Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
ALLA FACCIA DELLA DEMOCRAZIA, DELLA LEGALITA’ E DELLE FREGNACCE DI ORFINI… IL CITTADINO NORMALE ORMAI NON HA PIU’ TUTELE, PAGA IL 37% IN PIU’ DI CORSA IN TAXI E RESTA PURE A PIEDI PER SEI GIORNI
Lo tengano a mente tutte le altre categorie che vogliono qualcosa dal governo: se mettete a ferro a fuoco Roma, fate scoppiare le bombe carta davanti alla Camera, alla fine il governo vi darà ragione.
Ieri infatti il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, al termine di una lunga mediazione ha trovato l’intesa proponendo due decreti, uno per il riordino del settore e l’altro per la lotta all’abusivismo.
Una soluzione che superi quindi di fatto il contenuto dell’emendamento al Milleproproghe a firma di Linda Lanzillotta che ha scatenato la protesta.
I decreti dovranno includere tutti i temi, già concordati con le categorie a suo tempo, tra cui “miglioramento del sistema di programmazione e organizzazione su base territoriale, regolazione e salvaguardia del servizio pubblico, necessità di migliorare i servizi ai cittadini evoluzione tecnologica del settore, lotta all’abusivismo, migliore incontro tra domanda e offerta”.
«L’impegno è a iniziare i lavori domani e a concluderli per presentare i testi entro un mese», ha spiegato poi il ministero precisando che tutte e 21 le sigle hanno siglato il verbale che prevede un’immediata sospensione della protesta.
Il tutto è stato condito da centinaia di dichiarazioni di politici (non solo quella, contestata, di Virginia Raggi) in cui si condannavano le violenze ma si sottolineava che la protesta dei tassisti era giusta e comprensibile.
Alla faccia di tutte le regole sugli scioperi violate in questi giorni.
Alla faccia delle vetrate infrante, delle risse in strada, delle aggressioni agli NCC che in questi giorni sono andate in scena senza soluzione di continuità fino alla capitolazione della politica.
Al netto persino dei calci dati a un poliziotto, raccontati oggi dal Messaggero che giustamente titola “Roma in ostaggio”:
In tre, senza motivo, colpiscono con alcuni ceffoni il regista di Gazebo, Piefrancesco Citriniti.
Arrivano altri agenti in rinforzo, respingono i manifestanti che lanciano uova e oggetti, cariche tra le auto. Nelle cariche della polizia restano ferite due persone, una è un ambulante non più giovane colpito alla testa.
Sanguinante,viene soccorso da cameramen e fotografi, l’ambulanza lo porta in ospedale. «Venite, questo poliziotto è solo», urla poco più in là un manifestante. Prendono a calci l’agente, ma accorrono altri colleghi ed evitano il peggio.
La parte divertente della storia è che il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, ieri sera diffondeva questo comunicato: “ Oggi è una brutta giornata che ci ricorda quanto la democrazia vada difesa e conquistata ogni giorno. Nessuna tolleranza verso qualsiasi forma di violenza”.
Nelle stesse ore il ministero dei trasporti del governo a guida PD annunciava l’accordo con gli intimidatori, i violenti: le parti convengono, si legge nel verbale dell’incontro “che sarà avviato immediatamente un tavolo di lavoro per la stesura di uno schema di decreto interministeriale di cui all’articolo 2 DL 40/2010 per misure “tese ad impedire pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio noleggio con conducente o, comunque, non rispondenti ai principi ordinamentali che regolano la materia” ed uno schema di decreto legislativo delegato di riordino della legge quadro 21/92 ripartendo dal testo proposto dal governo.
(da “Next Quotidiano”)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
SI TRATTA DELLA GUARDIA DEL CORPO E DELLA CAPO DI GABINETTO CHE MARINE LE PEN AVEVA POSTO A CARICO DEL PARLAMENTO EUROPEO CON UN ESBORSO ILLECITO DI 339.946 EURO
Sono stati posti in stato di fermo la guardia del corpo e la capo gabinetto della candidata di estrema
destra alle presidenziali francesi Marine Le Pen nell’ambito dei presunti impieghi fittizi al Parlamento europeo.
Thierry Legier e Catherine Griset in precedenza erano stati ascoltati dagli uomini dell’Ufficio anticorruzione.
L’emiciclo di Strasburgo reclama a Marine Le Pen, che è parlamentare europea, circa 339.946 euro che considera ingiustamente versati a Lègier, nel 2011, e a Catherine Griset, dal 2010 al 2016, per dei lavori da assistenti parlamentari che non hanno mai fatto e per i quali sono stati pagati con dei fondi pubblici europei.
Marine Le Pen è accusata di aver aggirato il divieto di assumere propri collaboratori al Parlamento europeo, facendo loro assegnare l’incarico da colleghi.
I due collaboratori sono peraltro sospettati di aver lavorato per il partito — e in Francia — e non a Strasburgo.
A rivelare il retroscena della vicenda è stato qualche tempo fa il quotidiano economico francese Challenges che ha pubblicato i documenti della richiesta da parte del Parlamento Europeo di restituzione di quasi 300 mila euro che il partito della Le Pen avrebbe incassato indebitamente.
La richiesta, datata 9 dicembre 2016 aveva come termine di scadenza il 31 gennaio e ma il Front National ha deciso di non pagare e così la Le Pen potrebbe vedersi decurtato del 50% lo stipendio da europarlamentare.
I fatti contestati alla Le Pen risalgono al periodo tra il 2011 e il 2012 quando secondo l’accusa la leader del partito ultraconservatore francese avrebbe utilizzato dei fondi destinati per pagare assistenti parlamentari all’Europarlamento per stipendiare membri dello staff del Front National che nulla avevano a che vedere con l’attività legislativa di Strasburgo e Bruxelles.
In particolare il denaro (298.500 euro) dei contribuenti europei sarebbe stato utilizzato per pagare lo stipendio di Catherine Griset, un’amica della Le Pen diventata capo del suo staff e che ha mantenuto quel ruolo dal 3 dicembre 2010 al 15 febbraio 2016. Secondo le regole europee sul personale dell’Europarlamento sarebbe stato necessario che la Griset lavorasse principalmente nelle due sedi dell’Europarlamento ma a quanto pare la maggior parte del tempo lo trascorreva negli uffici di Nanterre del Front National occupandosi quindi di faccende non connesse all’attività di europarlamentare della Le Pen.
Altri 41.554 provenienti dagli stessi fondi sarebbero stati utilizzati invece per pagare Thierry Lègier, la guardia del corpo personale della Le Pen.
Per questa seconda tranche di denaro la Le Pen ha tempo fino a fine febbraio per effettuare il rimborso.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
RISCHIO BLACK LIST PER CHI DISSENTE, IN BALLO LE RICANDIDATURE
Beppe Grillo vede tutti i senatori M5S dopo che alcuni di loro erano stati esclusi dai tavoli tematici con Davide Casaleggio finalizzati a mettere per iscritto il programma delle prossime elezioni. “Vi voglio carichi, io sono pimpante”, avrebbe detto il leader pentastellato per tirare su il morale dopo mesi di polemiche tra i cosiddetti ortodossi e pragmatici del Movimento divisi da quella che loro stessi hanno indicato come “visione diversa del metodo” soprattutto per quanto riguarda l’amministrazione della Capitale.
Sotto traccia, nel corso dell’incontro con Grillo, è rimasta la questione legata alle candidature alle prossime elezioni.
Le voci di candidature esterne si fanno sempre più insistenti.
Pochi giorni fa un deputato addentro alle vicende pentastellate non faceva mistero del fatto che i vertici grillini stiano valutando un bacino di nomi pescati fuori dal Movimento, “nomi importanti, personalità italiane che vogliamo portare in Parlamento”.
Quanti? “Forse anche la metà “.
Ciò significa che buona parte degli attuali parlamentari verrebbe sacrificata, da qui nasce il sospetto di una black list dove potrebbero confluire le anime più critiche del Movimento.
Quei senatori e deputati che con i loro post, talvolta non concordati con la comunicazione, hanno fatto irritare i vertici.
A questo punto l’intento di Grillo è stato quello di serrare le fila fino alla fine della legislatura, mettere a tacere i malumori degli ultimi tempi: “Tornate in piazza, nelle strade, vi voglio sui territori. È la stessa cosa che ho detto a Virginia Raggi”.
Saranno dunque mesi o forse un anno da prendere come un banco di prova per conquistarsi o meno la ricandidatura.
(da “Huffingtonpost“)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
GREEN ECONOMY, RIVOLUZIONI TECNOLOGICHE, SUPERTRENI E VITA SUL PIANETA ROSSO AL CENTRO DEL COLLOQUIO
“Lo so, lo so: va di moda il pessimismo cosmico. Quelli bravi ti suggeriscono di non essere ottimista e
di assumere un tono corrucciato quando si parla di innovazione. Il rischio che lo sviluppo delle nuove tecnologie crei problemi occupazionali più seri di quanto immaginato fino a qualche anno fa è preoccupazione vera e tangibile. Ma è anche vero che nel corso della storia da sempre le rivoluzioni tecnologiche creano nuove opportunità di lavoro, non solo problemi. Non credo, insomma, ai profeti della società senza lavoro: credo nell’uomo, nella sua intelligenza, nei suoi valori”. Così Matteo Renzi, dal suo blog, racconta il suo viaggio negli Usa.
“E credo – dice ancora – che non si possa vivere nella paura di tutto, sempre. Certo, dovremo trovare nuove forme di protezione sociale per chi non ce la fa (e anche su questo vi rimando al Lingotto). Dovremo studiare forme diverse di welfare, più vicine alle esigenze dei nostri ragazzi” continua l’ex premier.
“Ma dobbiamo anche educare specie i più giovani a provarci, a mettersi in gioco, a coltivare idee e sogni. Ho incontrato il vulcanico fondatore, Elon Musk, una personalità che mi aveva sempre incuriosito molto e che non avevo mai conosciuto prima di oggi. Difficile sintetizzare in breve i contenuti della chiacchierata. La scommessa sulle energie alternative per la mobilità , ma anche per la casa, il sogno di rendere possibile la vita su Marte, il super treno chiamato HyperLoop che sta facendo i primi esperimenti proprio in questi mesi, il design, l’Europa, la sostenibilità “.
“Scegliere l’innovazione – conclude – contro la rendita, insomma. Tema tutt’altro che semplice da declinare concretamente. Ma tema cruciale. Vado a letto che il fuso orario si fa sentire. Ci aggiorniamo”
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
“AGLI SCISSIONISTI MANCA TUTTO: TESI, STRUTTURE, ORGANIZZAZIONE”
“Rimango nel Pd perchè Renzi era felice che me andassi. Alle primarie posso batterlo anche con i voti degli scissionisti. E riunificherò il partito. D’Alema? L’Italia ha bisogno di una sinistra forte, non di una presenza di testimonianza. Renzi? È anaffettivo. Ma agli scissionisti manca tutto: struttura, tesi e persino il nome”.
Così Michele Emiliano in un’intervista al Corriere della Sera in cui spiega la sua scelta di restare nel Partito Democratico.
“D’Alema non mi ha mai chiesto di lasciare il Pd. Spero che restino tutti: Rossi, Speranza, pure Bersani e D’Alema”, dice il governatore pugliese.
I sondaggi danno agli scissionisti il 10%? “Mi pare un po’ tanto… Non mi sembrano pronti. Mancano tesi, strutture, organizzazione. Financo un nome”.
Ma non è per questo che ha deciso di restare. “Rimango perchè ho visto che Renzi era felice che me ne andassi. Allora mi sono detto che stavo sbagliando tutto. Il campo di battaglia è il Pd”.
Poi, sempre su Renzi:
“Quando mi sono avvicinato a Bersani e agli altri non ho mai parlato di scissione, ma di opposizione a Renzi. Sono loro che mi hanno spiegato che con Renzi non potevano più convivere”.
Perchè? “Perchè alza la voce, urla. Li maltratta. Al che mi sono detto: sei un vecchio magistrato di frontiera, ne hai viste di ogni, non ti lascerai certo intimidire. Ma devo riconoscere che avevano ragione loro: Renzi non solo aggredisce, è pure anaffettivo. Napoleonico. La differenza con lui è quasi antropologica”
Nell’intervista il governatore spiega anche il perchè del soprannome di Renzi, “Il Bomba”:
Lo chiamano così — spiega — “non perchè dica bugie; perchè le spara grosse, con superficialità . Ha annunciato che avrebbe versato più di un miliardo di euro della famiglia Riva agli ospedali pugliesi; ma quella cifra non era acquisita, e infatti il giudice non ha omologato il patteggiamento. Come quando ha detto che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta: una sciocchezza. Avrebbe fatto meglio a restare a Palazzo Chigi”.
La scissione — afferma il governatore — era considerata una “soluzione estrema”.
“Io non ho promesso nulla. Mi sono preso 48 ore per riflettere. Poi con Speranza e Rossi ho parlato chiaro: lasciare il Pd nelle mani di Renzi come un regalo sarebbe un errore storico; se vogliamo cambiare il Paese dobbiamo avere un partito di una certa dimensione, capace di fare massa critica”.
Per Emiliano, una Lega Sud, magari con De Magistris, sì che “sarebbe un partito con un grosso potenziale: al Sud la gente quando vede le bandiere del Pd prende la croce come davanti ai vampiri. Sono esasperati, perchè sentono di non contare nulla: non solo i disoccupati, anche gli imprenditori. Basta un embargo politico per gettarli sul lastrico”.
Infine, un passaggio su Grillo e i Cinque Stelle: “Non sono pronti a governare, e Roma lo dimostra”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
E TRA LE PRIORITA’ UNA LEGGE PER CORREGGERE I VOUCHER
“Ora ci sono priorità che il governo deve portare avanti”, afferma il reggente del Pd, Matteo Orfini,
che fissa un’agenda per i prossimi mesi in un’intervista a La Stampa: stop alle privatizzazioni, legge per “correggere” i voucher, ius soli, da approvare anche con la fiducia, e poi, l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle banche.
“Mentre parte il congresso, non possiamo immaginare che il Pd si occupi unicamente di partito lasciando solo il governo”, dice, “si deve spendere in prima persona su alcune cose che dobbiamo fare”.
Se la scissione sarà confermata, il governo sarà più debole?
“Registro un fatto oggettivo – risponde -: si pensa di uscire dal Pd per fare un’altra cosa con pezzi di sinistra che oggi sono all’opposizione del governo. Chi attende fuori dal Pd chiederà , come ha già fatto Nicola Fratoianni neo segretario di Si, che il discrimine sia il governo Gentiloni. Mi pare ovvio che una scissione rischierebbe di produrre un sostegno al governo più fragile”.
Intanto, Orfini si dice soddisfatto della scelta di Emiliano di restare nel Pd: “Credo che abbiamo fatto un lavoro positivo. E spero non sia finita qui: mi auguro ancora di riportare sui propri passi anche Rossi e Speranza”.
“Siamo in uno stato abbastanza avanzato – osserva -, ma finchè non c’è stato un annuncio ufficiale è mio dovere tentare”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
ROSSI: “IL PD NON E’ PIU’ CASA MIA”…. SPERANZA: “AVANTI NELLA COSTRUZIONE DI UN NUOVO SOGGETTO POLITICO”
“Non mi sento di iscrivermi al Pd, non mi interessa partecipare a questo congresso, rimango nel centrosinistra”, ha detto Pierluigi Bersani a Di Martedì, su La7.
“È certamente un passaggio non semplice ma anche quando hai dei dubbi, quando non sai cosa fare fai quel che devi”, ha aggiunto.
“Non è la ditta, non è il Pd. Si è spostato. Noi non abbiamo fatto nessuno strappo, abbiamo chiesto questa discussione nei tempi normali. Non siamo stati noi a scaravoltare il calendario: è stato il segretario che ha preso il giochino delle dimissioni del segretario per fare un congresso cotto e mangiato”, ha dichiarato ancora Bersani.
D’Alema: “Non mi candido, leader nuova forza sono Rossi e Speranza”
“Questo riformismo così esaltato ha prodotto una riforma costituzionale malfatta, una legge elettorale cancellata dalla consulta. Ci troviamo in una situazione che è il risultato di un fallimento politico, un leader dovrebbe prenderne atto”, ha detto Massimo D’Alema a “Carta bianca” su Rai3.
“A un certo punto – ha aggiunto – diventa necessario che torni a farsi sentire una voce autonoma che sta dalla parte dei più deboli e dei lavoratori, non si può lasciare un vuoto”.
E su una possibile candidatura, D’Alema afferma: “Non è nei miei programmi candidarmi in Parlamento, non credo che me lo chiederanno nemmeno. Non sono mai stato aggrappato alle poltrone”.
“Spero che Pier Luigi Bersani capisca che questa non può essere la formazione nè di D’Alema nè di Bersani. I leader di questa formazione sono Rossi e Speranza”, ha aggiunto.
D’Alema ha riservato una stoccata a Renzi. “Se Emiliano vince, si vedrà dopo. Io spero che la nostra divisione non sia eterna. L’elemento di divisione è Renzi. Se verrà rimosso l’elemento di divisione, il centrosinistra tornerà a essere unito”, ha sottolineato.
Speranza va avanti con la scissione.
“Dalla direzione Pd nessuna novità . Noi andiamo avanti sulla strada della costruzione di un nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano che miri a correggere quelle politiche che hanno allontanato dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti. Occorre iniziare un nuovo cammino”.
Lo afferma Roberto Speranza, che guida Sinistra riformista, interpellato dall’Ansa. “Prendiamo atto della scelta assunta da Michele Emiliano di candidarsi nel Pdr”.
Rossi: “Il Pd non è più la mia casa”
Io andrò avanti (nella scissione, ndr). E’ una scelta che ho fatto con grande serenità , dopo aver ascoltato renzi e altre relazioni. Perchè uno capisce che quella non è più la sua casa, il suo modo di pensare. Allora bisogna costruire una forza politica nuova, più forte, più robusta dal punto di vista programmatico ed ideologico”.
Così il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo” su La7.
(da agenzie)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
IL M5S RINNEGA LE SUE BATTAGLIE PER LA WEB ECONOMY E LA RAGGI SI SCHIERA CON CHI DANNEGGIA E PARALIZZA UNA CITTA’
Roma è presa d’assalto da tassisti e ambulanti. Le bombe carta mandano in frantumi le vetrate dei
palazzi del Settecento. Volano le bottiglie e spuntano i tirapugni.
Gli automobilisti vengono imprigionati nei blocchi stradali. I negozi abbassano per paura le saracinesche.
E la sindaca di Roma cosa fa? Scende in piazza e dice ai tassisti, con voce candida: “Noi ovviamente siamo con voi”.
Il Parlamento è assediato da due corporazioni che brandiscono le loro licenze come tavole della legge. C’è gente che urla davanti a Palazzo Madama “Senatori papponi!”. Energumeni di Forza Nuova che vanno verso la sede del Pd per menare le mani, scontrandosi con la polizia. Feriti al pronto soccorso.
E Beppe Grillo cosa dice? “I tassisti hanno pienamente ragione”.
Mai s’era visto il sindaco di una capitale che, al settimo giorno di una protesta selvaggia organizzata da chi proprio dal Comune ha avuto una licenza, invece di difendere la vecchietta che non sa più come andare in ospedale o il viaggiatore che – sbarcato ignaro a mezzanotte a Fiumicino – scopre che raggiungere l’albergo diventerà un incubo indimenticabile, si schiera dalla parte dello sciopero selvaggio, e lo motiva pure con singolari teorie politiche, “Basta con le riforme calate dall’alto”, come se si fosse mai vista una riforma salita dal basso.
Eppure è successo.
Da Virginia Raggi, i romani si aspettavano un gesto, una mossa, una decisione che riuscisse – o almeno provasse – a riportare un po’ di normalità nella città di cui è la massima autorità .
Si aspettavano che ricordasse ai tassisti che insieme ai diritti quella licenza che hanno in tasca prevede anche dei doveri.
Che non si può lasciare per sette giorni una città con tre milioni di abitanti (e tre sole linee di metropolitana) senza neanche un taxi. Che c’è un solco profondo, tra una protesta civile e un ricatto alle istituzioni sulla pelle dei cittadini.
Macchè. Ancora una volta, la pupilla di Grillo ha dimostrato di non aver compreso cosa significa essere la sindaca di Roma, e pensa davvero che non ci sia nulla di male a schierarsi con chi paralizza una città , organizza blocchi stradali e assedia il Parlamento, tra saluti romani e bandiere nere, mandando in frantumi le finestre dei palazzi del Settecento e affrontando la polizia con i tirapugni (e magari pensa che basti a fine serata un comunicato per condannare la violenza: ci mancava solo che la approvasse).
Stupisce meno, lo sconsiderato imprimatur della sindaca allo sciopero selvaggio, se si leggono le dichiarazioni di Beppe Grillo. Che mette il marchio a cinque stelle sulla tigre della protesta: hanno “pienamente ragione”, dice, i tassisti che si difendono dall’assalto della maligna Uber.
Lui che prima di scoprire la politica esaltava la web economy che avrebbe reso tutti noi più liberi e meno poveri, e dipingendo Telecom come “gli strozzini della voce” ci raccontava che grazie al web “oggi si può finalmente telefonare in Australia, con Skype, a 1,7 centesimi al minuto, ma vi rendete conto?”.
Ma se andava bene, anzi benissimo, la web economy di Skype che demoliva la rendita di posizione di Telecom, perchè oggi il diavolo è passato dall’altra parte, ed è diventato Uber che usa il web per fare concorrenza al monopolio dei taxi?
La verità è che la bussola di Grillo – e dunque di Raggi, che da lui solo dipende e che a lui solo risponde – è ormai il populismo.
Ovunque ci sia una tigre da cavalcare, i cinquestelle sono pronti a saltarle in groppa. L’ha dimostrato il proconsole pentastellato Luigi Di Maio, lanciando i bancarellari di Roma (il regno della famiglia Tredicine) contro il Parlamento che voleva mettere fine alle licenze assegnate senza gara.
L’ha confermato Alessandro Di Battista, che prima ha aizzato gli ambulanti contro i giornalisti e poi non ha battuto ciglio quando la folla ha cominciato a gridare “Ammazziamoli, questi maledetti bastardi!”.
E anche la virata della giunta di Roma sulla faccenda dello stadio si spiega con la scoperta che il popolo – in questo caso la tifoseria romanista – s’era stufato del tira e molla sul nuovo campo dei giallorossi.
Tassisti, ambulanti e tifosi sono dunque le tigri che Grillo e Raggi vogliono cavalcare, la plebe di cui vogliono essere i tribuni. Lanciandole contro il Palazzo.
Fingendo che non ci siano ormai anche loro, là dentro.
Sebastiano Messina
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 22nd, 2017 Riccardo Fucile
LO STATO DI DIRITTO E’ UN VALORE IMPRESCINDIBILE, LE REGOLE SONO POSTE A TUTELA DI TUTTI, NON DI CHI URLA DI PIU’
I fatti verificatisi negli ultimi giorni, con i tassisti “sul piede di guerra” e gli scontri nelle piazze, sono una pagina parecchio brutta della vita del nostro Paese.
Sicuramente il fenomeno del trasporto privato va regolamentato ed in modo chiaro. La liberalizzazione del mercato, anche in certi settori, non è un male da combattere a tutti i costi, però.
Anzi, soprattutto in certi casi, come quello in parola, è la via assolutamente preferibile a tante altre.
L’importante, comunque, è che “il tutto” avvenga nell’ambito di un contesto chiaro e nel pieno rispetto delle regole, ivi comprese quelle relative alla dialettica democratica tra tutte le parti in causa.
Lo Stato di Diritto è un valore imprescindibile, sempre e comunque, e non è con uno sciopero praticato contra legem che si possa immaginare di raggiunge seriamente l’obiettivo.
Non si può invocare il rispetto (o l’emanazione) delle regole per violarne, contestualmente, altre, e per primi.
Con l’astensione volontaria dal servizio, i tassisti hanno aggirato la normativa posta a tutela dei consumatori in materia di “servizi pubblici essenziali”; hanno aggirato la legge; hanno deciso di percorrere la via peggiore, e la cosa fa molta tristezza (soprattutto per effetto dei fatti accaduti nel corso della giornata di ieri a Roma).
Protestare fa parte “del gioco” democratico. E’ un momento essenziale della stessa dialettica, ma il ricorso alla violenza, però, è cosa inaccettabile, ed a tutti i livelli.
Aver visto dei politici scendere in piazza per “cavalcare la tigre” l’ho trovato a dir poco allucinante.
Oramai stiamo passando dalla destra della legalità (o sedicente tale) alla destra della pagnotta e la cosa fa ancora più tristezza della rabbia delle persone che hanno scelto la via dell’occupazione delle piazze per consumare una protesta, in parte (anche) legittima nel merito, ma inaccettabile nei modi.
Il mondo è in continua evoluzione. Le caste non possono e non devono durare in eterno, soprattutto in un mercato, come quello odierno, che propugna una “domanda” (sempre più crescente) di servizi qualitativamente sempre più a misura “dell’utente telematico”.
Il mercato “cammina”, “corre” e lo fa velocemente. Sarebbe ora che iniziassero a farlo anche coloro i quali sono troppo abituati a non vivere (anche) di sfide.
E l’invito vale anche – anzi, vale a maggior ragione – per il Legislatore e per l’Esecutivo. Certe sfide si affrontano di slanio, “di peso” e con qualità .
La liberalizzazione non è una mera “liberazione dalle regole”. Non è produrre, a causa di ritardi e distrazioni (reiterate e continuate), “un vuoto normativo”.
Essa, in ultima analisi, è “libertà “, ma nell’ambito di regole certe, però…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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