Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
IL PUNTO E’ UN’ALTRO: ESISTE UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE RAZZISTA CHE DIFFONDE SCIENTIFICAMENTE NOTIZIE FALSE E NESSUNO FINISCE IN GALERA
Il 16 settembre 2019 un utente pubblica un tweet con un video dove una piccola imbarcazione vuota viene trainata da una più grande.
Secondo il messaggio sovranista pubblicato su Twitter, si tratterebbe di una ONG con a bordo dei migranti da portare in Italia:
“Nave ONG traina imbarcazione vuota dopo aver preso a bordo pseudoimmmigrati in acque territoriali libiche.Arrivati in acque territoriali italiane vengono fatti salire a bordo dell’imbarcazione trainata e viene lanciato l’ S.O.S. per “avvistamento naufraghi”. #truffaONG #business”
Il video era stato pubblicato dalla Polizia di Stato e ne avevamo parlato a Open in un articolo del 21 giugno 2019:
“È giunto nel porto di Licata (Agrigento) il peschereccio — intercettato dalla Guardia di Finanza al largo di Lampedusa — che trasportava 81 migranti, di cui 75 uomini, 3 donne e 3 bambine, poi trasbordati su un barchino e infine tratti in salvo e fatti sbarcare a Lampedusa. Le Fiamme Gialle hanno fermato i 7 membri dell’equipaggio, sei di nazionalità egiziana e un tunisino, che ora sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “
Nessuna ONG.
Il problema è che per alcuni utenti una nave che soccorre dei migranti sia per forza un’organizzazione non governativa come lo sono Open Arms e Sea Watch.
(da Open)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
DIAMO IL BENVENUTO NEL MONDO REALE AL MINISTRO DEGLI ESTERI DEGLI EX “TAXI DEL MARE” … I PAESI DI VISEGRAD SI FOTTONO 20 MILIARDI DI CONTRIBUTI UE IN PIU’ RISPETTO A QUELLO CHE VERSANO E HANNO ANCORA LA FACCIA DI FARE I SOVRANISTI
«L’Italia — attacca il ministro degli Esteri — da anni vive un’emergenza causata anche e soprattutto dall’indifferenza di alcuni partner europei, come l’Ungheria»
Il neo ministro agli Esteri Luigi Di Maio risponde senza mezzi termini alle accuse di Budapest sui migranti: «Il giudizio espresso dal governo ungherese è del tutto strumentale. L’Italia da anni vive un’emergenza causata anche e soprattutto dall’indifferenza di alcuni partner europei, come l’Ungheria. È facile fare i sovranisti con le frontiere degli altri. Chi non accetta le quote deve essere sanzionato duramente. L’Italia non può e non si farà più carico da sola di un problema che riguarda tutta l’Ue».
«Nei Paesi di transito vanno istituiti degli uffici europei — ha aggiunto — nei quali i migranti possano presentare richiesta di asilo in modo da poter essere poi trasferiti in Europa, e non solo in Italia, attraverso un corridoio umanitario. In questo modo si mette fine all’inferno dei trafficanti di uomini e dei barconi e ognuno si assume le sue responsabilità ».
Dure erano state le parole del ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, che alla tv M1 aveva definito «deplorevole e pericolosa» la decisione dell’Italia di riaprire i porti
Il lavoro delle diplomazie europee in vista del vertice di Malta del 23 settembra va avanti. Il ministro per gli Affari Europei,Vincenzo Amendola, ha partecipato al Consiglio Affari Generali a Bruxelles e ha avuto una serie di incontri bilaterali con i colleghi francese, irlandese, olandese e maltese “per rafforzare la cooperazione bilaterale sui temi europei tra cui la migrazione, il Quadro Finanziario Pluriennale e Brexit”.
(da agenzie)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
DEPUTATI E SENATORI HANNO COMINCIATO A VERSARE IL 20 AGOSTO… DA LUGLIO PIOGGIA DI EROGAZIONI PRIVATE
Una corsa allo sportello alla rovescia, non prelievi ma oculati versamenti. I primi bonifici sono partiti il 20 agosto, e nel giro di due settimane arrivano sul conto corrente dei Comitati di Azione Civile ben 36mila euro, frutto delle sole donazioni dei parlamentari del Partito Democratico di area renziana alla nuova “cosa” di Matteo Renzi.
Una solerzia sospetta se si incrociano le date dei versamenti con il calendario. Perchè fino ad allora l’ex premier non aveva raccolto nulla dai suoi colleghi in Parlamento se si escludono le donazioni di luglio del senatore potentino Salvatore Margiotta, oggi sottosegretario alle Infrastrutture, e di Leonardo Grimani.
Il 20 agosto è il grande giorno: mentre deputati e senatori dem iniziano a versare tra i mille ai duemila euro ciascuno ai Comitati renziani, il premier Giuseppe Conte parla in Senato e “parlamentarizza” la crisi di Governo con la Lega. L’esecutivo gialloverde è ufficialmente al capolinea e se non si trova una nuova maggioranza in Parlamento, l’unica strada è il voto anticipato. In altre parole, la campagna elettorale.
E quindi già il 20 agosto versano Marco Di Maio, Andrea Ferrazzi, Eugenio Comencini, Laura Garavini, Anna Ascani. Il giorno dopo tocca alla senatrice Nadia Ginetti, a Maria Elena Boschi (che versa 1500 euro in due tranche), Ernesto Magorno, Mauro Del Barba, Mauro Maria Marino. Passano 24 ore e donano anche Martina Nardi, Teresa Bellanova, Davide Faraone. E soprattutto lui, Matteo Renzi, che stacca una donazione da diecimila euro. Come colti da una fretta improvvisa e condivisa, un giorno dopo l’altro fanno partire i bonifici Lisa Noja, Caterina Biti, Maria Chiara Gadda, Andrea Rossi, Vito De Filippo, Luciano Nobili, Giuseppe Cucca, Gennaro Migliore, Ettore Rosato, Ivan Scalfarotto, Alan Ferrari.
In effetti, è quando si capisce che le schermaglie quotidiane tra Salvini e Il Movimento 5 Stelle hanno raggiunto l’apice, che arriva il boom di donazioni da parte dei privati ai comitati messi su da Renzi.
Da gennaio a giugno i versamenti sono irrisori: a gennaio poco più di 2500 euro, a febbraio 600 euro, a marzo poco meno di 1500 euro, tra aprile e maggio settemila euro e rotti. A luglio arrivano i soldi veri: nel giro di un mese le donazioni schizzano da poco più di 20mila euro di giugno a oltre 260mila euro a luglio, grazie soprattutto all’erogazione record da 100mila euro di Daniele Ferrero, amministratore delegato della Venchi, colosso del cioccolato.
L’accelerazione nei versamenti va di pari passo alla crisi del Governo. Un altro esempio: se da gennaio a luglio le donazioni inferiori ai 500 euro (e quindi coperte da anonimato) a stento hanno superato i quattromila euro al mese, ad agosto esplodono e raggiungono 35mila euro.
A settembre manca poco ai 220mila euro raccolti.
Tra i più generosi, c’è Davide Serra, finanziere molto amico di Renzi e ad del fondo Algebris, con 90mila euro. Ancora, aziende come la Quintessentially Concierge (10mila euro), la Tci – Telecomunicazioni Italia (5.000 euro) del deputato dem Gianfranco Librandi. Ad agosto arrivano 20mila euro da Bruno Tommassini, stilista di lusso, 10mila euro da Energas Spa, azienda che si occupa di distribuzione e vendita del Gpl ed ancora 4.000 euro da Ciemme Hospital Srl, impresa attiva nel commercio all’ingrosso di prodotti farmaceutici. Nell’elenco dei donatori c’è anche l’imprenditore figlio di Susanna Agnelli, Lupo Rattazzi, 50mila euro in due tranche.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
ALLA CAMERA SI LAVORA PER ARRIVARE A QUOTA VENTI (COMPRESI DUE DI FORZA ITALIA), CINQUE SENATORI ANDRANNO NEL MISTO
La svolta è a un passo. Sul tavolo di Matteo Renzi ci sono i nomi dei parlamentari pronti a lasciare il Partito democratico e a seguire l’ex segretario che entro dicembre vuole fondare un nuovo partito.
Intanto, pallottoliere alla mano, si pensa alla creazione di un gruppo parlamentare autonomo alla Camera, che l’ex premier annuncerà già domani. E in tal senso Roberto Giachetti, con la sua corrente “Sempre avanti”, e Maria Elena Boschi sono i più attivi. Anche Ettore Rosato è uno dei protagonisti di questa scissione, la cui accelerazione è arrivata dopo che Renzi non è riuscito a incassare i posti che chiedeva tra viceministri e sottosegretari.
Per raggiungere quota venti è in corso anche una campagna acquisti che guarda Forza Italia così da poter arrivare entro questa settimana, massimo entro la prossima, al numero magico. Numero necessario per formare un gruppo nell’Aula di Montecitorio.
Discorso diverso invece a Palazzo Madama dove, secondo il regolamento, non si possono formare gruppi autonomi, quindi i cinque senatori che lasceranno il Pd andranno nel Misto. I nomi ci sono già . Matteo Renzi, i suoi fedelissimi Francesco Bonifazi e Davide Faraone, il neoministro Teresa Bellanova e Nadia Ginetti.
Oltre che sui nomi si sta ragionando anche su come chiamare il nuovo gruppo parlamentare e forse anche il nuovo partito. Prende quota “L’Italia del sì”. Tuttavia, spiega una fonte che in queste ore sta lavorando al progetto, “alla fine deciderà Matteo. Di certo, la parola ‘Italia’ ci sarà ”.
La corrente guidata da Roberto Giachetti seguirà per intero l’ex segretario. Luciano Nobili, Anna Ascani, Michele Anzaldi, Nicola Carè, Gianfranco Librandi di “Sempre avanti” sono pronti a dire “addio” ai dem. Con loro tutti i deputati vicini a Maria Elena Boschi. Tra questi Marco Di Maio e Mattia Mor. Pronti ad andar via dal Pd anche i due capigruppo delle commissioni Bilancio e Finanze, Luigi Marattin che diventerà il presidente del nuovo gruppo, e Silvia Fregolent. Tra i renzianissimi anche Ivan Scalfarotto, Ettore Rosato, Gennaro Migliore, Lucia Annibali e Mauro Del Barba.
I deputati che certamente lasceranno il Pd sono sedici. Ce ne sono poi altri che ancora non hanno sciolto la riserva. Tra i nomi che circolano in queste ore, ma le trattative sono ancora in corso, ci sono quelli di Lisa Noia, Andrea Romano, Franco Vazio, Camillo D’Alessandro, Marina Berlinghieri. Mentre il siciliano Carmelo Miceli, dato tra i fuoriusciti, smentisce queste voci: “Lavoro per unire, non per dividere. Sono per l’unità del Pd”.
Comunque sia, “l’obiettivo è arrivare a venticinque deputati e poi a poco a poco svuotare il Pd”, spiegano fonti che in queste ore stanno lavorando alla svolta renziana.
Anche due deputati e un senatore di Forza Italia sarebbero pronti a lasciare il gruppo berlusconiano. Con insistenza circola il nome del senatore toscano Massimo Mallegni.
Anche perchè, in una prima fase, i transfughi renziani potrebbero non bastare per formare un nuovo gruppo e Renzi, inoltre, vuol tenere le carte coperte e far crescere il nuovo gruppo a poco a poco. Almeno secondo i suoi piani.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
E’ IL VERO UNTO DEL SIGNORE: SE C’ERA NON HA VISTO, SE HA VISTO NON HA SENTITO, SE HA SENTITO NON HA CAPITO
È il vero unto del Signore. Qualunque cosa succeda, qualunque porcheria condivida, lui è
l’unto, lui è il buono, il competente e naturalmente onesto.
Giancarlo Giorgetti è un signore che ha studiato alla Bocconi, non alza la voce nè bestemmia.
Partecipa in silenzio alle urla, magari rievoca a mente i cori razzisti, la politica dell’odio, le buffonate da palco, le politiche sciagurate
Lui ne esce fuori sempre, bello e pulito. Non sappiamo quale sia la dea che lo accompagna nella fortuna. È stato fedelissimo di Bossi, fin dai tempi dei fucili della val Brembana da caricare a pallettoni contro Roma.
Fedelissimo quando il monarca assoluto utilizza il partito come cassaforte familiare, quando permette che i soldi pubblici vengano dirottati in tasche private, negli affari che dirottano 49 milioni di euro verso lidi sconosciuti. Dove sono finiti? Vattelapesca!
Non lo sa di certo Giorgetti, amico di Maroni, il successore di Bossi, e consigliere di Salvini, il successore di Maroni.
La Lega sceglie di accettare che muoiano in mare i migranti? Solo Salvini è sul banco dell’accusa, Giorgetti sta accucciato, intento a non farsi notare troppo.
La Lega non pronuncia più una parola contro la corruzione, e neanche un sospiro contro il malaffare. E Giorgetti? Muto come un pesce. Degli evasori italiani, che sono parecchi davvero, nessun cenno. Giorgetti dorme. Anzi sostiene la deprecabile flat tax: chi è ricco (e magari un bell’evasore) ci guadagna una tombola, chi è povero se la prende in saccoccia.
Giorgetti però è stimatissimo, quindi deve essere nominato commissario europeo. E infatti Salvini lo indica a Bruxelles. Ma a lui, come Eduardo in casa Cupiello, non piace più il presepe.
Rinuncia e inizia a rompere quotidianamente le balle a Salvini: bisogna staccare la spina al governo. Quando il segretario finalmente la stacca, lui, il prode Giorgetti, si fa venire il mal di pancia.
Ieri a Pontida le urla, le offese, le accuse di un popolo trascinato all’odio, educato anzi all’odio. E Giancarlo Giorgetti? Lui se c’era non ha visto, se ha visto non ha sentito, se ha sentito non ha capito.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
L’UOMO TUTTO DI UN PEZZO CHE NON SI DIMETTE, NON VIENE ESPULSO E ALLA FINE RESTERA’ ATTACCATO ALLA POLTRONA
Secondo le regole del MoVimento 5 Stelle Gianluigi Bombatomica Paragone dovrebbe essere espulso insieme a Ciampolillo perchè non ha votato la fiducia al Conte Bis.
Invece, siccome tutti gli uomini sono uguali ma qualcuno è più uguale degli altri, per i due simpaticoni non è stata ancora aperta la procedura che ha fatto cacciare uno come De Falco perchè protestava per l’inumanità grillina alleata di Salvini.
E il senatore oggi rincara la dose in un’intervista al Corriere dove, parlando del patto civico per l’Umbria annunciato ieri, sostiene che «la mossa non è di Di Maio, il gioco non è più nelle sue mani. Il problema è che quando non hai più voce, chiedi anche agli altri di cantare in playback».
«Il Movimento ormai è scisso. C’è quello che vive dentro al palazzo e vive in uno stato di ipnosi, poi ci sono i militanti che sono stati educati con un glossario forte e sono smarriti».
Il passo in Umbria sembra il viatico verso alleanze alle Regionali?
«Guardi, non so se andrà come ipotizza lei: ogni vicenda è una storia a sè. L’Umbria è la prima elezione amministrativa con questo nuovo governo, è molto importante e cade in una Regione in cui si va anticipatamente alle urne per vicende giudiziarie. Il Movimento avrebbe fatto un certo tipo di campagna, con toni giustizialisti, che ora non può più fare: è stato costretto a un bacio mortale. Il Pd non è fesso e metterà un candidato civico, il Movimento va dietro a un copione non suo».
Già che c’è, Paragone attribuisce la svolta del MoVimento a Beppe Grillo, che fino a ieri gli piaceva un casino:
Alcuni big del Movimento nelle ultime settimane hanno auspicato un passo indietro di Di Maio come capo politico…
«Prendersela con Luigi in questo momento è troppo facile e anche inutile. Io quando dovevo dirgli qualcosa l’ho fatto. Questa partita l’ha giocata Beppe Grillo. Luigi ora ha confermato la sua squadra dentro al governo e ha fatto bene: meglio circondarsi di persone che conosce».
Ma soprattutto, precisa che rimarrà in Parlamento e non darà le dimissioni da senatore se viene cacciato, smentendo la parola data appena un mese fa
E lei che farà invece*
«Io continuerò a fare il rompiscatole finchè mi sarà possibile. Continuerò a dire le cose con coerenza, dentro le istituzioni, nel gruppo Cinque Stelle o al Misto. Alcune partite me le voglio ancora giocare poi vedremo».
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
SONO I RESPONSABILI DELLE SALE OPERATIVE DI MARINA E GUARDIA COSTIERA… ACCUSATI DI RIFIUTO DI ATTI D’UFFICIO E OMICIDIO COLPOSO
Il gup di Roma ha rinviato a giudizio l’ufficiale responsabile della sala operativa della Guardia Costiera, Leopoldo Manna, e il comandante della sala operativa della Squadra navale della Marina, Luca Licciardi, in relazione al processo per il naufragio dell’ottobre del 2013, in cui morirono 268 persone tra cui 60 bambini.
Si trattava di migranti siriani che scappavano dalla guerra civile. Ai due imputati, il pm Sergio Colaiocco contesta i reati di rifiuto d’atti d’ufficio e omicidio colposo. Il processo a Manna e Licciardi è stato fissato al prossimo 3 dicembre davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Roma.
Il naufragio avviene l’11 ottobre 2013. Il peschereccio crivellato di colpi con a bordo 480 profughi siriani in tutto, il dottor Mohanad Jammo, sua moglie, i loro tre figli e altri100 bambini, sta affondando a 61 miglia a Sud di Lampedusa. Ma da via della Storta 701 a Roma il Comando in capo della squadra navale, il Cincnav, ordina a nave Libra della Marina militare italiana, ad appena 17 miglia, un’ora di navigazione, di togliersi di mezzo in attesa dell’arrivo delle motovedette libiche.
È Luca Licciardi, capo sezione attività correnti della sala operativa del Cincnav, a rispondere alla richiesta di istruzioni del capitano di fregata Nicola Giannotta, 43 anni, ufficiale in servizio alla centrale operativa aeronavale.
Cosa dire alla Libra, chiede Giannotta? Questa la risposta: “Che non deve stare tra i coglioni quando arrivano le motovedette… te lo chiami al telefono, oh, stanno uscendo le motovedette, non farti trovare davanti ai coglioni delle motovedette che sennò questi se ne tornano indietro”.
Giannotta obbedisce e ordina alla Libra di togliersi dalla congiungente tra Malta e il barcone, la rotta più breve: “Perchè se vi vede a un certo punto (la motovedetta maltese)… eh, gira la capa al ciuccio e se ne va”. Ecco perchè l’ultima salvezza, la nave militare comandata da Catia Pellegrino, 41 anni, l’unico ufficiale davvero all’oscuro dello scaricabarile, si allontana oltre l’orizzonte.
Il peschereccio carico di migranti si rovescia alle 17.07, dopo cinque ore di inutile attesa dalla prima richiesta di soccorso alla Guardia costiera. Almeno duecentosessantotto morti, sessanta bambini, quasi tutti caduti in mare e mai più ritrovati.
La motovedetta maltese, il pattugliatore P61, arriverà sul punto del disastro soltanto alle 17.51. Nave Libra addirittura più tardi, alle 18. Riescono a tirare a bordo duecentododici persone. E molti bimbi che i sopravvissuti giurano di aver visto in acqua aggrappati a tavole di legno non appaiono nell’elenco dei superstiti.
L’inchiesta e la tenacia
C’è tuttavia un’inchiesta sulla loro morte, che non si è persa nel rumore delle onde solo grazie alla tenacia del giornalista Fabrizio Gatti, che su Repubblica e L’Espresso ha ricostruito la dinamica dell’incidente e ha poi denunciato l’accaduto alle procure di Agrigento e Palermo.
L’iter processuale dell’inchiesta è stato piuttosto accidentato. Dopo le denunce di Gatti, due procure, quella di Agrigento e quella di Roma, chiedono l’archiviazione del procedimento. “In questa indagine le procure non si sono mosse — ha spiegato l’avvocato Arturo Salerni, che segue il procedimento come parte civile per i parenti delle vittime -, ma si è arrivati all’udienza preliminare grazie ai giudici di Agrigento e Roma, che hanno rifiutato l’archiviazione, e al coraggio di un giornalista scrupoloso”.
Tra i dati decisivi per valutare l’operato della Marina ricostruiti da Gatti le precise informazioni riferite alla Guardia costiera da Mohanad Jammo, 44 anni, il medico di Aleppo che con un telefono satellitare dal barcone alla deriva chiamava la sala operativa di Roma e della Valletta.
“Le informazioni che il dottor Jammo riferisce al tenente di vascello Clarissa Torturo, 40 anni, l’ufficiale di servizio alla centrale di Roma, sono inequivocabili e ben comprese – scrive Gatti nel 2017 – . Tanto che l’allora comandante della Guardia costiera, l’ammiraglio Felicio Angrisano, le riporta in una lettera inviata a L’Espresso nel 2013: ‘Ore 12.39… presenza a bordo di due bambini bisognevoli di cure… unità che con motore fermo, imbarca acqua’, scrive l’ammiraglio. A quell’ora Jammo dice che l’acqua nello scafo ha raggiunto il mezzo metro. Difficile sostenere che non si sappia del pericolo”.
(da agenzie)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA MADRE E’ LA PRESIDENTE DI UNA ASSOCIAZIONE DI TUTELA DEI BAMBINI E IL CASO DI SUA FIGLIA NON C’ENTRA NULLA CON BIBBIANO
«E fra i bimbi c’è anche Greta. Greta è questa splendida ragazza coi capelli rossi che dopo un anno è stata restituita alla mamma». Per il suo colpo di teatro finale Matteo Salvini tira fuori dal cilindro la vittima di Bibbiano.
Una ragazzina che era già pronta dietro le quinte con il pass per salire assieme alla madre e un cartello contro i bimbi rubati.
«Mai più bimbi come merce», tuona il leader della Lega mentre sventola un paio di scarpine bianche che Greta gli ha appena consegnato.
Ma chi è Greta, qual è la sua storia?
Tutti hanno pensato che sia una delle vittime dei presunti abusi commessi a Bibbiano dai Servizi Sociali, complice anche l’hashtag #BIBBIANO con cui Matteo Salvini ha twittato la presenza della ragazzina sul palco.
Ma non è la verità .
Lo afferma su Twitter Selvaggia Lucarelli del Fatto Quotidiano che scrive che secondo quanto le ha riferito un magistrato «la bambina Greta portata da Salvini sul palco di Pontida non è menzionata nell’ordinanza del GIP di Reggio Emilia riguardante il “caso Bibbiano”. Inoltre il suo caso non sarebbe stato neppure tra quelli seguiti dai Servizi Sociali della Val d’Enza».
La Lucarelli, che sta lavorando ad un libro su Sagliano e questa sera parteciperà ad un incontro con Pablo Trincia (autore del podcast su “Veleno”), la deputata del M5S Stefania Ascari, l’avvocato Patrizia Micai delle vittime di “Veleno” e lo scrittore Diego Siragusa è la prima a far emergere la domanda.
Chi è la ragazzina esibita sul palco da Salvini? A quanto pare non sarebbe una dei minori sottratti a Bibbiano, il suo caso è un altro ed è diverso.
Di sicuro Greta e i suoi famigliari fanno parte del Movimento Spontaneo Nazionale #Bambinistrappati nato da un’idea di una mamma che su Facebook è nota con lo pseudonimo di Joey Gattinoni (al secolo Sara De Ceglia).
Sara De Ceglia è la mamma di Greta, una bambina tornata a casa il 3 settembre.
Da una rapida ricognizione su Google (e sui profili social della referente dell’associazione) emerge come la signora Gattinoni/De Ceglia mamma di Greta non sia di Bibbiano ma dell’hinterland milanese (risulta gestire un’agenzia di consulenze). Questo non vuol dire che il suo caso non sia vero o che non abbia subito un’ingiusta separazione dalla figlia.
Semplicemente significa che la sua vicenda personale (e quella di Greta, naturalmente) non hanno nulla a che fare con l’inchiesta “Angeli e Demoni” sui servizi sociali della Val d’Enza.
Greta non sarebbe quindi uno dei 4 minori “restituiti alle famiglie di Bibbiano” della cui vicenda riferiva il Resto del Carlino nel luglio scorso.
Nei commenti al post della Lucarelli è comparso anche quello di Sara Joey (Sara De Ceglia, ovvero la madre di Greta) che conferma di essere la madre della ragazzina che era sul palco di Pontida ma oltre a parlare di macchina del fango che avrebbe “come oggetto mia figlia” non smentisce la ricostruzione fatta dalla giornalista del Fatto.
(da NextQuotidiano”)
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Settembre 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA GIORNALISTA LUCARELLI DENUNCIA IL TAROCCO: “FONTI DELLA MAGISTRATURA”… SE FOSSE CONFERMATO IL FALSO SAREMMO DI FRONTE A UNA IGNOBILE MISTIFICAZIONE
Ieri, domenica 15 settembre, a Pontida Matteo Salvini ha chiuso il suo comizio chiamando sul palco alcuni bambini e tra loro anche Greta, una delle bambine dell’inchiesta sugli affidi illeciti di Bibbiano.
La piccola però non sarebbe una di quelle menzionate nell’ordinanza del giudice sul caso e non sarebbe nemmeno stata seguita dai servizi sociali coinvolti.
A rivelarlo è oggi dalla sua pagina Facebook Selvaggia Lucarelli. “Mi comunica un magistrato — ha scritto in un post la nota opinionista e conduttrice — che la bambina Greta portata da Salvini sul palco di Pontida non è menzionata nell’ordinanza del Gip di Reggio Emilia riguardante il ‘caso Bibbiano’. Inoltre il suo caso non sarebbe stato neppure tra quelli seguiti dai Servizi Sociali della Val d’Enza. Spero che Matteo Salvini, per quel che resta della sua reputazione, possa smentire”.
“Greta — sono state la parole del leader della Lega a Pontida — è questa bellissima bambina con i capelli rossi che dopo un anno è stata restituita alla mamma”.
La bambina è arrivata sul palco accompagnata dalla madre, tenendo in mano una striscione con l’hashtag #bambinistrappati. “Mai più bimbi rubati alle mamma e ai papà , mai più bimbi come merce”, ha aggiunto l’ex ministro dell’Interno riferendosi ancora alla vicenda di Bibbiano.
Un messaggio che è stato rilanciato anche sui canali social del leader leghista.
Il post Facebook di Selvaggia Lucarelli in pochi minuti ha ottenuto migliaia di condivisioni e reazioni. Salvini viene accusato di aver strumentalizzato i piccoli saliti sul palco.
Se la soffiata fatta a Selvaggia Lucarelli fosse confermata, infatti, non si discuterebbe soltanto del cattivo gusto — da parte di Matteo Salvini — di portare una bambina sul palco di una manifestazione politica pubblica con il solo scopo di fare propaganda.
Si starebbe parlando di una vera e propria mistificazione della realtà : Greta, infatti, sarebbe stata utilizzata come un ‘simbolo’ di una vicenda della quale nemmeno avrebbe fatto parte.
(da TPI)
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