INTERVISTA A RITA BERNARDINI: “MARCO LITIGAVA CON TUTTI, ERA IL SUO MODO DI DIALOGARE, BONINO NON CHIAMAVA PIU'”
Maggio 21st, 2016 Riccardo FucileRITA BERNARDINI RACCONTA AL “CORRIERE” IL COMPLICATO RAPPORTO PANNELLA-BONINO
Apre la stanza di Pannella, chiusa a chiave. È in disordine, come sempre. Sul tavolone, ingombro di fascicoli, ci sono poster freschi di stampa, con la foto di Marco che manda un bacio. E la scritta: «A subito».
Rita Bernardini guarda la foto e rimane un attimo in silenzio.
Cominciamo dalla fine.
«Quando è morto Marco, ero lì. Mi sono accorta che non respirava più. Domenica sono stata dieci ore con lui. Non riuscivo ad andare: e se non riesco a dargli l’ultimo saluto?».
Ha mai pensato all’eutanasia, Pannella?
«Che io sappia no. Ha sofferto, ma voleva vivere. Quel giorno ha aperto la porta e mi ha fatto “cucù!” con un gran sorriso. Soffriva, ma si mostrava allegro. Mi ha chiesto di accendergli il toscanello alla grappa. Si è fatto la barba, senza specchio. Come faceva? Si è cosparso di allume di rocca, un sale trasparente, antico. Poi si è asciugato con le salviette umide, di spugna. Lo ha fatto in cucina, al tavolo».
In tanti sono venuti a trovarlo, in via della Panetteria. Non è venuta Emma Bonino.
«Non è mai andata a trovarlo, negli ultimi tre mesi. Ma non si sentivano da molto. Nemmeno una telefonata. Ogni tanto glielo chiedevo: “Emma ha telefonato?”. Lui scuoteva la testa. Un giorno gli ho chiesto: “Ma tu vuoi bene a Emma?”. Lui ha risposto: “Certo, che domanda stupida”».
Eppure non si sono riconciliati.
«No. È un peccato, soprattutto per lei: penso che ci starà molto male, proverà rimorso».
Perchè hanno rotto?
«In una delle riunioni, le disse: “Non hai visione politica”. Emma se la prese. Ma quante volte ci disse di peggio?»
Pannella litigava spesso.
«Con tutti. Era il suo modo di dialogare. La prima volta che andai in tv, venne da me e mi insultò. Ci rimasi malissimo. Feci un buon intervento. Al ritorno mi disse: “Lo vedi che ho fatto bene a insultarti?”».
Una volta litigaste davvero.
«Sì, nel 2000. Gestì la campagna elettorale a modo suo: a pochi giorni dalla fine, fece capire di avere un accordo con D’Alema e ci fece perdere i voti del centrodestra. Andò male. All’assemblea fui durissima: “Hai voluto perdere, l’hai fatto apposta”. Lui replicò: “Menti sapendo di mentire”. Ero distrutta, decisi di andarmene. Lavorai per una rivista, per campare. Ma continuai a frequentare i radicali. Un giorno Pannella mi portò in una stanza dell’Ergife e mi inchiodò a una sedia: “Devi fare questo e questo”. Io piangevo a dirotto. Non ce la faccio, ripetevo. Io piangevo e lui rideva. Mi rideva in faccia. Alla fine sono tornata».
Quando lo conobbe?
«Ero una bimba, a 21 anni. Nel 1975, dovevamo raccogliere le firme per un referendum. “Abbiamo bisogno di soldi e tavoli”, mi disse. Gli portai 5 mila lire. E siccome lavoravo in una scuola, gli dissi che avrei portato delle scrivanie. “Non hai capito niente”, mi urlò. “Servono i tavoli pieghevoli”».
Andò meglio, poi.
«Quarant’anni fa, lavoravo per Radio radicale, mi mandarono a seguire un suo comizio a Belluno. Lo veneravo. Quant’era bello? Lui si accorse della mia timidezza, mi invitò nella stanza d’albergo. Quando arrivai, mi accolse in mutande: “Rita, guardami: io cago, piscio e scorreggio come tutti. Stai tranquilla”. Mi sciolsi».
Aveva un rapporto speciale con il corpo.
«Quando seppe di avere due tumori, scese in strada e mangiò un piatto di spaghetti. Nel 1997 rischiò di morire per un ictus. Gli squarciarono il petto, gli misero cinque by pass ed ebbe un’infezione. Così ridotto, andò al funerale della Politkovskaja: fu l’unico politico italiano».
Il corpo di Pannella.
«Aveva queste gambe liscissime, bellissime. Stava sempre a gambe scoperte».
I digiuni.
«A uno sciopero della sete ci preoccupammo davvero. Il dottor Marcozzi mi prese da parte: “Perchè non gli dici di bere la sua pipì?”. “Non ci penso nemmeno”, risposi. Poi cedetti. Lui era in dubbio, ma poi lo fece. La pipì la teneva in frigo».
Nel 1995 vi convinse a denudarvi, al teatro Flaiano.
«Ero l’unica donna: rinsecchita, dopo 38 giorni di digiuno. Il difficile fu convincere Stanzani. Alla fine cedette: “E se mi metto una rosa lì in basso?”. “Così ti guarderanno tutti proprio lì”, rispose Pannella».
Laura e Matteo.
«Sono stati straordinari. Con Matteo aveva un rapporto di una profondità unica».
Pannella amava uomini e donne.
«Non ha mai nascosto la sua bisessualità . Io e Marco ci baciavamo spesso sulla bocca. Lui aveva bisogno di contatto fisico. Lo faceva in un modo talmente naturale: era il suo modo di manifestare amore».
Parlava molto, troppo.
«Ma ascoltava, nel profondo. Anche quando non sembrava».
Era laico, anticlericale.
«Ma anche profondamente cristiano. Non cattolico. Citava Croce e il suo “perchè non possiamo non dirci cristiani”».
A sinistra ancora gli rimproverano Berlusconi: i soldi e l’accordo.
«Ce li deve ancora dare i soldi, gli abbiamo fatto causa. Sono anche andata sotto casa sua, vestita da coniglietta rosa. Ma fu un contratto pubblico, non segreto come gli altri. Non è stato un errore l’alleanza con Berlusconi. Fissati gli obiettivi, in quel caso la moratoria della pena di morte e la riforma elettorale, si poteva parlare con tutti. Non era il diavolo neanche Almirante, figuriamoci Berlusconi. Ad Agnelli andò a chiedere soldi».
Con Cappato e Magi siete lontanissimi.
«È vero, siamo divisi. Loro pensano sia necessario candidarsi per fare politica, noi no. A Roma voto Giachetti, ma Magi non credo».
Voi, però, avete i simboli radicali. Starete ancora insieme?
«Vedremo. Il partito radicale, per statuto, non si presenta. Se volessero candidarsi con la lista Pannella, sarebbe un problema. Ci ragioniamo, non è un no a prescindere. Ma abbiamo obiettivi diversi».
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)