Destra di Popolo.net

SI SCANDALIZZANO PERCHE’ IL REDDITO DI CITTADINANZA ANDRA’ ANCHE AI ROM MA NON DEL CONDONO AGLI EVASORI FISCALI

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

I SEDICENTI GIORNALI DELLA DESTRA PATACCA FINGONO DI IGNORARE CHE IL 50% DEI ROM SONO CITTADINI ITALIANI, QUINDI IL PROBLEMA NON ESISTE

Stamattina Il Giornale e Libero hanno la stessa apertura: i due giornali tradizionalmente affini alla sedicente destra italiana sono ampiamente scandalizzati per il fatto che il reddito di cittadinanza sarà  percepito anche dai cittadini di etnia rom. Entrambi citano l’intervento di Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, a Radio Cusano Campus:
“Circa un settimo dei rom vive nei campi, sono circa 5000 con la cittadinanza italiana —ha affermato Stasolla-. Sicuramente loro potranno usufruire del reddito di cittadinanza, dato che non si possono discriminare persone su base etnica. Se si stanno già  informando? C’è un certo interesse, qualcuno chiede, ma ancora non si hanno elementi su come si potrà  avere questo reddito”.
La stessa Associazione 21 Luglio nel suo rapporto annuale sulla condizione di rom e sinti aveva fatto presente in passato che non esistono dati certi sulla composizione etnica della popolazione rom e i numeri sulle presenze complessive in Italia corrispondono a stime che si muovono all’interno di una forbice molto ampia compresa tra le 120.000 e le 180.000 unità . Circa il 50% dei rom sono italiani.
Bisogna ricordare che per percepire il reddito di cittadinanza sarà  necessario iscriversi ai centri per l’impiego e dimostrare di essersi attivati per la ricerca di un lavoro.
Si tratta però di una procedura e di strutture tutte da costruire e avviare.

(da “NextQuotidiano”)

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ANCHE L’AUSTRIA “AMICA” DI SALVINI SCARICA L’ITALIA: “CI SONO REGOLE DA RISPETTARE”

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DI TURNO DELL’ECOFIN AUSPICA UN “CHIARIMENTO” DI TRIA

“C’è la necessità  di chiarire” da parte dell’Italia quali siano i suoi piani di bilancio, perchè “c’è una discussione tra gli stati membri” in quanto “l’Eurogruppo è un Unione monetaria, siamo insieme in questa famiglia e dobbiamo risolvere insieme la situazione della stabilità “.
Lo ha detto il ministro delle finanze austriaco che ha la presidenza di turno Ue dell’Ecofin H. Loeger. “Se ci sono regole devono essere rispettate, queste sono le aspettative che ho sentito anche da parte degli altri altri stati membri”.
“Visto il dibattito in corso viene la necessità  di chiarire che l’Eurogruppo rappresenta un’unione monetaria, siamo tutti insieme in questa famiglia e dobbiamo lavorare tutti insieme per la stabilità “.
Così il ministro delle Finanze austriaco, Hartwig Loeger, che ha la presidenza di turno Ue dell’Ecofin, sulla manovra italiana.
“Da parte nostra, come ministri, sosteniamo il ministro Giovanni Tria nel suo dibattito dei prossimi giorni, affinchè riesca a chiarire la situazione”, continua Loeger. Il punto è che “se abbiamo regole a livello Ue, queste devono anche essere rispettate”, mentre “se sono infrante, ci aspettiamo che la Commissione Ue dia una risposta” conseguente, ha detto il presidente di turno dell’Ecofin. E si tratta, ha sottolineato Hoeger, di “aspettative” comuni “da parte degli altri stati membri” emerse “durante le nostre discussioni in questi due giorni” a Lussemburgo.
“E’ importante quanto menzionato dal vicepresidente Dombrovskis che la data per presentare la bozza di bilancio nella sua forma ufficiale è il 15 ottobre”, ha quindi ricordato il ministro austriaco, e l’aspettativa è che ora le discussioni avute con i colleghi della “famiglia” dell’Eurogruppo “rafforzino il ministro Tria nelle sue discussioni che avrà  nei prossimi giorni” in Italia sulla manovra.

(da “Huffingtonpost”)

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EUROPARLAMENTARE LIBERALE ACCUSA FOA: “HA COLLABORATO CON PROPAGANDA RUSSA”

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

MARIETJE SCHAAKE DICE LE VERITA’ CHE IN ITALIA VENGONO TACIUTE: “ATTRAVERSO SPUTNIK E RUSSIA TODAY HA DIFFUSO DISINFORMAZIONI”

Il caso Marcello Foa sbarca in Europa.
L’Europarlamentare olandese Marietje Schaake, che milita nel D66, forza liberale nella coalizione di governo in Olanda e a Strasburgo schierata nell’Alde di Guy Verhofstadt, scrive al presidente dell’Assemblea, Antonio Tajani, chiedendogli di portare la controversa nomina del nuovo presidente della Rai all’attenzione dei capi di Stato e di governo in occasione del summit del 17 ottobre a Bruxelles.
“Mentre rispettiamo la sovranità  del Parlamento italiano e delle sue scelte, siamo preoccupati per la nomina del nuovo presidente Rai”, scrive Schaake in una missiva aperta a tutti gli eurodeputati che saranno liberi di sottoscriverla.
“Foa – sottolinea – è stato riportato come un regolare contributore della propaganda russa anche attraverso Russia Today e Sputnik e spesso ha condiviso informazioni oline che possono essere qualificate come “disinformazione” secondo il Codice di Condotta sulla Disinformazione appena adottato, ad esempio sulla partecipazione di Hillary Clinton alle “cene sataniche”.
La parlamentare olandese ricorda l’impegno di Tajani contro le fake news e chiede al presidente di “confermare la sua leadership portando il tema al prossimo Consiglio europeo”, ovvero alla riunione dei leader di metà  mese.
“Come può questa nomina essere in linea con gli sforzi del Consiglio europeo di creare una risposta Ue coordinata alla sfida della disinformazione annunciata nelle conclusioni del summit dello scorso 28 giugno?”, la domanda retorica della liberale. “E come assicurarsi che questo piano del Consiglio contro la disinformazione non sia limitato alle piattaforme online ma includa anche i media tradizionali che si sono schierati in favore di chiari standard contro le fake news?”.
Se Tajani darà  seguito alla richiesta, al prossimo summit l’Italia non sarà  nel mirino solo per la manovra che sta esponendo l’intera eurozona al rischio mercati, ma anche per la nomina di Foa e la lotta alla disinformazione

(da “Huffingtonpost“)

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SABATO IN PIAZZA PER MIMI’: IL TERRITORIO SI STRINGE AL FIANCO DEL SINDACO DI RIACE

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

“E’ UN ARRESTO POLITICO, IL MANDANTE E’ L’INQUILINO DEL VIMINALE”

Il territorio prova a reagire, a stringersi attorno al sindaco di Riace.
La giornata, che si è aperta con la notizia dell’arresto di Mimmo Lucano, il sindaco simbolo dell’accoglienza accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, si annuncia lunga, i giorni a venire duri, ma nel paese della Calabria si sta organizzando la resistenza.
“Vede, io ho molto rispetto per l’azione della magistratura, ma questa è una vicenda tutta politica e il mandante di questa azione, gravissima, è l’inquilino del Viminale, che l’ha già  rivendicata sui social”.
A parlare è Maurizio Zavaglia, ex vicesindaco di Gioiosa Ionica, Comune a pochi chilometri da Riace, e amico personale di Lucano.
Lavora nel mondo della cooperazione e conosce Mimmo Lucano “da quando ci fu il primo sbarco a Riace, a metà  degli anni ’90, e ho sempre sostenuto il suo modello”. Secondo lui, il vero bersaglio dell’arresto del sindaco simbolo.
“D’altra parte – aggiunge Zavaglia, e sembra riferirsi ancora e neanche troppo velatamente al ministro dell’Interno, Matteo Salvini – queste vicende scaturiscono dal clima di odio, di intolleranza alimentato quotidianamente, da un atteggiamento di terrorismo psicologico, dalla narrazione tossica che si sta diffondendo”.
Il timore è che Riace sia solo l’inizio. “La gravità  estrema di quanto accaduto a Mimì sta nel messaggio che, attraverso questa operazione, si intende lanciare agli altri, quando a dire: “Fate attenzione perchè domani può toccare a voi”. A questo punto dobbiamo autodenunciarci tutti, tutti quelli che hanno la stessa idea di giustizia sociale”.
Zavaglia non nasconde la propria indignazione, “che – dice – è quella di tanti, tantissimi, a Riace”.
Il paese “già  provato economicamente dal blocco delle erogazioni non già  per il futuro, ma per il passato, ha ricevuto oggi una mazzata tremenda”.
Zavaglia racconta una comunità  scossa, frastornata, ma determinata ad andare avanti sulla strada tracciata da Lucano.
“Hanno colpito Mimì per distruggerlo – conclude – ma il modello Riace non si arresta e sabato prossimo ci ritroveremo qui per affermarlo con forza in una manifestazione che in poche ore ha già  ricevuto migliaia di adesioni. Ci sarà  l’Italia migliore, quella che non intende piegarsi all’odio e all’intolleranza”.

(da “Huffingtonpost”)

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NELLA CALABRIA DEI MASSONI E DEI MAFIOSI HANNO TROVATO IL NEMICO DELLA LEGALITA’

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

LA LEGGE NON E’ PIU’ LO SCUDO CHE DIFENDE DALL’ARBITRIO, MA IL BASTONE NELLE MANI DEL POTERE

Ciò che più colpisce, nel lungo e grottesco comunicato della Procura della Repubblica di Locri a proposito dell’arresto del sindaco di Riace, è l’esilarante riferimento all’appalto per la raccolta dei rifiuti nel minuscolo comune calabrese.
Il crimine presunto, per cui scatta la misura cautelare, consisterebbe nelle forzature amministrative con cui si è consentito l’affidamento del servizio di igiene pubblica a cooperative in cui lavorano insieme stranieri e riacesi.
Nessuno ha rubato, nessuno ha inquinato: ma hanno lavorato, hanno prodotto ricchezza, hanno rivitalizzato un borgo in via di estinzione, hanno fatto comunità .
In una regione martoriata dal partito mafioso della “monnezza”, in una terra ferita dai traffici e dallo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, in una Calabria dove per decenni troppi servitori dello Stato e troppi magistrati hanno praticato la politica dello struzzo, non vedendo mai nulla, o fingendo di non vedere, talvolta vendendosi a poteri di tenebra, ora hanno finalmente trovato il nemico della legalità : Mimmo Lucano, il sindaco dell’accoglienza.
Già  il capo della Procura della Repubblica di Catania, l’ineffabile dott. Carmelo Zuccaro, aveva aperto il fronte della caccia alle streghe contro i volontari delle Ong, offrendo al Movimento 5 stelle un argomento per allinearsi alle posizioni della Lega.
I volontari, un tempo celebrati come eroi civili, sono improvvisamente diventati “vice-scafisti” e trafficanti di esseri umani: e su questa propaganda becera Di Maio e Salvini hanno costruito lo sfondo culturale del “contratto di governo”.
I grillini hanno messo una maschera legalitaria per nascondere la vergogna della loro subalternità  ad un partito razzista e xenofobo.
Ma ora siamo ad un punto ancora più grave. Nella Calabria dei massoni e dei mafiosi che controllano territori ed affari, in una delle patrie elettive dell’ecomafia, la giustizia colpisce coloro che il Vangelo chiamerebbe “operatori di pace”.
Lo Stato di diritto diventa il diritto dello Stato a spaventare, a minacciare, a impedire di salvare le vite e la vita.
E la legge non è più lo scudo che ci difende dall’arbitrio, ma è il bastone nelle mani del potere costituito.
Non credo che si possa più tacere.

(da “Huffingtonpost”)

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PONTE MORANDI, CAOS SUL COMMISSARIO PER GENOVA: GEMME IN CONFLITTO DI INTERESSI, SALTA TUTTO

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

LE NORME ANTICORRUZIONI IMPEDISCONO CHE UN COMMISSARIO POSSA DECIDERE SU UNA QUESTIONE CHE RIGUARDA UN FAMILIARE… LA MADRE HA UNA CASA DI PROPRIETA’ IN ZONA ROSSA, SOLO SALVINI POTEVA PENSARE CHE FOSSE UN VALORE AGGIUNTO… MA QUANDO SI DECIDONO GLI INDENNIZZI NON LO E’

Quello che era stato dipinto come un valore aggiunto rischia di costargli la nomina: la designazione di Claudio Andrea Gemme, considerato da giorni in pole per il ruolo di commissario per la ricostruzione, è appesa a un filo per una incompatibilità  giuridica. Non solo per il ruolo in Fincantieri, da cui aveva già  annunciato di volersi dimettere – un fattore comunque guardato con perplessità  in particolare dal Movimento 5 Stelle – quanto per un legame familiare e la presenza di una casa di proprietà  della madre in zona rossa.
Elemento questo con solide basi tecniche, che ha impedito che il presidente del consiglio Giuseppe Conte desse seguito in tempi brevi all’annuncio di ieri mattina su Facebook, in un post in cui tracciava un bilancio dei primi quattro mesi di mandato.
Tutto deriva dal codice civile e da un limite in origine fissato per i giudici.
Che, per ragioni piuttosto ovvie, non possono pronunciarsi su liti che riguardano parenti.
Tecnicamente si chiama dovere di astensione e riguarda i familiari fino al quarto grado. Fino a qui nessun problema.
Il punto è che questo limite è stato esteso alla pubblica amministrazione da vari leggi successive, a partire dalla 190 del 2012, fino a norme più specifiche su anticorruzione e trasparenza, e si applica a tutti i possibili conflitti di interessi.
In parole povere, il commissario si troverebbe a decidere su una questione che riguarda un familiare – si pensi alla partita degli indennizzi – e questo rappresenterebbe una incompatibilità , secondo gli uffici di Palazzo Chigi e non solo.
Se l’ostacolo per Gemme si rivelasse insormontabile, si potrebbe tornare a considerare altri nomi: Giuseppe Zampini, ad di Ansaldo, o Roberto Cingolani, direttore dell’IIT. Più distanziato il presidente del Gaslini, Pietro Pongiglione.
Anche se a questo punto non è escluso che si torni al piano originario, individuando un tecnico nell’orbita dei ministeri.

(da “Il Secolo XIX”)

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LO SPREAD A 300 E LA BUFALA DEL COMPLOTTO

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

GLI INVESTITORI NON CREDONO NELLE PROSPETTIVE DI CRESCITA SOSTENUTE DAL GOVERNO E RITENGONO ECCESSIVO E RISCHIOSO PER LA NOSTRA ECONOMIA L’AUMENTO DEL DEFICIT

“L’Europa scatena lo spread per far cedere il governo”, titola stamane “Il Fatto quotidiano”, mentre “La Verità ” accusa “gli stregoni dello spread”. I giornali vicini al governo e in particolare al Movimento Cinque Stelle stamattina rilanciano le denunce diffuse ieri dai portavoce del partito, secondo i quali la Commissione Europea fa “terrorismo sui mercati”. Le dichiarazioni dei principali esponenti di Bruxelles, dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, al commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici, secondo il M5S, sono diffuse ad arte per spaventare i mercati, facendo in modo che lo spread salga.
Un’accusa non nuova. Che ci siano “manovratori” dello spread è stato sostenuto anche da Renato Brunetta, deputato e responsabile del dipartimento di politica economia di Forza Italia.
Nell’ambito dei lavori della Commissione Banche presieduta da Pier Ferdinando Casini, che si sono conclusi nel gennaio di quest’anno, Brunetta ha infatti cercato di ricostruire un presunto “complotto” ai danni dell’allora premier Silvio Berlusconi, che nel 2011 fu costretto a dimettersi per via dello spread alle stelle. Lo stesso Berlusconi ha denunciato più volte “l’imbroglio dello spread”, che ha portato alla caduta del suo governo e all’avvento del governo Monti.
L’idea che però nel mercato ci siano dei manovratori occulti dello spread che lo fanno salire e scendere a piacimento è priva di fondamento.
Lo spread è il differenziale tra il rendimento dei titoli del tesoro decennali tedeschi e quelli italiani. Se il rendimento è uguale non c’è alcuno spread, e significa che il mercato, gli investitori, valutano in eguale misura l’economia e l’affidabilità  dei due Paesi.
Se, come in questo momento, i rendimenti dei Btp italiani salgono, superando di gran lunga quelli dei Bund tedeschi, è perchè si hanno timori sul futuro del nostro Paese, e si teme che i rischi della nostra economia possano influire sul rimborso dei titoli di Stato alla scadenza.
Se un Paese è percepito come estremamente affidabile, vende con facilità  i propri titoli del debito pubblico, e i rendimenti sono bassi. Se un Paese è percepito come a rischio, deve allettare gli investitori con rendimenti alti dei propri titoli di Stato. Le conseguenze sono disastrose per i conti pubblici: gli interessi alti fanno salire ancora di più il debito pubblico, e mettono in difficoltà  le nostre banche, che hanno un ampio portafoglio di titoli di Stato.
E’ quello che in questo momento sta succedendo ai titoli di Stato italiani.
La manovra viene percepita come rischiosa, il deficit al 2,4% potrebbe portare a un aumento del debito pubblico e a difficoltà  dell’economia, che inevitabilmente si ripercuoterebbero sulle capacità  di rimborso dei titoli di Stato, per non parlare delle conseguenze di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles, o peggio ancora di un’uscita dall’euro con un ritorno a una valuta inevitabilmente più debole come la lira. E quindi i rendimenti crescono: succede ogni volta che ci sono rischi legati al futuro di un Paese.
E’ vero quindi che le dichiarazioni dei principali esponenti Ue allarmano i mercati, e che questo influisce sullo spread.
Non è vero però che le dichiarazioni siano diffuse allo scopo di far apparire meno affidabili i nostri titoli di Stato, e far salire il differenziale tra Btp e Bund.
La Commissione Ue ha tra i compiti principali quello di fare in modo che i Paesi membri rispettino le regole, a cominciare da quelle di bilancio, che hanno anche l’obiettivo di preservare l’equilibrio di tutta l’Unione Europea, e quindi in questo momento sta facendo il proprio mestiere.
I mercati recepiscono il rischio, gli analisti non sono convinti che misure come il reddito di cittadinanza possano favorire l’aumento del Pil, compensando l’aumento del deficit, e agiscono di conseguenza. E non si tratta solo dello spread: da settimana va avanti una fuga di capitali esteri dai nostri titoli di Stato, ormai la perdita supera i 100 miliardi.

(da agenzie)

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LO SPREAD SFONDA QUOTA 300, BENVENUTI NEL CIRCO BARNUM ITALIA

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

MOODY   AVVERTE: “NON SIETE PRONTI A NUOVA CRISI”

Giornata estremamente difficile per i mercati finanziari.
Lo spread tra BTp e Bund tedesco a dieci anni sfonda il tetto dei 300 punti, ma poi si stabilizza. Ieri il differenziale tra i due titoli aveva chiuso a 283 punti. Il rendimento del Btp decennale arriva al 3,43%, mai così alto dalla primavera 2014.
Piazza Affari viaggia in calo dell’1,5%, con i titoli bancari molto pesanti.
Molto debole l’Euro, scambiato a 1,15 dollari, contro 1,1778 dollari di venerdì sera
Nello scontro fra Roma e Bruxelles sul def e la prossima legge di bilancio. Il quadro di stime macroeconomiche non vede ancora la luce, in ritardo sui tempi, ma il vice premier M5S Luigi Di Maio assicura ai microfoni di Rtl che “lo stiamo mettendo a punto per mandarlo domani alle Camere”.
Dall’Eurogruppo di ieri è emerso l’isolamento del Governo italiano rispetto ai partner europei, che chiedono il rispetto delle regole, a cominciare dal livello di deficit/Pil che l’esecutivo gialloverde fissa al 2,4% per i prossimi tre anni.
Al termine di una giornata molto tesa, culminata con le parole durissime del presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker secondo cui fare concessioni all’Italia significherebbe “la fine dell’euro”, l’allarme e la preoccupazione dei ministri delle Finanze dei paesi di Eurolandia resta molto alta.
E Palazzo Chigi ha fatto trapelare la sua voce, chiedendo un dialogo “scevro da pregiudizi” con Bruxelles, ibadendo che “il Governo, frutto del voto democratico, è impegnato e determinato ad andare avanti nella direzione” della manovra impostata.
“Gli italiani sono attaccati all’euro, perchè li protegge, non alimentiamo questi pensieri” dice oggi il commissario agli affari economici Pierre Moscovici rispondendo a chi gli chiede un commento alle affermazioni di chi vede l’Italia meglio fuori dalla moneta unica. “L’Italia è un Paese centrale della zona euro e deve restare tale, quindi calmiamoci e usiamo lo spirito negoziale”.
L’Italia, secondo Goldman Sachs, “rischia una serie di downgrade sul rating”. Per gli analisti “una politica fiscale così aggressiva metterà  l’economia e gli asset italiani sotto pressione, oltre ad aumentare il rischio di una serie di downgrade sul rating del debito e a rendere difficili i negoziati con la Commissione europea” sulla legge di bilancio. Atteso il giudizio di Moody’s sull’Italia, ma nel frattempo l’agenzia di rating mette in guarda l’intera Europa, dicendo che “non è preparata ad affrontare un altro forte rallentamento” che metta alla prova il sistema finanziario, è “più esposta a una nuova eventuale crisi”.

(da “Huffingtonpost”)

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IL SINDACO MODELLO DI RIACE E’ UN SIMBOLO CHE LA FOGNA RAZZISTA NON PUO’ SOPPORTARE

Ottobre 2nd, 2018 Riccardo Fucile

UN ESEMPIO DI INTEGRAZIONE IN TUTTO IL MONDO CHE NON PIACE AI CRIMINALI

Immaginiamo Mohamed, appena arrivato dal Senegal, che entra in una bottega del nostro Sud più povero e scalcinato e, per pagare un ipotetico mezzo chilo di frutta o il classico filone di pane quotidiano, estrae dalla tasca un bonus da 20 euro con stampigliato il volto di Che Guevara: chi potrà  mai essere per lui, musulmano costretto a fuggire dal proprio Paese nel tentativo di rifarsi una vita in Europa, quello strano ceffo col sigaro, il basco, la barba e lo sguardo torvo?
Forse non se lo chiede nemmeno. Avrebbe anche potuto estrarre un giovane Gramsci, dello stesso taglio, con una scritta dall’ortografia incerta ma ugualmente evocativa: “Organizzatevi, agitatevi, studiate”.
Poco distante sua moglie, coi bambini attorno, magari sta saldando un altro conto porgendo il foglio intestato a Sacco e Vanzetti, oppure quello dedicato al Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Enrico Berlinguer.
O, perchè no, a Peppino Impastato e Gianluca Congiusta, vittime di mafia, in un tourbillon di spiriti inquieti che continuano a chiederci un’impossibile udienza, la medesima che non ottennero in vita.
In quale altro luogo poteva nascere tutto questo, se non nella Calabria atavica dell’indimenticabile Tommaso Campanella, il grande scrittore cinquecentesco, autore della Città  del Sole, utopia di un popolo comunista che si divide i beni, le donne e i figli, lirica eresia del cristianesimo più ribelle e libertario?
La stessa terra che, fra Stilo e Stignano, diverso tempo fa, quando ci venni proprio seguendo le tracce del poeta e filosofo perseguitato dalla Chiesa che pure scelse, mi aveva mozzato il fiato con il suo mare azzurro, il suo cielo blu, le sue ringhiere arrugginite, le sue terrazze abbandonate, i suoi fichi dindia caduti sull’asfalto granuloso, ora torna a stregarmi, come se, ancora una volta, l’eterna questione meridionale, dolorosamente irrisolta, ci inchiodasse, spalle al muro, alle nostre responsabilità  disattese. Sono sempre lì, lo sappiamo, sebbene buffamente travestiti, i “mali estremi” per combattere i quali il poeta diceva d’essere nato: “Tirannide, sofismi, ipocrisia.”
Devo confessarlo: sono andato a Riace, fra collinette, ulivi e dirupi, con qualche patema d’animo perchè di questo paesino abbarbicato sul monte aspro prospiciente il mar Jonio, là  dove Domenico Lucano, sindaco dal 2004, si è inventato un modello d’accoglienza strepitoso, hanno già  parlato in molti, al punto che Wim Wenders sette anni fa ci girò un documentario intitolato Il volo; a giorni uscirà  in libreria un volume, Mimì Capatosta (Fandango) in cui Tiziana Barillà  ha raccolto una nutrita documentazione al riguardo; la rivista Fortune ha inserito il primo cittadino riacese in una speciale classifica tra le persone più influenti nel mondo; a febbraio verrà  trasmessa una fiction per la Rai con Beppe Fiorello; perfino Al Jazeera si è interessata.
Giudicando dall’esterno, uno magari si potrebbe chiedere: dove sta il trucco? Eppure basta poco a riconoscere chi nella vita ci mette il cuore e chi, al contrario, pensa solo a mantenere gli equilibri.
Da una parte io colloco Mimmo Lucano che, spaparanzato sulla panchina del piazzale davanti al municipio, mi racconta la sua folle avventura; dall’altra i burocrati, chiamiamoli così, che oggi sembrano mettergli i bastoni fra le ruote.
Tutto cominciò nel luglio del 1998 quando una fila di profughi appena sbarcati comparve sul lungomare: sembravano nomadi, invece erano curdi, uomini e donne con bambini che non sapevano dove andare. Mimmo, lui stesso emigrato al nord e poi tornato in Calabria nella speranza di poter cambiare le cose, decise di prenderli in carico: undici di loro se li portò addirittura a casa, uno fra questi si chiama Bairam e adesso ci ascolta annuendo nella calura di fine estate.
L’intuizione fu semplice e clamorosa: Riace, divenuta celebre per la sensazionale scoperta nel 1972 dei Bronzi greci ora conservati nel museo di Reggio Calabria, continuava tuttavia a spopolarsi.
La mancanza di qualsiasi prospettiva spingeva la gente a partire. Le vecchie abitazioni erano state abbandonate dai riacesi per le stesse ragioni che spingevano gli altri disperati a staccarsi dalle loro terre.
Perchè non fare in modo che le dimore degli italiani emigrati, spesso diroccate, ospitassero i nuovi pellegrini? Mimmo s’attaccò al telefono e chiamò i suoi compaesani a New York, Toronto, Sydney. C’era bisogno del loro permesso per entrare nelle case. Nessuno disse di no: questo andrebbe scritto a caratteri cubitali.
Da quel momento cominciò il bello. Come trattenere a Riace le persone che non smettevano di arrivare? E cosa dar da mangiare ai migranti e alla popolazione pronta ad accoglierli?
Nasce così l’idea dei bonus (tagliandi spendibili nei negozi del posto) e delle borse-lavoro (compensi erogati da enti pubblici in cambio di prestazioni d’opera) per ottenere che i profitti restino nella comunità  dando fiato all’economia locale. Esempio virtuoso seguito da molti agglomerati limitrofi (la Rete dei Comuni Solidali). Mimmo rievoca il giorno in cui l’allora prefetto Mario Morcone, oggi sottosegretario agli Interni, gli chiese aiuto per ospitare 400 immigrati. Milano aveva dato la disponibilità  per 20 posti. Riace da sola se ne prese 200. Oggi il paese ospita 600 migranti. I riacesi sono 900. Signori: anche questa è l’Italia!
Il sindaco s’infervora. Me ne racconta tante: l’asilo multietnico, l’ambulatorio medico, la scuola di alfabetizzazione, i laboratori tessili, le botteghe artigiane, il parco attrezzato, le stalle per gli animali.
Eppure c’è in lui una nota triste e sconsolata. Alessio, proprietario del bar di fronte al teatro dipinto coi colori dell’arcobaleno, dove ad agosto si svolge anche un festival, ci porta i panini. Non abbiamo il tempo di mangiarli, dobbiamo andare a vedere la sede della “Città  futura” nel palazzo all’interno del vecchio borgo dove quasi ogni casa è stata ristrutturata.
Dalla terrazza il mare è uno smeraldo lungo la costa dirupata. Ai balconcini s’affacciano donne africane impegnate a stendere la biancheria. Al tavolo Mimmo mi mostra una lettera di papa Francesco che si rivolge a lui chiamandolo «Caro fratello Sindaco».
La serie delle finte banconote è qui davanti a noi: manca solo quella con l’intestazione a don Lorenzo Milani, gli dico scherzando. Lui ride compiaciuto, ma la tristezza non lo abbandona. Da cosa dipende? I finanziamenti in questo momento sono interrotti. Tutto rischia di saltare, anche a causa di attacchi e malevoli insinuazioni. Lui s’affanna in mezzo alle carte per capire dove sarebbe il problema: rendiconti non chiari? anomalie nella gestione dei fondi? necessità  di verifiche da parte della Corte dei Conti?
Sì, dice, ma perchè questi impedimenti emergono soltanto adesso? Riace è diventata un faro nel mondo, utile a scatenare energie preziose anche altrove. Da una parte Mimmo viene invitato a parlare nei consessi più prestigiosi, in ultimo Buenos Aires, per sbandierare il suo modello vincente in un momento storico così difficile e contestato; dall’altra gli chiudono i rubinetti.
«Sono pronto ad abbandonare tutto» esclama con infinita amarezza. Dal 16 agosto è partita una raccolta di firme volta a sostenerlo con circa ventimila importanti adesioni. Ma questo non è sufficiente a fargli ritornare il sorriso.
Andiamo giù in paese, dico a me stesso, che forse è meglio. «Il sindaco è troppo buono», bofonchia Raffaele, davanti al negozietto di prodotti locali.
Arriva anche Biagio che fa la raccolta differenziata porta a porta guidando Rosina e Rosetta, due incredibili asinelle. Entro nella casa di Ousman, somalo costretto a fuggire da Mogadiscio, e poi anche dalla Libia dove s’era rifugiato con moglie e sei figli: «Solo in Italia ho trovato la pace». Fa impressione sentirlo parlare pensando ai nostri trascorsi coloniali proprio nei due Paesi da cui è fuggito.
Ma ancora più emozionante è vedere i suoi bambini fare i compiti: fiduciosi e sorridenti come un’erba selvatica cresciuta fra le antiche pietre. Di sicuro vinceranno loro. Mentre sto ancora riflettendo vado a visitare il più piccolo abitante di Riace: si chiama Gabriel, ha due settimane, dorme sereno nella stanza che hanno appena assegnato a lui e alla sua giovane mamma. Mimmo già  non c’è più: impegnato nel disbrigo di altre faccende. Lo andrò a salutare alla fine prima di tornare all’aeroporto di Lamezia.
Mi manca ancora un tassello che reputo essenziale: voglio sapere cosa lo spinga davvero in quest’impresa politica e sociale.
Quale fiamma alimenti tale passione profetica. È stato lui stesso a dirmi che suo padre, Roberto, ha fatto per tutta la vita il maestro elementare. Vado a trovare l’arzillo novantenne nella casa in cui vive anche Mimmo. Gli chiedo se da bambino ci fosse in lui qualcosa che lasciasse presagire quanto accaduto. L’anziano genitore mi confida che una volta, quando il futuro sindaco aveva solo dieci anni, lo apostrofò, come fa ogni padre, «figlio mio». Ma il ragazzino, con piglio sorprendente, rispose: «Io non sono soltanto tuo». Credo che in questa frase sia racchiuso il segreto di Riace.

(da “La Repubblica”)

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