Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
CONTE ATTENDE DUE NOMI, PRESSING SU PROFILI TERZI PER EVITARE LA BOCCIATURA
Ignazio Corrao del M5s dice che la Lega ha avuto addirittura una reazione “isterica” quando ieri ha deciso di votare no alla nomina di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. “I 5stelle volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e invece si sono trasformati nel tonno!”, ribatte la leghista Mara Bizzotto.
All’indomani del voto sulla nuova guida della Commissione, Lega e cinquestelle se le danno di santa ragione.
Il sì dei pentastellati e il no della Lega aprono un solco che fa traballare i piani leghisti. Salta l’accordo su Giancarlo Giorgetti commissario europeo.
Certo il vicepremier leghista fa fatica a renderlo ufficiale. Ma è evidente che, alla luce di come è andata ieri, all’Europarlamento Giorgetti non passerebbe. E pare che allo stesso sottosegretario sia passata la voglia di trasferirsi in Europa.
A Strasburgo, è chiaro, la maggioranza europeista — seppure risicata – punta evidentemente ad ‘archiviare’ la Lega, con l’aiuto dei cinquestelle convinti e orgogliosi di questa linea. “La Lega fa harakiri: Giorgetti commissario è mission impossible”, avvertono infatti i pentastellati.
E ora? Ecco come la spiega Fabio Massimo Castaldo: il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, “ha negoziato con i partner europei un commissario di peso per l’Italia”, ma “la Lega ha sconfessato quel patto” e adesso ”è difficile che un suo candidato possa passare le audizioni in Parlamento”. Chiaro. Ma adesso che succede?
A quanto apprende Huffpost, spetterà comunque a Matteo Salvini proporre due nomi. A patto che siano ‘papabili’ per passare il test di Strasburgo. L’idea di massima che gira nel governo è di candidare figure ‘terze’ rispetto ai due partner di maggioranza, tipo Tridico o Foa rispettivamente scelti per Inps e Rai.
Sarebbe un’ipotesi che potrebbe andar bene sia al M5s e che alla Lega. Certo, va trovato l’accordo sul nome. E la situazione di scontro su tutto non depone a favore, non ora.
Ora comunque ci sono i paletti di Conte. Cioè: spetta alla Lega proporre i nomi: due nomi, von der Leyen deve poter scegliere tra un uomo e una donna visto che vuole formare una squadra in perfetta parità di genere.
Ma, è l’idea del presidente del Consiglio, devono essere ‘studiati’ per non essere bocciati dall’Europarlamento quando andranno in audizione nelle commissioni di competenza (a seconda del portafoglio che prenderanno) nella prima settimana di ottobre.
Dopo aver negoziato l’accordo in consiglio, dopo aver subito il ‘tradimento’ dei leghisti, il premier a questo punto non vuole andare al massacro: non vuole che il commissario italiano venga bocciato dall’Europarlamento. E anche la parte pentastellata del governo non vorrebbe aggiungere incidenti di percorso al cammino ‘europeista’ scelto ormai da qualche mese.
Palla a Salvini, che è in un cul-de-sac. “Ci sono soluzioni alternative…”, dice a chi gli chiede di Giorgetti. Ma nemmeno lui è tanto convinto. La carta leghista è difficile da usare, a questo punto. Pure quella di Giulia Bongiorno non va bene: avrebbe più chance in quanto donna, ma c’è già il no dei cinquestelle. “Nell’ottica di un portafoglio economico credo che Giulia Bongiorno non abbia molta esperienza in tal senso”, dice la capodelegazione a Strasburgo Tiziana Beghin.
Il piano B deve prendere ancora forma: del resto, si tratterà di intavolare un negoziato con Conte nei prossimi mesi, presumibilmente il nome arriverà a settembre a ridosso dell’esame europarlamentare.
Se i primi due nomi non dovessero andar bene, se ne cercheranno altri. In pista c’è il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che però non sembra scaldare la parte pentastellata. “Moavero Milanesi è sicuramente molto esperto in esteri, ma noi vorremmo un portafoglio economico”, sempre Beghin. E c’è un altro timore che serpeggia.
Vale a dire la possibilità che alla fine Salvini scelga la coerenza con il no di ieri a von der Leyen e rinunci al Commissario europeo, lasciandolo al M5s.
In modo da tenersi le mani libere per ‘sparare’ sulla Commissione in autunno, quando si discuterà una manovra economica tutt’altro che semplice. E’ la preoccupazione più sentita tra i cinquestelle. Anche perchè in questo modo Salvini risolverebbe pure il problema del ‘che fare’ quando l’aula di Strasburgo si esprimerà con un voto (a maggioranza assoluta) su tutta la squadra von der Leyen, alla plenaria di ottobre.
Se il commissario leghista non c’è, la pattuglia del Carroccio può votare contro senza problemi.
Ma è presto. Conte e i cinquestelle aspettano il nome di Salvini, certi di poter condizionare la scelta del commissario, a dispetto di tutte le previsioni iniziali.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
DIBATTITO SU SEA WATCH E CAROLA, LEGHISTI ALLA SBARRA DIFESI SOLO DAI LORO PARI SOVRANISTI… IL M5S: “PIANO MOAVERO SOLUZIONE GIUSTA”
Gli effetti del no dei leghisti alla nomina di Ursula von der Leyen presidente della Commissione europea si vedono subito nell’aula di Strasburgo, ad appena 24 ore dal ‘fattaccio’ che rischia di ribaltare i rapporti di forza nel governo gialloverde.
Ore 15, dibattito sul caso Sea Watch e le ong che soccorrono migranti in mare con la ‘capitana’ tedesca Carola Rackete pluri-citata in una discussione in cui la Lega finisce alla sbarra, difesa solo dai sovranisti.
Soprattutto lasciata sola dai colleghi pentastellati di fronte agli attacchi dei socialisti, dei Liberali e anche del Ppe.
Ecco cosa dice l’eurodeputata M5s Laura Ferrara: “Il piano del ministro Moavero per una soluzione europea della crisi dei migranti va nella giusta direzione”. La trasformazione europeista del Movimento è compiuta: dal piano Salvini dei porti chiusi al ‘piano Moavero’ (magari con conseguenze anche sulla partita sul Commissario europeo che spetta all’Italia).
C’è da dire che ieri in aula proprio von der Leyen ha raccontato di aver accolto a casa sua un siriano di 9 anni e di essersi occupata del suo percorso di studi. Il vento non è a favore della Lega oggi.
All’indomani di un voto espresso da una maggioranza risicata ma prevalentemente europeista, socialisti, liberali e anche i Popolari partono all’attacco, mettendo sotto accusa la politica dei ‘porti chiusi’ di Matteo Salvini.
In pratica, il dibattito della maggioranza dà seguito all’indicazione del presidente dell’Europarlamento David Sassoli che anche oggi torna a insistere per una riforma del regolamento di Dublino, chiamando in causa i leader degli Stati membri: “Questa riforma è stata adottata dal Parlamento il 16 dicembre del 2017 ed è stata messa in un cassetto non tenendo in considerazione la decisione del Parlamento. Penso che sia arrivato il momento per farlo: invito il consiglio a farlo”.
Per il Pd interviene Pietro Bartolo, ex medico di Lampedusa eletto all’europarlamento: “Serve un nuovo piano europeo di ricerca e soccorso nel Mediterraneo”, dice chiedendo anche i corridoi umanitari.
“Quante persone devono morire prima che l’Europa metta in campo una missione di ‘search and rescue’ nel Mediterraneo ma più efficace di Sophia?”, chiede la socialista francese Sylvie Guillame.
“E’ passato un anno da quando gli italiani hanno chiuso i loro porti e violato le leggi internazionali — dice la liberale spagnola Maria Soraya Rodriguez Ramos del gruppo ‘Renew Europe’ – il 14 giugno un campo in Libia è stato anche bombardato e noi continuiamo a rimandare i migranti in Libia non ci prendiamo in Libia. E’ ora di muoverci invece su una nuova proposta per l’asilo”.
Anche i Popolari non sono affatto teneri con la Lega: “Credo che Ursula von der Leyen farà quello che ha detto: salvare ogni vita è la priorità e poi c’è la politica su relocations e asilo. Non mischierei le due cose insieme: sarebbe immorale — dice la polacca Magadalena Adamowicz del Ppe — La solidarietà è un dovere, non possiamo lasciare tutto ai paesi periferici e mi dispiace che il mio paese, la Polonia, non collabori. Dobbiamo aiutare chi cerca di venire in Europa in aereo: è l’unico modo per salvarsi dalle insidie dei barconi e del mare”.
Julie Ward dei Laburisti britannici: “Carola non è una criminale, ma un’eroina”.
Il cerchio si chiude quando parla il commisssario agli aiuti umanitari, il cipriota Christos Stylianides. “La Commissione — dice – ha sempre chiesto che gli Stati membri soccorranno le imbarcazioni in mare: è un obbligo, lo dicono le leggi internazionali. Ed è un dovere morale. Salvare vite è il primo passo per gestire l’immigrazione clandestina: vanno offerti canali alternativi, su questo va costruita una risposta europea basata sulla solidarietà tra Stati membri”.
La Lega non è mai stata così isolata in Europa.
Argomenta Ferrara dei cinquestelle: “Il piano del Ministro Moavero per una soluzione europea della crisi dei migranti va nella giusta direzione. Si affronta il tema di come salvare vite, individuare luoghi di sbarco, stabilire ricollocamenti automatici e obbligatori per i migranti, contrastare il business del traffico di esseri umani nel Mediterraneo, prevedere vie legali per chi ha diritto alla protezione internazionale, cooperare nelle aree di origine dei flussi interessate da conflitti, miseria e sfruttamento di risorse, stipulare accordi di riammissione per i rimpatri. Sono questioni di cui non possono farsi carico solo i paesi di primo approdo, come l’Italia, la Spagna o la Grecia, ma l’intera Unione europea. La mancanza di una posizione comune tra tutti gli Stati membri sull’equa ripartizione delle responsabilità e sulla solidarietà nelle politiche europee di asilo e di immigrazione, nel mortificare i principi contenuti nei trattati, fa perdere credibilità al progetto europeo. E’ lo stesso motivo per cui rimane affossata la riforma del sistema comune europeo di asilo, di cui auspico la ripresa senza che venga vanificato il lavoro già svolto da questo Parlamento”.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
NON VUOLE APRIRE LA CRISI PERCHE’ TEME UNA MAGGIORANZA DI SALUTE PUBBLICA CHE VORREBBE DIRE PERDERE LE POLTRONE
Negli incubi di Matteo Salvini c’è il governo PD-M5S. Dopo l’ennesima rottura su Ursula Von der Leyen, eletta presidente della Commissione Europea con i voti dei grillini e a dispetto del dietrofront della Lega i rapporti tra gli alleati continuano a peggiorare ma a quanti gli chiedono di staccare la spina il Capitano risponde con una frase molto significativa: «Mi consigliano di tornare al voto, ma è chiaro che i 5stelle ci mettono due minuti a fare un governo col Pd».
Il retroscena di Tommaso Ciriaco su Repubblica racconta cosa passa per la testa del leader leghista
Servirebbe infatti una crisi di governo nei prossimi tre giorni, poi una settimana per le consultazioni e lo scioglimento delle Camere: possibile?
I suoi insistono, ma Salvini resiste: «No — è l’indicazione — Fico non aspetta altro per lanciare un suo governo…».
E dire che molti, tra i leghisti, pensano che il segretario ha sbagliato strategia, e continua a sbagliarla. Lo pensano i ministri di oggi e pure quelli di ieri. «Certo che conosco Savoini», sussurra Roberto Calderoli prima di infilarsi in Aula. «Se era un soldato della Lega? Non parlo. Una cosa è sicura: non sono mai stato in Russia». Va così.
E d’altra parte, tanti della vecchia e della nuova guardia parlamentare avevano suggerito al leader di guardarsi dai rampanti che lo circondavano a Palazzo Chigi: occhio ai Savoini, ai D’Amico, agli esperti di affari petroliferi con la chiave del potere leghista.
Frequentazioni, per dire, che avevano messo in allerta lo staff del Presidente del Consiglio. Ma Salvini niente, di “scaricare” pubblicamente chi lo sta trascinando nei pasticci non ha voglia. Conta l’indole, ma anche la logica brutale del “capo” che non volta le spalle ai suoi uomini, quella che l’ha spinto a portare Armando Siri al Viminale per incontrare i sindacati.
La situazione è quindi ancora molto fluida. Ma soprattutto c’è un problema di tempi.
Al voto quando? Gennaio o giugno 2020
La Stampa scrive oggi che due sarebbero le finestre utili per un eventuale voto anticipato: la prima a inizio 2020, magari accorpando in un election day le Regionali in Emilia Romagna che hanno come termine ultimo il 26 gennaio; la seconda a giugno, quando altre grandi regioni torneranno alle urne.
«Io vorrei andare avanti ma, data la situazione, non escludo più niente». Prefettura di Genova, ora di pranzo.
Intorno alla tavola imbandita si ritrovano Matteo Salvini con il sindaco Marco Bucci, il governatore della Liguria Giovanni Toti e autorità varie. Qualcuno domanda al vicepremier che previsioni politiche fa. E lui, messa da parte la spavalda sicurezza con cui ha sempre pubblicamente garantito sulla durata del governo, si lascia andare a una smorfia: «Non escludo più niente».
Fa chiaramente intendere ai presenti che la sua pazienza è arrivata al limite e (non si era mai sbilanciato così) le elezioni rappresentano una concreta possibilità .
D’altronde il fatto che tra leghisti e grillini giri cattivissimo sangue è testimoniato dagli insulti sovranisti ricevuti da Dino Giarrusso che celebrava l’elezione di Ursula Von der Leyen a presidente della Commissione Europea. E dalle convergenze tra PD e M5S sia sulla ministra di Angela Merkel che sui rubli alla Lega
A gente sospettosa come i leghisti, tutte queste coincidenze non possono sfuggire. «In caso di crisi, ci aspettiamo che il Movimento tenti di mettere in piedi un’altra maggioranza», ammette una fonte qualificata della Lega.
E aggiunge: «Non ci dimentichiamo che, un anno fa, erano pronti a fare un governo col Pd. Solo il no di Renzi li aveva fermati».
Figurarsi se non ci riproverebbero. Tanto più se dovesse passare definitivamente la riforma costituzionale grillina con il taglio dei parlamentari: per molti degli attuali deputati e senatori, tornare alle urne vorrebbe voler dire abbandonare per sempre lo scranno. Motivazione che potrebbe spingere tanti indecisi a sostenere una maggioranza di salute pubblica.
C’è chi pensa che la situazione porterebbe la Lega a una grandissima vittoria elettorale. Ma davvero Salvini andrà ad elezioni anticipate per prendersi la colpa della prossima manovra? E se era così vantaggioso muoversi, perchè ancora non lo ha fatto?
Perchè in realtà nemmeno a Salvini conviene spostarsi da questa situazione in cui ha un capro espiatorio per qualsiasi fallimento (i grillini).
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
GIA’ CINQUE ANNI FA, CON SAVOINI SUO PORTAVOCE, AUSPICAVA UN PRESTITO RUSSO SUL MODELLO LE PEN
«Non cerco regali, ma un prestito conveniente come quello concesso alla Le Pen lo accetterei volentieri». A parlare era l’allora eurodeputato leghista Matteo Salvini. L’anno era il 2014, il periodo in cui grazie all’operato dell’allora portavoce di Salvini Gianluca Savoini la Lega iniziava a stringere rapporti sempre più solidi con la Russia di Vladimir Putin e con il partito Russia Unita.
Salvini, eletto da poco meno di un anno Segretatario del Carroccio in Aula a Strasburgo aveva votato contro le sanzioni a Mosca per la crisi in Ucraina scatenata dall’annessione della Crimea alla Federazione Russa.
Una posizione che la Lega non più Nord mantiene ancora oggi, al punto di fare inserire il superamento delle sanzioni economiche verso Mosca anche all’interno del Contratto di Governo con il M5S.
C’è stato un periodo quindi in cui a Salvini i soldi di Mosca avrebbero fatto piuttosto comodo: «lo accetterei da chiunque mi offrisse condizioni migliori di, per esempio, Banca Intesa» (e guardacaso Banca Intesa è uno dei nomi che vengono fatti nella conversazione rivelata da BuzzFeed).
Un prestito come quello ricevuto da Marine Le Pen del Front National, che aveva incassato 9,4 milioni di euro (con un tasso di interesse al 6%) dalla First Czech Russian Bank, legata ad un oligarca russo vicino a Putin.
Certo, soldi che sarebbero finiti a bilancio della Lega, ma pur sempre soldi di provenienza straniera. Mica male per quello che già cinque anni fa aveva iniziato a soffiare sul fuoco del sovranismo italico. Non a caso il suo consulente per le cose russe era all’epoca proprio il suo portavoce, nonchè Presidente dell’Associazione Lombardia-Russia.
E Savoini nelle interviste dell’epoca spiegava che lo scopo della sua associazione era «far capire agli italiani che far entrare l’Ucraina, questa Ucraina, in Europa è sbagliato e dannoso per tutti noi». Meglio invece rinsaldare i rapporti con la Russia, con un occhio alla Crimea dove tra le altre cose — si legge in un documento pubblicato dal Foglio — la paga di un operaio specializzato è di 100 euro al mese. Insomma i sovranisti di casa nostra avevano un occhio di riguardo per il dumping salariale che favorisce sempre i fenomeni di delocalizzazione.
Qualche tempo prima, nell’ottobre 2014, Salvini aveva incontrato a Mosca proprio Vladimir Putin, si era fatto foto sulla Piazza Rossa con il cartello “Stop Invasione” e pubblicato post dove lodava l’efficienza russa come nemmeno il celebre Lambrenedetto XVI di YouTube; robe tipo «qui a Mosca non c’è un clandestino, non un lavavetri, non un campo Rom. E le ragazze possono prendere la metropolitana alle 2 di notte senza paura».
Certo, poi gli operai hanno stipendi da fame, i pensionati altro che arrivare a fine mese, non arrivano nemmeno a fine settimana, i giornalisti muoiono come mosche, ma vuoi mettere? Ci vorrebbe un Putin anche da noi, chiosava il leader leghista.
Chissà se nel frattempo ha imparato la lezione.
(da “NextQuotidiano“)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
L’ASSOCIAZIONE DI SAVOINI HA SEDE IN VIA BELLERIO, L’ORGANIGRAMMA E IL RUOLO DI D’AMICO, GLI OBIETTIVI COMUNI, I VIAGGI A MOSCA
«L’associazione Lombardia-Russia non ha nulla a che vedere con la Lega» così l’11 luglio la portavoce di Matteo Salvini liquidava il caso Moscopoli.
L’associazione è quella presieduta da Gianluca Savoini, già giornalista alla Padania ed ex portavoce di Matteo Salvini.
Savoini è l’uomo al centro della vicenda che secondo i leghisti non ha nulla a che fare con il partito. Eppure ci sono diversi elementi che lasciano pensare all’opposto.
Salvini non sapeva che l’associazione ha sede dove ha sede la Lega?
Uno su tutti la sede dell’Associazione Lombardia-Russia, nata nel 2014. Gli uffici di Savoini sono in via Colombi 18, che altro non è che l’ingresso secondario dello stabile di Via Bellerio 41, la storica sede della Lega Nord.
Anche l’organigramma dell’Associazione di Savoini è indicativo, oltre alla carica di Presidente Onorario per Alexey Komov, rappresentante del World Congress of Families in Russia (e abbiamo visto a Verona quanto forti siano i legami tra WCF e Lega) il responsabile sviluppo progetti è Claudio D’Amico.
D’Amico, attualmente assessore per la Lega a Sesto San Giovanni, è il “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale” del vicepremier Matteo Salvini.
Ed è la stessa persona che ha sollecitato l’invito per Savoini alla cena organizzata in onore del Presidente russo Vladimir Putin il 4 luglio scorso a Villa Madama.
Alla cena oltre a Salvini, Savoini e Putin erano presenti anche il premier Conte, il vicepremier Di Maio e altri importanti esponenti del governo gialloverde.
Salvini nel 2014 non sapeva che il suo più stretto collaboratore aveva fondato un’associazione?
Certo, Salvini non è che può sapere proprio tutto. Sa ad esempio che esiste un piano segreto per assassinarlo ma non sa che cosa faccia uno dei suoi più stretti collaboratori nè cosa faccia quello che era stato il suo portavoce, a che titolo venga invitato a Mosca (perchè il ministro sostiene che non è lui ad invitarlo), all’ambasciata russa in Italia oppure ad una cena di Stato in onore di quello che per la Lega dovrebbe essere il principale partner straniero. Curioso.
Eppure le linee d’azione di Savoini non sono certo cambiate da quel dicembre del 2014 quando Salvini sognava di poter ottenere un prestito da Mosca come la sua amica Marine Le Pen.
Anzi, l’audio pubblicato da BuzzFeed dimostra la coerenza di Savoini, ancora alla ricerca di soldi per la Lega, ancora interessato a stringere i rapporti con la Russia.
Sul sito di Lombardia Russia fanno bella mostra articoli come quello qui sopra dove si parla dell’associazione di Savoini come nata “sotto la benedizione di Matteo Salvini“. Savoini stesso viene descritto come colui che “ha sconfitto quanto ad influenza, leader come Roberto Maroni e Luca Zaia. Di sicuro c’è lo zampino di Savoini dietro dichiarazioni come quelle del leghista veneto Federico Caner (ora assessore alla programmazione dei fondi UE della giunta Zaia in Veneto) che nel 2014 diceva che la Crimea era come il Veneto. Altri articoli decantano l’importante ruolo dell’Associazione fondata dal “collaboratore più stretto del leader leghista”.
Salvini si è accorto che gli obiettivi dell’associazione di Savoini coincidono con la politica estera della Lega?
Poi magari vengono fuori documenti in cui Savoini spiegava come investire in Crimea aggirando le sanzioni, perchè tanto lì gli operai prendono poco più di 100 euro al mese. Chissà cosa ne pensano i lavoratori veneti che votano Lega.
Altro obiettivo di Savoini: togliere le sanzioni alla Russia. Un tema così caro a Salvini che è finito pure nel “contratto di governo”. Insomma sembra davvero incredibile che Salvini non sappia nulla di un’associazione che non solo condivide con la Lega alcuni uomini chiave, non solo ha sede dove ha sede il Carroccio ma il cui presidente ad esempio si prodiga ad organizzare (per conto dell’associazione) una conferenza stampa del ministro il 16 luglio presso la sede della Tass, l’agenzia di stampa russa.
E ancora, Savoini era presente (a che titolo?) all’incontro con il ministro degli Interni russo assieme a Salvini.
A giugno era a Villa Abamelek — residenza dell’Ambasciatore russo — assieme a Salvini per la festa della Giornata della Russia.
A maggio del 2018 invece aveva partecipato al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo insieme all’onorevole Paolo Grimoldi, parlamentare della Lega e segretario nazionale della Lega Lombarda. Tutto alla luce del sole, twittato e postato su Facebook senza che nessuno nella Lega rivelasse un accenno di imbarazzo.
Fino ad oggi nessuno ha mai messo in dubbio il fatto che la politica estera di Salvini e della Lega per quanto riguarda la Russia fosse allineata su quella di Savoini e della sua associazione.
In questi giorni invece Salvini sembra essere colto da strane amnesie selettive. Come mai?
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
MA TRA LE TRUPPE CAMMELLATE DI TWITTER SI FA STRADA IL DISSENSO : “BASTA SUPERCAZZOLE”
Il metodo è antico quanto il cucco: quando si è in difficoltà , quando si perdono i pezzi o si rischiano di perdere, allora si blatera sull’accerchiamento esterno e il nemico alle porte per serrare le traballanti fila interne.
Anche se fa il bulletto istituzionale, evita di rispondere ai giornalisti e scappa dall’aula, Matteo ‘cuor di leone’ Salvini sa benissimo che la registrazione di Savoini è un grande problema perchè – al di là di ciò che pensano molti beoti del web – è del tutto evidente che credibilità internazionale di uno che ha uno strettissimo collaboratore che fa la questua ai russi è sotto zero.
Senza contare le complicazioni: chi ha fatto uscire l’audio e perchè. Se Putin sarà ancora suo alleato o preferite evitare. Idem per Trump che Capitan Nutella da bravo vassallo (sovranista si fa per dire…) era andato ad omaggiare
Così Capitan Nutella si è affidato a twitter: “ “Possono insultarci e minacciarci, ma se voi ci siete io ci sono e vado avanti come un treno”. E poi una foto tutta retorica e muscoli: “Se vuoi ci siete io ci sono”.
Ma stavolta si affaccia il dissenso:
– Eiii morisi ma non sai twittare altro? Sempre la solita tiritera? Dai un po’ di fantasia, e che diamine! Sveglia
– Io mi siedo in riva al fiume, ti aspetto
– Un vigoroso belato da stadio si leva dai social
– Sono i 49 a non esserci più…
– Il tuo cervello ti minaccia
– Io spero in un frontale con Regina Coeli
– Matteo però ogni tanto evita di raccontare le tue supercazzole.
– Interfacciati ogni tanto con la Digos che ha smentito il tuo “immaginario” attentato. Non fare la vittima per sviare l’attenzione dalla #Russia #legarublona
(da Globalist)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
LA SOLIDARIETA’ DEGLI ITALIANI E’ SUPERIORE ALL’ODIO RAZZISTA
Rayane, il bambino che ha portato via i propri libri durante lo sgombero di Primavalle a Roma, potrà continuare a studiare grazie ai libri che è riuscito a salvare e anche grazie a quelli che riceverà dalla Fondazione Luigi Einaudi.
L’ente ha comunicato la decisione di aiutare il piccolo studente su Twitter: “La Fondazione Luigi Einaudi ha deciso di regalargliene altri 10, che potranno seguire il suo percorso di studi. Le autorità ci facciano sapere come e dove possiamo recapitarli”.
Le buone notizie per Rayane non finiscono qui. Un cittadino anonimo ha contattato la Fondazione Einaudi comunicando di voler sostenere personalmente le spese di scuola o del convitto allo studente: “Metto a disposizione personalmente la retta di un anno della scuola o del convitto che potesse frequentare per studiare, a condizione unica del mio totale anonimato. Ritenetemi a disposizione”.
(da agenzie)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
INCREDIBILE: PARTECIPA A UNA RIUNIONE DEI MINISTRI DEGLI INTERNI EUROPEI, QUELLI DOVE AVEVA DATO BUCA SEI VOLTE SU SETTE
Matteo Salvini è arrivato a Helsinki per partecipare alla riunione informale dei ministri dell’Interno dell’Unione europea, in programma domani.
“Oggi e domani sarò a Helsinki, in Finlandia, per incontrare i ministri degli Affari Interni dell’Unione Europea. Sarà un’occasione per parlare con gli altri colleghi di immigrazione, sicurezza, terrorismo e non solo”, aveva scritto il vicepremier leghista su Twitter un paio d’ore fa.
Stando al programma ufficiale, stasera Salvini ha in agenda un bilaterale con l’omologo maltese, Michael Farrugia.
Al termine dei lavori dei 28, domani, prima di fare rientro in Italia ha in programma una conferenza stampa nel pomeriggio. Per “festeggiare” l’evento su Twitter il suo staff ha pubblicato persino una videoanimazione, a testimonianza del fatto che una presenza di Salvini ai vertici UE è qualcosa di cui dare notizia, un po’ come l’uomo che morde il cane.
Il 7 giugno scorso ad esempio in Lussemburgo il ministro dell’Interno non poteva proprio andare: siccome la domenica successiva si sarebbe andato al voto per i ballottaggi il titolare del Viminale era impegnato nel suo tour elettorale in comuni importanti e strategici per le sorti del Paese come Paderno Dugnano, Novate Milanese o Romano di Lombardia.
Il nostro impegnatissimo ministro dell’Interno non era andato nemmeno ai vertici del 7 marzo e del 7 febbraio perchè era impegnato a parlare di Europa e di migranti in qualche comizio.
Anche al vertice del 6 dicembre 2018 Salvini preferì non andare.
Oggi però che lo reclamano in Parlamento per spiegare la storia dei rubli alla Lega diventa importante presenziare persino a una riunione informale a Helsinki.
Che poi da lì a Mosca quanto sarà ? Un paio d’ore con l’aerostop?
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 17th, 2019 Riccardo Fucile
I DOCUMENTI TRASFERITI IN UN DEPOSITO, MA NON HA PAGATO NEANCHE L’AUTOTRASPORTATORE CHE HA FATTO IL TRASLOCO
Fa un passo avanti e si estende ad altri protagonisti del meeting dello scorso ottobre all’Hotel Metropol di Mosca, l’inchiesta della Procura di Milano con al centro la trattativa italo-russa sulla presunta compravendita di tre milioni di tonnellate di petrolio che avrebbe dovuto, questa è l’ipotesi, fare arrivare alla Lega 65 milioni di dollari.
Oggi infatti la Guardia di finanza, su delega dei pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta e del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, hanno perquisito gli altri due italiani che oltre a Gian Luca Savoini, il presidente dell’associazione Lombardia-Russia che risponde di corruzione internazionale, erano presenti al meeting nell’albergo di lusso moscovita.
La guardia di finanza di Milano, su delega della procura, ha effettuato una perquisizioni a casa dell’avvocato Gianluca Meranda, il legale romano che ha ricevuto contestualmente un avviso di garanzia, ed è quindi indagato, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione internazionale sul caso dei presunti fondi russi alla Lega. Alla perquisizione ha preso parte il pm milanese Gaetano Ruta e un esponente dell’ordine degli avvocati di Roma.
Meranda non pagava da otto mesi l’affitto dello studio legale. Per questo era stato sfrattato e costretto a portare tutti i suoi documenti fuori dall’ufficio. Questa mattina quando gli uomini della guardia di finanza assieme al pm Gaetano Ruta si sono presentati a Roma nella sede della Sqlaw, fondata dall’avvocato cosentino, per perquisirla non hanno trovato il materiale e sono stati costretti a rintracciare il deposito dove lo aveva trasferito. Gli scatoloni sono poi stati trovati all’interno di un furgone in un’autorimessa e lì quindi sono stati acquisiti. Stando a fonti investigative Meranda non aveva pagato neanche l’autotrasportare che aveva fatto il trasloco per conto suo. Il pm e gli uomini delle fiamme gialle si sono poi spostati nell’appartamento romano di Meranda per recapitargli l’avviso di garanzia e continuare la perquisizione.
Nel pomeriggio, inoltre, i finanzieri di Livorno hanno fatto visita a Francesco Vannucci nella sua villetta a Suvereto, un paese dell’alta Maremma, dove l’ex banchiere 62enne vive con l’anziana madre.
E’ stato lui, ieri, a contattare l’ANSA dicendo di essere il terzo uomo italiano presente all’incontro al Metropol “in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l’avvocato Gianluca Meranda”. Incontro che, a suo dire, avrebbe avuto uno scopo “prettamente professionale” e che “si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale. Non ci sono state situazioni diverse rispetto a quelle previste dalle normative che disciplinano i rapporti di affari”.
La perquisizione nella sua abitazione è cominciata a metà pomeriggio. Dopo circa un’ora di attività all’interno della casa, i militari sono usciti all’esterno ispezionando anche il giardino, le cantine, le auto e un casotto in legno degli attrezzi posto ai margini della proprietà . Vannucci – al momento le voci sul fatto che sia stato indagato non hanno trovato conferma – ha accompagnato i militari in tutti i momenti del sopralluogo interloquendo con le loro richieste di chiarimento.
Per alcuni istanti è uscita all’esterno anche l’anziana madre che ha accompagnato una investigatrice delle Fiamme Gialle, per un sopralluogo in una rimessa della casa accessibile dall’esterno. Visionati anche i bidoni della raccolta differenziata posti sul patio della casa. Poi dopo circa una ventina di minuti, i finanzieri sono tornati dentro l’abitazione.
Mentre quindi l’indagine va avanti, approfondimenti sulla vicenda sono stati chiesti oggi dal Copasir al direttore dell’Aise, l’Agenzia per la sicurezza esterna, Luciano Carta, convocato per una audizione programmata sulla situazione libica
Ma dopo la pubblicazione da parte di BuzzFeed dell’audio della riunione all’hotel Metropol di Mosca del 18 ottobre, ha spinto i commissari a chiedere chiarimenti sulla vicenda.
(da “Huffingtonpost”)
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