Maggio 13th, 2016 Riccardo Fucile
NEL ROGO MORIRONO SETTE OPERAI, PENE SEMPRE IN DISCESA PER I SEI IMPUTATI
Una richiesta che ha fatto uscire i famigliari delle vittime dall’aula in segno di protesta. C’è chi ha gridato “venduti” ai giudici, mentre madri, sorelle e mogli di chi era rimasto coinvolto nel rogo sono scoppiate a piangere.
Il sostituto pg della Cassazione, Paola Filippi, ha infatti chiesto di annullare le condanne per tutti e sei gli imputati del processo Thyssenkrupp, dove nello stabilimento di Torino all’una di notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 sette operai morirono dopo essere stati investiti da una fuoriuscita di olio bollente nella linea 5 dell’acciaieria.
Il pg chiede un nuovo processo di appello per rideterminare le pene per i reati di omicidio colposo plurimo e per rivalutare il ‘no’ alle attenuanti per quattro degli imputati.
Stupito dalla richiesta del pg Raffaele Guariniello, il pm torinese che guidò l’indagine sul rogo e arrivò al primo processo per le vittime.
“A questo punto — ha detto — aspettiamo il verdetto della Quarta sezione penale della Cassazione. Bisogna capire i motivi di questa richiesta del pg”.
Parla invece di “fulmine a ciel sereno” Antonio Boccuzzi, operaio superstite dell’incidente e deputato dem che sottolinea anche “il rischio che i due imputati tedeschi, che sono poi i principali responsabili del rogo alla Thyssen, possano scontare in Germania una pena dimezzata. Sarebbe paradossale — ha proseguito — che l’amministratore delegato di Thyssen, che in primo grado era stato condannato per omicidio volontario, adesso possa ottenere in Germania una pena addirittura inferiore a quella degli altri coimputati italiani”.
“A fronte di questo rischio — ha concluso — è ancora più profonda la nostra delusione per l’annullamento della sentenza di primo grado”.
La vicenda giudiziaria
E’ la seconda volta che il processo Thyssen arriva in Cassazione, che in precedenza aveva ordinato alla Corte d’Appello di Torino di ricalcolare il trattamento sanzionatorio.
Nel processo d’appello bis le pene erano state lievemente ridotte.
In primo grado il pm Raffaele Guariniello aveva contestato l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e le condanne erano state molto pesanti. In appello le pene furono mitigate, con l’esclusione del dolo, e l’ultima riduzione c’è stata dopo il primo ricorso degli imputati in Cassazione.
L’ultimo verdetto di condanna ha confermato l’omicidio colposo aggravato e violazione delle norme di sicurezza. In caso di conferma della sentenza, quattro imputati si costituiranno subito.
La vicenda giudiziaria è partita il 15 gennaio 2009, quando si apre a Torino il primo grado di giudizio, che si prolungherà fino al 15 aprile 2011, giorno della prima sentenza, arrivata dopo 100 udienze celebrate e la condanna severa inflitta a sei imputati.
Tra loro l’amministratore delegato dell’azienda siderurgica, Harald Espenhahan, condannato in primo grado a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario.
I manager, su cui oggi la Cassazione è chiamata a dire l’ultima parola, rivestivano vari ruoli all’interno dello stabilimento in cui si verificò il rogo.
Per i manager Thyssen le pene erano state in primo grado di 13 anni e mezzo per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione di cautele antinfortunistiche.
Le parti civili avevano avuto 13 milioni di euro su un totale di 17 milioni di risarcimento. L’1 luglio 2008 la Thyssen, che nel frattempo nel marzo 2008 aveva chiuso i battenti dello stabilimento torinese, ha versato la cifra alle famiglie dei 7 operai morti nel rogo per non costituirsi parte civile.
Secondo i giudici di primo grado, fu una “scelta sciagurata” dell’ad “di azzerare — si legge nella motivazione — ogni scelta di prevenzione”. Le vittime del rogo Thyssen sono: Antonio Schiavone (il primo a morire alle 4 del mattino per le ferite riportate durante l’incidente), Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino (spirati lentamente dal 7 al 30 dicembre del 2007 per le gravissime ustioni riportate).
Le pene vengono lievemente ridotte durante il secondo grado di giudizio, celebrato tra il 28 novembre 2012 e il 28 febbraio 2013, presso la corte d’assise d’appello di Torino, presieduta da Giangiacomo Sandrelli, con la clamorosa esclusione per l’ad Espenhahan, del dolo.
All’appello segue il ricorso in Cassazione presentato da Raffaele Guariniello, affiancato dai pm Laura Longo e Francesca Traverso, nonchè il pg Ennio Tomaselli, contro la sentenza d’appello, lo stesso fanno le difese degli imputati con altre motivazioni. In seguito i giudici supremi avevano chiesto il ricalcolo delle pena.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 13th, 2016 Riccardo Fucile
GRILLO: “NON SI ATTENDONO LE SENTENZE PER DARE UN GIUDIZIO POLITICO”… CHISSA’ PERCHE’ LA REGOLA NON VALE PER NOGARIN
Pizzarotti sospeso dal Movimento 5 stelle: la trasparenza è il primo dovere”.
Lo scrive su Twitter Beppe Grillo, che rimanda a un post sul suo blog.
“Federico Pizzarotti – scrive – è sospeso dal Movimento 5 stelle. La trasparenza è il primo dovere degli amministratori e dei portavoce del Movimento 5 stelle. Solo ieri si è avuto notizia a mezzo stampa dell’avviso di garanzia ricevuto, ma il sindaco ne era al corrente da mesi”.
Il primo cittadino di Parma e l’assessora alla Cultura Laura Ferraris sono indagati per abuso d’ufficio per la nomina di Anna Maria Meo a direttore generale del Teatro Regio e di Barbara Minghetti consulente per lo sviluppo e i progetti speciali.
Altri tre membri del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Regio all’epoca della nomina, nel gennaio 2015, Giuseppe Albenzio, Silvio Grimaldeschi e Marco Alberto Valenti sono stati iscritti nel registro degli indagati per lo stesso reato.
“Nonostante la richiesta, inoltrata da ieri e a più riprese, di avere copia dell’avviso di garanzia e di tutti i documenti connessi alla vicenda per chiudere l’istruttoria avviata in ossequio al principio di trasparenza e già utilizzato in casi simili o analoghi – prosegue Grillo – non è giunto alcun documento. Preso atto della totale mancanza di trasparenza in corso da mesi, nell’impossibilità di una valutazione approfondita ed oggettiva dei documenti e per tutelare il nome e l’onorabilità del Movimento 5 stelle si è proceduto alla sospensione. Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico”.
Evidentemente lo stesso criterio non vale per il sindaco di Livorno Nogarin.
(da agenzie)
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Maggio 13th, 2016 Riccardo Fucile
PD 30,4% (-0,1%, M5S 28,2% (+0,1%), LEGA 14% (-0.8%) FORZA ITALIA 12,3% (+ 0,7%), SINISTRA ITALIANA 4,6%, FDI 3,6%, NCD 2,3%
Si riduce sempre di più il distacco tra Pd e M5S, i primi due partiti nelle intenzioni di voto di Ixè, in esclusiva per Agorà (Raitre).
Nell’ultima settimana, il distacco è di appena 2,2 punti percentuali, con il Pd che passa dal 30,5 per cento al 30,4 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle sale dal 28,1 per cento al 28,2 per cento.
La Lega Nord scende al 14 per cento (-0,8 per cento) mentre Forza Italia balza al 12,3 per cento (+0,7 per cento).
Se si votasse oggi, l’affluenza sarebbe al 65,7 per cento.
Sul Movimento 5 Stelle non pesa quindi l’iscrizione nel registro degli indagati di due sindaci, il livornese Filippo Nogarin e il parmense Federico Pizzarotti.
Il 68 per cento degli elettori dei 5 Stelle, tuttavia, pensa che il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, dovrebbe dimettersi.
Opzione che il primo cittadino di Livorno respinge ancora oggi in un’intervista alla Repubblica in cui dice di avere le “mani pulite” e non vede motivi per rassegnare le dimissioni.
Per Matteo Renzi la fiducia resta stabile al 28%.
Il presidente del Consiglio rimane al secondo posto tra i leader politici in compagnia di Luigi Di Maio (al comando c’è sempre Sergio Mattarella, con il 55%).
Più in alto di tutti, come al solito, Papa Francesco, con l’86% di fiducia.
Scende intanto, al 25% (-1%) la fiducia nel governo.
Spostando l’attenzione sul referendum costituzionale di ottobre, il 72% degli italiani dichiara che a ottobre andrà a votare per il referendum costituzionale (la settimana scorsa era il 74%).
Tra questi, il 46% oggi voterebbe sì e il 54% no.
Più della metà del campione sondato (54%) è però convinto che la nostra Costituzione andrebbe cambiata contro il 45% dei contrari. In occasione del referendum, infine, una netta maggioranza (il 67%) ha detto no a prese di posizione della magistratura perchè, ha risposto, “la magistratura non deve fare politica”.
Per il 26%, invece, è un diritto dei magistrati prendere posizione.
Lo stesso campione testato da Ixè, inoltre, crede in maggioranza (il 57%) che non esista un “partito delle toghe” in Italia, fatto di cui è convinto invece il 33% degli intervistati.
Sul fronte economico, solo un italiano su 4 (25%) vede segni di ripresa economica. Il 73%, al contrario, non vede gli stessi segnali.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 13th, 2016 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO ANNUALE DEL MINISTERO: ROMENI, ALBANESI E MAROCCHINI I PIU’ NUMEROSI
Sempre meno alunni italiani, aumento costante degli studenti stranieri che sono però sempre più “italiani”.
Il rapporto annuale sulla scuola multiculturale elaborato dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Ismu sui dati dell’anno scolastico 2014/2015 analizza la popolazione scolastica con cittadinanza non italiana e in questa edizione si concentra soprattutto sulla distribuzione degli studenti stranieri nelle diverse regioni e su eventuali differenze nei processi di apprendimento.
La fotografia fatta dal Miur mette in luce soprattutto due aspetti della nuova popolazione scolastica italiana: nelle classi ci sono sempre più studenti che non hanno la cittadinanza del nostro Paese, ma sono bambini e ragazzi nati in Italia e integrati nella nostra società .
Lo si vede anche dai risultati scolastici, perchè per quanto il numero dei respinti tra gli alunni stranieri resti alto, in generale i loro risultati scolastici si differenziano sempre meno da quelli degli italiani.
La scuola, insomma, diventa davvero multiculturale, non soltanto per l’origine degli iscritti, ma anche per offerta formativa e strategie didattiche che si adattano ai nuovi studenti.
Uno sguardo di insieme.
Gli iscritti stranieri fra il 2009/10 e il 2014/15 sono cresciuti del 20,9%, mentre gli italiani sono diminuiti del 2,7% (da 8.283.493 a 8.058.397 unità )
Nell’ultimo decennio sono cresciuti soprattutto gli alunni stranieri della scuola primaria (scuola dell’obbligo e di durata quinquennale).
Nel 2014/15 sono 291.782 gli alunni stranieri iscritti alle scuole primarie (10,4% del totale), 187.357 gli studenti nella scuola secondaria di secondo grado (7% del totale), 167.068 gli allievi nelle secondarie di primo grado (9,6%) e infine 167.980 i bambini nelle scuole dell’infanzia (10,2%).
A fronte di questi dati, dal Ministero osservano che gli alunni italiani sono diminuiti in tutti gli ordini di scuola (tranne che nelle secondarie di secondo grado). L’unico ordine con una crescita nelle iscrizioni è la scuola secondaria di secondo grado, sia per quanto riguarda la presenza di italiani (+0,6%) sia di stranieri (+2,8%).
Da dove arrivano i “nuovi” italiani a scuola.
I più numerosi sono gli alunni con cittadinanza romena, al primo posto in tutti gli ordini e gradi della scuola (157.153), seguiti da albanesi (108.331) e marocchini (101.584). Molti meno i cinesi (41.707) e filippini (26.132).
Questi numeri confermano che nel nostro Paese la popolazione di stranieri è eterogenea, senza alcun gruppo dominante in termini di numeri e nelle prime quindici cittadinanze sono presenti tutti i continenti tranne l’Oceania.
Nella scuola dell’infanzia spicca il numero di bambini provenienti dal Bangladesh (27,1%). Il Miur sottolinea poi che crescono gli iscritti Rom, Sinti e Caminanti, diventati 12.437 nel 2014/15, +780 rispetto all’anno precedente, numero in controtendenza rispetto alla progressiva diminuzione registrata negli ultimi anni e, si spera, indicativo dei tentativi di integrazione delle comunità nomadi.
Nati in Italia.
La fotografia del Muir mostra anche una stabilizzazione degli stranieri, insieme a numeri che indicano i risultati dell’emergenza umanitaria. Il gruppo degli alunni con cittadinanza non italiana ma nati nel nostro Paese continua ad aumentare, è raddoppiato dal 2007/08 e corrisponde al 55,3% della popolazione scolastica complessiva.
La percentuale massima si trova nella scuola dell’infanzia: sono nati in Italia l’84,8% dei bambini figli di immigrati.
Nelle secondarie di secondo grado gli studenti stranieri nati in Italia sono più che quadruplicati, passando da 8.111 nel 2007/08 a 34.788 nel 2014/15.
Nei diversi ordini e gradi le incidenze percentuali dei nati in Italia sono superiori nei primi anni di corso: 76% di nati in Italia nel primo anno della primaria, 51,2% nel primo anno della secondaria di primo grado, 26% nel primo anno della secondaria di secondo grado.
La provincia di Milano è al primo posto con quasi 48mila nati in Italia, seguita da Roma (31mila), Torino e Brescia (oltre 20mila), Bergamo (quasi 16mila), Vicenza, Verona, Treviso e Firenze (oltre 12mila), Bologna (oltre 11mila), Padova e Modena (oltre 10mila).
Il dramma dei minori non accompagnati.
In base agli ultimi dati disponibili del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (dicembre 2015) sono 11.921 i minori arrivati senza genitori nel nostro territorio, di cui solo 550 femmine.
Sono di più nelle regioni maggiormente esposte al fenomeno degli arrivi via mare e nelle grandi città , su tutte primeggia la Sicilia (4.109), seguita da Calabria (1.126), Puglia (1.102), Lazio (934), Lombardia (931), Emilia Romagna (8.783), Toscana (521).
Sempre più inseriti.
La scuola italiana si sta adeguando alla sua nuova composizione e sono confortanti i dati sulla diminuzione di alunni stranieri che hanno risultati scolastici insufficienti: dal 40,7% del 2010/11 si arriva al 34,4% nel 2014/15, anche se l’anno scorso il fenomeno rimane rilevante, poichè sono in ritardo quasi la metà dei 14enni, il 62,7% dei 15enni e i due terzi degli ultrasedicenni.
Tuttavia, quando si tratta di promossi e bocciati il divario tra italiani e stranieri resta elevato in tutti gli ordini di scuola, soprattutto nelle secondarie di secondo grado.
Gli alunni ripetenti si trovano principalmente nei primi anni di corso e le quote maggiori di ripetenze si rilevano al Sud e nelle Isole sia per gli alunni stranieri sia per gli italiani in tutti i gradi di scuola, salvo che per gli alunni stranieri nelle secondarie di secondo grado, dove il Sud registra le percentuali inferiori di ripetenze.
La scelta del professionale.
Il 24,5% degli studenti stranieri è iscritto a un liceo, il 36,9% a un istituto professionale e il 38,5% a un istituto tecnico. Se si considerano i principali comuni, a Reggio Emilia e a Bergamo oltre la metà di studenti stranieri è concentrata nei professionali.
Questo dato, però, più che riflettere la provenienza geografica degli studenti è riconducibile alla stratificazione sociale. Così come i ragazzi italiani, gli stranieri che ritengono di dover trovare prima un’occupazione scelgono gli istituti tecnici e professionali invece dei licei.
Fra coloro che hanno ottenuto un diploma in Italia, 1.670 sono gli studenti comunitari e 3.970 sono i non comunitari, per un totale di 5.640 studenti.
I numeri più elevati di studenti stranieri immatricolati si registrano in Lombardia, Lazio e Campania, mentre in termini di incidenza percentuale, i valori maggiori si registrano in Liguria, Marche e Umbria. Gli Atenei con il maggior numero di studenti stranieri immatricolati sono le Università degli Studi di Bologna, Firenze, Roma La Sapienza, Milano.
Cristina Nadotti
(da “La Repubblica”)
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Maggio 13th, 2016 Riccardo Fucile
UN INDAGATO RIMESSO IN LIBERTA’ …PER ALTRI DUE SOLO FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA… MA PER GIORNI SI E’ CREATO IL CLIMA DI PAURA CHE GIOVA A QUALCUNO
Non c’era alcuna cellula jihadista a Bari pronta a preparare attentati in Italia e in Inghilterra, ma solo alcuni trafficanti di immigrati clandestini.
Nessuno dei video girati da presunti terroristi e raccolti come prova dagli inquirenti baresi avrebbe avuto lo scopo di individuare obiettivi sensibili da colpire.
Dopo 48 ore in cella sono stati scarcerati il 23enne afghano Hakim Nasiri, arrestato due giorni fa dai carabinieri a Bari, e Zulfiqar Amjad, il 24enne pakistano fermato lo stesso giorno a Milano.
Per Nasiri l’accusa era gravissima: associazione finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamica. Amjad era invece accusato di favoreggiamento della immigrazione clandestina, nell’ambito della stessa inchiesta condotta dalla Dda di Bari su una presunta cellula di terroristi.
Anche lui è tornato in libertà , come deciso dal gip Manuela Accurso Tegano che non ha convalidato il fermo e ha rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dalla Procura milanese.
A Bari, invece, dopo l’interrogatorio di convalida del fermo, avvenuto questa mattina nel carcere del capoluogo pugliese — in cui Nasiri si è avvalso della facoltà di non rispondere — il gip Francesco Agnino ha convalidato il fermo ma ha rigettato la richiesta di applicazione di una misura cautelare per il reato di terrorismo.
Lo stesso giudice per le indagini preliminari ha invece riconosciuto i gravi indizi e le esigenze cautelari e quindi ha convalidato il fermo e ha emesso ordinanza d’arresto per l’afghano 29enne Gulistan Ahmadzai, anche lui come Amjad accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il Tribunale di Bari ha escluso “in maniera decisa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione finalizzata al terrorismo internazionale” a carico di Nasiri.
E’ quanto scrive il gip Francesco Agnino nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di arresto della Dda. Resta in piedi la sola accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per gli indagati cui è contestata.
“Nel cellulare di Nasiri Hakim e dalla visione della pagina Facebook — scrive il gip — sono assenti la riproduzione e la conservazione di scene di martirio, dovendosi quindi escludere che i video ed i fotogrammi estrapolati avessero finalità di addestramento e di allenamento personale al Jihad”.
Per il giudice quindi “dall’esame degli elementi probatori deve escludersi la sussistenza di un gruppo impegnato in attività di ricerca, selezione, riproduzione di documenti idonei a diffondere l’idea terroristica, indicando comportamenti e modelli operativi a cui ispirarsi”.
Il gip poi non ritiene provata “l’eventuale raccolta di denaro per il finanziamento di attività terroristiche da impiegare direttamente da parte degli asseriti componenti del gruppo di cui il fermato avrebbe fatto parte al fine di mettere il denaro a disposizione di altre cellule combattenti“.
“In altri termini, — continua — non è stata fornita in alcun modo la prova della sussistenza di attività dimostrative dell’operatività della cellula e della funzionalità di essa al perseguimento della finalità di terrorismo internazionale, quali ad esempio l’attività di indottrinamento, reclutamento e addestramento al martirio di nuovi adepti (non può obliterarsi la reperibilità in qualsiasi sito internet delle informazioni e dei programmi contenuti nel materiale sequestrato), da inviare all’occorrenza nelle zone teatro di guerra, ovvero la raccolta di denaro destinato a sostegno economico dei combattenti del Jihad all’estero”.
“L’attività di indagine — conclude il gup — ha evidenziato al più l’appartenenza del Nasiri al mondo dell’integralismo islamico, cioè l’appartenenza a quel filone culturale nel quale lo stesso si riconosce, mentre non è provata la sua aspirazione e disponibilità , in procinto di attuazione, a dare concreto contributo al terrorismo di matrice islamica”.
“È una vicenda ingigantita, un abbaglio preso per la semplice foto di una persona con un mitra giocattolo in mano” dice l’avvocato Adriano Pallesca, difensore di Nasiri. “Sicuramente il gip ha valutato correttamente la questione — aggiunge il legale — ritenendo che non sussistano i presupposti per contestare un reato così grave e tenere in carcere una persona. Tra gli elementi raccolti contro Nasiri non c’era nulla di concreto che lo riconducesse al terrorismo internazionale, solo video e foto che riproducono momenti di svago”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 13th, 2016 Riccardo Fucile
“NONNO ALFIO ERA PARTIGIANO MA HA SEMPRE DETTO CHE MUSSOLINI FU UN GRANDE URBANISTA”… “E’ IMMORALE CHE IL COMUNE PAGHI I SUOI DIPENDENTI 1.100 EURO AL MESE, COME FANNO A VIVERE?”… “SULLE NOZZE GAY RISPETTERO’ LA LEGGE”
Civico con tradizioni di sinistra alla partenza, Alfio Marchini è diventato il campione del centrodestra sostenuto da Ncd, Fi e Storace. Traguardo, il Campidoglio.
Suo nonno, partigiano gappista, si starà rivoltando nella tomba: lei ha appena elogiato il Duce grande urbanista
“Nonno Alfio era un uomo libero che ha giustamente lottato contro la dittatura fascista e aveva il coraggio di dire la verità . Quella sul Mussolini urbanista era una sua sincera convinzione. La stessa di Bruno Zevi, grande architetto di origini ebraiche”.
E come mai se l’è ricordato soltanto adesso?
“L’ho sempre detto. L’ultima volta al Quirino davanti a mille persone”.
Anche sulle unioni civili ha adottato una posizione ultraconservatrice.
“Di ultraconservatorismo nella mia vita non c’è traccia. Rimango a San Agostino: ama e fai ciò che vuoi. A domanda se avessi celebrato come Marino le nozze gay ho detto di no, pur difendendo da sempre il riconoscimento dei loro diritti civili”.
Ma oggi esiste una norma. Se non celebra, commette reato.
“Intanto nel testo approvato in Parlamento non si parla mai di “celebrare matrimoni”, nè tra persone omosessuali nè eterosessuali. Pur avendo fallito, per me, il matrimonio è un’altra cosa”.
Ribadisco: da sindaco applicherà la nuova legge?
“Tutte le leggi vanno rispettate. A Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio. Da peccatore credente rivendico la supremazia laica nelle istituzioni repubblicane”.
Queste robuste virate a destra sembrano tuttavia smentire la sua storia: padre e zio costruttori comunisti; lei editore dell’Unità e fondatore della dalemiana Italianieuropei.
“Le storie non si smentiscono. Sono le nostre radici. E uno dei miei figli porta il nome di battaglia dei miei avi partigiani. Ma oggi la destra sociale di Storace è più a sinistra del Pd che – ricordo – governa il Paese con Verdini”.
Senza andare troppo lontano: nel 2013 raccolse le firme per partecipare alle primarie Pd.
“È vero. Ma dissi anche che non avrei partecipato a una conta di vecchie correnti. La verità è che il Pd non ha avuto il coraggio mostrato oggi da Fi: andare oltre i vecchi steccati. Scegliendo l’arrocco a difesa del suo orticello, ha perso anche un pezzo a sinistra”.
Ma dire che “non esistono più le ideologie”, che “occorre superare i vecchi steccati” non è un alibi al trasformismo?
“Mai detto che non esistono ideologie. La mia è quella impressa nelle “amlire”: libertà di pensiero, religione, dal bisogno e dalla paura. Diverso è affermare che le ideologie del ‘900 hanno fallito. È tempo di sperimentare un nuovo modello sociale capace di coniugare equità , efficienza e sicurezza”.
Bello slogan elettorale, però sa di retorica e scarsi contenuti. Ci dica una delle prime cose concrete che farà da sindaco.
“Trovo immorale che il Comune paghi i suoi dipendenti 1100/ 1200 euro al mese. Introdurremo uno stipendio minimo di 1500 euro per le fasce a salario più basso. Vivere oggi a Roma con 1100 euro è impossibile”.
E i soldi dove li trova?
“Secondo i nostri calcoli il costo del personale aumenterà solo di una sessantina di milioni, che incideranno su un bilancio di 6 miliardi l’anno: si deve e si può”.
Farà felice 23mila famiglie, magari per recuperare voti a sinistra. Ma lei cos’è esattamente: di centrodestra o centrosinistra, laico o cattolico, società civile o politico?
“Il centrodestra fu una invenzione tattica di Berlusconi che teneva insieme radicali, ultracattolici, socialisti, postfascisti e Lega. Nulla di meno ideologico. Oggi quello schema è morto, portando con sè anche il centrosinistra”.
Non ha risposto, tocca insistere: lei che “pesce” è?
“Un esponente della società civile che ha deciso di fare a tempo pieno politica, libero dal mito del civico virtuoso contrapposto al politico vizioso”.
Gli scontri con Renzi si stanno moltiplicando: non è miope, per chi vuol guidare una città che ha bisogno di soldi e riforme, inimicarsi il governo?
“Renzi fa il premier, io il candidato sindaco. Ognuno il suo. Ma prendo atto che Giachetti ha annunciato il coinvolgimento del sottosegretario De Vincenti nella sua campagna. Il governo sbaglia a schierarsi. Perde il suo ruolo di terzietà istituzionale”.
(da “La Repubblica“)
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