e degli speculari doveri, governanti anzitutto di se stessi con l’esempio e l’onestà .
Ci si governa da sè con piccoli gesti quotidiani attraverso l’impegno nella formazione, la dedizione nel lavoro, il rispetto per il valore fondativo della Legge e dell’Altro; curando il territorio, denunciando il malaffare, ogni abuso di potere che minaccia la qualità  del bene pubblico, stigmatizzando la corruzione, la vigliaccheria morale e la delinquenza di chi con il proprio agire minaccia ciò che è pubblico e comune con sdegno verso ogni forma di civiltà  e giustizia.
Se in Italia siamo ancora affetti da gattopardismo non è certo principalmente a causa dei personaggi da cabaret che scegliamo come governanti, spesso palesemente miserabili nel loro più volgare squallore sia umano che istituzionale — comunemente indaffarati in patetiche esibizioni di melodrammatica nullità  oltraggiosamente definita “politica”, orientata alla spartizione di incarichi e bottini o ad evitare galere a forza di legislazioni personalizzate — ma essenzialmente del popolo o almeno della sua parte culturalmente deviata.
I veri governanti siamo noi. Chi ci “rappresenta” istituzionalmente altro non è nella fattispecie che l’immagine di noi stessi, quella di cui ci vergogniamo riflessa nello specchio delle nostra povertà  intellettuale e morale.
I miserabili siamo noi e dalla nostra miseria tiriamo fuori il peggio che servilmente quanto spudoratamente accettiamo e alimentiamo.
Come pretendere che dal fango in cui siamo atavicamente impantanati e che non bonifichiamo con fermezza sia possibile emergere miracolosamente candidi.
Nel Paese in cui le colpe sono sempre altrui si continua ostinatamente a predicare dal pulpito delle vittime, mostrando solerti la propria immaturità  civile fino al paradosso sperando in reiterate assoluzioni.
Se non fossimo causa dei nostri stessi malanni, perchè chi è mentalmente normodotato e moralmente in regola coi sensi di colpa si trova lustro per lustro, quasi fosse una condanna, governato da una marmaglia indegna di criminali conclamati e pagliacci che inevitabilmente a causa degli loro evidenti limiti minano la sicurezza e la stabilità  della Repubblica accelerando la sua distruzione.
E gli altri qui, immobili, in attesa dello scoppio come prima dei fuochi della sagra del Santo in Carrozza che fa tanto Vaticano.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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COME HANNO FREGATO I FRANCESI: CENTO PROFUGHI RIESCONO AD ARRIVARE A NIZZA E A CHIEDERE ASILO POLITICO

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

PARTITI DALL’ENTROTERRA DI VENTIMIGLIA MA SUL VERSANTE FRANCESE DELLA VAL ROYA IN TRENO CON LA REGIA DI “ROYA CITOYENNE” DI CEDRIC HERROU… NON POSSONO ESSERE RESPINTI IN ITALIA

Oltre cento migranti partiti dalla stazione ferroviaria di Breil-sur-Roya, sul versante francese della val Roya, nell’entroterra di Ventimiglia, hanno raggiunto in treno, stamani, Nizza, per presentare domanda di asilo politico.
La «spedizione» è stata organizzata dall’associazione «Roya Citoyenne», che fa capo all’attivista Cedric Herrou che nei mesi scorsi per la sua attività  finì sotto processo e il tribunale di Nizza lo condannò a una pena pecuniaria di 3000 euro, dando luogo a un precedente: quello dei passeur solidali.
Anche in passato ci sono stati altri viaggi di questo genere.
I richiedenti asilo, che sono stati accompagnati presso gli uffici di boulevard Francois-Grosso, dove hanno potuto presentare il dossier, potranno restare in Francia per il tempo necessario alla valutazione della domanda.
Ma è difficile che venga accettata perchè la Francia potrebbe eccepire il fatto che la richiesta doveva essere presentata nel primo Paese di approdo, quindi l’Italia.
Inoltre ci sono casi in cui analoga richiesta era già  stata presentata in altri Paesi e, dunque, non può essere accolta una seconda volta.
Qualora la domanda non venga accettata, i richiedenti dovranno essere respinti, ma non con la normale riammissione in Italia.
In questo caso, è necessaria una procedura più articolata prevista dal Trattato di Dublino.

(da “il Secolo XIX”)

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“IL DRAMMA C’E’, VE LO FACCIAMO VEDERE ANCHE DURANTE I MONDIALI DI NUOTO, INUTILE CHE VI GIRATE DALL’ALTRA PARTE”

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

PARLA IL COMPOSITORE DE “L’URLO DI LAMPEDUSA”, COLONNA SONORA DELL’ORO DELL’ITALIA NEL NUOTO SINCRONIZZATO AI MONDIALI DI BUDAPEST

Inatteso e insperato, il primo oro italiano ai Mondiali di nuoto arriva dal duo misto di nuoto sincronizzato — specialità  nella quale l’Italia non aveva mai vinto un titolo — grazie a Giorgio Minisini e Manila Flamini.
La coppia azzurra è riuscita a battere la Russia e gli Stati Uniti con un esercizio che — al di là  dell’esecuzione tecnica — è risultato assai attuale e intenso per il tema proposto: A scream from Lampedusa.
Curato da Michele Braga con la coreografia di Anastasija Ermakova, “L’urlo da Lampedusa” interpretato da Minsini e Flamini ha portato in acqua il dramma e la speranza di tante famiglie che ogni giorno fuggono da guerra, fame e persecuzioni politiche e religiose.
I due azzurri hanno incantato in una prova che è valsa un 90.2979, maggiore di tre centesimi rispetto ai russi e decisamente migliore dell’87.6682 raccolto dagli Stati Uniti.
Il compositore del brano eseguito da Minisini e Flamini ha spiegato all’Adnkronos come è nata la musica dedicata agli sbarchi sull’isola di Lampedusa: “Era appena affondato l’ennesimo barcone pieno di uomini, donne e bambini, e molti erano morti — racconta Braga ricostruendo i giorni in cui ha partorito l’idea — Sapevamo che dare un contenuto sociale e politico poteva essere anche sbagliato a livello strategico in una competizione sportiva, ma ci abbiamo provato lo stesso, anche per battere un colpo nella comunità  internazionale, per dire: “Il dramma c’è, ve lo facciamo vedere anche durante i mondiali di nuoto, è inutile che vi girate dall’altra parte”. Questo era un po’ il senso”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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GIOVANI CHE NON HANNO E NON CERCANO LAVORO: L’ITALIA PRIMA IN EUROPA

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

DA NOI SONO IL 19,9% CONTRO UNA MEDIA EUROPEA DELL’11,5%

Un Paese dove il numero di lavoratori autonomi è fra i più alti d’Europa (più del 22,6%), i giovani fra 15 e 24 anni che non hanno e non cercano lavoro (i cosiddetti Neet) toccano il record Ue del 19,9% (la media europea è 11,5%), la differenza fra uomini e donne che lavorano è al 20,1%, e il numero di persone che vivono in condizioni di povertà  estrema (11,9%) è aumentato fra 2015 e 2016, unico caso in Ue con Estonia e Romania.
È la fotografia dell’Italia offerta dall’indagine 2017 sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) pubblicata dalla Commissione.
Il report evidenzia non solo le difficoltà  che i giovani incontrano nell’affacciarsi al mondo del lavoro, ma anche tutte le conseguenze che questo comporta.
Nel 2016, la disoccupazione fra i 15 e i 24 anni è stata al 37,8%, in calo rispetto al 40,3% del 2015, ma comunque la terza in Europa dopo Grecia (47,3%) e Spagna (44,4%).
Chi riesce a trovare un lavoro, invece, in più del 15% dei casi ha contratti atipici (fra i 25 e i 39 anni, nel Regno Unito è meno del 5%, dati 2014), è “considerevolmente più a rischio precarietà “, e se ha meno di 30 anni guadagna in media meno del 60% di un lavoratore ultrasessantenne.
Ne consegue che i giovani italiani escono dal nido familiare e fanno figli fra i 31 e i 32 anni, più tardi rispetto a una decina di anni fa e molto dopo la media Ue, che si arresta intorno ai 26 anni.

(da “Huffingtonpost”)

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BERLUSCONI E L’ESTATE DI VILLA CERTOSA: PRONTO L’ASSALTO DI CHI CERCA UN SEGGIO

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

VOCI DI VENDITA DELLA SUA CASA IN SARDEGNA

«Siamo pronti a gestire l’emergenza», scherzano nella cerchia ristretta di Silvio Berlusconi. Perchè «qua, quest’estate, rischiamo gli sbarchi di massa di tutti quelli che vorranno essere candidati o ricandidati».
Il «qua» in questione è Villa Certosa. Che, nell’estate del 2017, come ogni estate pre-elettorale che si rispetti, si prepara all’esodo di massa degli azzurri di ogni ordine e grado che sognano un posto al sole del Parlamento italiano.
E che per coronarlo, il sogno, si spingeranno sull’isola per incrociare la propria volontà  con la benevolenza del «Capo».
Tutto questo succede mentre sulla residenza estiva dell’ex premier tornano a circolare le voci di una cessione imminente.
Un tema antico, che torna ciclicamente ogni paio d’anni. Con la differenza che, stavolta, Berlusconi avrebbe davvero incontrato, pochi giorni fa, un nuovo compratore arabo.
«Se puoi sognarlo puoi farlo»
Vendita o non vendita, che comunque si materializzerebbe in un futuro non certo immediato, l’inaugurazione della lunga estate di Villa Certosa – a mo’ di antipasto dell’esodo di massa previsto dalla fine di luglio in poi – è stata celebrata ufficialmente l’altro ieri.
Quando una torta a cinque piani – uno per ogni classico Disney scelto tra i preferiti della festeggiata, da La Bella e la Bestia a La spada nella roccia, passando per La carica dei 101 e Peter Pan – ha fatto da sfondo alle foto ricordo per il compleanno di Francesca Pascale, che ha posato di fronte a una scritta di panna che ben si sposava con i migliori auspici del futuro politico del fidanzato: «Se puoi sognarlo puoi farlo».
Le ultime due estati
E dire che le ultime due estati alla Certosa, specchio fedele delle contemporanee fortune o sfortune (politiche e non) del suo proprietario, erano state decisamente sottotono.
L’anno scorso, il Berlusconi che arrivava in Sardegna era reduce dall’operazione al cuore e salvo le visite di qualche amico, come Flavio Briatore, la residenza era stata dichiarata off limits.
Due anni fa, invece, lo scenario era stato forse ancor più malinconico. Visite ridotte all’osso, giusto qualche ex transfuga del partito di Angelino Alfano che sognava un biglietto di ritorno verso l’antica casa.
In villa spuntarono prima Renato Schifani e poi Nunzia De Girolamo. Poi toccò al neosenatore Michele Boccardi, appena subentrato in Senato al defunto Donato Bruno, che si era precipitato in Sardegna per marcare le distanze dal suo vecchio capocorrente Raffaele Fitto e per giurare fedeltà  al berlusconismo ortodosso.
E che tornò raccontando agli amici di aver visto, dentro quella casa, «cose da pazzi», compresa una rissa scoppiata a tavola tra due deputate azzurre.
«Girare il male in bene»
Tutto questo, oggi, sembra lontano anni luce. «Vedrete il traffico che ci sarà  quest’anno con Berlusconi di nuovo in sella», è il ritornello della grande vigilia.
Un habituè della villa racconta come, di solito, fior di peones azzurri riescano a superare il fuoco di sbarramento dell’ingresso.
«La maggior parte di loro non è mica attesa. Fanno così, prenotano le loro vacanze nei dintorni di Porto Rotondo e si attaccano al telefono per farsi passare il padrone di casa con la scusa di salutarlo. Una volta che riescono a parlargli e gli dicono “sa, sono in vacanza a pochi chilometri da lei”. E Berlusconi risponde con l’invito a pranzo…». Perchè è nel dna della villa, così come in quello del suo proprietario, trasformare «il male in bene».
Disse proprio così, una volta, Gianni Gamondi, l’architetto di fiducia dell’ex premier. «Girare il male in bene».
E raccontò di quando «una notte si è bruciata una valle del parco della Certosa e io ero disperato. Non si è potuta salvare anche perchè non c’era l’acqua e i pompieri non sapevano come fare. Allora lui mi ha fatto fare un lago. Un lago di ventimila metri, mica una piscina. Così ora abbiamo l’acqua e abbiamo salvato la visuale della valle». Il «lui» in questione era Berlusconi, ovviamente.

(da “La Stampa”)

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PER DI MAIO “ANCHE LUCA BONESCHI PRENDE IL VITALIZIO DI 3.000 EURO”, MA E’ MORTO UN ANNO FA

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

L’ENNESIMA FIGURA PIETOSA DEL FUORICORSO CINQUESTELLE

“Un certo Boneschi, dopo un giorno in Parlamento”, riceve “3.108 euro al mese di vitalizio”.
Ma l’esponente del Partito Radicale, eletto il 12 maggio 1982 nella VIII legislatura con i Radicali e dimessosi il giorno dopo l’elezione, è morto il 13 ottobre 2016.
A incappare (per due volte) nella gaffe è stato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, M5s: prima in una conferenza stampa indetta in mattinata dal gruppo del Movimento 5 stelle a Montecitorio, poi in una diretta facebook trasmessa sul suo profilo.
In entrambe le occasioni, Di Maio ha fatto l’elenco dei parlamentari che percepiscono il vitalizio per denunciare questo “privilegio da Medioevo”
C’è quindi anche Boneschi tra i parlamentari citati dai 5 Stelle come percettori di vitalizi.
Luca Boneschi, avvocato e a lungo militante nel Partito Radicale, deceduto però ad ottobre del 2016. Nelle cronache parlamentari è noto per essere il deputato rimasto in carica per meno tempo: eletto il 12 maggio 1982 in sostituzione del dimissionario Marcello Crivellini aveva presentato le proprie dimissioni dall’incarico, accettate dall’Aula, il giorno successivo.
E si dimise per difendere la famiglia di Giorgiana Masi, la diciottenne uccisa nel 1977 con un colpo di pistola a Roma, sul Ponte Garibaldi, durante gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine.
Boneschi si dimise e rinunciò all’immunità  parlamentare dopo essere stato denunciato dal giudice istruttore che aveva disposto l’archiviazione del processo sulla morte della giovane Giorgiana, perchè ritenutosi diffamato.
Boneschi ripeterà  in seguito di essere l’unico “imputato” per la morte della Masi, sulla quale la giustizia non ha mai fatto luce.

(da agenzie)

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SERVIZI SEGRETI CURDI: “AL BAGHDADI E’ VIVO ED E’ A RAQQA, CI SONO LE PROVE”

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

LA NOTIZIA DIFFUSA DA LAHUR TALABANY, DIRETTORE DELLA INTELLIGENCE CURDA

“Abu Bakr Al Baghdadi è vivo, abbiamo le informazioni che lo provano”. I servizi curdi aggiungono un nuovo tassello alla ridda di ipotesi scatenatasi attorno alle sorti del leader dello Stato islamico.
Secondo Lahur Talabany, direttore dell’agenzia Zanyari, servizio di intelligence nella regione del Kurdistan, il sedicente Califfo non sarebbe quindi morto in un bombardamento russo lo scorso 28 maggio vicino a Raqqa, come affermato dal ministero della Difesa di Mosca il 16 giugno, ma si trova nella città  assediata dalle forze curde.
Gli Stati Uniti avevano già  spiegato di non aver le prove dell’uccisione del leader dello Stato islamico: “Il nostro approccio è considerarlo vivo sino a prova contraria e ora non posso provare che non lo sia”, aveva detto il segretario alla Difesa americano, James Mattis.
“Non dimentichiamo che le sue radici risalgono al periodo di Al Qaeda in Iraq. Ha anni di esperienza in clandestinità , sa come nascondersi dai servizi segreti, sa cosa sta facendo”, spiega ancora a Reuters Talabany, secondo il quale “il territorio controllato, ancora oggi, dall’Isis è un territorio molto difficile. Non è ancora la fine per lo Stato Islamico, anche se hanno perso quasi tutta Mosul e sono vicini a perdere anche Raqqa”.
L’11 luglio, all’indomani della caduta di Mosul, erano arrivate nuove voci sulla morte di Al Baghdadi dalla tv irachena al-Sumaria (che citava fonti interne all’Isis).
Oggi sono emerse invece due testimonianze in senso opposto: anche il capo dell’intelligence irachena, Abu Ali al Basri, ha detto di ritenere che il leader dell’Isis sia vivo e si trovi in Siria. E pure i servizi di sicurezza russi sono tornati sui loro passi, sostenendo di non avere “informazioni precise”.
“I nostri servizi stanno verificando” se Al Baghdadi sia ancora vivo, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov. Che ha aggiunto: “Arrivano informazioni contraddittorie. I nostri servizi le stanno verificando”.
L’ultima prova di vita del terrorista risale a novembre, quando l’Isis pubblicò un suo presunto messaggio audio. Ma l’autenticità  dell’audio non fu confermata.
Inoltre a novembre scorso il governatore della provincia irachena di Ninive, Nofal Hamadi al Sultan, aveva riferito che Al Baghdadi era fuggito da Mosul, ma non ne aveva precisato la destinazione.

(da agenzie)

argomento: Esteri | Commenta »

I CONTI IN ROSSO DEI PARTITI ITALIANI: L’INCASSO DEI TESSERATI DI SALVINI SCENDE DA 880.000 EURO A 8.000

Luglio 17th, 2017 Riccardo Fucile

TREDICI MILIONI DI PASSIVO IN SEI PARTITI… SE GLI ISCRITTI DELLA LEGA SONO CALATI DEL 99% IN UN ANNO, CHI HA VOTATO ALLORA ALLE PRESUNTE PRIMARIE ? DOVE SONO GLI ISCRITTI?

I conti 2016 delle sei principali formazioni parlamentari italiane sono andati in archivio con un passivo di 13 milioni, portando a 200 milioni il buco della politica nazionale negli ultimi sette anni.
I rimborsi elettorali — ovvero i contributi a carico dei contribuenti — sono scesi dai 290 milioni del 2010 ai 7 del 2016.
E ora che sono azzerati, la strada per far quadrare i bilanci è ancora più in salita. Un’infografica di Repubblica a corredo di un articolo di Ettore Livini ci spiega che nel 2016 il Partito Democratico, il cui bilancio è in rosso di 9 milioni, ha ricevuto tre milioni e 445mila euro di contributi di Stato, 6,4 milioni di euro dal 2 per mille e 8,1 milioni dalle erogazioni individuali; Forza Italia ha invece ha ricevuto 1,7 milioni di euro di contributi di Stato e 767 mila euro dal due per mille, mentre le erogazioni individuali sono arrivate a 1,5 milioni di euro: anche il partito di Berlusconi ha un rosso di 1,45 milioni di euro.
Ma il partito di Berlusconi ha un’esposizione di 100 milioni (91 li deve proprio a Silvio) e lo scorso anno ha subito diversi pignoramenti.
I costi sono stati tagliati del 30% grazie a una procedura di licenziamento collettiva per 69 persone e al cambio di sede. E non è bastato.
Berlusconi ha dovuto garantire in pegno 3 milioni in titoli per ottenere un prestito e non chiudere baracca.
Meno marcato lo sbilancio di Lega e SEL (il partito di Salvini intasca anche 1,4 milioni di euro dal 2 per mille: nei contributi supera Forza Italia e arriva secondo dopo il PD) mentre Fratelli d’Italia e NCD hanno i conti in attivo.
Spiega Livini:
La svolta “sovranista” del Carroccio ha frenato l’entusiasmo dei militanti padani: i contributi da manifestazioni sono crollati da 1,6 milioni a 20 mila euro, il tesseramento ha reso 8 mila euro contro le 880 mila del 2015.
E il buon risultato del 2 per mille, con gli incassi saliti da 1,1 a 1,4 milioni, non è bastato a colmare questi vuoti.
Le entrate fiscali testimoniano la diversificazione geografica della base della Lega: 58 mila euro arrivano dalla Lombardia, 28 mila dal Veneto 3.249 euro sono arrivati dal Lazio e 1.032 dalla Sicilia. In Lucania, invece, sono stati raccolti solo 64 euro.
E i 5 Stelle?
Il Movimento 5 Stelle non ha mai ricevuto rimborsi elettorali e non pubblica alcun bilancio che certifichi entrate e uscite.
I pentastellati calcolano in 42 milioni i finanziamenti pubblici cui avrebbero rinunciato e grazie alla scelta di devolvere metà  dello stipendio e diaria non rendicontata hanno messo a disposizione del microcredito perle piccole imprese 20 milioni di euro e versato nel fondo di ammortamento del debito pubblico 1,6 milioni.
Per il resto bisogna fidarsi della parola di Beppe Grillo e di Davide Casaleggio e di pochi scarnissimi documenti depositati.
L’associazione Rousseau ha gestito nel corso del 2016 donazioni per 405 mila euro. L’Associazione Movimento 5 Stelle — gestita dall’ex-comico con il nipote e il commercialista di famiglia — è una scatola vuota. Zero dipendenti, una sola donazione da 500 euro e attività  limitata per ora alla contabilità  propria, chiusa con un passivo di 5 mila euro.

(da “NextQuotidiano”)

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