Destra di Popolo.net

GLI ALLARMI INASCOLTATI DI SAN LORENZO: RICHIESTE SCRITTE IGNORATE DA SALVINI

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

DA MESI IL MUNICIPIO E PRIVATI CITTADINI SEGNALAVANO LA SITUAZIONE DI DEGRADO… I CARABINIERI “SAPEVANO TUTTO”

Da mesi la presidente di quel municipio, e non solo lei, segnalava la situazione di grave degrado dello stabile dove è stata trovata morta Desirèe Mariottini, e dell’area circostante.
Da mesi le autorità  del II municipio di Roma chiedevano un presidio fisso di forze dell’ordine.
Segnalazioni fatte alla Prefettura da mesi, incluso il periodo in cui al Viminale è arrivato Matteo Salvini.
Che nel suo blitz a San Lorenzo, tra due ali di folla divisa, si è chiesto “come mai non si sia fatto nulla nei 15 anni precedenti” e come mai si debba “sempre aspettare il morto”.
Eppure nella giungla di San Lorenzo in questi mesi c’è stata una evidente assenza dello Stato.
Ed è la cronistoria di questa richiesta di Stato che l’Huffpost ricostruisce, attraverso una serie di documenti tra il municipio e varie istituzioni.
La prima richiesta emerge nella riunione dell’Osservatorio sulla sicurezza il 27 marzo scorso, in cui la presidente del municipio Francesca Lo Bello, porta all’attenzione dei viceprefetti il problema delle occupazioni abusive in via dei Lucani.
L’Osservatorio sulla sicurezza è l’organo che la Prefettura riunisce ogni tre settimane alla presenza delle forze dell’ordine, il gabinetto del sindaco e i dipartimenti di volta in volta coinvolti. Nel verbale del 10 aprile di questo Osservatorio si legge:
“La presidente Francesca lo Bello apre la riunione illustrando la situazione di Via dei Lucani/Largo Talamo dove le occupazioni abusive mettono fortemente a rischio la sicurezza dei cittadini. È stato fatto un intervento di sgombero ma gli occupanti si sono semplicemente spostati all’inizio di via dei Lucani. Il Dott. Biscarini del Commissariato di san Lorenzo spiega che sono molteplici le persone che frequentano la zona, regolari verso i quali non si possono prendere particolari provvedimenti, ed irregolari a cui, per i limitati mezzi a disposizione delle istituzioni, non è possibile applicare i provvedimenti previsti dalla legge”.
È un allarme, uno dei tanti.
In una successiva riunione il 2 maggio viene deciso il sopralluogo con le forze dell’ordine ….. per pianificare un intervento di “bonifica”, perchè i “58 controlli strumentali hanno fatto emergere irregolarità  a San Lorenzo” e per “attuare una bonifica complessiva per motivi di ordine e sicurezza”.
Proprio a seguito di questo sopralluogo, effettuato poi il 4 maggio con la polizia locale, si decide di scrivere alla prefettura affinchè sia convocato un tavolo tecnico.
La richiesta, firmata dalla presidente Del Bello e dall’assessore all’Ambiente Rosario Fabiano è del 10 maggio:
“Gentile prefetto,nell’allegare alla sua cortese attenzione il verbale e i rilievi fotografici del sopralluogo congiunto svoltosi lo scorso 4 maggio 2018 alla presenza anche dei funzionari del Commissariato di P.S. San Lorenzo si chiede, riscontrati i seri motivi di ordine e sicurezza pubblica, di voler convocare con cortese urgenza, un tavolo tecnico al fine di pianificare ed organizzare tutti gli interventi ad una bonifica complessiva del sito in questione”.
Questo è uno snodo importante della storia, perchè quel tavolo, racconta la presidente del Municipio, “non viene mai convocato”.
Nel successivo appuntamento dell’osservatorio, il 22 maggio viene convocata una riunione per una chiusura dei siti dell’area di degrado attorno a via dei Lucani. Operazione che viene realizzata il 6 giugno, e completata il 12 e 15 con interventi di sgombero e muratura. Le lettura dei verbali racconta di una situazione di degrado che si ripropone, nonostante ripetute segnalazioni e interventi di sgombero. Al tavolo del 17 luglio, ad esempio, “la polizia locale sottolinea che la situazione è peggiorata perchè lì dove c’era una edicola, ci sono materassi e accampamenti”.
Dunque da mesi c’era una richiesta di sicurezza. Anche da parte dei cittadini.
Come quel professionista il cui studio affaccia sul luogo dove Desirèe ha perso la vita che ha raccontato a Repubblica di essere andato dai carabinieri con filmati e foto che testimoniavano la pericolosità  di quel che accadeva in quello stabile. E la risposta è stata: “Sappiamo già  tutto”.
Questa documentazione raccolta dall’HuffPost racconta di una sequenza allarmi e segnalazioni alle autorità  preposte alla sicurezza.
Ovviamente è una documentazione non completa. È possibile completare questa storia con altri documenti.
Ma anche così è sufficiente per porsi una seria domanda sulle sottovalutazioni avvenute. E a che livello queste sottovalutazioni sono state compiute.
In questi documenti sono coinvolti la polizia locale, la prefettura e, ovviamente il sindaco, che è il primo titolare della sicurezza cittadina.
Siamo così di fronte a una verifica di responsabilità  che riguarda sicuramente il passato ma anche il presente, come vorrebbe la comoda lettura che è sempre colpa di chi c’era prima.

(da “Huffingtonpost”)

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TRIA IN UN MOMENTO DI LUCIDITA’: “NON POSSIAMO REGGERE A LUNGO CON UNO SPREAD A 220”

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

IL PROBLEMA NON SAREBBERO GLI INTERESSI SUL DEBITO, MA LE BANCHE CHE HANNO “COSTI DI FINANZIAMENTI MAGGIORI”

Un livello dello spread a 320? non è la febbre “a 40 ma neanche a 37. E’ un livello che non possiamo mantenere molto a lungo, non tanto per l’impatto sugli interessi sul debito che è molto lento, avendo un debito molto solido con una vita media di sette anni ci vogliono sette anni. Ma uno spread alto pone un problema per il sistema bancario, per la parte più debole”.
Lo ha detto il ministro dell’Economia Giovanni Tria a Porta a Porta, in un giorno come oggi in cui le banche sono crollate in Borsa.
Le peggiori sono state Banco Bpm (-4,76%), Ubi (-4,14%) e Unicredit (-3,37%), ma sono scese anche Intesa Sanpaolo (-3,43%), Mediobanca (-3,38%), Banca Generali (-2,74%) e Bper (-2,84%).
Tria invita tutti ad “abbassare i toni”:   “Credo che i toni da campagna elettorale gonfino” la situazione, “sembra che un 2,4% possa compromettere la finanza pubblica: io credo che tutti debbano abbassare i toni”.
“Certo se dovesse verificarsi una crisi come il 2008 qualcosa cambieremmo”, ha aggiunto.

(da agenzie)

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LILIANA SEGRE: “IN ITALIA CRESCE UNA MAREA DI INTOLLERANZA” E PROPONE UNA COMMISSIONE ANTI-ODIO

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

L’ITALIA NON HA BISOGNO DI COMMISSIONI PAROLAIE, MA DI LEGALITA’… BASTA APPLICARE LA LEGGE MANCINO E SI FA PIAZZA PULITA IN SETTE GIORNI E SETTE NOTTI

È la prima conferenza stampa della vita, per Liliana Segre. E la senatrice parla con accanto Emma Bonino.
Racconta l’Italia vista da chi ha vissuto l’orrore di Auschwitz. “Io che sono stata vittima dell’odio sento che, dopo anni, sta ricrescendo una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo: oggi una Commissione parlamentare è più necessaria che mai”.
Così la senatrice a vita presenta al Senato la proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, di cui lei è prima firmataria.
“La realtà  ci consegna una lista quotidiana di atti inqualificabili”
Presenti anche le senatrici Emma Bonino, Elena Cattaneo, Loredana De Petris e la deputata Milena Santerini. “L’intento è creare meccanismi tali da ‘isolare’ le insopportabili manifestazioni di odio capillarmente diffuse – sottolinea Segre – attraverso i vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web che è, lo voglio ricordare, il più ampio bacino di odio e di intolleranza presente sul pianeta”.

(da agenzie)

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STUDENTI IN PIAZZA CONTRO SALVINI, QUALCUNO SI SCANDALIZZA PER UNO STRISCIONE IN PIAZZA DUOMO A FIRENZE: “SALVINI ASSASSINO”

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

I POLITICI EUROPEI CHE FANNO AFFOGARE DONNE E BAMBINI NEL MEDITERRANEO, IMPEDENDO L’INTERVENTO DELLE ONG, COME SI DOVREBBERO DEFINIRE?… SE I PADRI SONO A CONTARE I SOLDI NEL MATERASSO, BEN VENGANO GIOVANI CHE LOTTANO PER UN’ITALIA MIGLIORE

Gli studenti contro Matteo Salvini. E il volto del ministro degli Interni finisce su un volantino, come fosse al centro di un bersaglio da colpire. Il responsabile del Viminale viene raffigurato al centro di un mirino rosso nel manifesto, comparso nelle ultime ore in diverse zone di Firenze. Un volantino con cui si annuncia una manifestazione di piazza “contro il razzismo” venerdì 26 ottobre, nella giornata dello sciopero generale indetto dai sindacati di base in tutti i settori pubblici e privati in tutt’Italia. “Salvini assassino. Studenti contro il razzismo” il testo dello strisicione srotolato oggi in piazza Duomo per annunciare la manifestazione.
E a Firenze, nella giornata di mobilitazione nazionale, scendono in piazza anche gli studenti. “Non ci stiamo a vedere alunni esclusi dalla scuola perchè ‘ci deve essere un limite agli stranieriì; non ci stiamo a sapere che quasi 200 persone vengono sequestrate per giorni su una nave come fossero animali; non possiamo stare a guardare mentre il nostro compagno di classe rischia di diventare clandestino; non possiamo rimanere in silenzio davanti all’estrema violenza razzista della propaganda e delle leggi del ministro Salvini”, si legge sulla pagina Facebook dell’evento organizzato dal Cua (Collettivo universitario autonomo), il Cas (Collettivo Antagonista Studentesco) e un altro collettivo.
“Davanti a tutto questo è nostra responsabilità  schierarci contro Salvini e questo governo. Siamo i giovani e le giovani di questo paese che vedono incerto il loro futuro; siamo i ragazzi e le ragazze delle scuole, che ogni giorno si battono per non lasciar passare il razzismo nelle loro aule e nella loro città ; siamo quelle e quelli che non credono alla favola dell’immigrato come origine di tutti i mali; siamo le ragazze che non permetteranno a nessuno di strumentalizzare il proprio corpo per giustificare il razzismo: la violenza sulle donne non ha razza nè colore e noi ci difendiamo da sole. Abbiamo la pelle di colori diversi ma studiamo sugli stessi banchi, sotto gli stessi soffitti pericolanti: il nostro nemico è chi cerca di dividerci mentre ci ruba la possibilità  di costruirci un futuro”, si legge in un altro passaggio dell’appello con cui gli universitari invitano ad aderire alla manifestazione.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

QUANDO ATAC LANCIAVA L’ALLARME SULLE SCALE MOBILI DELLA METRO DI ROMA

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

18 MILIONI DI EURO PROMESSI DALLA GIUNTA RAGGI DAL 2016, STANZIATI SOLO 11 PER IL 2019, TROPPO TARDI

Il giorno dopo l’incidente alla scala mobile della Metro A si va alla ricerca dei colpevoli e delle eventuali responsabilità . Anche se la sindaca di Roma Virginia Raggi ieri non ha perso tempo a suggerire che forse la colpa era dei tifosi del CSKA che stavano saltando e ballando poco prima del crollo che ha causato il ferimento di 24 persone la risposta potrebbe essere un’altra.
Quale? La mancanza di manutenzione sugli impianti.
Ad avvalorare l’ipotesi del deficit manutentivo c’è un documento riservato pubblicato oggi dal Messaggero.
Si tratta di una lettera inviata per la prima volta nel 2015 da ATAC al Comune di Roma. Nel documento l’azienda dei trasporti chiede al Campidoglio di finanziare diversi interventi di «manutenzione straordinaria degli impianti delle linee A e B della metropolitana». La richiesta di finanziamento per la manutenzione venne ripetuta nel 2016, e fu fatta proprio dal DG di ATAC Marco Rettighieri che però si sarebbe dimesso poco dopo l’arrivo di Virginia Raggi alla guida del Comune e la nomina dell’assessora Linda Meleo al referato per il trasporto locale.
Quando annunciò le sue dimissioni Rettighieri scrisse una lettera nella quale lamentava il mancato stanziamento dei 18 milioni di euro promessi dal M5S per rimettere in sesto la municipalizzata dei trasporti.
C’è poi secondo il Messaggero un altro documento dove viene denunciato il «debito manutentivo» accumulatosi nel corso degli anni.
Si tratta di una relazione interna di ATAC redatta nel 2016 dove si fa richiesta al Comune di «intervenire con la massima urgenza», «dando la priorità  alle revisioni dei componenti e delle apparecchiature connessi alla sicurezza».
Sulla vicenda è intervenuta con una nota l’assessora Meleo che ha voluto far sapere che «In merito a notizie di stampa sulla richiesta del 2015 di intervento manutentivo da parte di Atac a Roma Capitale, l’amministrazione precisa di aver messo a Bilancio 2018-2020 circa 11 milioni di euro per manutenzione e sostituzione di scale mobili e ascensori delle metropolitane per rispondere alle esigenze e necessita’ primarie dell’azienda dei trasporti».
Il Comune quindi ammette l’esistenza di quella richiesta ignorata e ammette di aver stanziato solo a partire dal Bilancio 2018-2020 i soldi necessari per la manutenzione delle scale mobili.
L’assessora Meleo ribadisce che «abbiamo messo a Bilancio 2018-2020 risorse per un importo di 11 milioni di euro per la sostituzione e manutenzione di 22 scale mobili, 4 marciapiedi mobili e 22 ascensori delle metro. Interventi per cui Atac sta predisponendo gli atti di gara. Lavori che saranno effettuati nel 2019».
Eppure l’attuale amministrazione della Capitale era a conoscenza del problema fin dal 2016. I soldi sono stati sbloccati solo lo scorso anno.
Come mai si sono aspettati due anni per farlo? L’incidente di ieri poteva essere evitato?

(da “NextQuotidiano”)

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IL CROLLO DELLA SCALA MOBILE DELLA METRO DI ROMA NON PUO’ ESSERE STATO CAUSATO DAI PRESUNTI SALTI DEI TIFOSI, RAGGI E SALVINI SMETTANO DI SPROLOQUIARE A CASO

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

VOCI INTERNE ALL’ATAC: “E’ STATA LA MANCANZA DI MANUTENZIONE”… OGNI GRADINO E’ IN GRADO DI SOPPORTARE IL PESO DI 150 KG E NEI TEST DI CONTROLLO NE SOPPORTA 1000… IL CAVO DI FRENATA NON HA FUNZIONATO

Il crollo della scala mobile della metropolitana della stazione Repubblica è stato causato dai salti dei tifosi del CSKA Mosca o dalla mancata manutenzione?
Nei minuti immediatamente successivi all’accaduto ha cominciato a circolare un video che mostrerebbe l’attimo dell’incidente che ha causato 24 feriti, tra cui una persona che ha perso un piede.
La sindaca di Roma Virginia Raggi si è presentata sul posto. E la prima ricostruzione, accreditata a caldo anche dalla prima cittadina, vede i tifosi ubriachi che saltano e ballano sulla scala mobile.
Un altro testimone spiega che la scala mobile a un certo punto ha preso una velocità  inusuale. «Sembrava di essere sulle giostre». È successo alle 19, orario di punta quando tante persone si muovono per tornare a casa dal lavoro. E andrà  accertato come sia stato possibile e le responsabilità .
Ma una ragazza russa che si trovava lì, parlando con i giornalisti italiani, ha invece detto che i tifosi non stavano cantando e ballando.
«Non stavamo saltando», assicura anche Daria, moscovita di 28 anni. «Qualcuno cantava certo, ma che c’entra?».
In attesa delle immagini delle telecamere di sorveglianza nei video girati dai tifosi si vede una scala mobile in discesa che inizia a “correre” troppo e le persone che tentano di mettersi in salvo saltando sul divisorio. Qualcuno è stato afferrato dai passeggeri che viaggiavano sulla scala mobile parallela.
Un soccorritore, vigile del fuoco, spiega: «La scala è integra per più di metà  mentre gli ultimi dieci gradini, sono tutti rotti e accartocciati uno sull’altro».
Quando c’è stato il cedimento le persone hanno cominciato a scivolare e chi è rimasto più in basso è rimasto incastrato.
Il dubbio che inizia a circolare con insistenza, anche all’interno della dirigenza dell’ATAC, l’azienda del trasporto pubblico romano, è che questo disastro sia avvenuto per una semplice «mancanza di manutenzione».
Federico Capurso sulla Stampa raccoglie la testimonianza di un dirigente ATAC coperto dall’anonimato:
Ma all’interno dell’Atac, i dirigenti che conoscono bene il funzionamento di quelle scale mobili, evidenziano a patto dell’anonimato incongruenze pesanti.
«Sembra un problema legato a una negligenza nella manutenzione», è il primo pensiero, quello più netto.
Una valutazione che nasce da molteplici elementi, a partire dai controlli. Perchè la vita tecnica di una scala mobile dura circa 30 anni e quella della stazione di Repubblica è relativamente giovane, «ha meno di dieci anni».
Se poi le revisioni e manutenzioni hanno una scadenza mensile, ogni tre mesi si aggiunge anche un ulteriore ciclo di collaudi: viene fatta una checklist di dispositivi di sicurezza da controllare, dalla velocità  della scala mobile ai dispositivi di frenata, oltre alla pulizia e alla lubrificazione.
Tra i dispositivi di frenata, infatti, c’è un cavo di acciaio che dovrebbe entrare in funzione «se per caso si scarrucolano i denti della catena».
Insomma, dovrebbe evitare che la scala mobile si srotoli come invece è accaduto — e frenarla fino a bloccarla. «Il cavo, evidentemente, non ha funzionato».
Tutti gli impianti a fune sono soggetti a un ente certificatore del ministero dei Trasporti che si chiama Ustif. Da lì arrivano verifiche che danno il nulla osta all’uso di un impianto come una scala mobile, e il test viene effettuato con un coefficiente di sicurezza pari a 7.
Se ogni scalino della scala mobile è pensato per portare 150 chili, durante le verifiche di chili ne deve poter sopportare sette volte tanti.
Come è possibile che i salti facciano crollare tutto?

(da “NextQuotidiano”)

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MOODY HA BOCCIATO IL GOVERNO, NON IL POPOLO ITALIANO

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

I VERI NEMICI DEL POPOLO STANNO AL GOVERNO CON BUONA PACE DEI PIRLA CHE LI HANNO VOTATI

Nonostante la retorica gulloleghista farnetichi di “Attacco al popolo” o alla nostra economia, è bene chiarire che la bocciatura incassata prima dai mercati e ratificata poi dal downgrade dell’agenzia di rating Moody’s riguarda la politica economica del governo.
Anzi, il risparmio privato delle famiglie italiane, e la connessa prospettiva del governo di aggredirlo con imposte patrimoniali è considerato l’unico baluardo prima che debito pubblico del nostro paese venga declassato al livello di “spazzatura”.
Per chi avesse ancora dubbi sui danni che può portare alla collettività  una manovra di bilancio   che con obbiettivi di rapporto deficit/pil al 2,4% per il prossimo anno, l’agenzia di rating scrive a chiare lettere che la prima motivazione per il downgrade è costituita dall’indebolimento fiscale connesso a deficit di bilancio superiori alle aspettative e conseguente permanenza del rapporto debito PIL su livelli elevati.
Per contro, nel motivare le ragioni del outlook stabile, Moody’s sostiene che la debolezza sulla componente fiscale del merito di credito del paese è bilanciata da una economia diversificata, con imprese capaci di generare un surplus commerciale e un risparmio delle famiglie in grado di costituire un “cuscinetto” nei confronti delle potenziali necessità  del governo.
Il messaggio chiaro, che la retorica di bassa lega del governo cerca di offuscare, è dunque il seguente: la politica del governo distrugge la ricchezza presente del nostro paese (maggiore spesa per interessi comporta la necessità  di incrementare il carico fiscale e/o ridurre l’offerta di servizi pubblici), contribuisce a minare ulteriormente le già  ridotte prospettive di crescita futura e tutto al solo fine di attribuire qualche modesto beneficio ad una sparuta minoranza, che ne ha determinato il successo elettorale.
Su tutta la trista vicenda aleggia il fantasma della crescita che non c’è e che non ci sarà : la seconda motivazione del downgrade riguarda appunto l’elevata probabilità  che le previsioni di crescita su cui si basa la manovra del governo siano irrealistiche.
Cade pertanto anche l’ultima foglia di fico sulla pseudoeconomia populista: distribuire denari a una frazione dei propri elettori, come peraltro testimonia la storia italiana degli ultimi 30 anni, non ha alcuna possibilità  di contribuire alla crescita economica del paese che rimarrà  dunque legata alla produttività  dei nostri fattori, variabile zavorrata da un apparato statale inefficiente e dalla endemica carenza di investimenti in capitale umano, alla capacità  di innovare del nostro tessuto industriale e imprenditoriale, che troppo spesso trova più semplice e veloce emigrare piuttosto che combattere contro i mulini a vento della burocrazia e difendersi dagli artigli rapaci del fisco.
Dunque è inutile cercare tra gli aridi analisti delle agenzie di rating o tra i perfidi Euroburocrati o peggio ancora tra gli speculatori finanziari senza cuore: i veri nemici del popolo che stanno dissipando le risorse presenti del paese e ipotecando quelle future si trovano al governo, con buona pace dei cittadini che gli hanno accordato la maggioranza dei consensi.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: economia | Commenta »

COME IN TRENTINO IL M5S HA REGALATO I VOTI ALLA LEGA

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

L’ANALISI DEI FLUSSI DELL’ISTITUTO CATTANEO: META’ ELETTORATO GRILLINO SI ASTIENE, META’ SCEGLIE LA LEGA, TANTO ORMAI PERSEGUONO LA STESSA POLITICA REAZIONARIA… L’ELETTORE DI FORZA ITALIA NON VOTA PIU’

Rinaldo Vignali dell’Istituto Cattaneo sul Corriere della Sera oggi fa un’analisi del voto in Trentino Alto Adige dalla quale si evince che l’elettorato grillino, “disperso” alle provinciali dopo un buon risultato alle politiche, si è spostato in maggioranza verso il centrodestra e la Lega, a dimostrazione di una vicinanza ideologica tra i due elettorati:
L’analisi dei flussi di voto tra politiche e provinciali del Trentino-Alto Adige può dare indicazioni utili sull’elettorato. Nei due capoluoghi, il M5s perde molti voti ma non cede nulla al centrosinistra.
A conferma di una tendenza consolidata nel voto locale, il grosso dei 5S sceglie l’astensione (41% a Trento, 44% a Bolzano). Il resto favorisce più il centrodestra: dal contratto sembra emergere una contiguità  politica tra i due elettorati.
Il fuoriuscito Paul Kà¶llensperger, la sorpresa di Bolzano, ha attinto poco dal suo ex partito: più della metà  dei suoi elettori proviene dalla Svp.
Granitica è la fedeltà  leghista, più disorientato è chi alle politiche scelse FI: molti non votano.
E il Pd? Si conferma isolato. Limita i danni rispetto all’astensione ma perde in varie direzioni e non recupera chi lo aveva abbandonato per i cinque stelle (il flusso è nullo): tra questi due partiti c’è un muro.

(da agenzie)

argomento: elezioni | Commenta »

PER SALVARE ALITALIA AVREMO MENO TRENI A DISPOSIZIONE: SE RIMANETE A TERRA RINGRAZIATE I CAZZARI

Ottobre 24th, 2018 Riccardo Fucile

LA MARCHETTA SOVRANISTA LA PAGHERANNO I PENDOLARI DEI TRENI REGIONALI… TRE MILIARDI PRENDONO IL VOLO

Quanto dovranno pagare ancora per il salvataggio di Alitalia gli italiani?
E quali altri costi occulti dovranno sostenere per il piano di fusione con le Ferrovie dello Stato?
Ettore Livini su Repubblica oggi fa i conti del piano del governo per creare un carrozzone infinito tra FS e Alitalia e avverte che i soldi che le Ferrovie metteranno negli aerei dovranno essere essere tolti da quelli necessari per i treni regionali e dei pendolari:
A occhio e croce, in una prima fase, tra uno e due miliardi.
Il Tesoro – se Tria e la Ue daranno il via libera (difficile) – convertirà  una quota del prestito ponte in capitale per entrare con il 15% nel gruppo. Spesa – viste le cifre indicate da Di Maio – tra i 250 e i 300 milioni, soldi che arrivano dritti dritti dalle casse dello Stato.
Poi le Fs rileveranno il resto delle azioni, visto che malgrado i «tanti soggetti esteri interessati alla compagnia» (Di Maio dixit) e un iter di vendita che dura da più di un anno, nessuno per ora pare disposto a metterci un centesimo.
Se l’equity – come ha detto il vice-premier – della nuova Alitalia sarà  tra 1,5 e 2 miliardi, le Ferrovie dovranno mettere sul piatto (si vedrà  se in contanti o come) almeno un miliardo.
Soldi distratti al tesoretto da 6 miliardi necessario per rinnovare e ringiovanire i treni dei pendolari.
Con il rischio, oltretutto, che Alitalia (in rosso per 500 milioni nel 2018) possa azzerare gli utili di Fs (che guadagna più o meno la stessa cifra).
Chi paga a piè di lista, anche in questo caso, sono i cittadini, visto che i bilanci delle Fs stanno in piedi solo grazie a un ingente trasferimento di denaro pubblico, pari a circa 3 miliardi l’anno.
Cifra abbastanza capiente per ammortizzare i guai di Alitalia e buona, dice il tam tam romano, anche per assorbire un po’ di esuberi del vettore – si parla di un migliaio – rendendolo più appetibile per un eventuale partner.
Nulla però è gratis. Mille dipendenti in più in carico ai treni sono mille stipendi in più da pagare, le risorse buttate in queste buste paga finirebbero per drenare altre risorse. E con la coperta finanziaria sempre più corta causa spese del matrimonio, il rischio è che possano rallentare gli investimenti sulle rotaie e si dilazionino nel tempo gli acquisti dei nuovi treni destinati a migliorare la vita quotidiana dei pendolari.
La speranza delle Fs è quella di non trovarsi il cerino in mano quando sarà  il momento di mettere mano al portafoglio per rinnovare la flotta a lungo raggio – anche qui balla qualche miliardo – necessaria a rilanciare il vettore.
Onere che però – ha ventilato Di Maio – potrebbe essere girato a Cdp. Che procederebbe all’operazione, tanto per cambiare, con i quattrini degli italiani.

(da “NextQuotidiano”)

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