Destra di Popolo.net

DRAGHI VINCE CONTRO L’ASSE FRANCO-TEDESCO

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

“MARIO L’ITALIANO” ALLA FINE LA SPUNTA E FA L’ULTIMO REGALO AL NOSTRO PAESE… SPREAD CALA A QUOTA 138, BORSA SU

La seconda volta, si sa, è foriera di dubbi, veleni, tentativi di sabotaggio ritenuti legittimi perchè se c’è una seconda volta significa che la prima non è riuscita appieno o quantomeno questo è quello che pensano i critici.
E anche uno come Mario Draghi, ritenuto l’infallibile, l’uomo che ha imposto il protocollo del “whatever it takes”, che ha tenuto per otto anni la barra del comando della politica monetaria europea, è dovuto passare attraverso questa strettoia sensibile. L’agguato è arrivato all’ultimo momento utile, quello del passaggio del testimone, ed è giunto per mano della Santa alleanza, quell’asse franco-tedesco che è la spina dorsale ma anche il nervo scoperto degli equilibri dell’Europa.
Francoforte, penultima riunione del Consiglio direttivo presieduta da Draghi: Francia e Germania dicono no alla riedizione del quantitative easing. Alla fine, però, Draghi vince: il bazooka tornerà  a iniettare liquidità . E non solo.
Raccontare come sono andati i fatti, attraverso le ricostruzioni di Bloomberg e Reuters, è imprescindibile per capire la portata della vittoria di Draghi e le sue ricadute.
A Francoforte è successo questo. Innanzitutto una cosa che non si era vista negli ultimi otto anni e cioè quella che alcuni dei partecipanti, seppur dietro l’anonimato, hanno definito “una rivolta” contro la volontà  del numero uno della Bce di riattivare un nuovo Qe da 20 miliardi al mese e senza scadenza.
Quando Draghi ha messo la proposta sul tavolo a opporsi sono stati il governatore della Bundesbank Jens Weidmann, l’omologo francese Franà§ois Villeroy de Galhau. E poi ancora i rappresentanti di Berlino e Parigi nel board della Bce, Sabine Lautenschlà¤ger e Benoà®t CÅ“urè, oltre ai governatori di Olanda, Austria ed Estonia. Insieme fanno metà  Pil dell’eurozona.
Draghi non è nuovo a queste dinamiche perchè l’avversione della Germania e di Weidmann si è fatta sentire, e anche fuori dalle segrete stanze di Francoforte, in più passaggi del suo lungo mandato.
D’altronde Weidmann ha sempre sognato la poltrona di Draghi, ma al di là  delle ambizioni personali, l’avversione di una parte dei tedeschi alle politiche ultraespansive promosse dall’ex governatore di Bankitalia è stato un leit motiv che ha animato il dibattito europeo tra conservatori e progressisti, tra fautori dell’austerity e sostenitori di politiche in grado di dare ossigeno ai quei Paesi, Italia in testa, con debiti pubblici elevati.
Il dato inedito di oggi è che la Francia è scesa in campo e con la sua artiglieria pesante per provare a sbarrare la strada a Draghi, rendendo l’asse con i tedeschi ancora più robusto.
E l’ha fatto in un momento delicato, quello appunto del passaggio del testimone di Draghi, alla fine di un mandato che sarà  ricordato per la sua ricetta, quella del Qe. Proprio nel momento in cui il numero uno dell’Eurotower ha deciso di imprimere l’ultimo sigillo alla sua creatura, ecco che i francesi hanno fatto capolino, sbattendo i pugni sul tavolo per dire “caro Mario, così non va bene”.
Alla fine, come si diceva, l’ha spuntata Draghi. Che durante la tradizionale conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo ha smorzato i toni, come sa ben fare da condottiero che ha visto la nave dell’Europa navigare nelle acque tempestose della crisi. Eppure lui è rimasto lì, sicuro nell’indicare il porto di approdo.
L’ha messa giù così: “Ci sono state molte diversità  di vedute, ma il consenso è stato così largo che non c’è stato bisogno di votare. C’era una chiara maggioranza”.
Draghi ha vinto con la modalità  non certo più esaltante perchè tutto c’è stato tranne che l’unanimità , ma ha vinto perchè la riedizione del quantitative easing si farà .
Questo, tuttavia, non sgombera il campo dai dubbi sulla sua possibile riuscita. Ma soprattutto apre la prima vera questione che caratterizzerà  il mandato di Christine Lagarde, pronta a prendere il testimone da Draghi il primo novembre.
Lagarde, francese. Lagarde che una settimana fa, davanti al Parlamento europeo, si è detta d’accordo sulla necessità  di mantenere “una politica monetaria molto accomodante per un lungo periodo di tempo”.
Lagarde che ha ammesso la presenza di “rischi economici a breve termine” e che ha sottolineato come il livello dell’inflazione – uno degli obiettivi del Qe – è ancora “troppo basso”. Lagarde, insomma, sulla scia di Draghi. Ma ora che la Francia ha votato contro al Qe, cosa farà  il nuovo capo della Bce?
Ci sarà  tempo per vedere e capire. Oggi è il giorno della vittoria di Draghi.
In Italia festeggiano tutti: dal ministro per gli Affari europei Enzo Amendola al commissario Ue Gentiloni alle Borse.
Draghi fa volare i Btp, i cui rendimenti hanno segnato un nuovo minimo storico. Lo spread a 138 punti base, ai minimi da maggio di un anno fa. Anche questo è l’effetto dell’ultima vittoria di Draghi a Francoforte. Mario l’italiano come direbbe qualche tedesco.

(da “Huffingtonpost”)

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LA STORIA DI SALVINI CHE NON PAGA GLI STRAORDINARI AGLI AGENTI DI POLIZIA: “TANTE PROMESSE, POCHI FATTI”

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

INTERVISTA A DANIELE TISSONE, SEGRETARIO DEL SILP, IL PIU’ GRANDE SINDACATO DELLA POLIZIA: “IN REALTA’ SALVINI HA STANZIATO SOLO UN QUARTO DELLE RISORSE DEL GOVERNO PRECEDENTE”

Durante il suo mandato da ministro dell’Interno Matteo Salvini ha spesso mostrato la sua vicinanza alle forze di polizia. Ma lo ha fatto solo a parole, senza far seguire “atti concreti”. L’accusa al leader leghista viene mossa da Daniele Tissone, segretario generale del Sindacato italiano dei lavoratori di polizia (Silp).
E si fonda soprattutto su due elementi: il mancato rinnovo del contratto e la decisione di non stanziare fondi per pagare gli straordinari — già  svolti — dal personale di polizia.
In un colloquio con Fanpage.it Tissone ritorna su questi punti e spiega come Salvini avrebbe potuto prevedere lo stanziamento dei fondi necessari per pagare gli straordinari semplicemente con un decreto, ma “non c’è stata una capacità  reale rispetto ai proclami”.
“Il tema vero — accusa Tissone — è che il ministro ha promesso moltissimo, ma ci sono stati pochi atti concreti. Le risorse stanziate sono state in totale un quarto di quelle previste dal governo che l’ha preceduto”.
Il mancato pagamento degli straordinari del 2018 e del 2019 per gli agenti di polizia è stato certificato da una lettera del Viminale alla Silp, in cui si riportava che il ministero — presieduto fino a pochi giorni fa da Salvini — non ha previsto di stanziare i fondi necessari per pagare il lavoro extra del personale.
Tissone spiega ancora che il sindacato, come “fatto con tutti gli altri ministri, ha sempre sollecitato il pagamento delle competenze come gli straordinari e le missioni. Lo facciamo a prescindere da chi sia il ministro. Ora l’ufficio competente del Viminale ci ha detto che non ci sono i soldi e che verranno pagati solo dal 2020”. Con mesi, se non anni, di ritardo.
Gli agenti effettuano il loro lavoro prima di essere pagati, percependo poi l’indennità  anche a distanza di molti mesi: “È frustrante — sottolinea Tissone — anche perchè si tratta di una attività  gravosa, svolta dal personale di polizia più anziano d’Europa per età  media. Inoltre in meno di dieci anni il personale è sceso di 10mila unità  (oggi sono solo 98mila)”. Nella polizia, adesso, “serve un turn over reale”.
L’aspetto sottolineato dal segretario della Silp Cgil riguarda ciò che l’ex ministro dell’Interno aveva garantito di fare per la polizia: “Il tema vero è che il ministro ha promesso moltissimo. Ma, per esempio, sono passati più di 250 giorni dalla promessa del rinnovo del contratto. Inoltre le assunzioni fatte da Salvini erano state stabilite dal precedente governo, con lui sono entrati solo 200-300 poliziotti in più. Ma rispetto ai governi Renzi e Gentiloni la sua è solo una goccia nell’acqua. Basti pensare che ora per ogni quattro pensionati nella polizia entrano solo due persone”.
Per quanto riguarda il mancato pagamento degli straordinari Tissone accusa Salvini di non aver previsto “il finanziamento per tempo: ci sono norme per cui è più complicato intervenire, è vero, ma un ministro può fare un decreto d’urgenza. Non c’è stata una capacità  reale rispetto ai proclami”.
Tanto che Salvini viene ritenuto il ministro delle “pacche sulle spalle”, a cui non fanno seguito atti concreti. “Le risorse si potevano trovare, quelle stanziate dal suo governo sono un quarto di quelle del precedente esecutivo”.
“Oggi — accusa ancora Tissone — scopriamo che il re è nudo, le dimostrazioni di vicinanza non sono state seguite dai fatti”. Il problema è stato solo di “scelte politiche”, perchè non c’è stata alcuna impossibilità  di trovare le risorse.
Uno dei problemi principali da risolvere per il corpo di polizia riguarda il personale: “L’obiettivo è arrivare a 117mila unità . La legge Madia, però, prevede solo 106mila unità . Non solo, perchè sarebbero comunque insufficienti. Inoltre, va aggiunto che molti agenti presto andranno in pensione”. Il problema reale è che oggi, però, le unità  di polizia sono meno: “Siamo solo a 98mila, quindi siamo sotto anche rispetto alla legge Madia che già  è insufficiente”.
Per il sindacato ora si aprirà  una nuova fase con l’arrivo al ministero dell’Interno di Luciana Lamorgese. Ancora non c’è stato alcun confronto, “è troppo presto”, sottolinea Tissone, ricordando che si è insediata da pochi giorni. “Ma saremo propositivi come lo stiamo stati con Salvini, chiederemo le stesse cose senza fare sconti”, ribadisce.
I punti su cui incentrare la trattativa sono molteplici: si parte dalla richiesta di rinnovare il contratto e si arriva alla proposta di creare un piano di risorse per i correttivi di riordino delle carriere, passando per un piano straordinario di assunzioni.

(da Fanpage)

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IL NUOVO UMANESIMO NON E’ LASCIARE 82 PERSONE A BAGNOMARIA FINCHE’ L’EUROPA NON DECIDE DOVE METTERLE

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

LA OCEAN VIKING E’ ANCORA IN ATTESA DI UN PORTO SICURO… PRIMA SI FANNO SBARCARE I NAUFRAGHI E POI SI DECIDE LA RIDISTRIBUZIONE, COSI’ DICONO LA LEGGE E LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI

L’8 settembre scorso la nave Ocean Viking ha tratto in salvo 50 persone al largo delle coste della Libia. La nave operata da SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere è in attesa che venga assegnato un porto sicuro per sbarcare le 84 persone (il giorno successivo vennero imbarcati i 34 migranti provenienti dalla Josefa) che si trovano a bordo. Ieri una donna incinta al nono mese e suo marito sono stati trasferiti a Malta, una misura precauzionale per potenziali complicanze che potrebbero insorgere durante un parto a bordo.
A bordo rimangono 82 persone, tra cui 18 minori (uno è un bambino di un anno) e una donna incinta. Malta, scrive il giornalista Sergio Scandura su Twitter, ha detto di no alla richiesta di sbarco.
L’Italia invece, che da qualche giorno ha inaugurato la stagione gloriosa del nuovo umanesimo del Conte bis, prende tempo. Per far sbarcare i migranti a bordo della Ocean Viking il governo vuole prima chiudere la trattativa con l’Unione Europea. Perchè anche se Salvini non è più ministro dell’Interno la stagione delle trattative sulla pelle dei migranti non sembra essersi conclusa.
Magari al Viminale non c’è più un ministro che twitta di chiudere i porti. Ma la sostanza non è cambiata. Basta prendere ad esempio il comunicato di Palazzo Chigi dopo il vertice sui migranti convocato da Conte.
Alla riunione hanno partecipato Luigi Di Maio e Dario Franceschini e i tre ministri competenti: Luciana Lamorgese (Interni), Lorenzo Guerini (Difesa) e Paola De Micheli (Infrastrutture). La nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri è questa: «quanto alla vicenda della Ocean Viking si è registrata una forte adesione europea al meccanismo di redistribuzione già  attivato nelle scorse ore dall’Italia. Risulta già  un’adesione di diversi Stati membri che consentirà  un’adeguata e sollecita soluzione».
Da parte sua la Commissione, che ha ricevuto ieri la richiesta di coordinare la ripartizione dei migranti, fa sapere che c’è già  un numero di Paesi si sono impegnati ad accogliere le persone, una volta che saranno sbarcate dalla nave di nave di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere.
Esattamente lo stesso copione di quando al Ministero c’era Salvini che chiudeva i porti e teneva a mollo migranti o la Guardia Costiera per avere qualcosa con cui trattare con l’Unione Europea.
È evidente che il Governo italiano non ha alcuna intenzione di muoversi prima di avere la certezza che il patto sul «Temporary predictive riallocation program» che dovrebbe essere sottoscritto il 23 settembre prossimo tra   Italia, Malta, Germania e Francia diventi operativo.
Che non significa che Conte vuole aspettare il 23 settembre per far sbarcare i migranti ma che evidentemente ci sono ancora alcune manovre diplomatiche da fare e dettagli che devono essere messi a punto.
Intanto però l’Italia fa sapere che fino a che la UE non avrà  concluso la procedura per la redistribuzione non ci sarà  alcuno sbarco.
La differenza col passato è che la cosa viene raccontata in maniera positiva, non appena verrà  ultimata la procedura allora verranno fatti sbarcare. Ma la sostanza non cambia.
E non cambiano nemmeno i problemi sul tappeto, uno su tutti il regolamento di Dublino che prevede che prima di poter redistribuire i migranti (su base volontaria) questi debbano essere fatti sbarcare e identificate.
Ed infatti anche ora la condizione per la redistribuzione è lo sbarco, in Italia.
E allora perchè non farli sbarcare subito. Non ci si fida dei partner europei?
Da una situazione del genere non se ne esce in tempi brevi e quindi ben venga l’accordo se questo è l’unico modo per far sbarcare quei poveracci.
Ma non è questo il nuovo umanesimo che molti si aspettavano. Nessuno vuole “l’invasione di migranti” (perchè non esiste) e sappiamo che i tempi per una modifica del regolamento di Dublino sono necessariamente lunghi (anche perchè la nuova Commissione si deve ancora insediare).
Al tempo stesso non possiamo certo pensare che questa sia la soluzione ottimale per i nuovi casi che si presenteranno nei prossimi giorni o mesi.
Al solito ricordiamo che ieri — dati ufficiali del Ministero — sono sbarcate in Italia 58 persone, il 9 settembre 66, il giorno prima 45.
Come mai invece per quelli a bordo di una nave di una ONG si continua con questo ridicolo e crudele palleggio?
È questa la discontinuità  che tutti aspettavano?
Anche se il Ministero non ha emanato uno specifico divieto di avvicinamento, cosa succederebbe se la nave facesse rotta su Lampedusa? Non c’è alcun bisogno di arrivare ad un nuovo “scontro”, si facciano sbarcare i migranti e si inizi a lavorare, seriamente, su una riforma del regolamento di Dublino.

(da “NextQuotidiano”)

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LA SIGNORA CHE “NON AFFITTA AI MERIDIONALI” PERCHE’ LEI E’ “RAZZISTA E SALVINIANA”

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

LA SIGNORA PATRIZIA DI MALVAGLIO E IL DELIRIO SU FB

In un post embeddato su Facebook è possibile ascoltare due messaggi audio della signora Patrizia di Malvaglio (un paese in provincia di Milano) in cui lei dice che non vuole affittare la casa di proprietà  della figlia (ma preferisce venderla) perchè chi gliel’ha chiesta in affitto è meridionale, ovvero è nata a Foggia.
Nel secondo audio la signora Patrizia autorizza esplicitamente alla pubblicazione la persona che ha pubblicato il post su Facebook.
Nel primo audio la signora dice: “Per me i meridionali sono meridionali anche nel 4000, non solo nel 2000, per me i meridionali, i neri i rom sono tutti uguali, guardi io sono proprio una razzista al cento per cento… se vuole comprarsi la casa se la compra, quello che conta è ciò che c’è scritto sulla carta d’identità  e io da lombarda e di Salvini la penso così… è una cosa che son venuto a sapere io, che lei è meridionale. Io sono razzista e per me mi va benissimo e quello che pensa lei a me non me ne frega un cazzo”.
Nel secondo audio dice: “Scriva sotto il post ‘ la signora è una salviniana, il suo capitano è Salvini, da quando c’era ancora Bossi la signora era in prima linea: ecco le leghiste cosa fanno, scriva pure, lo dica pure e metta anche questo: che sono felicissima di essere una leghista. Lo scriva pure e lo pubblichi pure, perchè tanto non ho vergogna”.
La ragazza che ha embeddato l’audio nel post dice di essere pronta ad andare a denunciare.

(da “NextQuotidiano”)

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LA BUFALA DI SALVINI CHE SOSTIENE CHE QUEST’ANNO NON SI INSEGNERA’ EDUCAZIONE CIVICA PER FARE UN TORTO A LUI

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

LA REALTA’ E’ UN’ALTRA: E’ A CAUSA DELLA CRISI DI GOVERNO, DA LUI PROVOCATA, SE SONO SALTATI I TEMPI

Un po’ di insano vittimismo per ottenere una pacca sulla spalla via social, stravolgendo la realtà  e non assumendosi le proprie responsabilità .
Dopo aver dato la colpa, erroneamente, al nuovo governo per aver fermato la legge regionale del Friuli Venezia Giulia, ora è tempo di strumentalizzare il rinvio dell’entrata in vigore dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole.
Abbiamo già  spiegato nei giorni scorsi i motivi che hanno portato a un rinvio all’anno scolastico 2020/2021. Motivazioni che anche un ex ministro dovrebbe conoscere dato che proprio la crisi di governo provocata da lui ha portato a non pubblicare il provvedimento nella Gazzetta Ufficiale entro il 16 agosto scorso. Il protagonista di questa vicenda non poteva che essere Matteo Salvini.
Ripercorriamo le tappe di questa vicenda con dettagli che anche lo stesso leader della Lega dovrebbe conoscere bene (o almeno si spera per via della sua esperienza politica che va avanti ininterrottamente dal 1993).
Il primo agosto 2019 il Senato ha approvato in via definitiva la legge che ripristina l’insegnamento dell’educazione civica nelle storie (non come materia, ma come insegnamento trasversale ma con voto in pagella).
Per diventare effettiva, però, doveva esse pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, cosa non accaduta entro il 16 agosto, data limite per consentire l’entrata in vigore entro il 1° settembre (e dare tempo per l’organizzazione all’interno dei vari istituti).
Peccato che tutto questo non è avvenuto secondo il calendario perchè lo stesso Matteo Salvini ha provocato la crisi di governo, con tanto di sfiducia a Giuseppe Conte, bloccando qualsiasi operatività  del vecchio Esecutivo. Ma ora attacca la maggioranza attuale con la solita sindrome da Calimero.
E anche ieri, mercoledì 11 settembre, siamo tornati a occuparci del rinvio dell’educazione civica nelle scuole, spiegando come la decisione del Consiglio Superiore d’Istruzione — che viene anche citato nell’articolo condiviso dal segretario del Carrocio che, forse, si è fermato solo al titolo — non potesse che prevedere un rimando al prossimo anno scolastico proprio a causa del tempo scaduto per organizzare gli insegnamenti.
Ma sui social di Matteo Salvini si dà  sempre la colpa agli altri. Ma, spesso e volentieri, le responsabilità  sono proprio del leader della Lega. Che non è come Calimero, come invece vuole far credere.

(da “NextQuotidiano”)

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CONTE HA FATTO CRESCERE IL DEBITO PUBBLICO DI 180 MILIONI AL GIORNO

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

E ORA PROMETTE DI TAGLIARLO CON UNA RICETTA CHE NON HA MAI FUNZIONATO

La posizione di Carlo Cottarelli è chiara: “Se nessun Paese in 75 anni ha tagliato il debito aumentando il Pil, anche in deficit, vuol probabilmente dire che non funziona”.
Per il premier Giuseppe Conte, però, non pare essere un problema: “Vogliamo ridurre il debito attraverso la crescita economica, il nostro obiettivo è la riduzione del debito e l’ho detto chiaramente, abbiamo bisogno di fare investimenti che ci consentano di orientare il paese verso lo sviluppo sostenibile e per una maggiore occupazione”.
Tradotto: più spesa pubblica.
D’altra parte suona quasi provocatoria l’affermazione di voler ridurre il debito da parte di un presidente del Consiglio dei ministri che negli ultimi 14 mesi ha firmato (o contro firmato) tutti i provvedimenti che hanno contribuito ad aumentare la spesa pubblica.
Anche quando era evidente che non sarebbero serviti a rilanciare l’economia come dimostra la crescita vicina a quota zero.
E’ il caso, per esempio, di quota 100: in tre anni — al netto degli eventuali risparmi ancora da quantificare — costerà  21 miliardi di euro e come si legge nel Def ha un “lieve effetto negativo quest’anno“.
Come a dire: più spesa e meno Pil che si traducono in un aumento del debito. Conte, però, non ha mai avuto dubbi nel difendere il provvedimento.
Così come non ha intenzione di toccare il reddito di cittadinanza che nelle simulazioni dello stesso Def dovrebbe portare alla crescita una manciata di punti decimali a fronte di un costo pari a 17 miliardi nel triennio.
Il risultato è chiaro: durante il governo Conte, da giugno 2018 a giugno 2019, il debito pubblico italiano è aumentato — in termini assoluti — di 63 miliardi di euro.
A questo, poi, va aggiunto il costo per la corsa dello spread nei quattordici mesi di governo gialloverde: l’Osservatorio conti pubblici di Cottarelli ha calcolato che le emissioni dell’ultimo anno faranno salire la spesa per interessi di 20 miliardi in 20 anni.
Un mattoncino da un miliardo di euro in più ogni dodici mesi sul debito pubblico italiano. Non molto in valore assoluto, ma un altro piccolo problema da sommare a quasi 2.400 miliardi di euro che gravano sulle teste degli italiani.
Conte, che nell’ultimo anno ha contribuito ad aumentarne il peso, non sembra preoccuparsene e — confidando nella benevolenza della Commissione Ue — probabilmente proverà  a calciare la palla in avanti lasciando che sia qualcun altro ad affrontare il problema. Addirittura, secondo l’Osservatorio sui conti pubblici, il governo potrebbe aver sottostimato l’aumento del debito.
Il premier però, davanti alla Commissione europea, non si scompone.
Dopo aver archiviato — per l’ennesima volta — il riordino delle agevolazioni fiscali (una giungla da decine di miliardi di euro l’anno nella quale spiccano diversi regali alle lobby) pare aver dimenticato in un cassetto anche la web tax.
L’imposta per la quale non è mai stato scritto il decreto attuativo che avrebbe dovuto garantire 150 milioni di gettito per il 2019 e 600 milioni l’anno prossimo: due gocce nel mare, ma anche queste andranno coperte. A meno di non voler far salire ancora il debito.
“Non è possibile abbassare le tasse, far crescere la spesa e tenere l’Iva ferma” diceva l’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ma Conte non sembra essere d’accordo.
Eppure mancano tre mesi alla fine dell’anno e le privatizzazioni sono ancora ferma al palo: il governo si è impegnato con l’Ue a cedere asset pubblici per 18 miliardi di euro. Soldi che sarebbero dovuti finire nel fondo per la riduzione del debito e senza i quali sarà  necessario trovare un’altra soluzione.
L’ex capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, sostiene che il debito pubblico non sia un problema se la spesa per interessi è inferiore alla crescita e suggerisce di guardare il trend nel lungo periodo.
Nel breve, la situazione è preoccupante: l’Italia è in stagnazione, ma spende quasi il 4% del Pil in interessi. Senza aumentare l’avanzo primario come suggerisce Cottarelli (cosa che M5s e Conte non vogliono fare), per ridurre il debito serve una crescita da Paese emergente. L’Italia non cresce del 2% dal 2006.

(da “Business Insider”)

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RAZZISMO A BENEVENTO: MIGRANTI FATTI SCENDERE DAL BUS ANCHE SE HANNO L’ABBONAMENTO

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

E A VOLTE I BUS NON SI FERMANO SE ATTENDONO DI SALIRE PERSONE DI COLORE

Una vicenda davvero brutta sulla quale fare urgentemente chiarezza: ragazzi di colore, immigrati, costretti a scendere dall’autobus pur se muniti di abbonamento.
Lo ha denunciato la consigliera comunale di Benevento, Delia Delli Carri, che ha chiesto all’assessore competente di attivarsi con la ditta che gestisce il servizio di trasporto urbano, la Trotta bus, affinchè “accerti i fatti contestati e si impegni affinchè non si ripetano più”.
“In questi giorni – dichiara Delli Carri – ho avuto notizia del ripetersi di comportamenti non chiari nei confronti di giovani immigrati sugli autobus di linea urbani. I ragazzi, seppur muniti di regolare abbonamento, sono stati costretti dal personale a scendere dall’autobus o addirittura è stato loro impedito di salire senza neppure verificare se fossero in possesso del biglietto/abbonamento. In un caso l’autobus non ha rispettato la fermata per non far salire i giovani”.
“La vicenda – spiega – è stata già  denunciata da alcuni cittadini, non solo testimoni diretti ma vittime essi stessi di tali atti. Purtroppo non vi è stata alcuna reazione”.
L’iniziativa – conclude – serve ad evitare che si consolidi un clima di caccia alle streghe che non qualifica la nostra comunità  e che nuoce profondamente le relazioni sociali. Attendo fiduciosa una risposta che sgomberi il campo da ogni incertezza sulla corretta e indiscriminata gestione del servizio pubblico”.

(da agenzie)

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GRAZIE AL RAZZO

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL PORTALE PUTINIANO SPUTNIKNEWS ORA INTERVISTA BRUNETTA CHE APPROVA GENTILONI AGLI AFFARI ECONOMICI UE

Mentre Bruno Vespa, dopo il crollo di Porta a Porta con Salvini ospite, punta a rilanciarsi ospitando Gianni Cuperlo, il CapitonEx incassa l’estremo affronto anche da Sputniknews, il portale multilingue putiniano che fino a qualche giorno fa sosteneva e rilanciava ogni suo lapillo con tale e tanta prontezza che al Tg2 stavano per reclamare la violazione di copyright. Poi, la svolta.
Un’intervista nientemeno che a Renato Brunetta, prima pubblicata sulla versione italiana e, ieri, in quella inglese, che commenta l’autogol del CapitonEx sottolineandone la disastrosa arroganza e plaudendo la nomina di Gentiloni a Commissario “perchè pone fine all’isolazionismo italiano in Europa”.
Da “pieni poteri” a “mi prende per il culo persino Brunetta a casa dei miei sponsor” è passato appena un mese.
E non è tutto: pare che i russi abbiano già  chiesto a Savoini di restituire il borsone sportvo grande come il Molise che avrebbe ricevuto coi bollini del petrolio ricevuti come acconto all’hotel Metropol.

(da “La Repubblica“)

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LA CHIESA TEDESCA MANDERA’ UNA NAVE NEL MEDITERRANEO PER SALVARE I MIGRANTI

Settembre 12th, 2019 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DELLA CHIESA EVANGELICA: “BASTA CON GLI ATTI SIMBOLICI, E’ ORA DI AGIRE”

Heinrich Bedford-Strohm, presidente delle Chiese evangeliche tedesche, ha informato che la Ekd (Evangelische Kirche Deutschlands) invierà  una nave nel Mediterraneo per contribuire ai salvataggi in mare dei migranti.
“È più di un atto simbolico, si tratta di agire in maniera esemplare. Saranno salvati esseri umani nel Mediterraneo”.
Il presidente ha chiesto anche una rapida soluzione politica per la ridistribuzione dei migranti salvati in mare, in modo che si eviti “il mercanteggiamento” che ricomincia ogni volta che sbarca una nave.
La chiesa, ha aggiunto il presidente dell’Ekd, si impegna già  da decenni in Africa per combattere le cause da cui originano i flussi migratori.

(da agenzie)

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