Agosto 9th, 2013 Riccardo Fucile
LE CREPE NELLA MAGGIORANZA, LA TENTAZIONE DI B. PER L’ARRESTO E LA SENTENZA SUL PORCELLUM… IL CERCHIO MAGICO DEL QUIRINALE FA I CONTI: NON SI POSSONO SCIOGLIERE LE CAMERE PRIMA DI DICEMBRE
Il rullìo bipartisan dei tamburi di guerra per le elezioni anticipate è stato sentito chiaro e forte anche dal Colle più alto.
E così Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme in quota Pdl ma anche ex saggio del Quirinale ai tempi del surreale preincarico a Bersani, s’incarica di raffreddare gli animi eccitati dei due maggiori partiti, ribadendo peraltro una sua posizione già nota: “Non si possono sciogliere le Camere prima che la Corte costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale, ossia prima del 3 dicembre. Non si può andare alle elezioni prima che si sappia se l’attuale parlamento possa essere dichiarato illegittimo”.
Il ministro specifica che “si tratta di un giudizio di tecnica costituzionale”. Ma gli effetti politici ci sono eccome e potrebbero anche essere un indizio di quello che sarà l’atteggiamento di Giorgio Napolitano da qui a una settimana, quando a Ferragosto secondo i falchi del Pdl scadrà l’ultimatum di Berlusconi sul provvedimento di grazia chiesto al capo dello Stato.
Cosa succedera’ ?
INNANZITUTTO, LA PREMESSA
Se il Cavaliere ha fretta, visto che il 15 settembre gli sarà notificata l’esecuzione della pena, Napolitano no. Anzi.
I due marciano in direzione opposta. Rinchiusosi nel suo periodo di “riflessione”, in cui non accetta “intrusioni ” politico-giornalistiche, il presidente della Repubblica manterrà , se lo manterrà , l’impegno preso con i due Renati capigruppo parlamentari del Pdl, Schifani e Brunetta, solo dopo la ripresa della stagione politica a settembre. Forse. Non è detto.
È una partita che per il Colle si gioca sui tempi medio-lunghi e che per le colombe del Pdl presupporrebbe un addio nobile di B. alla politica.
Ma anche se non fosse vera quest’ultima condizione, Napolitano non ha affatto intenzione di muoversi sotto la pressione e le minacce alimentate da Arcore o Palazzo Grazioli sul voto anticipato a novembre, magari il 24.
Quello che è certo è che sono stati messi a studiare la pratica due strettissimi collaboratori del presidente: Ernesto Lupo, consigliere per gli affari del-l’amministrazione della giustizia, e Giancarlo Montedoro, consigliere di Stato che si occupa degli affari giuridici e delle relazioni costituzionali.
Lupo ha sostituito Loris D’Ambrosio e agli occhi del cerchio magico del Cavaliere è il prezioso testimone della “buonafede” del Quirinale sulla fatidica sentenza del Primo Agosto della Suprema Corte.
Lupo, infatti, sarebbe stato tra gli “ambasciatori” che avevano profetizzato l’annullamento con rinvio.
Nella sua “riflessione” di questi giorni il Colle sarebbe in contatto con due presidenti emeriti della Consulta, come Alberto Capotosti e Ugo De Siervo. Politicamente, invece, il confronto è con l’amico di sempre Emanuele Macaluso, migliorista come lui nel Pci-Pds.
Questa è la cornice in cui dovrebbe maturare, non subito, il salvacondotto.
La formula potrebbe essere quella della commutazione della pena in senso pecuniario ma la fantasia al Colle non è mancata in questi mesi, come dimostra il comitato di otto saggi per passare dall’era Bersani a quelle delle larghe intese.
E di fronte a un eventuale muro berlusconiano sulla questione dei tempi, le idee di Napolitano sono chiarissime.
Il voto in autunno non lo concederà mai.
Il progetto di B. di fare il candidato-premier dal carcere o dai domiciliari o facendo i servizi sociali (in attesa di decadenza e interdizione) potrebbe rimanere un’illusione. Nell’incontro di lunedì scorso al Quirinale per la grazia, Napolitano lo ha spiegato a Brunetta e Schifani: “Con questa legge elettorale non vi mando a votare, prima la dovete cambiare”.
Ora, per cambiare il Porcellum e vanificare il memorandum di Quagliariello, la maggioranza delle larghe intese avrebbe appena venti giorni a settembre, dalla riapertura delle Camere alla fine del mese.
È plausibile pensare che in poco più di due settimane Pd e Pdl, senza contare Scelta Civica, si mettano d’accordo per fare quello che non hanno fatto in due anni e andare a votare il 24 novembre? No.
Ed è per questo che il sentiero d’emergenza del Colle conduce al voto a febbraio-marzo, dopo la riforma elettorale.
In questo lungo arco di tempo, da qui alla primavera del 2014, viene collocata la concessione del salvacondotto.
Sempre che il Cavaliere non dia un’accelerazione al suo profilo di martire populista e pregiudicato.
In merito, il contributo dato all’innalzamento della tensione dall’intervista di Epifani al Corsera (“La sentenza va applicata, niente salvacondotto”) non è stato affatto gradito da Napolitano, che si sarebbe molto arrabbiato.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 9th, 2013 Riccardo Fucile
TREGUA ARMATA ALL’INTERNO DEL MOVIMENTO FINO A SETTEMBRE
Stallo, incertezza. Nel Movimento si attende l’evoluzione degli eventi, sia a livello politico (in vista di una eventuale crisi di governo) sia per quanto concerne il nodo degli equilibri interni.
Molto probabilmente, infatti, ogni discorso su alleanze, svolte e assetti dei gruppi parlamentari verrà rimandato a settembre.
Il 7 o l’8 è in via di definizione una grande manifestazione del popolo Cinquestelle a Roma a difesa della Costituzione (e non solo).
A settembre se non prima si saranno dissipati i dubbi sul possibile appoggio a un esecutivo che comprenda personalità di alto profilo della società civile gradite al Movimento.
E sempre tra un mese si ripartirà con il refrain delle votazioni per scegliere il capogruppo del Senato e il vice della Camera (dove, per il meccanismo di rotazione, Alessio Villarosa, attuale vicario, subentrerà a Riccardo Nuti lasciando scoperta la carica).
Allora probabilmente riemergeranno anche le fratture tra le varie anime dei pentastellati.
Una tregua, quella estiva, che sta dando qualche frutto. Anche concreto.
Un paio di settimane fa, infatti, c’è stata la votazione per le altre cariche dei Cinquestelle a Palazzo Madama: vicecapogruppo, tesoriere, segretario (differente il discorso alla Camera, dove è in vigore uno statuto diverso che prescrive un ricambio su base annuale).
Risultato? Non è cambiato nulla o quasi nonostante lo statuto dei senatori pentastellati preveda all’articolo 3 che gli eletti abbiano «cadenza trimestrale, nel rispetto del principio di rotazione tra i componenti del gruppo».
Nel Movimento c’è chi suggerisce che si tratti di «una pace armata» tra dissidenti – pronti a tornare alla carica per selezionare il sostituto del capogruppo Nicola Morra e compatti anche in queste votazioni di luglio nel far sentire il loro peso – e fedelissimi.
Un patto per non alimentare malumori dopo il caso Gambaro e alla vigilia della pausa estiva.
Qualcosa di insolito dei pentastellati però è avvenuto.
Crimi parla di una «soluzione condivisa da tutti».
Uno strappo allo statuto, insomma, con il placet unanime dei pentastellati di Palazzo Madama.
Emanuele Buzzi
(da “il Corriere della Sera“)
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Agosto 9th, 2013 Riccardo Fucile
LETTERA A NAPOLITANO DI UN BARISTA DI CAPRI
Caro Presidente Napolitano, sono un barista di Capri multato e denunciato dall’Agenzia delle Entrate per qualche scontrino non battuto nell’ultimo blitz del 2 agosto.
Mentre gli agenti del fisco irrompevano nel mio locale, stavo leggendo le cronache sulla condanna di Silvio Berlusconi per una frode fiscale da 7 milioni di euro, residuo di un’evasione da 360 milioni di dollari falcidiata dalla prescrizione.
E ci sono rimasto male, per la condanna ma soprattutto per la denuncia: gli avvocati del condannato e alcuni ministri del governo che ha disposto il blitz sostenevano che non si condanna chi ha versato all’erario miliardi, al cui confronto i 7 milioni dimenticati sono bruscolini, dunque B. è innocente.
Ho provato a difendermi allo stesso modo, rammentando agli agenti del fisco che nella mia vita ho battuto migliaia di scontrini, al cui confronto quei 10 o 12 dimenticati sono quisquilie, dunque sono innocente.
Ma non hanno sentito ragioni.
Uno ha pure fatto lo spiritoso: “Guardi che la modica quantità per uso personale vale solo per l’hashish e la marijuana, non per le tasse”.
Però ho ripreso fiducia quando ho letto che Lei, appena condannato B., ha subito chiesto la riforma della giustizia (giusto: è scandaloso che qualche processo non vada in prescrizione).
E che, appena Schifani e Brunetta sono saliti sul Colle a perorare l’“agibilità ” del loro capo, s’è impegnato a “valutare e riflettere attentamente” come evitare che i gendarmi raggiungano pure lui per arrestarlo.
Io sono un vecchio garantista e auguro al collega evasore tutto il bene possibile: se va bene a lui, buona evasione a tutti.
Malcostume mezzo gaudio, diceva il nostro Totò.
Però un filo di risentimento verso chi evade e poi manda i blitz ai colleghi confesso di nutrirlo: sono cose che non si fanno, dà i.
Non vorrei che alla fine l’unico evasore beccato con le mani nel sacco (e che sacco!) a farla franca fosse proprio lui.
A quel punto m’incazzerei di brutto. Io non conosco Schifani e Brunetta e francamente non saprei chi mandarLe a perorare la mia agibilità .
Posso chiedere a mio cognato di fare un salto al Quirinale.
In alternativa Lei potrebbe passarmi il numero verde dell’Sos Colle per le vittime della malagiustizia: quello di Mancino, per capirci.
L’importante è che Lei “valuti e rifletta attentamente” anche sulla condizione mia e di quanti, come me, evadono e vengono beccati. Perchè, come dice il viceministro Fassina, lo faccio per sopravvivere; e soprattutto, come direbbero Scajola e Ghedini, a mia insaputa.
Non le dico la faccia che han fatto gl’ispettori quando ho provato a convincerli che mi stavano denunciando in base al teorema del “non poteva non sapere” che tanto male ha fatto all’Italia con Mani Pulite cancellando un’intera classe politica.
Ho buttato lì anche il caso Tortora, che si porta su tutto.
E ho aggiunto che B. avrà pure avuto milioni di voti, ma anch’io mi sono candidato a presidente dell’assemblea del mio condominio e mi han votato tutti.
Apriti cielo! C’è mancato poco che mi arrestassero: se non son finito subito al gabbio è solo perchè li ho convinti — citando Corriere , Sole-24ore e alcuni dirigenti Pd— che non è sportivo eliminare gli evasori per via giudiziaria: meglio batterli nelle urne. Infatti ho deciso di scendere in campo: tanto la legge Severino sull’ineleggibilità dei condannati era uno scherzo, vero?
Non vorrei imbattermi in giudici come quell’Esposito che prima condanna Wanna Marchi e poi Berlusconi, dunque è prevenuto contro noi truffatori.
Quello che legge il Fatto e Repubblica , e per giunta confessa di condannare i colpevoli: dove andremo a finire, roba da ricusazione immediata.
Confido molto nel ritorno all’immunità parlamentare, voluta dai nostri padri costituenti per proteggere dallo strapotere delle toghe chi froda il fisco e si rifugia in Parlamento.
Ora La saluto, perchè qualche scontrino devo pur batterlo, ogni tanto.
Ci vediamo alla Camera o al Senato: mi dicono che è pieno di colleghi.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 9th, 2013 Riccardo Fucile
FUORI GLI AGGRESSORI DA CASA E PENE PIÙ SEVERE NEL DECRETO ANTI-STALKER VARATO DAL GOVERNO PER TUTELARE LE DONNE, MA SENZA ONERI AGGIUNTIVI
L’avevamo promesso. Lo facciamo”, twitta sullo scoccare del mezzogiorno Enrico Letta, orgoglioso di dare per primo la notizia.
In effetti, un provvedimento che provasse a interrompere la vergognosa catena di femminicidi, uno ogni due giorni, era atteso con urgenza.
È arrivato, appena prima della pausa estiva. “Grazie anche all’ex ministro Idem”, la omaggia il premier.
Contiene norme che stringono la morsa attorno agli stalker e ai mariti o ai fidanzati violenti, ex inclusi, e danno alle donne qualche (prezioso) strumento legale in più per difendersi.
Quello che manca sono i soldi.
I provvedimenti adottati, infatti, “non determinano nuovi o maggiori oneri di finanza pubblica”.
E anche il Piano nazionale anti-violenza, di là da venire, si precisa che sarà “senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica”.
Ci sono i fondi per le Pari Opportunità . E quelli devono bastare.
C’è la crisi, no? Lotta senza quartiere alla violenza, dunque.
Ma senza metterci su nuove risorse.
Il passo in avanti c’è comunque. A tutela delle donne vittime dei loro compagni e anche dei minori che assistono alla violenza.
Ma, per ora, è tutto sul terreno penale.
L’arresto obbligatorio
Tra le modifiche del codice penale, c’è ne è una che, per fortuna, va in direzione opposta a quanto un emendamento incauto aveva cercato di introdurre nel decreto svuotacarceri. L’articolo 1 del decreto approvato ieri, infatti, prevede l’arresto obbligatorio in flagranza sia per i maltrattamenti che per lo stalking. E la irrevocabilità della querela.
“Importante, perchè spesso le donne per difendere i figli rinunciavano alla denuncia”, sottolinea il ministro Cancellieri che l’ha voluta.
Le aggravanti
Altra novità introdotta dall’articolo 1 riguarda le aggravanti, estese anche ai fatti compiuti attraverso internet o i social network.
Costituisce aggravante il legame affettivo con la vittima, anche fuori dal matrimonio e dalla convivenza. La violenza è aggravata ulteriormente se la donna che la subisce è incinta.
E una terza forma di aggravante scatta quando la violenza è compiuta davanti a minori, a loro volta vittime della violenza a cui sono costretti ad assistere, anche se hanno più di 14 anni.
L’allontanamento
L’articolo 2 rafforza lo strumento dell’allontanamento urgente dalla casa familiare: “Le forze di polizia potranno buttare fuori di casa, con urgenza, il coniuge violento”, spiega il ministro Alfano. Ma introduce anche altre tutele per le donne vittime di stalking e di maltrattamenti. Che fin qui, dopo aver sporto denuncia, se non facevano esplicita richiesta, non erano neppure informate di eventuali archiviazioni.
Ora la comunicazione è obbligatoria. E le vittime hanno venti giorni per opporsi. Mentre chi assiste a maltrattamenti e stalking può accedere a forme di testimonianza protetta, finora non previste. Mentre per le vittime è previsto il patrocinio gratuito.
Incoraggiamento ai vicini
L’articolo 3 incoraggia, garantendo loro l’anonimato, vicini o testimoni a denunciare maltrattamenti anche lievi per cui finora non era obbligatorio procedere d’ufficio.
Permesso di soggiorno
Mentre l’articolo 4 interviene a tutela delle donne straniere, che, come vittime di violenza, avranno riconosciuto il permesso di soggiorno.
Una parte consistente della lotta alla violenza contro le donne riguarda però il sostegno ai centri anti-violenza e ai servizi sul territorio. Ed è rinviata al Piano nazionale che dovrà essere predisposto dal vice-ministro alle Pari Opportunità . Senza oneri aggiuntivi.
Anche per questo mentre dalla politica si alza un plauso bipartisan le associazioni sono più prudenti.
“Non è che inasprendo le pene hai risolto il problema”, avverte Anna Baldry, legale di Differenza Donna: “Mancano servizi sul territorio per le vittime, questa è l’emergenza”. È lo stesso allarme che lancia Telefono Rosa: “La priorità è non lasciare sola la donna che denuncia”.
L’esercito contro i no Tav
Nel decreto approvato ieri ci sono anche altre norme urgenti: una riguarda l’arresto differito per le manifestazioni sportive, l’altra l’uso delle Forze Armate per il controllo del territorio, a cominciare dalla Valsusa e dai cantieri No Tav, indicati come siti di interesse nazionale.
Mariagrazia Gerina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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