Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
I 25 MILIARDI DERIVANO: 11 DA FLESSIBILITA’ E DEFICIT AL 2,2%, 4 DA RISPARMI REDDITO CITTADINANZA E QUOTA 100, 3 DA CALO SPREAD, 3/4 DA RECUPERO EVASIONE, 1 DA TAGLI MINISTERI, 2 DA RISPARMI, RIORDINO ALIQUOTE
I numeri quantificano gli spazi di azione, dicono quello che si può fare e quello che invece non si riesce a fare perchè i soldi non bastano.
E questo succede sempre quando un governo deve tirare su una manovra, così come si verifica puntualmente il pressing della politica, dei non tecnici, per tutelare le misure che hanno un peso in termini di consenso.
Alla prima legge di bilancio del governo giallorosso sta succedendo questo. Uno dei nodi ancora da sciogliere è il taglio delle tasse sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale.
Al momento i numeri che sono al vaglio dei tecnici del Tesoro dicono di partire da giugno e questa è l’ipotesi più accreditata per la soluzione finale.
Ma nella caccia last minute alle risorse, palazzo Chigi, Pd e 5 stelle premono per avviare il tutto almeno da marzo-aprile, in modo da attutire il contraccolpo di una partenza troppo ritardata.
In una legge di bilancio che sul fronte delle iniziative è obbligatoriamente mite a causa del maxi-impegno da 23,1 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, il taglio del cuneo fiscale è la misura su cui hanno scelto di puntare Conte e i due partiti di govenro.
Tagliare le tasse sul lavoro significa buste paga più pesanti per i lavoratori. Il progetto iniziale puntava a mettere sul piatto 5 miliardi in modo da garantire un bonus da 1.500 euro all’anno, cumulato in un’unica soluzione. In pratica uno stipendio in più, a luglio, per i redditi fino a 26mila o 35mila euro.
Tutto questo partendo da gennaio del prossimo anno. Ma il timing lo dettano i soldi che si sono riusciti a raccogliere dalle differenti operazioni che si stanno approntando. Bisogna partire dal disinnesco delle clausole di salvaguardia sull’Iva e dalle spese indifferibili e questo complica la soluzione per l’intervento sul cuneo.
Ad oggi, come si diceva, la partenza suggerita dai lavori in corso al Tesoro è giugno. In questo modo di miliardi ne servirebbero la metà , cioè 2,5 miliardi, e il bonus scenderebbe a 750 euro. Una soluzione intermedia, a cui si sta lavorando in queste ore, è quella di partire a marzo-aprile: tre miliardi per portare il vantaggio fiscale a 900 euro.
Più complessa, anche se non ancora esclusa del tutto, la possibilità di un recupero di risorse all’ultimo momento utile (c’è tempo ancora fino a metà ottobre). Su quest’ultima opzione spingono ancora Pd e 5 stelle.
La manovra parte da spese per circa 31-32 miliardi. Oltre all’Iva, le spese indifferibili e il taglio del cuneo fiscale, ci sono anche micro-interventi come il rifinanziamento del pacchetto Industria 4.0 e gli asili nido.
I soldi che fino ad oggi si sono messi in cascina sono circa 25 miliardi: ne mancano ancora sette.
Le voci delle entrate sono state di nuovo ricalibrate: dai risparmi di reddito e quota 100 arriveranno 4 miliardi, tre miliardi dal calo dello spread (il rendimento del Btp a 10 anni è stato collocato oggi dal Tesoro a un nuovo minimo storico). Ai ministeri verrà chiesto un sacrificio di 1 miliardo mentre dal pacchetto della lotta all’evasione fiscale sono stimati incassi per 3,5 miliardi. Tra un altro pezzo di spending review, riordino delle aliquote Iva, tassa sulla plastica e altri interventi sono attesi altri 2 miliardi.
E poi c’è l’Europa: è lì che si concentra il serbatoio più grande. Le parole del designato commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni (piena flessibilità nel rispetto delle regole) sono state lette in Italia con ottimismo. Quel “piena” fa sperare che alla fine Bruxelles dica sì al deficit al 2,2%, su cui si sta trattando. Significherebbe portare a casa 11 miliardi e chiudere la manovra con meno affanno.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
LO IUS CULTURAE VA IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, DIVERSE PROPOSTE AL VAGLIO, RELATORE IL CINQUESTELLE BRESCIA
Alla Camera riparte in Commissione Affari costituzionali l’esame della legge sulla cittadinanza che introduce il cosiddetto ius culturae. Lo dice il presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5S), che sarà anche relatore alla riforma. L’esame riprenderà giovedì prossimo 3 ottobre .
Si tratta della legge che permette l’acquisizione della cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri che studiano in Italia.
Una misura che, secondo le stime del 2018, riguarda ben 825mila bambini e giovani figli di immigrati, ossia un alunno su dieci che frequenta le scuole dell’obbligo, rimasto orfano di cittadinanza a causa della mancata approvazione della legge sullo Ius Soli nel dicembre 2017.
Il tema era tornato sul tavolo già alcuni giorni fa, quando Laura Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, aveva proposto di tornare a discutere dello Ius Culturae, introducendolo come uno dei punti cardine del nuovo Family Act.
«Un bambino, figlio di stranieri, che concluda un ciclo di studi nel nostro Paese deve avere la cittadinanza italiana — aveva spiegato Bonetti in un’intervista a La Stampa — se lo Stato investe nella formazione di una persona, poi è giusto che la valorizzi. Diversamente, è come far allenare un giocatore tutta la settimana e poi tenerlo in panchina».
Il testo, a prima firma Laura Boldrini, era stato incardinato in quota opposizioni (Leu) nell’ottobre 2018 e il relatore era Roberto Speranza, ora divenuto ministro.
“Siamo ancora all’inizio – spiega Brescia – ma credo si possa lavorare per introdurre lo ius culturae, legando la cittadinanza alla positiva conclusione di un ciclo di studi, e non alla sola frequenza. Non c’è solo il testo a prima firma Boldrini da esaminare. Ci sono diversi testi di altri gruppi, tra cui un testo Polverini di Forza Italia che introduce proprio lo ius culturae. Naturalmente arriverà anche un testo M5S. Serve una discussione che metta all’angolo propaganda e falsi miti, guardi in faccia la realtà e dia un segnale positivo a chi si vuole integrare”.
“Non abbiamo molto scuse. Se tutti crediamo in quel che abbiamo dichiarato in questi anni lo ius soli si può fare”. Così Matteo Orfini, parlamentare del Partito democratico, in un post su Fb elencando le posizioni a favore dello ius soli espresse da esponenti del centrosinistra nella scorsa legislatura da Renzi a Delrio a Zingaretti. “Se per tagliare i parlamentari ci vogliono solo 2 ore, come dice spesso Di Maio, per fare lo ius soli ci vogliono solo pochi giorni. Pochi giorni – prosegue – per restituire un diritto negato a tante persone. Ieri ho fatto una proposta e sono stato attaccato da Salvini, da Fontana, dalla Santanchè, dalla Meloni, dalla Gelmini. Che ne dite, lo facciamo o ci spaventiamo di Salvini?”, conclude Orfini.
“L’atteggiamento politico verso i migranti “sta cambiando ma voglio essere prudente. Le premesse sono buone, un cambio di passo c’è stato ma non firmo carte in bianco. Aspetto gli esiti”, ha affermato l cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. “Lo Ius culturae è da promuovere, perchè “l’integrazione, senza il riconoscimento da un punto di vista normativo, sarebbe un contenitore vuoto”.
Nel nostro Paese, un alunno su dieci è figlio di immigrati. Ma è un esercito di bambini senza cittadinanza. Sono sempre di più infatti i ragazzi e le ragazze possibili beneficiari della mancata riforma dello ius soli: l’anno scorso era ben 825mila.
Studenti di tutte le età , come Jovana. “La verità ? In questo Paese la condizione di straniero non trova mai una fine». Jovana Kuzman è una giovane romana di origini serbe. Una “italiana senza cittadinanza”, come tanti altri coetanei alle prese ogni giorno con la difficoltà di sentirsi stranieri in casa propria.
Prosegue intanto il passaparola sul web: «Riapriamo il cantiere dello ius soli». Blog e social network rilanciano la battaglia per una nuova cittadinanza.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
UNA VECCHIA BUFALA DEL 2018, IN REALTA’ ERANO RISERVATI SOLO AGLI ITALIANI… MA CHI DIFFONDE COSCIENTEMENTE NOTIZIE FALSE, ATTE A ISTIGARE ODIO RAZZIALE, QUANDO FINIRA’ IN GALERA?
Il 23 settembre 2019 il deputato leghista Edoardo Ziello pubblica, e fissa sulla sua pagina Facebook, un post dove sostiene che in Toscana siano stati stanziati 2 milioni di euro per il dentista gratis ai migranti.
Si tratta di una vecchia bufala del 2018, ma Nell’immagine troviamo un vecchio strillone de La Nazione in cui si legge . Di questa storia se ne erano già occupati Il Giunco e Butac.
La vicenda era nata da una denuncia di Casapound su un «progetto pilota» a Grosseto per la prevenzione odontoiatrica e l’igiene orale dei migranti.
Il Giunco, in un articolo del 5 aprile 2018, riporta la nota dell’Asl che spiega la realtà dei fatti: «Nel 2014 — si legge in una nota della Asl — la Regione Toscana ha stabilito che l’odontoiatria pubblica fosse una priorità per i cittadini toscani e con la delibera regionale n.426/2014 ha stanziato per tutta la Toscana 2 milioni di euro di finanziamento per implementare l’offerta odontoiatrica a favore delle persone “fragili” […] I destinatari sono stati cittadini con vulnerabilità sociale (ISEE inferiore a 8000 euro) o vulnerabilità sanitaria (patologie e situazioni cliniche particolari). Sulla base di questo concetto di assistenza e cura odontoiatrica delle persone fragili, rientrano i richiedenti asilo per i quali qualche giorno fa dopo un incontro in Prefettura è stata prevista una giornata di valutazione da parte di un’igienista per prevenire le urgenze odontoiatriche che prevedono l’accesso al pronto soccorso».
Dunque, l’Asl non ha stanziato 2 milioni per i migranti ma a favore dei cittadini italiani con vulnerabilità sociale o vulnerabilità sanitaria.
Ci sono anche i richiedenti asilo per una singola giornata di valutazione da parte di un’igienista per prevenire le urgenze evitando così un futuro ricorso al pronto soccorso, che costerebbe di più.
Nel frattempo il deputato leghista, come già specificato, fissa la disinformazione in alto nella sua pagina Facebook insistendo sulla notizia, falsa.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
VERCELLI: ELETTO IN COMUNE CON FDI E’ INDAGATO PER ISTIGAZIONE A DELINQUERE
Cita il Vangelo, Giuseppe Cannata, come se fosse una sorta di auto-assoluzione.
Il consigliere comunale che era inserito nel gruppo di Fratelli d’Italia (salvo poi autosospendersi) nel luglio scorso, commentando un post su Facebook del senatore leghista Simone Pillon, aveva scritto: «E questi schifosi continuano imperterriti: ammazzateli tutti, ste lesbiche, gay e pedofili».
Il post era stato cancellato, ma a polemica già esplosa. Giuseppe Cannata è stato costretto a abbandonare l’incarico di vicepresidente del consiglio comunale, ma non la sua carica di consigliere. Il tutto nonostante le oltre 18mila firme che erano state raccolte per chidere le sue dimissioni.
Nella giornata di ieri, nel corso del consiglio comunale, Giuseppe Cannata è intervenuto per provare a spiegare per l’ennesima volta quanto accaduto nei mesi scorsi.
«Nessuno mi può far dimettere — ha affermato Cannata -: nemmeno Gesù Cristo. Voglio restare al mio posto per difendere le famiglie con padre e madre, difendere i bambini e combattere immgrazione selvaggia e utero in affitto».
Il suo intervento non è piaciuto nemmeno al resto della maggioranza di centrodestra, con il gruppo della Lega e quelli degli altri partiti della giunta che si sono dissociati dalle sue parole.
Stando alla sua difesa, contestata anche dal pubblico presente — formato in gran parte da attivisti che si battono per la tutela dei diritti LGBT -, Cannata si sarebbe riferito, con quella frase, alle vicende di Bibbiano. Una motivazione non ritenuta convincente. Anche perchè, quando nel corso della giornata si è votata una mozione su Bibbiano, il consigliere ex Fratelli d’Italia era già andato via.
Intanto, le opposizioni e le associazioni continuano a chiedere a gran voce le sue dimissioni. Anche perchè l’episodio dello scorso luglio non era isolato: già in passato aveva attaccato gli omosessuali postando foto e commenti oltraggiosi. A suo carico, dopo i fatti contestati, c’è un’indagine per istigazione a delinquere, aggravata dalla commissione di aver commesso il fatto attraverso strumenti informatici e telematici.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
VOCI TRASVERSALI DAL CORTEO “FRIDAY FOR FUTURE” DI ROMA: “IL POTERE DELLE PERSONE E’ PIU’ IMPORTANTE DELLE PERSONE AL POTERE”
“Noi ce crediamo, stiamo qui per questo. Vede, siamo un botto. Pensiamo che tutti i giovani uniti possano fare la differenza, che se ce vedono se mettono paura”. Giulia, capelli lunghi scuri e il broncio dei diciassettenni di ogni epoca, non termina la frase, dal gruppetto che le si è riunito attorno – “siamo tutte del liceo di scienze umane “Platone”, dice una biondina – scatta l’applauso.
Lei si nasconde il viso con le mani, fa una smorfia di imbarazzo e poi riprende: “Se ce credi, ci devi stare, solo così possiamo davvero fare paura ai potenti, che ci stanno rubando il futuro”.
Il corteo del “Friday For Future”, il terzo sciopero globale dopo quello del 15 marzo e del 24 maggio, è appena arrivato a piazza Madonna di Loreto, i ragazzi, circa duecentomila, che hanno partecipato si dividono in gruppetti, si siedono sulle scale, una marea ondeggiante di cartelli e smartphone.
Si scattano selfie, certo, c’e chi condivide foto e messaggi, e non potrebbe che essere così nel primo movimento di piazza giovanile nell’era dei social. E però oggi i ragazzi dal social sono usciti. Oltre lo schermo, in piazza, per “prendere parte e parola, per dire che ci siamo e non abbiamo intenzione di farci da parte – sorride Sofia, che ha 16 anni e studia al liceo linguistico “Russel” – perchè i social sono importanti per scambiare informazioni, per svagarci, ma non possiamo restare a guardare quello che succede attraverso lo schermo”. “Ci abbiamo messo la faccia e il corpo perchè devono vederci”, aggiunge Ludovica, 17 anni.
E, si sa, sui social non ti si vede, non per davvero. “Invece noi vogliamo essere visti – insiste la ragazza, aggiustandosi gli occhiali sul naso – “Ci dicono che siamo pigri, che stiamo sempre sul divano e dietro a uno schermo, che non ci importa di niente. E invece di questo ci importa e siamo qui per dirlo”. “Questo” è il loro futuro, “e ce deve importare per forza”, sorride Valerio sotto un caschetto di riccioli neri.
“Futuro” è la parola più gettonata nella protesta, rivolta, come in tutto il mondo, contro i potenti “e tutti quelli che fanno finta di non sentire la nostra voce”, aggiunge Marcella, che ha 16 anni e studia in un istituto professionale.
Uno dei cartelli recita: “Date fuoco al nostro futuro e poi ci chiamate “gioventù bruciata””. I ragazzi ci sono e vogliono farsi sentire. Lo hanno scritto sugli striscioni, sui cartelli che hanno sventolato sin dall’inizio del corteo, a piazza della Repubblica.
Ci sono gli adulti, insegnanti che hanno accompagnato le loro classi, mamme – come Margherita e Paola, entrambe romane, che hanno portato in piazza i loro figli – papà , come Massimiliano, 52 anni che è venuto a Roma da Aprilia con il suo bimbo di 7 anni, “per sensibilizzarlo sui temi dell’ambiente, perchè mi sembra che a scuola ne parlino ancora troppo poco”.
Ma i protagonisti principali, di gran lunga più numerosi, sono loro, i ragazzi della generazione social. Che, però, oggi vogliono farsi vedere in carne e ossa. Treccine e apparecchi per i denti, brufoli e extension, unghie laccate e tute larghe, ciuffi ossigenati e occhialoni.
Per lo più adolescenti alla soglia dei diciott’anni, ma anche bambini delle elementari e ragazzi delle medie. Come Celeste e Leonardo, entrambi in terza media, che “vogliono avere la possibilità di costruirsi un futuro e questo i grandi devono capirlo. Loro l’hanno avuta, noi rischiamo di non averla. Vogliamo laurearci, vogliamo trovare un lavoro”, ripetono e Celeste, salutando, grida: “Meno Salvini e più pinguini”.
Uno dei pochissimi riferimenti alla politica nel corteo, in cui non compaiono simboli di partiti politici nè di sigle sindacali, e infatti il gruppo romano della Sinistra anticapitalista sfila dietro lo striscione con su l’hashtag “#worksrsforfuture”.
“Questo sciopero è un modo per far arrivare la richiesta di un cambiamento urgente delle politiche ambientali nei posti in cui probabilmente non si sente abbastanza”, dice Luna, che è venuta a Roma da Anzio con i suoi compagni di liceo e regge un cartello grigio col celeberrimo slogan, un po’ motto un po’ imprecazione, “Ci avete rotto i polmoni”. Giorgia, Sara, Giada e Valeria arrivano da un istituto tecnico e professionale di Frascati. Per loro non è il primo #Fridayforfuture, “anche se stavolta l’assenza è giustificata”, dicono riferendosi alla circolare con la quale il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti ha invitato i dirigenti scolastici a considerare giustificate le assenze degli studenti che partecipano alle manifestazioni.
Non tutti hanno aderito, pare di capire. “A me, su disposizione del preside, la dovranno giustificare i genitori”, spiega Angelica, del liceo classico “Mameli”, che comunque non ha voluto perdersi il suo primo sciopero per il clima e mostra orgogliosa il monito – “anche se l’ho letto da Internet, eh” – che ha stampato sul suo cartello: “Stiamo saltando le nostre lezioni per insegnarne una a voi”.
Invece Chiara, 18 anni, del liceo “Vian” di Bracciano, si è scritta in faccia col pennarello il j’accuse lanciato da Greta Thunberg nel suo discorso all’Onu. “How dare you? – ripete – sono parole nelle quali mi ritrovo molto”.
“Il potere delle persone è più importante delle persone al potere”, le fa eco un’altra ragazza indicando la scritta bianca in campo blu su uno striscione “Don’t breaking ma heart”.
Sul suo cartello, Pietro, invece, ha pensato di scrivere: “Niente Netflix sulla luna”. Quasi diciotto anni, è a Roma per partecipare allo sciopero insieme a un gruppo di compagni del suo liceo. Vengono da Agropoli, provincia di Salerno. “È un po’ una provocazione – spiega – vorrei far riflettere sul fatto che le cose in nome delle quali stiamo sacrificando il nostro pianeta e dunque il nostro futuro sono le prime che spariranno. Noi le consideriamo essenziali, mentre invece dovremmo considerare altre priorità come il bene dell’ambiente. Bisogna gridarlo, parlare forte e chiaro ed esserci fisicamente”.
Più in là , mentre il corteo si avvicina alle scale di via Magnanapoli per raggiungere piazza Madonna di Loreto, scintilla al sole un foglio bianco con la scritta “La ganja su Marte non esiste”. “È una battuta – alza le spalle Angelica, 17 anni, caschetto rosso e leggings neri – però è anche un invito a mobilitarsi in prima persona per non perdere la possibilità di costruirci il futuro che immaginiamo”.
Mobilitarsi di persona, già . “Certo, perchè è facile e comodo scrivere post e pubblicare foto sui profili social, ma, anche se costa più tempo e maggiore fatica, dobbiamo metterci le nostre gambe, le nostre braccia, i nostri corpi. Così non ci possono più ignorare”.
Nello slargo laterale di piazza Venezia, si allestisce il palchetto dal quale, poco più tardi, gli attivisti di Fridaysforfuture di Roma chiameranno alla mobilitazione, annunciando le iniziative sulle quali il movimento concentrerà le sue energie – il messaggio è rivolto prima di tutto all’amministrazione Raggi – di qui alla fine dell’anno: mezzi di trasporto pubblici e in gran parte elettrici e miglioramento della raccolta differenziata per arrivare alla produzione zeri dei rifiuti.
Non tutti ascoltano i messaggi che arrivano dal palco. Ma tutti condividono la necessità di quella che uno degli attivisti in un passaggio del suo intervento ha definito “la battaglia generazionale per difendere il nostro futuro”.
Una lotta da condurre in prima persona, “anche se non basta partecipare alle manifestazioni questo è comunque un inizio. Una presa di posizione”, fa notare Lorella 17 anni. “Contro lo strapotere di chi decide le sorti del pianeta – sbuffa Martina, 15 anni – Non è che possiamo andare sotto casa loro per dire queste cose, ma possiamo fargli vedere che ci siamo. Perchè noi non possiamo avere un futuro come lo vogliamo noi?”.
Ecco, come lo volete? Risponde Chiara, 17 anni, mentre al suo fianco Flaminia, che di anni ne ha 16, le sta facendo le treccine “alla Greta”: “Intanto vorremmo avere l’occasione di costruircelo e poi dovrebbe essere un futuro più sostenibile. Il rispetto per l’ambiente è fondamentale e noi siamo qui per affermarlo con forza”.
Dal palco arrivano i saluti degli attivisti e la promessa “che da oggi manifesteremo ogni venerdì e nelle scuole e nei posti in cui si fa cultura”, sulle scale Gabriela, Valeria e Federica stringono con forza un grande cartello blu. C’è scritto: “Vi ricordo che questo è l’unico pianeta con Alberto Angela” e a chi fa notare che Alberto ha anche un padre, Piero, rispondono ridendo: “Se è per questo ha anche dei figli, e che figli”.
Si scattano selfie, poi foto alla piazza. “Siete collegate ai social, ragazze?”, chiedo. “I social li usiamo per chi non ci sta, ma la maggior parte sta qua. E pure noi stiamo qua, non ci vede?”, dice Valeria.
Frequentano il liceo linguistico “Caetani” “e siamo venute qua anche se il preside ha mandato una circolare per dire che l’assenza non sarebbe stata giustificata”, aggiunge Federica. E Gabriela: “Crediamo nel movimento giovanile e in quello che possiamo fare con la nostra presenza fisica. Scusi, ma a che ci serve la scuola se non c’è futuro?”.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
DAVIDE DE NOVELLIS, PASSIONE PER IL PIANO, IN 10 ANNI E’ RIUSCITO A FARSI AMARE NEL QUARTIERE PIU’ DIFFICILE, DOVE POVERTA’ E MAFIA SEGNANO TANTE VITE: “LA GENTE E’ STANCA DELLA MAFIA, BISOGNA FAR CAPIRE CHE SI PUO’ CAMBIARE”
La foto lo ritrae con la più classica delle divise, quella di maresciallo dei Carabinieri. Seduto accanto ad una bambina, l’aiuta a fare i compiti.
Foto straordinariamente bella per la storia che racconta. Ce la offre Repubblica, nelle pagine palermitane del giornale.
Lunedì c’era stato lo storico “inchino” di una processione, questa volta fermata davanti alla caserma dei carabinieri, non davanti all’abitazione di questo o quell’altro boss, come hanno dovuto raccontare fin qui le cronache.
Con mafia, camorra e ‘ndrangheta sicure di poter asservire non solo gli uomini, anche Dio. E la cronista di Repubblica è andata allo Zen 2 di Palermo, ha bussato alla caserma, ha incontrato l’uomo che da dieci anni ha la responsabilità del comando di una stazione che solo due lustri addietro appariva come un miracolo, dopo essere stata un azzardo.
Davide De Novellis è di un’altra città altrettanto bella e difficile. Napoletano, a Palermo ci arrivò 20 anni addietro. Per restarci, per sposarla, per adottarla. Da uomo e da carabiniere. E l’uno e l’altro aiutati da una grande passione, la musica, il pianoforte:” La musica è la mia vita – dice – se non suonassi non potrei essere il maresciallo che sono”.
Dieci anni fa non fu facile fare nascere ed accettare la caserma allo Zen 2. Qui mafia e criminalità erano alimento quotidiano, forzato, dal quale era difficile scappare. La mafia ti imboccava mafia.
Padri e figli uniti da un solo destino, che appariva ineluttabile. Lo Stato, cosa lontana e nemica, nemici quanti venivano in nome di uno Stato dal quale si diffidava. Le stanze che ora ospitano la caserma erano occupate abusivamente, “regola” era una parola che non compariva nel vocabolario di queste strade.
Con pazienza e con umanità il maresciallo riuscì a farsi accettare, a fare accettare i suoi 14 uomini. Una famiglia indivisa tra famiglie costrette a risalire la corrente, con poche speranze.
Davide De Novellis qui ci vive e ci lavora 24 ore su 24. E ci abita, condivide emarginazione urbanistica e sociale. Condividere è capire, e capire è necessario per conoscere, dialogare, ascoltare per poi farsi sentire.
Maresciallo e maestro e tant’altro. Il doposcuola coi bambini, coi bambini il calcetto, con le famiglie dello Zen piccole, rare gioie e dolori e sofferenze quotidiane.
Un maresciallo qui deve essere anche seminatore di speranza, come gli insegnanti, come il prete, come i volontari che tappano i buchi provocati dalle assenze. Il messaggio è che il domani non necessariamente sarà brutto e sporco come l’oggi, c’è una strada che – se aiutata – può far crescere, cambiare le cose anche in un posto che appare il tappo della vita.
Al maresciallo dello Zen- ci racconta l’incontro di Repubblica – non è stato facile giocare con un bambino e l’indomani bussare alla casa del bambino per arrestare il padre. E’ accaduto, ed il maresciallo dei bambini è stato guardato male dal bambino. Poi il bambino è stato aiutato a capire e per lui il maresciallo è tornato ad essere maestro e compagno di giochi.
Maresciallo allo Zen è anche questo. Ed anche ricevere gli abbracci e i ringraziamenti degli uomini del quartiere che il giorno prima avevano deciso di fermare la processione davanti alla caserma.
Gesti importanti, che segnano – perchè no – passaggi che appaiono piccoli se letti da lontano, ma che sono immensi se scritti da queste parti. Sono lastre di una nuova strada, ma possono essere schegge taglienti e minacciose nel quotidiano.
Mai un dubbio per il maresciallo napoletano divenuto palermitano: “Se andassi via adesso sarebbe un peccato… La gente qui è stanca di soprusi e vessazioni… E’stanca della mafia…”. Stanca della mafia.
Parole importanti, magiche, traguardo sognato da tutti gli uomini che, in divisa, in toga, nei panni di uomo o donna comuni, di imprenditore, di giornalista che racconta e denuncia, di prete che indica la speranza, la mafia hanno combattuto e combattono gettando sulla spianata della sfida i proprio giorni, anche la stessa vita.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
“TOLLERANZA ZERO”… E PERSINO QUALCHE TIFOSO LAZIALE SI COMPLIMENTA CON LA SOCIETA’ GIALLOROSSA: “FINALMENTE UN ATTO CONCRETO, STANDING OVATION”
«Stai meglio al giardino zoologico». E poi ancora: «Maledetto scimmione», «Negro», è questo il contenuto degli insulti arrivati sulla posta di Instagram al calciatore. La Roma non ha perso tempo e ha agito usando tutti gli strumenti a disposizione.
La società ha infatti segnalato l’account Instagram dell’utente alla polizia, compreso il contenuto del messaggio diretto arrivato al difensore brasiliano.
Poi, tramite il suo profilo Twitter, ha annunciato il «daspo a vita» del responsabile degli insulti alle partite dei giallorossi, allegando al cinguettìo l’hashtag #NoToRacism.
«Il gestore di questo account Instagram ha inviato insulti razzisti disgustosi a Juan Jesus — scrive il club giallorosso -. Abbiamo segnalato l’account alla polizia e a Instagram. La persona responsabile sarà daspata a vita dalle partite dell’As Roma».
L’approccio “tolleranza zero” dimostrato dalla As Roma ha convinto anche alcuni tifosi rivali.
Un supporter della Lazio, per esempio, ha twittato: «Oltre la rivalità cittadina, standing ovation alla Roma! Si prenda esempio». O ancora: «Così si fa. Brava bravissima la Roma. Finalmente una risposta concreta e dura da parte di un club. Volere è potere».
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
IL CAPITANO DELLA AZURA DI P&O ONORA LA SUA DIVISA E IL SUO PAESE
Una nave da crociera ha salvato 20 migranti su un gommone nel Mediterraneo, dopo che i passeggeri li hanno sentiti gridare aiuto.
La Azura di P&O stavano navigando da Cadice a Barcellona quando si sono iniziate a sentire urla e fischi provenire dal mare. Si trattava di un gruppo di profughi a bordo di un gommone sovraffollato e in avaria.
La nave di 90 metri e 115.000 tonnellate si è quindi fermata e una scialuppa di salvataggio è stata inviata per raccogliere le persone in difficoltà , molti dei quali sarebbero adolescenti o poco più che ventenni.
I migranti sono stati poi lasciati ad Almeria, nel porto più vicino, e consegnati alla polizia locale. Il capitano dell’Azura si è quindi scusato con i suoi tremila passeggeri per il ritardo di circa dieci ore accumulato dalla nave in vista dell’arrivo a Barcellona.
Secondo quanto riferito, alcuni passeggeri hanno fatto “un lungo applauso” al termine del salvataggio, mentre i migranti “salutavano e sorridevano” alla Azura mentre lasciavano la nave.
La passeggera Dorothy Hallet, 73enne dell’Hampshire, che era in crociera con suo marito, ha parlato con il MailOnline di “una grande operazione umanitaria da parte della P&O” sostenendo come il capitano e il personale si siano meritati “un grande applauso”.
Un portavoce di P&O Cruises ha confermato l’accaduto attraverso una nota: “L’Azura ha risposto oggi a una richiesta di soccorso durante il viaggio da Cadice a Barcellona. I passeggeri sono stati sottoposti a controlli medici a bordo di Azura e quindi trasferiti alle autorità spagnole”.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
GINO E LISA, I PROPRIETARI, RIPONGONO UNA BUSTA PIENA DEL PANE INVENDUTO ALL’ESTERNO DEL NEGOZIO A DISPOSIZIONE DELLE PERSONE MENO ABBIENTI
Una bellissima iniziativa quella intrapresa da due commercianti di Ercolano, nella provincia di Napoli, che offrono pane e altri prodotti da forno che restano invenduti nel corso della giornata alle persone meno abbienti.
È l’idea di Gino e Lisa, proprietari del forno Super Pane, che sorge in via IV Novembre: ogni sera, i due ripongono una busta piena di pane, panini, focacce e altri prodotti all’esterno dell’esercizio commerciale, mettendoli così a disposizione di chi, per motivi economici, non può permettersi di provvedere al loro acquisto.
“Come sempre, tutte le sere, dalle 21:30 in poi da Super Pane in via IV Novembre trovate sempre qualcosa per tutte le persone meno abbienti, con il pane gratuito a vostra disposizione. Mi raccomando, abbiate rispetto per tutti, ambiente e soprattutto non siate ostinati, prendete quello che vi serve e lasciate un po’ di pane anche a chi ne ha bisogno. Buona notte a tutti” scrivono i due commercianti sulla pagina Facebook dell’esercizio commerciale.
Tantissimi i commenti dei cittadini, che si complimentano con i due commercianti per la bellissima iniziativa messa in piedi.
“Sappiamo cosa vuol dire per molte persone avere difficoltà a mettere un piatto a tavola. E così, dopo la chiusura dell’attività , la sera, mettiamo fuori delle buste con pane e altri prodotti da forno che non abbiamo venduto, a disposizione di chi ha bisogno” spiega Gino, da sempre impegnato in attività di volontariato, per il quale buttare il pane invenduto ogni sera sarebbe un peccato.
(da Fanpage)
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