Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile
GIOACCHINO BARRACO POTREBBE ENTRARE A PALAZZO DEI NORMANNI DOPO CHE GIULIA AMATO, PASSATA ALL’UDC, E’ STATA ELETTA SINDACO DI MARSALA
Lo votarono in sessantacinque, non oltre la soglia familiare e degli amici più intimi, ora rischia di diventare deputato all’assemblea regionale siciliana nelle fila del Pdl, dopo che Giulia Adamo, nel frattempo passata nel partito di Casini, è stata eletta sindaco di Marsala, apripista in Sicilia dell’alleanza Pd-Udc.
Ragioniere di mestiere, e miracolato di fatto, Gioacchino Salvatore Barraco, già consigliere comunale dal 2001 al 2006, ”rischia” perchè la Adamo, cui la legge sulla incompatibilità delle cariche impone di scegliere, non ha ancora deciso: ”Ho sei mesi di tempo — dice il neo sindaco — e rifletterò insieme al mio partito. Del resto ad ottobre si va a votare”.
Quella di Barraco è una storia di favori e trasformismi; il ragioniere si candidò, disse, per “fare un favore a Giulia Adamo”, che tra mille difficoltà stava mettendo in piedi la lista Pdl a Trapani per le regionali del 2008: a metterle i bastoni tra le ruote, racconta un blog trapanese, l’altro big del Pdl locale, l’ex sottosegretario Tonino D’Alì, che il giorno di presentazione delle lista non consegnò alcun nome nel tentativo di far saltare la lista, sabotando l’elezione della Adamo.
Lei si aggrappò al telefono riuscendo a convincere a candidarsi, oltre Barraco, anche Filippo Rapallo, che ottenne 77 voti.
Con cinque candidati e oltre 24 mila voti, il Pdl portò all’Ars tre deputati, tutti protagonisti di un veloce cambio di casacca: la Adamo finì con Casini, Livio Marrocco e Tony Scilla approdarono al Fli.
Così, visto che nel frattempo Rapallo è passato a miglior vita, Gioacchino Barraco, dall’ultimo posto di quella lista, oggi immagina la sua prossima busta paga a palazzo dei Normanni: quasi quindicimila euro, tra stipendio e benefit, più alta di quella messa in tasca ogni mese da Barack Obama.
I conti sono presto fatti: all’indennità parlamentare di 5.250 euro netti (che non comprende il contributo per il “supporto all’attività parlamentare”, altri 4.178 euro mensili netti) va sommata la diaria, uguale per tutti i deputati, che ammonta 4.003 euro.
A Barraco toccheranno, inoltre, 4.150 euro all’anno per “spese telefoniche” (la rata è accreditata mensilmente), ed è previsto anche un rimborso annuale per la benzina, ovvero “l’indennità trasporto su gomma”, pari a 6.646 euro per chi risiede a Palermo, 13.293 per chi risiede entro 100 chilometri, e 15.979 (ed è il caso di Barraco, visto che Marsala dista 120 km da Palermo) per tutti gli altri.
Telefono e benzina rimborsati a forfait, e cioè anche se non si fanno telefonate e non ci si muove da casa.
E il rimborso benzina non esclude, naturalmente, che il deputato possa viaggiare in treno, nave o aereo: al fortunato parlamentare spettano 10.095 euro annui liquidati in tre rate, anche in questo caso in maniera del tutto automatica.
Amico da molti anni del nuovo sindaco marsalese, e oggi nel cda della cantina sociale Uvam, Barraco aveva aderito all’invito di Giulia Adamo di partecipare alle elezioni per farle una cortesia. “È una persona in gamba, mi ha fatto il favore di candidarsi quando all’ultimo minuto si cercò di fare decadere la nostra lista” ha raccontato la Adamo.
Che oggi deve decidere se ricambiare il favore, facendosi subito da parte all’Ars.
Giuseppe Lo Bianco
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile
LO AVEVA ANNUNCIATO IN CAMPAGNA ELETTORALE, ORA HA CAMBIATO IDEA… L’IRA DEL BLOGGER ADINOLFI CHE GLI SUBENTREREBBE E DI ALTRI ESPONENTI PD: “LE REGOLE VANNO RISPETTATE”
In piena campagna elettorale era stato chiarissimo: “Se eletto, mi dimetto subito da deputato”.
Ma adesso, Pietro Tidei, neo-sindaco del Pd a Civitavecchia che dopo la sua elezione al primo turno è stato oggetto di atti di intimidazione, ha deciso di rinviare sine die le sue dimissioni, mantenendo il doppio incarico.
Il motivo? Il primo cittadino vuole continuare a impegnarsi, da deputato, contro la chiusura del tribunale di Civitavecchia ma anche contro l’eventuale apertura di una nuova discarica per accogliere i rifiuti della capitale.
Quanto basta a mandare su tutte le furie il blogger Mario Adinolfi, polemico outsider del Pd, già pronto a subentrare a Tidei alla Camera.
Candidato alle politiche nella circoscrizione Lazio 1, al numero 18 della lista, Adinolfi è, infatti, risultato essere il primo dei non eletti.
“Stamattina Tidei è andato alla Camera per dimettersi, ma si è reso conto che c’era il concreto rischio di chiusura per il tribunale. Per questo ha deciso di rimandare le dimissioni”, fa sapere il suo portavoce.
“Ho criticato duramente i vertici del Pd, so di non essere nel loro cuore. Ma la farsa delle mancate dimissioni di Tidei è uno strappo alle regole che il Pd non può permettersi”, attacca Adinolfi, secondo il quale dietro a questo rinvio ci sarebbe l’astio che una parte del partito nutre nei suoi confronti.
“Non giriamo intorno alla questione: non sono gradito a largo del Nazareno, è cosa arcinota – afferma il blogger – Viene messo in campo un espediente, con un grave rischio di credibilità per il Pd. Io posso fare tranquillamente a meno di qualche mese da deputato. Il Pd non può fare a meno di imporre il rispetto della legalità e, come dichiarato esplicitamente dallo stesso Tidei in campagna elettorale, l’incompatibilità scatta al momento dell’elezione a sindaco: deve dimettersi non per me, ma per ossequio alle norme e a quella Corte costituzionale che ha confermato con recente sentenza tale incompatibiltà , su cui il Pd ha sempre mantenuto una linea rigida verso casi analoghi di altri partiti, avendo peraltro l’incompatibilità anche nel proprio statuto”.
Dalla direzione del Pd fanno comunque sapere di non essere intervenuti, nè di avere alcun ruolo nella scelta di Tidei.
Anzi, il deputato romano Andrea Sarubbi si è già dichiarato pronto a farsi carico della battaglia contro l’eventuale chiusura del tribunale di Civitavecchia, pur di consentire al neo-sindaco di onorare l’impegno preso con i suoi elettori: “Le preoccupazioni dell’onorevole Tidei non sono da sottovalutare: il tribunale di Civitavecchia deve restare aperto, i rifiuti di Roma devono trovare una sistemazione adeguata. Mi impegno a farmene carico personalmente, ad essere la sua longa manus in Parlamento, purchè si dimetta all’istante da deputato, come ha promesso solennemente in campagna elettorale e come gli viene richiesto sia dalla legge che dallo statuto del Pd”.
Il messaggio di Sarubbi è chiaro: “Ogni rinvio, per quanto in buona fede, darebbe l’immagine di un politico attaccato a due poltrone; ed è un rischio che il Partito democratico – l’unico finora a far rispettare l’incompatibilità per i propri eletti – non può permettersi, tanto più dopo il segnale arrivato dalle amministrative di Parma. I colleghi del Pdl continuino pure ad accumulare cariche, ma non sarà mai il nostro stile”.
L’incompatibilità tra l’incarico di primo cittadino e deputato è nota allo stesso Tidei, che, durante la campagna elettorale, aveva preso un impegno con una sua elettrice, su Facebook. “Civitavecchia non può avere un sindaco a mezzo servizio. Se prende questo impegno domenica avrà il mio voto”, aveva scritto una sua concittadina su Facebook.
Nella risposta, Tidei prendeva inequivocabilmente l’impegno a dimettersi “subito” dall’assemblea di Montecitorio in caso di elezione: “Lo prevede la legge. Le due cariche sono incompatibili”.
Ora Adinolfi chiama in causa i leader del Pd: “Aspetto una dichiarazione autorevole dei vertici del partito, per ristabilire l’ordine in questa brutta faccenda. Io sono sereno, non muoio dalla voglia di fare qualche mese di Transatlantico. Ma non considero tollerabile che proprio il Pd, per consumare una piccola vendetta e una ritorsione personale, mandi al macero il rispetto delle regole”.
Sulla sua pagina Facebook, intanto, monta la protesta dei supporter.
Qualcuno cita il codice etico del Pd (nello specifico il divieto ad “assumere o ricoprire contemporaneamente più cariche istituzionali elettive), altri propongono un sit-in di fronte alla sede del Pd.
“Nessuna polemica con Adinolfi”, dice il portavoce di Tidei, che conferma la volontà del sindaco e deputato a impegnarsi in prima persona contro la chiusura del tribunale: “Come deputato è membro della commissione Giustizia. Prima delle elezioni, aveva ricevuto determinate garanzie. Qualcuno ha cambiato le carte in tavola, e adesso, a fronte di una possibile chiusura degli uffici giudiziari, ha chiesto di vederci chiaro. Appena avrà ricevuto rassicurazioni in merito si dimetterà “.
Impossibile prevedere quando ciò avverrà : “In ordine alle sue dimissioni, il sindaco Tidei comunica che si dimetterà dalla carica di Parlamentare come previsto dalla legge. I tempi e i modi non li sceglierà però certo il subentrante, ma esclusivamente l’onorevole Tidei”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 25th, 2012 Riccardo Fucile
TRAFUGATI MANOSCRITTI, BENI E BEN 257 VOLUMI… LA BIBLIOTECA “GRAVEMENTE E FORSE IRRIMEDIABILMENTE SMEMBRATA E MUTILATA”
Anche la cultura può fare business. Ma anche i ladri di libri antichi e preziosi finiscono in carcere.
Sono cinque i topi di biblioteca arrestati dai carabinieri per la tutela del Patrimonio artistico per il furto di antichi volumi e manoscritti custoditi nella Biblioteca dei Girolamini di Napoli.
In carcere è finito Massimo Marino De Caro, direttore della struttura fino al 19 aprile quando aveva annunciato la sua autosospensione dall’incarico, quando c’era stato il sequestro della struttura.
Nel registro degli indagati c’è anche Maria Grazia Cerone, collaboratrice del senatore Marcello Dell’Utri, noto bibiliofilo.
Indagato anche il conservatore della biblioteca, padre Sandro Marsano.
Il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha firmato ordine di cattura anche anche per l’argentino Eloy Alejandro Cabello, l’ucraino Viktoriya Pavlovskiy, l’argentina Paola Lorena Weigandt e Mirko Camuri.
Il reato è peculato, ovvero l’appropriazione di bene dello Stato.
Esiste un’altra indagine aperta a Firenze proprio sul furto di libri antichi che coinvolge il senatore fondatore di Forza Italie e De Caro.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli, hanno accertato il trafugamento di manoscritti, volumi e beni “costituenti il patrimonio librario”: ben 257 volumi.
Una biblioteca, quella dei Girolamini, scrive il procuratore aggiunto, Giovanni Melillo, “gravemente e forse irrimediabilmente smembrata e mutilata”.
Il tutto, scrive Melillo, determinando un “danno patrimoniale allo stato non ancora determinabile, ma di ingente quantità ”.
De Caro ha sottratto libri a un patrimonio di 159.700 titoli, cancellando ogni traccia dei volumi con la distruzione delle schede relative.
Le indagini sono state supportate anche da riprese fatte da dipendenti della biblioteca durante alcune fasi del furti di libri.
Tra i libri rari custoditi, 120 incunaboli e 6.500 manoscritti di opere musicali dal XVI al XIX secolo.
Il filosofo napoletano Giovanbattista Vico donò le sue prime edizioni al convento dei Girolamini, e su suo consiglio i frati acquisirono la collezione privata di Giuseppe Valletta.
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