Giugno 8th, 2019 Riccardo Fucile
AL G20 IN GIAPPONE TUTTI PREOCCUPATI PER L’ULTIMA USCITA CIATRONESCA DELLA LEGA
Dall’altra parte del globo piomba su Roma la chiusura del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a qualsiasi discussione sui minibot, titoli propositi dalla Lega per pagare i debiti arretrati della Pubblica amministrazione.
Tria chiude la porta ai minibot
“Questa è una cosa che sta nel loro programma: il ministero dell’Economia ha girato un parere negativo”, ha detto Tria a margine del G20 finanziario di Fukuoka. Quindi ha ripreso per filo e per segno la secca critica di Mario Draghi: “Penso che in un’interpretazione, quella del debito, non servono – ha detto Tria – Nell’altra (che siano una valuta alternativa, ndr), ovviamente, si fanno i trattati e quindi non possono essere fatti”, ha aggiunto.
Parlando a valle dell’ultima riunione della Bce, infatti, il governatore aveva detto laconico: “O sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale”.
Un piccolo dettaglio che un Paese come il nostro, a un passo dall’infrazione europea perchè il debito non scende, difficilmente può farsi sfuggire. Parole che però non hanno fermato le dichiarazioni di fonte leghista, con il sottosegretario a Palazzo Chigi Giorgetti tornato a difendere lo strumento come una “soluzione possibile”.
La “questione Italia” si aggira tra i tavoli del vertice G20 finanziario di Fukuoka, che affronta temi mondiali ma riserva anche ‘attenzione’ verso il Belpaese, presente, oltre che con Tria, con il governatore di Bankitalia Ignazio Visco.
I veri temi sul tappeto saranno le tensioni commerciali polarizzate su Usa e Cina e i loro riflessi sull’economia mondiale, insieme a dossier corposi come la tassazione dei giganti del web e l’uso improprio di cryptovalute, incluso il rischio riciclaggio, e di altre tecnologie avanzate.
Ma dopo i rilievi mossi dalla Commissione Ue per l’eccesso di debito e sulle mosse del ministro dell’Economia in risposta a Bruxelles, non è certo peregrino immaginare di cosa possa parlare Tria nel suo pranzo europeo con il presidente dell’Eurogruppo Centeno e i colleghi dei principali Paesi Ue, o ancora nel bilaterale con Moscovici.
La Banca d’Italia, alla vigilia del vertice, ha tagliato le proprie stime del Pil nazionale per gli anni 2019-2021 (rispettivamente, allo 0,3%, allo 0,7% e allo 0,9%). Il governo Conte vuole la trattativa con Bruxelles e calmierare gli eccessi dei suoi vicepremier, anche perchè corre il tempo verso la riunione di martedì del comitato economico e finanziario (gli sherpa di Eurogruppo ed Ecofin) che si troverà sul tavolo le conclusioni dei tecnici in cui, confermando l’orientamento della Commissione, si chiede di raccomandare l’avvio della procedura.
(da agenzie)
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Giugno 8th, 2019 Riccardo Fucile
I SOLITI PSICOPATICI NON SOPPORTANO CHE IN NAZIONALE CI SIA UNA RAGAZZA NATA A TRIESTE DA MADRE TRIESTINA E PADRE CONGOLESE
Sara Gama è la capitana della nazionale femminile di calcio oltre che della Juventus. L’Italia è
pronta a giocare i mondiali del 2019 in Francia ma purtroppo c’è un problema: il nutrito gruppo di patridioti che la insulta perchè ha la pelle di colore nero.
Si possono trovare molti esempi degli insulti rivolti a Sara Gama nei commenti ai post di presentazioni sulle pagine ufficiali, a dimostrazione dell’effetto Dunning Kruger, visto che c’è chi è tanto fesso da lamentarsi perchè la capitana è al centro della presentazione delle foto (come sono, di solito, tutti i capitani di tutte le squadre di qualsiasi sport del mondo).
Ovviamente ogni tanto compaiono pure i soliti analfabeta funzionali che parlano di “composizione della foto discutibile”, quando l’unica cosa discutibile è il fatto che niente sanno e zero capiscono e che abbiano diritto di parola su un social network in rappresentanza della XIII legione, come disse Umberto Eco.
Ma sarebbe in qualche modo razzista dire che su Facebook ci sono i patridioti. Perchè i patridioti pullulano anche su Twitter, come dimostra il povero Furio, anche lui totalmente digiuno delle prassi delle photo opportunity e pronto a lamentarsi del Piano Kalergi che sta tutto nella sua testolina.
Giova ricordare al nutrito popolo di sommelier dell’africanismo che Sara Gama è nata a Trieste nel 1989 (sua madre è triestina, suo padre è congolese). Ma questo è soltanto un dettaglio, perchè il problema non è dove è nata lei, ma perchè hanno diritto di parola loro.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 8th, 2019 Riccardo Fucile
OFFERTA LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO CHE PER PRASSI DEVE ESSERE ASSEGNATA A UN EX PREMIER… IL GOVERNO DICE NO E CHIEDE GLI AFFARI ECONOMICI, LA RISPOSTA E’ RAGGELANTE: “NON SI PUO’ ASSEGNARE CERTO A UN PAESE SOTTO PROCEDURA DI INFRAZIONE”
Claudio Tito su Repubblica racconta oggi un retroscena che riguarda le trattative per le poltrone europee dopo le elezioni.
Trattative di cui l’Italia non è parte anche perchè il governo Lega-M5S ha detto no all’unica offerta che le è stata fatta:
Non potendo reclamare le tre posizioni occupate fino ad ora, la Germania e la Francia hanno sottoposto ufficiosamente alla nostra diplomazia l’idea di riservarci la presidenza del Consiglio europeo. Una buona soluzione, solo in teoria. Perchè quel presidente, eletto a maggioranza qualificata e non all’unanimità dallo stesso Consiglio europeo, è normalmente un ex capo di governo.
Quindi andando a ritroso per l’Italia e limitando l’elenco agli ultimi quattro premier, la scelta dovrebbe ricadere su: Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Enrico Letta o Mario Monti.
Tre esponenti del Pd e il “tecnico” di certo inviso alla coalizione gialloverde. E come è stato in passato, le diplomazie europee e le Cancellerie francese e tedesca non hanno nascosto i loro apprezzamenti nei confronti di Letta, per il ruolo defilato politicamente che si è ritagliato negli ultimi cinque anni e anche per la appartenenza alla famiglia del Socialismo europeo, che così sarebbe rappresentata ai vertici delle Istituzioni di
Ma, come prevedibile, il governo italiano ha sostanzialmente bloccato sul nascere la trattativa:
Non intende dare il placet, per una funzione così importante, a un ex capo del governo di centrosinistra. Anche se si trattasse dell’unica opportunità di rimanere nel cuore decisionale dell’Europa. Una scelta che in passato altri partner Ue hanno invece compiuto privilegiando il sistema-Paese agli interessi di partito. Non solo.
Di fronte all’assenza di un’alternativa, l’Italia ha messo sul tavolo della discussione una controproposta che riguarda la composizione della prossima Commissione.
Ossia la richiesta — motivata dalla circostanza di perdere appunto tutti gli incarichi principali — di garantire al nostro Paese l’importante portafoglio degli Affari economici, quello al momento detenuto dal francese Pierre Moscovici.
Ma su questa ipotesi si è già incrinato il castello di supposizioni costruito a Roma.
Perchè la prima e spiazzante risposta è stata: «Come si può attribuire quella delega a un Paese sotto procedura d’infrazione per debito eccessivo?».
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 8th, 2019 Riccardo Fucile
L’ANTICIPO PROMESSO SULLA LIQUIDAZIONE NON C’E’, MANCA L’ACCORDO QUADRO TRA QUATTRO MINISTERI, SE NE SONO DIMENTICATI
224 mila dipendenti pubblici che potrebbero andare in pensione quest’anno con quota 100,
ma per loro, nonostante le promesse del governo, c’è ancora il problema delle liquidazioni del TFS. L’esecutivo a gennaio aveva promesso di farsi carico della vicenda escogitando un meccanismo di anticipo da concordare con le banche sul quale i lavoratori avrebbero dovuto comunque pagare gli interessi.
Nella legge 26 istitutiva del reddito di cittadinanza e quota 100 c’è una norma (articoli 23 e 24) che consente al dipendente pubblico di richiedere un prestito bancario fino a 45 mila euro per incassare subito la liquidazione — il Tfs, trattamento di fine servizio — senza aspettare fino a due anni, come accade oggi a differenza del Tfr erogato subito ai privati.
Il prestito, garantito dallo Stato, ha un tasso di favore (l’ipotesi è del 2,45%). E viene ripagato con lo stesso Tfs, nel momento in cui si rende disponibile.
Il governo ha pure previsto uno sgravio fiscale, crescente all’aumentare degli anni di attesa per il Tfs, dall’1,5 al 7,5%. Le minori tasse sulla liquidazione servono a compensare il costo degli interessi.
Ma, spiega oggi Repubblica, qualcuno ha dimenticato qualcosa:
L’accordo quadro tra ministeri — Economia, Lavoro, Pubblica amministrazione — e l’Abi — l’associazione delle banche — non c’è. Doveva arrivare entro il 30 maggio, a 60 giorni dall’entrata in vigore della legge 26. E invece niente. Non vi è traccia neppure del dpcm — decreto del presidente del Consiglio — con le modalità di attuazione del prestito. Nè della convenzione tra Inps e ministeri per la gestione del fondo statale di garanzia, dotazione iniziale di 75 milioni.
Senza i tre provvedimenti, i dipendenti pubblici che andranno in pensione dal primo agosto in poi grazie a quota 100 — ancor più numerosi gli insegnanti dal primo settembre — resteranno all’asciutto.
Eppure molti tra loro hanno deciso di anticipare l’uscita, sfruttando la nuova finestra con almeno 62 anni e 38 di contributi, proprio sulla base di quella promessa: avere subito almeno 45 mila euro (la liquidazione è in media più alta).
Tra l’altro, per un “quotista” l’attesa del Tfs può essere insopportabile: fino a 7 anni, se si sommano ai 2 anni canonici i 5 massimi di distanza tra i 62 anni e i 67 anni del requisito Fornero.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 8th, 2019 Riccardo Fucile
L’AGGRESSIONE OMOFOBA A DUE RAGAZZE A LONDRA E’ UN SEGNALE DEL CLIMA DI ODIO E INTOLLERANZA CHE STA DISTRUGGENDO LA NOSTRA SOCIETA’
Quello che è capitato a Melania e Chris dimostra che non esiste un luogo sicuro per rifugiarsi dall’odio, dalla violenza sessista, dall’omofobia. Londra, la city moderna, quella che anticipa le mode.
Londra sweet, Londra cool. Londra, melting pot di culture, orgogliosa protagonista di un’identità che valorizza le diversità .
E poi dentro uno dei suoi simboli più famosi al mondo, i bus a due piani che la percorrono in lungo e in largo, l’amara resa al branco violento, che non le risparmia di insulti e di botte.
Dovevano baciarsi per il loro divertimento, come le bestie ammaestrate al circo, come qualcosa di esotico al quale assistere, per ridere, forse magari pure per eccitarsi.
Londra 2019, e la foto di due ragazze che sanguinano ancora sedute sopra quel bus. È tanta la rabbia, di chi sa benissimo quanto sia ancora lunga la battaglia che deve disarmare l’ignoranza.
Lo sappiamo in tanti, ma non ancora abbastanza, perchè capita troppo spesso di sentirli quelli del “ma che bisogno avete ancora di fare i Pride” o “ ma che noi etero scendiamo in piazza per sbandierare il nostro orientamento sessuale?”
Non sanno, fingono di non sapere, minimizzano, si girano dall’altra parte e contribuiscono a non proteggere tutte le Melania e Chris che “osano” farsi riconoscere, tutte quelle che arrivano fino all’incredibile “oltraggio” di scambiarsi qualche gesto d’affetto in pubblico.
Si, i Pride oggi non sono solo importanti, sono necessari.
È il momento dove una comunità ritrova sè stessa aprendosi all’incontro con chi condivide i principi di libertà , autodeterminazione, laicità . Sono l’occasione per rivendicare l’orgoglio di quello che si è, la forza di quello che si deve pretendere.
Domani a Roma e per tutto giugno in molte altre città italiane, fino a New York che quest’anno festeggia i 50 anni dai moti di Stonewall, il bar dove ci fu il primo atto di rivolta della comunità LGBT, contro i soprusi.
C’erano molti tacchi branditi nella notte del 28 giugno 1969 per le strade di Manhattan. Con le persone transessuali a guidare il bisogno e il diritto a una vita sociale pubblica e non nascosta all’occhio bigotto e pieno di fobie.
Domani a Roma ballate, cantate, baciatevi, urlate il bisogno di giustizia anche per quel sangue sui visi di Melania e Chris. Il loro sangue è il nostro sangue, il loro dolore è il nostro dolore.
E se la preoccupazione di qualcuno è che i Pride non sono abbastanza sobri cominciate a fare i conti con il fatto che presto smetteremo d’essere così tolleranti con gli intolleranti.
Luca Paladini
I Sentinelli di Milano
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Giugno 8th, 2019 Riccardo Fucile
DAL WEB RIEMERGONO I POST DI STEFANO ZUCCARINI DOPO CHE AVEVA PROVATO A CANCELLARLI
Stefano Zuccarini, candidato leghista a sindaco di Foligno, negli anni passati si è divertito ad
insultare un po’ tutti: Papa Francesco, Virginia Raggi, Bello Figo, gli immigrati le donne.
Domenica parte in vantaggio 44 per cento nel ballottaggio che lo oppone al candidato del centrosinistra Luciano PIzzoni. Ma il web, dove nulla si perde, ha risputato alcune suoi post del 2016 e del 2017 che erano stati cancellati. Ma sono tornati a galla perchè qualcuno li ha copiati e li ha rimessi in rete a poche ore dal voto per eleggere il sindaco. E il candidato leghista non ci fa certo una bella figura.
Del Papa si occupa scrivendo: “Questa è l’Italia multietnica di merda che vuole la sinistra e Bergoglio. Le risorse le chiamano, quelli che ci pagano le pensioni. Morì ammazzati voi e loro”.
Non va meglio a Virginia Raggi, rea di avere condannata un’assalto di Casapound ad uno stand di una casa editrice che aveva appena pubblicato un libro su Mussolini, dicendo che “l’antifascismo è un valore assoluto”. Zuccarini non gradì e invio un gentile commento alla prima cittadina di Roma: “A cagare te e l ‘antifascismo assoluto”.
Al candidato sindaco non piace nemmeno la musica di Bello Figo e anche a lui augura di lasciare questo mondo velocemente. “”Non si tratta di andare a vedere o meno. Si tratta di vietare i testi di questo coglione. Non è ironia quella. Zecche godetevi Bello Figo. Per me può anche morire”.
Chiuso il capitolo culturale, Zuccarini passa ai grandi problemi globali. L’immigrazione e la presenza femminile straniera in Italia. “”Se stai in Italia te metti la minigonna no il velo, e ce fai vedè le cosce ahah.”.
Naturalmente non gradisce neanche che un ex ospedale fosse riconvertito ad alloggi per scopi sociali. “Apposto un altro suq per clandestini. Ovviamente appartamenti di lusso in pieno centro a spese degli italiani”, scrive.
(da agenzie)
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