Luglio 23rd, 2017 Riccardo Fucile
DAL 64% AL 54%: PAGA I TAGLI ALLA DIFESA
Crolla la popolarità del presidente francese Emmanuel Macron: meno 10 punti in un mese, dal 64 al 54%, secondo un sondaggio Ifop per il Journal du Dimanche (Jdd).
In tre mesi, Macron perde l’8%. Quando è stato eletto a maggio il consenso era al 62%, per poi crescere al 64% il mese successivo.
Solo Jacques Chirac aveva fatto peggio nel 1995 secondo il Jdd.
Nicolas Sarkozy, eletto nel maggio 2007 con una inedita popolarità pari al 65%, aveva vissuto uno stato di grazia durato tutto l’anno e nell’agosto i consensi erano cresciuti al 66%.
Il predecessore di Macron, Franà§ois Hollande, aveva iniziato al 61%, per poi scendere al 59% al mese successivo e al 56% il mese seguente.
In passato Charles de Gaulle aveva perso 5 punti in tre mesi (dal 61 al 56%), e Franà§ois Mitterrand, dopo la prima elezione il 10 maggio del 1981, aveva perso 7 punti in tre mesi (dal 54 al 47%).
Il meno popolare dei presidenti della Quinta Repubblica francese rimane Valery Giscard d’Estaing, giunto al potere con un indice di popolarità inferiore al 50%. Un mese dopo, a giugno del 1974 solo il 44% dei francesi era soddisfatto del suo operato.
Il caso Chirac, infine. Un percorso da montagne russe secondo il Jdd: perde 20 punti in tre mesi alla sua elezione nel 1995 (dal 59 al 39%), ma rieletto nel 2002 con una popolarità del 51%, la vede crescere al 53% due mesi dopo.
(da agenzie)
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Luglio 23rd, 2017 Riccardo Fucile
A MILANO NEL CENTRO SOCIALE CI SI ALLENA PER IL TORNEO CONTINENTALE
Dal Leoncavallo di Milano ai campionati europei di Perpignan in sella a una bici. 
Forse non diventerà mai uno sport olimpico, ma il bike polo ha conquistato una nicchia di appassionati. La squadra milanese è una piccola comunità impregnata della cultura dei messenger americani e andrà il 2 agosto in Francia per cercare di vincere il titolo europeo. Per prepararsi si ritrovano ogni mercoledì nel salone dei concerti del centro sociale trasformato in campo per gli allenamenti.
Sono i migliori in Italia, insieme a due squadre di Vicenza, e sfideranno 32 team continentali.
Quattro giorni immersi in gare da 10 minuti per un ritrovo diventato esperienza sportiva collettiva. Per cimentarsi occorrono bici, mazze, protezioni e un campo in cemento. E poche regole: si gioca 3 contro 3, si segna un punto nella porta avversaria colpendo la pallina solo con la mazza dal verso più piccolo, vietato appoggiare i piedi per terra. Il resto è sudore e polso.
Lo spirito è quello degli sport underground: gioco pulito, pochi soldi e tanta voglia di condivisione.
Il polo metropolitano ha sostituito il cavallo con una bici ultraleggera alla fine degli Anni 90 a Seattle, e poi New York tra i corrieri che consegnano la posta.
In quegli anni erano i «fissaioli» di tutto il mondo a dettare la linea: un solo rapporto a scatto fisso per la ruota di dietro che non permette di pedalare a vuoto ma solo di rallentare bruscamente l’andatura. Nata per i velodromi è diventata una vera e propria moda globale. Sbarcata in Italia alla fine degli anni zero, ha coinciso con le prime reunion di bike polo a Milano. Replicate nel Nord Est, nelle Marche fino a Taranto, Catania e Cagliari. Oggi nella Penisola si contano venti squadre, sfide ogni mese e nell’ultimo anno anche un torneo tutto femminile.
«Dopo anni di vagabondaggio nei parchi e in piazza San Fedele abbiamo trovato casa al Leoncavallo dove abbiamo un campo dotato di sponde, porte regolamentari e fari per giocare di sera», racconta Davide, 39 anni, uno dei primi fondatori della onlus Bike Polo Milano: «Siamo partiti nel 2008, trovandoci tra “fissaioli” uniti dalla stessa cultura e passione. Una ragazza finlandese del nostro gruppo ci ha raccontato di questo sport e ci siamo fatti le prime mazze da soli».
La voglia di sfide non si è fermata alla penuria di spazi ad hoc da 40 metri per 20.
Matteo ha 42 anni, gioca ed arbitra: «A metà strada tra l’hockey e il basket, all’inizio valeva tutto: blocchi, bici contro bici e spintoni. Spesso si rischiava la rissa. Poi è arrivato il fair play, si gioca più pulito, più veloce. È diventato quello che noi chiamiamo “polo pleasure”, piacere puro che ci unisce con le altre realtà francesi, svizzere, tedesche e polacche che ospitiamo quando organizziamo i tornei».
La breve storia del polo su cemento coincide con l’esplosione dei social media. In Rete si discute di regolamenti, location adatte per infinite partite e altrettanti infiniti dibatti se aprire a sponsorizzazioni e brand del settore.
«Noi abbiamo scelto di restare autonomi, fedeli allo spirito della cultura di strada. Nessuno di noi vuol diventare ricco e preferiamo restare puri: a Perpignan c’è in palio una coppa e tanta gloria», sottolinea Riccardo che ha unito passione e professione con il lavoro di corriere.
Puri e senza sponsor oggi gravitano a Milano una ventina di giocatori dai 20 ai 40 anni: si fanno costruire telai su misura e montano freni a disco potenziati. I prezzi variano da 500 a oltre duemila euro. Le bici le usano esclusivamente in pista e per andare agli allenamenti. In pochi hanno resistito al fascino dello scatto fisso e sono passati a quelle classiche con un solo rapporto per accelerazioni e frenate violente. Tutti i biker concordano che uno dei limiti alla sua espansione è la difficoltà di trovare nuove leve.
«Per chi si avvicina non è facile: in equilibrio su due ruote, una mano sul manubrio e l’altra a provare di colpire la pallina. Senza cadere nè investire gli altri giocatori. In tanti provano e mollano», racconta Pietro, 31 anni, grafico. Resiste uno zoccolo duro di vecchi e new entry, dotati di resistenza e abilità . Anche due ragazze in questa comunità che condivide viaggi e serate.
Anastasia, insegnante di yoga metà russa e metà americana si è appassionata dopo che ha visto un cortometraggio: «Ho cercato questo gruppo su Facebook, sono venuta qui, mi hanno prestato una bici e dopo un po’ di pratica ho giocato. Mi è piaciuto subito questo spirito, molto poco milanese».
Uno spirito così forte che spinge Eleonora, 35 anni, ad arrivare ogni mercoledì da Genova per gli allenamenti: «Tre anni fa ero in una fase di noia e cercavo un nuovo sport. Nel bike polo devi crederci, farti male, è uno gioco fisico e pericoloso».
(da “La Stampa”)
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Luglio 23rd, 2017 Riccardo Fucile
DA NORD A SUD, PREZZI PIU’ ALTI CON PICCHI DA RECORD
Il Messaggero pubblica un’infografica riepilogativa su dati del Codacons in cui si racconta quanto costano ombrellone e lettino nelle spiagge italiane: nella gran parte dei casi, dal Nord al Sud, quest’anno sono più cari, con picchi da “record”. Quest’anno balza in prima posizione Marina di Pietrasanta.
AlTwiga, per il Presidential Gazebo — due letti marocchini, tavolo centrale, quattro lettini e, su richiesta, televisione e musica — si spendono mille euro.
Al secondo posto, l’hotel Excelsior di Venezia, dove una capanna — due lettini, due sdraio, tavolino con quattro seggiole e tre teli da mare — in posizione centrale il costo è 410 euro in prima fila, area centrale. L’estate scorsa, con un lettino in meno, era 355 euro.
Anche Porto Cervo ha sfondato il tetto dei 400 euro mentre l’anno scorso se ne pagavano 250.
Anche il Tuscany Bay all’Argentario — balzato nella top list — dove una tenda con quattro lettini costa 150 euro, e Borgo Egnazia in Salento, dove per una “cabana” attrezzata, inclusi acqua no-stop e frutta, ne servono 120 a fronte dei 100 di agosto 2016.
Più bassi, ma comunque alti, i picchi a Fregene e Capalbio, dove per un ombrellone e due lettini la spesa si aggira sui 50 euro al giorno. Poco meno, 42 euro, a Sabaudia, e, con 35 euro, al Circeo.
Si risparmia bastano 20 euro — a Torre di Cerrano. I rincari però sono diffusi.
Secondo un’indagine Adoc, i prezzi per ingresso, ombrellone, lettino e sdraio, in media, sono aumentati del 2,3%. In Sicilia, dell’8%. Seguono Sardegna, con +7,5%, ed Emilia Romagna, con +6,6%. Stabili i costi in Lazio, Puglia, Marche, Campania, Abruzzo, Molise. Scendono in Basilicata, con una riduzione del 3,7%.
Tullio Galli, coordinatore Fiba-Federazione italiana imprese balneari, segnala però che i prezzi degli esercenti sono liberi e che gli aumenti possono arrivare nelle strutture che hanno fatto investimenti per migliorare i servizi.
(da “NextQuotidiano”)
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