Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
ACCOLTO IL RICORSO DELLA CALIGIURI… LA STRANA MANINA CHE HA SPOSTATO I VOTI NEI VERBALI… ORA SALVINI DIVENTERA’ SENATORE DEL LAZIO GRAZIE A UN REGOLAMENTO DA RIDERE: UNA VOLTA CHE UNO HA OPTATO PER UN SEGGIO NON DOVREBBE ESSERGLI CONSENTITO DI CACCIARE UN ALTRO DOPO PIU’ DI UN ANNO DA UN ALTRO COLLEGIO
Traballa la maggioranza al Senato. 
La giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama ha proposto l’annullamento dell’elezione del vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, proclamato eletto in Calabria alle politiche del marzo 2018.
Il seggio del leader della Lega, secondo la giunta presieduta da Maurizio Gasparri, deve essere assegnato alla senatrice calabrese di Forza Italia Fulvia Caligiuri, che nell’aprile del 2018 aveva presentato ricorso contro la proclamazione a senatore di Salvini chiedendo il riconteggio dei voti e denunciando “gravi irregolarità e decisioni abnormi” dell’ufficio elettorale.
Salvini, che è stato eletto anche in altre 4 regioni, manterrà comunque il seggio come senatore nel Lazio prendendo il posto della senatrice leghista Kristalia Rachele Papaevangeliu, subentrata nel maggio scorso a Cinzia Bonfrisco diventata nel frattempo europarlamentare.
Sulla proposta della giunta delle elezioni, che a breve depositerà una relazione motivata a cura del senatore Alberto Balboni, dovrà esprimersi il Senato.
Ma maggioranza a Palazzo Madama, che oggi può contare su soli 3 voti compresi quelli dei senatori a vita, dopo le espulsioni e le fuoriuscite di esponenti del M5s, presto potrebbe perdere un altro seggio.
All’esito del riconteggio dei voti in Calabria, curato da un comitato composto dai senatori Modena, Ginetti, Riccardi e Pellegrini, è emerso che a Forza Italia non sarebbero stati assegnati circa 2916 voti, finiti alla Lega e a Fratelli d’Italia, gli altri partiti della coalizione di centrodestra.
Riesaminati tutti i verbali delle 2416 sezioni elettorali della Regione Calabria, per i senatori della giunta delle elezioni si sarebbe verificata una erronea trascrizione dei voti riportati alle singole liste, con una inversione nell’ordine di collocazione.
Errore che ha determinato l’elezione di Salvini al posto della senatrice Caligiuri.
Dopo aver incrociato i voti indicati nei verbali di sezione con le tabelle di scrutinio, lo scorso 26 giugno il relatore Balboni aveva proceduto alla contestazione formale dell’elezione di Matteo Salvini.
Accolto dunque il ricorso della senatrice Caligiuri, assistita dall’avvocato Oreste Morcavallo, secondo la quale nei verbali delle operazioni elettorali vi sarebbero stati “correzioni di dati e decisioni abnormi in sede di operazioni, con la dichiarazione dell’ufficio di dare prevalenza, in caso di divergenza, alle tabelle di scrutinio rispetto ai verbali di sezione”.
Proprio quei verbali oggetto della contestazione di Forza Italia. Il problema, dunque, si sarebbe verificato nei fogli di calcolo elettronici elaborati dall’ufficio elettorale e utilizzati ai fini della proclamazione degli eletti. Una situazione che spinge la giunta a sottolineare la presenza di “indubbie ed oggettive criticità ” delle procedure previste dalla nuova legge elettorale.
“Siamo soddisfatti, la giunta delle elezioni ha fatto un lavoro rigoroso – commenta l’avvocato Morcavallo – e fornito ampie garanzie assicurando verifiche da perte di organi diversi all’interno della giunta stessa. L’augurio è che l’assemblea del Senato in tempi rapidissimi possa prendere atto di questa decisione, ratificando la proclamazione di Fulvia Caligiuri senatrice della Repubblica e ripristinando la reale volontà dell’elettorato calabrese”.
(da agenzie)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
A FORZA DI PRETENDERE UNA POLTRONA E’ RIMASTA CON IL CERINO ACCESO IN MANO E NON RIMEDIERA’ NEANCHE UNO STRAPUNTINO
Si può perdere vincendo? In politica certamente sì. Un esempio, tutto italiano, è costituito dall’elezione di Ursula Von der Leyen a presidente della Commissione Europea, arrivata ieri nonostante il voltafaccia della Lega e grazie ai voti del MoVimento 5 Stelle, alleati in Italia ma su due sponde diverse in Europa.
Una vittoria risicata visto che Von der Leyen è stata eletta con soli 9 voti di maggioranza (383 su 374), una sessantina di franchi tiratori e l’appoggio determinante dei grillini, sì, ma anche di Orbà n e Kaczinsky.
La maggioranza europeista composta (per ora) da popolari, socialisti, liberali e verdi si era spaccata, con metà dei socialisti che non avevano accettato l’estromissione di Timmermans e i verdi schierati per il »no»: l’ex ministra di Angela Merkel ha scelto di rischiare e ha vinto, battendo l’ala estrema del fronte sovranista, in prima fila Salvini e la Lega, Le Pen e Afd, il partito di estrema destra della Germania.
Lei, durante le repliche al suo discorso, ha espressamente dichiarato di non volere i voti dei sovranisti ma la sua posizione così rigida nasconde un retroscena che vale la pena raccontare.
Ieri infatti il capogruppo leghista di Identità e Democrazia Marco Zanni aveva dichiarato di essere pronto a sostenere Ursula in cambio di un portafoglio economico di primo piano “come concordato con Conte. Ovviamente sarà un leghista”.
E questo già dovrebbe far scoppiare di rabbia tutte quella nutrita congrega di noeuro che vota Lega perchè ancora non ha capito che Salvini & Co. non hanno nessuna intenzione di portarli fuori dalla moneta unica anche perchè molti di loro avrebbero problemi a uscire fuori dal Raccordo.
Da mesi ormai i noeuro vengono trollati con abbondanza di supercazzole dai leghisti che gli spiegano che sì, bisogna uscire dall’euro ma senza dirlo perchè sennò i mercati cattivi ci assalgono: è l’uscita dall’euro di Schroedinger che, sicuramente, con ragionamenti di alta politica, sarebbe avvenuta tramite il voto leghista a Von der Leyen.
Zanni però all’ora di pranzo ha cambiato idea e ha pronunciato un discorso abbastanza sibillino, secondo i retroscena perchè Ursula non ha garantito alcunchè riguardo il commissario “pesante” da portare a casa.
E nel pomeriggio il gruppo dei sovranisti ha annunciato il suo no, cambiando completamente lo scenario del voto. “La nostra scelta — spiega l’eurodeputato — è motivata dall’assenza di cambiamento che abbiamo riscontrato nei contenuti e nelle proposte fatte dalla candidata”
Ma mentre la Lega andava in una direzione, il MoVimento 5 Stelle prendeva quella opposta. E garantiva i voti necessari a Ursula per passare il voto, diventando così decisivo nella vittoria della ministra tedesca già guardiana dell’austerity.
Una vittoria che i grillini correvano a intestarsi con Dino Giarrusso su Twitter, finendo in poco tempo sommerso dagli insulti dei sovranisti.
A quel punto la Lega, che qualche ora prima annunciava il voto per Von der Leyen, correva ad aggredire i grillini che l’avevano votata: “È gravissimo il voto europeo: von der Leyen passa grazie all’asse Merkel, Macron, Renzi, 5 stelle — scrivevano da via Bellerio in un comunicato -. Avrebbe potuto essere una svolta storica: la Lega è stata coerente con le posizioni espresse finora, ha tenuto fede al patto con gli elettori e difende l’interesse nazionale”. Invece il Movimento 5 stelle, a Strasburgo, rivendicava: “Senza i nostri voti, determinanti, oggi saremmo davanti a una crisi istituzionale senza precedenti in Europa. Siamo stati ago della bilancia”.
Già così lo spettacolo sarebbe servito. Ma la questione non finisce qui. Perchè la Lega, forte della vittoria in Italia alle elezioni europee, già pregustava la possibilità di scegliere un suo esponente per il commissariato “di peso” che era stato promesso all’epoca dell’inizio delle trattative.
Ma ora che hanno votato no, sarà difficile, se non impossibile, per il Giorgetti di turno arrivare a occupare quella posizione. Che invece a questo punto potrebbe essere rivendicata dal MoVimento 5 Stelle, che avrà invece la possibilità di piazzare un suo uomo in Commissione.
Ma al prezzo degli insulti e del disprezzo di quella fascia di elettorato che vedeva nei grillini una forza anti-sistema e che invece li ha visti votare una donna che nel Sistema ci sguazza come nel suo elemento naturale.
E non finisce qui. Perchè La Stampa fa sapere oggi che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è furioso:
Il premier è soddisfatto per l’elezione di Von der Leyen: «Rappresenta un inizio incoraggiante. Ma è solo l’inizio. Apprezziamo le proposte programmatiche della presidente». Conte fa riferimento soprattutto alle parole sull’immigrazione illegale, mettendo così in difficoltà i leghisti. «Von der Leyen — aggiunge il premier — potrà contare sull’impegno italiano».
Conte considera il voto di ieri un suo successo, si vanta di esser stato lui a convincere i grillini a convergere sull’ex ministra tedesca della Difesa, facendo così l’interesse dell’Italia. Cosa che invece a suo parere non ha fatto Salvini. Ma ogni partito, spiegano a Chigi, è libero di declinare l’interesse nazionale: «Chiaramente se ne assumerà la responsabilità ».
Significa che potrebbe saltare il Commissario leghista? Fino a ieri Conte aveva parlato con la neo presidente ricevendo ampie rassicurazioni su un commissario italiano con un portafoglio economico importante.
I leghisti sospettano che i 5S ora lo vogliano per loro. Ma avvertano che sarà comunque del Carroccio e confermano il nome di Giancarlo Giorgetti. Se a Bruxelles vogliono il nome di un uomo e di una donna allora potrebbe spuntare di Giulia Bongiorno.
Insomma, la Von der Leyen porta a casa il risultato, la Lega le vota contro e si mette in difficoltà da sola mentre il M5S potrebbe rivendicare il commissario europeo che però Salvini adesso vuole comunque per sè.
Un capolavoro di politica tafazziana da far invidia al PD. Il governo del cambiamento, no?
(da “NextQuotidiano“)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
CON LA DEPORTAZIONE A TOR VERGATA HA PERSO LE AMICIZIE E LA SCUOLA, (FREQUENTAVA LA 2 MEDIA), ORA L’INTERA FAMIGLIA VIVE IN UNA STANZA SENZA CUCINA
Si chiama Rayane e ha 11 anni il bambino con i libri dello sgombero di Primavalle. 
A parlarne oggi è Lorenzo D’Albergo su Repubblica, che racconta come a soli 11 anni, tanto per gli sfollati di via Cardinal Capranica quanto per i compagni di classe, è diventato un simbolo: «Il bambino coi libri».
Così lo ha ribattezzato anche mamma Fatima, che continua a guardare la foto del suo bambino che sfila con una pila di volumi sotto gli occhi dei poliziotti: «Quest’immagine dice tutto».
Quello che lo scatto non racconta è il dramma di Rayane e delle sua famiglia. Nel giro di 48 ore il ragazzino nato e cresciuto in Italia da genitori marocchini e i suoi tre fratelli hanno perso tutto: addio all’ex istituto agrario di Primavalle, periferia Ovest di Roma, in cui abitavano da occupanti dal 2006. Con lo sgombero sono sfumate le amicizie costruite negli anni, un percorso scolastico ben avviato, anche una gattina.
«Era con noi da due anni e mezzo – racconta Fatima – ma non l’abbiamo più trovata, si sarà spaventata. Proveremo a cercarla di nuovo. Mio figlio? È triste, come potrebbe non esserlo?».
Alle spalle della donna, badante a tempo pieno fino alla nascita dell’ultima figlia, adesso si stagliano le forme severe della struttura in cui la Sala operativa sociale del Campidoglio ha portato lei, la sua famiglia e altri 12 sfollati.
Un palazzone con le finestre chiuse da gabbie e una vista sul nulla di Tor Vergata e il monumento allo spreco che è la Vela di Calatrava.
«Siamo lontani da Primavalle – riprende Fatima – e più isolati ora. Rayane? A lui piace andare a scuola. Ha appena finito la prima media, si prepara alla seconda. Dovremo iscriverlo altrove. Tra i libri della foto ci sono anche quelli su cui studia».
Ieri la foto del bambino con i libri dello sgombero di Primavalle è stata presa d’assalto dai sovranisti, che hanno imparato la nuova locuzione “fake news” e la utilizzano per bollare tutto quello che non gli piace.
Intanto Repubblica racconta del padre di Rayane, che durante la settimana va a caccia di pezzi vintage per poi aprire al pubblico delle domeniche di Porta Portese il suo banchetto di antichità .
«Io voglio continuare ad andare a scuola», ha detto Rayane ai suoi. Che ora non fanno che coccolarlo. «Stanotte (la prima a Tor Vergata, ndr) sono andata a caricare il cellulare e l’ho trovato che singhiozzava in un angolo, al buio. È dispiaciuto per gli amici, vorrebbe tornare a giocare a pallone con loro. Gli hanno mandato tanti messaggi. Vogliono sapere come sta, dov’è finito», racconta la mamma.
Fatima sa già la risposta: «Siamo tutti in una sola stanza, senza cucina. C’è una mensa… E ci hanno detto che sarà così almeno per un anno».
Effetti dello sgombero di lunedì: «Avete visto che schieramento? Sembrava una guerra contro famiglie e bambini. Neanche contro i mafiosi ho visto tanta polizia. Per questo penso che quella foto sia importante».
(da agenzie)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
“NON ERANO MILLANTERIE MA ACCORDO CONCRETO, PARTE PATTUITA DELLA TANGENTE INCASSATA DA FUNZIONARI RUSSI”
Davide Milosa sul Fatto Quotidiano fa sapere che per gli inquirenti la versione secondo cui la trattativa per la compravendita di gasolio tra una società russa e l’ENI da 1,5 miliardi di dollari (sui quali si applicava un discount del 10%, così suddiviso: il 4% al Carroccio e il resto ai funzionari del Cremlino) si sarebbe invece conclusa positivamente, a dispetto di quanto dicono quelli coinvolti nell’affare.
Una versione che oggi viene in qualche modo smentita dagli inquirenti per i quali quelle dette al Metropol non erano millanterie e che “l’accordo alla base dell’affare era molto concreto”.
Le parole fissano un punto importante nell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano che ha iscritto nel registro degli indagati Savoini con l’accusa di corruzione internazionale. In sostanza, è il ragionamento degli inquirenti, anche sulla base delle ultime acquisizioni, l’affare del gasolio che avrebbe portato 65 milioni di dollari nelle casse della Lega per finanziare le ultime Europee, aveva una base avanzata.
Tanto più che, secondo gli inquirenti, la parte della “tangente” che porta all’accusa di corruzione, sarebbe rimasta in Russia.
L’ipotesi che supporta la tesi della “concretezza dell’accordo” è che parte del denaro del cosiddetto “discount” sarebbe finita a funzionari pubblici russi.
E che l’accordo trovato ai tavolini del Metropol avesse una sua solidità lo dimostrano alcuni passaggi dell’audio, legati alla necessità di velocizzare.
A parlare è Ita2, che con buona probabilità è Gianluca Meranda: “Dobbiamo essere molto veloci, la prima consegna potrebbe essere a novembre”.
La partita quindi è aperta e le indagini sono a una svolta.
(da agenzie)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI MILANO HA IN MANO LE PROVE DI UN FLUSSO DI DENARO ARRIVATO A SAVOINI
Nell’inchiesta sui rubli alla Lega dalla Russia non ci sono solo parole ma anche soldi. Ovvero,
una serie di flussi di denaro che è arrivata sul conto dell’Associazione LombardiaRussia gestita dal neonazista Gianluca Savoini e di cui la procura di Milano ha chiesto di spiegare la provenienza, ottenendo in cambio da parte dell’indagato per corruzione internazionale soltanto silenzio.
Certo, la decisione di rimanere in silenzio davanti agli inquirenti è frutto di una strategia difensiva piuttosto comune, che parte dal presupposto che l’indagato non ha ancora letto i documenti d’istruttoria e quindi può trovarsi in difficoltà a rispondere, come ha confermato ieri il difensore di Savoini Lara Pellegrini.
Ma intanto Repubblica scrive che le transazioni individuate dalla procura di Milano sono “di interesse”:
L’inchiesta è infatti destinata ad allargarsi. Già dopo l’apertura del fascicolo a febbraio, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e i pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro avevano dato mandato al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di isolare eventuali flussi di denaro tra la galassia-Savoini e la Russia.
E i primi controlli sulle movimentazioni bancarie intorno all’associazione Lombardia-Russia hanno permesso di individuare transazioni definite «di interesse».
Che non corrispondono alle cifre indicate negli audio, ma che sono precedenti e successive alla riunione moscovita.
Movimentazioni che Savoini, convocato in procura, non ha spiegato avvalendosi della facoltà di non rispondere. «Quando saranno depositati documenti d’istruttoria, Savoini potrebbe anche decidere di farsi interrogare», ha chiarito il suo difensore Lara Pellegrini.
E la questione va ad intrecciarsi giocoforza con quella del terzo uomo, ovvero l’avvocato Francesco Vannucci che ieri ha rivelato di essere il “Nonno Francesco” dell’audio di Buzzfeed. E con la storia del Forum Italo-Russo raccontata oggi da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
Dopo 15 anni l’imprenditrice Luisa Todini –scelta nel 2004 da Silvio Berlusconi– è stata liquidata e al suo posto è arrivato Ernesto Ferlenghi, il presidente di Confindustria Russia che – si scopre adesso – era legatissimo al consigliere di Matteo Salvini a Palazzo Chigi Claudio D’Amico e al suo ex portavoce Gianluca Savoini. E in vista dell’incontro del 4 luglio scorso e della cena di quella sera a Villa Madama si adoperò per avere la garanzia che proprio Savoini fosse tra i partecipanti sia all’incontro, sia alla festa organizzata dalla presidenza del Consiglio e dalla Farnesina.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
L’EX AN, PDL, NCD, ORA CONVERTITA LEGHISTA PERDE LA TESTA E ROMPE IL MICROFONO DELLA PARLAMENTARE PD… I NERVI DEI SOVRANISTI RUSSI STANNO CROLLANDO
La notizia arriva mentre prosegue il pressing Pd su Matteo Salvini perchè vada in Aula a riferire sul caso dei presunti fondi russi.
Questa mattina, alla ripresa dei lavori delle commissioni Affari costituzionali e giustizia della Camera sul decreto sicurezza bis, i parlamentari Dem hanno iniziato una serie di interventi a raffica per rallentare i lavori e invocare la presenza in Aula del ministro dell’Interno.
Nei tweet @nomfup prima racconta della pressione dei deputati PD per avere Salvini in Aula, poi scrive: “Hanno portato i rinforzi, sacchetti di sabbia in Prima Commissione per evitare che Salvini venga in Aula”. Infine arriva la sospensione dei lavori e la “aggressione” della deputata.
“Vorremmo ricordare a tutti che siamo in commissione per chiedere di non discutere un decreto #sicurezzabis intestato ad un ministro che si rifiuta di venire in aula a rispondere delle sue azioni contro la #sicurezzanazionale”, scrive invece la Bossio condividendo il tweet di Sensi.
Secondo il racconto, quando la maggioranza ha provato a proseguire le votazioni superando l’ostruzionismo Dem, i deputati Pd sono andati verso i banchi della presidenza.
I leghisti hanno urlato “fuori” e, a quanto raccontano i Dem, la deputata Barbara Saltamartini “si è scagliata contro Enza Bruno Bossio, sbattendole giù il microfono”.
Il 5S Sergio Battelli è intervenuto come paciere. L’ostruzionismo Pd prosegue.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
CADE NEL RIDICOLO IL TENTATIVO DI SALVINI DI FIGURARE VITTIMA DI UN COMPLOTTO UCRAINO
Come abbiamo spiegato ieri, è una bufala che gli estremisti del missile volessero colpire Matteo
Salvini, come ha detto ieri il ministro in conferenza stampa. ù
Ma la parte divertente della vicenda è che ieri il ministro è stato smentito dalla procura che ha indagato sulla storia ma anche dalla Digos.
Racconta oggi il Messaggero:
«Era una minaccia dettagliata, si parlava di un gruppo ucraino che attentava alla mia vita – ha detto il ministro–: L’ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno. Sono contento sia servito a scoprire l’arsenale di qualche demente», ha concluso il leader della Lega riferendosi ai 3 uomini fermati nei giorni scorsi dalla Digos con l’accusa di detenzione di armi da guerra.
Gli inquirenti torinesi, diretti dall’Ucigos, dopo più di 12 mesi di verifiche non hanno trovato alcun riscontro alla tesi del presunto attentato, come peraltro puntualizzato ieri da alcune fonti dell’Antiterrorismo e della stessa Procura subito dopo le dichiarazioni di Salvini.
Le intercettazioni avviate un anno fa –concentrate sulle posizioni di 5 italiani che hanno combattuto recentemente in Ucraina – hanno portato la Digos di Torino a scoprire un altro «ambiente criminale» che ruota intorno al traffico in nero di armi da guerra.
Sono scattate così le manette nei confronti di 3 «collezionisti» italiani che, oltre a detenere fucili, mitragliatrici e munizioni, conservavano in un hangar a Rivanazzano un missile lungo 3,54 metri.
L’indagine dell’Antiterrorismo era stata da subito condivisa con i servizi segreti russi, che avevano confermato l’appartenenza, in passato, della fonte confidenziale al Kgb. Alla fine, sono emersi riscontri sul traffico di armi ma non sulla pianificazione di un attentato.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
L’ODIO DEGLI SCIACALLI SI SCATENA SUI SOCIAL… ESCREMENTI UMANI CHE PRESTO PERDERANNO IL SORRISO
Questa mattina è morto lo scrittore Andrea Camilleri. L’autore della fortunata serie de Il Commissario Montalbano si è spento oggi all’età di 93 anni, ad un mese dal suo ricovero in rianimazione all’ospedale Santo Spirito di Roma.
Oggi come quel giorno di un mese fa Camilleri è vittima dell’oltraggio di chi ne festeggia la dipartita. Ad esultare, e la cosa non sorprende, sono i fan del ministro dell’Interno, in passato oggetto di critiche da parte dello scrittore siciliano.
L’elettore leghista, il fan salviniano, il patridiota quella dichiarazione di Camilleri se l’è legata al dito. Ed ha atteso pazientemente sulle rive del fiume che passasse il cadavere del “nemico” per dare il via ai festeggiamenti.
Tutta colpa di quando lo scrittore disse che la vista (Camilleri ormai non ci vedeva più) di Salvini con il Rosario in mano gli dava “un senso di vomito”.
Secondo Salvini e i suoi un insulto gravissimo. Ma in quell’intervista il narratore siciliano ne aveva anche per il PD e per il M5S. E già in un’intervista del 2013 aveva espresso giudizi ancora più duri nei confronti di Renzi e del M5S.
«Via un’altra zecca anacronistica di propaganda» scrive Lory, contenta di poter respirare meglio «senza quel tisico kompagno komunista».
Luca invece bacchetta “Matteo” e gli rimprovera di «ricordare un seminatore di odio come Camilleri, un incallito ammiratore del comunismo, la più mortifera delle ideologie, un mediocre assurto a genio solo per la sua militanza, uno che disprezzava te e i milioni di italiani che ti votano».
Evidentemente criticare un politico che si fa le foto con il Vangelo o il Rosario in mano equivale a disprezzare tutti i suoi elettori. Chissà quanti di loro sanno recitare un Rosario.
Non va meglio nei commenti sparsi sotto i post dei giornali che danno la notizia del decesso dello scrittore. Anche lì è una gara a chi si dimostra capace di disprezzare meglio una persona che non può più rispondere agli insulti (e per fortuna Camilleri aveva troppa classe per farlo quand’era in vita). «Una merda di meno!», «È sempre un comunista in meno» si consolano alcuni che evidentemente non riescono a trattenere la gioia per la morte di una persona.
Odiatore seriale, pdiota è così che alcuni scelgono di ricordare Camilleri, felici che ci sia “un voto in meno per il PD” e augurandosi cristianamente che “nel regno dei comunisti” lo scrittore possa trovarsi bene. Il migliore è senza dubbio quello che scrive “riposa non in pace comunista“, chissà quanto l’ha pensata prima di scriverla.
Più che la frase sul rosario, che certamente rimane impressa nelle menti semplici, va ricordata in questa intervista rilasciata al sito di Michele Santoro e che risale al 25 aprile scorso dove fa notare al ministro dell’Interno che la Liberazione “non fu una rissa tra comunisti e fascisti come dice Salvini: così offende i caduti di entrambe le parti, perchè i fascisti che andavano a morire giovani credevano in un ideale sbagliato, , ma ci credevano”
A differenza di questi rifiuti umani sovranisti, clandestini dell’umanità .
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
“NON HAI AVUTO RISPETTO DI LUI DA VIVO, DOVRESTI VERGOGNARTI DI RICORDARLO DA MORTO”
Matteo Salvini dedica un pensiero ad Andrea Camilleri, morto stamani all’età di 93 anni. I
rapporti tra i due, si sa, non erano idilliaci. Si ricordi l’ultimo scontro, risalente a giugno, in cui lo scrittore attaccava il ministro dell’Interno: “Salvini con il rosario mi dà il vomito”, aveva detto Camilleri in un’intervista a Radio Capital. Pronta la risposta di Salvini: “Scrivi che ti passa”.
Dopo l’annuncio della morte, il ministro dell’Interno ha pubblicato un tweet: “Addio ad Andrea Camilleri, papà di Montalbano e narratore instancabile della sua Sicilia”.
Il ricordo, però, non è stato apprezzato da gran parte degli utenti che hanno subissato di insulti il vicepremier.
“Non hai avuto rispetto di lui da vivo dovresti solo vergognarti di onorarlo da morto!!!”, scrive un utente; “lo hai infamato ed ora lo lodi….chi semina vento raccoglie tempesta Capitano!!!”, gli fa eco un altro.
Per altri “era meglio non scrivere niente”, mentre c’è chi sottolinea che “neanche Giuda è stato cosi falso”. “Lo hai insultato fino a ieri! Sei di una bassezza unica”, è un altro commento.
“Si vergogni, lo avete denigrato e insultato in vita anche quando era moribondo”, incalza un utente sotto al tweet di Salvini.
Un altro utente ricordo i recenti scontri mediatici tra lo scrittore e il Ministro dell’Interno: “Lo hai insultato fino a ieri!”
“Forse era meglio non dire niente invece di fare un comunicato palesemente falso”, twitta un utente a Salvini.
(da agenzie)
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