Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
ECCO TUTTI GLI ELETTI ALLA CAMERA E AL SENATO
Sono in maggior parte del centrosinistra i nuovi parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere. I 18 seggi del voto estero sono stati assegnati, anche se lo scrutinio non è ancora definitivo perchè alcuni verbali di voto, spiega il Viminale, potrebbero essere stati inviati direttamente all’Ufficio centrale per la Circoscrizione Estero presso la Corte di Appello di Roma che, come previsto dalla legge, provvederà alla proclamazione degli eletti. Gli unici dati già definitivi sono quelli della ripartizione America settentrionale e centrale, ma i nomi degli eletti sono già certi.
Dei 12 seggi in palio alla Camera, 5 vanno al Pd, 3 al centrodestra e uno rispettivamente a M5s, Maie, Usei e +Europa.
Dei 6 seggi al Senato, il Pd e il centrodestra ne conquistano 2.
Nessun seggio ai Cinquestelle mentre ne prendono uno ciascuno Maie e Usei. Complessivamente dunque il Pd conquista sette seggi, il centrodestra cinque, il Maie e l’Usei due, il Movimento 5 Stelle e +Europa uno per un totale di 18 (12 alla Camera e sei al Senato).
In America settentrionale e centrale hanno votato, per la Camera, in 108.729 (27,94%) su 389.060 elettori.
Sono state 14.325 le schede non valide (di cui 942 bianche) e 68 le schede contestate. Al Senato, invece, hanno votato in 102.233 (28,22%) su 362.207 elettori. Sono state 13.085 le schede non valide (di cui 839 bianche) e 2 le schede contestate.
ALLA CAMERA
I cinque deputati eletti nella Ripartizione Europa sono Massimo Ungaro e Angela Schirò del Pd; Simone Billi per la coalizione di centrodestra; Elisa Siragusa del Movimento 5 Stelle e Alessandro Fusacchia di +Europa.
Nella ripartizione America meridionale i quattro seggi vanno a Mario Alejandro Borghese del Maie; Eugenio Sangregorio dell’Usei; Luis Roberto di San Martino Lorenzato di Ivrea della Lega e Fausto Guilherme Longo del Pd.
Per l’America settentrionale e centrale sono state elette Fucsia Fitzgerald Nissoli per Forza Italia e Francesca La Marca per il Pd, entrambe riconfermate.
Nella ripartizione Asia-Africa-Oceania-Camera il seggio va a Nicola Carè del Pd.
AL SENATO
In Europa conquistano un seggio Laura Garavini del Pd (già deputata nella legislatura appena conclusa) e Raffaele Fantetti di Forza Italia.
In America meridionale non passa Fabio Porta, presidente uscente del Comitato italiani nel Mondo della Camera, ma vengono eletti Ricardo Merlo del Maie e Adriano Cario dell’Usei.
In America settentrionale e centrale eletta Francesca Alderisi di Forza Italia
Nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide il seggio va a Francesco Giacobbe del Pd, riconfermato.
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
CHISSA’ COME MAI GLI SPACCIATORI ITALIANI DI ALTO LIVELLO NON VENGONO “PERCEPITI” DAI BUONI BORGHESI UN PERICOLO COME GLI STRANIERI… FORSE PERCHE’ SI RIFORNISCONO DA LORO
Gestivano il mercato della droga nei salotti della «Roma bene», tra Parioli, e i locali notturni di via Veneto.
Con le accuse di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina e all’estorsione sono finite in manette 21 persone.
Tra gli arrestati c’è anche Gaia Mogherini, nipote dell’alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Federica.
La ragazza di 28 anni era già stata arrestata nel 2016 per una vicenda simile. Nell’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari per Gaia Mogherini il gip la descrive come «pregiudicata e nullafacente».
L’inchiesta dei carabinieri del Comando Provinciale, coordinata dalla Dda di Roma, è partita in particolare da una segnalazione sull’attività di spaccio di droga in due locali della Capitale, entrambi nella centralissima via Veneto: il «Jackie O’», il «Notorius» e il «Momo».
Nel corso delle complesse indagini guidate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino è stato quindi accertato il coinvolgimento di diversi personaggi che spacciavano cocaina nelle zone più ricche della Capitale.
In un caso addirittura la cocaina è stata spacciata all’interno del centro sportivo della caserma dei carabinieri di Tor di Quinto, dove uno degli indagati stava giocando a calcetto.
Inoltre, sono state sequestrate diverse armi che venivano utilizzate dagli indagati per incutere timore durante le estorsioni.
L’indagine partita dai locali di via Veneto si è poi allargata a tutta la Capitale: da San Giovanni all’Anagnina, da Montespaccato alla Rustica, fino alla Casilina, nel quadrante sud di Roma, dove è stata individuata la base vera e propria dell’organizzazione criminale che operava sul territorio da diversi anni.
La droga spacciata era di altissima qualità , senza precedenti sul territorio nazionale. Questo particolare ha fatto ritenere fin da subito – spiegano fonti dell’Arma – che la droga in questione provenisse dall’estero. La conferma è arrivata dopo l’arresto di un pregiudicato che ha confermato con le sue parole la tesi degli investigatori.
È soprattutto attraverso le intercettazioni telefoniche che emerge il ruolo di Gaia Mogherini nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 21 persone, tra carcere e domiciliari.
Ad aprile del 2016 un cliente chiama la Mogherini e le chiede la cocaina. La ragazza risponde: «Stiamo venendo», confermando quanto detto, sempre allo stesso uomo, poco prima dal suo compagno, Roberto Nicoletti.
Dopo l’incontro il cliente scrive a Nicoletti: «Sono stato bene oggi», il compagno di Gaia Mogherini risponde subito dopo: «Con me starai sempre bene».
Al centro delle conversazioni tra i tre lo scambio di cocaina. In un altro episodio la stessa Mogherini chiama tale Kelly che, dopo averla ringraziata per la dose del giorno precedente, le chiede se c’è altra droga disponibile anche per «oggi».
(da “La Stampa”)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
CONTRO LE STRADE GRUVIERA PRIVE DI MANUTENZIONE NON RESTA CHE AFFIDARSI ALLA MAGIA CERIMONIALE?
Il Divino Otelma è intervenuto questa mattina in Ecg, il programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli studi Niccolò Cusano.
Il Divino Otelma scende in campo contro le buche che tormentano gli automobilisti nelle strade di Roma: “Sto preparando un rito propiziatorio che potremmo fare tutti insieme nei prossimi giorni. La magia cerimoniale a dir la verità dovrebbe avere ben altri pensieri rispetto alle buche di Roma, dovrebbe occuparsi di altre cose. Provvisoriamente, consiglio ai romani il seguente rito: uscire di casa collocando nella parte destra del corpo tre chiodi di ferro e nella parte sinistra cinque chiodi, sempre di ferro. I chiodi devono essere portati addosso, in tasca oppure in mano. Altrimenti si può utilizzare un borsello o una cosa simile. Poi questi chiodi dovranno essere sempre accanto al fruitore per tutto il tempo in cui attraverserà le strade di Roma. Non è necessario tenerli addosso in altre ore, per esempio a casa, ma quando si procede per le strade di Roma, in auto ma anche a piedi, è consigliabile se si vuole veramente eliminare in parte il rischio di spaccare le gomme, portarsi dietro i chiodi“.
Chissà che laddove non riesce l’amministrazione Raggi non arrivi la magia cerimoniale…
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
NON LO FATE? ALLORA SIETE DEI CAZZARI, ALTRO CHE ANTISISTEMA, SIETE LA QUINTESSENZA DEL SISTEMA
Da due giorni assistiamo a un teatrino grottesco: come nelle riviste del peggiore avanspettacolo dove gli allupati si contendevano le prime file per ammirare le forme delle ballerine, i media assaltano personaggetti fantozziani assurti al rango di leader che, stante 20 anni di fuoricorso universitario accumulati in due, non sarebbero neanche arrivati al ruolo del rag. Filini.
E come i duo dell’avanspettacolo, eccoli che si contendono il ruolo del “comico” e della “spalla”, alternando gags esilaranti del tipo : “ho vinto io”, “no, ho vinto io”.
Il tutto con la partecipazione straordinaria di un anziano pervertito che vuole fare da regista-guardone all’esibizionismo padano da giardinetti e quella dei condomini in perenne lite della casamatta piddina che non si accorgono nemmeno che nel frattempo gli hanno pignorato lo stabile.
In platea il tifo degli ultras delle opposte fazioni di un’Italia sgangherata, impoverita, tradita, attratta dal “vedo non vedo” promesso dai saltimbanchi (e infatti non vedranno una mazza).
Come nell’Italia dei liberatori, si accalcano ai lati delle strade, mentre sfilano i vincitori: stavolta non in attesa del lancio delle Marlboro o della scatoletta di carne in scatola, ma chi della abolizione della Fornero per andare a 50 anni alla pensione Miramare di Voghera, chi del reddito di cittadinanza per non fare una mazza, chi della forca per gli “abbronzati”, chi della flat tax per non pagare neanche quella, come hanno sempre fatto in vita loro.
Tutti uniti per fermare l’invasione sul bagnasciuga e poi marciare contro l’Europa colpevole di trattarci per quello che siamo, degli straccioni incapaci di ridurre i debiti che abbiamo messo sulla testa delle nostre future dieci generazioni.
Chi si genuflette a uno che danneggerà le nostre esportazioni, chi a un’altro esperto in veleni da somministrare agli oppositori, in nome del “sovranismo altrui”: Usa e Russia padroni a casa nostra.
Bene , chi dice di aver vinto governi se ha i numeri. E chi ha perso stia all’opposizione.
Erano tutti contro gli inciuci o no?
Ora che fanno, vanno a cercare quelli che hanno insultato fino a ieri per comprarsi i voti?
L’alternativa è semplice: si rivota ogni anno, anche per dieci anni.
Nel frattempo magari qualcuno trova un lavoro vero e ce lo togliamo dai coglioni.
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
IL BLUFF DI UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE: CON CHI LA FAI QUANDO GLI INTERESSI SONO IN CONTRASTO?
Da quando le urne si sono chiuse un nutrito gruppo di personalità chiaramente affezionate al Partito Democratico hanno cominciato a prodigarsi di consigli (che si sa, si danno quando non si può più dare il cattivo esempio) nei confronti della forza che è uscita sconfitta dalle elezioni. Disinteressatamente, e con in mente soltanto il bene del paese, ha cominciato ieri Peter Gomez a Cartabianca segnalando che al PD conviene fare un governo con Di Maio perchè sennò alle elezioni scompare.
Ha continuato Eugenio Scalfari, che in un’intervista a DiMartedì ha spiegato che tra Salvini e Di Maio sceglie Di Maio: «un tempo li consideravo uguali. Nel senso che non si votano. Perchè erano al centro uno della chiusura e l’altro del populismo, il movimento grillino. Oggi tra Salvini, che è quello di prima, e Di Maio che sembra radicalmente cambiato, sceglierei Di Maio».
Ricapitolando, i gusti di Scalfari sono chiarissimi: tra Berlusconi e Di Maio sceglie Berlusconi, mentre tra Salvini e Di Maio sceglie Di Maio.
Se tutto ciò non bastasse, anche Marco Travaglio, notoriamente affezionatissimo al Partito Democratico, ha ripetuto la stessa tesi di Gomez sempre a DiMartedì: se il PD non fa l’alleanza con il M5S si va a nuove elezioni e il PD scompare. Quindi, in nome dell’ideale, gli conviene fare il governo con il M5S.
E il MoVimento 5 Stelle cosa dice?
Luigi Di Maio scrive una lettera a Repubblica in cui riesce nell’acrobazia dialettica di non nominare mai il Partito Democratico e, insieme, a citare Alcide De Gasperi per spiegare che il momento è storico: «Ora insieme abbiamo la storica occasione di cambiare l’Italia. Io non voglio perderla e chi ha scelto di ostacolare a tutti i costi il cambiamento faccia pure, ma sappia che non si può fermare il vento con le mani e che noi nonostante tutto cambieremo l’Italia».
Se tutto ciò non bastasse, mentre Ezio Mauro sul quotidiano ricorda che a scendere a patti con la morte non finisce mai bene — “oggi che hanno vinto ma non hanno i voti per governare, chiedono agli altri (come testimonia la lettera di Di Maio a Repubblica) quelle prove di responsabilità che loro hanno sempre negato in passato, e fino all’altro ieri: magari in streaming” — Stefano Folli segnala che le elezioni sono un “pericolo” concreto e il pezzo di retroscena agita lo spauracchio di una nuova legge elettorale scritta da Salvini e Di Maio per tornare rapidamente al voto.
In effetti sarebbe divertente attendere sulla riva del fiume un accordo tra Di Maio e Salvini su una legge elettorale.
Che se avesse il doppio turno come l’Italicum strabocciato da Lega e M5S, non converrebbe a Salvini, se fosse proporzionale pura non converrebbe a entrambi, se fosse il Mattarellum totalmente maggioritario farebbe rischiare a entrambi risultati diversi da quelli di oggi mentre la Lega troverebbe un Berlusconi di nuovo in campo e pronto a imparare dagli errori di questa volta (i collegi dati alla Lega e ai centristi, il candidato premier “nascosto” e così via).
E soprattutto vedrebbe un Partito Democratico ripresentarsi alle elezioni senza la pietra dello scandalo Renzi e all’interno di quella che diventerebbe una mobilitazione democratica contro chi pensa che l’antifascismo non è un problema, il problema sono i pomodori pachino del Camerun.
Certo, c’è lo spauracchio della Spagna ad agitare gli animi: lì il Partito Socialista, si ricordava ieri dalle parti del Cinquestelle in maniera del tutto disinteressata, è tornato al voto perchè il suo leader non voleva un accordo con i popolari e alla fine i risultati sono stati gli stessi e il suo leader ha dovuto lasciare.
Da ricordare però c’è anche l’Austria: le elezioni le ha vinte un personaggio del centrosinistra, sono state annullate per errori di conteggio formali, sono state proclamate nuove elezioni e ha vinto di nuovo il centrosinistra.
Nessun partito è sparito, nè in Spagna nè in Austria, nonostante le previsioni di Gomez e Travaglio.
Infine, non si capisce proprio come il MoVimento 5 Stelle voglia fare un governo con il partito di Mafia Capitale e come il PD voglia fare un governo con gli irresponsabili buoni a nulla capaci di tutto.
Su quali basi programmatiche? Quelle indicate da Di Maio nella lettera a Repubblica sono scritte sull’acqua: “Dieci milioni di poveri non possono essere ignorati. 30 miliardi di sprechi non possono non essere eliminati. Una tassazione folle per le imprese non può non essere ritoccata. La sicurezza nelle città giorno e notte non può non essere garantita. La disoccupazione, soprattutto giovanile, non può continuare a dilagare”.
Chi non vuole combattere la povertà e gli sprechi? Chi non vuole meno tasse? Chi non vuole più sicurezza e meno disoccupazione? Tutti. Il problema è come arrivare agli obiettivi: è quella la politica. Le soluzioni, non i problemi. E se i metodi sono antitetici, come si può trovare una sintesi di governo?
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
“IL GIORNO CHE IL M5S DOVESSE ALLEARSI CON I PARTITI CHE HANNO DISTRUTTO L’ITALIA IO LASCEREI”
Era il 17 novembre 2017 e Alessandro Di Battista in un video di Repubblica era chiarissimo: “Ho risposto a questa domanda un milione di volte: il giorno che il MoVimento 5 Stelle dovesse allearsi con i partiti che hanno distrutto l’Italia, io lascerei il MoVimento 5 Stelle. Bisogna vincere le elezioni e avere l’incarico di governo, poi ci si presenta alle Camere e si dice: ‘Chi vuole dare la fiducia a un governo che vuole l’abolizione della legge Fornero, il reddito di cittadinanza’” etc etc etc.
Oggi Luigi Di Maio ha scritto una lettera al giornale-partito della sinistra italiana, Repubblica, per proporre, senza dirlo esplicitamente, un’alleanza con quel che resta del Partito Democratico, ovvero con “uno dei partiti che hanno distrutto l’Italia” come direbbe Di Battista.
Se questo non andasse in porto, l’unica altra strada è l’alleanza con Salvini, ovvero con la Lega, ovvero con “uno dei partiti che hanno distrutto l’Italia”.
O tempora, o mores!
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
“IL LEADER E’ GENTILONI, MA SE CERCANO UN ANTI-RENZI NON SONO IO”
Deve ancora materialmente iscriversi al partito, ma già detta le condizioni.
Carlo Calenda non vuole sentir parlare di un’alleanza di Governo fra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. Lo dice, come ormai da tradizione, rispondendo agli utenti di Twitter.
“Se il PD si allea con il M5S il mio sarà il tesseramento più breve della storia dei partiti politici” scrive il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ieri aveva annunciato l’adesione al Pd, dicendo che non c’è bisogno di altri partiti, bisogna “risollevare quello che c’è”. Iscrizione che è stata salutata con giubilo da molti big del partito, primo fra tutti Paolo Gentiloni. E a Gentiloni, Calenda riconosce la leadership. “Si può ripartire solo se lo si fa insieme. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall’altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5S. Leader c’è e fa il PDC” (il presidente del Consiglio, ndr).
Altro chiarimento, Calenda si mostra leale con Matteo Renzi e assicura: “Se cercano l’anti-Renzi non sono io”
“Presa di coscienza sul futuro del PD non resa dei conti su passato. Ho sempre parlato chiaro con Renzi ma mi rifiuto di partecipare ora alla rimozione collettiva di un percorso che ha avuto anche tantissimi elementi positivi. Se cercano anti-Renzi non sono io”
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
LE COSE DA SAPERE PER FARSI UN’IDEA
“Il reddito di cittadinanza non darà soldi a chi vuol stare seduto sul divano: dovrà , per il breve periodo in cui avrà il contributo, formarsi e dare 8 ore di lavoro gratuito allo Stato. Dal secondo anno il reddito di cittadinanza inizia a scalare, perchè la persona viene reinserita nel mondo del lavoro”, queste erano state le parole usate dal leader M5S Luigi Di Maio durante la campagna elettorale per descrivere una delle misure più interessanti e discusse del programma pentastellato.
Insomma, una misura tanto attesa quanto controversa per cui, in attesa che si possa passare dal programma elettorale ai fatti, è utile approfondire cosa sia nel dettaglio e come funzioni, quali siano i requisiti e le modalità per ottenerlo, quando e quanto spetti ad ogni famiglia/cittadino richiedente.
Cos’è il reddito di cittadinanza?
Si tratta dell’aiuto economico che il M5S intenderebbe destinare a 9 milioni di italiani che si trovano privi di reddito o che hanno redditi troppo bassi, in modo da combattere povertà , disuguaglianza ed esclusione sociale. Si tratterebbe altresì di una misura mirata alla promozione del diritto al lavoro e della formazione professionale.
Come funziona il reddito di cittadinanza?
Secondo l’ISTAT, qualunque cittadino viva da solo con meno di 780 euro al mese si trova sotto la soglia di povertà . Tale soglia varia a seconda del numero dei componenti del nucleo famigliare.
Il reddito di cittadinanza prevederebbe un’integrazione/erogazione economica mirata a far in modo che chiunque possa raggiungere la soglia dei 780 euro mensili (per esempio: se abbiamo un nucleo famigliare formato da due persone con una pensione da 400 euro ciascuno, il reddito di cittadinanza interverrà affinchè vengano raggiunti i 780 euro mensili con un’integrazione pari a 370 euro).
Stando alle promesse dei pentastellati, anche i lavoratori full-time sottopagati avranno diritto ad un’integrazione: è stata progettata l’introduzione del salario minimo contrattuale con pagamento base di 9 euro l’ora. In caso di lavoro part time, invece, è prevista l’integrazione salariale per giungere ai 780 euro mensili.
Quali sono i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza?
Per ottenere il reddito di cittadinanza occorrerà essere in possesso di determinati requisiti e per non perdere il sussidio bisognerà attenersi a determinate regole.
Tra i requisiti:
– Avere più di 18 anni
– Essere disoccupati o inoccupati;
– Possedere un reddito lavorativo inferiore alla soglia di povertà italiana stabilita dall’ISTAT;
– Percepire una pensione inferiore alla soglia di povertà .ì
Quali sono le regole da rispettare per continuare a beneficiare della misura
– Iscriversi al Centro per l’Impiego e rendersi immediatamente disponibile al lavoro;
– Intraprendere un percorso di ricerca lavorativa che impegni almeno 2 ore giornaliere;
– Offrire la disponibilità per progetti utili alla collettività per 8 ore settimanali;
– Frequentare corsi di qualifica/riqualifica professionale;
– Comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito;
– Accettare obbligatoriamente uno dei primi tre lavori che vengono offerti.
A proposito del reinserimento lavorativo e della riqualificazione professionale, saranno previste agevolazioni per chi assume i beneficiari del reddito di cittadinanza, per chi organizza laboratori per la creazione di nuove imprese. Inoltre, nel programma del M5S ci sarebbero anche concessioni di beni demaniali per le start-up innovative e per il recupero agricolo.
Non varrà per immigrati anche se regolari
Costo intorno ai 30 miliardi di euro l’anno.
(da agenzie)
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Marzo 7th, 2018 Riccardo Fucile
MAPPA DEL SENTIMENT CHE HA PORTATO AL VOTO
Se la politica (ma ogni cosa, oramai) è dominata dalle emozioni, dai sentimenti e dall’immediatezza delle reazioni, con quali strumenti possiamo capire cosa passa per la mente delle persone?
Forse la politica non è mai stata “razionale” nel senso che si da spesso a questa parola: cioè persone che in astratto valutano e soppesano programmi, storie, progetti e poi decidono il voto; se mai lo è stata, adesso non lo è più.
Forse la politica “razionale” è stata solo una fantasia dei “razionalizzatori”, quelli che pensano che la gente pensi come loro, che siano un loro puro rispecchiamento.
Adesso il pensiero, nel bene e nel male, si auto-costituisce e si auto-legittima, è sufficiente a se stesso. Ma torniamo alle emozioni e ai sentimenti.
Come si fa a capire cosa passa nella testa della gente? Immaginate di poter ascoltare cosa si dice in tutti i bar della nazione; in tutti gli uffici della nazione; in tutte le metropolitane e anche lì, dal dentista, mentre si aspetta il proprio turno.
Sono le conversazioni popolari, quei milioni di momenti in cui qualcuno dice qualcosa e qualcun altro reagisce. Se si riuscisse a capire quello, si capirebbe il pensiero diffuso, molecolare, popolare di un paese.
Oggi un’approssimazione di quei milioni (miliardi) di momenti in cui qualcuno si esprime, anche solo con una battuta, un commento, sono i social media.
Lì ogni pensiero, anche i peggiori, si possono esprimere, senza vincolo e (talvolta) senza remore.
Ogni trasmissione televisiva produce commenti; ogni articolo di giornale che susciti emozioni produce una reazione o una condivisione (e se non le produce, vuol dire che non ha avuto effetti); soprattutto gli eventi, quello che accade, e in primis la cronaca, producono commenti e “prese di posizione”. Siamo in un mondo di editorialisti di massa. (Detto senza ironia).
Il tema oggi, per chi vuole capire i comportamenti sociali, è quello di sapere come si forma l’opinione collettiva, in quale modo, con quali mezzi, persino con quali parole. È quello che ha fatto Sociometrica, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale di Expert System.
Negli ultimi due mesi sono stati raccolti, ordinati e interpretati oltre 150mila record, cioè post, messaggi, testi di ogni genere che hanno avuto per oggetto la politica.
Di ciascuno è stato estratto il sentiment, esplicito o implicito. Così, utilizzando 80 tipi di emozione (ansia, gioia, felicità , rabbia, coraggio, odio, orgoglio, ecc.) si è potuto formare una mappa del sentiment degli italiani verso la politica.
I due sentimenti che prevalgono sono l’ansia e la paura.
Seguono tristezza, vergogna, odio e solo due sentimenti positivi riescono a entrate nei primi dieci: la domanda di modernità e di crescita economica (“successo”).
Nel report si potranno vedere tutti dettagli.
Per esempio, cosa ha alimentato l’ansia? I fatti di Macerata (al centro anche della paura) perchè ha fatto vedere un mondo inedito percepito come minaccioso su tanti fronti e sotto tanti aspetti.
L’ansia che il modo tradizionale di vivere degli italiani possa essere minacciato.
Ansia anche per i posti di lavoro e le crisi aziendali. Ansia per la violenza politica che si è manifestata in qualche episodio durante la campagna elettorale.
Ansia persino per le dichiarazioni di Juncker, presidente della Commissione Europea, sulla capacità dell’Italia di uscire bene dalle elezioni.
C’è anche la mappa territoriale da considerare: quali sono i luoghi dove maggiormente si sono sviluppate le conversazioni politiche? Roma, Milano, Napoli-Salerno e Firenze. Poco nel resto del Sud e poco anche nel Veneto.
In qualche modo la mappa indica le faglie dove lo scontro politico si è condensato e avviluppato/sviluppato.
La politica oggi segue gli eventi, non le ideologie, anzi più esattamente, le ideologie (a cominciare dai luoghi comuni e pregiudizi che sono la loro liofilizzazione) danno significato e rilevanza politica agli eventi. Ma senza di questi, la prima non avrebbe linfa e nutrimento.
I social non sono solo conversazioni tra pari, perchè c’è un ruolo formidabile per l’informazione, che oggi ha ripreso grande rilevanza nella formazione dell’opinione pubblica, passando dai grandi quotidiani ai grandi player nativi digitali (o media tradizionali che si sono reinventati sul digitale).
In queste settimane i media che hanno avuto più impatto sui social sono stati Le Iene e Fan Page, protagonisti delle due inchieste che hanno creato maggiore attenzione nella campagna elettorale.
C’è poi il ruolo dei blogger che da soli, almeno alcuni, riescono a raggiungere una audience inimmaginabile (fino a pochi anni fa) per una singola persona.
Ovviamente vince chi è capace di giocare sui vari media (tradizionali e digitali) intrecciandoli al meglio.
E i leader politici? Il compact Cinquestelle, Salvini e Renzi dominano il mondo digitale, al cui interno il peso di facebook è incomparabilmente maggiore rispetto a Twitter e Instagram.
È Facebook che interpreta al meglio la nuova realtà della comunicazione tra pari (peer-to-peer), in cui il più credibile non è quello che sta più in alto, ma quello che sta più vicino.
Twitter è ancora una voce che parla dall’alto. Cresce molto l’intimacy (il paradosso delle parole) di Instagram che insieme promette di essere sociale e intimo/personale, ma non ha ancora i numeri di facebook.
Siamo perciò alla convergenza di tre fenomeni che cambiano completamente lo scenario politico (e, in generale, dell’opinione pubblica). Il primo è la dittatura delle emozioni, ognuno è un fascio di nervi, emozioni e pensieri che guida i comportamenti.
È insieme domanda e offerta di emozioni. Il secondo è l’ubiquità dei social media che appaiono il mezzo più efficace per creare e distribuire emozioni. Ovviamente c’è ancora la tv, ma questa viene “reinterpretata” dai social, perchè ciascuno tende a creare il significato di quello che vede, lo pubblica, e chiede condivisione.
Il terzo è la reversibilità dei fatti. Ogni fatto deve entrare in una storia. Il fatto non è la storia. Un tempo si sarebbe detto che è la morale della storia che conta. Chi determina la morale, determina la storia. Chi produce senso, produce seguito
La vita è un’altra storia.
(da “Huffingtonpost”)
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