Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
USATA ANCHE DAI NORMODOTATI CHE LA ROMPONO, ALLA FINE VIENE CHIUSA… UNA MADRE DENUNCIA LA SITUAZIONE E IL SINDACO NON TROVA DI MEGLIO CHE PRENDERSELA CON LEI
A novembre 2016 nel Parco Urbano San Leonardo di Imperia è stata inaugurata una speciale altalena. Si tratta di un’altalena fatta per consentire anche ai ragazzi e ai bambini disabili di divertirsi al parco come tutti gli altri.
A promuovere la raccolta fondi che ha consentito l’installazione dell’altalena è stata Michela Aloigi.
La signora Aloigi è la mamma di Matteo ragazzo disabile di 24 anni, ed è la presidente dell’associazione La Giraffa a Rotelle. Ma la vita dell’altalena è durata pochi mesi.
Qualche giorno fa su Facebook la Aloigi ha denunciato come, in seguito alle proteste di alcuni genitori qualcuno abbia messo il lucchetto all’altalena.
A quanto pare i genitori dei bambini “normodotati” hanno chiesto e ottenuto la chiusura dell’altalena. Troppo pericolosa, dicono, per i bambini “normali” che sono soliti salirci sopra e giocarci.
“Qualcuno potrebbe farsi male” dicono i genitori dimenticando che quel gioco è riservato esclusivamente ai portatori di handicap.
In parole povere i “normali” non potrebbero salirci. Eppure lo fanno lo stesso perchè nessuno li sorveglia.
E a farlo dovrebbero essere proprio quei genitori che hanno protestato in questi mesi per la pericolosità dell’altalena. Ma si sa come vanno le cose: al parco i genitori spesso e volentieri non sorvegliano attentamente i figli, e così il Comune ha messo le catene all’altalena comprata dalla Giraffa a Rotelle.
Il Comune risponde che l’altalena non è stata chiusa “per le proteste dei genitori” ma perchè gli elastici di sicurezza devono essere sostituiti.
Il motivo di nuovo è l’irresponsabilità dei “normali”. Al sito La Riviera l’assessora al verde pubblico Maria Teresa Parodi spiega che «i normodotati non rispettano le indicazioni di utilizzo e continuano a rompere gli elastici di sicurezza».
E non è la prima volta che accade: l’altalena era già stata chiusa ad aprile a causa della mancanza di pavimentazione.
Anche il sindaco Carlo Capacci conferma che la causa della chiusura è da ricondurre all’utilizzo dell’altalena da parte dei normodotati che rompono gli elastici di sicurezza.
Il sindaco invita anche a “non far girare per tutta Italia e oltre” la foto di una persona disabile che non è in grado di autorizzarne l’uso. Ma in realtà la foto di Matteo è stata caricata su Facebook dalla madre, che immaginiamo abbia tutte le autorizzazioni del caso.
Alle polemiche di questi giorni ha risposto ieri La Giraffa a Rotelle che in un lungo post riassume quello che è il punto centrale della vicenda.
La foto — spiega la signora Aloigi — è quella di “un qualsiasi ragazzo, privato dell’unico gioco a cui era possibile accedere”.
Non c’è del resto nessuna “strumentalizzazione” nell’utilizzo di quella foto. L’altalena è per i disabili e la chiusura danneggia loro e non i “normodotati”. Quindi nella foto doveva esserci un ragazzo disabile non un “ventiquattrenne alto, abbronzato e muscoloso e senza sedia a rotelle“.
Se il sindaco di Imperia non vuole che Matteo posti la sua foto per denunciare il mancato rispetto dei suoi diritti allora il sindaco può fare una cosa molto semplice: garantire il rispetto e il godimento di quei diritti, conclude la Giraffa a Rotelle. L’altalena poi, non è più nè meno pericolosa di un’altalena normale.
Quindi le preoccupazioni dei genitori normodotati sono infondate. Meglio farebbero invece a sorvegliare i giochi dei loro pargoli per evitare che — danneggiando l’altalena — finiscano per impedire ad altri di potersi divertire al parco.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
STUDIO OCSE: CALO DEL COMPENSO IN TERMINI REALI SUPERIORE A QUASI TUTTI I PAESI EUROPEI
La Repubblica pubblica oggi una infografica sugli stipendi degli insegnanti tratta da uno studio
dell’OCSE, e dal quale si evince che il calo del compenso in termini reali è stato superiore a quasi tutti i paesi presi in considerazione dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che tre giorni fa ha dedicato ai salari di maestre e professori il suo ultimo focus.
Peggio dell’Italia fa soltanto la Grecia:
Fatto cento lo stipendio del 2005 – anno assunto dall’Ocse come punto di partenza – nel 2014, in Italia, il potere d’acquisto delle maestre è calato a 93: si è ridotto del 7 per cento. Un taglio reale che ha riguardato nella stessa misura tutti altri docenti italiani. Ma non tutti quelli europei. Restando nel Vecchio continente, la tabella fornita dall’Organizzazione riserva diverse sorprese. In Germania, locomotiva d’Europa, nello stesso periodo il mensile alla scuola elementare si è incrementato del 10 per cento e in Irlanda addirittura del 13 per cento.
Anche i governi dei paesi scandinavi hanno combattuto la crisi sostenendo gli stipendi degli insegnanti. In Norvegia lo scatto in avanti è stato del 9 per cento e in Finlandia di 6 punti. Anche Belgio e Danimarca fanno segnare un segno positivo.
A soffrire come gli insegnanti italiani (ma un po’ meno) i colleghi francesi che dal 2005 al 2014 hanno dovuto sopportare un taglio reale del 5 per cento e solo la Grecia fa peggio dell’Italia: con un sonoro 30 per cento in meno in busta paga.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
SONDAGGIO DEMOS: PAPA FRANCESCO L’UNICO CHE SUSCITA SPERANZA, AMBIENTE E LAVORO LE PRIORITA’
Le parole sono importanti. Servono a rappresentare la realtà . Ma anche a costruirla. Perchè la realtà sociale non esisterebbe senza le nostre parole. Senza le nostre rappresentazioni. (L’eco del famoso saggio di Berger e Luckmann non è casuale). Per questo ci pare utile ri-proporre la “Mappa delle parole”, come avviene ormai da 7 anni.
Perchè attraverso le parole è possibile ricostruire i significati, ma anche la prospettiva e la valutazione, del mondo intorno a noi.
Così, anche quest’anno, abbiamo condotto un sondaggio (Demos-Coop) su un campione rappresentativo, particolarmente ampio.
Alle persone intervistate sono state proposte una quarantina di parole, che evocano diversi soggetti, eventi, valori; diverse persone e istituzioni del nostro tempo.
Ci siamo concentrati, in particolare, sul contesto politico-sociale e mediale. In senso lato.
La mappa che tratteggiamo in queste pagine “proietta” le parole esaminate in base a due diversi “assi” di giudizio. Anzitutto, il gradimento espresso dagli italiani (intervistati), in misura crescente, da sinistra verso destra, cioè, lungo l’ascissa. Mentre dal basso verso l’alto (seguendo l’ordinata): le parole riflettono la tensione fra passato e futuro
In questo modo abbiamo cercato di combinare il tempo e il sentimento. Ne emerge una mappa suggestiva. In qualche misura, complessa. Ma chiara, nelle indicazioni di fondo.
Appare de-finita in tre aree, tre regioni di significato, dai confini – e soprattutto dai contenuti — piuttosto precisi. Agli estremi si oppongono due contesti alternativi.
In alto a destra, c’è il ponte verso il futuro condiviso. Dove insistono obiettivi attraenti e, appunto, condivisi. La promozione dell’ambiente e delle energie rinnovabili. Quindi: il lavoro. Perchè è necessità “materiale”, ma anche un “valore”.
Accanto al lavoro: la ripresa, da un lato, e la meritocrazia, dall’altro.
Nel duplice auspicio: che il lavoro riprenda, insieme allo sviluppo; e che sia orientato dal — e al — “merito”. Criterio universalista, oltre ogni raccomandazione e privilegio. Più in basso, tre parole “pubbliche”, ben incastrate fra loro. Popolo, democrazia. E l’Italia. Dunque: il governo del “demos”.
Il popolo sovrano e responsabile. Dotato di diritti e doveri. Limiti e poteri. Fonte di “democrazia”, oltre ogni “populismo”. In mezzo: l’Italia. Popolare e democratica.
Più in alto, a dare senso a questa regione di significato: la speranza e il cuore. Sentimento e passione che guardano lontano. Trainati dal volontariato. Più sopra, Papa Francesco. Nonostante tutto: l’unica figura, l’unica persona capace di suscitare passione. E speranza.
Nello spazio opposto, si incontrano politica, politici e partiti. Senza distinzione.
Lo sguardo degli italiani, in questa direzione, è pervaso da sfiducia, verso un passato che non passa. E non cambia. Leader, partiti e anti-partiti. Sono tutti là in fondo. Salvini e la Lega, poco sopra il Pd. Vicino al M5s c’è Fi. In fondo a tutti, come sempre, Silvio Berlusconi. L’Uomo Nuovo degli anni Novanta. Il Capo. Oggi sfiora i confini dello spazio politico percepito dagli italiani. Quasi in-visibile. Non lontano, incombe Beppe Grillo. Ieri, il Nuovo contro tutti.
Oggi, a sua volta, ai margini. Non per insofferenza ma, piuttosto, per indifferenza. Accanto ai politici e ai partiti, che non piacciono agli italiani, c’è Donald Trump. Spinto alla presidenza degli Usa dal sostegno delle “aree periferiche”. Dall’inquietudine dei “ceti in declino”. Per gli italiani: un politico come gli altri.
Ma la novità più sorprendente, in mezzo a questo non-luogo semantico, è la presenza di Matteo Renzi. Solo due anni fa: campeggiava nello “spazio futuro”.
Alternativo a Berlusconi. Mentre oggi sta proprio accanto a Berlusconi. La speranza di ieri si è consumata in fretta. Come le sorti del suo Pd. Il Pdr. Confuso in mezzo agli altri partiti. “Legato” a Fi. E, quindi, risucchiato nell’indifferenza, che è molto peggio dell’anti-politica.
Nella “terra di mezzo”, tra il “futuro condiviso” e la “marcia verso il passato”, si addensa una pluralità di parole che evocano contrasti e divisioni. Quasi un “Campo di battaglia”. L’euro e la Ue. Accanto alle “unioni gay”.
E al mito dell’Uomo Forte, che negli ultimi anni sembrava il marchio della “nuova” politica. Mentre oggi sta a metà fra passato e futuro. Incapace di “emozionare”. Non per caso sia Renzi che Grillo, oggi, nella mappa, stanno “sotto” i loro partiti: Pd e M5s. All’opposto di qualche anno fa. A significare che oggi la personalizzazione non è più, necessariamente, una virtù.
Nel “Campo di battaglia” incontriamo l’immigrazione. Sul crinale fra accoglienza e integrazione. Fra “Ius soli” e respingimento. Le stesse ong si sono istituzionalizzate. E oggi appaiono distanti dal volontariato.
Fra le parole che stanno “in mezzo”, non per caso, ritroviamo i “media”. Vecchi. Tv e giornali. Mentre la radio resiste, ai confini della “terra promessa”. Sull’asse del futuro, i social media li sovrastano. Tuttavia, per costruire il consenso, i media, “tradizionali” restano centrali. La tv, per prima. Da ciò la questione evocata dalle parole del nostro tempo. Il futuro della democrazia.
Perchè i soggetti tradizionali della “democrazia rappresentativa” partiti e politici – appaiono delegittimati. Isolati nella regione del “passato”.
Mentre la Democrazia digitale, “immediata” più che “diretta”: è il futuro. Nella Mappa tracciata dagli italiani, si posiziona in alto. Eppure è spostata, anche se di poco, verso il quadrante della sfiducia. Meglio, della “prudenza”. Come i social media. Tra diffidenza e delusione.
Gli italiani, per definire il futuro della democrazia, non usano parole rassicuranti.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
“LO PERMETTE UNA DIRETTIVA DI 16 ANNI FA, L’ITALIA LA APPLICHI”
«Sui migranti per ora non abbiamo ottenuto molto dall’Europa. Ma non per questo dobbiamo
desistere», dice l’ex ministro degli Esteri Emma Bonino.
Lei propone una nuova strada, «in salita ma legale e percorribile»: l’applicazione di una direttiva di 16 anni fa che permetterebbe di distribuire i migranti fra Paesi europei. «Fenomeni epocali come questo si possono affrontare solo se gli stati europei fanno fronte comune».
Partiamo con ordine: come giudica l’impegno europeo?
«Il governo fa benissimo a premere sui partner europei in tutte le occasioni, ma non si può dare a Bruxelles la colpa di quello che non fanno i singoli Stati. E perchè l’Europa sia capace di dare risposte va ancora costruita: ma è difficile farlo picconandola ogni giorno. Come Radicali, cercheremo di farlo chiamando a raccolta in autunno tutti coloro che vogliono difendere il progetto europeo».
Come si possono coinvolgere di più e meglio i partner europei?
«Non credo alla politica dei “pugni sul tavolo”, che non so bene neppure cosa voglia dire, o di altre dichiarazioni eclatanti che servono forse a fare titoli in Italia, ma non a fare passi avanti con gli altri Stati europei. Servono durata e rigore su due piani: uno interno e uno di pressione sugli stati membri».
In che modo?
«Sul fronte interno, abbiamo lanciato come Radicali italiani, con un centinaio di sindaci e molte organizzazioni laiche e cattoliche, la campagna “Ero straniero”: una proposta di legge per superare la Bossi-Fini, estendere l’accoglienza diffusa nei comuni rafforzando l’inclusione attraverso formazione e inserimento lavorativo, e prevedere canali d’ingresso in Italia per lavoro, con un permesso di soggiorno temporaneo di un anno per la ricerca di un’occupazione. Sul fronte esterno, vale la pena studiare la proposta avanzata dal segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, e dalla comunità di Sant’Egidio, sulla richiesta di attivazione della direttiva 55 del 2001».
Di che si tratta?
«In caso di afflusso massiccio di sfollati, prevede uno smistamento nei vari Paesi attraverso una protezione temporanea di un anno prorogabile fino a un altro anno. Verrebbe rilasciata a tutti i profughi che vengono dalla Libia, viste le condizioni disumane che soffrono».
Come si può muovere l’Italia per ottenerne l’applicazione?
«L’Italia chiede formalmente di portare in Consiglio europeo la richiesta di attivazione della direttiva, e tratta coi Paesi membri affinchè la proposta passi».
E se in Consiglio fosse bocciata?
«L’Italia può pensare a un provvedimento nazionale che richiami quella direttiva: sarebbe un segnale forte nei confronti degli altri Stati in risposta all’atteggiamento tenuto finora. Uno strumento di pressione efficace su cui ragionare».
Cioè l’Italia potrebbe rilasciare visti temporanei che permettano ai migranti di muoversi in Europa?
«Sì, nel rispetto delle regole di Schengen che in ogni caso prevedono deroghe per motivi umanitari».
Perchè nessuno nel governo ha mai parlato di questa direttiva?
«Mi auguro che la stiano studiando, anche a partire dai precedenti: in particolare quello relativo al grande afflusso dalla Tunisia dopo la caduta di Ben Ali, nel 2011. La Francia si oppose, poi un vertice bilaterale stabilì una “tregua” e passarono i tunisini con permesso di soggiorno umanitario e titolo di viaggio valido».
Quali problemi potrebbe comportare la sua applicazione?
«Problemi diplomatici o politici con i partner europei. Ma la questione s’imporrebbe con forza, con il vantaggio di operare all’interno del diritto europeo, senza azioni rischiose per i più deboli, i migranti».
Potrebbe essere una soluzione per gli sfollati, ma per i migranti economici?
«Questa direttiva non risolve tutto il problema, ovviamente. Ma in realtà varrebbe per tutti quelli che sbarcano, perchè si riferisce a persone a rischio di violazioni sistematiche o generalizzate dei diritti umani o che ne siano state vittime: e tutti quelli che hanno passato mesi nei campi libici ci rientrano, come ben sappiamo».
C’è stato un botta e risposta a distanza tra lei e Renzi sugli sbarchi: non è colpa di Dublino ma di Triton se sono tutti in Italia?
«Non parlerei di colpe, sono due cose diverse. Dublino è un regolamento degli Anni 90 molto penalizzante per l’Italia, che va rivisto. Riguardo al protocollo operativo di Triton, e Sophia, prevede gli sbarchi in Italia, non c’è nulla di segreto, come dice Laura Ravetto, presidente del Comitato Schengen: fare confusione significa pescare nel torbido per cercare solo consenso elettorale».
Nessun «accordo indicibile», come lo definisce Beppe Grillo?
«Io non ho mai detto una cosa simile».
(da “La Stampa“)
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Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
LA SUA RICETTA PER USCIRE DALLA CRISI
Se dovesse scegliere lui, proporrebbe il “Renzusconi”. Flavio Briatore, in un’intervista al Fatto Quotidiano, racconta la sua visione di Italia futura e di governo in cui racconta di sognare un Belpaese con Berlusconi presidente e Renzi al suo fianco.
Il presidente è un grande, e Matteo ha un piglio che pochi possono vantare. Vedo bene una loro società .
Una Srl, una SpA?
Italia SpA. Presidente Berlusconi, Amministratore delegato Renzi. Non ce n’è per nessuno
Un manager operativo e un presidente di fortissimo carisma.
Silvio ritorna sempre. È intramontabile.
Briatore consulente.
La burocrazia massacra. Vai al governo e ti perdi nei commi e nei codicilli. Non si può continuare così. L’Italia sta arretrando, sta divenendo un paese di serie B, nessuno ci fila più
Briatore consulente del governo Renzusconi
Tre cose fondamentali. Abbassare il costo del lavoro, azzopparlo, spianarlo.
Governo di rottura.
Un dipendente che guadagna 2.500 euro mi deve costare al massimo 3.000 euro. Prima riforma da fare immediatamente.
Seconda riforma.
Flat tax. Stessa tassa uguale per tutti.
Salvini la pensa così. Sei ricco o povero, è uguale.
Il 28 per cento pago io e il 28 per cento paghi tu
Al Fatto, parlando del suo futuro e quello del governo, Briatore chiosa sostenendo che il Renzusconi è “L’unica possibilità , l’ultima per l’Italia. Mi piace l’uno e mi piace l’altro. Il vecchio e il giovane. Due vincenti”
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
E’ L’UOMO FIDATO DI GRILLO E CASALEGGIO IN SICILIA, MA DOVRA’ VEDERSELA CON LE CORRENTI INTERNE
Sarà Giancarlo Cancelleri il candidato del MoVimento 5 Stelle siciliano alle prossime elezioni
regionali. Lo scrive il blog di Beppe Grillo, che comunica che Cancelleri ha raccolto il 51,1% dei consensi, pari a 2224 voti su un totale di 4350.
Cancelleri era favoritissimo nella corsa. Un video lo ha immortalato mentre andava a prendere Davide Casaleggio all’aeroporto di Palermo (d’altro canto Giampiero Trizzino, suo sfidante e palermitano, aveva accompagnato in mattinata Beppe Grillo in un giro della città ).
Soprattutto: è l’uomo di fiducia del M5S in Sicilia e anche membro del comitato d’appello sulle sanzioni insieme a Roberta Lombardi e Vito Crimi.
Il MoVimento 5 Stelle siciliano è stato ricco di faide interne con tanto di espulsioni silenziose negli anni scorsi. Tutte faccende che chiamavano in causa sempre lui, Cancelleri, che ha saputo governare i bollenti spiriti del M5S siciliano in più occasioni.
La più difficile è stata quella delle firme false di Palermo.
Nell’occasione il nome di Cancelleri come quello di un grande manovratore di un complotto fantascientifico sulla vicenda è stato fatto dai deputati attualmente sospesi del MoVimento 5 Stelle e da altri iscritti in un esposto che metteva sotto accusa soprattutto Salvatore Ugo Forello e che è stato archiviato perchè considerato non credibile. L’accusa costò ai siciliani il posto nel gruppo del M5S in Parlamento, oltre ad altri sei mesi di sospensione in attesa del giudizio di Palermo.
Cancelleri correva con altri 8 candidati, tra i quali cinque deputati uscenti dell’ARS e Ali Listi Maman, l’avvocato nigerino che si era ritirato dalle Comunali in aperta polemica con il M5S.
C’erano in corsa inoltre Giuseppe Scarcella e Josè Marano. “E’ la dimostrazione che le nostre candidature sono aperte, che non epuriamo i detrattori”, spiegano dal M5S osservando come, tra i candidati ci siano anche esponenti vicini al deputato Riccardo Nuti, sospeso dopo il caso delle firme false a Palermo.
Qualche veleno proveniente dalla stagione delle firme false è arrivato nella campagna elettorale, dove molti si sono lamentati della mancata comunicazione delle preferenze al primo turno e di vari malfunzionamenti informatici della piattaforma per il voto. Qualcuno si è anche lamentato nei gruppi privati dei gruppi o delle cordate di voti di persone che si mettevano d’accordo. Un po’ come succede ovunque in manifestazioni di questo tipo.
(da agenzie)
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Luglio 10th, 2017 Riccardo Fucile
“SUBALTERNITA’ CULTURALE ALLA DESTRA PIU’ RETRIVA”…”INACCETTABILE, STIAMO VIRANDO A DESTRA”
“Un’uscita infelice”, certo. “Un pastrocchio comunicativo”. Ma non solo: dietro a quell’“aiutiamoli a casa loro” rilanciato nelle scorse ore da Matteo Renzi c’è di più. C’è “la dimostrazione che il partito sta virando a destra”, che “la svolta politica sul tema dell’immigrazione è già avvenuta, senza alcuna consultazione della base”. Questo, almeno, sostengono i dirigenti dei Giovani democratici, che dimostrano la loro insofferenza rispetto al post pubblicato dalla pagina ufficiale del Pd: quello che riprendeva un breve stralcio di “Avanti”, il libro del segretario del partito prossimo all’uscita.
Un’insofferenza che si fa protesta esplicita, nelle segreterie regionali e provinciali dei Gd di tutt’Italia, ed è condivisa perfino da alcuni di quei Millennials che Renzi aveva deciso d’includere nella direzione nazionale del Pd come segnale di rinnovamento dei vertici.
Tra loro c’è Ludovica Cioria, 28 anni, segretaria regionale dei Gd piemontesi. “Mi piange il cuore a vedere che lo sforzo che il partito compie sul territorio in favore dell’integrazione viene svilito per una semplificazione inaccettabile da parte di chi gestisce la comunicazione”.
Cioria, che è anche consigliera di circoscrizione del Pd in Piemonte, spiega al fattoquotidiano.it di aver già fatto notare a Renzi i problemi legati alla gestione dei social: “All’ultima direzione, quella senza streaming, pur non intervenendo ho espresso delle lamentele in modo plateale durante la relazione del segretario. Ma il problema resta: va bene provare ad essere più presenti sul web, ma se poi sui social ti muovi da cretino è normale che gli altri ti diano del cretino”.
Riferimenti a qualcuno in particolare? “Il responsabile di quel pastrocchio sull’immigrazione non ce lo dicono. E fanno bene: sanno che se lo becchiamo lo ammazziamo”, scherza Cioria, sostenitrice della mozione Renzi all’ultimo Congresso
Poi torna seria: “Al Pd non serve un megafono di propaganda, e non serve nemmeno quell’orrendo carrozzone inguardabile che è Matteo Renzi News, che andrebbe debellato dalla faccia della terra”.
E cosa serve, invece? “Qualcuno che comprenda la complessità dei tremi trattati. E poi, mi chiedo: possibile che all’interno dell’ampio vocabolario italiano, ci siamo ridotti a pescare nel lessico caro a Salvini?”.
Il riferimento è ovviamente a quell’“a casa loro”, rifiutato dai Giovani democratici del Piemonte. Che non a caso hanno risposto subito all’uscita di quel post. Coi fatti. Proprio sabato 8 luglio, all’indomani dello scoppio della polemica, hanno aderito ufficialmente a Ero Straniero, la campagna lanciata da Emma Bonino e dai Radicali in favore del superamento della Bossi-Fini. “Era già in programma, ma l’averlo fatto a poche ore dall’uscita di quel post ha dato un valore aggiunto alla nostra scelta”. Provocatoria? “No, direi semmai una replica costruttiva”, spiega Cioria.
Gli altri gruppi dei Gd, in effetti, per ora si sono limitati a iniziative di protesta sui social network e a comunicati ufficiali.
Come quelli milanesi, che sabato hanno inviato a Renzi una lettera aperta — ripresa e commentata su Facebook da altri direttivi regionali — in cui affermano di trovare “inaccettabile che dichiarazioni di un certo tenore provengano dai nostri canali ufficiali”.
I giovani dem milanesi denunciano come si sia “deciso di affidare a una gestione sgangherata la comunicazione sui social network, diffondendo messaggi ambigui e talvolta persino offensivi”. Ma non è solo una questione di forma: “Dietro alle parole — prosegue la lettera — inevitabilmente si celano delle scelte”.
Ed è questa la linea condivisa da molti dirigenti dei Gd in Italia.
Del resto lo stesso segretario nazionale, Mattia Zunino, su Facebook scrive: “Aiutiamoli a casa loro? Anche alla subalternità culturale c’è un limite”.
Vanno oltre i Gd modenesi, che sui loro canali social sono inequivocabili: “vergognoso e indecoroso” il post del Pd, scrivono, aggiungendo però che “no, non ci rassegniamo all’idea di sentirci dire che è un problema di comunicazione, che pure c’è e deve essere risolto. Qua il problema è squisitamente politico. In un libro il segretario del partito ci informa che subiremo un cambio di visione sui flussi migratori, che andremo a scimmiottare Salvini, e che li aiuteremo a casa loro (i migranti), tutto questo senza una discussione interna”.
Stessa posizione della segreteria provinciale di Catanzaro, all’interno della quale c’è Gianmarco Cimino. Che non ha dubbi: “Non è solo un errore di comunicazione. È il segno di una strategia politica: il partito su certi temi sta virando a destra”. Claudio Mastrangelo è segretario provinciale dei Gd di Pescara, e condivide: “Le derive di metodo sottendono sempre a derive di merito.
Quel messaggio è sintomatico di una svolta politica”. E neppure i Gd toscani nascondo il loro disagio: “Ci siamo vergognati e sentiti fuori posto”, scrivono su Facebook in riferimento al post rilanciato e poi oscurato dal Pd.
E c’è, poi, chi non esita a dar voce alla propria protesta neppure dopo aver subito ripercussioni per le lamentele espresse in passato.
Spiega Guido Staffieri, segretario provinciale dei Gd di Roma: “Quel post dice tutto di chi gestisce la comunicazione del partito: una grafica demenziale, un linguaggio sbagliato. Ma è il problema è un altro: quella roba esce perchè c’è qualcuno intorno al segretario che la ritiene accettabile”.
La franchezza con cui Stafferi parla non è scontata. A fine maggio, per aver commentato in maniera ironica un post diffuso dalla pagina Facebook del Pd nazionale in merito all’addio al calcio giocato di Totti, tre dirigenti dei Gd laziali erano stati bannati.
“Furono riammessi solo dopo una nostra protesta formale. Speravamo che Renzi avesse quantomeno capito la lezione sui social. Evidentemente non è così”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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