Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
IL CAMBIO NEI COMIZI: FA IL MODERATO, INVITA AD ALLARGARE E CONDIVIDERE, SONO FINITI I TEMPI DEL’ARROGANZA E DEI “PIENI POTERI”
Basta scorrere l’agenda di Matteo Salvini, che alle 18,45 di oggi prevedeva un incontro pubblico in un posto chiamato Tavernelle frazione Panigale, in provincia di Perugia, meno di tremila abitanti. E domani un caffè in piazza a Passignano sul Trasimeno, poi una visita alla cooperativa di pescatori di San Feliciano di Magione, sempre in provincia di Perugia. E così via.
Due, quasi tre giorni ogni settimana in Umbria, battuta palmo a palmo, come si faceva una volta, casa per casa, fino al 27 ottobre, giorno in cui si vota.
Nessun leader nazionale e nessun partito ha ancora previsto una presenza così massiccia, e chissà se lo prevederà .
Ecco, tutto dà il senso della più classica “battaglia della vita”, adesso che per la prima volta nei sondaggi la Lega è scesa sotto la soglia del 30 per trenta per cento.
Le regionali come prova che il declino non è iniziato
Il punto di novità è il “come”. Salvini sta conducendo la sua campagna d’autunno, Umbria, Calabria, poi Emilia.
Le parole che non ti aspetti le ha pronunciate coi suoi, quando ha spiegato le regole di ingaggio del nuovo corso, inusuali per l’uomo che ha avuto in mano il paese, con una certa arroganza e mal celato senso di onnipotenza. Le parole sono: “Allargare, coinvolgere, condividere”.
Ascoltateli questi comizi di Salvini, profondamente diversi rispetto a quando invocava pieni poteri, con un linguaggio da bettola appena aperta la crisi, o mostrando il petto volitivo nel trionfo di carne e costumi succinti al Papeete.
Adesso non una parolaccia, non una recriminazione sul passato, non una proposta che spaventa, anche il linguaggio del corpo è più assertivo e meno bullesco. L’aggettivo “istituzionale” è eccessivo, però è evidente il cambio di registro, a partire da come ha risuscitato lo schema della “coalizione di centrodestra”, sia pur in forma nuova e non anni Novanta.
È una novità politica non da poco, per un leader che solo tre mesi fa teorizzava la corsa solitaria, l’autosufficienza, il prosciugamento degli alleati in nome del voto utile e, a domanda sulle regionali, non considerava scontata la politica di alleanze.
Per necessità o virtù o, come si diceva una volta, facendo di necessità virtù, siamo di fronte a un cambiamento nell’altra metà del campo. Il cui fil rouge è la “spallata” al governo e la costruzione, nel paese, di una alternativa, una sorta di ’94 salviniano.
Non è un caso la scelta di Piazza San Giovanni, dove Salvini ha già chiesto di sventolare solo bandiere tricolori e non vessilli di partito.
È chiaro: per vincere serve un voto in più dell’avversario e il realismo impone di allargare.
La spallata, dicevamo, come obiettivo o speranza: terremotare il governo scossa dopo scossa. Di qui alle elezioni dell’Emilia a gennaio. Perchè il grande timore è di non riuscire a gestire una lunga traversata nel deserto.
In Parlamento già si avvertono questi segni di inquietudine. Anche perchè Salvini sa che, se per caso si perde in Umbria, è davvero il game over.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
I RINGRAZIAMENTI A MARCO CAPPATO: “UN AMICO VERO, HA RISCHIATO ANNI DI CELLA PER RENDERLO LIBERO E RISPETTARE LA SUA SCELTA”
“Fabo adesso è da qualche parte che ride, tutto fiero per il casino che ha combinato, per quello che è riuscito a smuovere in un paese statico. Contento per questa legge che ora è cambiata grazie a lui. Sono sicura che è fiero e felice, altri non dovranno passare il suo inferno per avere il diritto di morire. Per merito suo saranno finalmente liberi di scegliere”.
Ha la voce allegra Valeria Imbrogno compagna di vita di Fabiano Antoniani negli anni giramondo e in quelli in cui, dopo l’incidente, il suo corpo era una prigione buia: cieco, tetraplegico.
E’ a Milano quando arriva la notizia della sentenza. Era venuta a Roma per assistere all’udienza pubblica della corte costituzionale lasciando per qualche ora il suo lavoro di psicologa in carcere, di personale trainer dopo anni passati a boxare con stile e grinta.
Cosa significa questa sentenza?
“Che Fabo ha vinto la sua battaglia di libertà . Perchè ora tutto il suo dolore non è stato inutile. Ne sarebbero fiero, me lo ha detto mille volte: spero che rendere pubblica la mia storia, serva agli altri, porti a cambiare la legge. Perchè chi sta soffrendo come me sia un giorno libero di poter scegliere. Adesso io non lo sono mi ripeteva. Per questo ha scelto di morire non di nascosto grazie a qualche medico pietoso, ma chiedendolo ad alta voce. Per cambiare le cose, aiutare gli altri”.
Ci sono voluti anni….
“Fabo lo diceva sempre, quanto ci vuole a capire?. Se politici e giudici avessero sofferto quello che soffriva lui avrebbero e deciso in 5 minuti. Io comunque ci speravo, confidavo nella corte, spero ora che questo vuoto legislativo venga colmato, disciplinato. Sarebbe bello, una conquista ottenuta con tanta sofferenza”.
Marco Cappato ora non andrà in carcere
“Io a Marco posso solo dire grazie, è un amico vero, quello che ha fatto per Fabo ci legherà per sempre. Ha rischiato anni di cella per renderlo libero, per rispettare la sua scelta, i suoi desideri”.
Come sono stati questi anni senza Fabo?
”Gli ultimi tempi prima di andare in Svizzera ero veramente disperata, continuavo a piangere e chiedergli: come faccio io senza di te?. Lui quasi vedesse nel futuro mi ha risposto: avrai un sacco di cose da fare. Ecco, il mio uomo mi ha lasciato un mare di impegni, una battaglia da proseguire. Mi ha lasciato il suo coraggio di vivere, in tutti i sensi, fino in fondo. Non mi ha mai lasciato, io ci parlo tutti i giorni, anche se la mia vita avanti. Come lui avrebbe voluto”.
Ha cambiato vita?
“Prima insegnavo box anche in carcere ora lavoro come psicologa dietro le sbarre, con la criminologia è sempre stata la mia passione. Ecco a volte sul volto dei detenuti rivedo quel sorriso che aveva Fabo quando andavamo in giro, anche se era cieco riusciva a ridere. Vedo attimi di libertà sulle loro facce, qualcosa di diverso nello sguardo.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA RABBIA DELLA MOGLIE: “NE VA DELLA VITA DI MARCELLO”… L’EX PREMIER E’ INDAGATO NEL PROCESSO E PUO’ NON RISPONDERE AI GIUDICI
Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento aperto dalla procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993, per i legali di Marcello Dell’Utri non può dunque deporre al processo d’appello per la “Trattativa Stato-mafia”, perchè “indagato di reato connesso”.
Gli avvocati di Berlusconi hanno depositato la certificazione dell’inchiesta, rilasciata dai pm fiorentini, nella cancelleria della corte d’assise d’appello, che aveva convocato l’ex premier come testimone, su istanza della difesa di Dell’Utri, condannato nel processo “Trattativa”.
Della nuova indagine su Berlusconi, che coinvolge pure Dell’Utri, aveva scritto Repubblica, nell’ottobre 2017. Dopo le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano, in carcere, fatte nell’ambito dell’inchiesta “Stato-mafia”, i magistrati fiorentini sono ritornati nuovamente a lavorare sull’ipotesi che i due esponenti politici siano stati mandanti delle bombe del 1993, che colpirono Firenze, Roma e Milano. All’indomani della tramissione delle nuove carte da Palermo, i magistrati avevano ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e avevano delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia.
Dopo la citazione, gli avvocati Coppi e Ghedini, che assistono Berlusconi, hanno chiesto alla corte d’assise d’appello di Palermo di definire in quale veste giuridica svolgere l’audizione: se come teste o indagato di reato connesso, stato questo che gli consente di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il nodo è stato sciolto dagli stessi avvocati, che si sono informati con i pm fiorentini.
E mentre la Procura di Firenze precisa che “la riapertura delle indagini è un atto dovuto per fare tutte le verifiche”, esplode la rabbia della moglie di Marcello Dell’Utri: “Perchè Berlusconi non testimonia? E’ in gioco la vita di Marcello” dichiara Miranda Dell’Utri all’AdnKronos.
“Sorpresa, rabbia, incredulità e una grandissima amarezza” sono gli stati d’animi dell’entourage di Dell’Utri, perchè sia i legali che la famiglia contavano sulla deposizione di Berlusconi che sarebbe stata fondamentale sulle minacce allo stesso ex premier.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
TASSA SULLE MERENDINE, MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI D’ACCORDO
La maggioranza degli italiani considera la tassa sulle merendine una buona idea e approva il carcere per gli evasori: è quanto emerge da un sondaggio reso noto ieri sera, 24 settembre, nel corso del programma di La7 DiMartedì.
Secondo la rilevazione, effettuata dall’istituto demoscopico Ipsos il 23 settembre, la proposta di colpire bevande zuccherate e merendine è “una buona idea” per il 46 per cento degli italiani, contro il 44 per cento di chi la considera “una cattiva idea” e il 7 per cento di persone che non forniscono risposta.
Decisamente più netta è invece la risposta che gli intervistati hanno dato ad una domanda sull’introduzione di una norma che colpisca con il carcere chi evade il fisco.
“È una buona idea”, ha detto il 65 per cento del campione. “È una cattiva idea”, ha risposto invece il 23 per cento. Il 12 per cento delle persone “non sa” o “non indica”.
“Però — ha spiegato a DiMartedì il sondaggista Nando Pagnoncelli — dobbiamo sempre ricordarci che quando parliamo di evasione fiscale i cittadini sono molto severi nei confronti della grande evasione e molto indulgenti nei confronti della piccola evasione”.
Ma Ipsos ha sondato anche il parere gli italiani sul rispetto dell’ambiente, e in particolare quale comportamento sarebbero disposti ad adottare per aiutare l’ambiente.
Al primo posto con il 61 per cento c’è: “Non utilizzare più piatti o bicchieri di plastica monouso”.
Si dice disposto a “comprare detersivi sfusi” invece il 28 per cento degli italiani. Il 25 per cento a “cambiare l’auto con un modello meno inquinante”.
Il 20 per cento a “ridurre il consumo di carne”. È poi disponibile a “rinunciare il più possibile all’aria condizionata” il 18 per cento delle persone.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
LA FATTURAZIONE ELETTRONICA STA FACENDO EMERGERE MOLTA EVASIONE, QUASI 700 MILIONI DI FALSI CREDITI IVA
Il piano del governo per la guerra al contante — senza tassa sui prelievi al bancomat — privilegia la spinta all’uso della moneta elettronica e alla tracciabilità dei pagamenti, ma per conseguire questo obiettivo, spiega oggi Il Messaggero, gli incentivi per gli esercenti e la riduzione delle commissioni (destinate a scendere a zero per importi fino a 5 euro) potrebbero non bastare.
Di qui l’idea di attivare un meccanismo di contrasto di interessi che renda conveniente per i contribuenti la rinuncia al contante.
E la convenienza scatterebbe senz’altro se il ricorso agli strumenti elettronici diventasse la condizione per poter fruire delle attuali detrazioni Irpef, sulle spese mediche, universitarie e tutte le altre.
Insomma, lo sconto fiscale del 19% spetterebbe solo a chi usa una carta elettronica per pagare il medico, la palestra dei figli, le spese funebri o quelle dell’università .
Chi paga in contanti perderebbe il diritto alla detrazione.
Vista da un altra angolazione, si tratta di un’estensione del sistema della fatturazione elettronica, che scatterebbe nello stesso momento del pagamento, mentre attualmente le due fasi sono separate.
Mario Sensini sul Corriere della Sera spiega che per agevolare le persone anziane si pensa di collegare ai conti bancari o postali le attuali carte d’identità elettroniche, che già inglobano tessera sanitaria, codice fiscale, e che presto potrebbero “ospitare” anche la patente e altre funzioni.
Poi c’è l’idea delle sanzioni per i professionisti che non si dotano di un POS:
L’obbligo di trasmettere scontrini e fatture al Fisco per via telematica si sta già rivelando un’arma formidabile per scovare gli evasori seriali.
In pochi mesi sono emersi 700 milioni di falsi crediti Iva, e solo ieri è venuta fuori una nuova indagine per false fatturazioni che riguarda ben cinquecento commercialisti, professionisti e imprenditori.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
GUERINI ALLA CAMERA NON DICE UNA PAROLA SUI CORRIDOI UMANITARI, SUI RESPINGIMENTI DI FATTO, SULLE ATROCITA’ DEI LAGER LIBICI, SULLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI, SUI COMPORTAMENTI CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA CHE CONTINUIAMO A FINANZIARE: LA VERGOGNA CONTINUA
Sulla gestione dei flussi di migranti dalla Libia la linea del governo Conte bis è nella sostanza identica a quella del governo Conte.
Cambia la modalità di approccio sul piano internazionale, con la volontà di rompere l’isolamento a livello europeo determinato dalla scriteriata condotta di Matteo Salvini. Cambia la declinazione del concetto di buonsenso, prima improntata al cinismo e alla speculazione, ora alla necessità di una veloce risoluzione dei singoli casi. E cambia la narrazione complessiva, per cui l’Europa ora diventa alleata e non nemica che vuole ridurre l’Italia alla stregua di un campo profughi.
Il resto, però, è perfettamente sovrapponibile e della tanto decantata discontinuità non c’è alcuna traccia.
Ci pensa il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a puntellare un altro totem delle gestioni Minniti prima e Salvini poi: gli accordi con la Libia.
Durante il question time alla Camera dei deputati, i deputati Palazzotto e Fornaro (eletti con Liberi e Uguali) hanno chiesto al ministro della Difesa chiarimenti sulla missione di supporto alla Guardia Costiera libica, in relazione agli eventi degli ultimi mesi e, più in generale, alla necessità di non rendersi complici di violazioni di norme e trattati internazionali.
Del resto, hanno spiegato, c’è un rapporto ONU secondo cui “in Libia esiste un meccanismo criminale che coinvolge Guardia costiera libica, trafficanti e settori dello Stato, per intercettare i migranti, condurli in centri di detenzione dove vengono sottoposti a schiavitù e a violenze di ogni genere e venduti ai trafficanti”.
Non solo, perchè c’è la conferma di atti criminali compiuti dalla Guardia Costiera libica (l’ultimo pochi giorni fa, con l’omicidio a sangue freddo di un migrante sudanese) e ci sono riscontri sulle infiltrazioni delle milizie libiche, responsabili dei rapimenti a scopo estensivo di migliaia di persone nei centri di detenzione libici.
In generale, come ha riassunto Palazzotto in Aula “la Libia non è un Paese stabile, è un Paese dove c’è una guerra: qualunque tipo di coinvolgimento del nostro Paese nel respingimento di persone verso un Paese in guerra è un atto illegale dal punto di vista del diritto internazionale”.
Obiezioni di fronte alle quali Guerini ha risposto come avrebbe fatto uno a caso fra Trenta, Toninelli, Minniti, ovvero trincerandosi dietro frasi di circostanza, giocando ambiguamente a rimpallarsi le responsabilità con gli altri ministri del governo e ridimensionando il ruolo italiano in Libia (“le attività svolte dai nostri assetti si concentrano esclusivamente sulle funzioni di collegamento e supporto a favore della Marina e della Guardia costiera libica in termini di sorveglianza, cooperazione marittima e coordinamento delle operazioni finalizzate alla salvaguardia delle vite umane in mare”).
Certo, ha rassicurato, il governo “mantiene già e costantemente in assoluta considerazione tutti gli elementi”, anche quelli di cui parlavamo sopra, però non si può rinunciare ad accordi che rivestono una “assoluta valenza strategica ed umanitaria”. Non una parola sulle violazioni dei diritti umani.
Non una parola sulla corresponsabilità italiane in quelli che appaiono veri e propri respingimenti.
Non una parola di condanna sulle atrocità della Guardia Costiera libica.
Non un impegno a supportare l’attività delle ONG e degli organismi internazionali che operano in Libia.
Non un atto concreto (o anche solo una apertura) su corridoi umanitari ed evacuazione dei centri di detenzione libica.
La solita storia, la solita linea, la solita vergogna tutta italiana.
(da Fanpage)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
E’ UN SEMPLICE MEMORANDUM, IN PRATICA UNA COPIA REVISIONATA
Nella telefonata di Donald Trump al presidente ucraino Zelensky potrebbero esserci altre informazioni sensibili che non sono state rese pubbliche.
Il tutto renderebbe ancora più critica la posizione del presidente statunitense. Quella fornita dalla Casa Bianca non è una vera e propria trascrizione della telefonata, come è stato invece riportato da tutti i principali quotidiani, compresi il Ney York Times e il Washington Post.
Si tratta di una copia revisionata e passata attraverso gli appositi uffici della Casa Bianca che hanno il compito di censurare delle conversazioni sensibili, che potrebbero contenere al loro interno dei segreti determinanti per la sicurezza nazionale.
Nel documento che è stato diffuso a proposito della telefonata di Donald Trump e di Zelensky, ci sono ben tre omissis.
Il primo arriva all’altezza del punto della telefonata in cui Trump afferma: «Biden è andato in giro vantandosi di aver fermato l’accusa, quindi se puoi dare un’occhiata, ciò…».
Si tratta del primo punto di cui non abbiamo informazioni.
Gli altri due punti con omissis arrivano nello stesso punto della conversazione: si censurano due frasi di Trump. «Vorrei che scoprissi cosa viene fuori da questa situazione con l’Ucraina…» è il primo punto. «Scommetto che tu hai la persona adatta…» è il secondo punto.
Che cosa Trump stesse dicendo in quel momento, non è dato saperlo. Quel che è certo è che il documento non può essere considerato una trascrizione, come del resto è scritto nella sua intestazione: «A Memorandum of a Telephone Conversation is not a verbatim transcript of a discussion».
Un memorandum, non una trascrizione parola per parola. Quello che c’è dietro a questa telefonata potrebbe nascondere qualcosa di molto peggio rispetto a quanto non sia già emerso.
(da “Giornalettismo”)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
L’AIUTO AL SUICIDIO NON E’ SEMPRE PUNIBILE, LECITO IN ALCUNI CASI COME QUELLO DEL DJ FABIO… CAPPATO RISCHIAVA 12 ANNI
“Non è sempre punibile chi aiuta al suicidio, hanno deciso i giudici della Corte Costituzionale dopo giorni di udienza.
Sono passate le otto di sera quando arriva la la decisione della Consulta sul caso di Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, il quarantenne milanese tetraplegico, in Svizzera a morire come chiedeva da anni dopo essersi ritrovato dopo un incidente imprigionato in un corpo come una prigione, completamente cieco.
E la reazione è immmediata: ” Da oggi tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo”, dice Cappato.
La sentenza recita: ” E’ non punibile”, a “determinate condizioni”, chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”
E la sentenza, che comunque dovrà essere applicata dal parlamento che dovrà in qualche modo legiferare in materia, non era ancora uscita che già si muovevano le opposizioni cattoliche che gia prima avevano dichiarato non esistere un diritto a morire. L’associazione medici anestesisti cattolici, che raccoglie 4000 iscritti, ha infatti dichiarato in anticipo che si appelleranno all’obiezione di coscienza, si rifiuteranno di seguire le indicazioni di chi non ce la fa più.
La corte Costituzionale doveva stabilire se fosse reato, come prevede l’articolo 580 del codice penale, aiutare ad andarsene una persona malata che non ritiene più sopportabile e dignitoso vivere.
Già l’anno scorso la Consulta aveva segnalato l’incostituzionalità della norma che parificava l’istigazione al suicidio con l’aiuto. Undici mesi fa i giudici, che avevano chiesto al parlamento di legiferare (avevano dato tempo fino al 24 settembre, senza alcun risultato), avevano stabilito alcuni punti fondamentli che sono stati alla base della decisione
Se da un lato era impossibile depenalizzare totalmente e genericamente l’aiuto al suicidio, la Corte aveva messo in chiaro i punti base, alcune condizioni specifiche che facevano diventare “ingiusta e irragionevole” la punizione per chi aiuta a morire. Le condizioni sono che si tratti di un malato terminale in grado di decidere pienamente, afflitto da una patologia che gli provoca sofferenze fisiche e psichiche per lui assolutamente intollerabili.
In questi due anni e mezzo in cui è stato sotto processo Marco Cappato, difeso dall’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni, sono state centinaia le persone che hanno chiesto informazioni. che hanno chiamato, scritto all’Associazione Coscioni per capire come fare per morire, per smettere di soffrire.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
SE QUALCHE GUARDONE MORALISTA HA DEI PROBLEMI SI CURI, ESISTONO OTTIMI PSICHIATRI IN GIRO… OGNI DONNA HA DIRITTO A VESTIRSI COME LE PARE
Il titolo di Libero sul reggiseno di Carola Rackete era stato universalmente considerato come sessista e inappropriato.
Lo stesso deve assolutamente essere valutato anche per il lancio di agenzia di Adnkronos che, sui suoi canali social, ha parlato dell’intimo di Ivanka Trump all’Onu.
«Fa discutere l’outfit scelto da Ivanka Trump» e «Scelta che, trattandosi di una camicetta molto aderente e sottile, ha messo in evidenza le forme» sono due frasi che si ritrovano all’interno dell’articolo.
Non vale la pena sottolineare quanto queste due affermazioni possano essere inopportune per un articolo di giornale e per una corretta informazione che non miri soltanto al click facile.
Un errore che vale doppio, perchè il precedente di Libero e tutto ciò che ne è seguito — con una giornata di protesta, il #freenipplesday, indetta da alcune donne che si sono sentite offese da quanto scritto dalla testata diretta da Pietro Senaldi — dovevano fungere da monito per evitare di cadere nello stesso errore. Invece, la scelta dell’Adkronos è stata quella di dare spazio alla notizia.
Non solo: la pubblicazione sui social network ha dato modo di raccogliere un vasto campionario di banalità .
Le frasi di alcuni utenti, ovviamente, sono molto offensive: si è trattata dell’ennesima occasione per fare del body shaming. Un’occasione di cui, onestamente, non avevamo bisogno visto quanto accade quotidianamente sulle piattaforme dei social network.
(da agenzie)
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