Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
SOVRANISTI IN LUTTO: NON ERA UN AFRICANO, MA UN CRIMINALE ARIANO, BIONDO E MECHATO… DA DOMANI A QUESTI INFAMI DEL CARABINIERE EROE NON GLIENE FREGHERA’ PIU’ UN CAZZO
Uno dei due cittadini americani fermati oggi per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ha ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l’autore materiale dell’accoltellamento.
Si tratta della persona con i capelli mesciati apparso in una foto e ripreso da alcune telecamere.
E’ arrivata in tarda serata la svolta nelle indagini per la morte di Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere di 35 anni di Somma Vesuviana (Napoli) ucciso nella notte tra giovedì e venerdì con otto coltellate in via Pietro Cossa, in zona Prati.
Erano stati fermati due universitari americani, in un albergo poco distante dal luogo dell’aggressione. Interrogati delle pm Nunzia D’Elia e Sabina Calabretta per diverse ore poi la confessione. I due ventenni sarebbero stati incastrati dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza e da alcune testimonianze
(da “il Corriere della Sera“)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
UNA SETTIMANA DA SERVI: CONTINUI SI’ A SALVINI: TAV, FONDI RUSSI ALLA LEGA, DECRETO SICUREZZA BIS, LA NAVE GREGORETTI
Questa volta non è Carola. Non è una nave Ong “dei centri sociali”, come l’avrebbe chiamata Matteo
Salvini. Stavolta è diverso. È lo Stato che vuole approdare a Lampedusa. Centotrentacinque migranti soccorsi a largo delle nostre coste si trovano sulla nave Gregoretti della Guardia Costiera, e la Guardia Costiera dipende dal ministero dei Trasporti.
Quindi da Danilo Toninelli che insieme al titolare del Viminale ha bloccato lo sbarco. I porti restano chiusi e i migranti a bordo, nonostante il numero uno del Mit avrebbe potuto fare la voce grossa con il vicepremier leghista e far pesare un suo intervento per favorire l’arrivo a terra dei migranti.
Niente di tutto questo. Toninelli ha scelto di assecondare il capo della Lega. È l’apice di una settimana in cui la parola “rimpasto” ha svettato su tutte le altre e il predestinato alla perdita della poltrona è stato proprio Toninelli.
Il paradosso è che colui il quale sembrava dovesse essere la vittima del rimpasto con la nuova vicenda della nave si rafforza. O almeno ci spera. Ovvero: assecondare Salvini per restare al suo posto.
Ma l’episodio di oggi è anche l’apice di una settimana in cui tutte le mosse del Movimento 5 Stelle sono state improntate al non disturbare il manovratore in camicia verde.
E quello sui migranti è l’ennesimo strappo, l’ennesimo allontanamento dei grillini dalla loro base. Allontanamento che porta il marchio di Tav e Decreto sicurezza bis. Per non parlare del caso sui presunti fondi russi destinati alla Lega e dell’informativa fornita dal premier Conte senza che in Aula fosse presente il diretto interessato.
Il tema dell’immigrazione è sempre stato un elemento divisivo all’interno del mondo pentastellato. Con una parte del Movimento, guidata da Roberto Fico, pronta a osteggiare la forza di Salvini. Fino a qualche settimana fa qualche sussulto c’è stato, come lo scontro tra il Viminale e il ministero della Difesa, ma oggi lo schema è un altro.
Il primo a parlare è il titolare del Viminale: “Non darò nessun permesso allo sbarco finchè dall’Europa non arriverà l’impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave. Vediamo se alle parole seguiranno dei fatti. Io non mollo”.
Dopo un paio d’ore di silenzio il ministero dei Trasporti si allinea all’alleato: “Anche sulla assegnazione del Pos, che fa capo al Viminale, si sta lavorando in perfetto coordinamento con Ministero dell’Interno, nell’auspicio che si arrivi a una rapida soluzione grazie alla pronta risposta in termini di ricollocazione da parte dell’Unione europea”.
Toninelli asseconda Salvini, si appiattisce.
È l’ennesima ritirata pentastellata di fronte alla politica del leader della Lega che sulla materia dei migranti non vuole interferenze, non accetta condizionamenti e si gioca tutta la sua immagine.
Se lo faceva prima del caso Moscopoli, lo fa adesso ancora di più, in una situazione che per lui è di particolare difficoltà .
Ma nonostante le difficoltà legate al Russiagate, Salvini in questa settimana ha incassato parecchio. Intanto il sì del premier Giuseppe Conte alla Tav pronunciato in diretta Facebook mandando in tilt non solo i gruppi parlamentari M5s ma soprattutto la base grillina. Base, in particolare quella piemontese, che oggi disconosce il Movimento e si prepara a scendere in piazza domani per la marcia fino al cantiere di Chiomonte.
In questo contesto pesa anche il via libera della Camera al decreto Sicurezza bis. E per capire quanto la Lega stia lacerando il Movimento basti pensare che diciassette deputati M5s non hanno votato il provvedimento bandiera di Salvini e il presidente della Camera Roberto Fico ha lasciato l’Aula ribellandosi nei fatti alle decisioni dei vertici grillini, che sempre più fanno da sponda alla Lega.
Il Partito democratico, sulla vicenda della nave Gregoretti, va a testa bassa contro il ministro dei Trasporti: “Con il veto all’attracco della nave Gregoretti, la Guardia costiera è stata di fatto commissariata da Salvini. E Toninelli dove sta? Il ministro dei Trasporti assiste silente e timoroso allo scippo delle sue competenze da parte del capo della Lega”, scrive Andrea Romano.
Anche Lia Quartapelle, la capogruppo Pd in commissione Esteri alla Camera, chiede a Toninelli di “dimostrare di esistere”. In questo frangente però il mood dei vertici M5s è quello di tenere in piedi il governo e per farlo è necessario non dar troppo fastidio a Salvini.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI CREA INTORNO A NOI L’IMMAGINE DEL NEMICO PUBBLICO”
Le navette a Venaus arrivano ogni cinque, dieci minuti portando attivisti No-Tav, famiglie, ragazzi e bambini. In migliaia si preparano a trascorrere la notte in campeggio.
Da qui, sabato alle 13.30, avrà inizio la marcia verso il cantiere di Chiomonte.
Dana Lauriola, 37 anni, educatrice, leader del Movimento No Tav, sta organizzando ogni aspetto: “Rispondiamo con il sorriso a chi, come Matteo Salvini ma in precedenza anche altri, ha militarizzato questo territorio. Noi possiamo marciare a testa alta, i 5Stelle no. Loro sono solo una farsa, ci siamo sbagliati”.
Lauriola, l’attenzione è alta attorno alla manifestazione di domani. Ci saranno 500 uomini delle Forze dell’Ordine e in campo ci sono anche i servizi segreti. Cosa c’è da aspettarsi?
“Il Viminale ci minaccia, ma noi non siamo preoccupati. Siamo in migliaia ad essere sotto processo. Come sempre si cerca di creare attorno a noi un’immagine di nemico pubblico. Noi siamo una popolazione di questo Paese che da anni si batte per difendere questo territorio, siamo di tante estrazioni sociali e la finalità di questo festival è far vedere cosa siamo noi, una popolazione pacifica”.
Però si temono scontri e attentati al cantiere.
“Sarà solo una manifestazione pacifica. Il sentore che abbiamo è di una giornata molto sentita e partecipata. Lo sarebbe stata comunque ma ancor di più dopo la decisione del governo di riprendere i lavori della Tav. Questura e ministero dell’Interno stanno facendo un lavoro maccheronico. Loro hanno data via a questo allarme pubblico ma noi non stiamo facendo nulla di diverso rispetto a quello che facciamo di solito”.
Lo scorso week end però è stato appiccato un fuoco nei pressi del cantiere.
“Era un semplice falò, che non ha causato danni. Era solo una manifestazione simbolica. Se qualcuno al Viminale è preoccupato non può che farci piacere perchè in questo momento non sentiamo di dover rispondere a chi militarizza questo territorio. Con il sorriso replichiamo a tutto questo rumore di fondo. Con la gente di sempre e con le nuove persone che hanno deciso di unirsi a noi”.
Ecco, siamo arrivato al punto politico. Anche il Movimento 5 Stelle si era unito a voi nella lotta. Si è speso in campagna elettorale. Vi sentite traditi?
“Avevano detto che con loro al governo la Tav non si sarebbe realizzata e che avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno. Adesso abbiamo il premier Conte che dice che l’opera si farà e il Movimento 5 Stelle che presenta un atto parlamentare che sarà bocciato. È una farsa. Sono bugiardi”.
Voi li avete votati? Li avete sostenuti?
“Guardi, abbiamo visto tanti partiti passare, venire qui e fare promesse sperando di raccogliere voti. Saremmo stati contenti se qualcuno avesse sancito il fatto che noi abbiamo ragione e l’analisi costi benefici lo ha detto chiaramente”.
Nonostante l’analisi costi benefici e i proclami del Movimento 5 Stelle l’opera si farà . Avete sentito i parlamentari del Movimento 5 Stelle nelle ultime ore?
“Al nostro interno abbiamo tantissime persone che sono state attiviste 5Stelle, che si sono spese in campagna elettorale, adesso sono rimaste deluse. Il Movimento non ha determinato un cambiamento. Di sicuro hanno deciso di rinunciare a uno dei loro capisaldi. Molta gente ci crede, si è informata, ha studiato conosce noi e per loro è impensabile e tutto ciò ha dell’incredibile ma è un problema del Movimento 5 Stelle. Noi andiamo sempre a testa alta, loro adesso dovrebbero prendere delle decisioni conseguenziali e coerenti”.
I parlamentari piemontesi dovrebbero dimettersi?
“Non sta a me dirlo. Ho detto però che dovrebbero comportarsi di conseguenza”.
Anche l’amministrazione M5s di Torino dovrebbe fare un passo indietro? Anche loro hanno fatto una campagna No Tav.
“La Appendino non aveva dei poteri, chi amministra non ha poteri. I poteri li ha il governo, i 5Stelle. Noi dal giorno dopo gli abbiamo detto ciò che dovevano fare e non l’hanno fatto, dovevano andare in Francia e dare valore alla nostra battaglia. Penso che il loro comportamento si commenti da solo. Ci avevano detto che avrebbero bloccato non che avrebbero portato il discorso in Parlamento. È una farsa”.
Avete perso ogni sponda politica.
“E chi l’ha mai avuta. Noi non ci siamo mai sposati con nessuno e continuiamo per la nostra strada. Si era capito quando il Movimento 5 Stelle si è alleato con la Lega che non c’era questa determinazione. Si è capito nel momento in cui loro avrebbero potuto imporre delle decisioni invece se le sono fatte imporre. Pensavamo che con il Movimento 5 Stelle qualcuno ci chiedesse scusa per ciò che ci hanno fatto in questi anni di processi e intimidazioni. E invece ci sbagliavamo”.
Cosa farete dopo la manifestazione di sabato? Quali saranno i prossimi appuntamenti?
“Non ci siamo mai fermati da trent’anni a questa parte, continueremo organizzare momenti di incontro all’interno di questa Valle. Guardiamo al futuro e mano a mano capiremo cosa è più efficace mettere in campo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
IN USCITA SOGGETTI CON TITOLI DI STUDIO ALTI… ALL’ISTRUZIONE E RICERCA L’ITALIA DESTINA SOLO IL 4,1% DEL PIL, CONTRO UNA MEDIA UE DEL 4,9%, CON PUNTE DEL 5,5% IN FRANCIA E DEL 5,7% IN INGHILTERRA
Gli italiani giovani e qualificati continuano a lasciare il nostro Paese. A loro si potrebbe applicare
tranquillamente il mantra salviniano “prima gli italiani”, con una piccola aggiunta – e cioè “ad andarsene dall’Italia”.
Peccato che di questo argomento si parli poco e non si spieghi che è in corso una dinamica di sostituzione che avrà effetti di lungo periodo sulla nostra Repubblica (che è fatta di Istituzioni, società ed economia) tra immigrati a bassa qualificazione ed emigrati ad alta qualificazione.
Impedire l’arrivo dei primi non è infatti accompagnato da un analogo impegno a mantenere in Patria i secondi o ad attirarne altri di livello analogo.
Nella infinità di dati disponibili, che spesso servono solo a creare confusione, Giovanni Barbieri ha selettivamente richiamato la mia attenzione sui seguenti.
Secondo un rapporto del Centre for European Political Studies (Ceps), la dinamica migratoria italiana tra il 2007 e il 2017 ha visto un flusso in ingresso di 594.000 unità con titoli di studio basso (354.000) e medio (240.000), e un deflusso verso l’estero di 133.000 italiani con titolo di studio corrispondente alla laurea o di livello superiore. Questo significa che la dinamica migratoria italiana è caratterizzata da un flusso in uscita di individui con titoli di studio alti (laurea e post-laurea, livelli ISCED 5-8) che non è per nulla compensato dai flussi in ingresso, caratterizzati dalla predominanza di immigrazione con titoli di studio medio-bassi, determinando di fatto un ‘drenaggio di cervelli’ verso l’estero.
Per dare un’idea dell’enormità di questi numeri, si pensi che la Gran Bretagna, sullo stesso arco temporale di 10 anni, ha beneficiato di un saldo netto positivo di immigrati con alto titolo di studio pari a circa 830000 unità , un numero che non è eguagliato dalla somma dei valori di immigrati con titoli di studio medi (436000) e bassi (208000).
Tra il 2007 e il 2017, il numero di espatriati italiani con alto titolo di studio ha visto un incremento di circa il 15%, attestandosi al 33% circa del totale degli espatri.
Questo dato contrasta con quello relativo alla percentuale di cittadini italiani residenti dotati di un titolo di studio di livello alto sul totale della popolazione, che si attesta a circa il 18% del totale.
Questo dato è ancora più significativo se si considera che l’Italia è il paese Ocse, penultimo in classifica, con la media più bassa di laureati totali, ma con la media più alta di laureati in materie umanistiche (30%).
Il 2017 non ha segnato un mutamento nel trend. Secondo l’Istat, infatti, il numero di laureati italiani che ha lasciato il paese è stato di circa 25000 con un incremento del 4% rispetto al 2016.
In definitiva, l’effetto di una simile dinamica è che gli individui con alto livello di istruzione che lasciano l’Italia sono molto più numerosi rispetto alla popolazione con equivalente titolo di studio che rimane all’interno dei confini nazionali.
Questo ha chiaramente delle serie ripercussioni anche sulla capacità del sistema economico nel suo complesso di diffondere l’innovazione, che solo un nucleo di imprese forti e competitive riesce a tenere.
Una mobilità di questo tipo può essere spiegata non solo a partire dalla limitata attrattività del mercato del lavoro interno per gli Italiani con un alto livello di istruzione, ma anche con la libertà di circolazione garantita positivamente dai Trattati europei e quindi con la ‘condivisione’ dei cervelli.
Ci si è chiesto perchè europei qualificati di Paesi meno sviluppati dell’Itala non vengono nel nostro Paese? Non certo perchè è “brutto”, ma forse perchè è troppo burocratico”?
Inoltre bisogna rilevare che l’Italia non ha adottato alcuna specifica politica di attrazione delle competenze, se non per quei pochi casi, isolati e disorganici, di schemi di agevolazione fiscale per il rientro dei cervelli.
Inoltre, gli investimenti in Istruzione e Ricerca rimangono ancora a livelli insoddisfacenti. Così come grandi rimangono le difficoltà dei ricercatori nell’avere posizioni compatibili in due diversi Paesi europei.
Infine un’economia avanzata, come quella Italiana realizza investimenti pubblici in istruzione pari al 4,1% del Pil su una media Ue del 4,9% (dati 2015).
Un divario enorme, se si considera che gli stessi valori per la Germania, la Francia, e l’Inghilterra sono rispettivamente del 4,5%, 5,5% e 5,7%. In termini di valori assoluti sono decine di miliardi di euro di differenza da ciascuno dei paesi citati.
Il problema diventa ancora più grave per il Mezzogiorno che continua a esportare giovani qualificati. Eppure il sistema dell’Istruzione Italiana costituisce ancora un’eccellenza, altrimenti il flusso migratorio dei giovani qualificati cesserebbe.
Una tra le priorità di chi governa il paese dovrebbe essere perciò quella di intervenire in maniera decisa sulle cause che spingono questi giovani a emigrare arginando così il doppio problema della perdita di capitale umano e anche di investimento pubblico, dal momento che la formazione di queste competenze è sopportata, nella maggioranza dei casi, dalla finanza pubblica e quindi dalle tasse degli italiani.
L’implementazione di politiche orientate in tal senso, unitamente al rilancio degli investimenti in infrastrutture sarebbe il volano per un rinnovato percorso di sviluppo ed evoluzione dell’economia italiana nel contesto europeo.
Nel XXI secolo le barriere sovraniste non potranno fermare il progresso tecnoscientifico, ma solo quello sociale e civile perchè senza più istruzione e conoscenza prevarrà solo il rancore verso chi è più istruito, più innovativo, più intraprendente.
Alberto Quadrio Curzio
Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
L’ARTICOLO SU BILD DIMOSTRA CHE NON C’E’ PIU’ STIMA PER L’ITALIA GRAZIE AL GOVERNO RAZZISTA
Secondo la stampa tedesca, il decreto sicurezza-bis altro non è che una legge anti-Carola Rackete
La Bild ha utilizzato questa espressione per descrivere il provvedimento
Abituata alle leggi ad personam in Italia, la stampa tedesca — in modo particolare la Bild — descrive il decreto sicurezza-bis proposto da Matteo Salvini e approvato ieri in prima lettura alla Camera dei Deputati come una sorta di legge anti-Carola Rackete, la capitana della Sea Watch che ha salvato una cinquantina di migranti dal naufragio ed è entrata con la sua nave nel porto di Lampedusa, nonostante il divieto impostole dalle autorità e dal governo italiano.
La Bild parla di legge anti-Carola Rackete per puntare su una vicenda che, essendo diventata famosa a livello internazionale, è ben conosciuta in Germania.
Ovviamente, si tratta di una semplificazione di stampa, ma da questo titolo — ribadito più volte anche all’interno dell’articolo — si capisce benissimo quale sia il clima che si respira all’estero quando si parla del nostro Paese e la stima che la stampa straniera nutra nei confronti del governo italiano.
La Bild descrive anche l’iter del decreto sicurezza-bis, affermando che sarà necessario il passaggio al Senato per la sua approvazione definitiva. Tuttavia, visto l’esito della votazione alla Camera, il quotidiano tedesco afferma che l’approvazione altro non sarà che una formalità . Insomma, a quanto pare, il decreto sicurezza-bis, oltre le Alpi, diventerà famoso come la «legge anti-Carola Rackete».
(da agenzie)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
DESTINERA’ 10.000 EURO DELLA RACCOLTA FONDI ALL’EQUIPAGGIO DEL PESCHERECCIO DI SCIACCA CHE HA SALVATO 50 MIGRANTI ALLA DERIVA
Mediterranea destinerà 10mila euro della raccolta fondi come contributo di solidarietà
all’equipaggio del peschereccio Accursio Giarratano che ha salvato 50 migranti a bordo di un gommone in difficoltà nel Mediterraneo centrale.
Il comandante, l’equipaggio e l’armatore del peschereccio Accursio Giarratano si sono assunti questa responsabilità rischiando le loro vite e sacrificando il loro lavoro ed il loro reddito.
Per questo noi di Mediterranea abbiamo deciso di destinare una parte della nostra raccolta fondi come contributo di solidarietà . Lo facciamo perchè chi sostiene Mediterranea sostiene in primo luogo un’idea di umanità e che oggi quell’idea ha navigato su quel peschereccio, dalla parte giusta della Storia.
“Non li avremmo mai lasciati alla deriva, torneremo a casa dalle nostre famiglie dopo che avremo conosciuto la loro sorte”, ha detto in serata il comandante Carlo Giarratano. La nave porta il nome del figlio, scomparso a 15 anni “lo facciamo anche per lui”, dice Carlo.
Sappiamo quanto sia difficile oggi assumersi la responsabilità di non rimanere indifferenti. Non voltarsi dall’altra parte mentre naufraga la nostra umanità . Ci sono leggi antiche che regolano la convivenza degli uomini e delle donne da prima che esistessero gli Stati, sono leggi che appartengono alla storia delle millenarie civiltà nate sulle sponde del mar Mediterraneo che ogni uomo o donna che naviga conosce. Nel mare le persone sono tutti uguali, non importa il colore della pelle, la nazionalità o la fede. In mare se qualcuno è in pericolo si salva perchè è giusto così.
Oggi più che mai chi cerca di difendere questi principi che sono fondamenta della civiltà giuridica europea lo fa a suo rischio e pericolo assumendosi da solo la responsabilità di difendere in primo luogo la nostra umanità . Le persone che ci hanno sostenuto economicamente lo hanno fatto per contribuire a salvare vite umane, e, anche se noi con due navi sequestrate e migliaia di euro di multe attraversiamo un momento di difficoltà economica, vogliamo riconoscere pubblicamente e concretamente l’impegno di chi in mare ogni giorno compie il suo dovere riconoscendo che ci sono valori che non si possono cancellare per decreto.
Grazie Carlo, grazie al suo equipaggio, grazie alla gente di mare.
Navighiamo nello stesso mare, quello dell’umanità .
Mediterranea Saving Humans
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
80 SOPRAVVISSUTI RIPORTATI NEL CAMPO DI DETENZIONI DI TAJURA, COSI PAGANO DUE VOLTE
I sacchi di plastica nera contenente i cadaveri dei circa 150 migranti annegati ieri all’alba sono visibili sulla strada lungo il mare.
Con i ritmi lenti del venerdì di festa le ambulanze ogni due o tre ore passano a raccoglierli. Al porto di Khoms incontriamo un centinaio di giovani sopravvissuti. Sono per lo più eritrei e sudanesi. Ieri all’alba hanno nuotato oltre sette chilometri per raggiungere la costa. Ora hanno paura, dicono di essere minacciati dalle milizie locali.
Un’ottantina è già stata trasferita nel campo di detenzione migranti a Tajura, nelle periferie orientali di Tripoli.
Ma qui lo scorso 3 luglio l’aviazione di Khalifa Haftar ha bombardato il campo causando la morte di almeno 53 migranti. Sono loro tra le vittime più deboli della guerra a bassa intensità tra Cirenaica e Tripolitania che dai primi di aprile devasta il Paese (vedi il video da Tajura). «Non sappiamo dove ci metteranno. Nessuno ci protegge», ci dicono all’ombra di una pensilina presso il molo delle motovedette della polizia di Khoms.
Ma in effetti la novità delle ultime ore sembra sia che le autorità della Tripolitania rifiutano di accogliere i nuovi migranti nei campi ufficiali.
Così anche gli ultimi arrivati qui a Khoms potrebbero essere lasciati liberi. E ciò comporta comunque il rischio di essere ripresi dai trafficanti.
(da “il Corriere della Sera”)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
MARIO CERCIELLO REGA ERA UN RAGAZZO D’ORO CHE AIUTAVA MALATI E CLOCHARD… UNO DEI TANTI RAGAZZI DEL SUD CHE SONO COSTRETTI A LASCIARLO PER LAVORARE
Mario era un uomo dal cuore d’oro. Sembra che tutti si siano messi d’accordo nel pronunciare
questa frase all’unisono, anche persone che non si conoscono tra loro. Lo ripetono come un mantra i suoi colleghi piegati dal dolore, il suo comandante, la moglie “che viveva per lui”, gli amici di una vita, i negozianti di Campo de’ Fiori, dove abitava.
Nessuno si capacita che dalla scorsa notte Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma, non ci sia più.
L’ex vicebrigadiere aveva trentacinque anni, era originario di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, e aveva perso il padre, morto circa 10 anni fa.
Da quel momento è stato Mario a occuparsi della famiglia, iniziando a lavorare e curando l’orto di casa. E ora la madre Silvia, casalinga, il fratello di 31 anni e la sorella di 19 lo piangono.
Dopo essersi preso la responsabilità della madre e dei fratelli, Mario aveva deciso di costruirsi una propria famiglia.
Si era sposato da poco più di un mese, il 19 giugno scorso. Gli amici più stretti erano partiti con lui a festeggiare l’addio al celibato. Poi le nozze, le foto sui social mentre lui e la moglie Rosa Maria sorridono e mostrano fieri al fede nuziale al dito.
Il viaggio in Madagascar e il ritorno per festeggiare il suo compleanno in Italia. Era tornato dal viaggio di nozze lunedì scorso, non aveva ancora nemmeno disfatto i bagagli. “Eravamo tutti insieme a festeggiare poco più di un mese fa il suo matrimonio – racconta Raffaele – e oggi siamo qui a piangerlo. Amava il suo lavoro, amava l’Arma, e credeva in Dio”.
La bontà di Mario è testimoniata dal suo impegno nel lavoro, come ricorda anche Sandro Ottaviani, il comandante della stazione di Piazza Farnese: “Mario era un ragazzo d’oro, non si è mai risparmiato nel lavoro. Era un punto di riferimento per l’intero quartiere dove ha sempre aiutato tutti”.
Ma oltre al lavoro, il militare era impegnato nel volontariato: era barelliere per l’Ordine di Malta, accompagnava anche i malati a Lourdes e a Loreto. Il martedì sera invece si dedicava ai senza fissa dimora che vivono nei pressi della Stazione Termini. È a loro che, dopo aver dismesso i panni da carabiniere, portava da mangiare. Donava i suoi abiti a chi ne aveva bisogno e se vedeva qualcuno in difficoltà lo aiutava, senza dirlo a nessuno.
Mario era l’eroe del quotidiano che viveva per aiutare il prossimo, come fece anche cinque anni fa. Mentre faceva il turno di notte nella sua caserma di Piazza Farnese, arrivò una chiamata. Era una mamma vedova che abitava a pochi passi da lì. La sua bambina aveva 40 di febbre e lei non sapeva come portarla in ospedale. Mario si offrì di accompagnarle al Bambino Gesù e aspettò fino alla mattina. La donna scrisse al comando dei carabinieri elogiando quel gesto, e questo valse a Mario un encomio.
Per salutare Mario, alla camera mortuaria dell’ospedale Santo Spirito sono arrivati in tanti da Napoli: sono partiti alle 4:30 di stamani per dare l’ultimo saluto all’amico di una vita. Raccontano che tornava spesso a Napoli, città della sua squadra del cuore, per cui tifava, ma anche di tanti suoi amici che andava quando possibile a trovare. Ma il suo cuore era a Somma Vesuviana, suo paese natale, dove sognava di costruire una casa per stare più vicino alla madre, cui era legatissimo, e alla sua famiglia.
A Somma Vesuviana l’intera comunità è scossa. Salvatore Di Sarno, primo cittadino del comune campano, aveva incontrato Mario solo un mese fa, proprio in occasione del matrimonio: “Un giorno di gioia immensa, per lui e per noi tutti. E ora questa tragedia assurda”. Nella cittadina i parenti del militare si chiudono nel silenzio.
E proprio a Somma Mario progettava di costruire una casa per la sua famiglia dove sognava di poter crescere i proprio figli con la moglie Rosa Maria. La vedova, straziata dal dolore nella camera mortuaria del Santo Spirito di Roma, non trattiene la disperazione e, con una foto del matrimonio in mano, urla: “Me lo hanno ammazzato. Era un uomo speciale e me l’hanno ammazzato. È terribile, era la mia gioia”.
E proprio nella chiesa che ha visto celebrarsi il matrimonio tra Mario e Rosa Maria si celebreranno i funerali del vicebrigadiere, lunedì mattina. La parrocchia dove il militare era cresciuto e aveva sposato la donna della sua vita davanti a fra Casimiro Sedzimir sarà la chiesa che accoglierà l’ultimo straziante saluto al “ragazzo d’oro” che ora tutti piangono.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 26th, 2019 Riccardo Fucile
ACCERTAMENTI SUL CONTENUTO DELLA BORSA
Svolta nelle indagini per la morte di Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere di 35 anni di Somma Vesuviana (Napoli) ucciso nella notte tra giovedì e venerdì con otto coltellate in via Pietro Cossa, in zona Prati.
Le pm Nunzia D’Elia e Sabina Calabretta, starebbero interrogando due fermati, entrambi americani e studenti della John Cabot University a Roma, e sarebbero accusati al momento di essere gli autori del furto della borsa.
Gli interrogatori sono in corso per verificare eventuali altre responsabilità anche nell’omicidio.
Ci sono due fermati nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del vice brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, di 35 anni, è stato ucciso a Roma nella notte con otto coltellate mentre era in servizio.
Si tratta di due cittadini statunitensi di 19 anni. Secondo le prime informazioni trapelate dagli inquirenti, si tratterebbe di due ragazzi in Italia per una vacanza-studio con la John Cabot University, ma il presidente dell’università americana al momento ha smentito.
I due sono stati portati al nucleo operativo dei carabinieri di via In Selci. Si tratta delle stesse persone prelevate in mattinata presso l’Hotel Le Meridien Visconti nei pressi di Piazza Cavour e portati in caserma per essere ascoltati.
Il consolato degli Stati Uniti a Roma si è attivato, secondo le procedure previste in questi casi. Si fa preponderante l’idea che all’origine dello scippo del borsello in Piazza Mastai possa esserci una motivazione legata alla droga. Il furto sarebbe stato quindi compiuto per ottenere i soldi necessari ad acquistare sostanze stupefacenti dai pusher in attività nell’area di Trastevere.
Da ambienti investigativi trapela comunque fiducia relativamente alla possibilità che i due fermati possano rendere a breve una confessione su quanto accaduto la scorsa notte a Roma.
Rega è stato ucciso a Roma con otto coltellate (di cui una mortale al cuore e una alla schiena) dai due uomini poi fuggiti. Non è ancora chiaro se il furto di un borsello ai danni di un uomo e culminato con la morte del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello abbia a che fare effettivamente con il blocco di un tentativo di «cavallo di ritorno» organizzato dai carabinieri assieme alla vittima stessa del furto.
A nutrire non poche perplessità sono gli inquirenti che vogliono capire come effettivamente si siano svolti i fatti, a cominciare dalla dinamica del furto. Accertamenti anche sul contenuto del borsone rubato.
«La vicenda potrebbe anche essere più complessa di quello che si pensava all’inizio», è l’unico commento che filtra da palazzo di giustizia.
La vicenda comincia nella serata di giovedì a Trastevere, , quando un 40enne italiano, viene derubato della sua borsa in piazza Mastai. Dentro ci sono un centinaio di euro e anche il telefonino.
Nel video che riprende le immagini prima del furto, girato a piazza Mastai, si vede un uomo in canottiera con uno zaino nero e una bicicletta che sta passeggiando e si avvicina a un uomo su una panchina, forse per chiedere un’informazione. Alle sue spalle ci sono due giovani, con indosso una camicia e una tshirt, che lo seguono: uno è più vicino, l’altro resta a una distanza maggiore.
L’uomo con la bicicletta si allontana ed esce dalla telecamera: i due giovani lo seguono. In un altro video, successivo, gli attimi subito dopo il furto: due ragazzi che fuggono nei vicoli di Trastevere. Quello dietro, con indosso la camicia, ha in mano uno zaino nero. L’altro, con la tshirt, lo precede.
Dopo il furto l’uomo derubato chiama il cellulare nello zaino. A rispondere sarebbero state due persone che gli dicono: se vuoi indietro la borsa, paga 100 euro. Lui accetta e i due gli danno appuntamento la stessa notte, dopo le 2, in via Pietro Cossa, una piccola strada che collega via Cicerone al Lungotevere, a meno di cento metri da piazza Cavour.
Ma l’uomo, prima di andare, avvisa i carabinieri della stazione Monteverde Nuovo che hanno organizzato un’operazione in borghese per bloccare i banditi.
Un intervento con più pattuglie fra le quali anche quella della stazione Trastevere con il vice brigadiere e un collega, in borghese. Al loro arrivo, con la vittima, all’appuntamento non c’era nessuno.
Dopo aver messo al sicuro il cittadino che stava con loro, i due carabinieri – appoggiati nei dintorni da altri colleghi pronti a intervenire – hanno notato i sospetti incappucciati o comunque con il volto semi coperto in un angolo e hanno deciso di identificarli e controllarli. Da qui la reazione dei due, uno dei quali ha estratto il coltello con il quale in pochi attimi si è avventato su Rega mentre il collega tentava di aiutarlo.
Mortale risulterà un fendente al cuore, inutili le cure all’ospedale Santo Spirito. In ospedale sono arrivati poco dopo la giovane moglie di Rega e altri parenti in lacrime. La salma sta per essere trasferita al Gemellli per l’autopsia.
I due aggressori scappano. Andrea Varriale, il carabiniere che era con Cerciello Rega, è ferito anche lui e chiama aiuto.«Mario era in una pozza di sangue, ho cercato di soccorrerlo, ma era già gravissimo».
Il giovane carabiniere, sebbene lievemente ferito, sta ora partecipando alle indagini per rintracciare i due criminali in fuga.
Racconta così le fasi coincitate che hanno portato alla morte del collega: «Quando ho sentito Mario urlare ho lasciato quell’uomo e ho provato a salvarlo. Perdeva tanto sangue». Il carabiniere ha poi dato l’allarme alle altre pattuglie dei carabinieri che si trovavano a distanza nella zona in cui era stato organizzato un servizio per fermare i due ladri che qualche ora prima avevano derubato un uomo a Trastevere.
(da “il Corriere della Sera“)
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