Luglio 10th, 2012 Riccardo Fucile
“MARONI ALLA REGIONE? FACCIA IL SEGRETARIO, NON E’ FACILE, FORMIGONI RESTERA’ FINO AL 2013″… “GLI EPURATI DELLA LEGA? FORSE TROPPI”
“Formigoni per ora resta lì, ha dimostrato di non essere legato a Roma. Poi si vedrà : se dovrà pagare pagherà , ma noi non lo facciamo cadere. Non ancora”.
Avrà pure perso la guida della Lega Nord, ma Umberto Bossi conserva piglio e modi da Capo.
L’incognita vera è quale potere effettivo abbia, quanto le sue parole possano effettivamente influenzare la linea del nuovo Carroccio guidato da Roberto Maroni. Poco, stando al nuovo statuto.
Ma per lui “questo è secondario: “io e Roberto decideremo tutto insieme, sono il presidente e siamo uguali”.
Il resto della frase la indica col dito: “Umberto Bossi la Lega sei tu”.
La scritta è su uno striscione, esposto davanti alla sede di via Bellerio quando il Senatur si dimise da segretario, e domenica sera srotolato alla festa del Carroccio in un paesino della Bassa bresciana, Castelcovato.
La sua prima uscita pubblica dopo il congresso che lo ha messo ai margini del movimento , la prima occasione utile per intervistarlo.
Un comizio di venti minuti davanti a un centinaio di leghisti, poi la cena con alcuni militanti e gli esponenti locali del partito.
Rosi Mauro non è più la sua ombra e non c’è neanche il fido Roberto Calderoli, “si vede che sta male”, sussurra Bossi mentre firma autografi su magliette bianche con scritte verdi che i militanti in coda gli mettono davanti.
Presidente…
Sono ancora il Capo.
Mi diceva di Formigoni.
Resta lì fino alle politiche, credo primavera 2013 e accorperemo le regionali.
E candiderete Maroni alla presidenza della Lombardia.
Lui ora è segretario e ha molte cose da fare, anche se ha venti persone con lui e io l’aiuto, ma il governatore si fa a tempo pieno.
Salvini ha chiesto a Formigoni di lasciare l’incarico in Expo anche per questo, per concentrarsi solo sulla Regione.
Ce ne sono tante di persone valide che si possono candidare, ancora è presto per parlarne, ma ognuno deve fare il suo lavoro.
Lei fa il presidente, quindi da statuto può solo decidere sui ricorsi degli espulsi, o sbaglio?
Ora devo capire bene, con Daniele (Molgora, ndr) stiamo già lavorando per vedere caso per caso quelli che sono stati cacciati, se era giusto o se sono stati vittime di qualche errore. So che molti hanno da ridire, anche qui stasera mi hanno avvicinato una decina lamentandosi. Gli ho detto di scrivermi che sistemo tutto io.
Se Francesco Belsito e Rosi Mauro dovessero far ricorso, lei che farà ?
Tutto il casino l’avete montato voi giornalisti e la magistratura, ma poi quello lì non è stato arrestato. Lusi è finito in carcere e il nostro amministratore no. Significa che è stata una montatura, a Roma noi non appoggiamo questo governo e qualcun altro ha voluto colpirci così, perchè armi oneste non ne avevano, continuiamo a far paura.
Qualcun altro? A chi si riferisce? Al Viminale fino a novembre guidato da Maroni?
Potevano informarci, eravamo al governo, questo qui (Belsito, ndr) ci rubava i soldi e nessuno ci ha detto niente. A Roma ti si avvicinano per sussurrarti “oh succede questo”, “guarda che coso lì tra poco lo beccano” e a noi nessuno ci ha detto niente? Puzza. Ma ormai è andata così, ora dobbiamo pensare a lavorare e recuperare la nostra gente. Io non appoggio nessuno di quelli che litigano… che vogliono litigare.
Chi sono? Leoni? Quelli che facevano parte del cosiddetto cerchio magico?
Fesserie, dobbiamo pensare a impegnarci. Noi le cose le facciamo, la Lega per me è un figlio, ho fatto quello che dovevo perchè altrimenti altri fermavano il nostro progetto. La Lega oggi non siamo nè io nè Maroni, ma è quello che riusciremo a fare per la nostra gente.
Se cancellate Pontida e la cerimonia dell’ampolla con l’acqua del Po, perderete altri consensi?
È una cazzata dei giornali, non si può cancellare Pontida, è impossibile. Come il Va’ pensiero, sono cose sacre, intoccabili per ogni leghista.
Il partito è al minimo storico.
Questo governo qui riduce il Paese allo zero e la Padania paga ancora e sempre di più, abbiamo sbagliato a lasciare.
Non pensa che uno dei motivi per cui Maroni è diventato segretario, oltre alla gestione Belsito, ai soldi del partito ai suoi figli, sia proprio il suo aver appoggiato acriticamente Berlusconi?
Berlusconi ci ha dato molto.
Soldi per la sede e il simbolo?
Sono cazzate, cazzate di voi giornalisti. Abbiamo fatto il federalismo fiscale prima di tutto. Poi Tremonti e Napolitano l’hanno fatto slittare, ma ci sarebbe già . E la risposta alla Ue, la lettera l’abbiamo scritta io e Berlusconi a casa sua a Roma. Noi l’Imu non l’avremo mai messa e avremo fatto meglio. Ormai sarà la storia a fare i conti.
A proposito di Imu: Maroni l’ha pagata, e lei?
Ma boh, questa era una ratina, ma se devo dico di non far pagare le tasse, altro che Imu.
Quanto tempo è che non vi sentite con Berlusconi?
Mi ha chiamato per lo scandalo lì: sono stato massacrato dai tribunali, io e la mia famiglia. Lui è sensibile.
Berlusconi ha detto che non si ritira ed è pronto a candidarsi di nuovo. Dobbiamo aspettarci il ritorno dell’asse Arcore-Gemonio
Eh eh… sarebbe un buon segnale, ma è ancora troppo presto e dipende se cambiano la legge elettorale o no. A noi il Porcellum andrebbe ancora bene, parlare di alleanze è prematuro. Ho visto che qualcuno pensa al Pd, altri parlano con Alfano. Dobbiamo metterci d’accordo.
Lei è presidente, da Statuto non può decidere le alleanze da solo.
Mai deciso da solo, ne parleremo. Io sono qui da sempre, abbiamo cambiato la storia, mi ascoltano, mi ascoltano. Poi decideremo insieme, ma conosco bene tutti, amici e nemici.
Nel 1994 quando fece cadere il governo Berlusconi il nemico era Maroni, tanto che al congresso straordinario di Milano quell’anno gli disse: “Il coraggio non lo vendono al supermercato”.
Volevo cacciarlo, viene da sinistra, polemizzava. Ma è stato bravo.
A quanto pare ha anche trovato il coraggio: l’ha sfidata ed è diventato segretario riorganizzando totalmente il partito.
Non è solo, ci sono io. E non è facile, tanto che ha distribuito incarichi a tutti. Tenere insieme la Lega è difficilissimo, di coraggio ne serve tanto. Veneti, lombardi poi i piemontesi e giù ormai siamo arrivati in Umbria.
Di tutto quello che è successo, cosa le dispiace di più?
Non essermi candidato, non essere più segretario.
Ricandiderebbe suo figlio Renzo?
Erano tutti d’accordo e hanno aiutato tutti a farlo vincere. Gli ho dato quattro ceffoni, si metterà a posto perchè alla fine non ci sarà nulla. Ma è stato difficile.
Cosa?
Tutto. Quando il Papa ha detto messa a Milano io sono andato. Mi ha visto Bagnasco ed è venuto a salutarmi. “Come va?” mi chiede e io rispondo “male”, lui insiste gentile “e la famiglia?” e io “peggio”. M’ha quasi fatto piangere. Ora è passata, ripartiamo. Mai mula’…”
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 10th, 2012 Riccardo Fucile
RESA OPERATIVA L’INTESA RAGGIUNTA DAI CAPI DI GOVERNO… LA BCE SARA’ L’AGENTE DEL FONDO SALVA-STATI PER L’ACQUISTO DEI TITOLI DI STATO… SODDISFAZIONE DELLA DELEGAZIONE ITALIANA
La zona dell’euro avrà un meccanismo per fermare la febbre degli spread ed aiutare i paesi virtuosi che ne faranno richiesta a tenere sotto controllo il differenziale dei rendimenti.
Mentre le banche spagnole avranno da fine mese 30 miliardi di aiuti e Madrid un anno di tempo in più per riportare il deficit sotto il 3%.
Nella prima riunione, dopo la decisione del Vertice di fine giugno, l’Eurogruppo ha riaffermato “il proprio forte impegno a fare tutto ciò che è necessario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro, in particolare attraverso un uso flessibile ed efficiente del fondo Efsf-Esm”.
E come primo passo concreto in questa direzione il fondo salva stati e la Bce hanno firmato “un accordo tecnico” che prevede che l’istituto di Francoforte sia l’agente dell’Efsf-Esm per l’acquisto dei bond sul mercato secondario, in funzione anti spread.
“L’accordo va nella direzione auspicata dall’Italia”, avevano riferito fonti italiane, poco dopo che il premier Monti aveva lasciato in anticipo la riunione senza fare dichiarazioni.
“Non c’è nessun retroscena. Il confronto sul meccanismo antispread si è già svolto ed è andato bene”, avevano aggiunto le fonti.
Il risultato di stanotte premia la linea italiana tenuta con coerenza al vertice e difesa di fronte alle dichiarazioni oscillanti giunte da alcuni paesi nordici, che sembravano rimettere in discussione l’accordo. In vista dell’Eurogruppo, chiamato ad implementare le decisioni del Vertice, Monti ha incontrato due giorni fa in Provenza il ministro francese Pierre Moscovici, rafforzando l’asse con la Francia.
Mentre ieri si è intrattenuto prima con il commissario Ue agli affari monetari Olli Rehn e poi con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.
Nonostante le resistenze della Finlandia, le “reticenze” dell’Olanda e i dubbi della Germania, l’eurozona si muove con decisione verso misure a breve per stabilizzare i mercati, oltre che verso la creazione in tempo medio lunghi di un’unione bancaria e fiscale.
“La Bce potrà intervenire sui mercati secondari a nome e per conto dell’Efsf”, ha spiegato l’Ad del fondo, il tedesco Klaus Regling. Ciò significa che il bilancio della Bce non verrà intaccato e i rischi e benefici saranno in conto del fondo. “Di mercato primario non si è parlato, ma è una possibilità che esiste, già prevista sia dall’Efsf che dall’Esm”, ha precisato Regling.
Ed anche la Spagna, l’altro sorvegliato speciale finito nel mirino dei falchi del Nord Europa, con il ministro olandese Jan Kees De Jager che aveva detto che “va risolto radicalmente il problema di Spagna e Italia”, ha ottenuto ciò che voleva.
Il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker ( il suo mandato è stato prorogato di altri due anni ma dovrebbe lasciare a fine 2012 secondo un accordo politico) ha annunciato che Madrid avrà 30 miliardi per ricapitalizzare le banche “entro la fine del mese” e che alla Spagna è stato concesso un anno in più per riportare il suo deficit sotto il 3%.
(da “La Repubblica“)
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Luglio 10th, 2012 Riccardo Fucile
LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA HA RISPOSTO ALLE DOMANDE DEI LETTORI DI “REPUBBLICA” SPIEGANDO LE RAGIONI E IL CONTENUTO DELLA PROPOSTA PER VIETARE L’ACCESSO AL PARLAMENTO A CHI HA SUBITO UNA CONDANNA AD ALMENO TRE ANNI
Una legge per liberare il Parlamento dai condannati in via definitiva a una pena di almeno tre anni.
Operazione pulizia che renderebbe gli stessi incandidabili per qualsiasi incarico di governo. E vieterebbe loro anche l’ingresso al Parlamento europeo, impedirebbe di sedere nelle assemblee e nelle giunte di Regioni, Province (quelle superstiti), Comuni.
La proposta l’ha scritta in cinque articoli e l’ha depositata a Montecitorio la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno. Deputato Fli e avvocato dalle cause roboanti.
Che su Repubblica Tv viene intervistata da Liana Milella con l’aiuto dei lettori del sito, i moltissimi che da mezzogiorno in poi affollano la casella di posta videoforum@repubblica.it.
L’appuntamento è per le 17.30 e l’onorevole si presenta in redazione con 45 minuti di anticipo.
Scarpe comode e tailleur grigio, legge i messaggi, gli incoraggiamenti e le critiche.
“Perchè solo ora?”, è una domanda frequente. “Non l’aveva già detto Grillo?”. “Finalmente. L’iniziativa è lodevole, ma sembra assurdo che non sia già così”. Si accendono le telecamere e Bongiorno comincia a rispondere.
I lettori sottolineano come in Italia occorra troppo tempo per arrivare al terzo grado di giudizio e come spesso intervenga la prescrizione.
C’è chi chiede l’esclusione da liste elettorali e cariche pubbliche già dopo la prima sentenza.
“Ciascun gruppo politico può organizzarsi con un proprio codice etico e scegliere un filtro più severo per le candidature. Il presidente Fini per esempio ha posto il limite già con il rinvio a giudizio. Ma se si deve introdurre una legge che non sia in contrasto con l’articolo 27 della Costituzione – con il quale si sancisce la presunzione di innocenza – si deve necessariamente attendere una sentenza definitiva per escludere i condannati. Anche perchè bisogna ricordare che spesso in secondo grado i verdetti vengono ribaltati. E sulla prescrizione: tecnicamente non si può equiparare ad una sentenza di condanna”.
Pene non inferiori a tre anni, questo il tetto che lei immagina. Ma a quali reati pensa?
“In questa proposta di legge ho scelto di inserire ovviamente i reati gravi come la concussione e la corruzione e quelli di stampo mafioso. Ma c’è pure il falso in bilancio, che rientra nel genere di crimini dei colletti bianchi puniti – anche solo in astratto – con una pena di almeno tre anni”.
Il signor Mauro Boni chiede perchè abbia escluso i grandi evasori.
“Sono inseriti reati fiscali e tributari”.
Quali cariche sarebbero precluse ad un condannato in via definitiva?
“Sono stata piuttosto severa. I condannati non potrebbero entrare nè alla Camera nè al Senato. Niente Parlamento europeo, nessun incarico di governo, no ad enti locali. La stessa sorte spetterebbe a chi è soggetto ad una misura di prevenzione”.
Quanto durerebbe l’interdizione dalle cariche pubbliche?
“Il doppio della pena irrogata. Sei anni se si è condannati a tre, dieci se la sentenza definitiva è di cinque. E così via”.
Il signor Enrico Pietrobon, e con lui molti altri, si domanda perchè il Parlamento non abbia già prodotto una legge del genere. Come mai la sua proposta arriva solo in questa legislatura, ormai agli sgoccioli?
“Penso sia questo il momento ideale, la scelta di tempo non è casuale. Pd e Pdl sono forze di una stessa maggioranza che sostiene il governo, siamo in un periodo di tregua politica, forse il percorso della legge può essere più spedito rispetto a quanto non sarebbe accaduto nell’epoca di Berlusconi”.
Grillo aveva fatto una proposta simile in passato. Anche Di Pietro.
“Onestamente non conosco la proposta di Grillo. E Di Pietro si è espresso a favore della mia, legata appunto ad una congiuntura positiva che spero possa portare ad un accordo tra le forze politiche. Fino a quando è stato al governo Berlusconi, la mia Commissione si è occupata solo di leggi pro-premier”.
Il Pdl era un nemico così forte? E può esserlo ancora?
“Io facevo parte del Pdl, la scissione tra Berlsconi e Fini c’è stata proprio sulla giustizia. Per anni il Parlamento è stato occupato dalla discussione di leggi che non servivano alla collettività , come quella sulle intercettazioni. Vedremo”.
Il ddl anti-corruzione approvato faticosamente alla Camera e ora acquattato al Senato contiene un articolo sull’incandidabilità che rimanda ad una legge delega del governo. Questa sua proposta è uno sgambetto all’esecutivo? Pensa che il ministro Severino non si sia battuta abbastanza?
“Fli si è astenuta sulla norma che prevede la delega al governo, ci è sembrato inaccettabile dire ai cittadini ‘servono leggi più severe per tutti ma che per i politici si vedrà ‘. Con la mia iniziativa non ho voluto fare uno sgambetto al governo ma dare una spinta. Anche se la materia è delicata”.
Nessuno ha però risposto, in questi giorni. Lei ha anticipato la sua proposta a Repubblica sabato scorso. E da allora non si sono sentite voci, nè dal governo, nè dalle forze politiche. A parte Di Pietro.
“Mi permetto di interpretare questo segno come un silenzio dovuto al week end. Voglio pensare che nei prossimi giorni possano esprimersi i ministri Patroni Griffi e Severino. Perchè sollecitino le forze politiche a trovare un compromesso”.
Altro silenzio pesante, quello del Pd.
“Spero si arrivi ad un punto di mediazione molto presto. La mia non è una proposta folle, potrebbero approvare la legge tutti i parlamentari responsabili”.
Ma c’è il tempo di approvare questa legge prima che finisca la legislatura?
“Abbiamo poco tempo a disposizione ma io ci credo e credo nell’urgenza di questo provvedimento. E’ un’occasione per tutti noi parlamentari. Fli sarà un martello”.
Esiste un nesso con la legge elettorale ed il nodo delle preferenze?
“Anche le liste bloccate potrebbero essere più pulite, una volta stabiliti i paletti delle candidature. Spero che i gruppi parlamentari presto se ne occupino e che poi ne chiedano la calendarizzazione in Aula”.
(da “La Repubblica“)
Commento del ns. direttore
La proposta di Giulia Bongiorno sulle liste senza condannati, oltre ad essere ampiamente condivisibile. ha trovato vasta eco sui media e molti consensi trasversali, quelli che più contano in una politica spesso “bloccata” e divisa in schieramenti preconcetti.
Da questo “piccolo spazio” (che poi nei fatti e nei rilievi internazionali è più seguito dei siti di quasi tutti i parlamentari di centrodestra) avevamo, poche settimane fa, lanciato una proposta.
Che non a caso viene da noi che già criticavamo il Pdl un anno prima dell’uscita di Fini (quando ancora gli attuali deputati di Fli votavano tutte le leggi proposte da Pdl e Lega), da noi che attaccavamo aspramente la politica del Carroccio (mentre altri ci andavano a pranzo, non solo a sorseggiare quel caffè che mai “avremmo più bevuto con Bossi”), da noi che sottolineavamo la violazione delle leggi internazionali nella pratica infame dei “respingimenti” dei profughi in mare, senza verifica di chi avesse diritto all’asilo politico, mentre altri la votavano, salvo poi oggi subire condanne dagli organismi internazionali.
E potremmo fare tanti altri esempi della nostra “preveggenza” rispetto a quanto poi si sarebbe verificato.
Dopo le elezioni di maggio avevamo consigliato ai vertici di Fli un atto di coraggio: l’azzeramento della propria classe dirigente che non si è dimostrata all’altezza nel gestire il partito in questi due anni, salvo rare eccezioni (più locali che centrali).
La nostra proposta era così sintetizzabile: ritorno alle tesi di Bastia Umbra, passo indietro di Fini che avrebbe dovuto assumere il ruolo di “padre nobile” di Fli e carta disponibile per ruoli istituzionali, via Bocchino dal ruolo di vice, nomina di un portavoce unico nella persona di Giulia Bongiorno.
Perchè Giulia ben incarna le tesi di Bastia, rappresenta un modello di donna capace di aggregare senza confini ed è un esempio di meritocrazia, di sacrifici, di applicazione, di “carro armato” travolgente.
Sostanza quindi dietro un’immagine che avrebbe aperto a Fli l’elettorato femminile, avrebbe modernizzato la politica, attraverso le sue battaglie sulla legalità e la sua “lotta tosta” alle degenerazioni berlusconiane.
Una proposta che aveva trovato molti consensi nella base di Fli, ma ovviamente non nei vertici: con il risultato che oggi Fli sta per scendere sotto il 2% e in pratica è in via di scioglimento come un ente inutile, con tanti naufraghi che cercano di raggiungere le scialuppe di salvataggio.
Certo, Fini parla di un nuovo progetto, di un grande contenitore capace di aggregare centristi di varia provenienza: rispettiamo questa sua ricerca di riposizionamento, ma non si guida il futuro senza avere un partito strutturato alle spalle.
Persino i grillini lo hanno compreso dopo Parma.
E non si conquista un ruolo se si parte da un fallimento.
Aver perso 3 elettori su 4 in meno di due anni avrà un motivo.
Qualcuno avrebbe dovuto prendere esempio da Monti per la capacità di “tagliare” teste.
Non l’ha fatto o non ha potuto farlo, poco cambia.
Ma non si può sperare di lanciare un “partito nuovo” solo con le terze file di An, quando già le prime e le seconde erano composte da arruffoni e incapaci.
O forse in fondo a nessuno è mai importato davvero qualcosa di Fli.
argomento: Parlamento, Politica | Commenta »