Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
TRA SPIFFERI E SOSPIRI IN TRANSATLANTICO: CHIUSA LA FINESTRA ELETTORALE, CRESCE L’INSOFFERENZA RECIPROCA DEI DEPUTATI
Dovreste vederle le facce dei leghisti, che si aggirano in Parlamento come dei leoni in gabbia. Non ne possono più veramente. Ecco un capannello, avvolto dal fumo delle sigarette.
Barbara Saltamartini è torva in viso: “Non capisco proprio cosa ci stiamo a fare ancora in questo governo. Proprio non lo capisco. Forse ha ragione Matteo. Bah, però non se ne può più”.
Poi si allontana e detta un comunicato di fuoco: “Spadafora si sciacqui la bocca prima di parlare di Salvini. Si scusi o si dimetta”. Annuiscono i suoi colleghi: “Ieri la Trenta che gli dà del bugiardo, Di Maio che provoca sul peluche, oggi ‘quello’ che gli dà del razzista e maschilista. Siamo oltre”.
Fumano come turchi questi leghisti. Poco più in là c’è il capogruppo Riccardo Molinari, che sta raccontano, tra una boccata e un’altra di sigaro, l’aria che tira in giro: “Domenica eravamo a Fubine, in provincia di Alessandria a fare un comizio con Matteo. Quando ha fatto il solito passaggio su Di Maio sulle cose che sono state realizzate grazie al patto di inizio legislatura, sapete che è successo? Sono partiti i fischi dalla piazza. Ormai, appena lo nomini, i nostri rumoreggiano”.
Ecco, la storia è sempre la stessa, lo stesso copione, il dacci oggi la nostra rissa quotidiana, con crescente insofferenza tra le truppe, anzi si può davvero scrivere che Salvini, da quelle parti è rimasto l’unico argine, come si è visto quando, in serata, si è presentato nei panni del pompiere sulle polemiche di giornata.
Dicevamo, stessa storia, senza conseguenze per il governo. Che, nella stessa giornata, trova l’accordo sul decreto sicurezza. Il più classico dei compromessi, in cui ognuno rinuncia a qualcosa: sì alle supermulte alle Ong, no ai superpoteri a Salvini. I
nsomma, era chiaro sin dall’inizio che non sarebbe venuto giù tutto per Vincenzo Spadafora, anche se il taciturno sottosegretario c’è andato giù duro.
Però questo capitolo della storia che va in scena in data 9 luglio reca con sè quell’interrogativo che in parecchi in queste ore hanno sottoposto, con una certa inquietudine, a Matteo Salvini: “Ti rendi conto che dal 21 luglio andrà sempre peggio?. Il 21 luglio è il primo giorno in cui formalmente si è chiusa la finestra elettorale per il voto a settembre: “Da quel momento, certi di aver salvato la ghirba, questi dei Cinque stelle ricominceranno a polemizzare su tutto. Le avvisaglie si vedono già ora che si è capito che non si vota”.
Perchè questo dato, ormai è assodato: non c’è più tempo per una crisi, non c’è la volontà di Salvini, c’è l’incognita di come la gestirebbe il Quirinale.
È una consapevolezza assai diffusa che il Viceministro Laura Castelli condivideva con qualche collega: “Massì, Salvini voleva incassare l’autonomia e andare al voto, invece abbiamo rallentato l’iter. Adesso però, chiusa la procedura di infrazione e abbassato lo spread, speriamo che nessuno si metta a fare baldoria”.
Le avvisaglie di questa baldoria già si intravedono, in un equilibrio che resta precario, proprio all’interno dei Cinque stelle, sempre a proposito di malessere e di truppe che non ne possono più.
Parliamoci chiaro, Luigi Di Maio questa tentazione è impegnato a placarla. Non a caso è stata negata, proprio dai Cinque stelle, l’audizione parlamentare alla Sea Watch chiesta da Fico.
E, a ben vedere, il vicepremier ha “tenuta bassa” anche la questione Spadafora, difendendo il ruolo del suo sottosegretario, ma senza assumerne il punto di vista delle accuse a Salvini. Però non lo ha neanche censurato, consapevole che deve governare, o almeno provarci, più anime e punti di vista.
E comunque ha la necessità di non appiattirsi troppo sul governo per ragioni di consenso, quindi deve anche “lasciar fare” i suoi per non apparire come il governista arrendevole.
È chiaro che questo legittima una serie di interrogativi su quel che accadrà , perchè una linea degna di questo nome proprio non c’è.
Emilio Carelli, ad esempio ci dice: “Io sono tra quelli che si augura che Luigi non riparta all’arrembaggio. Noi dobbiamo dare anche nelle prossime settimane un messaggio di affidabilità e responsabilità , un messaggio costruttivo. Non ricominciare una campagna elettorale permanente”.
Il semplice evocarla per esorcizzarla è già un modo per sottolineare che è ripartita.
E in Transatlantico leghisti e grillini si parlano solo se è necessario, altrimenti ognuno fuma per conto suo.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO CAROLA NULLA E’ PIU’ COME PRIMA… LE ACCUSE DI SESSISMO DI SPADAFORA RIVELANO I PUNTI DEBOLI DEL BULLO ISTIGATORE ALL’ODIO
Definitivamente, le donne fanno perdere la testa a Matteo Salvini. Reazione non sorprendente in un uomo, se si tratta di amore. In questo caso si parla invece di tutt’altro.
Dopo mesi al Governo infatti il vigoroso (e per favore non prendete questo aggettivo come un doppio senso) vicepremier, che ha girato ripetutamente tutta Italia e ritorno, e ha incrociato Facebook live, foto e dichiarazioni con la metà della popolazione maschile di suoi avversari, usando come arma letale l’ironia dei “bacioni”, appena si è palesato un avversario politico in gonnella ha sbroccato.
Certo non era un avversario da poco — era nientemeno una tedesca (ahi!), che esercitava il ruolo del Capitano, cioè lo stesso che dall’epoca di Schettino solo Salvini è riuscito a riscattare. Sfida non da poco, insomma. Ma la reazione è stata davvero innovativa nel suo linguaggio. Archiviato il bacione e le ironie, è passato a “pirata”, “criminale”, per finire in quell’appassionato vaffa che rimarrà nella nostra memoria come la sintesi di questa vicenda: “Questa sbruffoncella mi ha rotto le palle”, una frase che ha il sapore dei postriboli dei porti intorno al mondo.
È stato interessante, al momento, ascoltare quello strappo nella tela del discorso pubblico del vicepremier. Tenendo conto dei mazzi di fiori promessi a giornaliste, e delle multiple glorificate attività da papà di una figlia femmina, la volgarità è sembrata un inciampo, o forse (proviamo a dirlo alla Morisi?) solo un po’ di sana rottura con la correttezza politica. Una cosa che lo avvicinerebbe al popolo, secondo gli schemi della attuale propaganda politica. Cose insomma che Salvini fa per ottenere consenso.
Alla fine però Carola era una, immaginiamoci dunque cosa deve essere scattato nella sua testa quando sul suo tavolo ministeriale gliene sono arrivate 33 mila.
Tante sarebbero le donne italiane in fuga dalla violenza, secondo il primo censimento nazionale dei centri antiviolenza, per i quali il Governo avrebbe dovuto oggi annunciare un programma di assistenza economica, per iniziativa di Vincenzo Spadafora, sottosegretario pentastellato alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità , e della ministra della Giustizia, in area Lega, Giulia Bongiorno.
Tutte e 33mila sono cadute sul tavolo del vicepremier quando Spadafora ha avuto una idea balzana per tempi come questi: annunciare l’appuntamento dicendo una verità : “ L’Italia vive una pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?”; e tanto per essere chiaro ha parlato proprio di Carola e del vicepremier: “L’ha definita criminale, pirata, sbruffoncella. Parole, quelle di Salvini, che hanno aperto la scia dell’odio maschilista contro la Capitana, con insulti dilagati per giorni e giorni sui social”.
Ora, sarà perchè l’intervista di Spadafora è stata data a un giornale, La Repubblica, che fa storcere il naso al leghista, o sarà perchè, diamine, essere chiamato in causa per 33 mila donne è un po’ tanto, certo è che il vicepremier ha di nuovo perso la testa — e neanche la presenza dell’unica donna in ruolo pubblico che Salvini ammira, Giulia Bongiorno, lo ha trattenuto.
Per cui, dopo aver risposto nei mesi scorsi con buffetti a schiaffoni dei 5 stelle, e dopo aver predicato la calma in risposta alle critiche di colleghi ministri su temi molto più divisivi come la Tav, i porti chiusi, il Sud o l’Autonomia, ecco che per Spadafora sgancia l’atomica chiedendone le dimissioni: “Cosa sta a fare il sottosegretario? Sta al Governo con un pericoloso razzista e maschilista? Fossi in lui mi dimetterei”… “Se mi ritiene così brutto si dimetta e faccia altro nella vita. Ci sono delle ong che lo aspettano”.
Insomma, nessuno si permetta di difendere una donna. In termini di governo, pare questo finora l’unico punto su cui il Capitano traccia la sua linea rossa. La sua zona demilitarizzata. Ora è in corso il solito blablaismo con cui questo Governo consuma i suoi inutili giorni. I leghisti come un solo uomo, e con il rinforzo di qualche donna, hanno sposato subito la posizione dell’amato leader.
I pentastellati si sono, al solito, spaccati, come sempre più spesso succede quando parla Salvini, fra silenzi e tentativi di calmare le acque. A fine giornata il copione ha preso la solita piega, con la solita conferenza stampa in cui Salvini ha derubricato il tutto al solito incidente di percorso e ritirato la sua richiesta di dimissioni del sottosegretario Spatafora.
Peccato. Ci sarebbe piaciuto sentire la motivazione ufficiale per le dimissioni: sarebbero state “per aver accusato il vicepremier di sessuofobia”?
E peccato perchè stavolta il percorso non può davvero chiudersi qui. Dalla rappacificazione finale viene infatti espulsa la ragione stessa della querelle: le donne.
Spatafora ha detto una verità pesante per il Governo: ha puntato l’attenzione sulle responsabilità dei discorsi pubblici dei suoi uomini.
Si può fare un’efficace lotta a difesa delle donne, dei loro dirititi, della loro forza pubblica, oltre che della loro debolezza come vittime, se l’uomo più forte dell’Esecutivo apre la porta all’odio sessista?
Ricordiamo qui, ancora una volta, che dal fiume di parole di Matteo Salvini in questi mesi mai è emersa una difesa, netta, pulita, indiscutibile, della necessità di porre limiti al linguaggio sguaiato dell’odio.
Non lo ha fatto nel caso di donne con ruolo politico, come Laura Boldrini, e non lo ha fatto in momenti cruciali del dibattito pubblico.
Quando Carola Rackete scendeva dalla nave le veniva urlato “ti devono stuprare i tuoi amici neri”.
Ancora oggi mi domando se non sia parte del ruolo del Ministro dell’Interno porre un limite alle pratiche di violenza pubblica verbale, a pratiche di aggressione a un genere, a un individuo, a una comunità . Non è forse parte del Ministero dell’Interno evitare la creazione di un clima di non conflittualità sociale?
Così come nella polemica odierna: solo perchè Lega e 5 stelle hanno bisogno di continuare a governare insieme, possiamo chiudere come un incidente le critiche emerse? Archiviando quello di Spadafora a “un’intervista” come ha fatto Di Maio, ad esempio, si mette da parte anche la ragione delle critiche, cioè il diritto delle donne ad essere non umiliate. Le 33 mila in fuga dalla violenza, di violenza ne hanno incontrata un’altra.
Le donne, dicevamo, fanno perdere la testa a Salvini. Per precisione, si tratta solo delle donne che non la pensano come lui, o che non condividono il suo modello di partecipazione.
Di sicuro nelle sue rabbiose reazioni ribolle un modello dominante dell’Io dell’uomo. In questa sottile, ma enorme sfasatura rispetto al reale, si cela una grande debolezza di questo leader.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
BENVENUTI NELL’ITALIA SOVRANISTA DOVE CHI E’ POVERO VA ELIMINATO PERCHE’ OSTACOLO AL DECORO BORGHESE
E’ di ieri la notizia del senzatetto romeno picchiato e bruciato a Verona. Xenofobia e perfidia gratuita?
Quello che so è che mentre il governo ci distrae con i tira e molla salviniani la loro politica economica fa acqua da tutte le parti.
Per di più è pari pari a quello che è stato fatto fino ad ora in altre legislature e perfino in altri Paesi a tendenza liberista.
E’ certamente più facile far percepire come pericoli i poveri, i senzatetto, i lavavetri, i migranti. Più facile che spiegare come mai nel frattempo i tagli comportano la fine dello stato sociale. Tagli alla sanità , all’istruzione, le pensioni per molte generazioni sono meteore e quando i politici pronunciano lo slogan “meno tasse” sappiamo già che verranno premiati i ricchi e che la gente comune continuerà a pagare.
Negli ultimi anni i governi hanno tagliato servizi essenziali e poi hanno delegato i Comuni a correre ai ripari. E ai Comuni hanno dato il potere di emanare ordinanze su qualunque cosa.
Ordinano sulla sicurezza, vengono spesi soldi per armare fino ai denti la polizia municipale e per riempire le strade di telecamere. Ordinano sul decoro e questo può riguardare poveri, senzatetto, gente che chiede l’elemosina, prostitute.
Tutte persone punite perchè in condizione di bisogno, perchè finite in strada per una ragione o per l’altra. Persone multate, come il senzatetto cui è stata consegnata una multa di 200 euro in Liguria, perchè la sua presenza è considerata indecorosa.
Quando le ordinanze parlano di sicurezza si riferiscono al pericolo che costituirebbe la presenza di una persona distesa sul marciapiede. Ci si potrebbe inciampare sopra. Neanche fosse un terrorista con un mitra in mano.
O parlano del blocco alla viabilità quando di mezzo ci sono le prostitute. E giù multe fino a 500 euro. Per accertarsi del fatto che la gente percepisca queste categorie di persone come pericoli per la propria sicurezza non basta la campagna sconsiderata che le classifica come immondizia, ratti, invasori.
Per impedire ai senzatetto di trovare un posto per dormire si mettono sbarre di ferro a metà delle panchine. Sbarre che in qualche caso la gente perbene toglie.
Panchine anti-senzatetto sono state poste un po’ ovunque, dove le amministrazioni securitarie sono al comando. Bergamo, per esempio. Bologna. Poi Roma. A proposito di Roma, forse qualcuno avrà visto i “dispositivi anticlochard”. Sono dei punteruoli che spuntano dal terreno posti nei luoghi di rifugio dei senzatetto. Un invito affinchè diventino fachiri. Che altro?
Così i senzatetto devono cercare posto in luoghi più isolati, dove nessuno possa multarli, e di conseguenza vengono ancora più massacrati.
Capite quanta determinazione ci vuole per fare la guerra ai clochard? E questa guerra sanzionatoria che preme per una eugenetica fino ad estinzione delle suddette persone diventa ancora più reale quando gente armata di odio segue i suggerimenti dei politici, impara a vedere i senzatetto come fossero criminali, e decide di applicare una propria personale idea di in-giustizia picchiandoli e dandogli fuoco.
Cercando nell’archivio de Il Fatto Quotidiano sono risalita a molti esempi di intolleranza nei confronti dei senzatetto. Inclusi quelli compiuti da rappresentanti istituzionali ligi nel fare pulizie delle coperte e dei sacchetti del clochard di turno per gettarli via ancora per una questione di decoro. E’ accaduto a Trieste.
A Roma una donna ha investito un senzatetto e poi ha detto “ho sentito qualcosa finire sotto l’auto, ma non pensavo fosse una persona”. Lui è morto.
A Genova c’è non solo chi multa i senzatetto ma gli toglie anche il “servizio” di residenza. Un modo come un altro per rendere più facile l’espulsione dei senza fissa dimora stranieri? Chissà .
Ancora a Verona, più di un anno fa, venne bruciato un giovane senzatetto “marocchino”. I due accusati dell’assassinio dissero che “era uno scherzo”. Ma gli italiani sono così bravi nel compiere queste belle azioni che vanno anche in tour.
A Monaco, in due, hanno tentato di dare fuoco ad un senzatetto e hanno scattato un selfie per ricordo. Carini, no? Due anni fa a Torino un uomo, romeno, è stato aggredito e gli hanno dato fuoco. Anche lui è morto.
E se poi i senzatetto non muoiono di freddo, durante l’inverno, a ibernare i loro cuori ci pensano i sindaci come è accaduto nel 2016, a Mestre.
Codesto sindaco, in particolare, voleva perfino costruire un ghetto per i poveri. Non saprei come dirgli, senza mancargli di rispetto, certo, che esistono già e si chiamano baraccopoli, le stesse che i sindaci buttano giù. A Trieste c’è stato bisogno del ricorso di un richiedente asilo pakistano perchè il Tar stabilisse che l’ordinanza “anti-barboni” era illegittima
La questione delle multe ai senzatetto però sembra prassi in Veneto. Vedi Padova, ad esempio, dove il sindaco ha anche voluto lo sgombero di un dormitorio dedicato. Per strada no, nei dormitori no, quindi dove andranno? Chi lo sa.
E questo è solo un volto della violenza istituzionale praticata sui poveri. Che ne dite di un uomo ucciso da due agenti a Milano? Ucciso a calci, con i militareschi anfibi.
Queste sono solo alcune tra le notizie che voi stessi potrete trovare con una ricerca online. I fatti sono questi: i poveri sono considerati un pericolo per la sicurezza e un’offesa al decoro pubblico.
Subiscono multe, sanzioni, persecuzioni, vengono trattati da appestati da sindaci e politicanti vari e poi ci si sorprende se arriva lo xenofobo che vuole condannarli, non senza selfie di ricordo, al rogo?
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
DAL PD A FDI UN CORO DI INDIGNAZIONE
Via libera della commissione Giustizia del Senato al disegno di legge sul Codice rosso ma bocciato dalla maggioranza un emendamento delle opposizioni per perseguire la propaganda e l’istigazione alla discriminazione e la violenza contro le donne
Non si deve punire l’odio contro le donne diffuso su social e in generale sulla rete.
La maggioranza ha bocciato ogni tentativo delle opposizioni di sostenere un emendamento al disegno di legge che introduce il Codice Rosso all’esame della commissione Giustizia del Senato.
E’ una decisione che arriva proprio nel pieno delle polemiche del sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora che accusa il ministro Salvini di usare un linguaggio che incita l’odio maschilista. In nome della lotta alla violenza verbale contro le donne si uniscono tutte le opposizioni, compresi Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
«È inspiegabile la decisione della maggioranza di bocciare l’emendamento, sostenuto da tutte le opposizioni, per perseguire l’odio contro le donne diffuso e alimentato soprattutto attraverso la Rete», scrive in una nota la senatrice della Svp, Julia Unterberger.
«In Commissione Giustizia sono terminati i lavori sul Codice Rosso, il provvedimento a tutela delle donne vittime di violenza. Come opposizioni avevamo presentato un emendamento per perseguire penalmente la propaganda e l’istigazione a commettere atti di discriminazione o di violenza contro le donne. Una norma resa necessaria da casi sempre più frequenti e violenti. Per restare all’ultimo in ordine di tempo, pensiamo alle minacce, fino all’augurio di essere vittima di uno stupro di gruppo, per la Comandante della Sea Watch Carola Rackete, ma anche alle offese e alle ingiurie sessiste di cui è stata oggetto Giorgia Meloni per aver espresso la sua contrarietà all’iniziativa della ong», spiega la parlamentare.
Per Fratelli d’Italia ha partecipato ai lavori in commissione Giustizia il capogruppo, il senatore Alberto Balboni: «La maggioranza però ha presentato un testo blindato senza alcuna volontà di apertura ai nostri emendamenti migliorativi. La cosa incomprensibile è che alcuni di questi emendamenti tendevano a rendere più efficace la tutela delle vittime, ampliandone facoltà e diritti, perciò non comprendiamo il motivo di tale chiusura. Temo che la fretta di approvare la norma non c’entri nulla, si sarebbero potuti accogliere gli emendamenti e procedere all’approvazione della legge in 15 giorni. Piuttosto il timore è che ci sia di fondo la volontà di fare di questa legge un manifesto di propaganda più che un aiuto alle vittime di questi reati».
Con il via libera dell comissione Giustizia la legge dovrebbe passare in aula ma il disegno di legge contro la violenza sulle donne deve aspettare.
«Da domani comincerà la discussione sul taglio del numero dei parlamentari», racconta il capogruppo Pd Andrea Marcucci. «Noi avevamo come emergenza il Codice rosso- aggiunge – che volevamo portare domattina in discussione, visto che si è concluso in commissione. Ma evidentemente queste vicende non sono una priorità di questa maggioranza».
E intanto le donne aspettano.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
SANZIONI DA 150.000 A UN MILIONE DI EURO E ARRESTO DEL COMANDANTE… A QUANDO LE RAFFICHE DI MITRA PER DIFENDERE I CONFINI DEL LORO RAZZISMO? IL M5S COMPLICE DELLA FOGNA XENOFOBA, RESTERANNO NELLA STORIA
Accordo trovato tra Movimento 5 Stelle e Lega sugli emendamenti al decreto sicurezza bis, il provvedimento fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Un’intesa che fa saltare, però, la norma proposta inizialmente dalla Lega che assegnava al Viminale più poteri in materia di sbarchi. L’emendamento sul tema è stato bocciato dai Cinque Stelle e per questo non è stato presentato dai deputati del Carroccio.
Sono invece 547 gli emendamenti presentati in totale nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera al decreto sicurezza bis (qui il testo varato dal Consiglio dei ministri). Ne ha presentati 44 il Movimento 5 Stelle, 21 la Lega, ben 161 Forza Italia, 128 Fratelli d’Italia e 119 il Pd. Ancora, altri 41 proposte di modifiche sono arrivate dal gruppo di +Europa, 15 da Leu e 7 dalle minoranze linguistiche.
Il decreto, una volta approvato alla Camera, dovrebbe approdare al Senato nella settimana tra il 30 luglio e il 2 agosto, secondo quanto annunciato in Aula a Palazzo Madama dal presidente di turno Roberto Calderoli.
Dal sequestro della navi delle Ong all’arresto del comandante dell’imbarcazione.
Tra gli emendamenti presentati dalla Lega al decreto sicurezza bis la maggior parte riguardano il tema dei migranti e dei salvataggi nel Mediterraneo. Un emendamento del Carroccio prevede che il comandante della nave di una Ong che compie il “delitto di resistenza o violenza contro una nave da guerra” debba essere sempre arrestato.
Una proposta di modifica che sembra ricalcare quanto successo con il caso Sea Watch e la sua capitana Carola Rackete. La Lega chiede anche il sequestro delle navi delle Ong che non rispettano il divieto il transito nelle acque territoriali: per il Carroccio andrebbero sempre sequestrate e confiscate.
Con l’emendamento si prevede che il sequestro non avvenga solo in caso di reiterazione del reato, ma sempre.
La Lega propone anche un emendamento con cui tenta di allargare i casi in cui un cittadino di un paese dell’Ue possa essere espulso.
L’attuale codice penale prevede che il “giudice ordina l’espulsione dello straniero o l’allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro dell’Unione europea, oltre che nei casi espressamente preveduti dalla legge, quando lo straniero o il cittadino appartenente ad uno Stato membro dell’Unione europea sia condannato alla reclusione per un tempo superiore ai due anni”. Con l’emendamento si abbasserebbe questa pena a un anno.
Gli emendamenti presentati dal Movimento 5 Stelle sembrano seguire la linea della Lega e del ministro dell’interno, Matteo Salvini, sul tema migranti e salvataggi nel Mediterraneo.
Anche i pentastellati propongono l’immediato sequestro e la confisca della navi delle Ong che non rispettano le regole del decreto sicurezza, come annunciato da Luigi Di Maio negli scorsi giorni.
Un sequestro previsto sin dalla prima violazione e non in caso di reiterazione, secondo la proposta di Anna Macina e Devis Dori. Inoltre l’emendamento prevede che la nave sequestrata venga impiegata dalla polizia o dalla protezione civile e si istituirebbe anche un registro delle navi confiscate al Mit.
Il M5s non condivide, invece, la richiesta di aumentare le sanzioni per le navi che soccorrono i migranti: la Lega propone di innalzare questa cifra a un milione di euro, mentre i 5 Stelle ribadiscono quanto previsto dal testo uscito dal Consiglio dei ministri, modificando però altri aspetti dello stesso articolo del decreto: “Salve le sanzioni penali, quando il fatto costituisce reato, in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, notificato al comandante, si applica a questo la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 50.000”, recita l’emendamento.
Altra richiesta del Movimento 5 Stelle è quella di aumentare i servizi di prevenzione e di controllo del territorio, soprattutto nelle zone in cui i flussi migratori sono maggiori in alcuni periodi dell’anno, anche per le condizioni meteorologiche favorevoli. I pentastellati chiedono al Viminale di predisporre il trasferimento di 100 unità delle forze di polizia alle frontiere italiane.
(da “FanPage”)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
A GIUDIZIO IL RESPONSABILE DELLA SALA OPERATIVA DELLA GUARDIA COSTIERA E IL COMANDANTE DELLA SALA OPERATIVA DELLA MARINA… A CHI OGGI SEGUE LE DIRETTIVE ILLEGALI DEL GOVERNO CONVIENE PENSARE CHE UN GIORNO NE RISPONDERA’
Le famiglie siriane che nel naufragio dell’11 ottobre 2013, al largo di Lampedusa, persero i loro congiunti, tra cui moltissimi bambini, mentre Italia e Malta si palleggiavano la responsabilità dell’intervento di soccorso del barcone su cui viaggiavano, saranno parte civile nel processo contro i due ufficiali della Marina e della Guardia costiera italiana sul banco degli imputati.
In quella tragedia del mare, che seguì di soli otto giorni il primo spaventoso naufragio davanti alle coste di Lampedusa, morirono 268 persone, 60 i bambini.
Dopo l’inchiesta sulle pagine de L’Espresso di Fabrizio Gatti, la Procura di Roma ha chiesto il processo per l’allora responsabile della sala operativa della Guardia costiera di Roma, Leopoldo Manna, e per il comandante della sala operativa della squadra navale della Marina Luca Licciardi. Entrambi devono rispondere di rifiuto d’atti d’ufficio e omicidio colposo. I pm, per la verità , avevano chiesto l’archiviazione ma il gip ha imposto l’imputazione coatta.
Dalle testimonianze e soprattutto dalle drammatiche intercettazioni delle telefonate in cui i siriani a bordo imploravano sococrso urgente perchè il barcone stava affondando sono emersi chiari i ritardi nei soccorsi che avrebbero causato la morte di così tante persone.
La ricostruzione dei fatti contenuta nell’inchiesta del settimanale L’Espresso ha rivelato che un pattugliatore della Marina italiana si trovava a sole 10 miglia dal barcone che aveva cominciato ad imbarcare acqua dopo essere stato colpito da raffiche di mitra sparate dalla guardia costiera libica.
La prima telefonata di aiuto da parte di un medico siriano che viaggiava con la sua famiglia è delle 12.39. Secondo la ricostruzione, il barcone rimase senza aiuto per oltre cinque ore.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
SEA WATCH ANNUNCIA: “DIVIDEREMO LE DONAZIONI PER CAROLA CON ALTRE ONG IN DIFFICOLTA’, NON CI FERMERANNO”
L’ultima sfida di Alex e di Mediterranea al decreto sicurezza bis non è in mezzo al mare, nella cosiddetta Sar libica. Ma su facebook.
Dove l’armatore Alessandro Metz ha lanciato una raccolta fondi con l’obiettivo (minimo) di raggiungere i 65mila euro di multa che la Guardia di finanza, attraverso un cavillo vergognoso, ha comminare insieme alla confisca della barca che giovedì scorso, nelle acque di Tripoli, ha tratto in salvo 59 migranti alla deriva su un gommone.
Lanciata appena 24 ore fa, la raccolta di fondi — “Torniamo in Mare” — ha già superato quota 60mila euro. L’obbiettivo finale della campagna, è stato fissato a 300mila euro.
Perchè in realtà l’idea è quella di andare oltre l’ammontare della multa e, come dice il titolo stesso, tornare in mare quanto prima: “Abbiamo tre comandanti e tre capomissione indagati, due barche sequestrate, e parecchie multe — dice Metz — Ma il nostro problema non è questo. Il nostro problema è che siamo testardi e ostinati, continuiamo a pensare che Mediterranea serva e che debba stare in mezzo al mare. Giovedì, prima di effettuare il salvataggio abbiamo trovato un relitto, segno inequivocabile di un naufragio “fantasma”, significativo del fatto che in mare si continua a morire mentre le navi della società civile sono sequestrate e ferme in porto. Chiediamo ci si attivi con una campagna di raccolta fondi diffusa, ognuno si assuma le responsabilità “.
Un problema che, soprattutto in vista dell’inasprimento delle sanzioni, coinvolge tutte le Ong che potrebbero dar vita ad una sorta di cassa comune per sostenere i costi legali e delle multe per i soccorsi in mare.
La Sea Watch fa sapere che intende condividere con le altre Ong impegnate nel salvataggio di migranti le donazioni ricevute per la capitana Carola Rackete.
“Abbiamo formato un comitato perchè vogliamo usare questo denaro nel modo più efficiente possibile per il soccorso in mare, non solo per Sea Watch, vogliamo vedere insieme dove sono più necessari”, ha detto all’agenzia stampa tedesca Dpa il portavoce dell’Ong, Ruben Neugebauer.
Parte delle donazioni, che hanno già superato il milione e 300.000 euro, verranno comunque usate per pagare le spese legali di Carola Rackete, sotto accusa in Italia dopo aver forzato con la sua nave Sea watch 3 l’ingresso nel porto di Lampedusa, per sbarcare i migranti che erano a bordo.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
ATTACCHI INFORMATICI DAI SOLITI KILLER SOVRANISTI AL SERVIZIO DI POTENZE STRANIERE… LA ONG AL GOVERNO: “PROSSIMAMENTE CHE FARETE? CI SPARERETE ADDOSSO?
La Ong Mediterranea ha avvertito su facebook che il loro sito “ha subito innumerevoli attacchi informatici da server russi che l’hanno momentaneamente compromesso, e che denunceremo alle autorità competenti”.
L’obiettivo degli hacker russi era chiaramente la raccolta fondi attiva sul sito. In ogni caso, ha spiegato Mediterranea, “mentre monitoriamo la situazione e lavoriamo per ripristinare il sito internet, i canali social rimangono attivi, e si può continure a donare”.
Riguardo poi la stretta che Lega e M5s hanno dato alla chiusura dei porti, La Ong ha commentato: “il governo vuole che le navi militari impediscano l’entrata nei porti. Le forze armate apriranno il fuoco contro le navi che hanno persone salvate a bordo? Ci sembra che questo paese stia davvero precipitando verso l’abisso”.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
LA TESTATA USA SMASCHERA I TRUCCHI DI CAPITAN NUTELLA: “BUGIE E FAKE NEWS PER ALIMENTARE UN PERICOLO CHE NON C’E’ E FAR DIMENTICARE CHE LA MAFIA IN ITALIA FA QUELLO CHE VUOLE”
Bugie, fake news. Esagerazioni. Per alimentare un pericolo che non c’è nei termini raccontati e per far dimenticare che i grandi cartelli criminali fanno più o meno ciò che vogliono in tante zone del paese.
“Non c’è una reale crisi migratoria in Italia, al contrario di quanto sostengono Salvini e i suoi alleati”. E’ un passaggio dell’articolo che il Washington Post dedica alla questione migratoria e alla gestione del fenomeno da parte dell’Unione Europea.
“Il dibattito sull’immigrazione che ha ripreso vigore in Europa è stato in gran parte innescato dal governo populista italiano e dal ministro degli Interni di estrema destra Matteo Salvini, che ha vietato alle navi di salvataggio private con migranti a bordo di entrare nei porti e nelle acque italiane”, si legge nell’articolo
“Al contrario di quanto sostengono Salvini e i suoi alleati, non c’è una reale crisi migratoria in Italia. Dei pochi migranti che continuano ad arrivare, molti vengono trasferiti in altri Paesi dell’Unione Europea, dove il sostegno ai gruppi privati impegnati nel salvataggio è rimasto più alto”, afferma ancora il quotidiano.
(da agenzie)
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