Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
“NON E’ UNA RIUNIONE CARBONARA, SOLO UNA CENA TRA AMICI”… STASERA ATTESI 40 PARLAMENTARI, DA ROTONDI A BRUNETTA
Sono una quarantina i parlamentari di Forza Italia invitati stasera a cena da Mara Carfagna al ristorante Gina, ai Parioli, in un momento di grande fibrillazione tra gli azzurri per l’addio di Matteo Renzi al Pd e l’annuncio del nuovo soggetto politico Italia Viva.
Una scissione che sta scuotendo profondamente Forza Italia, dilaniata ormai da tempo tra chi guarda alla Lega e chi lavora a un rafforzamento del centro. La cena “tra amici” ha suscitato malumori tra chi teme la fuoriuscita di un certo numero di parlamentari di Fi che sarebbero tentati dalle sirene renziane.
I mal di pancia sono tali che Carfagna – riporta Adnkronos – è costretta a richiamare Silvio Berlusconi (lo aveva informato ieri della sua iniziativa invitandolo magari a farsi sentire con una telefonata) per chiarire che lei è sempre stata leale e continuerà ad esserlo e non farà nessuna cena carbonara.
Il Cav ascolta, dice di aver capito, ma per mettere a tacere ogni polemica ed evitare ulteriori liti che fanno solo male all’unità del partito, le chiede di fare una nota di precisazione. Che puntualmente arriva:
“Confermo che questa sera mi vedrò con un gruppo di colleghi a cena: sarà un’occasione amichevole e conviviale di cui in tanti sentivamo il bisogno”, dichiara la vicepresidente della Camera e deputata Fi.
“Il nostro partito ha attraversato momenti molto duri negli ultimi mesi e sono stati i rapporti umani, oltre che quelli politici, a evitare sbandamenti nei molti passaggi di incertezza che si sono susseguiti. Non nasce una corrente, nè un gruppo organizzato, nè nulla che possa impensierire il coordinamento nazionale di Forza Italia. Siamo una comunità di persone oltre che un partito e penso sia un bene ricordarsi ogni tanto il valore della lealtà reciproca e dell’amicizia”.
Tra gli invitati — secondo quanto riporta l’agenzia – ci sarebbero i due vicepresidenti del gruppo alla Camera Gianfranco Rotondi e Roberto Occhiuto; l’ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini; l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo; Matteo Perego; Francesco Cannizzaro e Felice Maurizio D’Ettore.
Sempre a quanto risulta all’Adnkronos, alla cena sono stati invitati alcuni parlamentari della cosiddetta area sudista: i deputati Paolo Russo, Enzo Fasano e Gigi Casciello; i senatori Domenico De Siano (quest’ultimo è il coordinatore regionale in Campania) e Luigi Cesaro.
Tra i senatori, sarebbero attesi anche Urania Papatheu, l ‘ex tesoriere del partito, Maria Rosaria Rossi; Massimo Mallegni, la Ripani. E ancora: la siciliana Matilde Siracusano, la “calabrese” Iole Santelli, Micaela Biancofiore, Andrea Cangini, Mugnai e sembrerebbe anche la Conzatti.
In chiaro ha dato la sua adesione anche Renato Brunetta: ”È una cena tra amici, ci sto andando con mia moglie… Dati i tempi, è doveroso e utile fare due chiacchiere e scambiarsi opinioni…”.
Un appuntamento che non piace particolarmente a Mariastella Gelmini: “Cene, aperitivi e socialità vanno benissimo, purchè poi di politica si parli nelle sedi opportune. Non possiamo e non vogliamo minimizzare la nascita dei gruppi renziani, ma allo stesso tempo – conclude la capogruppo alla Camera – sarebbe sbagliato legittimarli”.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
GIRANDOLA DI TELEFONATE PER ATTUTIRE IL COLPO …E DI MAIO SENTE RENZI
La preoccupazione corre sul filo. Quello invisibile della girandola di telefonate, che ha intasato nelle ultime ore gli smartphone dei leader. Matteo Renzi ha chiamato lunedì sera prima Giuseppe Conte e poi Luigi Di Maio. “Io rompo con il Pd, ma sostengo il governo”, il messaggio recapitato a premier e capo politico M5s.
Il presidente del Consiglio non l’ha presa affatto bene. Ripetutamente i due esponenti 5 stelle si sono sentiti al telefono, anche per tutto il corso della giornata di martedì, per valutare il da farsi.
Serve una contromossa per sminare subito il terreno, la riflessione fatta tra i due.
Per il corso di tutta la giornata si è valutata l’ipotesi di convocare a strettissimo giro un vertice di maggioranza. Poi lo stop. “Avrebbe drammatizzato eccessivamente la situazione”, spiega una fonte dei vertici pentastellati. È solo un rinvio.
Perchè un punto collegiale con il pentapartito di ritorno che sostiene Conte (M5s, Pd, Leu, Italia viva e Maie) lo si farà , ma dopo la formalizzazione dei gruppi dell’ex rottamatore, attesa tra venerdì e sabato.
Intanto Montecitorio ribolle. “Se pensano di voler terremotare il governo dicendo ogni secondo che sono l’ago della bilancia arrivederci e grazie”. Un esponente dei vertici del Movimento 5 stelle tira una robusta linea rossa di confine tra quel che l’azionista di maggioranza del governo permetterà o non permetterà di fare agli scissionisti renziani. Ecco che poco più in là ne arriva uno solcando il Transatlantico: “Ora ci divertiremo. Sulla Tav che facciamo? E sulle trivelle? E sul jobs act? Daremo battaglia”.
Ride sornione. Fino al punto di far cadere il governo? Prende tempo, fa roteare le mani in aria: “No dai, fino a lì no. Adesso”.
Il giorno dopo la scissione (ma non chiamatela così, si affannano a dire gli interessati, è una nuova casa della bella politica) alla Camera dei deputati non si parla d’altro. L’onda arriva da Palazzo Chigi. Fonti vicine a Conte spiegano che, quando nella serata di lunedì Renzi ha informato delle proprie intenzioni il presidente del Consiglio, il premier abbia “espresso le proprie perplessità su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novità , non anticipati al momento della formazione del governo”.
“Nessuna rabbia, nessuna irritazione”, assicurano da Palazzo Chigi. Solo una forma di rispetto delle istituzioni, un garbo nei confronti del nuovo esecutivo che stava nascendo, il cui garante, come ama definirsi Conte, meritava di sapere l’articolazione esatta
Luigi Di Maio non commenta. O meglio, commenta dicendo di non voler commentare. “Più gli diamo spazio — il ragionamento fatto con i suoi — più facciamo il suo gioco”. Ecco allora che le chat dei comunicatori di Nicola Zingaretti sfornano un profluvio di dichiarazioni contro la scissione, minimizzanti i numeri, stigmatizzanti gli intenti.
Un profluvio di messaggi senza soluzione di continuità lungo tutto il corso della giornata. Mentre i 5 stelle quasi tacciono, di fronte a un fatto che nel bene o nel male cambia sensibilmente la natura del governo sul quale tanto hanno lavorato.
Quando Renzi spiega a Porta a Porta di aver chiamato il leader pentastellato la sua comunicazione trasecola. Tanto che in serata Di Maio è stato costretto a chiarire davanti ai suoi parlamentari: “Ieri sera mi ha chiamato Renzi. Mi ha informato di questa scissione. A Renzi ho detto che di ‘Matteo’ che ogni giorno creava tensioni nel Governo ne abbiamo già avuto uno. Ne abbiamo abbastanza. Una cosa è certa: io non tollererò tensioni di alcun tipo. Bisogna lavorare solo per gli italiani”.
È maturata una convinzione. Nel breve periodo la mossa di Renzi non sarà un problema, anzi.
“Un Pd più debole ci porta più forti ai tavoli delle concertazioni politiche”, è il ragionamento che si fa, “lo hai visto Beppe?”. È Grillo, che sul suo blog riserva quello che tutto sommato è un buffetto al senatore semplice di Rignano, definendo la sua rottura una “minchiata d’impulso”.
Tutto sommato la rottura è avvenuta nel momento di massima forza del governo, non mettendone a repentaglio la nascita nè terremotandolo su una scelta discussa o controversa.
È nel medio periodo che le preoccupazioni, vere, prendono corpo. Le chat interne dei parlamentari 5 stelle ribollono. “Come spieghiamo ai nostri quando faremo la capigruppo con la Boschi o i vertici con Renzi?”.
Un conto per gran parte della base era un patto con il “diavolo mite” Zingaretti, un altro è sedere sulle poltrone di ministri e sottosegretari che vivono grazie alla benevolenza dell’uomo più avversato nella storia recente del grillismo, che da tempo nella narrazione del vaffa ha soppiantato l’arcinemico Silvio Berlusconi
La base non l’ha presa bene, forse pure peggio di come si è schierata sulla famigerata giravolta pur benedetta dall’80% dei click di Rousseau.
“Come fate ad accettare l’appoggio al governo di Renzi ed accoliti e dal Pd? — si legge in un commento sul Blog delle stelle – Viene da chiedersi, ma è veramente un’alleanza per le poltrone, chiunque appoggia il governo per voi va bene? Che delusione”.
“Tuo padre non avrebbe mai approvato, il mio percorso con voi finisce qui” rincara la dose un elettore sotto un post con un intervento di Davide Casaleggio. Di Maio sa che la scelta del fu rottamatore è foriera di oscuri presagi sull’alba della cosa giallorossa. Lo sa e per ora tace.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
IL SEGRETARIO PD STUDIA LA MAPPA DELLE REGIONI: “NON CI SARANNO RIPERCUSSIONI”… MA NEI PALAZZI ROMANI LA SCISSIONE E’ UN TERREMOTO POLITICO
Asserragliato al Nazareno. Dalla sede del Pd, Nicola Zingaretti per tutto il giorno osserva, tra delusione e amarezza, questa spaccatura prendere forma.
La scissione di Matteo Renzi lo ha lasciato sconcertato e con l’amaro in bocca: “È un errore dividere il Pd, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia”. Con i suoi fedelissimi il segretario dem studia la mappa dei territori, chi va con chi, chi scappa e chi resta. Da qui la magra consolazione: “Nelle Regioni non ci sarà la scissione. Poca roba”.
L’operazione dell’ex segretario dovrebbe fermarsi, almeno per ora, alla Camera e al Senato. Lo stesso Renzi dice che “sindaci e governatori di Regione è bene che restino lì. Non è un’operazione per portare via amminstratori, ma per portare la gente ad entusiasmarsi”.
Quanto basta tuttavia, nonostante dal quartier generale di Zingaretti si provi a minimizzare, per vivere tutto ciò come un vero e proprio terremoto politico.
Zingaretti prova a riconquistare terreno e nel suo commento aggiunge una frase programmatica che spiega come intenda muoversi: “Ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Partito Democratico”. Zingaretti a quanti lo hanno sentito ha ribadito che l’attività di governo, anche se si incentrerà su istanze innovative come la svolta ambientale, il lavoro e il welfare, non può esaurire il compito del Pd: sarebbe ripetere l’errore compiuto proprio da Renzi.
Quindi lo sguardo è puntato sui territori. Il Pd deve trovare anche una sua nuova collocazione nella società .
Questo sarà favorito, secondo il segretario, dal fatto che sul territorio pochi dirigenti hanno seguito Renzi, a cominciare dai sindaci, come ha precisato di buon mattino Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, anch’egli ex renziano.
E anche Dario Nardella, il primo cittadino di Firenze, ha scelto di rimanere nel Pd così come i dirigenti della Toscana.
In Campania c’è chi si è affrettato a cancellare la prenotazione per il 20 ottobre alla Leopolda, sintomo di una decisione ormai assunta. Altri tentennano un po’, ma non sembrano voler compiere il grande passo. Per portare un altro esempio l’addio di Matteo Renzi al Partito democratico non ha ‘sfondato’ neanche in Emilia Romagna. Pochi i ‘proseliti’ tra i parlamentari espressione del territorio. E nessuna ‘defezione’ al momento tra i consiglieri Pd eletti in Regione dove presto si tornerà al voto.
Per quel che riguarda dunque il Partito due sono i percorsi che indica Zingaretti.
Il primo è il cosiddetto “Modello Casal Bruciato”, dal nome del quartiere romano dove Zingaretti ha riaperto la sede del Pd dopo anni di assenza.
E poi c’è il Web, non con una piattaforma chiusa come Rousseau, bensì come strumento per scardinare le correnti e promuovere nuove forme di partecipazione su campagne, istanze e tematiche.
Infine Zingaretti ha annunciato una tre giorni (dal 3 al 6 ottobre) con un Pd in piazza per lanciare il tesseramento di tutti i simpatizzanti. Un modo per stabilizzare un partito che nei palazzi romani è a dir poco scosso.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
NEL POMERIGGIO 25 SBARCANO SU UNA SPIAGGIA DELL’AGRIGENTINO SU UN BARCHINO, IN NOTTATA NE ERANO ARRIVATI ALTRI 10
Due interventi della Ocean Viking in poche ore. E adesso a bordo della nave umanitaria di Sos Mediterranèe e Msf tornata in zona Sar libica, ci sono 109 persone. Questa mattina la Ong aveva soccorso 48 migranti su una barca in difficoltà a 53 miglia dalle coste libiche.
Ci sono donne, bambini molto piccoli e un neonato, nel primo pomeriggio altre 61 persone sono state tratte in salvo. Ieri sera la nave aveva intercettato un altro gommone sgonfio vuoto, nessuna traccia delle persone a bordo.
Dopo una giornata di braccio di ferro a pochi giorni dal vertice di Malta con i ministri dell’Interno di Italia, Malta, Francia e Spagna per negoziare un meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti salvati, Roma è riuscito ad ottenere dal governo de La Valletta di trasbordare i 90 migranti soccorsi la notte scorsa da una motovedetta della guardia costiera italiana a bordo di una imbarcazione in legno in zona Sar maltese.
La barca era salpata da Zuara, a ovest di Tripoli . La Guardia costiera italiana sarebbe intervenuta su richiesta delle Forze armate maltesi ma dopo il salvataggio La Valletta non ha voluto inviare un pattugliatore per il trasbordo delle persone recuperate.
Le navi italiane stanno comunque dirigendosi verso l’isola. Diversa la versione di Malta secondo cui la Guardia costiera italiana sarebbe intervenuta in autonomia mentre loro si stavano limitando a monitorare la situazione.
Un naufragio è stato invece segnalato dalle autorità tunisine che hanno recuperato i corpi di 8 migranti al largo di Sfax. Lo scrive su Twitter Alarm Phone citando ‘fonti tunisine’ e senza precisare se si tratti di persone che erano a bordo del peschereccio affondato al largo delle coste tunisine di El Aouabed. “Si temono altri morti – scrive ancora Alarm Phone – Guardia costiera e pescatori locali sono ancora alla ricerca”.
E intanto nella notte c’è stato un nuovo sbarco autonomo sull’sola di Lampedusa. Dieci migranti tunisini sono arrivati alle 2 circa di questa notte, a bordo di un piccolo barchino. Sono scesi dall’imbarcazione seguendo le direttive degli uomini della Capitaneria di porto e successivamente sono stati accompagnati all’interno del centro di accoglienza hot spot dell’isola
Nel pomeriggio di oggi un barchino è arrivato a San Leone: la “carretta del mare” è riuscita a raggiungere l’arenile senza che, durante la navigazione, si innescassero allarmi o soccorsi.
Pare che siano 25 i migranti che sono arrivati fino all’arenile di San Leone senza che si innescasse alcun allarme, nè soccorso. Gli extracomunitari, verosimilmente tunisini, si sono subito catapultati sulla terraferma e sono fuggiti, a gambe levate, lungo le strade del quartiere balneare.“
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
“IN UN SISTEMA PROPORZIONALE LA SUA PERCENTUALE SAREBBE DETERMINANTE, DIFFICILE CHE VADA OLTRE IL 5%”
Non c’è salvezza fuori dalla Chiesa, ha scritto Matteo Orfini a poche ore dall’annuncio di Matteo Renzi sulla “scissione” dal Partito Democratico. È forse troppo presto per valutare obiettivamente se il destino dell’ex leader sia da paragonare agli eretici del 250 dC
Probabilmente, come sottolinea il fondatore di YouTrend e Agenzia Quorum Lorenzo Pregliasco, molti elettori non sanno nemmeno che sia avvenuta la separazione.
Ma Renzi non è un personaggio nuovo della scena politica. Non è un outsider o un tecnico spuntato fuori per rimescolare le carte in tavola al Parlamento. Sebbene siano ancora molti i dettagli da definire, una riflessione su quello che sarà il futuro della nuova «casa» renziana può già nascere.
Pregliasco ha commentato per Open gli obiettivi e le strategie dell’ex premier, senza dimenticare una questione centrale, che potrebbe rendere Renzi un «big problem» per il governo: la partita sulla legge elettorale.
Renzi ha fatto la scelta giusta?
«Diciamo che la correttezza delle scelte in politica va valutata sulla base degli obiettivi. Il suo obiettivo è rafforzare il governo creando un gruppo che potrebbe aggregare i parlamentari che oggi sono nel centrodestra? In questo caso potrebbe essere un’operazione giusta, se il suo obiettivo è consolidare il governo. Dall’altra parte potremmo immaginare invece che il suo obiettivo sia quello opposto, cioè quello di frammentare e condizionare l’attività dell’esecutivo, rendendo ancora più dipendente il governo dalla componente renziana».
Possiamo già immaginare i suoi obiettivi?
«L’indizio c’è ed è legato alla partita della legge elettorale. È chiaro che una scissione per arrivare a un partito che probabilmente può pesare il 3, il 4 o un 5 percento, è una scissione che si sposa con un meccanismo proporzionale. Se ci fosse — come molti pensano — un’evoluzione in quel senso, è chiaro che un partito di queste dimensioni, politicamente di centro, potrebbe risultare determinante per formare future maggioranze. Diciamo che questo indizio fa pensare che a breve o meno breve, lui la immagini come un’operazione che lo può rendere determinante in un assetto proporzionale».
È d’accordo con chi ritene che il “partito” di Renzi non andrebbe oltre il 3 o 5%, dunque?
«Credo che sia molto difficile stimare l’appeal di soggetti nati così poco tempo fa. Molti elettori non hanno la minima idea che questo sia avvenuto. Considerando il livello di fiducia personale in Renzi che noi diamo al 15%, è realistico immaginarsi che possa valere tra il 3,4 o 5%. Chiaro questi numeri possono voler dire o contare pochissimo, se non si supera lo sbarramento, o al contrario contare molto».
Lui si propone di essere l’antisalvini, ma in qualche modo lo è già stato: è stato il nemico perfetto per far crescere i consensi del leader leghista. E’ la collocazione giusta?
«A me pare difficile che lui possa avere una funzione attrattiva sull’elettorato che vota o ha votato Lega. C’è sicuramente una parte di elettorato di centrodestra più moderato, che magari ha votato Salvini perchè lo riconosceva come leader di centrodestra. Non ci dobbiamo dimenticare, però, che la figura di Renzi all’inizio aveva questo appeal nei settori del centrodestra, ma oggi tutti i dati ci dicono che non ha recuperato quel rapporto col Paese compromesso dall’esperienza di governo e dalla sconfitta al referendum costituzionale».
Secondo lei quali sono le parole d’ordine che userà per accrescere i consensi?
«Credo che il possibile posizionamento sarà “più liberale” in economia rispetto ai 5Stelle, quindi più vicino al centro destra. Più atlantista e europeista, invece, come posizionamento internazionale. Mi aspetto questo tipo di parole d’ordine”
A quali fasce elettorali deve puntare?
«Immagino che l’obiettivo sia recuperare una parte dell’elettorato renziano che gli aveva dato fiducia agli inizi della sua discesa in campo nazionale, nel 2014. Probabilmente punterà da un lato a una fascia mediana di età , e dall’altra su un pezzo di elettorato che è quello delle professioni, del lavoro autonomo, dei dipendenti più istruiti. Mi immagino un appeal di questo tipo, che è poi un classico dei centristi».
(da Open)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
GENIO POLITICO O INCREDIBILE EGOCENTRISMO? IL POPOLO RENZIANO SI DIVIDE
Matteo Renzi è un mistero indecifrabile: genio politico o incredibile egocentrico? Dice una cosa e fa l’esatto contrario. Non sorprende quindi che molti simpatizzanti dell’ex Segretario del PD ci abbiano messo un po’ per assorbire quello che è successo tra ieri notte e questa mattina.
«Voi la chiamate scissione, io la chiamo novità » scrive Renzi su Facebook. Ma di novità del genere se ne sono viste parecchie nel campo del centrosinistra.
I renziani delusi perchè Renzi si porta via il pallone
E così mentre le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti fanno sapere che anche loro seguiranno la strada tracciata da Matteo Renzi. La Bellanova spiega che parlare di scissione è fuori luogo: «non è scissione ma sincera presa d’atto di una difficoltà di coesistenza tra anime diverse che in questi anni si è fatta sempre più evidente».
In pratica è una scissione. Addirittura la ministra dell’Agricoltura ritiene che sia questo il momento di voltare pagina «dopo aver sconfitto Salvini e il peggiore leghismo sul terreno della democrazia parlamentare, restituendo al Paese una prospettiva civile e un nuovo corso politico». Peccato che Salvini sia tutt’altro che sconfitto, al massimo sono state rintuzzate le sue pretese di avere pieni poteri ma rimane l’avversario da battere.
Ma mentre nei commenti ai post si plaude alla scelta coraggiosa di andarsene dal PD dopo aver partecipato alla spartizione delle poltrone (prima sarebbe stato in effetti complicato). Altrove non tutti i renziani sono contenti.
Su Matteo Renzi News, la pagina ufficiale della propaganda renziana, si plaude alla decisione del grande leader, ma c’è chi ci tiene a ribadire il suo dissenso con la classica critica dell’elettore di centrosinistra: la base chiede unità e voi vi dividete.
Ma ci sono anche critiche più feroci all’imperscrutabile strategia di Renzi che prima ha favorito la nascita del governo Conte per allontanare le elezioni ed assicurarsi un margine temporale per far crescere il suo nuovo soggetto politico.
C’è chi lo capisce ma dice che ha sbagliato i tempi perchè rischia di mandare in crisi il governo, e se dovesse succedere tutti daranno la colpa a lui.
Lasciando “noi che ti abbiamo sempre difeso, senza più argomenti” per farlo. Ma va bene così, il nuovo partito si farà lo stesso anche se quelli che lo hanno sempre difeso a spada tratta non lo capiscono. O meglio non capiscono che Renzi li ha usati per cementare la sua posizione di potere nel PD anche dopo la sconfitta del 2016. Non certo perchè fosse un uomo di sinistra.
Chi sbaglia quindi non è Renzi, che sta solo facendo se stesso, sono quelli che in questi anni non hanno capito chi è Renzi dal punto di vista politico.
E probabilmente ci vorrà ancora del tempo per capire il senso della sua avventura politica. Anche se è almeno dalle primarie del 2012, quando Renzi perse contro Bersani per la guida della coalizione di centrosinistra, che l’ex sindaco di Firenze sta preparando questa mossa.
Nei vari gruppi come “Simpatizzanti Liberi per Matteo Renzi” o “Primarie Sempre” invece una volta passato lo spavento dell’abbandono di Renzi sono tutti (o quasi) pronti a seguirlo.
Ieri sera all’annuncio dell’addio c’era chi ribadiva che pur essendo “renziano sin dalla sua candidatura a Presidente della Provincia di Firenze” fa sapere che non ha alcuna intenzione di seguirlo in questa nuova avventura. L’idea dell’uomo solo al comando con il suo partito personale non piaceva moltissimo ma c’era anche chi annunciava che non avrebbe rinnovato la tessera del PD e non avrebbe appoggiato il nuovo soggetto politico di Renzi.
Se fossero in molti a pensarla così questa notizia sarebbe una manna per i partiti che vogliono conquistarsi l’elettorato del PD.
Oggi però la musica è cambiata e la maggioranza è rappresentata dagli entusiasti. Ex #SenzaDiMe ancora perplessi dall’idea di andare al governo con il M5S che fanno sapere con orgoglio #IoCiSono.
E curiosamente in molti dei commenti gli utenti spiegano che lo fanno “per i miei nipoti” (sono questi gli esponenti delle famose armate dei vecchietti per Renzi che imperversano da anni sui social).
Entusiasmo alle stelle nel gruppo di nostalgici del 2014 “Tutti insieme per Matteo Renzi al 41%” dove tra proclami sul ci riprendiamo tutto quello che nostro come il partito, i voti e Palazzo Chigi in pochi mettono in dubbio le scelte del leader.
Anzi spunta anche un simpaticissimo sondaggio dove tre opzioni su quattro sono a favore della “scissione” (all’epoca non era ancora arrivata la direttiva di chiamarla “novità ”) di Renzi e solo una per esprimere il dissenso.
Manco a dirlo la maggioranza è nettamente a fianco di Renzi, quel grande politico. E c’è chi prima di andarsene pretende anche i ringraziamenti, come quella che scrive «a tutti coloro che criticano la decisione di Renzi, dico solamente, ricordatevi che se il Pd esiste ancora e per merito di Renzi, se oggi il Pd è al governo e per merito di Renzi».
Ma non è che per caso sono quelli del PD che se ne stanno andando e sono loro a fare la scissione? Leggendo certi commenti sembra proprio così.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
UN PARTITO CENTRISTA GUIDATO DA RENZI POTREBBE TROVARE CONVERGENZE CON FORZA ITALIA
Non è stato molto semplice comprendere il tweet articolato di Mara Carfagna che parla del nuovo partito di Matteo Renzi.
Siamo a metà tra la preoccupazione per una possibile invasione di campo del nuovo soggetto politico del senatore di Rignano e tra la frenesia di trovare una convergenza con le finalità di Forza Italia.
L’esponente del partito di Silvio Berlusconi, infatti, scrive:
«Forza Italia rischia di dover competere nell’area moderata con un partito che trae origine da tutt’altra tradizione politica» — dice Mara Carfagna.
Che poi prende anche atto dell’Opa ostile di Lega e Fratelli d’Italia nei confronti di Berlusconi e invita i suoi a riprendere a fare subito politica.
Significa, insomma, che vista l’ostilità di Lega e Fratelli d’Italia, gli azzurri troveranno rifugio nella nuova casa renziana?
Significa che quel che resta di Forza Italia si dovrà affrettare a cercare un dialogo con Renzi pena la definitiva scomparsa di quella stagione politica?
Quella di Mara Carfagna sembra davvero una mezza apertura al nuovo soggetto politico di Renzi, che sembra aver scompaginato le carte su più fronti.
Il Partito Democratico, da qualche giorno, è in fibrillazione ed era schierato contro qualsiasi divisione anche nei suoi comunicati preliminari all’annuncio della scissione. Ma adesso anche Forza Italia si guarda intorno.
Del resto, il fatto che Renzi abbia affermato che questo nuovo soggetto politico altro non farà che rafforzare la tenuta dell’attuale maggioranza.
Questo significa che l’eventuale apertura di Forza Italia e la convergenza sul partito di Renzi permetterà agli ex berlusconiani di entrare nel governo Conte-2 prima o poi?
(da agenzie)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
L’EX PREMIER A PORTA A PORTA: “LO ABBIAMO FATTO PER DARE LUNGA VITA AL GOVERNO”
“Il nome della nostra nuova sfida sarà Italia Viva”. Matteo Renzi, ai microfoni di Porta a Porta, ha svelato il nome del nuovo partito, dopo la scissione lampo – senza pathos e senza popolo – dal Pd.
Italia Viva, dunque: uno slogan che Renzi aveva già usato per la Leopolda 2012: “Viva l’Italia viva”. E che, prima di lui, aveva usato anche Walter Veltroni per la campagna elettorale del 2008.
Quanto ai numeri, “sono più di 40 i parlamentari che stanno con noi. 25 deputati e 15 senatori. Domani pomeriggio renderemo noti i nomi. Ci sarà un sottosegretario, non due”.
Al Senato ci sono già 8 nomi certi: lo stesso Renzi, Francesco Bonifazi, Teresa Bellanova, Davide Faraone, Ernesto Magorno, Tommaso Cerno, Eugenio Comincini, Laura Garavin. A cui dovrebbero aggiungersi – secondo quanto risulta ad HuffPost – Nadia Ginetti, Leonardo Grimani, Giuseppe Cucca, Mauro Marino, Francesco Giacobbe, Andrea Ferrazzi e Mauro Laus. E siamo a 15 senatori.
Alla Camera, invece, i sicuri sono Giachetti, Nobili, Ascani, Anzaldi, Carè, Librandi, Boschi, Di Maio, Mor, Marattin, Fregolent, Scalfarotto, Rosato, Migliore, Annibali, Del Barba, Paita, Gadda, De Filippo, Rossi.
Incerti ma, secondo quanto risulta ad HuffPost orientati verso il sì, Tabacci e Fusacchia di +Europa. Anche Magi ci starebbe pensando. Incerti del Pd: Noia e D’Alessandro.
“Il governo non ha problemi”, ha rassicurato l’ex premier. “Lo abbiamo fatto apposta per dare lunga vita all’esecutivo”. E Nicola Zingaretti “resta un amico, gli auguro ogni bene, non ho nessuna polemica da fare con lui”.
“Io voglio molto bene al popolo del Pd. Per sette anni ho cercato di dedicare loro la mia esperienza politica. Dopodichè i litigi e le divisioni erano la quotidianità ”.
“Il partito novecentesco non funziona più – ha detto Renzi – C’è bisogno di una cosa nuova, allegra e divertente. Noi – ha aggiunto – vogliamo parlare a chi crede nella politica, ma non in politichese”.
“Parlare di scissione dà l’idea di un’operazione di palazzo. Intendiamoci, non facciamo le verginelle. C’è anche quella: è stata un’operazione di palazzo mandare a casa Matteo Salvini”. I parlamentari? “Li ho lasciati tutti a Zingaretti”.
“Sindaci e governatori è corretto che restino dove sono, fanno bene. Il mio amico Nardella ha fatto benissimo a restare lì. La mia non è un’operazione per portar via governatori ma per far sì che la gente si entusiasmi”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 17th, 2019 Riccardo Fucile
RENZI IN SERATA VEDE PARLAMENTARI PRONTI ALLA SCISSIONE…. POTREBBERO SEGUIRLO I DEPUTATI DI +EUROPA E QUALCHE SENATORE DI FORZA ITALIA
Una cena per contarsi. Non più una cena di corrente, bensì ormai una cena di partito. Matteo Renzi nel pomeriggio registra la puntata di Porta a Porta, durante la quale ribadirà la scissione dal Pd, e subito dopo vedrà i parlamentari che lo seguiranno nella creazione dei nuovi gruppi alla Camera e Senato.
“Quanti siamo? La riunione di stasera serve anche questo. Lo capiremo”, un esponente tra i fedelissimi dell’ex segretario risponde così alla domanda che oggi fa capolino nei palazzi.
Qui, nei corridoi attorno all’Aula della Camera, non si parla d’altro. Caffè, contatti, ammiccamenti. I fedelissimi di Renzi provano a sondare il terreno per provare ad allargare i numeri il più possibile.
Bruno Tabacci e Alessandro Fusacchia di +Europa sarebbero in odor d’uscita per confluire nel nuovo gruppo parlamentare. Anche Riccardo Magi ci starebbe pensando. Le trattative sono in corso e nelle prossime ore il quadro sarà più chiaro.
In un primo momento l’ex premier sembrava intenzionato ad uscire dal partito e portare con sè solo alcuni esponenti a lui vicini. Ora però tutto è cambiato e si va verso una prova muscolare.
Un parlamentare, che sta studiando le prossime mosse da compiere, spiega che anche al Senato potrebbe esserci un progetto più ampio che va al di là del semplice passaggio al gruppo Misto. “Stiamo valutando i regolamenti, con qualche deroga e l’aiuto della presidente Casellati si potrebbe formare un gruppo con l’appoggio di Nencini che fornirebbe il simbolo”. Tutto però è in divenire
Fino a ieri sera i senatori pronti a lasciare il Pd erano cinque o sei, tra cui Faraone, Bellanova, Bonifazi e Ginetti, ma ora Renzi starebbe tentando di allargare il fronte, contattando, spiegano diverse fonti, altri parlamentari che potrebbero essere presenti questa sera alla cena.
Non si sa se l’ex segretario riuscirà ad andare oltre alla decina, ma al momento avrebbe intenzione di cercare di arrivare, anche qui, al maggior numero possibile perchè ormai la separazione consensuale auspicata da diversi renziani non c’è.
Lo stesso fronte renziano sta vivendo un vero e proprio dramma. Anche dal punto di vista dei rapporti umani. Basti pensare che nei mesi scorsi Lorenzo Guerini e Luca Lotti hanno dato vita a Base riformista e ora non hanno aderito al progetto dell’ex premier. E come loro anche altri esponenti da sempre considerati al fianco dell’ex presidente del Consiglio.
Da Malpezzi a Biti che sottolineano di voler restare nel partito e “di essere al servizio di questa comunità ”. Lo smottamento sta avvenendo anche sui territori dopo si va verso una spaccatura proprio a ridosso delle elezioni regionali.
Per adesso però Renzi guarda al governo e punta a presidiare un’area di centro. “Vuol svuotare il Pd a poco a poco, così da far vedere che il nuovo partito può crescere. E poi Matteo vuole prendere anche pezzi di Forza Italia”, dice chi lo conosce molto bene.
Secondo i più ottimisti sarebbero circa sei o sette i senatori azzurri che in una prospettiva di medio o lungo termine potrebbero aderire al progetto di Renzi, tra questi gira il nome di Massimo Mallegni. La conta però è ancora in corso e le trattative anche.
(da “Huffingtonpost”)
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