Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
D’ALEMA, L’UOMO CHE HA COLLEZIONATO PIU’ FIASCHI DI UNA CANTINA SOCIALE
Siccome le critiche vanno fatte ai vivi, è imbarazzante occuparsi di Massimo D’Alema alla
memoria.
Ma il video che immortala il suo ultimo battibecco con un cronista è un imperdibile reperto d’epoca.
Il Conte Max è nell’aula magna dell’Università di Bari, dove ha presentato un libro con l’ambasciatore russo, e accetta magnanimo di incontrare i giornalisti.
Pensa, evidentemente, che siano ansiosi di conoscere il suo pensiero sul best-seller in questione, magari sulle relazioni Italia-Russia o su un altro argomento a piacere dello scibile umano.
Da quando è stato rottamato da Renzi, apostrofa chiunque incontri con parole così: “Io non mi occupo delle miserie della politica italiana, sono un alto esponente del Partito socialista europeo e tengo conferenze in tutto il mondo, e mi pagano anche bene, diciamo”.
Purtroppo due giorni fa i cronisti volevano sapere solo dei suoi libri e dei suoi vini acquistati dalla coop Cpl Concordia (un nome, una garanzia di disastro).
Il primo a porgli una domanda è il civilissimo inviato di Virus, Filippo Barone: “Lei ha detto che il suo vino va a ruba. Ci sono molte coop tra i suoi clienti?”.
D’Alema fa la faccetta da D’Alema: “Ci sono molti cittadini che lo comprano, moltissimi”. Sottinteso: diciamo.
Barone insiste, sempre con molta urbanità : “Qualcuno ha ritenuto inopportuno unire l’immagine di una convention del Pd con una vendita di vini…”.
Con l’aria di Giobbe armato di santa pazienza e costretto ad abbassarsi a livelli così infimi, la Volpe del Tavoliere concede un’altra risposta: “Quegli acquisti sono avvenuti nel corso di due anni, non in una convention del Pd, come risulta dalle fatture. Lei dice cose sciocche perchè quegli acquisti sono stati regolarmente fatturati, avvenuti in prossimità delle festività , evidentemente per fare regali come fanno molte imprese, e sono stati fatturati a un contrattamento di favore, diciamo, con fatture a quattro mesi… Siccome sto denunciando diversi giornali, denuncio anche lei, con l’occasione”. Diciamo. Alla terza domanda sull’attinenza della sua fondazione Italianieuropei con il suo vino, non risponde. “Allora? Veniamo a noi”, dice agli altri giornalisti, convinto di poter finalmente spaziare nelle praterie della geopolitica.
Purtroppo nessuno è interessato all’articolo.
Lui, deluso, saluta sarcastico (“perfetto!”) e si allontana.
Ma poi ci ripensa e torna da Barone: “Lei ha detto che ho venduto il vino durante una convention del Pd, eh? Come si chiama lei? Devo trasmettere al mio avvocato queste informazioni, la prego di mandare questa registrazione: lei avrà una denuncia”. Diciamo.
La scena ricorda quella di B. nel corridoio del Tribunale di Milano per uno dei suoi numerosi processi, quando Piero Ricca gli gridò “Buffone, fatti processare!” e lui si voltò di scatto tutto paonazzo, intimando ai carabinieri lì presenti: “Identificatelo!”.
La differenza è che Ricca non era un giornalista accreditato, ma un cittadino incazzato che inveiva contro di lui, mentre Barone è un cronista che faceva il suo mestiere di porre domande, e che il Caimano era lì in veste di imputato, mentre D’Alema non è indagato. Ma la deriva è la stessa: quella del “non sa chi sono io”, del “non finisce qui”, del “conosco gente molto in alto”.
Purtroppo per Silvio & Max, è il momento di rassegnarsi al “lei non sa chi ero io”, al “finisce qui”, al “conoscevo gente molto in alto”, anzi “una volta stavo molto in alto e ora non più, infatti sono ridotto a minacciare la gente che passa per strada, come uno stalker o una gattara qualsiasi”.
Perchè poi Max se la prenda tanto per la storia delle 2 mila bottiglie e dei 500 libri acquistati dalla coop resta un mistero: fosse un politico che ha fatto dell’illibatezza la sua ragione di vita, si capirebbe.
Ma avendo sempre posato da cittadino al di sotto di ogni sospetto, è curioso.
Chi accettò un finanziamento in nero di 20 milioni di lire a metà anni 80 dal re delle cliniche baresi Francesco Cavallari, legato alla sacra Corona unita? Lui.
Chi si recò in pellegrinaggio a Mediaset per definirla “una grande risorsa per il Paese”, rassicurando B., Confalonieri e il Gabibbo? Lui.
Chi si inventò la Bicamerale resuscitando il Caimano appena spianato da Prodi? Lui.
Chi prese il posto di Prodi senza passare per le urne dopo aver giurato che mai sarebbe andato a Palazzo Chigi senza passare per le urne? Lui.
Chi portò l’Italia in guerra per la prima volta dal 1945 bombardando l’ex Jugoslavia? Lui. Chi consegnò la Telecom a un’orda di avventurieri nobilitati come “capitani coraggiosi”? Lui.
Chi fece dire a Guido Rossi, ai tempi del suo governo, “Palazzo Chigi è una merchant bank dove non si parla inglese”? Lui.
Chi nominò il trust di cervelli che nel 2000 fece colare a picco l’Unità dopo 70 anni di onorato servizio? Lui.
Chi tifò per la scalata illegale di Unipol a Bnl con l’ausilio degli ottimi Ricucci, Fiorani e Coppola, incitando l’amico Consorte col celebre “Evvai Gianni! Facci sognare!”, per poi ottenere dal Parlamento europeo il diniego alla richiesta dei giudici milanesi di usare le intercettazioni? Sempre lui.
Chi spedì gli sherpa Fassino e Latorre a chiedere i voti di Forza Italia per farsi eleggere presidente della Repubblica nel 2005, ottenendo i prestigiosi consensi di Dell’Utri, Confalonieri, Ferrara, Cossiga, Pomicino e Farina, ma naturalmente non quelli del Parlamento? Lui.
Chi si è circondato di strani personaggi che continuamente emergono dagli scandali, tipo De Santis, De Bustis e Bargone? Lui.
E, ora che il suo astro si spegne, nemmeno si accorge della sua mutazione antropologica mentre partecipa alle fiere vinicole e discetta di “contrattamenti” e fatturazioni a quattro mesi come un qualunque uomo d’affari.
Però si scandalizza dello scandalo per i vini.
Lui che ha collezionato più fiaschi di una cantina sociale.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Partito Democratico, PD | Commenta »
Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
PD 38,4%, M5S 18,7%, LEGA NORD 13,5%, FORZA ITALIA 12,9%, SEL 4,3%, FDI 3,9%, NCD+UDC 3,5%, PRC 1,4%, VERDI 0,8%
Stabile la fiducia nel governo (32 per cento), in calo quella per Matteo Renzi che scende al 39 per cento (-1%), mentre il Pd perde mezzo punto rispetto alla scorsa settimana.
Più significativo il dato sull’affluenza alle urne che scende di oltre 4 punti (da 65,5% a 61,1%).
E’quanto emerge, in tema intenzioni di voto, dal sondaggio settimanale di Ixè per Agorà -Rai3.
Scende di un punto anche la fiducia in Mattarella che però resta leader della classifica con il 70%. Dietro la coppia di testa ci sono Salvini (22%, -1%), Berlusconi (16%, +1%), Grillo (15%, +1%) e Alfano (13%, +1%).
Per il 72% degli intervistati, del resto, le recenti inchieste giudiziarie che hanno coinvolto esponenti del Pd “indeboliscono Renzi” (mentre per un 17% lo rafforzano).
Quanto allo schieramento opposto, il 34% degli elettori di Forza Italia sostiene che Berlusconi dovrebbe lasciare la guida del partito, mentre un 66% ritiene che debba rimanere il leader.
Nel sondaggio vengono affrontati altri temi d’attualità .
Sul lavoro, ad esempio, emerge che l’81% degli italiani dichiara che oggi, rispetto a un anno fa, è più difficile trovare un’occupazione. Solo l’11%, invece, sostiene che sia più facile.
E quindi, alla domanda su cosa vorrebbero trovare nell’uovo di Pasqua, il 34% risponde “più lavoro”, seguito dal 29% di “meno corruzione”, dal 27% di “meno tasse” e dall’8% di “più sicurezza”.
Infine, sempre in tema festività , agli intervistati è stato chiesto chi inviterebbero al pranzo di Pasqua: Renzi batte Berlusconi con il 25% contro il 17% dell’ex Cavaliere. Un 10% sceglierebbe Salvini o Grillo. Ma ben il 38% non inviterebbe nessuno di loro.
Questo il quadro delle intenzioni di voto (tra parentesi il risultato della scorsa settimana):
Pd 38,4% (38,9).
M5s 18,7% (18,5).
Lega Nord 13,5% (13,7).
Fi 12,9% (12,7).
Sel 4,3% ( 4,2).
Fdi 3,9% ( 3,5).
Ncd 2,5% ( 2,5).
Prc 1,4% ( 1,4).
Udc 1,0% ( 0,8).
Verdi 0,8% ( 0,5).
Sc 0,1% ( 0,1).
La rilevazione è stata effettuata da Ixè per Agorà -RAI 3 il giorno 1/4/2015 tramite sondaggio CATI-CAMI su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 8.121 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni.
Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’ISTAT. I dati sono stati ponderati per garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore massimo: +/- 3,1%.
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: elezioni | Commenta »
Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
NON SOLO D’ALEMA, MA QUATTRINI DISTRIBUITI A DESTRA E A MANCA: ECCO I NOMI
Cosa c’entrano la mostra “Avanti popolo”e l’Istituto salesiano, la benedizione pasquale e la
beatificazione di Giovanni Paolo II ?
E poi, cosa c’entrano Fratelli d’Italia, il sindaco Ignazio Marino e il governatore Nicola Zingaretti?
Niente, in apparenza.
Ma la Cpl Concordia, la cooperativa modenese coinvolta nell’inchiesta di Napoli per un appalto a Ischia, distribuiva decine di migliaia di euro l’anno.
Un po’ di qua e un po’ di là , perchè il contribuito (dichiarato, non sottobanco) fluidifica i rapporti, fa empatia e, a volte, simpatia.
Il tabulato dei magistrati di Napoli, che rendiconta le erogazioni liberali, è un tripudio di sacro e profano, di Peppone e don Camillo, di beneficenza e di opportunismo.
Cpl Concordia non sosteneva soltanto la fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema (20.000 euro, 2014), ma accorreva al gran raduno renziano.
Il 5 novembre 2014, la cooperativa registra 5.000 euro in uscita per i democratici. Matteo Renzi ha organizzato due cene di raccolta fondi, il 6 a Milano e la replica il 7 a Roma.
Non è esaustivo dire che la Cpl aiutava D’Alema e Renzi, i due cari nemici, e neanche che negli ultimi tempi era sensibile alle esigenze dei partiti.
La Cpl ha pagato le campagne elettorali quando il Pd si chiamava ancora Ds.
E non ha smesso, anzi ha aumentato gli importi.
Già nel 2011, la cooperativa staccava un assegno di 20.000 euro per Virginio Merola, candidato sindaco a Bologna.
Lo stesso periodo spediva 10.000 ciascuno ai dem di Pesaro, di Ferrara, il doppio a Urbino, un obolo 2.000) a Foggia e Frosinone.
Nel 2012, ancora 15.000 euro a Ferrara e 3.000 al comitato Bersani.
Il 2013 anno di politiche e il 2014 anno di europee, la generosità di Cpl Concordia esonda e invade l’intero emiciclo con preferenza sul versante centrosinistra: 10.000 per il senatore Ugo Sposetti (Pd); 5.000 per il deputato Alfredo D’Attorre; 10.000 per la lista civica Zingaretti e ulteriori 10.000 per il comitato Zingaretti; 6.000 per una cena elettorale di coppia Zingaretti- Marino; 2.000 per il comitato “io sto con Giorgia Meloni” e 3.000 per Antonio Paravia di Fratelli d’Italia; 2.500 per Ignazio Marino sindaco di Roma e 5.000 per Antonio Decaro sindaco di Bari; 2.000 per il mandato a Strasburgo di Cecile Kyenge e 4.000 per l’ex ministro Flavio Zanonato; 1.000 per Antonella Forattini in Lombardia e 10.000 per Eugenio Patanè, consigliere regionale poi indagato a Roma nell’ambito di Mafia Capitale; 17.000 per il Partito democratico della provincia di Roma.
La cooperativa con una mano foraggiava la politica con la speranza di ottenere un ricompensa ben più sostanziosa e con l’altra aiutava il “territorio”, la feconda Emilia. Anche per cause nobili.
Qualche migliaia di euro per la “nostra Mirandola”, la cittadina devastata dal terremoto, 50.000 “solidarietà la Carpi” (testuale).
E centinaia di euro, profuse di tanto in tanto, per le associazioni locali, per un progetto a Chernobyl, per i genitori con figli disabili, per un omaggio alla fondazione di Umberto Veronesi.
La beatificazione di Giovanni Paolo II vale uno sforzo in più, 25.000 euro.
La coop rossa, però, prediligeva le parrocchie. I preti.
Forse sapeva che un giorno un’indulgenza sarebbe tornata utile.
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »
Aprile 3rd, 2015 Riccardo Fucile
TRA GLI ATTI SEQUESTRATI DAI MAGISTRATI DI NAPOLI, L’ELENCO DELLE LIBERALITà€ DI CPL CONCORDIA: PARTECIPà’ ALLE CENE PD DI AUTOFINANZIAMENTO COL PREMIER
La Cpl Concordia ha finanziato una cena elettorale di Matteo Renzi, ha dato 17.000 euro al Pd di Roma e ha distribuito “erogazioni liberali” a pioggia e “contributi elettorali” a destra e a sinistra: ai democrat Ugo Sposetti ed Eugenio Patanè, al comitato “Per Ignazio Marino sindaco di Roma”, alla lista civica Zingaretti e al Pd marchigiano, ma anche all’esponente di Fratelli d’Italia Antonio Paravia e al comitato “Io sto con Giorgia Meloni”.
L’informativa del Noe dell’11 febbraio scorso traccia i rapporti “trasversali” tra la coop rossa modenese di Roberto Casari e la politica.
Sentito il 15 gennaio scorso, il direttore generale affari esteri Cpl Fabrizio Tondelli afferma: “Io non darei soldi a nessun politico e infatti anche quando si è parlato di partecipare alla cena di Renzi io ero in disaccordo, non trovavo alcuna utilità .
Tuttavia il cda per motivi commerciali e di opportunità ha poi stabilito diversamente e quindi ha erogato il contributo”.
Insomma, accusati di trafficare con la camorra, finanziavano anche Renzi e il sottosegretario Luca Lotta, il fedelissimo, ha messo la firma per sbloccare i 140 mila euro per la metanizzazione al Sud, destinati anche alla Cpl. Coincidenze, naturalmente.
Dalle carte depositate dai pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto sulla presunta corruzione del sindaco Pd di Ischia Giosi Ferrandino per metanizzare l’isola verde, emergono nitidi gli intrecci tra la coop rossa modenese e il clan dei Casalesi.
Scompaiono gli omissis dal verbale di Giulio Lancia, responsabile Cpl del progetto ischitano, ritenuto attendibile dal gip Amelia Primavera che lo indica tra le principali fonti di prova per motivare l’arresto di Casari e Ferrandino quando racconta la propensione del presidente della coop “a ingraziarsi le amministrazioni locali”.
Secondo Lancia, i vertici di Cpl Concordia alla fine degli anni 90 scesero a patti con il clan dei Casalesi per realizzare la metanizzazione di sette comuni dell’Agro aversano in provincia di Caserta, tra cui Casal di Principe e Casapesenna. Casari e Giuseppe “Pino” Cinquanta, all’epoca responsabile commerciale Lazio-Campania-Sardegna.
Secondo Lancia si “sedettero al tavolo” con l’imprenditore casertano Antonio Piccolo per “definire” i subappalti e “i termini dell’affare”. Consapevoli che Piccolo era il referente della camorra e in particolare del boss Michele Zagaria.
Arrivano così le prime conferme alle clamorose dichiarazioni di giugno del boss pentito Antonio Iovine sul modus operandi di Cpl Concordia in terra di Gomorra. Secondo Iovine Zagaria “tramite dei prestanomi era entrato nella Cpl Concordia, acquisendone delle quote societarie”, anche se il boss pentito ne parla per ipotesi “conoscendo Zagaria e sapendo come lo stesso è solito muoversi”.
Quattro dirigenti della coop modenese sono indagati per concorso esterno in associazione camorristica in un fascicolo parallelo, pm Sirignano, Maresca e Giordano.
Oltre allo storico ex presidente Roberto Casari, sono Lancia, Pasquale Matano, responsabile Cpl distribuzione nell’Agro aversano e Giuseppe Cinquanta, fino a poco tempo fa direttore di Cns (Consorzio nazionale servizi), coop rossa di Bologna da 700 milioni di fatturato.
“Cpl è una delle (mi pare) 8 cooperative che fanno parte del Cns — sostiene Lancia con i pm ma in realtà le associate di Cns sono di più —. Cns svolge solo pochi lavori e di modesta entità direttamente. I grandi lavori li affida alle singole cooperative parte del consorzio come la Cpl”. Il meccanismo era emerso in Mafia Capitale.
Il Cns vinceva l’appalto dei rifiuti a Roma e poi lo girava alla consorziata “Coop 29 giugno” di Salvatore Buzzi, così come Cpl lavorava nelle scuole campane.
Il 26 giiugno ’14, pochi giorni dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Iovine, Lancia dice ai pm Carrano e Woodcock: “Chi ha introdotto Cpl nell’Agro aversano è stato l’imprenditore Antonio Piccolo, che ha lavorato per anni per Cpl anche a Bologna. Chi a monte ‘si è seduto al tavolo’ con Piccolo non sono certo stato io, ma i vertici Cpl. Piccolo conosceva bene anche Casari”.
Lancia circostanzia: “So per averlo appreso da Pino Cinquanta che prima di partecipare e di aggiudicare gli appalti dell’agro aversano ‘si sedettero attorno a un tavolo’, cioè si misero d’accordo per definire i termini dell’affare, il presidente Casari, Cinquanta e Piccolo. Cinquanta mi disse che Piccolo era in quella zona una garanzia (…) mi ha fatto capire chiaramente che Piccolo aveva rapporti con la criminalità organizzata del Casertano, per tale ragione Piccolo avrebbe dovuto rappresentare il mio unico punto di riferimento. Io chiedevo sempre a Piccolo se le ditte che noi individuavamo come subappaltatori potevano andar bene per lui, gli chiedevo l’assenso. Così ad esempio è avvenuto con l’impresa Di Tella che io trovato sul cantiere di Frignano”.
E chiarisce: “Cinquanta mi disse che Piccolo era il riferimento di Zagaria. Cinquanta riferiva tutto a Casari e le scelte avvenivano sempre d’intesa con Casari. Ritengo che anche Casari fosse a conoscenza dei rapporti di Piccolo”.
Cinquanta, sentito il 29 dicembre 2014, e Casari, sentito il 30 gennaio scorso, si sono dimessi dagli incarichi subito dopo.
Vincenzo Iurillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Costume | Commenta »