Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
LA PARTITA DI GIRO CON MALTA, SBARCHI CONTINUI E MURO SLOVENO SVELANO IL GRANDE BLUFF
Come può un ministro della Repubblica dire “è una nave olandese, se li prenda l’Olanda”, e il giorno dopo sostenere di fatto “è una nave italiana, se li prenda Malta”? Come può cantare vittoria perchè nemmeno una delle persone raccolte dalla Mediterranea metterà piede nel Belpaese (salvo i 13 sbarcati perchè vulnerabili) quando l’accordo con La Valletta è una partita di giro che ne porterà altrettanti dal suolo maltese a quello italiano?
Come può sostenere che gli sbarchi “sono diminuiti del 97%” e allo stesso tempo additare le Ong come nemiche del popolo italiano quando le barche delle organizzazioni non governative sono latrici di una percentuale residuale di quel pur scarno 3% di carico umano che per la maggior parte viene raccolto dalle imbarcazioni della Marina, della Guardia costiera, o arriva con barchini fantasma?
E come può additare all’emergenza nazionale a fronte di quegli stessi numeri che attestano, bontà sua, che di emergenza non si tratta?
E come può seraficamente andare sul confine orientale del nostro paese, sollevare la necessità di “un muro” di trumpiana memoria a difesa dei patri confini quando men che meno in quelle terre siamo in presenza di un’emergenza umana, sociale e sanitaria? “Venti, trenta gli ingressi irregolari riscontrati nella settimana”, ha detto Salvini riferendosi al Friuli, tre o quattro al giorno, forse un migliaio l’anno: una tale marea da giustificare una barriera fisica per fermare l’orda?
La risposta a queste poche domande è semplice: può, perchè la bolla comunicativa sapientemente creata dal leader leghista convoglia paure e tensioni di un paese nel quale, secondo l’Istituto Cattaneo, il 73% della popolazione sovrastima la presenza di immigrati nel nostro paese, creando la comfort zone di una narrazione che vede assedianti respinti valorosamente dagli assediati per tutelare l’incolumità della res pubblica.
Il principale corollario alla risposta è: perchè conviene.
Il dossier immigrazione è la più classica delle win-win situation. Se lo sbarco viene impedito, si grida al successo, al “io non mollo”, al “se voi ci siete, io ci sono”, al “ho io la testa più dura della loro”.
Se lo sbarco viene consentito non è mai “a carico del contribuente”, o “previo accordo di redistribuzione con altri paesi europei”. Le persone entrano, tante si disperdono, e finiscono di essere un problema da palcoscenico pubblico, perchè non più funzionali alla grande storia.
Infine se lo sbarco viene consentito e i migranti entrano nel sistema d’accoglienza nostrano, c’è un grande complotto da additare, un magistrato complice a liberare una capitana pirata, un nemico più grande che ci abbandona nonostante il nostro indomito valore. Alimentando un sentimento di rivalsa e una voglia di ribaltare il tavolo che rende il prossimo giro di giostra ancora più solido nella grande strategia del nemico alle porte.
L’Europa è immune da critiche? Assolutamente no. Veti e contro veti bloccano da anni una riforma seria dei trattati di Dublino, che alla prova dei fatti si sono dimostrati quanto di meno comunitario ci possa essere in una comunità , scaricando sui paesi rivieraschi la responsabilità del problema.
Come, se non si vuole essere manichei, non si può essere ciechi di fronte all’evidente vantaggio in termini di notorietà di quella che è diventata una battaglia politica di molte delle Ong che operano nel Mediterraneo, il cui peso sull’agenda pubblica è almeno pari alla natura pura della missione che si prefiggono, quella di salvare vite umane.
La controparte di governo, quella del Movimento 5 stelle, va un po’ a rimorchio, un po’ sbanda, un po’ rischia frontali.
Appena ieri Giuseppe Conte insieme a Vladimir Putin ha posto l’accento sull’escalation cui si sta assistendo in Libia, ai bombardamenti sui campi profughi, alla delicatezza della situazione. Oggi Luigi Di Maio, come nulla fosse, accusa Mediterranea di strumentalizzare l’accoglimento a bordo di persone che “potrebbero essere salvate dalla marina libica”, improvvisamente non più lo sgangherato corpo di dubbia affidabilità di uno stato sull’orlo della guerra civile.
Ma è proprio il capo politico del Movimento 5 stelle a dire quel che è nascosto solo agli occhi di chi non vuol guardare: “Dobbiamo anche dire che nell’ultimo mese sono sbarcate 300 persone, qui stiamo parlando di 55 persone su una barca”.
D’altronde la soluzione sarebbe semplice. Salvini ha battuto mani e piedi per ottenere l’approvazione del Decreto sicurezza bis (ampiamente criticato su queste pagine), che gli conferisce tre potenti strumenti: una multa salata per chi supera le acque territoriali dopo aver ricevuto l’alt, procedimenti giudiziari per il comandante, il sequestro dell’imbarcazione. Basterebbe che le autorità italiane, intimato il divieto, lasciassero entrare le imbarcazioni nelle acque territoriali e procedessero a norma di legge dopo aver concesso lo sbarco in un porto sicuro.
E per le Ong farsi carico di un rischio calcolato nel momento del via libera.
Ma cadrebbe il castello di carta di strali, editti e titoli di giornale che in loop alimenta rumore di fondo e consensi, sulla pelle di cinquanta malcapitati di turno, mentre altri 300 (Di Maio dixit) toccano la terraferma nel silenzio generale, poco più di comparse nel grande romanzo del nemico alle porte.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
QUALCUNO OGGI FINGE DI NON SAPERE CHE LA ALEX HA DIRITTO A ENTRARE A LAMPEDUSA, TRA QUALCHE TEMPO AVRA’ 15 ANNI IN GALERA PER PENSARCI… UN CONSIGLIO: I PROFUGHI SI BUTTINO IN ACQUA, VEDRETE CHE DI FRONTE A UN ERGASTOLO PER PROCURATA STRAGE QUALCUNO SI CAGA SOTTO
Sono da poco passate le due di pomeriggio quando dal Viminale arriva la notizia. Accordo totale tra Italia e Malta. La Valletta,”è disponibile ad accogliere gli immigrati a bordo della Alex, e Roma ne riceverà altrettanti da Malta per lasciare invariata la pressione dell’accoglienza sull’isola”.
In pratica non si accettano i migranti salvati dalla Ong che stanno al largo di Lampedusa ma quelli che ora sono a Malta sì, una farsa
Salvini firma il decreto per non far attraccare la nave Alex in porto, commettendo un reato per il diritto internazionale che prevale sulle sue cazzate.
Passano le ore con la barca strapiena al largo quando in serata arrivano parole deliranti dal Viminale. “Mediterranea rifiuta l’offerta del governo italiano, ovvero il trasbordo degli immigrati per condurli a La Valletta, a condizione che in porto entri anche l’imbarcazione della ong Alex. Vogliono l’impunità “.
Peccato che non sia la Ong a volere l’immunità , ma lui, visto che dovrebbe essere arrestato da tempo per reiterazione del reato.
Dalla Ong ribattono alle affermazioni del ministero dell’Interno: “Non abbiamo rifiutato La Valletta come porto sicuro ma in queste condizioni è impossibile affrontare 15 ore di navigazione. Siamo in attesa di assetti navali italiane o maltesi che prendano a bordo queste persone”.
Così Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans, da bordo della Alex, replica al Viminale dopo una giornata cominciata con l’annuncio dell’accordo scambio migranti.
Sotto il sole che non dà tregua restano equipaggio e 41 naufraghi, stretti su una nave di 18 metri stipata fino all’inverosimile, senza cabine, con la linea di bordo bassissima per il peso umano di chi ha attraversato il deserto, i centri di detenzione libica, per arrivare ad un passo dalla salvezza.
“Non possiamo riprendere il mare al largo, con la prima onda i migranti cadrebbero in acqua”, dicono dalla Alex dove si registrano casi di scabbia e di pidocchi, mentre ragazzi e ragazze della ong si arrangiano e industriano per porre al riparo dal caldo soffocante chi da ore sta sulla tolda. Hanno usato persino le coperte termiche annodate per creare una sorta di tendone.
Sono passate 8 ore da quando il Ministero della Difesa ha annunciato di aver messo a disposizione navi della Marina Militare per evacuazione, trasferimento e sbarco a Malta delle 41 persone salvate ora a bordo di nave Alex. Niente pare muoversi. – conclude Mediterranea – Chi sta intralciando l’operazione?”.
Il Viminale che non vuole far riprendere il mare all’imbarcazione umanitaria
L’obiettivo è il sequestro. Meglio se a La Valletta.
(da agenzie).
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
PRESENTATO UN PIANO PER LIMITARE LE COMPETENZE DELL’ANTITRUST, COSI’ NON POSSONO FARE DANNI
Un piano per modificare regole e poteri della Concorrenza. Le affinità elettive franco-tedesche da cui è scaturita la nuova architettura europea potrebbero riservare un ulteriore smacco all’Italia.
Il premier Giuseppe Conte, prima di dare il suo via libera alla spartizione dei top jobs studiata a tavolino da Emmanuel Macron e Angela Merkel – con la francese Christine Lagarde alla Bce, il belga Charles Michel al Consiglio Ue e la tedesca Ursula von der Leyen alla guida dell’organo esecutivo – ha ottenuto “garanzie” che Roma non rimarrà a bocca asciutta: avrà una vicepresidenza della Commissione e, soprattutto, la guida dell’Antitrust europea.
Ancora oggi il vicepremier Luigi Di Maio ha sottolineato come quella poltrona sia “strategica”. La danese Margrethe Vestager negli ultimi cinque anni ha pestato i piedi a numerosi giganti come Google, Amazon, Qualcomm e Facebook, attraverso indagini, accertamenti e multe che le hanno fatto guadagnare ribalta e consenso.
L’aria intorno al suo ufficio è cambiata pochi mesi fa, quando Vestager ha mandato all’aria i progetti di fusione tra l’azienda francese Alstom e la tedesca Siemens per dar vita a un “campione europeo” dell’industria ferroviaria e della segnaletica da contrapporre al colosso pubblico cinese Crrc.
Problema: la ferita per la bocciatura della fusione tra Alstom e Siemens a Parigi e Berlino non si è mai rimarginata. E ora che Roma ha prenotato per sè quel posto nella futura Commissione rischia di andare a scontrarsi, nuovamente, con gli interessi nazionali franco-tedeschi.
I ministri dell’Economia dei due Paesi, Bruno Le Maire e Peter Altmaier, dopo aver riscontrato che le loro pressioni sulla Vestager si sono rivelate inutili, l’hanno giurata agli uffici della Concorrenza. Giovedì si sono incontrati a Poznan con la ministra per lo Sviluppo e la tecnologia della Polonia Jadwiga Emilewicz e hanno firmato un piano comune per modificare le norme sulla Concorrenza all’interno dell’Ue.
Al di là dell’insolito trio composto dai due Paesi “europeisti” per eccellenza e un membro di spicco del gruppo sovranista di Visegrad, quello che conta è la sostanza.
I tre ministri hanno lanciato un piano per modificare il perimetro dei poteri degli uffici della Concorrenza con l’obiettivo di arginare la minaccia cinese.
“La Commissione europea – si legge nel documento di tre pagine pubblicato da Politico – dovrebbe modernizzare gli attuali orientamenti sulla valutazione delle concentrazioni orizzontali e sulla definizione del mercato rilevante al fine di introdurre maggiore flessibilità , tenere maggiormente conto della concorrenza a livello globale e tutelare l’interesse comune europeo strategico”.
Pechino nè tantomeno il casus belli Alstom-Siemens sono menzionati nel piano, ma i riferimenti sono evidenti. “Tale modernizzazione dovrebbe includere una valutazione più approfondita della concorrenza potenziale”, si legge.
Nel caso del campione ferroviario franco-tedesco dal potenziale fatturato di 15 miliardi, l’Antitrust Ue ha ritenuto che il matrimonio avrebbe comportato un aumento dei prezzi e un danno alla concorrenza tra le imprese intra-Ue, a fronte di una minaccia cinese che allo stato attuale nel mercato di riferimento non c’è. La Crrc (fatturato da 27 miliardi annui) realizza infatti meno del 10% delle sue attività all’estero.
“Dobbiamo prendere in considerazione l’ascesa della Cina, di nuovi giganti industriali e la necessità di creare nuovi campioni industriali europei per poter affrontare quella concorrenza”, ha detto Le Maire a Poznan. In altre parole, pur senza parlare di potere di veto, il ministro francese ha suggerito di attribuire più poteri ai singoli Stati membri nelle decisioni sulle concentrazioni industriali, limitando così il potere di arbitro indipendente della Commissione.
Si legge ancora nel documento:
Il ruolo del Comitato Consultivo (l’Advisory Committee on concentrations composto dalle autorità competenti degli Stati membri, ndr) dovrebbe essere rafforzato e aggiornato per consentire discussioni più ampie sulla politica di concorrenza con gli Stati membri. Potrebbe condurre valutazioni indipendenti sugli incrementi di efficienza legati alle fusioni. Il ruolo dei ministeri incaricati della politica di concorrenza negli Stati membri dovrebbero essere rafforzati, ad esempio nelle riunioni dei direttori generali della concorrenza. La Commissione dovrebbe inoltre estendere le competenze alla DG COMP avvalendosi dell’esperienza di specialisti di settore di altre DG per sviluppare un approccio più dettagliato e completo ai mercati interessati dalle fusioni.
L’intento di diluire, circoscrivere e intermediare il potere della Commissione Ue sulle fusioni che possono intaccare gli interessi industriali nazionali è lampante.
In caso di dubbi, Germania e Francia lo avevano messo già per iscritto in un altro documento, il “Manifesto” firmato a Berlino sempre dal duo Le Maire-Altmaier a febbraio scorso.
Una reazione a caldo alla bocciatura di Alstom Siemens che chiarisce l’obiettivo comune: quello di dare agli Stati membri il potere di “superare definitivamente le decisioni della Commissione”, nei fatti ridimensionandone le competenze.
Poznan si usano altre parole per esprimere lo stesso concetto: “Il Consiglio Competitività dovrebbe, in accordo con la rispettiva presidenza, avere l’opportunità di discutere la politica di fusione in relazione alla competitività dei settori industriali dell’UE al fine di fornire un contributo alla strategia e alla politica della Commissione europea”. Mentre sul piano tecnico “il Comitato Consultivo in materia di concentrazioni dovrebbe sfruttare il suo potenziale per alimentare i contributi degli Stati membri nel processo decisionale”.
La Polonia guidata dal governo nazionalista non può che aderire al progetto industriale di Francia e Germania, con l’obiettivo di affermarsi come economia dominante nell’Europa orientale, creando campioni nazionali con il sostegno statale e riducendo così la sua dipendenza dagli investimenti esteri.
Il ministro tedesco Altmaier a febbraio scorso ha scritto di suo pugno un piano di autentico protezionismo industriale in 21 pagine per respingere lo shopping straniero. La Francia ha già dato ampia prova di come l’europeismo politico si tramuta in sovranismo industriale quando si parla di interessi economici.
Dal canto suo il Governo italiano esprime la massima convinzione nel reclamare la poltrona occupata dalla Vestager, quantomeno dal fronte M5S. Mentre dal lato leghista c’è più di un dubbio sulla scelta da compiere, anche perchè il ruolo di Commissario alla Concorrenza è il più ostico, visto che ha a che fare con imponenti interessi dei giganti industriali ed economici.
Francia e Germania, nel silenzio generale, proseguono così nel loro progetto di mettere un freno ai poteri della Commissione Ue sulla Concorrenza, che com’è noto deve salvaguardare gli interessi degli Stati membri dalla minaccia cinese ma pure dalle “minacce” interne, soprattutto se rappresentate dalle due principali economie europee. Il duo franco-tedesco tesse alleanze mentre l’Italia si candida a ricoprire un ruolo che chi davvero comanda in Europa ha già detto di voler ridimensionare. Forse una riflessione supplementare sarebbe opportuna.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
IL LENZUOLO ERA STATO APPPESO A UN BALCONE IL 21 MAGGIO… “NESSUN VILIPENDIO DELLE ISTITUZIONI, RIVOLTE ALLE POLITICHE DI SALVINI”
Lo striscione “Salvini, Meloni & company il vostro odio è cacca sterile” non doveva essere sequestrato per “radicale mancanza di motivazioni”, in pratica chi lo ha vergato ed esposto ha esercitato il “diritto di manifestare il proprio pensiero sotto forma di critica politica”. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Cagliari, presieduto da Giovanni Massidda, nelle motivazioni del provvedimento con cui il 13 giugno scorso è stato annullato il sequestro del lenzuolo ‘incriminato’ appeso al balcone della casa di Paola Atzeni e Bruno Pisci, a Isili, e fatto ritirare dai carabinieri il 21 maggio.
“Il vilipendio alla Repubblica, alle Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l’ordine giudiziario, non può certamente configurarsi nei confronti dei singoli componenti di ciascuno di essi”, si legge nelle motivazioni del Riesame”. Quelle frasi, si spiega, vanno considerate un “esercizio del diritto di manifestare il proprio pensiero sotto forma di critica politica”.
In riferimento all’accusa di vilipendio, il giudice spiega: “le espressioni contenute nello striscione sono senza dubbio univocamente dirette alle persone fisiche di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni quali leader delle rispettive forze politiche e non appaiono in alcun modo indirizzate al Governo e alle Assemblee legislative intese come istituzioni”.
Non solo: “Nel caso in esame, l’espressione contenuta nel lenzuolo, oltre a non essere indirizzata, neppure indirettamente, a colpire istituzioni, non appare possedere nemmeno sul piano del tenore letterale le caratteristiche di gratuità e di grossolanità del dileggio necessarie per integrare il fatto tipico”.
E ancora: “le locuzioni utilizzate appaiono offensive dell’onore e della reputazione delle persone fisiche menzionate, trattandosi di espressioni come detto colorite, aspre e rozze, ma chiaramente indirizzate alle politiche (in particolare in materie di immigrazione e sicurezza) poste dagli interessati e non al dileggio gratuito delle persone fisiche, e per questo rispettose del limite della continenza”
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
ARCHIVIATA LA QUERELA PER DIFFAMAZIONE DI SALVINI CONTRO IL FATTO QUOTIDIANO
Marco Travaglio annuncia oggi sul Fatto Quotidiano che una querela per diffamazione nei suoi confronti per aver definito Matteo Salvini “Il cazzaro verde” in un editoriale del maggio 2018 è stata archiviata.
Le querele,si sa, sono armi a doppio taglio: si possono vincere, ma anche perdere; e chi le perde autorizza chi le vince a rivendicare come lecito ciò che chi perde riteneva diffamatorio. È proprio quel che è accaduto al Cazzaro Verde, che ieri s’è visto archiviare la sua denuncia dal gip Luigi Gargiulo, il quale ha accolto la richiesta della Procura di Milano e del mio difensore Caterina Malavenda e respinto il ricorso del suo difensore Claudia Eccher. La Procura riteneva che dare a Salvini del Cazzaro Verde esperto in supercazzole non fosse diffamazione, ma uso legittimo di “espressioni veicolate nella forma scherzosa e ironica propria della satira”che “consistono in un’argomentazione che esplicita le ragioni di un giudizio negativo collegato agli specifici fatti riferiti e non si risolve in un’aggressione gratuita alla sfera morale altrui”.
Ora il gip va oltre e nota che il Cazzaro Verde, nella sua querela, “non nega mai i fatti oggetto dell’articolo”, anzi arriva ad ammettere che “nella vita politica la critica può assumere toni aspri di disapprovazione”,pur opinando che “cazzaro verde”e“supercazzola” superino il“requisito della continenza”. E invece no, il giudice Gargiulo ritiene che io non sia (ancora) incontinente.bene che quando ti affidi ai veri esperti non serve avere un Rudi con te. A noi non rimane che ringraziare il Cazzaro Verde per averci querelati: se non l’avesse fatto, non avremmo mai saputo che dargli del Cazzaro Verde e del supercazzolaro è legittimo e avremmo continuato a chiamarlo così col timore di esagerare. Ora invece lo faremo senza più remore. Anche tutti i giorni, prima e dopo i pasti. E siamo lieti di comunicarlo coram populo, affinchè chiunque voglia provare la stessa liberatoria ebbrezza segua il nostro esempio sui social, a cena con gli amici, al bar, sui mezzi pubblici, nelle piazze, negli striscioni da balcone che accolgono il Cazzaro Verde nel suo frenetico giro d’Italia per non lavorare. Da oggi dire che il Cazzaro Verde è un Cazzaro Verde si può: grazie al Cazzaro Verde.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
PUO’ RIMANERE IN ITALIA, IL DECRETO SICUREZZA NON PUO’ ESSERE RETROATTIVO
La giovane nigeriana incinta e con una bimba piccola nata in Italia, residente in provincia di Matera, potrà restare al centro di accoglienza nel quale è attualmente ospite.
Lo ha stabilito il Tar di Basilicata a cui aveva fatto ricorso la donna, M., tramite l’avvocato Angela Maria Bitonti con il sostegno della campagna “Lasciateci entrare”, a seguito del provvedimento di revoca dell’accoglienza della prefettura di Matera in recepimento del decreto sicurezza, ora annullato dal Tar.
Nella sentenza, ancora una volta, si ribadisce l’irretroattività del decreto Salvini, in quanto “non trova applicazione — si legge nel documento – in relazione alle domande di riconoscimento di un permesso di soggiorno per motivi umanitari proposte prima dell’entrata in vigore (5/10/2018) della nuova legge, le quali saranno pertanto scrutinate sulla base della normativa esistente al momento della loro presentazione”. Come il caso della giovane nigeriana, la cui richiesta di protezione umanitaria — poi accolta – risale al 23 novembre del 2016.
Inoltre, nel dispositivo, viene esplicitato che “la situazione giuridica soggettiva dello straniero ha natura di diritto soggettivo, da annoverarsi tra i diritti umani fondamentali garantiti dagli artt.2 della Costituzione e 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e, pertanto, non degradabile ad interesse legittimo per effetto di valutazioni discrezionali affidate al potere amministrativo”.
“Il decreto Sicurezza — commentano la referente della Basilicata della campagna Lasciateci entrare, Paola Andrisani e l’avvocato Bitonti – da quando è entrato in vigore ha comportato spesso il proliferare di numerosi provvedimenti amministrativi illegittimi perchè in palese contrasto con norme di legge già in vigore prima dello stesso, comportando la necessità , quindi, di rivolgersi all’autorità giudiziaria amministrativa per ottenerne l’annullamento, con notevole dispendio di ulteriore denaro pubblico.
L’esercizio dei diritti — aggiungono – non è un gioco d’azzardo e noi come avvocati ed attivisti siamo chiamati ad un’azione puntuale e ferma contro chi vuole minarne le sue basi. M. ha avuto il coraggio di denunciare e lo ha fatto soprattutto per la sua bambina e per quello o quella che porta in grembo. Loro hanno diritto a un futuro migliore. E grazie a lei si è portata avanti una battaglia che vale per chiunque si trovi nella stessa sua situazione. La lotta e la resistenza, soprattutto in questo momento, pagano”.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
INTERVISTATA DA TRE GRANDI QUOTIDIANI EUROPEI: “MI VIENE DA RIDERE QUANDO MI DEFINISCE RICCA: NON HO UNA CASA, NON HO UN’AUTO, NON HO UNA FAMIGLIA, NON MI INTERESSA UNO STIPENDIO FISSO: TORNERO’ PRESTO IN MARE, LI’ C’E’ BISOGNO DI ME”
Carola Rackete affida il suo pensiero a diversi quotidiani europei, in edicola domani, tra cui La Repubblica in Italia, The Guardian nel Regno Unito e Der Spiegel in Germania.
“Rifarei tutto” dice, puntando il dito contro Matteo Salvini, la cui politica “viola i diritti umani” e anche contro la Germania, rea di averla lasciata sola sulla Sea Watch in mezzo al mar Mediterraneo.
Tutto questo nel giorno in cui il suo legale, Alessandro Gamberini, annuncia una querela nei confronti del ministro dell’Interno. “Non è facile raccogliere tutti gli insulti che Salvini ha fatto in queste settimane e anche le forme di istigazioni a delinquere nei confronti di Carola, cosa che è ancora più grave se fatta da un ministro dell’interno” dice l’avvocato. “Nel circuito di questi leoni da tastiera abituati all’insulto, è lui che muove le acque dell’odio. Una querela per diffamazione è il modo per dare un segnale. Quando le persone vengono toccate nel portafoglio capiscono che non possono insultare gratuitamente”
Secondo Carola Rackete, “la politica di Salvini ha violato i diritti umani: Il suo modo di esprimersi è irrispettoso, non è appropriato per un politico di alto livello” dice a Der Spiegel la comandante della Sea Watch, sottolineando che il suo equipaggio ha inviato rapporti medici giornalieri sulle condizioni dei soccorsi, anche al Centro di soccorso italiano a Roma “ma nessuno ha ascoltato, nessuno ha risposto”.
Ma le critiche sono anche per il Governo tedesco: “Mi sono sentita lasciata sola”, dice allo Spiegel. “La mia impressione è stata che a livello nazionale e internazionale nessuno volesse davvero aiutare. Si sono sempre passati la patata bollente, mentre avevamo ancora 40 sopravvissuti a bordo. Ha fallito il ministro degli Interni Horst Seehofer, che non aveva alcun desiderio di accettare le offerte delle città ” di ospitare i migranti a bordo della nave.
Sul Guardian, Carola Rackete rivendica tutto quello che ha fatto. “Le vite delle persone contano di più di qualunque gioco politico” dice la 31enne al quotidiano britannico, “se mi trovassi ancora nella stessa situazione, non ho dubbi: rifarei tutto”.
“Io non ho una casa, non ho un’auto, non mi interessa avere uno stipendio fisso e non ho una famiglia”, ha aggiunto, “nulla mi impediva di impegnarmi. Spero di tornare presto sul mare, perchè è lì che c’è bisogno di me”.
Quanto al ministro Salvini, la comandante esprime così il suo giudizio: “Rappresenta un fenomeno, l’avanzata dei partiti di destra, che sfortunatamente si sta verificando in tutta Europa, Germania e Gran Bretagna incluse, e che parla di immigrazione senza essere supportata dai fatti”.
Su Repubblica Carola risponde a chi la descrive come una ricca figlia di papà . “I sovranisti hanno rovesciato il senso di alcune mie dichiarazioni. Fanno sempre così: distorcono i fatti e li trasformano nelle opinioni che hanno già ! Non sono ricca: mio padre è in pensione, mia madre lavora con i detenuti in un progetto sociale della Chiesa”… “Non c’è nessuno posto che chiamo ‘casa’. Ho la tendenza a dire che sono una cittadina europea, perchè per la mia generazione lo stato nazionale non è più così importante. Non mi sento particolarmente tedesca, sto in Germania un mese all’anno. Siamo cresciuti con l’idea dell’Unione Europea, e troppo spesso ci dimentichiamo quanto sia importante quest’istituzione. Dovrebbe essere ancora più integrata, così gli Stati sarebbero forzati ad esempio ad accettare la redistribuzione dei richiedenti asilo, invece oggi ci sono Paesi che fanno finta di niente”.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
PROCESSO DI NUOVO RINVIATO A DICEMBRE, CUOR DI LEONE IL TEMPO PER VISITARE CONDANNATI IN CARCERE LO TROVA, PER FARSI GIUDICARE NO
È la seconda volta che il ministro dell’Interno Matteo Salvini chiede, tramite l’avvocato difensore Claudia Eccher, il rinvio del processo che lo vede imputato per vilipendio alla magistratura.
Dopo la prima richiesta a giugno di rinvio per un impegno al Quirinale, il ministro gioca di nuovo la carta del legittimo impedimento per un impegno istituzionale a Trieste.
Il processo slitta al 5 novembre e il ministro dovrebbe comparire nell’udienza già programmata del 10 dicembre.
Il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha messo sotto accusa Matteo Salvini per alcune dichiarazioni pronunciate dal palco di un congresso della Lega che si è tenuto a Collegno nel febbraio 2016, quando l’attuale ministro dell’Interno ricopriva la carica di europarlamentare.
Le parole incriminate sono: “Qualcuno usa gli stronzi che male amministrano la giustizia […] difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana che è un cancro da estirpare”. Esse si riferiscono a delle indagini sulle spese pazze dei politici in Liguria.
Il processo penale, se si concluderà con una condanna, obbligerà Matteo Salvini a pagare una multa che va da 1000 a 5000 euro.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2019 Riccardo Fucile
NON SOLO HA VIOLATO LA LEGGE IMPEDENDO L’ATTRACCO A LAMPEDUSA DI UNA NAVE UMANITARIA COME SANCITO DAL DIRITTO, ORA IL SEQUESTRATORE DI PERSONE VUOLE SEQUESTRARE A MALTA IL VELIERO OSTACOLANDO I SOCCORSI
Sono passate 3 ore da quando il Ministero della Difesa ha annunciato di aver messo a disposizione navi della Marina Militare per evacuazione, trasferimento e sbarco a Malta delle 41 persone salvate ora a bordo di nave Alex.
Niente pare muoversi. – conclude Mediterranea – Chi sta intralciando l’operazione?”.
La Difesa ha messo a disposizione mezzi della Marina Militare per il trasbordo. Dal titolare del Viminale non è però arrivato il via libera.
“Non decidono loro dove sbarcare”, dicono al Viminale, che non vuole far riprendere il mare all’imbarcazione umanitaria dopo aver portato a termine la sua missione. L’obiettivo è il sequestro. Meglio se a La Valletta.
Una sequela di violazioni della legge che in un Paese civile lo avrebbe già visto arrestrato per sequestro di persona r
E nell’attesa che qualcosa accada, arrivano le prime reazioni alle decisioni di Salvini di vietare il porto alla barca a vela.
Dalla Cgil, al Pd, al senatore Gregorio De Falco, gia Cinque Stelle e ora al gruppo misto, si moltiplicano le prese di posizioni, le proteste: “Ad Alex non può essere impedito di entrare in porto. È una barca che non può offrire protezione alla gente in coperta. In quelle condizioni, sotto un sole cocente, l’integrità fisica è a rischio”. dice su twitter il senatore Gregorio De Falco, già M5s e ora al misto
“Questo non è un film. Qui si gioca con la vita delle persone e degli equipaggi. Salvini deve fare i conti con le migliaia di morti che ha sulla coscienza, fa eco Meditrerranea Saving Humans
da agenzie)
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