Destra di Popolo.net

UNA NUOVA DESTRA CIVILE STA EMERGENDO

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

“CAMBIA VERSO” IN EUROPA: DALLA MERKEL A CAMERON,   MUTA L’APPROCCIO AL PROBLEMA PROFUGHI….L’ORGOGLIO DI ESSERE UN’AVANGUARDIA CULTURALE DEL CAMBIAMENTO

Qualcosa in Europa sta cambiando: comincia a farsi strada un approccio diverso al problema dei profughi da parte di importanti governi e cancellerie: in primis la Merkel, ma anche Cameron ieri sera ha inviato significativi segnali.
E altri governi di centrodestra si stanno lentamente allineando.
Da tempo riteniamo la battaglia sull’accoglienza dei profughi che fuggono da zone di guerra e massacri il crocevia della battaglia di cambiamento della destra italiana: o si continua a cavalcare razzismo e xenofobia per garantire la poltrona di parlamentare al notabilato che ha distrutto la destra italiana tra scandali, corruzione, puttanieri e servi proni, o si svolta verso la destra del futuro che ponga quattro priorità : legalità , merito, diritti civili e giustizia sociale.
E su di esse costruisca un programma comune da sottoporre al giudizio degli italiani.
Una destra che isoli e combatta senza tregua ogni forma reazionaria e becera, una destra libera e libertaria, ancorata ai valori etici, non al loro uso strumentale per riproporre copioni condannati dall’usura del tempo.
Una destra di persone oneste non di evasori fiscali, di servitori della Nazione non di servi di un capomandamento.
Destra di popolo, come è avvenuto in altre occasioni, è uno dei pochi blog “non conforme” e non allineato, ma proprio per questo molto seguito, anche dagli addetti ai lavori.
La nostra posizione sull’accoglienza dovuta ai profughi può aver fatto scandalo in un’area che dopo venti anni di berlusconismo e leghismo è quasi completamente rincoglionita, incapace persino di distinguere tra valori di destra e pulsioni populiste da assecondare per interesse.
Come se fosse importante vincere dalla parte sbagliata piuttosto che rischiare di perdere da quella giusta.
Come se essere forte coi deboli e debole coi forti fosse il nostro destino.
Come se scopiazzare altri movimenti europei non fosse dimostrazione di debolezza e di incapacità  di trovare una “via italiana”, ma solo garanzia di effimeri successi.
Noi non ci siamo piegati a questa logica e mai ci piegheremo, forse perchè veniamo da lontano e non amiamo seguire le mode, forse perchè abbiamo letto qualche libro in più, forse perchè viviamo in mezzo al nostro popolo e ne conosciamo pregi e debolezze.
E non abbiamo paura di andare controcorrente per delineare scenari futuri: quelli della destra che non c’è, ma che va edificata giorno dopo giorno, demolendo e ricostruendo con tenacia e visione del mondo, facendo riflettere e “crescere” la nostra area, non assecondando gli istinti peggiori.
E i primi riscontri stanno arrivando: qualcosa sta cambiando, non solo nell’atteggiamento dei governi, ma anche nel seguito che riscontriamo direttamente, nell’attenzione che riceviamo alle nostre tesi.
Ieri ci ha chiamato il capogruppo alla Camera di un partito di opposizione (non di sinistra, quindi): ci segue da qualche tempo e ha voluto manifestarci il suo apprezzamento per lo sforzo che sosteniamo per “delineare” una destra civile in Italia.
Sono segnali che vanno nella direzione che abbiamo tracciato: solo attraverso un azzeramento del ceto politico attuale potrà  nascere una nuova destra.
Che abbia la capacità  di saper parlare a tutti, attraverso quella trasversalità  che sola può permettere di governare un Paese con il consenso del popolo.
Ci vorrà  del tempo, ma la meta è meno lontana.
Dipende anche da voi: è il momento di ritornare a essere protagonisti se non volete morire da comparse.

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LA CAMPAGNA PER AIUTARE IL MENDICANTE ITALIANO DI 70 ANNI FA FLOP, ZERO EURO: MA DOVE SONO FINITI QUELLI DEL “PRIMA GLI ITALIANI” ?

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

RACCOLTI PIU’ “MI PIACE” CHE QUATTRINI: I PAROLAI ON LINE DIMOSTRANO LA LORO COERENZA… SALVINI CACCIA LA GRANA, AIUTA UN ITALIANO!

Miracoli del web.
La campagna per «aiutare Franco», mendicante italiano sulla settantina che chiede l’elemosina nel centro di Brescia, è partita sui social con i migliori auspici.
Dalle proposte tra privati cittadini indignati per quel 70enne che chiedeva qualche moneta in piazza Duomo si è presto passati alla campagna di raccolta fondi sul portale Gofundme: l’appello è stato pubblicato il primo settembre per aiutare chi «come Franco, deve pagare l’affitto e per lui diventa impossibile. Aiutiamolo».
Nell’appello non è mancato l’attacco ai richiedenti asilo: «Il nostro governo è impegnato a dare 40 euro al giorno a ogni clandestino che arriva».
Insomma, un mix di pietà  e populismo per aiutare il buon Franco.
«Di solito funziona», avranno pensato sperando nel buon cuore dei bresciani.
Più mi piace che euro raccolti
Piogge di «mi piace», pollici alzati, commenti di sostegno. L’annuncio è finito pure sulla frequentatissima pagina Facebook «Brescia che non vorrei».
«Sorpresa», come capita spesso a seguito delle ondate di indignazione via social, nessuno ha aperto il portafogli: nei primi due giorni la campagna (pubblicata due volte) ha raccolto più apprezzamenti che soldi.
Zero euro, per la precisione. L’obiettivo 5mila euro è molto lontano…

(da “il Corriere della Sera”)

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VERDINI CERCA ALTRI 10 SENATORI PER AIUTARE RENZI (ED ESSERE DECISIVO)

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

“SIAMO DETERMINANTI, POSSIAMO ASPIRARE A CARICHE DI GOVERNO”: LE PROMESSE CHE FA NELLE SUE TELEFONATE A MOLTI PARLAMENTARI

Denis Verdini torna alla carica. La prossima settimana il Senato riapre i battenti per discutere di riforme costituzionali e l’ex plenipotenziario di Forza Italia vuole giocare un ruolo da protagonista.
Dimostrando al premier, l’amico Matteo Renzi, di essere non solo un alleato fidato ma, soprattutto, determinante.
Per riuscirci è deciso a raddoppiare, portando il suo nuovo gruppo parlamentare Alleanza liberalpopolare-autonomie, dagli attuali 10 senatori del recente battesimo ad almeno 20.
Con la sinistra del Partito democratico sul piede di guerra, infatti, c’è il serio rischio che la stampella offerta da Verdini al presidente del Consiglio non basti ad assicurare i numeri necessari per riscrivere la Costituzione.
Anche perchè, pure tra gli attuali componenti di Ala, non manca chi, a cominciare dai cosentiniani e dai lombardiani, non sembra affatto disposto ad immolarsi “senza se e senza ma” alla causa del renzismo.
Come ha dimostrato, prima della pausa estiva, il voto sulla riforma della Rai che, proprio a causa del “no” dei verdiniani, ha sottratto al governo la delega per riscrivere la disciplina del canone.
Un campanello d’allarme da non sottovalutare per Verdini che si è già  messo alla ricerca di possibili rinforzi.
Prendendo di mira, anche nei giorni più caldi del mese di agosto, soprattutto i colleghi del gruppo Gal che l’ex fedelissimo di Silvio Berlusconi non fa mistero di voler annettere alla sua Ala.
A cominciare soprattutto dall’ex Movimento 5 stelle Bartolomeo Pepe e dall’ex leghista Michelino Davico, che da poco ha aderito però ai Moderati di Giorgio Portas, deputato eletto nelle liste del Pd.
Così, negli ultimi giorni, i telefoni hanno iniziato a squillare incessantemente. E chi ha ricevuto la chiamata, o uno dei suoi tanti, insistenti, pressanti sms, racconta di un Verdini determinatissimo. “Dobbiamo arrivare a venti perchè è ormai sicuro che Renzi romperà  con la sinistra dem e in questa partita vale la pena esserci — è il ragionamento che l’ex esponente di Fi ripete con insistenza — Con la solita ciliegina finale dell’ambitissima poltrona sullo sfondo. «Siamo talmente importanti da poter legittimamente ambire ad incarichi di governo“.
Parole che, giurano i destinatari delle sue telefonate e delle sue promesse, rivelano grande confidenza con il giglio magico del premier.
“Renzi farà …”, “Lotti dice…”, sono le espressioni più ricorrenti utilizzate da Verdini nell’opera di reclutamento dalla quale dipende la riuscita del suo piano: salvare il governo dalle imboscate nel Vietnam del Senato assicurando i numeri in grado di mettere al sicuro il cammino delle riforme costituzionali.
Un obiettivo sul quale l’ex braccio destro di Berlusconi ha deciso di rischiare tutto.
Giocandosi la faccia nell’ultimo scampolo estivo di campagna acquisti.

Antonio Pitoni e Giorgio Velardi
(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA MARCHETTA DI RENZI ALLA LOBBY DEGLI ALBERGHI: CANCELLATI PER IL GIUBILEO 1,2 MILIONI DI POSTI LETTO IN B & B E CASE VACANZE

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

LA REGIONE LAZIO IMPONE AI BED & BREAKFAST E AFFITTACAMERE L’OBBLIGO DI CHIUDERE PER 100 GIORNI L’ANNO: DANNO STIMATO IN 36 MILIONI

Più difficile arrivare al Giubileo, quasi impossibile trovar posto e restare.
A pochi mesi dall’apertura dell’Anno Santo la Regione Lazio ha riscritto le regole per il turismo “extra-alberghiero” introducendo stringenti limitazioni all’attività .
Tra le altre, un “fermo amministrativo” di 100 giorni a chi affitta in modo “non professionale”, cioè non fa impresa alberghiera.
La stretta rischia di cancellare un milione di posti letto tra bed&breakfast, ostelli, affittacamere, case per vacanze.   E diventa così la seconda vera grana per il sindaco Ignazio Marino e per la macchina dell’accoglienza, dopo quella sui pullman dei fedeli in centro.
Un paradosso, se si pensa che la stessa formula del b&b sarebbe nata proprio qui, a Roma, e per giunta in occasione dei giubilei: risalendo nel tempo se ne ha testimonianza nelle cronache di Paolo del Mastro, in occasione di quello indetto da Papa Nicolò V nel 1450.
Ebbene, quasi seicento anni dopo la giunta Zingaretti cambia ancora tutto.
A metà  agosto approva un nuovo regolamento che manda in fibrillazione il settore.
Il testo non è stato ancora pubblicato sul Burl e solo l’indomani entrerà  in vigore. E tuttavia il suo banco di prova — non ci sono dubbi — sarà  proprio il grande evento voluto da Papa Francesco.
Le nuove norme, in tutto 20 articoli, sono state presentate come “antidoto” all’abusivismo e al rischio sicurezza, a partire dall’obbligatorietà  di denuncia anche da parte dei privati che offrono la loro stanza in rete per ospitare i turisti.
Il fatto che entrino in vigore alle porte del Giubileo pone però una serie di problemi, rischi e polemiche.
Primo tra tutti, quello di limitare fortemente l’offerta di ospitalità  a buon mercato per i quasi 100mila pellegrini al giorno attesi nella Capitale, a tutto vantaggio degli albergatori tradizionali.
Non a caso c’è chi sostiene che, dietro le quinte, si sia mossa la lobby degli hotel di Confindustria e Confcommercio, le stesse che hanno poi generosamente messo a disposizione dell’Agenzia Regionale del Turismo un pacchetto software che consentirà  di setacciare il web e verificare in tempo reale se le stanze private proposte sui portali tipo Airbnb siano autorizzate o meno.
In caso contrario, scatta il deferimento alle autorità  competenti con multe salate e sigilli. Scelte che, a detta di alcuni, penalizzerebbero i b&b a carattere familiare (massimo tre stanze) e le case vacanza, cioè proprio le forme di ricettività  più economiche e diffuse nel tessuto sociale.
Teme effetti nefasti, ad esempio, l’associazione di categoria dei b&b e degli Affittacamere, già  socio fondatore di Confturismo che annuncia battaglia in occasione degli Stati generali del turismo sostenibile, in programma dall’1 al 3 ottobre a Pietrasanta (Ma).
“La nuova legge ha un chiaro intento punitivo, sarà  un flagello”, sostiene il presidente dell’Anbba, Marco Piscopo, che ha scritto parole infuocate alla commissione Giubileo della Misericordia e alla Regione, lamentando anche il mancato coinvolgimento al “tavolo” da cui è nato il nuovo regolamento.
“I regolamenti vengono adottati senza alcun obbligo di procedere a consultazione nè a concertazione con le associazioni di categoria”, è la risposta piccata dell’Agenzia Regionale per il Turismo.
Comunque sia, c’è allarme sull’emergenza alloggi per il Giubileo e sul futuro del settore.
“E’ evidente — sostiene Piscopo — che limitare la possibilità  di ospitare i pellegrini solo per 240 per i B&B e di 260 per la case vacanze significa aprire un buco ricettivo nell’evento”.
I primi a   pagare il prezzo della nuova politica capitolina sull’accoglienza sarebbero dunque i pellegrini.
“Non tutti, sia chiaro, quelli che possono andare nell’albergo quattro stelle continueranno a farlo ma la stragrande maggioranza di quelli che raggiungeranno Roma per il Giubileo certamente non sono clienti dei grandi alberghi stellati che si vorrebbero preferire. Sono utenti di fascia medio bassa, soprattutto giovani, in cerca di ospitalità  a buon prezzo in una città  dove le tariffe sono sempre sopra la media”.
L’ufficio tecnico dell’Anbba ha anche provato a “pesare” effetti e danni del posto letto sacrificato sull’altare del regolamento.
Se i 1.801 B&B romani dichiarati e regolari (capacità  ricettiva massima 3 camere per sei posti letto) nel 2016 dovranno chiudere per 120 giorni dovranno rinunciare a offrire una sistemazione a circa 570mila presenze.
Per le case vacanze i giorni di chiusura indicati sono 100 e per le 3.411 strutture registrate non si avrebbe più un’offerta di 10.233 posti giornalieri ma di 600mila in meno. In totale, tra le due categorie, si perderebbero per strada 1,2 milioni di posti, con un danno stimato di oltre 36 milioni.
Con effetti non secondari per chi ha intrapreso questa attività  ben oltre il 2016.
“Il nostro settore in questi anni ha svolto la funzione di un ammortizzatore sociale, ha consentito a tanti cittadini espulsi dal ciclo produttivo dalla crisi di mettere a reddito la propria abitazione. Cancellare questa speranza di riscatto è in giusto e antieconomico. L’albergo produce servizi aggiuntivi per se stesso, il B&B o la stanza in affitto fanno sì che l’ospite spenda fuori, intorno, per comprare cibo, andare al bar, al ristorante o in lavanderia. Insomma, l’indotto è diffuso e non concentrato sul solo albergatore. Questa potenzialità  deve essere incentivata, non uccisa in culla”.
E tuttavia il nuovo regolamento vorrebbe incentivare l’ospitalità  “leggera”, favorendone la trasformazione in attività  imprenditoriale vera e propria.
“Vero — risponde Piscopo — la legge dice che se le famiglie aprono la partita Iva e trasformano l’attività  in professionale potranno lavorare tutto l’anno e ampliare la capacità  ricettiva di una camera e di due posti letto in più. Ma la media oggi è di 4 posti letto e ampliamento e il passaggio ad attività  professionale sono tanto onerosi da essere praticabili solo per pochi. Non certo per chi ha aperto le porte di casa per un micro-reddito o un lavoro che non c’è”.
Il Giubileo inizia l’8 dicembre, sarà  difficile adeguarsi per tempo alle nuove norme. “Molti chiuderanno di fronte alla prospettiva di doversi districare tra burocrazie e chiusure forzate, altri finiranno nel sommerso pur di non farlo. Si vanificherebbero così anche i nostri sforzi per contrastare la concorrenza delle attività  non dichiarate. Alla fine la legge — conclude Piscopo — sarà  un fallimento per tutti tranne che per la categoria degli albergatori che muove e ispira le scelte della Regione”.
Eccetto una, forse: nel testo non compaiono limitazioni specifiche ai tanti enti religiosi che fungono da paravento per attività  alberghiere (in nero) destinate non solo ai pellegrini ma ai turisti comuni che nella città  dei Papi, Giubileo o no, son sempre benedetti.

Thomas Mackinson
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA AGNES HELLER: “L’EUROPA DELL’EST OSTAGGIO DEL BISOGNO DI ODIO”

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

LA GRANDE FILOSOFA UNGHERESE: “I GRANDI FANTASMI DELLA STORIA QUI NON SONO MAI ANDATI VIA”

“Mentre la Germania è cambiata, in molti paesi di questa area i fantasmi della storia non sono mai andati via. E se continua così, tanti rischiano di non poter essere salvati”
Agnes Heller, 87 anni, filosofa ungherese, è sopravvissuta all’Olocausto.
«Numeri sulle braccia di adulti e anziani, donne e bambini? È orribile, risveglia i ricordi più atroci, e non solo in me sopravvissuta alla Shoah. L’Europa centro-orientale, con l’eccezione polacca, non si è mai liberata dal suo bisogno di odio, di esclusione del diverso, di ostilità  razzista contro i diversi percepiti come nemici necessari. L’altro ieri gli ebrei, ieri i Rom, oggi i migranti. È una ferita profonda nel mio cuore».
Ecco il giudizio durissimo di Agnès Heller, la grande filosofa, madre storica del dissenso dell’Est che nell’Ungheria di Orbà n è rimasto dissenso.
I profughi marchiati sul braccio dalla polizia cèca, che sensazioni le suscitano?
«È un gesto orribile: marchiare chi vuoi escludere per riconoscerlo, e con un numero che si riferisce al treno su cui devo viaggiare. Via, davvero ho bisogno di essere più esplicita per chiamare per nome le Memorie che ciò evoca?»
Tutto questo nella Repubblica cèca, paese civile, avanzato, parziale erede dell’ex Cecoslovacchia democratica…
«Purtroppo non significa molto che un paese sia civile, colto, avanzato. La Germania era coltissima, avanzata, civile e con una cultura tra le più vivaci del mondo quando poi nel ’33 Hitler vinse le elezioni. La Germania, dalla catarsi della disfatta, del Sessantotto e oggi di Angela Merkel coi suoi discorsi antirazzisti, è cambiata. Ma qui da noi nella nuova Europa i fantasmi dell’orrore e dell’odio razziale non sono tornati: si sono semplicemente risvegliati, non erano mai andati via. E certo sullo sfondo c’è la propaganda del governo Orbà n in Ungheria, e la tragedia che egli infligge ai migranti ammassati qui, bloccati con stazioni chiuse sulla via di Berlino pronta ad accoglierla. Mi lasci raccontarti due episodi rivelatori».
Quali?
«Primo, le parole pronunciate l’altro ieri dal capogruppo parlamentare del partito di Orbà n: “Non abbiamo alcun bisogno di questa gente, siamo noi la nazione”. Se l’America avesse ragionato così non sarebbe mai divenuta la prima potenza mondiale. Secondo, l’altro giorno ero a Praga per una conferenza, e in taxi…».
Cosa l’ha colpita?
«Le parole del tassista. Mi ha detto di averne abbastanza dei migranti, che arrivino o che siano di passaggio, “perchè se non li fermiamo finiremo per trovarci in un califfato dell’Europa centrale”. Ho provato a spiegargli con termini chiari quanto fosse insensata la sua frase, ma è rimasto della sua opinione. Vede, si comincia dagli incubi deliranti d’un tassista e si finisce con la polizia d’uno Stato di diritto che registra i migranti con numeri sul braccio»
Oggi tornano i fantasmi del passato?
«Penso agli anni ’30 e ’40, a quando almeno tre dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah avrebbero potuto essere salvati se il mondo non avesse sbattuto loro in faccia la porta di frontiere chiuse. E mi chiedo, se qui continuerà  così, quanti migranti col numero sul braccio in Cèchia o respinti a Budapest dai treni per Berlino pur avendo pagato il biglietto, non potranno essere salvati?».
Cosa ti aspetti per il futuro?
«Vorrei non temere il peggio. Merkel parla chiaro. Spiega anche, rischiando di perdere elettori, che un’Europa che quasi non fa più figli, senza i migranti non avrà  più nessuno per pagare contributi di pensioni welfare e sanità . Ma a parte lei, sono politici professionali quasi solo quelli che come Orbà n e altri – all’est ma non solo – scelgono di cavalcare la tigre del risorto bisogno di odio, esclusione, emarginazione e persecuzione verso l’altro, il diverso. Quelli che come lui e altri gridano in manifesti elettorali “volete nutrire i migranti o i vostri figli?”».
Eppure proprio i cèchi avevano in Vaclav Havel un eroe al vertice dell’etica…
«Vaclav era un grande intellettuale europeo, ma non seppe farsi ascoltare. Lo hanno dimenticato. Così come oggi cèchi e molti altri esteuropei non hanno ancora fatto i conti con il modo criminale, brutale, con cui dopo il ’45 espulsero milioni di tedeschi. Insisto, manca all’Est e in molte parti altrove la memoria della catarsi, della resa dei conti con le proprie colpe. L’Ungheria, complice dell’Olocausto senza ammetterlo, oggi punisce col diritto penale i cittadini che ospitano migranti. In Cèchia, Slovacchia, Bulgaria, i Rom vengono emarginati con Muri o abbattendo le loro case con ruspe. A parte la Polonia grazie a Solidarnosc, a parte la Germania che ha assimilato i valori costitutivi postbellici, la democrazia da molte parti in Europa è giunta come regalo di eserciti liberatori, non come conquista interna. E se non assimili il regalo ma torni ai secolari istinti d’odio dei nazionalismi, come con quei numeri sulle braccia, prima o poi la Storia ti presenta il conto».

(da “La Repubblica“)

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LA SVOLTA CORAGGIOSA DI CAMERON: “IN GRAN BRETAGNA ACCOGLIEREMO MIGLIAIA DI SIRIANI IN PIU”

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

IN EUROPA SEMPRE PIU’ ISOLATI GLI XENOFOBI GRAZIE AL CORAGGIO DELLA DESTRA CIVILE… ANCHE LA REPUBBLICA CECA CAMBIA VERSO… MOBILITAZIONE IN SPAGNA PER L’ACCOGLIENZA

La Commissione Ue, intende portare da 32mila a 120mila il numero totale di richiedenti asilo in aggiunta ai 40mila già  pianificati per Italia e Grecia, includendo anche l’Ungheria.
Oggi il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha chiesto ai Paesi membri dell’Unione di accettare almeno 100mila rifugiati per allentare la pressione che grava sulle nazioni ai confini del blocco: “Accettare più rifugiati è un gesto importante di solidarietà  reale. Un’equa distribuzione di almeno 100mila rifugiati tra i Paesi europei è quello di cui abbiamo bisogno oggi”, ha detto nel corso di una conferenza stampa con il premier ungherese.
Intanto il presidente francese Francois Hollande e la cancelliera Angela Merkel “hanno deciso di trasmettere fin da oggi proposte comuni per organizzare l’accoglienza di rifugiati e una ripartizione equa in Europa”.
La Germania si è detta pronta ad accogliere 800mila richiedenti asilo nel 2015, quattro volte in più rispetto allo scorso anno.
E una gara di solidarietà  è scattata tra le città  spagnole per accogliere i profughi: iniziative a Barcellona, Saragozza, Pamplona, Valencia, Malaga, La Coruna e Madrid. La Turchia continuerà  a tenere le porta aperte ai rifugiati, ha assicurato il governo, accusando l’Europa di aver trasformato il Mediterraneo in un “cimitero” di migranti.
Sotto pressione sia da parte dei politici – laburisti e conservatori – che dell’opinione pubblica, il premier britannico David Cameron ha annunciato in una breve intervista al Guardian che la Gran Bretagna accoglierà  migliaia di rifugiati siriani: il governo è al lavoro in queste ore per definire un aumento consistente delle quote.
Il premier ha fatto direttamente riferimento alla foto del bambino siriano morto sulla spiaggia turca di Bodrum che sta scuotendo il mondo, dicendosi “profondamente scosso”.
Il premier britannico, attaccato dal Financial Times e da altri quotidiani del Regno, ha affermato che si prenderà  tutte le “responsabilità  morali” nell’emergenza migranti in corso. Centotrentamila persone hanno firmato una petizione online perchè il Regno Unito fornisca asilo a un maggior numero di rifugiati.
E le polemiche anche mediatiche stanno provocando cambi di atteggiamento anche in altri Paesi.
La polizia ceca ha ad esempio smesso di segnare i profughi con un numero scritto sulla pelle, dopo le polemiche sulle scritte a pennarello tracciate sulle braccia.
Da ora in poi, le autorità  utilizzeranno “braccialetti con i dati di identificazione”.

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IL PIANO UE: “REDISTRIBUIRE 120.000 PROFUGHI, SANZIONI PER CHI NON ACCOGLIE”

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

OBIETTIVO CREARE UN MECCANISMO PERMANENTE DENTRO LA UE

Redistribuzione di 120mila profughi. Possibilità  per ogni Paese di scegliere se partecipare o meno alla redistribuzione. “Multe” per quelli che non faranno la loro parte. Sospensione del Trattato di Dublino.
Sono i punti principali della proposta che il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker presenterà  il 14 settembre al vertice dei ministri di Interni e Giustizia per un meccanismo di ricollocamenti intra-Ue permanente, da attivare in situazioni di crisi, secondo quote obbligatorie, su cui sta lavorando la Commissione Ue.
La Commissione Ue ha intenzione di proporre 120mila ricollocamenti intra-Ue (“relocation” nei documenti ufficiali”) in aggiunta ai 40mila già  pianificati per Italia e Grecia, includendo anche l’Ungheria.
Bruxelles sta poi ragionando sulla possibilità  di prevedere l’opt-out per i Paesi che non vogliono partecipare, ma accompagnato da sanzioni.
Ognuno dei 28 Stati avrà  la possibilità  di dichiarare a priori se è disponibile ad accogliere una parte degli arrivi, prerogativa finora riservata a Regno Unito, Irlanda e Danimarca: i Paesi che non vorranno fare la loro parte dovranno versare un contribuito economico che servirà  a sostenere le spese dell’accoglienza negli Stati che si sono detti disponibili a concederla.
L’obiettivo: trasformare quello che doveva essere un sistema di quote temporaneo, rifiutato in primis dal Regno Unito e da buona parte dei Paesi dell’Est con in testa l’Ungheria, in un meccanismo permanente, un automatismo da applicare negli anni a venire.
Dopo anni di immobilismo, questa volta qualcosa potrebbe muoversi.
Anche perchè a pesare ora sono le cifre.
Ad agosto, per esempio, come ha spiegato il ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maizier, i richiedenti asilo in Germania ha superato per la prima volta la soglia dei 100mila.
Quanto all’Italia Matteo Renzi ha spiegato proprio oggi che sono 115.544 le persone salvate dalle navi italiane nel Mediterraneo con Lampedusa al primo posto di approdo seguita da Augusta, Reggio Calabria e Pozzallo.
Il 14 settembre l’asse Germania-Francia-Italia chiederà  di ridiscutere le regole del diritto all’asilo previste dagli accordi di Dublino (il quale prevede che un asilante debba restare nel Paese che gli ha riconosciuto lo status) e sembra in grado di scardinare le resistenze interne all’Ue.
Nella prima iniziativa congiunta intrapresa da molti anni a questa parte, scrive il Corriere della Sera, i ministri degli Esteri di Roma, Parigi e Berlino hanno inviato una lettera all’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza dell’Unione, Federica Mogherini invitandola a promuovere una profonda riflessione sulla questione nel corso dell’incontro informale dei ministri degli Esteri in programma venerdì pomeriggio in Lussemburgo.
La Francia e la Germania hanno proposto “un meccanismo permanente e obbligatorio” di quote per la redistribuzione dei rifugiati e richiedenti asilo nell’Unione europea, soprattutto dei siriani, ha dichiarato il presidente francese, Franà§ois Hollande: “Credo ci siano Paesi (…) che non si assumono i loro obblighi morali, quindi dobbiamo fare di più”, ha aggiunto.
“E’ dovere dell’Europa dare una risposta unitaria   — ha detto Matteo Renzi durante un incontro a Firenze con il premier maltese Joseph Muscat — dare una risposta che parta dal diritto d’asilo europeo, da iniziative europee sull’accoglienza e gestione dell’emergenza, dal rimpatrio europeo, ma anche da una strategia globale che tenga insieme gli interventi fondamentali da fare nei paesi d’origine”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA A D’ALEMA: “RENZI DANNEGGIA IL PARTITO RINNEGANDO LA STORIA COMUNE”

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

“E’ IN ATTO UNA ROTTURA TRA IL PD E PARTE DEI SUOI ELETTORI”

«Sono appena tornato dall’Arabia Saudita, e sono rimasto colpito dalla percezione terribile dell’Europa: un continente diviso, preda di febbri populiste, incapace di governare un’emergenza in cui abbiamo anche noi le nostre responsabilità . L’Europa ha contribuito a destabilizzare la regione: per quello che ha fatto, con guerre e interventi militari; e per quello che non ha fatto, disinteressandosi delle conseguenze».
Presidente D’Alema, l’Italia tenta di internazionalizzare l’emergenza migranti. A che punto siamo?
«È un tentativo apprezzabile. Si comincia a capire che occorre uno statuto europeo del rifugiato, che le frontiere italiane, greche, ungheresi sono frontiere dell’Unione e spetta all’Europa presidiarle. Ma occorre un salto di qualità . Quando ci fu la crisi in Kosovo, non facemmo nessun vertice: ci parlammo al telefono, distribuimmo i profughi: 30 mila in Italia, 40 mila in Germania, 150 mila in Albania assistiti con i soldi nostri. Non si videro barconi. Nessuno affogò. Ma era un’altra Europa. Con valori comuni».
Tra i valori in crisi ci sono quelli del socialismo europeo. Lei ha sostenuto che i socialisti scompaiono se si allineano ai conservatori, come ad Atene, e reggono se dialogano con i radicali, come a Madrid. Ma la sinistra radicale lei l’ha sempre combattuta. E ora il Pd dovrebbe inseguirla?
«La situazione è ben diversa dal 1996. Allora si trattava di liberare la sinistra dallo statalismo e di arricchirla con aspetti positivi del liberalismo. Oggi siamo dopo la grande crisi della globalizzazione neoliberista. E il riformismo socialista non riesce a ridurre disoccupazione e disuguaglianza. Ecco perchè sorge il populismo, e sorge una sinistra di tipo populista, che non va confusa con l’estremismo. Podemos non ha nulla a che vedere con i gruppetti estremisti».
Ma secondo una lettura diffusa Renzi fronteggia gli stessi nemici che fronteggiò lei: le rigidità  sindacali, gli antiberlusconiani militanti…
«Raffigurare la storia italiana come se berlusconismo e antiberlusconismo si fossero annullati in una litigiosità  inutile, senza produrre nulla, è una raffigurazione falsa. Il centrosinistra produsse importanti cambiamenti. Abbiamo fatto la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, le privatizzazioni e le liberalizzazioni, la politica estera nei Balcani e in Libano. Abbiamo portato l’Italia nell’euro».
E avete avuto grandi fallimenti
«Altre cose non ci sono riuscite. Ma rappresentare questi vent’anni come una lunga rissa in cui a un certo punto appare Renzi è una sciocchezza pubblicitaria. Al contrario, Renzi dovrebbe riconoscere quel che ha avuto in eredità . Tra gli elementi che contribuiscono alla crescita del Pil c’è l’Expo, che Renzi ha ereditato dal governo Prodi, senza avere il buon gusto di dire almeno grazie. Mi ha colpito l’atteggiamento sgradevole nei confronti del suo predecessore. Enrico Letta ha messo in sicurezza il Paese. E Renzi ne parla in modo inutilmente sprezzante».
Anche lei ha avuto modi sprezzanti.
«È vero e infatti ho sbagliato. Lo riconosco. E ho pagato un prezzo per questo. Ma posso essere stato spigoloso; non sono cattivo, nè vendicativo. Io ho difeso con spigolosità  le mie idee; non ho mai massacrato le persone. Ho avuto con Veltroni e Prodi un confronto politico franco. Ma ho indicato io Veltroni come vicepresidente del Consiglio. E quando Prodi cadde in modo drammatico, e non certo per mia responsabilità , l’ho indicato io come presidente della Commissione europea. Soprattutto, non ho mai svilito la nostra storia comune, come sta facendo Renzi. È vero che in passato il centrosinistra ha conosciuto divisioni. Ma oggi si rischiano lacerazioni ben più drammatiche».
Il Pd è a rischio scissione?
«Sono stato coperto di insulti per aver fornito in un dibattito qualche dato oggettivo: nei sondaggi siamo precipitati dal 41% al 32; e le regionali hanno confermato la tendenza. Per ordine dall’alto è iniziato un linciaggio di tipo staliniano. Il Pd sta abbandonando molti valori della sinistra, ma non i metodi dello stalinismo. Oggi i trotzkisti da fucilare se il piano quinquennale falliva vengono chiamati “gufi”. E siccome Palazzo Chigi ha una certa influenza sui media, vari commentatori sono intervenuti per dirmi che non si possono paragonare le Regionali alle Europee. Sono cose che credo di sapere. Paragoniamo allora le Regionali 2015 alle precedenti. Abbiamo perso 330 mila voti in Emilia, 315 mila in Toscana, 150 mila in Veneto e in Campania. In tutto sono un milione e 300 mila».
È cresciuta l’astensione.
«È vero; ma soprattutto nelle Regioni rosse. Gran parte dell’elettorato rimasto a casa era nostro. In campagna elettorale mi sono preso gli insulti di molte persone cui dicevo di votare il Pd; adesso mi insultano dall’altra parte. Il vicesegretario del mio partito dice che faccio polemiche di basso livello. Ma qui è basso il livello dei voti. Dio acceca coloro che vuole perdere».
Ripeto: il Pd è a rischio scissione?
«Non è a me che deve fare questa domanda. Mi occupo di politica internazionale. Non ho problemi, non cerco cariche…».
La si sospetta invece di acrimonia personale, per non aver avuto la carica di alto rappresentante per la politica estera europea.
«È falso, e glielo dimostro. Io lavoro a Bruxelles, e collaboro lealmente con Federica Mogherini, che apprezzo molto».
Torniamo al rischio scissione.
«L’attuale Pd non ha rotto solo con la tradizione della sinistra, ma anche con una parte importante del cattolicesimo democratico. In questo modo ha lasciato molto spazio ad altre offerte politiche. Ora il Pd è a un bivio. O ricostruisce il centrosinistra. Oppure crea un listone con il ceto politico uscito dal berlusconismo. Ho visto un sondaggio che dice che con questo listone, o come è stato elegantemente definito rassemblement, avremmo meno di voti di quelli che raccoglierebbe da solo il Pd».
Sta dicendo che bisognerebbe cambiare la legge elettorale?
“Sì. La legge è stata costruita per un Pd al 40%; oggi rischia di diventare una trappola mortale. Il ballottaggio sarebbe tra Renzi e Grillo; e dubito che i leghisti voterebbero Renzi. Farsi la legge elettorale su misura porta sfortuna: chi ci ha provato, compreso Berlusconi, ha perso. Sarebbe saggio evitare questa roulette russa, che rischia di consegnare il Paese neanche a una maggioranza, ma a una minoranza populista»
Non vorrei sembrarle insistente, ma se si dà  il premio elettorale alla coalizione anzichè alla lista, allora nel Pd diventa possibile una scissione da sinistra.
«Questo deve chiederlo a Speranza o a Cuperlo. Io sto dicendo un’altra cosa. Qui è in gioco l’assetto del sistema democratico. Se si sceglie una legge elettorale che sacrifica la rappresentanza alla governabilità , allora bisogna riequilibrare il sistema con garanzie, contrappesi, tutela dei diritti fondamentali dei cittadini: a cominciare dall’elezione diretta dei senatori. Lo stesso vale per la riforma fiscale. Un conto è tagliare le tasse sul lavoro e sulle imprese; un altro è tagliare le tasse sulla casa ai benestanti. Quello fu uno dei terreni di sfida tra Prodi e Berlusconi. Renzi ha scelto la posizione di Berlusconi».
Renzi sostiene che sta facendo le cose che lei aveva intenzione di fare, dalle riforme istituzionali al superamento dell’articolo 18. Avete in comune pure il dialogo con Berlusconi, e lo scontro con gli antiberlusconiani. Come quello che lei sostenne al Palasport di Firenze con Paul Ginsborg, all’apice della stagione dei girotondi.
«Berlusconi nel 2001 venne in elicottero a Gallipoli per cacciarmi dal Parlamento. Nel 2013 mi disse che non avrebbe mai potuto votarmi per il Quirinale perchè a destra ero considerato il peggiore avversario. Ricordo bene il confronto pubblico con Ginsborg. Lui aveva scritto nei suoi libri cose diverse da quelle che avevo scritto nei miei. Ma il confronto delle idee richiede che ci siano delle idee».
Renzi le rinfaccia che non può difendere l’Ulivo l’uomo che a Gargonza lo affossò.
«Io non sono mai stato un ulivista nel senso ideologico del termine. A Gargonza contrastai l’ideologia della supremazia della società  civile sulla politica: tema di una certa attualità . Ma l’Ulivo io contribuii a costruirlo e portarlo al governo, con oltre il 40%: al di sopra del livello massimo del Pd attuale».
Che effetto le fa vedere quasi tutti i suoi collaboratori di un tempo schierati con Renzi? Rondolino, Velardi…
«Velardi si schierò già  con Lettieri e la Polverini»
…Latorre, Orfini.
«Mi fa un certo effetto di tristezza. Colpisce la solerzia con cui alcuni si impegnano nelle polemiche contro di me. Anche questo appartiene al metodo staliniano: fare attaccare i reprobi dai vecchi amici, dai familiari».
Renzi ha torto anche quando dice che l’alternativa a lui non è un Pd più a sinistra, è Salvini?
«Questo è lo scenario che lui preferisce. Ma bisognerà  vedere se nel centrosinistra emergerà  nel prossimo futuro una personalità  in grado di contendere a Renzi la leadership. Non bisogna sottovalutare un fatto. A destra la legge della convenienza funziona. A sinistra no. A sinistra è più forte la legge della convinzione».
Che cosa intende dire?
«Che è avvenuta una cosa più grave di una rottura politica; una rottura sentimentale. Un parte degli elettori di sinistra hanno rotto con il Pd, e difficilmente il Pd li potrà  recuperare. Io ho litigato con molte persone che mi hanno detto: “Non vi ho votato e non vi voterò mai più. Non siete più il mio partito”. E non lo dice un gufo; lo dice uno che resta nel Pd, seppur maltrattato. Sarebbe saggio cambiare tono. Perchè c’è qualcosa in Renzi che va al di là  delle scelte politiche; è proprio questo tono sprezzante e arrogante, verso le persone del nostro stesso mondo, verso la nostra stessa storia. Berlusconi e Bossi si insultarono, si querelarono, ma il giorno dopo per convenienza si misero d’accordo. A sinistra questo non può accadere. Siamo fatti diversamente».

Aldo Cazzullo
(da “il Corriere della Sera”)

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UNIONI CIVILI? ORE LE CHIAMANO “FORMAZIONI SOCIALI SPECIFICHE”

Settembre 3rd, 2015 Riccardo Fucile

QUANDO I CITTADINI SI DIMOSTRANO PIU’ SAGGI DELLA CLASSE POLITICA

«Civile» è un aggettivo associato a sostantivi molto diversi – dall’ingegneria al comportamento, dalla società  al diritto – e non conquista spesso i titoli dei giornali. «Unione civile», invece, s’è dimostrato un accostamento esplosivo.
Approdando in commissione al Senato, le unioni civili tra persone dello stesso sesso sono diventate «formazioni sociali specifiche», un termine grottesco e irritante.
La prova che la politica italiana, quando non trova il coraggio, si nasconde dietro le parole
Ma i nomi non ci devono fermare. Nel XXI secolo due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, devono poter contrarre un’unione per organizzare la loro vita in comune: è normale.
Tanto normale da essere stato accettato da diciannove Paesi dell’Unione Europea.
Tra questi, dieci sono andati oltre e hanno introdotto il matrimonio omosessuale; l’ultima in ordine di tempo, l’Irlanda cattolica
L’Italia è l’unica tra i fondatori dell’Unione Europea a non contemplare nè una cosa nè l’altra. Al di fuori del matrimonio tradizionale, il limbo
Non è solo un’ingiustizia: è una pigrizia e una stranezza.
Non sembra così complicato.
Si tratta di decidere i confini di questi nuovi accordi: quali diritti vanno riconosciuti ai contraenti?
Il disegno di legge Cirinnà  prevede il diritto di assistenza in ospedale, il diritto di successione nell’affitto di una casa, il mantenimento temporaneo dell’ex partner in difficoltà  e la possibilità  di fare «un accordo con cui i conviventi di fatto disciplinano i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in comune e fissano la comune residenza». Questioni ovvie: provate a chiedere in giro.
Le prese di posizione di alcuni rappresentanti politici – Lucio Malan ha paragonato le unioni civili all’avanzata del nazismo, Magdi Allam alla bomba atomica su Hiroshima – non sono soltanto imbarazzanti: dimostrano un estremismo che non appartiene all’elettorato di riferimento.
Lo rivelano i sondaggi e le conversazioni. Una grossa fetta dell’opinione pubblica italiana appare bellicosa se si parla d’immigrazione; ma sembra pronta ad accettare un accordo di coppia diverso dal matrimonio.
Si tratta – ripetiamo – di definirne i contorni.
I parlamenti – fino a prova contraria – servono a questo
Certo: alcune questioni appaiono spinose, come l’adozione dei figli dei partner da parte di coppie dello stesso sesso (per complicare ulteriormente le cose è in uso il termine inglese, stepchild adoption ).
Ma non è necessario affrontarle tutte insieme. Si può andare per gradi: un’espressione che, a una politica votata allo scontro, può sembrare blasfema. Ma altra strada non c’è.
È così difficile ammetterlo?
Per molti italiani accettare le novità , in questa materia, costa fatica. Non c’è nulla di cui vergognarsi: la fatica è ammirevole, a differenza della fuga.
Sono necessarie pazienza, calma e intelligenza giuridica; e possono portare a soluzioni diverse in Paesi diversi, a seconda delle sensibilità  e delle tradizioni.
Prendiamo il tema più delicato.
Se decine di milioni di italiani sembrano disposti ad accettare le unioni civili – chiamiamole con il loro nome – non altrettanti si sentono pronti ad accettare il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Ritengono sia giusto dare a un bambino una mamma e un papà . Deriderli, aggredirli o insultarli è controproducente. Noi non siamo americani.
Per convincere gli italiani è sbagliato fare della questione una battaglia di diritti civili; meglio il ragionamento, la comprensione e l’esempio.
L’Italia è una nazione empatica. Convince più una coppia omosessuale innamorata che un comitato aggressivo e sguaiato.
Il buon esempio dovrebbe venire dalla classe politica. Finalmente ha trovato il coraggio di affrontare la questione delle unioni civili; adesso trovi la calma necessaria. Probabilmente – com’è accaduto in altri passaggi difficili della coscienza nazionale – toccherà  ai cittadini dimostrarsi più saggi.
L’impressione, infatti, è che politici di ogni colore aspettino solo l’inizio della stagione dei talk-show per sbranarsi in pubblico.
I media, come sempre, sono pronti ad allestire le gabbie. Ma non è così che una nazione diventa grande.

Beppe Severgnini
(da “il Corriere della Sera“)

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