Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
AVVOCATO, EX PREFETTO DI MILANO, UNA TOSTA CHE NON SI FA CONDIZIONARE: “PRIMA VIENE LA LEGGE”… MISE IN RIGA I SINDACI RAZZISTI: “LA LEGGE DICE TRE PROFUGHI OGNI MILLE ABITANTI O SCEGLIETE VOI DOVE OSPITARLI O DECIDO IO, AVETE TRE GIORNI PER RISPONDERE”
Si chiama Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano. Secondo i rumors, è lei ad essere in pole position per il Viminale. Nata a Potenza, Lamorgese è la prima prefetto donna nella storia di Milano.
È laureata in Giurisprudenza e avvocato: ha lavorato anche alla prefettura di Varese e nel 2010 è stata nominata prefetto di Venezia.
Lamorgese ha esperienza in tema di immigrazione perchè nel 2011 è diventata “soggetto attuatore per l’espletamento di tutte le attività necessarie per l’individuazione, l’allestimento o la realizzazione e la gestione delle strutture di accoglienza nella Regione Veneto”.
Dal 19 luglio 2013 al 12 febbraio 2017 è stata capo di gabinetto del ministero dell’Interno.
Una donna tosta con il senso delle Istituzioni.
Da prefetto di Milano non ha esitato a bocciare le ordinanze antiprofughi dei sindaci leghisti che imponevano obblighi e sanzioni fino ai 5mila euro ai cittadini e agli enti che avessero intenzione di ospitare richiedenti asilo.
Luciana Lamorgese con due pagine chiare e sintetiche spiegò come tali provvedimenti “presentano diversi profili di dubbia legittimità , anche costituzionale”. Non solo: il prefetto arriva a minacciare “eventuali profili di responsabilità in sede giurisdizionale” per chi non tenesse conto di queste spiegazioni.
Anche considerando i poteri dei sindaci, “difettano i presupposti di contingibilità e di urgenza” per chiedere ai privati di sottoporsi a controlli preventivi e alla tramissione di relazioni quindicinali”.
Lamorgese sottolineò anche che il potere di ordinanza dei sindaci è “volto a fronteggiare emergenze socio sanitarie e di ordine pubblico”, caso che secondo il prefetto non si verifica nell’accoglienza dei migranti che non “mette in pericolo la sicurezza e salute pubblica, ma si inserisce nella regolamentazione di una materia di esclusiva compotenza statale”.
La posizione sul 25 aprile e i saluti romani durante la manifestazione neofascista a Milano
“Noi vogliamo consentire a tutti di manifestare liberamente il proprio pensiero, ma nei limiti dei principi della Carta costituzionale. Non possiamo impedire a chi vuole entrare nel cimitero di farlo. Non lo abbiamo fatto neanche per il 25 Aprile. Anche questa è democrazia, che deve esistere per tutti, non solo per una parte. Quello che non è consentito e che non deve assolutamente avvenire è un comportamento fuori dalle regole. Non è accettabile fare una parata e non solo per il rispetto dovuto a un luogo di preghiera e ricordo”.
Accoglienza sul territorio dei richiedenti asilo “equilibrata, diffusa e sostenibile dei rifugiati”
Da prefetto di Milano Luciana Lamorgese inviò ai sindaci di 134 Comuni dell’area metropolitana quattordici pagine da restituire firmate. I sindaci hanno sul loro tavolo un documento “finalizzato a un’accoglienza equilibrata, diffusa e sostenibile dei rifugiati. Chi non firma verrà ugualmente invitato ad accogliere la quota di tre rifugiati ogni mille abitanti, come previsto dal governo. Con l’unica differenza che a scegliere dove ospitarli, sarà la prefettura.
argomento: governo | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
SCONTRO SUL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO TRA CONTE E DI MAIO… TANTI NOMI IN BALLO, MA LA NOTTE E’ ANCORA LUNGA
Può essere la notte delle speranze esaudite o dei sogni irrealizzati. D’altro canto, il totoministri è così: si entra e si esce in un lampo.
Adesso, dopo il pronunciamento di Rousseau, la trattativa è entrata per davvero nel vivo. E già si inizia a definire uno schema di massima di quella che potrebbe essere la squadra di governo.
Il passo indietro di Andrea Orlando, che nei giorni scorsi era quotato per un ministero di peso (Esteri) o per la casella di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, spiana la strada a Luigi Di Maio che in queste ore sembra essere il favorito per la Farnesina.
E se i vicepremier scompariranno, per il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio si prefigura un testa a testa fra Roberto Chieppa, segretario generale di Palazzo Chigi, e Vincenzo Spadafora, già sottosegretario del governo gialloverde e regista dell’avvicinamento dei grillini con i democrat.
Eppure raccontano che si starebbe consumando un vero e proprio braccio di ferro fra Conte e Di Maio perchè il primo, non solo starebbe spingendo per Chieppa, ma non intende cedere la delega dei servizi segreti. E non è cosa di poco conto.
La partita Viminale sembra chiusa. Nel gioco dei veti incrociati sarebbe stato individuato il profilo tecnico di Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano, che gode di ampio credito nei palazzi della politica, e, in particolare, al Quirinale.
Un discorso a parte merita il Ministero dell’Economia. Le truppe di Nicola Zingaretti rivendicano per il Nazareno la casella di via XX Settembre, e insistono su un politico come Roberto Gualtieri, storico di formazione, europarlamentare e presidente della commissione Problemi economici e monetari.
Quest’ultimo sta duellando con Dario Scannapieco, economista, che nel 1997 iniziò a lavorare al ministero del Tesoro, diventando nel 2002 direttore generale Finanze e Privatizzazioni.
Oggi Scannapieco è vicepresidente della Banca di investimenti europei, e viene considerato un tecnico “di centrosinistra”, assicurano dal Nazareno. In questo schema, se al Pd toccasse il Mef, i cinquestelle si siederebbero al Ministero dello Sviluppo economico, dicastero strategico per le nomine delle partecipate dello Stato, con Barbara Lezzi.
Calano invece le quotazione di Stefano Buffagni al Mise. Sullo sfondo resta la riconferma di Giovanni Tria, e non è escluso che alla fine sia il ministro uscente ad occuparsi della prossima finanziaria, anche perchè è assai apprezzato dal Movimento ma anche dal Colle.
In questo schema al Mise andrebbe la numero due del Nazareno, Paola De Micheli, che è anche in lizza per il dicastero dell’Infrastrutture. Dove invece i cinquestelle puntano le fiches sull’ingegnere triestino Stefano Patuanelli per sostituire Danilo Toninelli.
Alla Difesa il favorito è Lorenzo Guerini, “il Forlani del Pd” è stato vicesegretario del Pd negli anni di Renzi ma ormai si è affrancato dall’ex sindaco di Firenze. Ma dal Nazareno filtra che nel gioco degli incastri ci potrebbe finire Dario Franceschini.
A Giuseppe Provenzano, classe ’82, siciliano, graduato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, economista, vicepresidente dello Svimez, Zingaretti vuole affidare il ministero del Lavoro e del Mezzogiorno.
Mentre i pentastellati avrebbe mente Nicola Morra per questa casella. Ci sarà spazio anche per Anna Ascani (Affari Regionali), Teresa Bellanova (Agricoltura), e soprattutto per Dario Franceschini che assieme al grillino Spadafora è il vero artefice del governo Conte 2.
Ecco, l’ex diccì ritornerà al ministero della Cultura e si candida già a capo della delegazione ministeriale del Pd
E se sono blindati Alfonso Bonafede (Giustizia) e Riccardo Fraccaro (Rapporti con il Parlamento), uno tra Nicola Morra e Lorenzo Fioramonti potrebbero finire all’Istruzione.
Alla Sanità se saltasse Giulia Grillo, spazio a Pierpaolo Sileri, presidente della Commissione Sanità in Senato in quota M5S. In forte ascesa le quotazioni di Laura Castelli, che potrebbe essere confermata viceministro dell’Economia, o addirittura fare un upgrade come ministro dello Sviluppo Economico.
Per Mattia Fantinati si profila la carica di ministro alla Pubblica amministrazione. Una vera sorpresa potrebbe essere Luca Carabetta, classe ’91, una laurea in ingegneria energetica, imprenditore nel settore delle nuove tecnologie, che avanza per il ministero dell’Innovazione.
Nel mazzo dei cinquestelle c’è anche Giuseppe L’Abbate (Agricoltura). Infine, Di Maio non vorrebbe perdere Sergio Costa, oggi ministro dell’Ambiente, una casella ambita da LeU con Rossella Muroni, che è stata presidente di Lega Ambiente.
Ma Liberi e Uguali propone anche il nome di Roberto Speranza. Il tutto si intreccia con la partita del commissario Ue, ma qui l’ha spuntata Paolo Gentiloni che avrà un portafoglio di peso e la vicepresidenza.
Eppure la notte è ancora lunga, e i sogni potrebbero non esaudirsi.
(da “Huffingtinpost”)
argomento: governo | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
ACQUISITI I DOCUMENTI DI VOLO E ANALIZZATA LA COINCIDENZA CON GLI STESSI E I COMIZI DI SALVINI IN TUTTA ITALIA
Matteo Salvini ha preso voli di Stato per andare ai comizi? È la risposta alla quale cerca ora di dare una risposta la Corte dei conti del Lazio, che indaga sugli spostamenti del ministro dell’Interno e leader della Lega
In particolare, i magistrati della procura contabile hanno aperto un fascicolo esplorativo per accertare se Salvini abbia viaggiato su aerei ed elicotteri della Polizia di Stato al di fuori dei fini strettamente istituzionali.
Repubblica aveva parlato dei recenti tour in giro per l’Italia del ministro leghista, e soprattutto dell’utilizzo del lussuoso bimotore Piaggio P-180, ribattezzato la “Ferrari dei cieli”, non solo per partecipare a eventi ufficiali ma anche per iniziative elettorali.
La Corte dei Conti del Lazio, guidata da Andrea Lupi, ha aperto il fascicolo come atto dovuto, per chiarire se ci sia stato uno spreco di di risorse pubbliche. Nei prossimi giorni potrebbero essere chiesti atti al Viminale.
Complessivamente l’inchiesta giornalistica ha individuato più di 20 voli effettuati con mezzi della polizia e in un caso anche dei vigili del fuoco. Si tratta di viaggi in cui iniziative di propaganda, 211 quelle a cui ha partecipato Salvini solo da gennaio, sono state agganciate a manifestazioni ufficiali.
Repubblica ricorda anche uno spostamento di venerdì scorso, 30 agosto.
Alle ore 6.55 il leader della Lega è salito a bordo del Piaggio P-180 diretto a Reggio Calabria, dove un Augusta lo aspettava per raggiungere una cerimonia antimafia.
Alle ore 12.12 Salvini è poi ripartito per Lamezia Terme e da lì in elicottero fino a Catanzaro per un comizio elettorale.
Alle ore 16.34 poi, il leader è ripartito per Napoli per un incontro in prefettura. Due ore dopo l’ultima tratta per Linate.
Per i voli con mezzi di Stato Salvini è stato attaccato anche dagli avversari politici. Come la senatrice Pd Simona Flavia Malpezzi: “Salvini non è solo un ministro dell’Interno fantasma ma sta usando il suo ruolo di governo per farsi campagna elettorale, si sposta con gli aerei della polizia da 5 mila euro a volo per i suoi comizi, una vergogna”.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
IL RAGAZZO 21ENNE DEL GAMBIA FREQUENTA LE SUPERIORI E AIUTA I DISABILI
«Sei mesi. Solo sei mesi? No, ma noi vogliamo già prolungare. Abdoulaziz può stare qui quando vuole: non riesco più a immaginarmi questa casa senza di lui».
Massimo è il più esplicito, e a volte si commuove anche un po’. Sua moglie, Maria Grazia, all’inizio aveva un po’ paura e non lo nega: «Il timore normalissimo di avere in casa una persona che non conosci».
Timore scomparso praticamente a prima vista, quando a fine maggio Abdoulaziz, 21enne originario del Gambia e titolare di diritto d’asilo in Italia, ha cominciato a vivere a casa loro.
«L’idea è nata perchè avevano una stanza vuota da quando nostro figlio Valerio è andato a vivere per conto suo. C’era spazio, sapevamo che c’erano persone che avevano bisogno e abbiamo preso la decisione. Era una cosa che desideravo: ho preso l’indirizzo, ho approfondito, abbiamo fatto le interviste con Refugees Welcome e ora Abdoulaziz è entrato a far parte della nostra casa e della nostra famiglia», racconta Maria Grazia.
Refugees Welcome è una onlus che fa parte del network europeo Refugees Welcome International, fondato a Berlino nel 2014 e ora attivo in 15 Paesi.
Si occupa di politiche dell’accoglienza e dell’inclusione sociale: oggi fa parte di un progetto partito in alcune città — inclusa Roma — per favorire l’accoglienza in famiglia di rifugiati.
La vita quotidiana
«Al mattino è il primo ad alzarsi», racconta Massimo indicando Abdoulaziz, che studia alle superiori e fa il servizio civile in una realtà che aiuta le persone disabili.
«Anche il sabato e la domenica. Facciamo colazione tutti insieme, diamo una sistemata alla casa e poi andiamo al lavoro. Al ritorno, chi arriva prima aspetta gli altri e in genere ceniamo tutti insieme. Per nostro figlio Valerio è come un fratello minore».
«Eravamo evidentemente predisposti a un progetto di accoglienza del genere», aggiunge Maria Grazia. Ma la molla «ce l’ha data proprio questa negatività imperante nei confronti dei migranti».
Abdoulaziz racconta di essere stato accolto come un nipote, un figlio. «Anche da nonna Teresa», sorride. «Sto cercando di coinvolgere i nostri conoscenti a fare la stessa scelta», chiosa Massimo. «Qualcuno c’è….». Nessuno, tra famigliari e amici, «si è mostrato ostile a questa scelta, anzi», dice Maria Grazia.
«Mio papà a 16 anni, figlio di contadini, ha lasciato la Puglia per Roma. È partito con un asciugamano e i soldi del biglietto di sola andata. Ha dormito per terra alla stazione Termini. Lo spostamento dei popoli fa parte del mondo: aiutare una persona è quindi naturale. Se fossi costretta, anche io mi sposterei: magari sarò una pensionata che va via dall’Italia, sorride. Abbiamo una casa, abbiamo uno spazio e la nostra vita ha acquisito valore. Quando ci si apre agli altri si ha opportunità di conoscenza e fare nuove esperienze».
A chi dice prima gli italiani, e perchè non prendere un terremotato in casa al posto di uno straniero, «rispondo che normalmente chi fa così non fa nulla», chiosa il marito. «Si lamenta e basta. Noi abbiamo fatto qualcosa», dice Massimo. «Ognuno dovrebbe fare la sua parte, una cosa non esclude l’altra. Non ci sono priorità ma tante necessità ».
Il viaggio di Abdoulaziz
Quando è partito da casa Abdoulaziz era minorenne. Dal Gambia è passato in Senegal, poi in Mali, quindi in Niger e in Libia. È stato in prigione.
Ha raccontato il suo viaggio a Maria Grazia e Massimo: è arrivato in Italia che aveva appena compiuto 18 anni, sbarcato a Lampedusa, salvato da una nave umanitaria, tedesca, di cui non ricorda il nome. Nella coppia italiana ha trovato «sorrisi, tanti sorrisi».
Una famiglia. «Mi sono stupito», dice. «Sì che voglio restare, sto bene con loro. Non sognavo neanche di conoscere persone così. Io sono africano, loro sono italiani: non pensavo che fosse possibile. Nè so se io, al contrario, avrei avuto il coraggio di fare quello che hanno fatto loro».
Abdoulaziz ama leggere, ha una pila di libri sulla scrivania ed è estremamente sincero. «Tutti quelli che viaggiano lo fanno per una ragione. Scappano o vogliono migliorare la vita. A me, qui in Italia, non è capitato nulla di brutto, ma ho visto scene tristi. Amici maltrattati, insultati anche solo perchè stavano attraversando la strada al grido di ‘tornatevene a casa vostra’. Perchè lo fanno? Malattia mentale. Non sono nati così ma lo sono diventati: avranno incontrato persone cattive».
(da agenzie)
argomento: radici e valori | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
LUI SI GIUSTIFICA, PEGGIORANDO LA SITUAZIONE: “ERO TRA AMICI A UNA FESTA DI PARTITO”
Sul palco della Festa estiva della Lega a Trieste dove era anche presente il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, un consigliere della Lega ha pronunciato parole oltraggiose contro il Pd, proponendo che i leghisti “come i partigiani” dovrebbero “tornare nei boschi per sparare contro i fascisti del Pd”.
Scoppiato il caso arivano le scuse successive del consigliere che si è detto “sinceramente dispiaciuto” per l’accaduto, aggiungendo che si trattava di frasi pronunciate “in un contesto particolare, all’interno di un’ampia disquisizione tra amici, in una festa di partito” e che non avevano “intenzioni violente”.
Ma il Pd non ci sta: il segretario regionale del Pd, Cristiano Shaurli, rivolgendosi al governatore Fedriga e agli altri esponenti di partito presenti alla manifestazione sostiene: “È finita la stagione della sopportazione, basta insulti e minacce: ricordiamo che l’istigazione alla violenza è un reato, ancor peggiore se commesso da chi le leggi dovrebbe farle e conoscerle”.
Sulla vicenda interviene anche il Gruppo del M5s in Consiglio regionale che afferma: “È inaccettabile che esponenti delle istituzioni si esprimano in maniera così violenta nei confronti dei loro avversari politici. Stavolta è toccato al Pd, a cui esprimiamo la nostra solidarietà , domani toccherà a noi”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
CHIESTO ANCHE L’INTERVENTO DEGLI ORGANISMI ONU PER I DIRITTI UMANI E DELLA COMMISSIONE UE
In data 2 settembre 2019, con le firme dei Senatori Gregorio de Falco e Saverio De Bonis, e dell’avvocato Alessandra Ballerini, è stato presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma (e per conoscenza ed al fine di assumere ogni determinazione di competenza indirizzato anche al Commissario per i diritti umani del Consiglio di Europa, all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR) e alla Commissione dell’Unione Europea) un Esposto relativo alla vicenda della Mar Jonio, nave che aveva tratto a bordo molti naufraghi e alla quale era stato interdetto l’ingresso in acque italiane, impedendo così lo sbarco delle persone salvate e quindi il completamento obbligatorio delle operazioni di salvataggio.
È necessario ricordare che la Mar Jonio è un nave italiana, alla quale è stato impedito l’ingresso in acque territoriali italiane, creando una situazione assurda: volendo, infatti, anche ammettere — almeno come ipotesi di scuola — che contro la nave italiana vi possano essere elementi per indagini, chi le dovrebbe effettuare se non la magistratura italiana?
E se si arrivasse al processo, quali sarebbero, se non quelli italiani, i tribunali chiamati a giudicare?
Quindi, oltre che ingiusto, il divieto di ingresso nelle acque territoriali e di sbarco, è anche insensato dato che sottrae alla giustizia italiana una nave italiana, eventualmente accusata di reati.
L’Esposto, in particolare, chiede che la Procura avvii un’indagine finalizzata a verificare le violazioni delle norme internazionali vincolanti in materia di tutela dei diritti umani e la sussistenza dei reati di omissione e rifiuto di atti d’ufficio, di omissione di soccorso e di sequestro di persona e di ogni altra ipotesi criminosa ravvisabile, anche al fine di individuare i responsabili delle condotte poste in essere.
Inoltre, l’Esposto chiede anche di accertare l’esistenza e la comunicazione di divieti ministeriali o di altra origine circa la possibilità di approdare in Italia della Nave Jonio, le comunicazioni intercorse tra il Ministero degli Interni, il Ministero dei Trasporti, il Ministero della Difesa, la Presidenza del Consiglio, la capitaneria di Porto di Lampedusa e Mrcc Roma in riferimento al divieto di sbarcare in Italia ai danni della Nave Mare Jonio e quelle tra Mrcc Roma (centrale di soccorso Guardia costiera italiana) e Nave Mare Jonio.
Già la Guardia Costiera ha indicato 39 nomi e gli indirizzi di posta elettronica di quanti nella filiera decisionale sono coinvolti e potrebbero venire indagati per “omissione di soccorso” e trattamento inumano”; oltre a questi potrebbero essere individuati anche coloro che hanno emesso un ordine illegittimo, coloro che questo ordine illegittimo non hanno sindacato, come loro dovere, eseguendolo pur sapendo che esso era illegittimo ed ingiusto.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
L’ULTIMO ATTO MISERABILE DI UN SEQUESTRATORE DI PERSONE… PERSINO LA GUARDIA DI FINANZA ERA COSTERNATA
Dopo lo sbarco a Lampedusa degli ultimi 31 migranti rimasti a bordo della nave, la Guardia di Finanza ha posto l’imbarcazione di Mediterranea Saving Humans sotto sequestro. “Questo sequestro amministrativo della nave è veramente surreale, noi siamo stati autorizzati a entrare in acque territoriali, è un dispetto fatto a noi per non tornare in mare a salvare vite umane. Ma tanto ci torneremo, perchè la giustizia ci darà ragione. Qui siamo davanti a un conflitto istituzionale enorme”, ha commentato la portavoce della ong, Alessandra Sciurba.
La responsabile dell’organizzazione sottolinea che l’equipaggio — a differenza di quanto fatto da quello della Eleonore, che è entrata lunedì nel porto di Pozzallo con 104 migranti a bordo forzando il divieto imposto dalle autorità italiane — non ha mai violato il divieto d’ingresso in acque territoriali, fino a quando non gli è stato dato l’ok da parte della Guardia Costiera:
“Ci è stato consegnato nella notte il provvedimento di sequestro amministrativo e una multa da 300mila euro per avere violato il decreto Sicurezza — continua — È un conflitto istituzionale, siamo entrati dopo l’autorizzazione della Guardia Costiera, dopo avere avviato le pratiche di sbarco. L’approdo doveva essere stamattina ma per la concomitanza dell’arrivo del traghetto ci hanno detto di potere attraccare solo alle 10″.
Il cambio di atteggiamento da parte delle autorità , secondo il racconto della portavoce, è avvenuto intorno a mezzanotte: “Ci è stato consegnato il provvedimento e hanno preso l’armatore e il comandante e li hanno portati in caserma per la verbalizzazione — racconta — L’averci contestato di avere violato il decreto Salvini con un’autorizzazione formale di un’autorità di questo Stato crea una situazione davvero surreale che sembra rinviare più a una sana ‘vendetta’ da parte di chi non sopporta che qualche volta la giustizia prevalga, come è successo ieri”.
Punto di vista espresso anche il capo missione, Luca Casarini, che all’Adnkronos ha dichiarato: “Il sequestro della nave Mare Jonio è stato un abuso di potere bello e buono. Una piccola e miserabile vendetta. Il ministro Salvini nei suoi ultimi cinque minuti al Viminale ha voluto fare questo scherzo”. Quando gli hanno notificato il provvedimento, sostiene, i finanzieri si sono detti “costernati”.
Ma la Mare Jonio, qualsiasi siano i provvedimenti a suo carico, tornerà sicuramente in mare, conclude Sciurba: “Per noi — aggiunge — la cosa importante è avere portato le persone a terra in sicurezza. E torneremo presto in mare, non ci fermerà nessuno. Ma la giustizia sarà ripristinata come è accaduto altre volte. Solo che questo dispetto rischia di tenere lontana dal mare per un po’ una nave e mentre ci sono bambini, come i 22 salvati da noi, che ci lasciano la pelle in mare”.
Nella giornata di lunedì, dopo un’ispezione a bordo della nave di un team di medici inviati dal ministero e l’inizio, il giorno precedente, di uno sciopero della fame da parte dei naufraghi, si è deciso di far scendere tutte le persone trasportate “per motivi sanitari”, portandole nell’hotspot locale. “La loro odissea è finita — avevano commentato da Mediterranea — e all’orizzonte si intravede un po’ di umanità . Benvenuti in Europa”.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
IL MINISTERO DEGLI INTERNI NON E’ UN SET DELLA PROPAGANDA E DEVE RAPPRESENTARE TUTTI GLI ITALIANI, QUINDI NO A UN LEADER POLITICO, SI’ A UN TECNICO… DI MAIO AGLI ESTERI E GUERINI ALLA DIFESA… UN TECNICO AL TESORO
Perchè poi, si sa che l’ultima parola spetta al Colle.
Ed è chiaro, come sempre è stato, che si stabilisce un’interlocuzione informale, ben prima che il premier incaricato salga per sciogliere la riserva. Appuntamento questo previsto al massimo entro la giornata di domani. In particolare sono due le caselle su cui c’è un’attenzione particolare, che ha già prodotto i suoi affetti nel negoziato tra i partiti: l’Economia, dove è gradita figura di provato europeismo ed autorevolezza in materia di conti pubblici (leggi qui Giuseppe Colombo) e Interni.
Sarebbe sbagliato dirla così: Mattarella vuole un “tecnico” al Viminale. È più corretto dirla in questo modo: Mattarella, secondo una lunga consuetudine repubblicana, non ritiene opportuno che al Viminale ci sia un leader di partito, dopo la parentesi di Matteo Salvini.
Perchè il Viminale non è un set della propaganda, ma un luogo dove si lavora e si appare poco, e chi lo ricopre deve essere vissuto più come una figura “istituzionale” che “di parte”, di cui si fidano anche gli avversari politici. Non è un caso che, nell’infinita saggezza democristiana, mai nessun leader di quel partito ha ricoperto il ruolo di ministro degli Interni.
Questa lunga premessa spiega perchè Di Maio, che ancora ieri sognava di andare in diretta Facebook contro il suo predecessore, seduto sulla sua sedia, al momento, nel negoziato, sia alla casella Esteri.
Non agli Interni e neanche alla Difesa, casella delicata anch’essa, dove si sono manifestate, sempre sul colle più al alto, alcune perplessità degli apparati su un ministro giovane, inesperto.
Al momento alla Difesa compare il nome di Lorenzo Guerini, del Pd. Più Pd che Renzi, nel senso che il “Forlani di Matteo” — così era chiamato per le sue doti mediatorie — ha da tempo rifiutato l’ipotesi scissionista ed è in grande collaborazione col nuovo corso.
Di Maio dunque alla casella che fino a ieri sembrava destinato ad Andrea Orlando, che invece resterà fuori dal governo e si dedicherà al partito come vicesegretario unico.
È complicato stoppare questa ambizione del capo politico dei Cinque Stelle che, pur non avendo esperienza di feluche e dimestichezza con le lingue, ha consentito lo sblocco della trattativa rinunciando al ruolo di vicepremier. E stoppato su Interni e Difesa.
Unico perchè l’altro vicesegretario, Paola De Micheli, invece entrerà . In una situazione di trattativa in corso, con liste che cambiano ogni ora, al momento è alle Infrastrutture, dove però i Cinque Stelle vorrebbero l’attuale capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, ingegnere con approccio poco ideologico rispetto al predecessore Toninelli in materia di opere pubbliche.
C’è un punto fermo. L’idea di un governo di “discontinuità ” cara a Grillo è franata nella dinamica politica reale.
Di Maio ha inchiavardato nella trattativa i suoi fedelissimo Fraccaro (ai rapporti con Parlamento) e Bonafede, sul cui ruolo c’è una tensione, perchè per il Pd non è digeribile che possa rimanere alla Giustizia, in continuità con l’ultimo anno.
E il Pd non può permettersi di mettere nel governo figure di non provata esperienza, altrimenti rischia di non avere il controllo della situazione. Soprattutto ora che appare chiaro che palazzo Chigi sarà un luogo “autonomo”, in cui Conte non ha intenzione di condividere la sua sovranità .
Senza vicepremier, per la casella di sottosegretario alla presidenza, vero centro nevralgico dell’attività di governo (da Gianni Letta a Giorgetti) vorrebbe un suo “tecnico di fiducia”: il nome che ha in mente è quello di Roberto Chieppa, il sottosegretario generale della presidenza del consiglio.
Nome che cozza con le aspettative e le ambizioni di Vincenzo Spadafora. È uno dei tanti nodi ancora non sciolti. La dead line è domani mattina, quando Conte salirà al Colle con la lista.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: governo | Commenta »
Settembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile
L’APPELLO DI GRILLO HA MOBILITATO LA BASE, DI MAIO ABBOZZA E CERCA DI FARE BUON VISO, METTENDOCI IL CAPPELLO… DOMANI LA LISTA DEI MINISTRI
Ha vinto il Sì. È questo il responso del voto su Rousseau, dove 79.634 dei 117.194 mila iscritti hanno votato dalle 9 alle 18 per decidere se dare il via libera o meno all’accordo con il Pd per la nascita di un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte. La base del M5s ha dunque detto ok all’intesa con il 79,3% dei sì, un vero e proprio plebiscito. I no sono stati il 20,7%.
Domattina il premier incaricato è atteso al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella. Ed è possibile che già domani pomeriggio si terrà il giuramento del nuovo esecutivo.
Il risultato della consultazione su Rousseau è stato pubblicato sul Blog delle Stelle intorno alle 19.30, con tanto di certificazione del notaio.
Subito dopo Luigi Di Maio ha tenuto una conferenza stampa in cui ha giudicato positivamente l’esito del voto: “È stato un plebiscito. I nostri punti sono entrati tutti nel programma di governo”, ha detto
Poi ha aggiunto: “Guardiamo a legislatura che duri 5 anni, il nostro non sarà un governo di destra o di sinistra ma delle cose giuste”.
Anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha commentato con soddisfazione l’esito della consultazione: “Ora andiamo a cambiare l’Italia” ha scritto su Facebook.
Rispetto alle precedenti votazioni, quest’ultima ha fatto registrare un record di affluenza. Alle 16 i votanti erano già 73mila. Qualche ora prima, poco dopo le 13, Davide Casaleggio aveva già esultato: “Ci sono state 56.127 votazioni da parte degli iscritti. È l’attuale record mondiale di partecipazione on line per una votazione politica”. Concetto ribadito anche dopo i risultati: “Sono molto contento di questa giornata, si è dimostrato che i cittadini possono partecipare attivamente alla propria comunità . Questo è un esempio internazionale di cittadinanza attiva e digitale”.
In passato il massimo dei votanti si era raggiunto nella consultazione sul caso Diciotti, che coinvolgeva l’alleato di governo Matteo Salvini: era il 18 febbraio 2019 e votarono in 52.417. Mentre votarono “solo” in 44.769 per l’alleanza fra M5s e Lega, il 18 maggio 2018.
Subito dopo la chiusura delle urne telematiche, il Blog delle Stelle – dove sono stati pubblicati i risultati – è stato per quasi un’ora inaccessibile.
(da agenzie)
argomento: governo | Commenta »