Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
BLOCCA LA RIDISTRIBUZIONE DEI PROFUGHI PER LASCIARLI TUTTI IN ITALIA E I SOVRANISTI PUTINIANI NON SOLO LO GLORIFICANO MA CANTANO “RAGAZZI DI BUDA”: PECCATO CHE OGGI STIANO CON I CARNEFICI RUSSI E L’EX AGENTE DEL KGB
“In Italia il governo è stato separato dal popolo. Ci sono nuovi politici che non hanno capito nulla e tornano i vecchi quadri e anche loro non hanno capito nulla”.
Viktor Orbà n sa evidentemente come toccare il cuore dei Fratelli d’Italia e nel suo intervento alla festa di Atreju arringa la folla con toni e argomenti che poi vanno a cozzare con il suo comportamento concreto, visto che il suo partito è iscritto ai Popolari in Europa e ha votato per la nuova commissione in cui c’è Gentiloni.
Orbà n è un politico che in centinaia di occasioni ha dimostrato la sua furbizia.
Si è fatto pagare gli studi da Soros e oggi dà la caccia a Soros.
Fa l’amicone di Giorgia Meloni e Matteo Salvini ma era contrario a concedere più deficit all’Italia quando al governo c’era la Lega.
Parla di muri da costruire ma intanto in Europa sta nel raggruppamento della Merkel e non in quello del Capitano.
Intanto però blocca gli accordi sulla ridistribuzione dei profughi lasciandoli così in Italia.
E’ un nemico di Roma e infatti i sovranisti tarocco di FdI lo accolgono come un trionfatore.
Orban sa bene come fregare tutti: spararla grossa e fare subito dopo marcia indietro: “In Gentiloni, a parte la collocazione politica, ho trovato un gentiluomo finissimo. Abbiamo avuto discussioni difficili… Infatti, lui è juventino e io sono milanista, perchè sono amico di Berlusconi…”, ha detto dopo.
E infatti l’unico a prenderlo sul serio è stato Di Maio: “Orban eviti inutili ingerenze — ha scandito il titolare della Farnesina e leader del M5S — Non permetto a nessuno di giudicare o attaccare l’Italia, men che meno a chi fa il sovranista ma con i nostri confini. Orban non conosce il popolo italiano, parli quindi del suo popolo, se vuole, non del nostro”.
Nei giorni scorsi Di Maio aveva già polemizzato duramente con il ministro degli Esteri ungherese, Peter Sizjjarto, che aveva definito “pericolosa” la decisione dell’Italia di riaprire i porti.
Il gioco delle parti: i sovranisti traditori degli Italiani, il grillino che diventa nazionalista.
E Orban che continua a violare i diritti degli ungheresi e a evitare processi per corruzione.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
COLONNE DI PICK UP LIBICI STANNO TRASFERENDO CENTINAIA DI MIGRANTI DAI CENTRI DI DETENZIONE LIBICI ALLE SPIAGGE DI CONFINE CON LA TUNISIA… PARTENDO DA LI’ IN UN GIORNO DI NAVIGAZIONE UN BARCHINO AUTONOMO ARRIVA A LAMPEDUSA CON MENO RISCHI
Settembre è il mese con il più alto numero di arrivi via mare in Italia nel corso del 2019: già più di 1500 persone, a oggi. Come si spiega?
L’aumento degli arrivi non va attribuito nè al governo Pd-M5s, insediatosi da sole due settimane (senza aver modificato per ora alcunchè in campo di politiche migratorie rispetto al passato) nè tantomeno al presunto pull factor delle navi Ong (che non esiste): non vi è infatti alcuna relazione fra la presenza delle navi delle ong al largo delle coste libiche e l’aumento degli sbarchi.
I numeri parlano chiaro: dall’1 al 18 settembre, secondo i dati di Matteo Villa (Ispi), quando le navi delle ong erano vicine alla Libia sono partite circa 44 persone al giorno, quando non c’era alcuna nave umanitaria le partenze sono salite a 75.
Sono due le ragioni per le quali in queste settimane ci sono più arrivi: come già successo nel 2016 e nel 2017 a settembre gli arrivi sono superiori a quelli di agosto: c’entrano condizioni meteo particolarmente favorevoli, prima che nei mesi più freddi ormai alle porte il mare renda di fatto impossibile anche solo pensare di arrivare all’altro capo della rotta del Mediterraneo centrale, e le partenze diminuiranno inevitabilmente.
C’è anche un’altra ragione per la quale in queste settimane gli arrivi via mare stanno aumentando: secondo quanto rivelato da Repubblica i trafficanti di migranti della Libia avrebbero iniziato a sfruttare la rotta che fino a oggi era frequentata prevalentemente da tunisini, ovvero quella degli sbarchi “autonomi” o “fantasma”: è una rotta “facile”, perchè dalle coste tunisine porta a Lampedusa in una sola giornata piena di traversata, a bordo di piccole imbarcazioni di legno molto difficili da individuare per le forze militari. La rotta degli sbarchi autonomi.
“Sui gommoni in partenza dalla Libia le chances di arrivare sono sempre di meno: la percentuale di mortalità è altissima (uno su venti non ce la fa) così come il rischio di venire riportati indietro”, scrive Alessandra Ziniti su Repubblica: “[…] I potenti gruppi di trafficanti libici e dell’Africa centrale stanno spostando sulle spiagge al confine tra Libia e Tunisia centinaia di migranti rinchiusi nei centri di detenzione nel deserto e lungo le coste libiche. Colonne di pick up e furgoni fanno la spola di notte tra Tunisia e Libia e non sempre ai posti di frontiera si tengono gli occhi aperti”.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
IL FENOMENO E’ IN ATTO DAL 2017, SE NE PARLA SOLO ORA… “I TRAFFICANTI STANNO NEI PAESI DI PARTENZA, E’ LI’ CHE BISOGNA AGIRE”
«Ormai sono più i migranti che arrivano con gli sbarchi autonomi di quelli che partono dalla Libia e vengono recuperati in mare». Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella, titolare con il capo dell’ufficio Luigi Patronaggio di numerose e delicate inchieste su sbarchi e traffico di migranti, analizza i fenomeni migratori da un osservatorio privilegiato.
Di questi temi ha parlato anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: «L’immigrazione può dare un contributo alla capacità produttiva del Paese. Gli studi non rilevano effetti negativi dell’immigrazione sui lavoratori del Paese ospitante nè in termini di tassi di occupazione nè di livelli retributivi». Il governatore ha invitato ad «abbandonare definitivamente la facile e illusoria ricerca di capri espiatori fra cui anche i migranti».
Il fronte caldo
Agrigentino, e l’isola di Lampedusa, sono i luoghi in cui da un anno a questa parte arrivano più migranti. Ci sono quelli salvati nel Mediterraneo centrale sulla rotta libica e portati dalle navi militari e delle Ong; ma ci sono anche quelli che arrivano dalla Tunisia, su barche in legno, con «sbarchi autonomi» se le imbarcazioni arrivano fin dentro i porti o sono «agganciate» da Guardia costiera e Guardia di finanza davanti alla costa, o con «sbarchi fantasma» se invece le barche arrivano indisturbate sulle spiagge e i migranti, probabilmente aiutati a terra da un’organizzazione, fanno perdere le tracce.
Da anni è proprio quella tunisina la nazionalità della maggior parte dei migranti arrivati in Italia: 1758 solo quest’anno, dato del Viminale aggiornato a ieri, furono 5181 l’anno scorso: «Ma i dati sugli arrivi dalla Tunisia – avverte il pm Vella – non contemplano tutti quelli che sbarcano in piccoli gruppi sulle spiagge e che sfuggono ai controlli». È così dall’estate 2017, con tutti i governi che si sono succeduti.
In questo scenario, l’estate 2019 ha però registrato qualcosa di nuovo: «Stiamo approfondendo un fenomeno dell’ultimo periodo – dice l’aggiunto Salvatore Vella che a Vienna ha appena presentato una relazione all’Onu sul traffico di migranti -. Sui barchini che arrivano autonomamente stiamo cominciando a vedere non solo tunisini ma anche subsahariani. Capire cosa sta accadendo è complicato, pensiamo però ci siano nuove rotte che non arrivano più in Libia ma in Tunisia, da dove la traversata in mare è più semplice perchè dura meno e si può fare con piccole barche e pochi rischi».
L’ennesima conferma di un fatto noto da sempre, e cioè che i trafficanti di uomini adattano il loro business alle situazioni contingenti: se prima era più proficuo usare gommoni dal galleggiamento precario acquistati via internet in Paesi asiatici per un costo tra 500 a 2000 dollari (il prezzo della traversata di uno o due migranti), ora che in mare a salvare queste persone non ci sono più le navi militari, e quelle delle Ong sono quasi tutte sotto sequestro in Sicilia o a Malta, è possibile che i trafficanti abbiano ritenuto più utile tornare alla traversata con barche in legno.
Una modalità «storica» è quella con l’uso di navi-madre, vecchi pescherecci condotti da 5 o 6 scafisti esperti, con al seguito piccole barche su cui, in vista delle acque territoriali italiane, si fanno salire 60 o 70 migranti; a due di loro vengono date le istruzioni per arrivare a terra mentre i veri scafisti tornano indietro con la preziosa nave-madre e senza timore di arresti: «Ma gli sbarchi autonomi e quelli fantasma di adesso – chiarisce Vella – non sembrano legati a navi-madre, sono barchini con qualche decina di persone a bordo che da soli compiono le 14-16 ore di traversata dalla Tunisia».
Nella sua relazione all’Onu, il pm ha definito questa modalità «viaggi in business class» perchè si usano mezzi veloci, organizzati da tunisini o da egiziani, che arrivano sulla costa siciliana, «lontano da abitazioni e strade».
Per il procuratore aggiunto, «la continua modifica dei modelli di business delle organizzazioni dei trafficanti deve portare necessariamente a una conseguente modifica delle attività di contrasto da parte delle forze di polizia».
La lotta ai trafficanti va svolta, dice Vella, «sulla terraferma e non in mare. Sono poco utili e difficilmente attuabili i blocchi navali. I trafficanti non stanno mai da questa parte del Mediterraneo dove possiamo prendere solo pesci piccoli».
Nella relazione Vella ha proposto una banca dati in comune tra Paesi di partenza e di arrivo, ufficiali di collegamento anche con i Paesi di partenza
E, infine, canali di accesso legali per i migranti, per spazzare via il lucroso affare del traffico di migranti.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI SIRACUSA AVEVA INDAGATO IL LEGHISTA, LA PROCURA DI CATANIA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE COME SEMPRE, MA L’ULTIMA PAROLA NON E’ ANCORA DETTA… TANTO IN PARLAMENTO CI SARA’ CHI LO SALVERA’ ANCHE QUESTA VOLTA
La Procura di Catania ha chiesto l’archiviazione per Matteo Salvini sul caso della nave Gregoretti. La richiesta è stata inviata al Tribunale dei ministri di Catania ed è stata notificata al leader della Lega.
Il Tribunale dei ministri di Catania deciderà entro i prossimi 90 giorni se accogliere la richiesta di archiviazione per l’ex ministro dell’Interno.
La composizione del tribunale dei ministri è la stessa di quella che il 24 gennaio scorso aveva chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti.
La Procura di Catania aveva chiesto anche quella volta l’archiviazione del fascicolo. La richiesta era stata ricevuta dalla Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari.
Salvini era accusato del reato di sequestro di persona aggravato “per avere, nella sua qualità di Ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo dell’unità navale di soccorso “U.Diciotti” della Guardia Costiera italiana alle ore 23:49 del 20 agosto 2018″, scriveva il Tribunale dei ministri di Catania nel decreto. Ma poi il Senato aveva bocciato la richiesta.
I giudici del Tribunale dei ministri sono: Nicola La Mantia, Sandra Levanti e Roberto Corda, gli stessi di gennaio.
I magistrati hanno ricevuto il fascicolo oggi, quindi dovranno decidere entro il 21 dicembre.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
CHI ISTIGA AL’ODIO INVECE ANCORA A PIEDE LIBERO, A CONTINUARE IL SUO PROGETTO CRIMINALE
Una brutale aggressione razzista si è consumata ad Anzio, su viale Mencacci, alle 15 circa.
Due ragazzi di Anzio, uno minorenne e l’altro da poco maggiorenne, senza alcun motivo, hanno visto e inseguito con delle spranghe un ragazzo di colore. Un migrante inerme che stava camminando sulla via.
Il migrante ha subito capito le intenzioni dei due balordi ed ha cercato di fuggire verso la stazione, ma nonostante sia scappato è stato più volte colpito con i bastoni, riportando contusioni serie al collo, alla spalla e al volto.
Ad accorrere subito in suo aiuto un’altro cittadino di Anzio che ha dato ghiaccio e acqua al povero migrante ferito e dolorante. Sul posto, nel giro di pochissimo, sono sopraggiunte un’ambulanza, che ha preso in cura il giovane migrante e lo ha portato in ospedale per le cure del caso (per lui contusioni, graffi e tanta paura) e i carabinieri di Anzio che hanno ascoltato il suo racconto e quello dei testimoni.
I due giovanissimi aggressori subito dopo aver colpito il ragazzo di colore si sono dati alla fuga, ma i Carabinieri grazie alle testimonianze di chi li ha visti, li ha raggiunti ed individuati. I due non hanno saputo fornire una motivazione per il brutale pestaggio.
I Carabinieri hanno denunciato il minore al Tribunale competente che ora dovrà decidere come intervenire. Il giovane sarà sottoposto ad una serie di controlli legati anche al contesto familiare per comprendere da dove possa nascere un gesto di tale inaudita violenza.
Al termine dell’iter di indagine il 17enne rischia anche di essere tolto alla famiglia. Diversa la posizione del maggiorenne, che invece è stato arrestato per aggressione aggravata dal motivo razziale, per essere stato fermato il flagranza di reato.
Un episodio gravissimo quello accaduto che lascia senza parole.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
LA TEPPAGLIA DI 8 RAGAZZI, ALCUNI MINORENNI, HA MASSACRATO DI BOTTE UN AUTISTA CHE LI AVEVA RIMPROVERATI … NON ESSENDO IMMIGRATI, LA FOGNA SOVRANISTA TACE
Sono tutti italiani e giovanissimi, alcuni anche minorenni, i ragazzi identificati dai poliziotti del commissariato Aurelio ieri sera su Lungotevere dei Tebaldi, in zona Campo de’ Fiori, per l’aggressione a un autista di un bus ATAC su via Boccea, nella periferia della Capitale, all’interno dell’autobus 46.
Le posizioni dei sette, che si trovavano insieme al 17enne accusato di aver picchiato l’autista del bus, sono al vaglio della polizia.
Alcuni di loro sono scappati su un taxi. La polizia, grazie a un testimone, sarebbe arrivata al tassista che ha ricostruito il punto in cui li aveva accompagnati.
Poco dopo è stato così rintracciato in centro il 17enne, denunciato con le accuse di lesioni e interruzione di pubblico servizio.
Durante il tragitto i giovani hanno messo in azione la leva di emergenza delle porte e quando il conducente è uscito dalla cabina, forse dopo averli rimproverati, lo hanno picchiato colpendolo al volto con pugni. Soccorso, è stato trasportato in ospedale dove è stato giudicato guaribile in 30 giorni per la frattura del naso.
Gli otto giovani, che sono tutti italiani, sono fuggiti, quattro a bordo di un taxi e quattro a piedi. Sul posto, intorno a mezzanotte, sono arrivate le Volanti della polizia che, sentiti i testimoni presenti, si sono messe subito alla ricerca dei ragazzi nella zona di Trastevere e Campo de’ Fiori.
E’ stato un intervento lampo che, nel giro di mezz’ora, ha portato i poliziotti a rintracciare i giovani mentre camminavano sul Lungotevere dei Tebaldi. Gli agenti hanno riconosciuto l’aggressore, il 17enne che ha poi ammesso il fatto, dalle descrizioni dei testimoni e lo hanno bloccato.
Anche gli altri ragazzi che erano con lui sono stati identificati e ora le loro posizioni sono al vaglio della polizia del commissariato Aurelio che sta cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.
Dai primi elementi emersi sarebbe lo stesso 17enne responsabile dell’aggressione ad aver azionato la leva di emergenza.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
MONITORATI I PROFILI SOCIAL DI UNO STUDENTE, MINACCIATO DI ESSERE CACCIATO DALL’UNIVERSITA’ SE FOSSE STATO OMOSESSUALE… EVVIVA IL MODELLO DEI SOVRANISTI ITALIANI
Oscurantismo e omofobia: un binomio indissolubile. L’università statale di economia degli Urali ha monitorato i profili social di uno studente – a quanto pare su segnalazione di altri alunni – per controllare il suo orientamento sessuale.
Il vicerettore avrebbe quindi accusato il giovane in questione (le cui generalità al momento non sono note) di essere gay e lo avrebbe minacciato di espulsione
La vicenda è stata resa nota dal sito regionale di notizie eanews.ru ed è stata ripresa dal Moscow Times. Lo studente ha poi detto che il vicerettore ha indicato la cover rosa del suo telefono come ulteriore prova della sua omosessualità . «Il fatto che io abbia una ragazza, a suo avviso, non è una scusa e non dimostra che non sono gay», ha raccontato lo studente.
Il vicerettore, Roman Krasnov, ha confermato che l’ateneo ha un gruppo che controlla le pagine dei social media dei suoi studenti. «Siamo un’università statale, quindi controlliamo il carattere morale dei nostri studenti», ha detto a eanews.ru
E’ il modello putiniano per cui stravedono i sovranisti italiani
(da agenzie)
argomento: Diritti civili | Commenta »
Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
I SERVIZI FAREBBERO BENE A FARE CHIAREZZA SU CHI ORGANIZZA E FINANZIA QUESTI EVERSORI… E’ CHIARO IL TENTATIVO DI ESTREMA SINISTRA ED ESTREMA DESTRA DI SCREDITARE GLI AMBIENTALISTI DA UN LATO E DI FOMENTARE ODIO SOCIALE DALL’ALTRO
Violenze e incendi per le strade di Parigi. Nel giorno del ritorno alla manifestazione dei gilet gialli e della marcia per il clima la cronaca deve registrare una impennata di violenza lungo il percorso del corteo.
All’arrivo nei pressi di place d’Italie, si sono moltiplicate le violenze e gli incendi di cassonetti e la polizia ha risposto con il lancio di lacrimogeni.
I black bloc, con il volto coperto, hanno risposto erigendo barricate con materiale da cantiere. Forze dell’ordine e individui violenti a margine della manifestazione continuano a fronteggiarsi
La marcia per il clima a Parigi rischia di degenerare a causa di scontri e presenza di elementi black-bloc. Lungo il percorso, nel quartiere latino, sono state danneggiate banche, agenzie di assicurazione e immobiliari. Sono visibili incendi a boulevard Saint-Michel. Di fronte al clima di tensione, i movimenti ecologisti di Greenpeace e Youth For Climate hanno invitato i loro sostenitori ad abbandonare la manifestazione.
La polizia francese sta facendo fronte, all’inizio della marcia per il clima a Parigi — partita alle 14 dal giardino del Luxembourg — all’infiltrazione di black bloc nel corteo. Le forze dell’ordine denunciano “violenze” commesse da questi individui e — su Twitter — invitano i manifestanti ad “emarginarli”.
Facendo uso di lacrimogeni, la polizia ha respinto il tentativo degli elementi violenti — uno dei quali è stato fotografato e la foto postata su Twitter — di unirsi ai manifestanti per il clima.
Primi lanci di lacrimogeni da parte della polizia, sugli Champs-Elysees, per disperdere gruppi di gilet gialli che volevano avvicinarsi alle zone vietate in questa giornata a rischio di fusione di diversi cortei
La prefettura ha reso noto che per questo 45/o appuntamento dei gilet gialli sono stati effettuati finora 65 fermi. La zona vietata ai cortei comprende tutti gli Champs-Elysees fino all’Eliseo da una parte e all’Assemblèe Nationale sull’altra riva della Senna
Dopo mesi, Parigi si è svegliata blindata come nei sabati passati in cui imperversavano le proteste dei gilet gialli che sono tornati oggi in piazza assieme a diversi cortei, tra cui quelli sul clima, per rilanciare le proprie posizioni.
E non sono tardati ad arrivare i primi disordini, con scontri e lanci di lacrimogeni da parte della polizia sugli Champs-Elysees: i manifestanti hanno tentato infatti di avvicinarsi alle zone vietate in questa giornata considerata ad alto rischio per la possibile fusione di diversi cortei. 7.500 poliziotti e gendarmi sono schierati dall’alba nelle zone chiave della capitale francese e finora sono già stati effettuati 106 fermi e 1200 controlli, nel corso dei quali la polizia ha sequestrato “armi da destinazione” come pietre, mazze, bocce e altri oggetti contundenti. La zona vietata ai cortei comprende tutti gli Champs-Elysees fino all’Eliseo da una parte e all’Assemblèe Nationale sull’altra riva della Senna.
A complicare la situazione, annunciate proteste contro la riforma delle pensioni mentre migliaia di persone si accalcheranno davanti a siti e monumenti simbolo di Parigi per la Giornata del Patrimonio, durante la quale saranno possibili visite guidate.
Ma alcuni luoghi celebri, come l’Arco di Trionfo e il Grand e Petit Palais, resteranno chiusi al pubblico. Nelle strade più a rischio, prima fra tutti gli Champs-Elysees, hanno fatto ritorno questa mattina i camion blindati della gendarmeria e le camionette con gli idranti per disperdere la folla. Gli appelli dei gilet gialli sui social network si sono moltiplicati, al motto di “tutta la Francia a Parigi”.
Alcuni attivisti “antagonisti” chiedono espressamente la convergenza dei cortei sul clima e sulla giustizia sociale motivo per cui venerdì sera è intervenuto il presidente Emmanuel Macron per invitare tutti alla calma: “E’ bene che la gente si esprima — ha detto Macron — bisogna che questo possa avvenire in un clima di calma. Lancio un appello affinchè tutto possa svolgersi con intelligenza, concordia e con calma, affinchè i nostri giovani e meno giovani possano fare le loro visite e godersele”.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI SIRACUSA AVEVA CONTESTATO IL REATO, MA LA COMPETENZA ERA PASSATA A QUELLA DI CATANIA E IL GIOCO E’ FATTO… QUANDO CI SARA’ UN MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CAPACE DI MANDARE UN’ISPEZIONE ?
La Procura di Catania, come apprende l’Adnkronos, chiede l’archiviazione per l’ex ministro Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona per la nave ‘Gregoretti’ della Guardia costiera. Il fascicolo era stato aperto a fine luglio dalla Procura di Siracusa contro ignoti.
La nave della Guardia Costiera era ferma nel porto di Augusta con a bordo 115 migranti. Il comandante della nave era stato anche sentito in procura per essere sentito dagli inquirenti. Poi, gli atti furono trasferiti da Siracusa a Catania ritenendo, come si apprende, che ci fosse il reato di sequestro di persona con eventuali responsabilità a livello ministeriale.
Quindi, a Catania, il pm Andrea Bonomo ha iscritto il fascicolo a carico di noti, cioè di Matteo Salvini. Poi, il pm, ha ritenuto “non sussistente il reato di sequestro di persona” chiedendo l’archiviazione al Tribunale di Catania. Che adesso dovrà decidere.
Il caso è analogo a quello della nave ‘Diciotti’ di un anno fa.
Alla motovedetta della Guardia costiera Gregoretti che aveva soccorso a fine luglio in mare 135 migranti a bordo era stato bloccato l’attracco per ordine perentorio del ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Non darò nessun permesso allo sbarco finchè dall’Europa non arriverà l’impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave”, aveva detto Salvini.
Per il caso ‘Diciotti’ dell’agosto 2018 Salvini finì indagato dalla procura di Agrigento per il reato di sequestro di persona aggravato. La Giunta per le immunità del Senato non concesse il via libera a procedere nei confronti del ministro chiesto dal Tribunale dei ministri di Catania.
La ‘Gregoretti’ aveva preso a bordo 50 migranti che erano stati soccorsi dal peschereccio ‘Accursio Giarratano’ ed altri 91 salvati da un pattugliatore della Guardia di finanza.
Nei giorni successivi furono fatti sbarcare al porto di Catania una donna all’ottavo mese di gravidanza insieme al suo nucleo familiare composto da marito e due figli piccoli e, ad Augusta, presso il molo Nato, 16 persone che si sono dichiarate minorenni (tra i 15 ed i 17 anni).
(da agenzie)
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