Marzo 10th, 2016 Riccardo Fucile
SVELATO IL TARIFFARIO PER SFUGGIRE ALLE TASSE…. GIUDICI, AVVOCATI E PROFESSORI, LE INCHIESTE SUI CONTENZIOSI
Esplode da nord a sud. Porta in carcere giudici, avvocati, commercialisti, professori universitari, imprenditori.
Svela il commercio sotterraneo di sentenze che in materia di tasse possono spostare, con una sola firma, milioni di euro dal privato allo Stato. O, più spesso, il contrario.
È la Tangentopoli fiscale che da Milano a Catania, passando per Roma, attraversa il Paese. E che riguarda uno dei settori della giustizia – i contenziosi tributari – finora quasi inscalfibile a ogni inchiesta della magistratura e a ogni riforma della politica. Strutturato su due livelli di commissioni, provinciali per il primo grado e regionali per il secondo, la giustizia tributaria è un sistema di potere solidissimo.
Una cerchia chiusa di magistrati, in maggioranza privati, onorari, chiamati nel 2015 a decidere su oltre 581mila contenziosi, per un valore globale di 50 miliardi di euro.
Un tesoro affidato alle decisioni di avvocati, commercialisti, geometri, ragionieri, persino ad agronomi e professori di liceo.
Un sistema sul quale indagò anche Antonio Di Pietro, che dopo le inchieste sulla corruzione nei partiti, delle mazzette in valigia o fatte sparire nel water, si convinse di essere stato fermato proprio quando iniziò a scavare nel mondo delle sentenze tributarie. E oggi un nuovo grappolo di inchieste sta ripartendo da lì: solo a Milano si indaga su venti cause fiscali.
La mazzetta nella giacca
Come il primo arresto di Mani pulite nel 1992, con Mario Chiesa fermato con una mazzetta di sette milioni di lire tra le mani, lo scorso 17 dicembre i militari della Guardia di Finanza, travestiti da avvocati, arrestano nello studio Crowe Horwarth, il giudice della commissione tributaria provinciale di Milano, Luigi Vassallo, con una busta da cinquemila euro infilata nella giacca.
Vassallo, avvocato cassazionista e docente universitario a Pavia, che risulta (dal marzo 2015) ancora consulente “in materia di conflitto di interessi per il governo”, ha appena incassato la prima rata di una tangente da 30mila euro per intervenire su una esterovestizione da svariati milioni contestata alla multinazionale della chimica Dow Europe Gmbh .
Non è un episodio isolato. Perchè i pm di Milano Eugenio Fusco e Laura Pedio, un mese dopo, ottengono l’arresto di un altro giudice onorario, l’avvocato Marina Seregni. I due giudici sono accusati di corruzione in atti giudiziari per il caso della Dow Europe Gmbh, ma anche di aver pilotato un contenzioso da 14,5 milioni a favore della società Swe-Co, dell’imprenditore Luciano Ballarin (indagato) in cambio di 65mila euro.
Il gip Manuela Cannavale cita esplicitamente la “spregiudicatezza con cui si muoveva Vassallo, che sapeva di poter fare affidamento su Seregni e verosimilmente anche su altri giudici tributari e funzionari dell’Agenzia delle Entrare, per pilotare ricorsi, influenzare i giudizi dei collegi, sostituirsi nella redazione delle sentenze, a fronte della corresponsione di dazioni illecite da ripartire con i complici”.
E infatti nell’inchiesta è indagato anche un giudice togato, Francesco Pinto, ex presidente del tribunale di Imperia, ex giudice a Monza, ora presidente della sezione 18 della Commissione tributaria provinciale di Milano.
Lo schema non è diverso da quello scoperto a Catania dal procuratore Michelangelo Patanè e dal pm Tiziana Laudani. Finisce in carcere – insieme a due imprenditori, un commercialista e un cancelliere – il presidente di sezione della Commissione tributaria provinciale di Catania, il giudice Filippo Impallomeni.
Il magistrato avrebbe usato per anni le auto della concessionaria di Giuseppe Virlinzi, fratello di uno dei più grossi immobiliaristi della città , in cambio di decisioni favorevoli, per un risparmio sulle tasse di 800mila euro. Per i pm, Impallomeni, da presidente, da relatore o da estensore era sempre presente nelle decisioni su Virlinzi.
I conflitti di interesse
Gli investigatori non pensano che si tratti di casi isolati, ma che almeno in Lombardia si possa ipotizzare un sistema.
Qualcosa che riporta alla mente vecchie inchieste, come la celebre P3 che nasceva proprio da oscuri personaggi che si vantavano di pilotare grandi processi tributari. “Emerge – dice oggi un investigatore – una rete di relazioni che sopravvive a ogni forma di incompatibilità “.
Se per legge non può svolgere l’attività di giudice chi esercita attività di consulenza tributaria per “contribuenti, società di riscossione o altri enti impositori”, è vero che il conflitto d’interessi è all’ordine del giorno.
“Era noto che Vassallo fosse in grado di risolvere i problemi: i commercialisti e gli avvocati che venivano in studio sapevano che era in grado di sistemare i processi”, mette a verbale la sua segretaria, svelando come oltre le incompatibilità formali bisogna fare i conti con un contesto di fortissima contiguità tra professionisti. Con commissari che sono amici, colleghi, a volte soci dei legali delle aziende coinvolte nelle liti. Storture che portano fino al 60% le decisioni che danno ragione al privato e torto allo Stato. E “che azzerano – riflette un magistrato – anni di lavoro di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate”.
Il sistema
A Milano come a Catania, le inchieste sono destinate ad allargarsi. In altre procure, oltre a quella di Roma, sono agli inizi. Quella del capoluogo lombardo fa da apripista. Non solo perchè i giudici arrestati avevano grande disponibilità di denaro (Vassallo era titolare di due cassette di sicurezza, e di contanti per 267mila, Seregni di altre due cassette che ha movimentato prima dell’arresto).
Ma soprattutto per le buste piene di altre banconote, trovate coi nomi dei “soggetti erogatori” del denaro: manager, aziende, membri di commissione, funzionari dell’Agenzia delle Entrate.
E un elenco di venti contenziosi ora sotto indagine.
Sandro De Riccardis
(da “La Repubblica”)
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Marzo 10th, 2016 Riccardo Fucile
INCHIESTA SU 14 MILIARDI PORTATI ALL’ESTERO CON UN SISTEMA DI FALSE POLIZZE ASSICURATIVE
Dagli Stati Uniti all’Italia: Crèdit Suisse Ag è ancora una volta nel mirino della magistratura.
La banca svizzera è indagata a Milano per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti nell’inchiesta aperta da oltre un anno con al centro una maxi-frode fiscale che sarebbe stata realizzata tramite false polizze assicurative.
La Guardia di Finanza sta effettuando verifiche da tempo su 13-14 mila clienti italiani che avrebbero portato all’estero circa 14 miliardi di euro: se confermata, la frode avrebbe dimensioni superiori a quella realizzata negli Stati Uniti dove 22mila contribuenti avevano sottratto al Fisco circa 10 miliardi di euro, parcheggiandoli in Svizzera.
Da oltre un anno, infatti, il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, i pm Gaetano Ruta e Antonio Pastore e il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano stanno indagando su una presunta maxi-frode fiscale che sarebbe stata realizzata attraverso false polizze assicurative all’estero e con operazioni effettuate tra il Liechtenstein e le isole Bermuda.
Un escamotage per portare i soldi oltre il confine e non dichiararli al fisco italiano.
Nell’inchiesta, non ancora chiusa perchè le Fiamme Gialle stanno ancora effettuando accertamenti complessi sui conti esteri di 13-14 mila clienti italiani, sono stati ipotizzati i reati di frode fiscale, ostacolo all’attività di vigilanza, riciclaggio e abusivismo finanziario.
Il gruppo bancario svizzero è indagato, invece, per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, la 231 del 2001.
L’indagine era scattata a metà dicembre 2014 con una serie di acquisizioni di documenti e sequestri di carte nella sede milanese di Credit Suisse Italia.
Secondo gli investigatori, ci sarebbe stata un’attività di promozione di false polizze assicurative rivolte a clienti italiani che non sarebbe poi stata inserita nella contabilità ufficiale della Credit Suisse Life & Pension (Cslp).
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2016 Riccardo Fucile
ANNA MARIA CARLONI: “VALERIA VALENTE E’ UMANAMENTE UNA DELUSIONE: ERA UN’AMICA, NON E’ STATA LEALE”
“È pazzesco, assurdo. Un colpo di mano. L’aspetto più doloroso di questa brutta vicenda è il fatto che finiscono le relazioni politiche e finiscono le relazioni umane. E quello che stiamo vivendo è più doloroso della fine del Pci. Perchè allora una comunità , che era come una famiglia, attraversò una crisi fortissima, ma quel dramma fu gestito dentro una visione”.
A dirlo è la deputata del Pd Anna Maria Carloni, moglie di Antonio Bassolino, in un’intervista al Corriere della Sera.
“Sono scioccata e addolorata. Napoli certo non si aspettava che il ricorso di Bassolino venisse liquidato in tre minuti. È una grandissima delusione, che allontanerà gli elettori dal voto. Una decisione molto grave, da un organismo che dovrebbe essere democratico”, dichiara Carloni.
“La Commissione si è uniformata agli organismi nazionali, una decisione contraria all’orientamento dell’opinione pubblica. Incomprensibile”.
Con Valeria Valente, la vincitrice delle primarie partenopee, “abbiamo sempre avuto una relazione forte. Più volte in questi mesi le ho chiesto se aveva pensato di candidarsi a sindaco e lei mi ha sempre risposto di no, giurando che voleva proseguire il suo lavoro parlamentare. Ha maturato la scelta di candidarsi senza dirci una parola e questo è l’aspetto più doloroso per chi dà molta importanza alle relazioni umane e al legame tra donne”, racconta Carloni.
“Aveva il diritto di candidarsi, ma una relazione presuppone dialogo, franchezza, lealtà “.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 10th, 2016 Riccardo Fucile
RENZI E’ RIUSCITO A SCASSARE IL PARTITO… LA VALENTE: “MI SEMBRA IMPOSSIBILE”
“Sabato ore 10.30 Al teatro augusteo. Napoli riparte”.
Con queste poche parole antonio Bassolino su Facebook dà appuntamento ai militanti per l’evento in cui dovrebbe annunciare, con ogni probabilità , la decisione di candidarsi alle elezioni amministrative di Napoli.
La risposta della Valente. “Dico da giorni che alcuni episodi vanno sanzionati. Io e Bassolino abbiamo lo stesso approccio, alcune scene rilevano un grave problema. Dobbiamo cambiare. Non possono però inficiare tutto lo svolgimento di primarie che sono state corrette e ordinate in larghissima parte. I casi di compravendita non risultano. E il passaggio della criminalità non lo condivido: troppo duro, non può essere il corollario di un ricorso. Sembra una condanna senza appello per quei quartieri. Io non credo che Bassolino pensi questo, lui è il primo che ha saputo attraversare e parlare alle periferie, senza scorte, senza timori, cercando i cittadini e portandoci la politica”. Così Valeria Valente, vincitrice delle primarie del centrosinistra a Napoli, in un’intervista a Repubblia
“Dobbiamo evitare di alzare muri tra noi, costruire insieme la nostra vittoria al Comune, anche con l’aiuto di Bassolino.
Lui ha creduto in queste primarie, ha messo Napoli avanti a tutto e ora non voglio immaginare che farà mancare il suo appoggio, che non darà una mano a sconfiggere centrodestra e De Magistris. Questo è il momento di lottare per Napoli, tutti insieme, come ha sempre detto Antonio”, dichiara Valente.
Sull’eventualità che Bassolino si candidi con una sua lista, “mi sembra impossibile, per come lo conosco. Rinnegherebbe se stesso, la sua storia, e replicheremmo il disastro del 2011. E sarebbe velleitario: come si può pensare che potrebbe battere, andando fuori del Pd, i comuni avversari?”, osserva Valente. “In ogni caso, lavorerò personalmente perchè questo non accada. Bassolino vuole bene a Napoli. E anche io. Ci parleremo”.
Bersani: “Fatti incredibili”.
“Non mi paiono accettabili certe dichiarazioni dei vertici del partito. Prima che si sappiano davvero come sono andate le cose. Sono pronunciamenti irrituali, sono atteggiamenti gravi”, “a prescindere da chi ha ragione o torto, io consiglierei un atteggiamento più lineare e più rigoroso. Perchè sennò si sottovaluta il disagio della nostra gente. A Napoli, ma anche altrove: basta leggere i giornali per capire il disorientamento. Inviterei a non sottovalutarlo”.
Lo afferma l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, in una intervista al Corriere della Sera, parlando delle primarie a Napoli. Il comitato di garanzia ha respinto il ricorso di Bassolino perchè fuori tempo massimo? “Ma come si fa? Son state adesso le primarie e loro lì con l’orologio a dire che il tempo è scaduto.
Incredibile”, “noi siamo il Partito democratico, mica possiamo aspettare che intervenga la magistratura”.
(da “Huffingtonpost“)
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