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PAGANO: “DALLA CANCELLIERI SEMPLICE SEGNALAZIONE, INTERVENIAMO IN TUTTI I CASI A RISCHIO”

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

INTERVISTA AL VICE DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA: “IL SUO CASO ERA GIA’ MONITORATO”

Luigi Pagano, storico direttore di San Vittore e ex provveditore delle carceri lombarde, è il vice capo vicario del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. A lui e al collega Francesco Cascini, magistrato fuori ruolo, il ministro Annamaria Cancellieri si è rivolto per seguire il caso di Giulia Ligresti.
Ha qualcosa da rimproverare a sè stesso o altri?
Assolutamente no. Non credo che raccogliere informazioni sulle condizioni di un detenuto con problemi di salute o a potenziale rischio di autolesionismo sia una colpa. Anzi, è un nostro dovere, a qualsiasi livello e lo facciamo quotidianamente. Ogni segnalazione che dovesse arrivare al nostro ufficio viene raccolta, smistata e approfondita, a volte direttamente, altre attraverso le strutture territoriali o i singoli istituti. Nel caso specifico ho personalmente chiamato il provveditore regionale che mi ha confermato che la situazione era già  conosciuta e sotto controllo.
Che tipo di istanze e richieste vi arrivano?
Di tutto un po’. Questioni di salute, trasferimenti, piccoli e grandi problemi. Le cose più disparate. Mi ricordo, ero ancora a Milano, di una lettera scritta completamente in arabo. E’ stata fatta tradurre, per comprendere il contenuto.
Avete avuto contatti diretti con la procura o l’ufficio gip di Torino?
No. Non abbiamo interloquito con i magistrati. Non ci intromettiamo nelle vicende giudiziarie, ci attiviamo solo per le nostre competenze.
Tutti i detenuti sono uguali, dice il ministro Cancellieri. Ma sembra che qualcuno sia più uguale degli altri. O no?
Le legge è uguale per tutti e i nostri interventi non li diversifichiamo per censo. Ma sono le condizioni personali e sociali a essere differenti, con le logiche conseguenze che ne derivano. Chi ha un avvocato, una famiglia e una casa credo abbia piu opportunita di chi non ne ha. Ma questo “peccato” se lo porta la società  esterna, non lo determina il sistema carcere. E’ la povertà  – come disse un magistrato quando venne approvata la legge Gozzini, nel 1986 – e non si elimina con decreto”.
Allora va bene così?
Noi stiamo cercando di fare è una “rivoluzione normale”, aderente alle norme, per creare condizioni che consentano a ogni detenuto di vivere una carcerazione dignitosa e Il ministro Cancellieri su questo fronte è molto attivo, si muove a 360 gradi, stimola a trovare soluzioni, firma protocolli con le regioni…
Eppure le carceri traboccano di storie disperate, di signori nessuno che non sanno a che santo rivolgersi..
E’ un sistema complesso e di sicuro non siamo esenti da difetti. Ma non dimentichi che si lavora con risorse limitate. E dobbiamo ancora fare i conti con la spending review e gli ulteriori tagli al personale e ai fondi.   Nonostante questo stiamo conseguendo risultati significativi. Un esempio, San Vittore entro maggio scenderà  al suo minimo storico di presenze.
Per un dramma evitato, come il ministro considera il caso di Giulia Ligresti, quest’anno ci sono stati 86 morti in carcere, tra suicidio, overdose, decessi per cause da accertare, malattia. L’ultima vittima è un uomo di 81 anni detenuto a Ferrara, in sciopero della fame, trovato senza vita in cella… Nessuno vi aveva messo al corrente?
Ripeto: le segnalazioni che ci arrivano sono continue e ci attiviamo per tutti. Il capodipartimento Giovanni Taburino manda continue sollecitazioni e circolari agli istituti e ai provveditorati, affinche segnalino le situazioni critiche alle procure e ai giudici di sorveglianza, perchè lo prevede la legge e perchè c’è una particolare sensibilità . Siamo stanchi di essere visti come quelli “cinici”. Ogni morte in carcere la sentiamo dentro, ma credo sia una sconfitta, per tutti.

Lorenza Pleuteri
(da “La Repubblica“)

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CASCINI: “CI INTERESSAMMO DELLA LIGRESTI PRIMA DELLA CHIAMATA DEL MINISTRO, NESSUNA PRESSIONE DALLA CANCELLIERI”

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

PARLA IL MAGISTRATO DEL DAP: “ALMENO ALTRE 40 CASI ANALOGHI MI SONO STATI SEGNALATI DAL MINISTRO”

“Non è vero che ci siamo interessati perchè era amica del ministro” perchè sul caso di Giulia Ligresti ci si era già  attivati prima della telefonata di Annamaria Cancellieri, “ma se il caso non ci fosse stato noto io mi sarei attivato eccome; me ne sarei interessato personalmente, come faccio o cerco di fare per ogni situazione a rischio di cui vengo a conoscenza. E sarebbe assurdo il contrario”. Lo afferma in interviste al Corriere della Sera e al Messaggero il vice capo del Dap Francesco Cascini, aggiungendo, intervistato anche dal Sole 24 Ore, che “in almeno 40 casi il ministro Cancellieri mi ha segnalato situazioni di criticità , chiedendomi: Si può fare qualcosa? E in quei casi abbiamo fatto ben più di quanto, invece, non abbiamo fatto con la Ligresti”.
Peraltro, “è del tutto evidente che io non mi sia sentito pressato o condizionato dalla segnalazione del ministro – spiega Cascini – anche perchè quella richiesta di interessamento non è stata la prima, nè probabilmente l’ultima”.
“Solo nell’ultimo anno – precisa – ci sono stati segnalati 1.200 casi di autolesionismo e 300-400 di sciopero della fame”. Segnalazioni che arrivano da “detenuti, familiari, Garanti, parlamentari. Non ce n’è una che non venga istruita”.
O arrivano “anche attraverso lettere recapitate al Ministero o al Presidente della Repubblica”.
L’unica differenza in questo caso, sottolinea “è che il ministro ha avuto notizia di un detenuto a rischio non per le sue funzioni istituzionali bensì per un rapporto privato di amicizia”.
Nella telefonata del “18 o 19 agosto, era il mio primo giorno di vacanza”, Cancellieri “mi disse di essere amica dei Ligresti” e di essere “molto preoccupata, perchè si trattava di una persona che aveva avuto problemi di anoressia e temeva che potesse commettere gesti disperati”.
Ma “non feci niente perchè, come le dissi sapevo già  di quel caso particolare seguito con attenzione da chi di dovere. Il mio ufficio si era attivato sin dai primi sintomi di malessere”.

(da “Huffingtonpost”)

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ANCHE LA MADRE DI ALDROVANDI DIFENDE LA CANCELLIERI: “SE UN MINISTRO NON INTERVIENE IN QUESTI CASI CHE CI STA A FARE?”

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

LA MADRE DI FEDERICO: “HA RICEVUTO ME E TANTI ALTRI, MANIFESTANDO SOLIDARIETA’ E IMPEGNO SECONDO LE LEGGI”

“Se un ministro non intervenisse che ci starebbe a fare? Spero che questo faro acceso su un nome famoso possa evidenziare l’assurdità  dei tanti senza nome ristretti senza aver fatto male a nessuno”.
Lo scrive su Facebook Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, il diciottenne ucciso nel 2005 durante un controllo di Polizia in un parco a Ferrara.
Il messaggio e i commenti successivi della donna in risposta ad altri, sono riferiti alla vicenda che oggi investe Anna Maria Cancellieri.
Il ministro nel 2012, all’epoca titolare degli Interni, incontrò Moretti in occasione del settimo anniversario della morte del figlio.
E la donna lo ricorda: “È venuta qui per parlare con noi e a Roma ha ricevuto Cucchi, Uva e altri. Anche a noi ha manifestato solidarietà  e impegno secondo la legge. È quel che chiediamo”.
“Cancellieri-Ligresti evidenzia un problema enorme nelle condizioni di restrizione. Affrontiamolo”, dice ancora in un commento.
Più avanti, precisa il proprio pensiero: “Voglio che lo Stato, non la Cancellieri persona, risponda a noi famiglie di vittime dello Stato”

(da Huffington post”)

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INTERVISTA ALLA CANCELLIERI: “NON MI DIMETTO NEANCHE PER SOGNO”

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

“MAI FAVORI DA BERLUSCONI. E LASCIATE STARE MIO FIGLIO”

Palazzo Chigi non vuole «ombre »…
«È una forma di chiarezza e onestà . Vogliono fugare ogni dubbio. Io sono molto tranquilla, convinta di aver agito bene e di non aver fatto nulla che non fosse più che regolare. Certo, se poi il gioco è politico, allora decidono altri».
Ha pensato a dimettersi?
«Non ho nulla di cui vergognarmi e per cui dimettermi. La mia coscienza è assolutamente limpida e trasparente. Ma siccome sono al servizio dello Stato, se fosse necessario non avrei alcun esitazione a dimettermi, ma mi devono prima spiegare perchè».
Che significa?
«Io servo il Paese finchè ne ha bisogno, ma se devo diventare un peso torno a casa mia dove sto benissimo».
Davvero è convinta che non ci siano zone oscure nel suo comportamento?
«Io non ho fatto nulla, per questo dico che non ho alcuna ragione per dimettermi. Ho insistito per riferire in Parlamento al più presto prima di andare a Milano per rioperarmi al braccio sinistro che mi trascino senza vita da settimane».
E allora cos’è successo, dalla sua amicizia con i Ligresti, a quella telefonata di solidarietà  con la Fragni?
«Innanzitutto sono amica del medico Antonino Ligresti, e chi conosce la famiglia sa cosa vuol dire. Dal rapporto con lui è nato il contatto con quella di Salvatore. Ho conosciuto la compagna. Ho sentito il bisogno, sotto il profilo umano, di farle una telefonata perchè il marito ultra ottantenne e malato era stato arrestato. Non sono entrata nel merito dell’inchiesta. Ho parlato con lei come mi è accaduto di parlare con le mogli di altri detenuti. Essere ministro non significa dimenticare l’aspetto umano ed essere un automa».
Non ritiene che un Guardasigilli debba stare dalla parte dei magistrati e non degli arrestati?
«Chi dice questo? C’è un mio comportamento che fa pensare che fossi a favore dei Ligresti? Cosa ho detto o ho fatto che faccia pensare che fossi contro i giudici? Se ci fosse stato anche solo un segale di una mia interferenza non avrebbero forse reagito? Non c’è stato nulla, nulla, nulla, solo una solidarietà  umana. Non possiamo dimenticare che siamo persone».
Fino al punto di dire «farò tutto quello che posso»?
«Era solo per dire che ero vicina al suo dolore. Erano anni che non la sentivo.Trovo disumano che si voglia strumentalizzare un comportamento cristallino ».
Come mai ha chiamato per prima?
«Io dovevo dare solidarietà , non lei chiedermela, era normale”.
Ha fatto scarcerare la nipote però.
«Distinguiamo i due momenti. Prima c’è quella telefonata. Poi mi chiama Antonino per Giulia, anoressica, a rischio di un gesto inconsulto. Ho fatto quello che un ministro della Giustizia deve fare, controllare che in carcere tutto fosse in regola».
L’avrebbe fatto per chiunque?
«E se fosse morta? Se non avessi fatto nulla i magistrati mi avrebbero chiesto conto della mia inerzia. Non voglio ricordare altri morti per disattenzione dello Stato, ma il caso Biagi se lo ricordano tutti. Io non voglio avere responsabilità ».
Lei ha difeso un detenuto eccellente, che aveva il suo cellulare. Tutti possono chiamarla e lei si dà  da fare per tutti?
«Alla mia mail arrivano di continuo lettere e non restano inevase. Un centinaio negli ultimi tre mesi. Nelle visite in carcere ho raccolto segnalazioni di tantissimi detenuti. Non mi possono dire adesso che mi occupo solo di Giulia Ligresti».
Ma qui è in ballo un’amicizia e pure un figlio che ha lavorato per queste persone.
«Lo ripeto e lo sottoscrivo, il mio rapporto era con Antonino. Quanto a mio figlio Pier Giorgio la procura di Torino ha fatto un inchiesta. Andate a leggete gli atti. Capirete che galantuomo è».
Non è invece uno che ha fatto carriera grazie alla madre potente prefetto e a cui i Ligresti hanno fatto un favore?
«La sua storia è cristallina. Tutta la sua carriera frutto delle sue capacità . Io non c’entro nulla. Ha lavorato nelle più importanti banche straniere, non è mai stato assunto grazie alle mie conoscenze, e mi fa impazzire che lo si possa solo pensare».
E la sua liquidazione da 3,7 milioni di euro?
«Era un contratto, privato non pubblico, con la liquidazione prevista a monte. Qui siamo ormai alla caccia alle streghe».
Dunque il suo caso non esiste?
«Sulla notizia giornalistica, che doveva finire com’era nata, si sono innestati interessi politici che l’hanno strumentalizzata, con l’obiettivo di colpire il governo di larghe intese».
Denuncia un attacco politico?
«Sì, lo è. Ci sono persone che hanno motivi di rancore nei miei confronti, perchè ho sciolto comuni per mafia e fatto pulizia negli enti corrotti. Continuano a dire che sono intervenuta sui magistrati, ma non è vero, basta sentire Caselli. Non c’è serenità  nel valutare i fatti, s’infanga una persona senza pensarci».
È vero che per fare carriera ha chiesto aiuto a Berlusconi?
«Mai. Fate pure un’inchiesta. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno. È un’offesa professionale che non accetto, la mia forza è stata sempre quella di non avere sponsor. Chiamate pure i ministri con cui ho lavorato, Napolitano compreso.Sono talmente tranquilla che divento una bestia, una carriera intemerata non può essere macchiata così».
Allora cosa vuol dire la Fragni quando dice «perchè ti lamenti se lì ti ci ha messo quello lì?»?
«Mi dispiace, ma non so di cosa stesse parlando».
La sua telefonata non è come quella di Berlusconi per Ruby?
«C’è una bella differenza, io sono il responsabile diretto della vita dei carcerati, mi sono mossa per il rischio di un suicidio. Quella di Berlusconi era un’altra cosa».
Ha parlato con Letta?
«Sì, gli ho detto che non ho nulla da nascondere. Lui è molto sereno, non ha drammatizzato».
Il Pd non sembra altrettanto sereno…
«È un problema politico….Racconterò la verità , non ho nulla da nascondere, se vogliono mi credono».
Alfano è rimasto, la Idem si è dimessa. Non ritiene che la figura del Guardasigilli sia ormai macchiata?
«Se qualcuno ritiene che non sia adeguata me lo deve dire e io me ne vado. Ma mi devono dire anche perchè».
Non ha pensato che poteva essere intercettata?
«Ma io vivo con la certezza di esserlo…».
Oggi rifarebbe quella telefonata?
«Certo, perchè era corretta, era solo solidarietà  a un amica. Bisogna essere molto duri e determinati quando ci sono fatti e comportamenti non corretti, ma se tutto questo non c’è, ed è documentato che non c’è, allora si rischia solo l’accanimento. Io conosco le mie responsabilità , so quello che posso e non posso fare, ma non sono disposta a rinunciare alla mia umanità ».

Liana Milella
(da “La Repubblica“)

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BUFFONI A CINQUE STELLE: ECCO COSA PUBBLICAVA GRILLO SUL SUO BLOG DUE MESI FA

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

“GIULIA LIGRESTI UNICA COLPEVOLE, TRATTENUTA IN CARCERE NONOSTANTE LE SUE CONDIZIONI DI SALUTE SIANO INCOMPATIBILI CON LA DETENZIONE”…. COLUI CHE ORA VUOLE SFIDUCIARE CHI E’ INTERVENUTA A PORRE FINE A QUESTA SITUAZIONE, PRIMA SFIDUCI SE STESSO

Premesso che non siamo tra i fans del governo Letta, della stabilità  del governo o di chi vorrebbe sfiduciarlo, ma solo attenti e indipendenti osservatori di ciò che avviene nel Palazzo (e fuori), non possiamo che indignarci verso quegli sciacalli che attaccano “a priori” gli avversari veri o presunti per partito preso, senza prove e solo per bassa cucina politica.
Il ministro Cancellieri, notoriamente persona per bene, una delle poche che si trovano nell’agone politico (non a caso è ritenuta una “esterna”), una carriera di prefetto in varie città  (tra cui Genova) lasciando sempre un buon ricordo per le doti di equilibrio e saggezza dimostrate, è diventata bersaglio di attacchi vergognosi, accostamenti campati in aria, falsi macroscopici.
L’unica cosa che, a differenza sua, non avremmo fatto (ma magari avremmo sbagliato noi) è di segnalare, tra tanti, anche il caso di una conoscente e amica che rischiava la vita in carcere.
Perchè per noi in quel ruolo non esistono più amici.
Ma ci rendiamo conto che, così facendo, forse avremmo operato una discriminazione al contrario, tema delicato.
In ogni caso è stato appurato:
1) Giulia Ligresti era in condizioni di salute gravi e il suo caso era già  all’esame degli organi competenti ancor prima della segnalazione della Cancellieri. E’ stata sottoposta ad approfondito esame medico con relazione al Gip che ne ha disposto il trasferimento agli arresti domiciliari. Come precisato dal dott. Caselli della procura di Torino, in piena autonomia di giudizio e anche alla luce della richiesta di patteggiamento presentato.
2) Il paragone con il caso Ruby è vergognoso. Qui si tratta di un intervento del ministro della Giustizia su un caso di sua competenza, quello di una detenuta che si stava spegnendo, senza alcuna pressione, senza aver smosso mare e monti, senza che l’attendesse fuori nessuna igienista mentale o consigliera regionale, senza che fosse accompagnata a casa di una prostituta.
Non solo: qui non esisteva un interesse a liberarla “perchè non parlasse delle sue frequentazioni”, non si trattava di minorenne scappata di casa, non c’era stato alcun reato da nascondere, nessuna frequentava le cene eleganti o i pali della lap dance.
3) Poichè la Cancellieri non è riferibile ad alcun partito, ma è un “tecnico”, facile per i Cinquestelle e settori renziani del Pd interessati alla caduta del governo, montare un caso sul nulla. Dimostrazione di quale livello di squallore abbia raggiunto la politica italiana.
Ma la foto che pubblichiamo del blog di Grillo del 23 agosto 2013, poco più di due mesi fa, è la palese dimostrazione della cialtroneria a Cinquestelle.
Due mesi fa Grillo denunciava le condizioni di salute di Giulia Ligresti, invocando misure alternative di pena.
Oggi in Parlamento gli stessi Cinquestelle vogliono sfiduciare il Ministro che è intervenuto a porre fine a quella situazione.
Chi andrebbe sfiduciato allora?
Il ministro della Giustizia che fa il suo dovere o forse chi per infame demagogia specula sulle vite altrui, cambiando idea per un pugno di luridi voti?
Qualcuno se ha uno specchio in casa, lo usi: ma per sputarsi in faccia.

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QUELLO DI CUI NON SI PARLA: LA ROCCAFORTE DOVE LIGRESTI OSPITAVA IL GHOTA DEL POTERE, APPARTAMENTI DA 220 MQ CON CANONI DA CASE POPOLARI

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

IL PALAZZO DI VIA DELLE TRE MADONNE A ROMA DOVE RISIEDONO O HANNO RISIEDUTO MOLTO INQUILINI FAMOSI: DA ALFANO A BRUNETTA, DA MASI A BOCCHINO, DALLE FIGLIE DI GERONZI A CARDIA

Più che un palazzo è un castelletto: tre enormi e lussuosi blocchi neoclassici color giallo arancio con terrazze alberate e fontana con zampilli nel cortile centrale, dietro l’enorme cancello elettrico.
La roccaforte romana dove Ligresti ha dato alloggio al gotha politico, bancario e mediatico più in vista del Paese – e molto vicino a Berlusconi – si trova immerso nel verde della zona più vip, via delle Tre Madonne, del quartiere più vip della capitale, i Parioli.
Non c’è neppure bisogno di scorrere i cognomi sui 42 campanelli – la maggior parte dei quali peraltro si limita a una sigla o al nome di una città , tipo New York – per capire che da queste parti in fatto di potere non si scherza.
Bastano la Digos e i carabinieri che si alternano di guardia – 24 ore al giorno – perchè è qui che abita il vice premier e ministro degli Interni, Angelino Alfano.
E prima ancora di entrare nel merito degli altri inquilini famosi, vale la pena ricordare che oltre alla notorietà  possiedono anche la fortuna.
Come definire diversamente il prezzo stracciato dell’affitto? Fino a una decina di mesi fa molto al di sotto del prezzo di mercato per appartamento di almeno 220 metri quadri.
Così almeno riferiscono fonti ben informate che negano categoricamente il rispetto del canone dovuto di 6 mila euro al mese.
Ed è quanto implicitamente conferma l’Unipol che pur non volendo fornire indicazioni precise sul canone d’affitto, sottolinea che «tutti i contratti sono in via di revisione con un nuovo canone d’affitto».
Ma la pacchia per qualcuno è ben lungi dal finire. Perchè se è vero che da un anno il patrimonio immobiliare di via delle Tre Madonne 14, 16 e 18 è passato dalla Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti alla Unipol, è altrettanto vero che per molti il contratto d’affitto stipulato con la famiglia Ligresti non è ancora scaduto e quindi resta invariato alla vecchia e vantaggiosa cifra.
Non c’è da stupirsi che in virtù della doppia esclusività , estetica ed economica, in molti abbiano scelta questa come dimora principale.
L’ex ministro alla funzione pubblica Renato Brunetta ha da poco fatto le valigie verso altri lidi. Da pochi mesi si è trasferito anche Marco Cardia – rampollo dell’ex presidente della Consob, Lamberto – e avvocato di professione.
Attività  che tra l’altro gli ha consentito di lavorare come consulente proprio per l’ex padrone di casa Ligresti.
Esce a buttare la spazzatura, invece, l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi, in tenuta sportiva da sabato pomeriggio – pantaloni della tuta, camicia e un gilè di piumino – prima di salire sull’auto blu con autista.
Non abita più qui il vice di Fini Italo Bocchino, che ha tuttavia lasciato l’appartamento alla moglie da cui si è separato, la produttrice tv Gabriella Buontempo, che ama far jogging nel parco della vicinissima Villa Borghese.
Il suo è l’unico cognome scritto a penna su un cartoncino incollato con lo scotch.
Mentre Chiara e Benedetta Geronzi – figlie dell’ex banchiere Cesare condannato a 5 anni per bancarotta fraudolenta – cercano l’anonimato dietro a due lettere.
Ma è evidente a chiunque che la star tra i super inquilini è il vice premier Alfano: abita qui alle Tre Madonne da quando era ministro della Giustizia e in più d’uno si domandavano come potesse accettare di diventare inquilino di Salvatore Ligresti, che già  all’epoca della stipula del contratto era un ex pregiudicato condannato in Cassazione per corruzione.
Sia come sia, l’avamposto pariolino dei Ligresti faceva coppia con l’ospitalità  che la famiglia riservava ai suoi ospiti più illustri – ministri, parlamentari, prefetti – al Tanka Village di Villasimius, in Sardegna dove venivano offerte tonnellate di aragoste.
Generosità  che emerge anche da un’intercettazione telefonica tra l’ex amministratore delegato di Fonsai Fausto Marchionni e Alberto Alderisio, uomo vicinissimo al clan Ligresti.
Nella lussuosa residenza romana, invece, alloggi da favola per amici importanti che occupano appartamenti gestiti dai fedeli camerieri filippini.
Alcuni escono a fare la spesa, ed evitano accuratamente di fornire informazioni.
La consegna al silenzio vale oro. Tanto quanto il valore degli alloggi, in barba all’affitto pagato decisamente meno del valore reale.

Grazia Longo
(da “La Stampa”)

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ILARIA CUCCHI DIFENDE LA CANCELLIERI: “CON LEI FORSE STEFANO SAREBBE VIVO”

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

ILARIA PONE FINE ALLE IGNOBILI SPECULAZIONI GRILLINE CHE VOLEVANO SFRUTTARE IL CASO DI SUO FRATELLO

Ilaria Cucchi difende il ministro Cancellieri nella polemica sull’intervento a favore di Giulia Ligresti.
“Io e Lucia Uva – scrive in una nota la sorella di Stefano Cucchi – siamo state ricevute due volte, la seconda separatamente, dal ministro Cancellieri. E so che come noi il ministro ha incontrato anche vittime ‘sconosciute’. In entrambe le occasioni sia con lei che con me c’era l’avv. Fabio Anselmo. Dico questo perchè entrambe siamo rimaste colpite dalla grande partecipazione del ministro al nostro dolore. Una partecipazione vera, sensibile e non di circostanza, da donna vera. Anselmo ne è testimone: nessuna frase di circostanza”.
“Partecipazione vera – prosegue la Cucchi –   addolorata per quanto i nostri cari hanno dovuto subire, per ciò che è potuto loro accadere e per ciò che ci stava accadendo nel nostro percorso giudiziario. Emotività  anche quella inopportuna? Siamo stanche di regole asettiche, ciniche, che portano la nostra giustizia a trattare i normali cittadini   nei modi che sappiamo. Non so e non conosco la vicenda giudiziaria di Giulia Ligresti, quel che so è che se fosse stato ministro lei, ed avesse saputo delle condizioni di mio fratello oggi, forse, non esisterebbe il caso Cucchi. Stefano, forse, sarebbe con noi”.
Il nome di suo fratello era stato preso ad esempio dai Cinquestelle per criticare la Cancellieri che si sarebbe mossa solo per Ligresti.
Una ignobile speculazione che, smentita dalla diretta interessata, dovrebbe far sprofondare nella poltrona dorata a 11.300 euro al mese chi l’ha iniziata.
Che a far finta di difendere i diritti dei detenuti siano poi proprio coloro che si sono opposti a un provvedimento di clemenza che portasse a scontare la fine pena agli arresti domiciliari la dice lunga sul degrado della politica italiana.

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UN DEPUTATO DEL FRONT NATIONAL IN VISITA SEGRETA DA CASALEGGIO: ALTRO CHE DEMOCRAZIA LIQUIDA, SI RECITA UN COPIONE GIA’ SCRITTO

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

GRILLO AVEVA SMENTITO CONTATTI CON IL PARTITO DI MARINE LE PEN, MA E’ PROPRIO LA LEADER FRANCESE A RIVELARLO… E UN EX ESPONENTE DE LA DESTRA RIVELA: “CONTATTI DEL FN ANCHE CON TOSI, SANTANCHE’ E MELONI”

«I contatti tra M5S e il Fronte di Marine Le Pen ci sono eccome. So per certo di un faccia faccia, in Francia, tra due parlamentari Cinque stelle e la leader del Front National.
Ma le dico di più. Circa venti giorni fa un deputato del Fn è venuto in Piemonte per un incontro riservato con Gianroberto Casaleggio; visto il peso politico del personaggio sono venuti qui loro. Con Grillo no, non ci sono rapporti diretti, ma la Le Pen lo stima e per le Europee 2014 sta lavorando ad un fronte comune di movimenti anti-euro. In Italia il FN non guarda ai piccoli partiti della destra, che pure erano legati al padre di Marine, perchè considerati elettoralmente irrilevanti. Adesso lei guarda soprattutto al Movimento Cinque Stelle».
Chi parla è il «cuore nero» milanese Roberto Jonghi Lavarini, già  segretario del Fronte della gioventù, poi una lunga militanza dal Msi ad An al Pdl e alla Destra.
Il Front National sta macinando consensi in Francia, ha appena stravinto in un’elezione locale, e in un sondaggio sulle prossime Europee è dato clamorosamente come il primo partito francese.
Merito di battaglie e temi che hanno sfondato in un elettorato non tradizionalmente di destra e che richiamano in vari punti la propaganda di Grillo.
«Noi non siamo nè di destra nè di sinistra» tuona la Le Pen minacciando querele a chi la descriva come di «estrema destra».
Contro i partiti di centrodestra (l’Ump) e centrosinistra (il Ps), cioè contro – dice lei – l’«UMPS», gioco di parole che unisce Ump e Ps, equivalente del «Pd meno L» grillesco. Molte le idee comuni tra Marine Le Pen e il pensiero di Grillo/Casaleggio: la lotta all’Europa dei tecnocrati, le critiche all’euro e alle politiche di austerity imposte da Bruxelles, alle ipotesi di cittadinanza (Grillo: «Senza senso darla ai figli di immigrati nati in Italia»).
La prossima tappa sono le elezioni Europee.
Il Front National cerca alleati perchè, per formare un gruppo parlamentare a Strasburgo, servono almeno 25 eurodeputati di almeno sette Paesi diversi.
Quindi urgono leader anti-europeisti anche in Italia, dotati di voti.
Come Grillo e Casaleggio, appunto.
Intervistata da La7, Marine Le Pen ha speso parole di elogio per Grillo: «In Italia non c’era un solo partito critico con l’Europa, Grillo ha riempito questo vuoto in Italia. Sono d’accordo con lui sulla nazionalizzazione delle banche e sul referendum per uscire dall’euro, anche io l’ho proposto».
Rapporti diretti con lui no («se vuole incontrarmi sono qui»), ma «i nostri staff sono in contatto. Il mio referente per le questioni europee mi ha detto che stava aspettando la telefonata di uno dei responsabili del M5S. D’altronde, perchè aspettare? Ci attende una responsabilità  storica. Le forze euroscettiche devono incontrarsi».
Grillo, poi, ha smentito sul blog («nessuno dello staff di Beppe Grillo ha mai avuto contatti con Marine Le Pen nè intende averli»).
Ma Jonghi Lavarini, in contatto diretto col Fn, giura il contrario: «Sono incontri interlocutori, ma ci sono. Non solo con il M5S, la Le Pen ha sondato anche Tosi, Meloni, Santanchè e Samorì. Ma ripeto, l’interesse principale è per i Cinque stelle.   E Borghezio assicura che Casaleggio fosse un leghista».

Paolo Bracalini

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COM’E’ CARA VENEZIA: CAPOGRUPPO PD CHIESE RIMBORSO DI 1.100 EURO PER DUE NOTTI IN LAGUNA

Novembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile

NELLO SCANDALO DEI RIMBORSI SPESE IN REGIONE EMILIA ROMAGNA, ROBERTO MONARI, DOPO I 30.000 EURO SPESI IN CENE, CONTINUA A FAR DISCUTERE

Tra le spese messe a rimborso dal capogruppo Pd in Regione Emilia-Romagna Marco Monari, con i fondi del gruppo, emerge anche un importo di 1.100 euro pagati per due notti in un hotel a Venezia.
La voce di spesa, riferita al 5 giugno 2011 e messa a rimborso per una persona, è una delle migliaia registrate dalla Guardia di Finanza nell’inchiesta per peculato della Procura di Bologna (pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e del procuratore aggiunto Valter Giovannini) sulle spese dei consiglieri.
Di Monari, indagato insieme agli altri otto capigruppo dell’Assemblea legislativa in quanto coloro che firmavano i rendiconti, era emersa anche una spesa di 30 mila euro in ristoranti in 19 mesi (il periodo dell’attuale legislatura vagliato dall’indagine, da giugno 2010 a dicembre 2011), per cene anche da diverse centinaia di euro per due o tre persone.
Queste spese non sono al momento — almeno secondo quanto si apprende — formalmente contestate dagli inquirenti: le voci sono state acquisite, ma non sarebbero ancora formulate imputazioni sui rimborsi ritenuti illeciti, consigliere per consigliere. Sono attesi a breve gli inviti a comparire.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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