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“BASTA SACRIFICI E MENO DEBITO”: COSI’ TSIPRAS FA SOGNARE IL POPOLO GRECO

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

MA CON LA UE SI AVVIA LA TRATTATIVA

«Oggi è una giornata storica. Il futuro è iniziato e grazie al voto dei greci presto manderemo in archivio la parola austerità ».
Cinque anni fa Alexis Tsipras militava in un partito che raccattava a stento il 4,9% dei consensi.
Oggi la sinistra di Syriza è in testa a tutti i sondaggi con 3-6 punti di vantaggio su Nea Demokratia il centrodestra del premier Antonis Samaras.
E il 40enne che vuole rivoltare l’Europa come un calzino ha lanciato ieri sera in un bagno di folla al teatro Keramikos il programma elettorale e le parole d’ordine che potrebbero cambiare davvero la storia della Grecia e del Vecchio continente.
«L’Europa deve mettersi in testa una cosa. Quello che conta in democrazia è il voto. E il futuro del mio paese lo decideranno i miei concittadini e non i falchi dell’euro », ha esordito. Compito dei greci è scegliere «tra nuovi tagli e la Troika o la speranza».
Il 25 gennaio, visto da questa sala che trabocca di passione, è già  diventato una sorta di catarsi.
«Oggi è l’inizio della fine di chi ha portato la Grecia nel baratro – assicura l’enfant prodige della sinistra europea ai militanti del partito – . Il bello è che il premier e i politici che hanno causato la crisi si presentano come i salvatori della patria dandoci lezioni di europeismo. Ridicolo, visto che arrivano da chi (leggi Samaras, ndr .) è passato in una notte da paladino del fronte anti-Troika a miglior amico di Ue, Bce e Fmi». Applausi
La strada, lo ammette anche Tsipras in camicia bianca quasi renziana, «non è facile». Prima c’è da vincere le elezioni («ribalteremo i pronostici, la gente non vuol buttare alle ortiche cinque anni di sacrifici», ha detto ieri il presidente del Consiglio).
Poi, soprattutto, c’è da cercare alleati per formare un governo e raggiungere in tempi brevissimi – entro fine febbraio – un’intesa con la Troika per sbloccare nuovi aiuti ed evitare il default.
«C’è una sola cosa non negoziabile – è il mantra del leader di Syriza – . Noi vogliamo uscire dal memorandum senza nuovi tagli lacrime e sangue».
Washington, Bruxelles e Francoforte devono mettersi il cuore in pace.
I due miliardi di austerity pretesi in cambio dell’ultima tranche da sette miliardi di prestito resteranno secondo i piani di Tsipras un sogno.
Anzi: «Syriza implementerà  da subito il programma di Salonicco ». Tradotto: un ritocco all’insù delle pensioni più basse e dello stipendio minimo, elettricità  gratis alle famiglie meno abbienti e nuovi investimenti pubblici. In soldoni, una sconfessione degli accordi già  presi con la Troika che per il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble «vanno rispettati ».
Il braccio di ferro si preannuncia durissimo.
Anche perchè Syriza chiederà  alla Ue un taglio sostanzioso del debito greco, fumo negli occhi per i rigoristi del Nord.
Tsipras però ha teso loro ieri anche qualche piccolo ramoscello d’ulivo: «Teniamo alla stabilità  del sistema bancario in Grecia e in Europa – ha spiegato–. Non usciremo dall’euro, non prenderemo decisioni unilaterali sul debito e non toccheremo i risparmi dei privati».
Lotta senza quartiere invece agli evasori. «E’ un assurdo che Samaras chieda il voto a un ceto medio che ha spinto nella povertà  massacrandolo di tasse e di tagli agli stipendi mentre non ha torto un capello ai ricchi che non pagano le tasse».
Clima molto pre-elettorale. Aperitivo di una campagna che si preannuncia virulenta e polarizzata e dove «il concetto di Grexit, l’uscita di Atene dall’euro in caso di vittoria di Syriza, sarà  utilizzato da Nea Demokratia come arma impropria di terrorismo mediatico».
Gli ambienti europei sono convinti che al momento di sedersi al tavolo delle trattative i toni saranno meno accesi.
E che Tsipras, imbrigliato anche dalla necessità  di trovare alleati per varare un governo, abbasserà  dopo il 25 gennaio l’asticella delle sue pretese.
Il leader carismatico della sinistra ellenica promette invece battaglia: «Il vento in Europa è cambiato. Podemos è in testa ai sondaggi in Spagna. Ho ricevuto messaggi di solidarietà  da Italia, Francia, Bolivia e persino dalla Germania».
E nessuno, è la sua speranza, avrà  il cuore di buttare la Grecia fuori dall’euro.
Il finale, nello stile dell’oratore, è pirotecnico.
«Samaras e Venizelos saranno buttati fuori dalle stanze del potere – ha concluso Tsipras – . Ma li diffido dal far sparire documenti ed e-mail firmati in questi anni. Specie quelli con la Troika. Li vogliamo vedere tutti uno a uno». Ovazione.
Dalla sala e dalle strade intorno al Keramikos, intasate di gente che non ha trovato posto nel teatro.
La campagna elettorale è iniziata.

(da “La Repubblica”)

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GRECIA AL VOTO, COSA DICONO I SONDAGGI: TSIPRAS 28,1% CENTRODESTRA 25,1%

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

DA 3 A 6 I PUNTI DI VANTAGGIO DI TSIPRAS MA GLI INDECISI SONO MOLTI E IL PREMIER SAMARAS PUNTA SULL’EFFETTO PAURA

A poco più di quattro settimane dal voto, la Grecia inizia a fare i conti con i sondaggi per capire chi governerà  il paese dopo il 25 gennaio e tratterà  così con la Troika l’uscita dal piano di salvataggio da 240 miliardi.
Le certezze ad oggi sono due: la sinistra di Syriza conserva da tempo un solido vantaggio che oscilla tra i tre e i 6 punti rispetto al centrodestra di Nea Demokratia (Nd).
Ma il numero degli indecisi è ancora altissimo e la partita, sono convinti tutti, si deciderà  solo in zona Cesarini.
“Vinceremo noi”, ha ripetuto per incoraggiare i suoi il premier Antonis Samaras che spera di ripetere il miracolo del 2012, quando Nd balzò dal 18,6% del voto di maggio al 29,6% di giugno, aggiudicandosi così il premio di maggioranza di 50 seggi che spetta in base alla Costituzione al partito che arriva primo nelle urne.
Per fare il bis, il presidente del Consiglio si prepara a giocare con una certa spregiudicatezza l’arma del “terrorismo mediatico” come l’ha definito Alexis Tsipras evocando il rischio di un’uscita di Atene dall’euro.
“I greci dovranno scegliere tra l’Europa e il caos” ha già  iniziato a ripetere senza sosta.
L’ultimo sondaggio – quello Marc di oggi – dà  Syryza al 28,1%, Nd al 25,1%, seguiti da To Potami (Il Fiume, nuovo partito di centro sinistra con il 6,1%), Alba Dorata (5,9%), KKE (il partito comunista al 5,4%), i socialisti del Pasok (4,6%) e gli Indipendenti Greci al 3% seguiti da altre formazioni minori.
Gli indecisi sarebbero ancora il 9,6% dei greci.
Tsipras dovrebbe riuscire a raccogliere tra il 35 e il 38% per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento e riuscire a governare da solo.
Ma ben difficilmente centrerà  l’obiettivo. Il calcolo dei seggi, tra l’altro, è complicato dalla legge elettorale: solo i partiti che superano la soglia del 3% ottengono infatti seggi e molte formazioni minori gravitano proprio attorno allo sbarramento rendendo difficile ogni previsione.
Syriza, stando ai sondaggi disponibili oggi, dovrà  in ogni caso cercare un alleato con cui governare.
Quello ideologicamente più vicino a Tsipras sarebbe il Kke, ma tra i due partiti (Syriza è nata da una scissione proprio dai comunisti) non ci sono rapporti proprio idilliaci. Più facile quindi che possa cercare intese con Potami e Pasok.
Con il problema però di dover moderare le sue posizioni e affrontare a quel punto i mal di pancia dell’ala più massimalista del suo partito.
L’unico altro partito dichiaratamente anti-troika è la destra nazionalista degli Indipendenti greci che hanno collaborato con Tsipras per mandare a monte l’elezione del presidente della repubblica.
Allearsi per un governo però sarebbe tutt’altra cosa.

Ettore Livini
(da “La Repubblica“)

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RAFFICA DI AUMENTI NEL 2015: BIRRA, BENZINA, ACQUA, AUTOSTRADE

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

SONO DODICI LE TASSA PREVISTE IN AUMENTO: ECCO QUALI

Una vera e propria stangata. È la Cgia di Mestre a lanciare l’allarme.
Sono già  dodici le tasse previste in aumento per il 2015.
I più penalizzati saranno gli automobilisti, le categorie professionali che quotidianamente utilizzano l’auto o il camion (taxisti, agenti di commercio, autotrasportatori) e, soprattutto, i lavoratori autonomi iscritti alla sezione separata dell’Inps (freelance).
“I soggetti interessati da questi aumenti — fa notare il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi — saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un’auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori. Oltre all’aumento del costo del carburante, dal 1° gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all’1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell’Inps. Per questi freelance l’aliquota passerà  dal 27,72 al 30,72 per cento”.
Chi sono questi lavoratori autonomi?
Sono, in particolar modo, formatori, ricercatori, informatici, creativi e altre categorie di consulenti, generalmente operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, che lavorano per imprese o enti della Pubblica Amministrazione.
Secondo Bortolussi, comunque, per uscire dalla crisi è necessario rilanciare i consumi interni.
“Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione, nel 2015 i consumi delle famiglie continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6 per cento.
Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni.
Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese.
Con un tasso di disoccupazione che nel 2015 è destinato a sfiorare il 13 per cento non abbiamo alternative: dobbiamo ridare slancio ai consumi interni”.

(da “Huffingtonpost”)

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ALLARME CONFINDUSTRIA: LA PRODUZIONE NON VA, MENO 1,2% IN UN ANNO

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

IL CENTRO STUDI DI VIALE DELL’ASTRONOMIA: LA DEBOLE RIPRESA STA GIA’ RALLENTANDO

Rallenta la debole ripresa della produzione industriale. A dicembre, afferma il Centro studi di Confindustria, c’è stato un aumento dello 0,1% rispetto a novembre, mese in cui c’era stato un +0,2% su ottobre.
Nel quarto trimestre dell’anno, l’attività  industriale registra un calo dello 0,5% congiunturale (interamente ereditato dal terzo trimestre).
Il primo trimestre del 2015, invece, eredita da fine 2014 una variazione congiunturale di +0,1 per cento.
Per il Csc, la produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è diminuita dell’1,2% rispetto a dicembre del 2013; in novembre si era avuto un calo del 2,5% sullo stesso mese dell’anno precedente.
Sempre secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, gli ordini in volume hanno registrato in dicembre una crescita dello 0,3% su novembre (-0,8% su dicembre 2013). In novembre erano aumentati dello 0,2% su ottobre (+0,9% sui dodici mesi).
Negli ultimi tre mesi si è evidenziata una sostanziale stabilizzazione dell’attività , in linea con le indicazioni provenienti dalle indagini qualitative sul manifatturiero.
La fiducia rilevata dall’Istat presso le imprese è infatti migliorata anche in dicembre (+1,0 punti da +0,3 in novembre) e si è attestata nel quarto trimestre su valori analoghi a quelli del terzo; il saldo dei giudizi sui livelli di produzione è diminuito dopo due incrementi mensili consecutivi ed è in linea con la media dei mesi estivi.

(da “la Repubblica”)

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MOSCA, CENTINAIA DI ARRESTI: SALVINI PERCHE’ NON DICI NULLA? VALGONO PIU’ I RUBLI DEI DIRITTI DEMOCRATICI?

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

LA POLIZIA DELL’EX CAPO DEL KGB REPRIME LA PROTESTA DI MIGLIAIA DI RUSSI PER L’ASSURDA CONDANNA DEL BLOGGER NAVALNY… PROTESTE DA TUTTO IL MONDO CIVILE

Alta tensione a Mosca dopo la condanna e l’arresto del leader dell’oppoisizione Alexei Navalny.
L’avvocato e blogger, considerato l’oppositore numero uno del Cremlino, è stato condannato a tre anni e mezzo per appropriazione indebita, nonostante persino i testimoni dell’accusa lo scagionasssero, con pena sospesa.
Appena ha saputo della sentenza,   è uscito di casa per unirsi ai manifestanti in piazza Manezhnaya (Piazza del Maneggio) che protestavano per la decisione dei giudici.
Era stato lo stesso blogger a esortare i suoi sostenitori a manifestare.
Ha tentato di raggiungerli, postando un selfie che lo ritraeva in metropolitana: “Sono agli arresti domiciliari ma oggi ho troppa voglia di stare con voi”, aveva scritto poco prima su Twitter. Ma la polizia lo ha fermato in strada, secondo quanto mostra l’emittente indipendente Dojd. Intanto le autorità  hanno vietato “tutte le manifestazioni non autorizzate”.
E il centro di Mosca è stato blindato.
Nonostante questo, molti sostenitori di Navalny sono scesi in piazza Manezhnaya, non lontano dal Cremlino. E la risposta delle autorità  non si è fatta attendere.
Migliaia di dimostranti hanno scandito lo slogan: “Il potere siamo noi” e “Non potrete incarcerarci tutti”.
La polizia ha intimato di disperdersi, prima di procedere agli arresti che sono stati “non meno di 132 persone“, precisa sul suo sito Ovd-Info, un’organizzazione non governativa per la difesa dei diritti dell’uomo e specializzata nel monitoraggio degli arresti in Russia.
Oltre a Navalny, anche il fratello Oleg Navalny, è stato condannato nello stesso processo a tre a anni e sei mesi da scontare in una colonia penale.
Il verdetto, inizialmente previsto per metà  gennaio, era stato anticipato a sorpresa a oggi per evitare le manifestazioni di massa annunciate dai sostenitori del blogger anti-Putin.
Sul caso interviene anche l’Europa. “L’Unione europea sottolinea l’importanza che ogni decisione giudiziaria sia libera da interferenze politiche, indipendente, e nel pieno rispetto dello stato di diritto”.
Lo afferma una portavoce dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini. “In previsione delle manifestazioni pubbliche annunciate stasera a Mosca — prosegue il portavoce — l’Unione europea si aspetta che tutte le parti interessate diano prova di moderazione”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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SIGILLI ALL’AGENZIA DI POMPE FUNEBRI DOVE LA PROCESSIONE SI FERMO’ PER L’INCHINO AL BOSS

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

E’ DEL CAPOMAFIA D’AMBROGIO, RINCHIUSO DA UN ANNO AL CARCERE DURO… ERA PRESENTE AL SUMMIT IN CUI SI PROGRAMMO’ L’ATTENTATO AL PM DI MATTEO… SEQUESTRATO UN TESORETTO DI 2 MILIONI DI EURO

Il padrino del centro città  è al carcere duro ormai dal luglio 2013, ma la sua agenzia di pompe funebri non ha mai smesso di lavorare.
Anzi, ha anche aperto nuovi uffici. E la sede principale, a due passi dalla facoltà  di Giurisprudenza e dal Municipio, è sempre piena di gente.
A fine luglio, qui davanti, si fermò persino la processione della Madonna del Carmine. Per l’ennesimo ossequio al reuccio di Porta Nuova, Alessandro D’Ambrogio. Adesso, quell’inchino rivelato da un video di Repubblica viene ricordato dal pubblico ministero Dario Scaletta e dal procuratore aggiunto Dino Petralia nella richiesta di sequestro di beni per il capomafia.
Il provvedimento, firmato dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, è stato eseguito dai finanzieri del Gico, il gruppo antimafia del nucleo di polizia tributaria di Palermo, e dai carabinieri del nucleo Investigativo, che nel 2013 hanno arrestato D’Ambrogio e mandato all’aria i suoi piani.
Ufficialmente, la “Servizi Funebri D’Ambrogio” di via Ponticello 13 era intestata a due cognate del boss, Teresa Mangiaracina, la moglie di Iano D’Ambrogio, e a Cosima Fuschi, moglie di un altro fratello del capomafia, Gaetano.
Il boss è invece ufficialmente nullatenente.
Anzi, nel 2003 ha dichiarato redditi da lavoro dipendente per 659 euro; l’anno successivo è sceso a 166 euro.
In realtà , dicono le indagini, sarebbe stato il vero proprietario dell’agenzia di pompe funebri, che non era soltanto un’azienda, ma un vero e proprio covo per summit e riunioni riservate fra i mafiosi più in vista di Palermo.
Ora, arriva il sequestro di beni, che riguarda anche un appartamento, è l’abitazione che il boss divide con la madre Maria, in via Tricomi; sigilli anche per tre negozi e per una Minicooper Sd Countryman.
E la gestione di questo ennesimo patrimonio illecito passa a un amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Palermo.
Il giorno dell’inchino della Madonna del Carmine, i tre fratelli del boss D’Ambrogio erano tutti lì, davanti all’agenzia di pompe funebri di via Ponticello, per accogliere la festa più importante dell’anno.
Franco, con amici e parenti. Iano e Gaetano un po’ in disparte. I fratelli D’Ambrogio non sono mai stati indagati per mafia, ma non è per loro che si ferma la processione.
Sembra una sosta infinita, la più lunga di tutto il corteo. Anzi, soste ce ne sono ben poche lungo il percorso.
Per i giochi d’artificio o per le offerte di alcuni fedeli. I D’Ambrogio non fanno nè fuochi d’artificio, nè offerte
Chiedono ai confrati di portare sin sulla statua due bambini della famiglia. Poi, Franco D’Ambrogio saluta con un sorriso. E la processione riprende.
Restano i misteri di Alessandro D’Ambrogio, che l’ultimo pentito di mafia, Vito Galatolo descrive al summit in cui si discusse dell’attentato al pm Nino Di Matteo.
Era il dicembre 2012. “La sua famiglia e quella di Sam Lorenzo – ha spiegato – misero 70 mila euro per l’acquisto del tritolo in Calabria”.

Salvo Palazzolo
(da “La Repubblica“)

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C’ERAVAMO TANTO AMATI: PER SILVIO E PASCALE FESTE DI NATALE SEPARATE

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

LEI E’ IN SPAGNA PER STUDIARE LINGUE… NON SI HANNO NOTIZIE DI DUDU’

C’eravamo tanto amati. Silvio Berlusconi e Francesca Pascale avrebbero iniziato a dirsi addio.
Non ci sarà  una nuova first lady ufficiale ad Arcore, almeno per ora.
E la prova generale del Natale con le foto davanti all’albero e alla tavola apparecchiata in pompa magna per la grande riunione di famiglia è rimasta tale. Solo una prova. Solo una foto.
Lei è stata avvistata in Spagna, a Madrid, in un lussuoso appartamento in centro (secondo i bene informati comprato da Silvio).
Studia lingue ed è spesso in compagnia di un’amica spagnola, giornalista. Lui da qualche tempo fa a meno di lei nelle occasioni pubbliche, e in quelle familiari. Di nuovo single.
D’altronde che qualcosa stesse avvenendo nella coppia si era capito quando alla cena per Putin la Pascale non si era vista. E non c’era nemmeno alla presentazione-cena del libro di Alfonso Signorini, “L’altra parte di me”, a Milano, il 7 dicembre dove c’era invece un Berlusconi in vena di barzellette e battute ( a Valeria Marini: «sei una lady congiunturale contro la crisi»).
Ultimo scatto ufficioso dei due insieme a Vladimir Luxuria invitato a cena per parlare della causa dei diritti gay. Un’apertura sui diritti civili e le pari opportunità  che in Forza Italia alla Pascale è costato più di un nemico.
Ma chi pensa che questa lontananza di Francesca significhi un’«uscita dal cerchio magico» di Silvio si sbaglia.
La ragazza napoletana è sempre al centro della vita di B. «Lui, raccontano, le vuole molto bene e si occupa di lei. Vuole che studi ed è contento che si stia godendo la sua età  visto che non può sposarla. Sarà  sempre grato a questa ragazza per essergli stato vicino nei momenti più duri».
La condanna definitiva, l’allontanamento dalla politica, il divorzio, lo scandalo delle “cene eleganti”.
«In tutte le situazioni più dolorose degli ultimi anni, Francesca ha saputo starmi vicino», confidò lui in un’intervista a Vanity Fair.
Stesse pagine patinate dove Francesca fece la sua proposta di nozze: «Ora Silvio deve solo dirmi si». Ma quel si non è mai arrivato. E certo non deve essere stata innocua l’intervista di Barbara Berlusconi in cui spiegava: «È improbabile che mio padre si risposi di nuovo».
Poi al trentesimo compleanno dell’amministratore delegato del Milan festeggiato a Macherio si è notata l’assenza di Francesca.
Per la prima volta dopo molto tempo Veronica Lario e Silvio Berlusconi hanno condiviso lo stesso tetto.
E la ex moglie non si è trattenuta dal chiedere all’ex marito: «E’ vero che ti risposi?». Lui non ha perso l’occasione per rifilare una risposta amaro-ironica: «Sono ancora scottato dalle ultime nozze». E soprattutto dal divorzio miliardario.
Francesca non c’era. Era già  iniziato l’allontanamento? Chissà .
Voleva farsi sposare ma quando ha capito che non era aria di nozze ad Arcore, ha preferito non rinunciare alla sua vita in un’attesa perenne.
Gli amori finiscono, ma i cani restano.
Ed è questa la vera domanda: che fine ha fatto Dudù?

Maria Corbi
(da “La Stampa“)

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IL REGIME DI PUTIN CONDANNA L’OPPOSITORE NAVALNY A TRE ANNI E MEZZO DI CARCERE

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

IL MITO DI SALVINI E DEI CAZZARI PSEUDODESTRI, DOPO UN PROCESSO SURREALE, PERPETUA LA PEGGIORE TRADIZIONE COMUNISTA PER ELIMINARE GLI OPPOSITORI INTERNI

Doveva essere la prima grande battaglia politica del 2015 e diventa il finale clamoroso del 2014: a sorpresa il tribunale Zamoskvoretsky di Mosca ha anticipato la condanna ad Alexey Navalny e suo fratello.
Colpevoli entrambi, con il blogger condannato a 3 anni e mezzo con la condizionale, e suo fratello Oleg a 3 anni e mezzo di prigione.
In aula il leader dell’opposizione ha perso la pazienza: «Non vi vergognate? Perchè lo mettete dentro? Per punire me?», ha urlato al giudice mentre Oleg veniva preso in custodia.
UN PROCESSO SURREALE
Il leader dell’opposizione russa, ai domiciliari da mesi, era stato accusato insieme al fratello di truffa ai danni della società  “Yves Roches East” per circa 400 mila euro, attraverso contratti di comodo con società  dei Navalny.
Un processo surreale quanto lo era stato il primo caso “Russia contro Navalny”, nel quale perfino molti testimoni dell’accusa sostenevano che non c’era stato reato.
Pochi giorni fa la procura aveva chiesto 10 anni per Navalny — considerato il precedente di 5 anni con la condizionale — e 8 per suo fratello.
Al momento di avere l’ultima parola Oleg Navalny era stato esplicito nel definirsi «un ostaggio» e si era rivolto al fratello invitandolo ad «andare avanti» nonostante le pressioni.
Oggi, subito dopo la sentenza, il twitter di Alexey Navalny ha commentato: «Non ci poteva essere sentenza più vile».

Anna Zafesova

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PENSAVO FOSSE IL PREMIER, INVECE ERA UN CALESSE

Dicembre 30th, 2014 Riccardo Fucile

VAI COL RITMO. CI ATTENDE UN ANNO DI MERENGUE, RUMBA E MENEITO: E’ DA QUESTI DETTAGLI CHE SI GIUDICA UNO STATISTA

Non era Crozza, anche se sembrava. Era quello vero, quello originale. Matteo Renzi in persona.
La conferenza di fine anno è stata l’occasione giusta per esaltare la prossemica d’ordinanza: faccette caricaturali, sguardo all’insù tipo Verdone e risatine di chi si crede Lenny Bruce ma pare piuttosto un Panariello in diesis assai minore.
Protetto da domande quasi sempre accomodanti (mancava solo “Preferisce pandoro o panettone?”), Renzi ha dispensato una volta di più ottimismo, che come noto è il profumo della vita.
Per l’occasione aveva i capelli scompigliati, quasi a lasciare intendere che lui di notte non organizza cene eleganti ma si occupa di massimi sistemi e Norman Atlantic. L’effetto scenico è stato un po’ diverso, al punto che un satirico come Luca Bottura ha twittato: “Vorrei fare a Renzi la critica politica che lo infastidirà  di più: ha un sacco di capelli bianchi nuovi e non li lava da qualche giorno”
L’apice politico è stato riassunto in una frase che ha saputo inebriare le masse: “La parola del 2015 sarà  ritmo”.
E tutti, subito, a chiedersi se ci attenda un anno di merengue, rumba o meneito: è da questi particolari che si giudica uno statista.
Da questi e dalle supercazzole regalate come fossero grandine d’estate sulle vigne: “Dobbiamo cambiare il paradigma economico dell’Europa” (tapioca a destra), “Punire chi sbaglia” (prematurata a sinistra), “I prossimi 12 mesi saranno decisivi” (come fosse Antani) e il misericordioso “Se ce la facciamo ha vinto l’Italia, se non ce la facciamo ho perso io”.
Frase, quest’ultima, che ha ispirato su Twitter la replica greve del comico Pinuccio: “Renzi: ‘Se non ce la facciamo ho perso io’. Ma ce la prendiamo in culo noi”. Particolarmente entusiasmante la fenomenologia sui gufi: “Non penso che l’Italia sia spacciata, come pensano gufi e non solo”.
Renzi si è qui doviziosamente dilungato, con capacità  analitica assai puntuta: “Non voglio lasciare l’Italia a chi parla male dell’Italia”.
Renzi ha alfine risolto il più annoso dei quesiti: sì, ma chi sono esattamente i “gufi”? Marmorea la risposta: “Gufo è chi parla male dell’Italia, non del governo”. Amen.     Qua e là , avvincenti Sticazzi-Moments, per esempio quando Renzi ha fatto sapere che adora la serie tivù Newsrooom.
Il Presidente del Consiglio, disgraziatamente, a un certo punto ha detto la verità : “Mi vanto di avere fatto meno leggi di tutti”.
Gli è uscita come un rigurgito, come un riflusso esofageo mal trattenuto. Resosi conto dell’inciampo, Renzi ha prontamente stigmatizzato l’oltraggioso atteggiamento dei siti da lui compulsati ogni minuto, forse per rubacchiare idee o forse per vedere se il suo nome era diventato Trending Topic: avevano appena osato rilanciare che “Renzi si vanta di avere fatto poche leggi”, anche se lui ovviamente intendeva tutt’altro.
Proprio come capitava quando c’era (e c’è) Silvio. Esortando la plebe ad avere fiducia nel futuro, come lui stesso ripeteva al predecessore Letta, Renzi ha parlato tanto per dire pochissimo.
Quando — per disgrazia — arrivava una domanda appena insidiosa, lui sparacchiava la palla in tribuna .
Fortunatamente le amate citazioni non sono mancate. Nei primi libri citava i Righeira, nei primi discorsi a Camera e Senato i Jalisse e Gigliola Cinquetti.
Ieri, non potendo scomodare alcuni dei suoi capisaldi culturali — Jerry Calà , Minnie e Jimmy Il Fenomeno — ha riesumato “Indovina chi”.
Roba forte, mai però come l’ardito riferimento filmico: “Mi sento come Al Pacino in Ogni maledetta domenica”.
Una citazione appena consunta e scontata, ma retorica e banalità  sono cifre che il renzismo applica pure al citazionismo. Accadde anche quando la nota statista Boschi scomodò Fanfani per citare una frase — “Le bugie non servono in politica” — così debole che sarebbe venuta in mente anche alla Picierno (forse).
È stata comunque una conferenza stampa bellissima. Per certi versi ha ricordato “Pensavo fosse amore invece era un calesse”.
Massimo Troisi, nel film, viene lasciato da Francesca Neri. Gli amici gli dicono che lei adesso sta con un uomo coraggioso e bellissimo, dunque non c’è speranza.
Troisi non si arrende e scopre che il rivale è Marco Messeri, non proprio un adone, e di professione fa il giudice di sedia in gare tra barbieri: non esattamente un eroe. Quando però Troisi lo fa notare, tutti lo trattano come un invidioso. Come un rosicone, come un gufo.
Ecco: ieri si è nuovamente vissuta questa sensazione di tragicomica sbornia collettiva. E purtroppo Troisi non c’era.

Andrea Scanzi
(da “il Fatto Quotidiano”)

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