Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
AL SUD SAREBBE STATO CHIAMATO PIZZO QUA INVECE SI CHIAMA “CONTRIBUTO VOLONTARIO”, RICHIESTO NEGOZIO PER NEGOZIO
In un articolo del Fatto Quotidiano firmato da Gianni Barbacetto si racconta che la Lega di Viadana, paese in provincia di Mantova, ha chiesto “il versamento del 20 per cento degli incassi che saranno realizzati sabato e domenica prossimi”, quando piazza Manzoni e tutto il centro saranno occupati dalla festa provinciale della Lega e sarà ospite, alle 20,30 del 28 settembre, Matteo Salvini.
Ora, siccome qualcuno mette in dubbio la veridicità della storia, tanto vale raccontarla da capo mettendo insieme tutte le prese di posizione e le testimonianze sulla vicenda.
Che scoppia la mattina del 26 settembre, quando il Giornale di Mantova racconta che un comunicato del MoVimento 5 Stelle di Viadana nota che nella cittadina “l’attività di manutenzione delle strade a Viadana avviene soltanto in coincidenza di alcuni eventi di carattere propagandistico, ad esempio in corrispondenza dell’arrivo del segretario nazionale della Lega o in periodo preelettorale”.
Poi nel comunicato si aggiunge:
“Inoltre, approfittiamo di questa nota stampa per esprimere la nostra perplessità circa la modalità di gestione della ristorazione durante la manifestazione. A prescindere infatti dall’appartenenza politica può essere corretto coinvolgere i commercianti locali, ma ci sembra quanto mai discutibile la richiesta del partito di una percentuale sugli incassi, considerando che tutte le spese sono a carico delle attività .
In più si racconta in questo articolo della Gazzetta di Mantova a pagina 24 e firmato da Andrea Setti che il capogruppo in consiglio comunale del M5S Alessandro Teveri, la cui famiglia gestisce una nota gastronomia, ha detto che il contributo “è stato chiesto dalla segreteria leghista”, anche se loro hanno declinato l’invito.
Il capogruppo del Partito Democratico di Viadana Nicola Federici ha detto: “Tutto vero, ero presente anche io quando è saltata fuori la storia della percentuale da corrispondere al partito al termine della festa. Anche il consigliere di una lista civica, Dario Anzola, ha confermato: “È sembrato tutto molto strano perchè non si era mai sentita una richiesta del genere. Eppure l’ho sentita con le mie orecchie“.
Nell’articolo il vicesindaco vicario del Carroccio Romano Bellini dice che “Non si tratta di un’imposizione bensì di un contributo su base volontaria. Se qualche commerciante o ristoratore vorrà effettuare una donazione al partito sarà bene accetta. Se fosse stata la richiesta di una percentuale sarebbe sbagliata e io non sarei certamente d’accordo”. Eppure c’è anche chi dice che a segnalare la storia del contributo percentuale sono stati “tanti commercianti”.
Non solo. Il leghista Gianni Fava, che era candidato contro Salvini al congresso della Lega, su Facebook ha aggiunto: “Una cosa del genere non sarebbe mai successa in condizioni normali alla Lega Nord, nella quale ho militato per quasi 30 anni. Lo strampalato tentativo poi di dare spiegazioni (di fatto confermando la notizia) e’ quanto di più goffo mi sia capitato di leggere in questi mesi.”
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
DA SLOVENIA (E CROAZIA) ARRIVANO OGNI ANNO MIGLIAIA DI MIGRANTI, MA IMPEGNATI NELLA GUERRA ALLE ONG, SALVINI E FEDRIGA NON SE NE ERANO ACCORTI… QUALCHE MESE FA SALVINI AVEVA GARANTITO MEZZI E QUATTRINI, OVVIAMENTE NON HA CONCLUSO UNA MAZZA
Ora che Matteo Salvini non è più ministro la Lega ha scoperto quanto è bello “combattere” l’immigrazione.
Dopo aver passato quattordici mesi a raccontare i successi contro le ONG e le vittorie dei porti chiusi ora i leghisti hanno cambiato strategia. Si torna all’antico, si torna a parlare di invasione, di pressione ai nostri confini. Niente di nuovo insomma.
La vera novità è che adesso la Lega “scopre” che i migranti non arrivano solo via mare attraverso il Mediterraneo ma anche via terra.
Da dove? Dal confine del Friuli-Venezia Giulia con la Slovenia. Non sappiamo quanti ne arrivino, perchè quando Salvini era al Viminale si è parlato ben poco di quella rotta e non sono mai stati diffusi numeri e dati ufficiali.
Ma del resto si è parlato molto poco anche dei migranti che Austria e Germania ci rimandavano indietro dal confine a Nord. Perchè?
La risposta è che a Salvini interessava solo fare la guerra navale alle ONG. Con il piccolo dettaglio — che ora pure lui ammette — le Ong hanno fatto arrivare appena l’8-10% di tutti i migranti sbarcati nel corso dell’ultimo anno.
E così come da Sud la maggior parte dei migranti è riuscita a sbarcare indisturbata nonostante i porti chiusi a Nord Est i migranti hanno continuato ad entrare anche dopo l’elezione di Massimiliano Fedriga a Presidente del FVG il 3 maggio del 2018.
Come tanti leghisti da qualche settimana Fedriga è molto attivo contro il “governo dell’invasione”, quello che fa sbarcare i migranti a bordo della Ocean Viking e che firma un accordo per la ripartizione dei migranti con altri stati europei.
Fedriga sui social spiega che «l’immigrazione clandestina si combatte con gli strumenti della legalità e del rigore». Quali? Ma quelli «messi in campo dall’ex ministro Salvini», ovviamente.
Lo stesso Salvini che qualche giorno fa ha rivendicato che era proprio lui a fare gli accordi con gli altri stati europei per la ripartizione dei migranti a bordo delle ONG. Dettagli. Come dev’essere un dettaglio anche quello che leggiamo oggi in un’intervista a Fedriga pubblicata sul Gazzettino.
Il Presidente del Friuli-Venezia Giulia ha le idee chiare: «La rotta balcanica dei migranti provocherà nuove emergenze con il prevedibile aumento dei flussi verso l’Italia sia per mare che per terra. Urgono più pattuglie miste di agenti italiani e sloveni, ma insisto anche per barriere lungo il confine per facilitare i controlli nei boschi del Carso e l’impiego di radar a rilevamento termico, capaci di individuare gruppi di persone prima che entrino nel nostro territorio».
All’improvviso dopo un anno e mezzo di governo e dopo la fine dell’esecutivo gialloverde che tanto ha fatto e tanto ha speso per fermare l’invasione che fa Fedriga?
Chiede a Roma i soldi per installare barriere e apparecchiature di sorveglianza per bloccare il traffico di migranti sul Carso.
Ora se Fedriga chiede più uomini e mezzi è evidente che prima o non gli sono stati concessi o non erano sufficienti.
Eppure “prima” avrebbe dovuto essere stato molto più semplice ottenerli, visto che al governo c’era proprio la Lega e che il ministro dell’Interno era proprio il capo del partito di Fedriga. Il nostro però non si è certo perso d’animo.
Appena saputo che era cambiato il ministro ha preso carta e penna: «Ho appena scritto al nuovo ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiedendo con vigore che il Governo eserciti pressioni sulla Croazia affinchè rafforzi la vigilanza sul confine esterno dell’Unione europea lungo la rotta balcanica».
Addirittura chiede con vigore, capite, perchè prima effettivamente certe richieste non si facevano. Ci si preoccupava di quelli che sbarcavano in Sicilia, mica di quelli che arrivavano dai Balcani.
Ed è curioso che Fedriga ora chieda “con vigore” al ministro Lamorgese di fare quello che aveva promesso Salvini.
Il leader della Lega infatti aveva rapidamente accantonato l’ipotesi di un muro (per altro al confine con un paese membro della UE) e aveva promesso l’invio di uomini di Polizia e Carabinieri (una quarantina).
Ora Fedriga dice che ne vuole il doppio, il muro ormai non è più una priorità e si punta a soluzioni più tecnologiche come i radar termici che consentirebbero di individuare i movimenti dei migranti nei boschi.
E sorge spontanea una domanda: perchè in un anno e mezzo di governo Fedriga queste cose non le ha chieste e ottenute da Matteo Salvini?
Ad esempio il tre luglio Fedriga si era incontrato con Salvini per la questione del confine orientale e aveva fatto sapere che erano state valutate “tutte le ipotesi, senza alcun limite, finalizzate a bloccare gli ingressi di immigrati irregolari, diminuire le presenze in Friuli Venezia Giulia potenziando controlli con incremento di organici e mezzi delle Forze dell’ordine”.
Alla conclusione dell’incontro, ci informava il Presidente del FVG il Viminale “già nelle prossime ore avrebbe fatto “gli opportuni approfondimenti e in tempi rapidissimi darà avvio ai primi provvedimenti”.
(da “NexQuotidiano”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
SPRECANO SOLO SOLDI E SONO DIVENTATE L’UFFICIO DI COLLOCAMENTO DELLE SOTTO-CORRENTI DEI PARTITI
Le Regioni sono da chiudere. Da abolire. Da buttare nel cestino dei panni sporchi. Le Regioni sono la causa della nostra condizione economica, sono il luogo dove per ogni euro che si spende cinquanta centesimi se ne vanno in porcherie (o quasi).
Le Regioni non hanno dignità istituzionale, e neanche identità . Con la nascita delle Regioni il debito pubblico è salito vertiginosamente. Non una delle materie affidate alle Regioni sono adempiute con efficienza ed efficacia.
Il regionalismo è divenuto il luogo di compensazione delle sotto-correnti, di potentati locali più o meno irrispettabili, la casa di ambiziosi e volgari crumiri della politica.
Se volevamo la prova del nove, eccola servita: cinque regioni (Friuli, Veneto, Sardegna, Lombardia, Piemonte) hanno appena approvato in consiglio regionale la proposta di referendum abrogativo della attuale legge elettorale. La richiesta è pervenuta loro da Matteo Salvini dieci giorni fa.
In dieci giorni (dieci!) sono riuscite a realizzare ciò che non avrebbero mai fatto in mille. Ognuna di esse, di fronte a necessità e urgenze del territorio, dalle più banali alle più gravose, è capace di farfugliare per mille giorni, dibattere per altri mille, concionare per mille ancora.
Ma, essendo istituzioni di quarta classe, senza dignità della propria funzione e indipendenza, è bastato un telegramma del capo per approvare ogni cosa, naturalmente senza capirla, senza un minuto di discussione, di dibattito, di confronto.
Qui non è in causa Salvini. Poteva essere un altro leader di partito che aveva fretta, per ragioni legate al proprio progetto politico, e il risultato sarebbe stato identico. No, non è Salvini il problema.
Qui in causa è la figura di camerieri che questi consiglieri regionali fanno, è l’esercizio della servitù come esclusiva funzione legislativa
E’ per noi il monito a fare l’opposto di quello che costoro, i camerieri, ci chiedono.
Altro che autonomia differenziata, altro che più poteri!
E’ l’ora di radere al suolo le Regioni: farne un mucchio e mandarle in discarica.
(da “il Fatto Quotiodiano”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
IL SUO MESSAGGIO E’ DI UNA SEMPLICITA’ RIVOLUZIONARIA: “LISTEN TO SCIENCE”, NON ASCOLTATE ME, ASCOLTATE LA SCIENZA
I venerdì per il futuro si susseguono coinvolgendo un numero sempre maggiore di ragazzi e adulti, la mobilitazione inizia a coinvolgere istituzioni (vedi la bella iniziativa del Ministro Fioramonti di autorizzare le giustificazioni scolastiche per gli scioperi per il clima).
In poco più di tredici mesi Greta ne ha fatta di strada: dalla protesta solitaria davanti al parlamento svedese alle decine di milioni di persone che si sono mobilitate venerdì scorso in tutto il mondo.
Sta cambiando qualcosa, si sta veramente mettendo in moto un movimento che potrà portare ad una azione globale, coerente e tempestiva per fermare la deriva climatica creata dall’uomo ed i devastanti effetti di cui abbiamo fino ad ora avuto pochi, impressionanti, assaggi?
Ovviamente siamo in moltissimi ad augurarcelo, non solo, ad impegnarci per un cambiamento, anche culturale, ormai non rimandabile.
Ci sono e ci saranno forti opposizioni, opposizioni che si declinano nei modi più disparati, incluso l’attacco violento, sessista, generazionale nei confronti di Greta e di coloro che la seguono e sostengono le stesse idee
Dove non ci si spinge all’attacco volgare, si argomenta stravolgendo i dati climatici e gridando al complotto. Vi sono ormai più esperti in clima in Italia che allenatori di calcio, che è tutto dire.
Greta è portatrice di un messaggio di una semplicità rivoluzionaria: “listen to science”, non ascoltate me, ascoltate la scienza.
E allora facciamo due passi per rinfrescare a noi stessi di che cosa stiamo parlando, che cosa ci dice, insomma, la scienza.
La paleoclimatologia è il campo di ricerca che ricostruisce gli elementi del clima, in particolare la temperatura, delle epoche passate usando una grande varietà di tecniche consolidate, sviluppate nel corso del tempo. Tra le molte cose si studiano i depositi marini, gli strati del ghiaccio del polo sud, archivi fedeli di quello che è successo al clima migliaia o milioni di anni fa.
Il grafico che segue contiene una grande mole di dati: rappresenta la temperatura media globale del pianeta rispetto alla media della seconda metà del secolo scorso, negli ultimi 500 milioni di anni! La scala orizzontale non è lineare, altrimenti sarebbe impossibile avere una visione di insieme: il primo quadrante copre 500 milioni di anni, il secondo 50 milioni di anni, il terzo 5 milioni di anni, il quarto un milione di anni, il quinto 20.000 anni arrivando fino ai giorni nostri.
Possiamo notare molte cose nell’andamento della temperatura. In epoche lontane, nel Permiano, la temperatura ha oscillato, più volte, complessivamente di 18 gradi, nell’ambito di un centinaio di milioni di anni.
Però dal Pliocene in poi, cioè da quando apparvero gli ominidi, circa 5 milioni di anni fa, la temperatura ha continuato a scendere, partendo da circa 4 gradi sopra i valori attuali, e arrivando 4 gradi sotto il valore attuale nei periodi più freddi del Pleistocene, l’ ultimo milione di anni in cui si è sviluppato l’Homo Erectus. Negli ultimi 60.000 anni periodo in cui si è affermato l’Homo Sapiens, abbiamo assistito un “lungo” periodo freddo e arido, seguito da una risalita ed un periodo di estrema stabilità (entro più o meno un grado) negli 11.000 anni cui si sono sviluppate tutte le civiltà storiche. Notiamo nel grafico due puntini rossi all’estrema destra, corrispondenti al 2050 e al 2100, un periodo brevissimo su questa scala, in cui improvvisamente la temperatura potrebbe superare quella che c’era all’inizio del pliocene, cinque milioni di anni fa quando i mari erano 25 metri più alti di oggi.
Rivediamo i dati su una scala temporale di 11.000 anni: si conferma una variabilità molto modesta fra meno 0,2 gradi e più 0,3 gradi. La zona in azzurro chiaro da una idea dell’ incertezza sui valori riportati (poco più di un decimo di grado). A destra in fondo c’è il solito picco rosso che schizza sopra i 0,4 gradi in un intervallo di tempo molto breve.
Concentriamoci ora sugli ultimi 1200 anni
Le oscillazioni sono ben all’interno di circa mezzo grado, tranne quando schizzano verso l’alto di quasi un grado nell’ultimo secolo. Notiamo in questo grafico che il periodo “caldo” fra il 900 DC ed il 1300 DC, chiamato Anomalia Climatica Medioevale, corrisponde ad un valore di un paio decimi più alto della fine del secolo scorso, ed il periodo “freddo” corrispondente alla piccola glaciazione avvenuta tra il 1400 ed i 1900, corrisponde a valori di 3-4 decimi di grado sotto il valore della fine del secolo scorso.
Cosa si impara da questi dati?
In primo luogo, la nostra specie si è sviluppata in un contesto particolarmente stabile dal punto di vista climatico. Poi, che tutte le società esistite su questo pianeta si sono sviluppare nel corso di 11.000 anni di straordinaria stabilità climatica. Le piccole variazioni della temperatura globale, corrispondenti a meno di mezzo grado, hanno portato a cambiamenti climatici molto importanti, periodi caldi o mini glaciazioni, che hanno influenzato sostanzialmente la vita della specie umana.
Infine, che non vi è mai stata in tutta la storia del clima, una variazione così rapida come ai giorni nostri. Durante le glaciazioni la temperatura variava di 1 grado ogni mille anni, nell’ultimo secolo è salita di 0,8 gradi (8 volte di più), e oggi sta salendo di 0,15-0,20 gradi ogni dieci anni, 20 volte di più!
È un fenomeno che non è mai stato osservato in tutta la storia del pianeta. A cosa è dovuto? Andiamo per indizi: la rivoluzione industriale, in meno di due secoli ha moltiplicato enormemente l’impatto dell’uomo sul pianeta (aria, acqua, materie prime, agricoltura). Prima del 1800, l’impatto umano sul clima non poteva che essere molto limitato. Ma questo non basta a dimostrare che l’influenza è sufficiente a modificare la temperatura.
Ci servono due altri grafici (poi ho finito). Il primo mostra la concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera negli ultimi 400.000 anni, il secondo l’andamento della temperatura media nello stesso periodo.
Attenzione: la scala dei tempi è rovesciata, lo zero corrisponde ad oggi e via via che si va a destra si va indietro nel tempo.
Notate la perfetta corrispondenza tra gli aumenti della CO2 nell’aria e gli aumenti della temperatura?
Notate il picco della CO2 all’estrema sinistra del primo grafico? Quel picco ripidissimo e anomalo, corrisponde all’ultimo secolo della crescita industriale, e, guarda caso, alla corrispondente rapidissima crescita della temperatura : nell’ultimo grafico, nemmeno è visibile a causa della scala compressa, ma era visibilissima nei grafici precedenti.
Credo che ora abbiamo a disposizione argomenti oggettivi per controbattere chi sostiene che il clima è sempre cambiato e che non l’uomo non c’entra nulla. E’ assolutamente vero che la temperatura è cambiata in modo importante su tempi lunghissimi, ma non è mai successo negli ultimi cinque milioni di anni di vedere una variazione così veloce come negli ultimi 150 anni.
Il collegamento tra la presenza dei gas serra e la temperatura è chiarissimo; di nuovo, l’aumento repentino di gas serra nell’ atmosfera è una caratteristica del periodo post rivoluzione industriale.
Il colpevole è stato scoperto.
Elementare Watson, grazie Greta. #listentoscience
Roberto Battiston
Fisico, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
IN FINLANDIA E UNGHERIA HA RIDOTTO IL CONSUMO DI CIBI E BEVANDE POCO SANE, IN FRANCIA I BENEFICI SONO STATI TEMPORANEI
La recente ipotesi di alcuni membri del governo di introdurre una “tassa sulle merendine”, con la quale reperire risorse per scuola e università , ha sostanzialmente diviso l’opinione pubblica in due: da un lato, coloro che la considerano negativamente giudicandola poco più di una boutade, e dall’altro lato coloro che sono favorevoli, soprattutto perchè incentiverebbe stili di vita più sani.
E’ fuor di dubbio che tra i principali fattori di rischio di numerose patologie vi siano lo stile di vita e l’alimentazione, e che quindi sia anche interesse dello Stato (e del sistema sanitario nazionale) promuovere corrette abitudini alimentari. Ma una nuova imposta può essere la soluzione?
In realtà , il dibattito sulla cosiddetta sugar tax, e cioè su una imposta che colpisce bevande zuccherate, merendine e così via (e sulla cosiddetta fat tax, che colpisce invece i cibi ricchi di grassi saturi) si sviluppa da almeno un decennio, ed anzi è proprio attorno al 2010-2011 che tali imposte sono state introdotte in diversi Stati.
Nondimeno, nel 2014 e nel 2015 si sono occupate del tema anche l’Unione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità , attraverso due report che hanno evidenziato chiaramente luci ed ombre delle “tasse sul cibo”. Pertanto, a distanza di qualche anno si possono certamente già ottenere alcune indicazioni sull’efficacia di tali misure.
Le esperienze dei Paesi che hanno introdotto queste imposte ci forniscono risultati contrastanti.
Ad esempio, Finlandia ed Ungheria hanno avuto buoni risultati in termini di diminuzione del consumo degli alimenti tassati (principalmente, bevande zuccherate e junk food) e anche di riformulazione di tali alimenti secondo standard più “sani” da parte dei produttori, che hanno ridotto o sostituito gli ingredienti tassati.
D’altra parte, nel 2011 la Francia ha introdotto un’imposta sulle bevande zuccherate, che ha comportato un decremento solo temporaneo del consumo degli alimenti tassati, tant’è vero che dopo poco tempo i livelli di consumo sono tornati a quelli precedenti.
Inoltre, questa imposta è stata traslata quasi interamente sul consumatore finale, che quindi ha subito interamente, quale ultimo “anello” della catena produttiva, il rincaro di tali beni.
Più complessa invece l’esperienza della Danimarca, che ha introdotto e poi abrogato nel 2012 un’imposta sui grassi saturi, imposta che aveva sì comportato una riduzione dei consumi di grassi saturi ma che allo stesso tempo aveva contribuito ad una significativa perdita di posti di lavoro e alimentato l’acquisto transfrontaliero di tali beni, con i Danesi che “eludevano” l’imposta facendo spese nella vicina Germania.
Alla luce di questi risultati, che cosa potremmo aspettarci in Italia dall’introduzione di forme di tassazione simili?
E’ difficile dire a priori se un tale sistema di tassazione sia effettivamente in grado di raggiungere lo scopo, sia esso meramente di gettito fiscale o di incremento della salute della popolazione.
L’impressione è che le criticità tecniche nella introduzione di una “tassa sulle merendine” siano maggiori dei risultati previsti.
Ciò perchè la strutturazione di una simile imposta deve tenere in considerazione il principio fondamentale della progressività del sistema tributario, e una “tassa sulle merendine” rischierebbe di essere non solo non progressiva, ma persino regressiva, cioè i contribuenti più poveri sosterrebbero il “peso” dell’imposta in misura maggiore rispetto ai contribuenti con un reddito più elevato.
Alcuni studi hanno infatti evidenziato che le fasce più povere della popolazione da un lato spendono in cibo una percentuale maggiore del proprio reddito rispetto ai soggetti con redditi più alti, e dall’altro lato consumano decisamente più junk food (e in particolare il cibo ad alto contenuto di grassi saturi) rispetto alle fasce di popolazione più abbienti.
In altri termini, l’effetto combinato di queste due circostanze finirebbe per penalizzare quasi solamente le fasce più povere della popolazione, lasciando un quadro sostanzialmente immutato per le fasce a più alto reddito.
Questo di per sè non vorrebbe dire che una imposta del genere sarebbe “automaticamente” incostituzionale: nel nostro sistema tributario non è necessario che tutte le imposte siano progressive per rispettare il dettato costituzionale, ma è necessario che lo sia il sistema nel suo complesso (e nel nostro sistema fiscale, com’è noto, la progressività è assicurata dalle aliquote Irpef).
Tuttavia, innestare una imposta tendenzialmente regressiva nel nostro Paese, che ha già una tassazione nel complesso poco progressiva (stante la presenza, tra l’altro, di numerose imposte sostitutive proporzionali e di un’elevata tassazione indiretta) pone sicuramente qualche problema in termini di ragionevolezza del sistema fiscale e di equità .
Il caso della Danimarca mette inoltre in evidenza il rischio di causare penalizzazioni e distorsioni nell’industria alimentare e nel commercio.
In Danimarca si è avuto un netto aumento dei costi amministrativi delle imprese per la gestione di tali imposte (in particolare per le piccole e medie imprese) e una riduzione dei posti di lavoro: sindacati e associazioni di categoria danesi avevano lamentato una perdita di oltre mille posti di lavoro nell’industria alimentare a seguito dell’introduzione del tributo.
E’ pur vero che ogni Paese (e ogni imposta) fa storia a sè, ma l’esperienza danese ci mostra due rischi che, visto l’attuale contesto economico, sarebbe imprudente correre.
In conclusione, quindi, è probabile che l’introduzione di una “tassa sulle merendine” non sia il modo migliore nè per soddisfare esigenze di gettito, nè per incentivare stili di vita sani e corretta alimentazione nel contesto italiano.
Le difficoltà tecniche di strutturare una tassa equa, non distorsiva e compatibile con il tessuto economico italiano sono molte, e sembrano comportare più rischi che benefici. Delegare l’educazione ad una corretta alimentazione alle imposte e al sistema fiscale, già piuttosto pervasivo nel nostro Paese, invece che a programmi di informazione e di educazione, tutto sommato non sembra essere la strada più efficiente.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
ALLA FESTA DELLA LEGA A GENOVA, IERI SERA IL CAPITONE COME MARIA ANTONIETTA: IL POPOLO MANGI BRIOCHES
Matteo Salvini aveva promesso di tagliarvi le accise “al primo consiglio dei ministri”. Ciò nonostante non ha mai presentato proposte per farlo nei 14 mesi in cui è stato al governo. Poi vi aveva promesso una flat tax a due aliquote ma quando era il momento di scrivere la legge di bilancio in cui avrebbe dovuto portare le coperture della sua proposta ha fatto cadere il governo.
Vi aveva promesso anche i porti chiusi, ma poi ha ammesso che era lui a fare gli accordi che portavano parte dei migranti che si trovavano in mare in Italia, anche se li faceva annunciare a Conte per non sporcarsi la reputazione di “cattivo”.
Ma non disperate, perchè il Capitano ieri ha chiuso il comizio alla Zena Fest, la festa del partito del Carroccio a Genova, lanciando merendine dal palco verso i militanti.
Vi ha promesso la flat tax e il taglio delle accise, ma alla fine ha regalato merendine da 10 centesimi l’una.
Certo, magari a qualcuno la scena avrà ricordato quelli che vanno allo zoo e lanciano noccioline alle scimmie, ma la realtà è proprio che Salvini è fatto così: come Maria Antonietta, pensa che se non c’è più pane, che il popolo mangi le brioches.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
E’ ACCADUTO A DUE TURISTE GIAPPONESI IN UN RISTORANTE DI ROMA… NEL CONTO NON SONO SPECIFICATI I DETTAGLI E C’E’ UNA “MANCIA OBBLIGATORIA” DI 80 EURO
Un conto da 349 euro per per due piatti di spaghetti al cartoccio di pesce e una bottiglia d’acqua. In più 80 euro di mancia obbligatoria.
Totale, poco meno di 430 euro, centesimo più centesimo meno.
E’ stata la sorpresa amara che il 4 settembre scorso – ma la notizia è venuta fuori solo adesso grazie al tam tam dei social – si sono viste recapitare due turiste giapponesi nella capitale nel ristorante Antico Caffè di Marte di via Banco di Santo Spirito.
Dopo l’inevitabile polemica, con commenti al vetriolo sia di italiani che di giapponesi, la replica del proprietario del locale: “Prezzi trasparenti, il menù era chiaro. E’ tutto scritto nel dettaglio, basta guardare i prezzi: massimo 16 euro per uno spaghetto allo scoglio. Per pagare quella cifra le ragazze non avranno preso solo gli spaghetti, ma anche pesce che da noi è fresco: il cliente lo sceglie al bancone, noi lo pesiamo e lo cuciniamo”.
Peccato che il conto non indica i singoli specifici, ma una cifra complessiva e che la mancia obbligatoria non sia legale.
Nel fratempo siamo stati sputtanati in Giappone.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
NEGLI ANNI ’80 LE PRIME ESPERIENZE DI ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE DI DESTRA RUPPERO IL MONOPOLIO DELLA SINISTRA, MA I TROMBONI DELLA DESTRA REAZIONARIA NON GRADIRONO NEANCHE ALLORA
Per pochi rappresentano un ricordo, eppure vi fu un periodo a cavallo degli anni ’80 in cui la destra missina si impegnò in molte battaglie ambientaliste, fino ad allora monopolio della sinistra.
Nacquero i Gruppi Ricerca Ecologica (GRE) con sedi in diverse città italiane, grazie all’impegno di tanti amici sparsi per la penisola e una rivista nazionale “Dimensione Ambiente”.
Genova fu una delle città all’avanguardia, con decine di iniziative e un bollettino ecologista “Onda Verde” e il Gruppo Ambiente, da me diretti.
Pulivamo spiagge, organizzavamo conferenze e confronti, facevamo volantinaggi continui su temi specifici e locali, conquistandoci decine di articoli sulla stampa genovese.
Pagandoci tutto (dalla sede alla stampa su carta riciclata) di tasca nostra (in lire e non in rubli).
Le strutture ufficiali di Msi di allora si dividevano tra chi ci guardava con distacco e chi ci osteggiava, nulla di nuovo. Le giovani generazioni, allora come oggi, per i vecchi e giovani notabili, sono sempre guardate con sospetto (non sia mai che ci vogliano togliere la poltrona…)
Fu una esperienza che ci permise di entrare in contatto con tante realtà , ci costrinse a studiare e approfondire, ci permise di dare un’immagine di una “destra diversa”.
In linea con una visione del mondo che ci appartiene, quella di una società dai valori “tradizionali”, lontana anni luce dal comunismo e dal neocapitalismo finanziario.
Oggi i sovranisti, denigrando i giovani che lottano per salvare il pianeta, dimostrano di essere agli antipodi di qualsiasi destra che non sia quella degli inquinatori, dei governi che prendono tangenti dai gruppi finanziari, della criminalità che brucia abusivamente rifiuti e genera alluvioni e disastri ambientali perseguendo solo la logica del profitto.
Qualcosa sta cambiando nelle coscienze, nuovi giovani travolgeranno vecchie mentalità al di là degli schemi destra-sinistra, riportando al centro l’essere umano e la sua sopravvivenza.
Allora come oggi, sono le avanguardie a fare la Storia, non chi ha venduto il vostro futuro.
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
I SOVRANISTI CONTRO GRETA E CHI DIFENDE L’AMBIENTE RAPPRESENTANO DEGNAMENTE LA DESTRA ECONOMICA E FINANZIARIA DI INQUINATORI CHE LI FORAGGIA
Oggi c’è lo sciopero del clima del movimento Fridays for Future. Migliaia di ragazzi scendono in piazza per chiedere ai governi di tutto il mondo di cambiare rotta sulle politiche ambientali per salvare il Pianeta.
Lo fanno seguendo l’esempio di Greta Thunberg, l’attivista svedese che un anno fa ha iniziato una battaglia solitaria per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi del cambiamenti climatici e del riscaldamento globale.
Il ministro dell’Istruzione Fioramonti, forse per rendersi simpatico, ha avuto la bella pensata di emanare una circolare in cui consiglia di non tenere conto delle assenze di chi va allo sciopero. Subito leghisti come il senatore Simone Pillon sono insorti dicendo che oggi «i veri rivoluzionari andranno a scuola» parlando di ideologia di riferimento, di pensiero unico e di vergognosa manipolazione.
Non sia mai che effettivamente dei ragazzini possano realmente pensare che avere la possibilità di sopravvivere alla generazione di Pillon in un mondo ancora abitabile possa essere una cosa per cui lottare.
No: senza dubbio qualcuno li sta manipolando esattamente come fanno con il gender e l’omosessualismo. Ma non sono quelli come Pillon che si vantano di pensare ai bambini e di essere Pro-Life? Senza un pianeta dove vivere potrebbe risultare molto complicato essere pro-life.
Salvini invece ha detto di avere in simpatia la ragazzina svedese che è andata a parlare all’ONU, perchè ha l’età di suo figlio. E ha aggiunto: «Poi, le proposte che ne derivano possono essere più o meno condivisibili, però mi piacciono i sedicenni che ci mettono la faccia». Insomma Greta è simpatica perchè ci mette la faccia, però il leader della Lega fa capire che le sue proposte per la lotta ai cambiamenti climatici non è che le condivide proprio. E infatti tramite la pagina della Lega arriva il solito sfottò mirato a suscitare i soliti insulti.
Ma Salvini, Pillon o la Ceccardi non sono certo gli unici che se la prendono con i “gretini”. Sul Tempo Osho ironizza sul fatto è «sempre mejo che annà a skola». La Verità invece propone «idee buone per resistere allo sciopero verde» dei manifestanti dei Fridays for Future. Il meglio del panorama giornalistico sull’argomento è rappresentato ovviamente da Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri che su Greta “Gretina” (ma per carità non è un’offesa, il suo è solo un vezzeggiativo) ha sbrodolato ovunque nelle trasmissioni televisive.
Oggi su Libero la solita Azzurra Barbuto, quella che qualche tempo fa aveva dimostrato che il riscaldamento globale non esisteva perchè a maggio faceva freddo, ci spiega che «il mondo non finirà nel 2030 per l’inquinamento, come sostengono i seguaci di Greta» che più che il global warming vogliono evitare di scaldare sedie e banchi.
In compenso — dicono quelli di Libero — «ridurre del 50% in vent’anni le emissioni di anidride carbonica causerebbe una grave recessione». Ed è davvero un bel dilemma: salvare il Pianeta e le persone che lo abitano oppure salvare il sistema economico che sta distruggendo l’ecosistema?
«Quella del clima è una truffa colossale» scrive la giornalista di Libero. La quale evidentemente presto porterà assieme a Feltri le prove scientifiche per smontare il rapporto scientifico dell’IPCC che spiega le conseguenze dell’aumento della temperatura globale di 1,5° rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale.
Perchè non bisogna dimenticare una cosa: sugli effetti del surriscaldamento globale il consenso scientifico (ovvero di coloro che si occupano dell’argomento in maniera scientifica) è coeso.
Non è Greta Thunberg che una mattina si è svegliata e ha deciso di fare la Cassandra dell’Apocalisse. Prima di lei lo hanno detto centinaia di scienziati e studiosi. Chi invece dice che è una balla di solito si appoggia alle battutine di Donald Trump o di Vittorio Feltri.
È scientificamente appurato che la CO2, l’anidride carbonica, emessa dalle attività umane sia la causa principale del riscaldamento globale. Sono le emissioni delle attività industriali ad aver causato un aumento vertiginoso di CO2 nell’atmosfera durante gli ultimi cento anni. Che i mutamenti climatici abbiano una causa antropica, ovvero siano causati proprio da noi e non dal Sole, dai moti millenari o da congiunzioni astrali è più che dimostrato.
E così sul Giornale e sul blog di Nicola Porro viene rilanciata la “petizione anti-gretini” di 200 scienziati che consigliano di non aderire a politiche di riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera.
Ed è interessante notare che mentre l’IPCC ha prodotto studi e rapporti scientifica questa petizione si fonda su singole dichiarazioni e prese di posizione di scienziati anche illustri. Dichiarazioni che non sono uno studio scientifico ma la nota fallacia retorica dell’Argumentum ad Auctoritatem.
I fatti dicono una cosa molto semplice: la temperatura si sta innalzando e la causa siamo noi.
Possiamo anche non avere in simpatia Greta e pensare che sia “manovrata”. Ma Greta è solo un simbolo, confrontiamoci con i dati scientifici (il famoso binomio “fatti e logica” tanto caro a certi videoblogger). Ci sono prove scientifiche che dimostrano il contrario di quello che sostengono (da decenni) gli scienziati che denunciano un pericoloso aumento delle temperature e gli effetti a catena conseguenti? No.
In tutto questa discussione in Italia ci si deve affidare alle opinioni di gente come Feltri o come Giuliano Ferrara che da mesi martella sul Foglio (e assieme al Foglio) contro gli ambientalisti.
C’è l’editoriale dove l’Elefantino se la prende con Greta per “procurato allarme” e quello dove “spiega” che è sbagliato credere che “l’ominicchio abbia potere sul clima”. Ed in effetti noi ce la prendiamo tanto con Feltri e Libero, ma se c’è un quotidiano che ha pervicacemente continuato a sollevare dubbi sul riscaldamento globale è proprio quello diretto da Claudio Cerasa.
Il che se ci si pensa bene è ancora peggio visto che spesso e volentieri Il Foglio si pone come paladino della scienza contro l’antiscienza (ad esempio su vaccini e Xylella, per citarne un paio).
Il Foglio come baluardo della razionalità scientifica e scientista però quando si tratta del global warming ci ha propinato perle come l’articolo “Sicuri che il clima sia peggiorato?” dove ci rivela la grande truffa: “Siamo convinti di vivere in un ambiente degradato. Ma le condizioni odierne sono molto migliori del passato“.
Ci si sofferma sugli sponsor della barca di Greta, perchè è meglio attaccare la persona o il personaggio. Oppure si esprime preoccupazione per un ambientalismo “che gioca con il capitalismo”. Ma nulla si dice sul capitalismo che gioca con gli ecosistemi, la vita delle persone e l’ambiente.
(da “NextQuotidiano”)
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