Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
PREVISTI TAGLI PROGRESSIVI ALLE SPESE FISCALI AI SETTORI INQUINANTI
Inizia a circolare una bozza del decreto legge sull’ambiente, tema messo al centro dal nuovo programma di M5s e Pd, e prendono forma i provvedimenti sui quali lavora l’esecutivo. Si va da un bonus ‘rottamazione’ di 2 mila euro al taglio degli incentivi per le attività inquinanti.
L’incentivo per la rottamazione è destinato a chi risiede nelle città metropolitane e intende dismettere autovetture omologate fino alla classe euro 4. Vale cinque anni e può essere usato per abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale, sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni, anche in favore dei familiari conviventi. Il testo che contiene le “misure urgenti per il contrasto dei cambiamenti climatici e la promozione dell’economia verde”, nella versione in bozza, si compone di 14 articoli.
Nel menu degli interventi si trova la promozione del trasporto scolastico sostenibile, con un fondo in favore del servizio di scuola bus a ridotte emissioni per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, comunali e statali ricadenti nell’ambito delle città metropolitane: 10 milioni annui sul piatto.
Una delle misure disegnate è il maxi-sconto su saponi e alimentari sfusi, privi di confezione di plastica. “Al fine di ridurre la produzione di imballaggi per i beni alimentari e prodotti detergenti, per gli anni 2020, 2021 e 2022 è riconosciuto un contributo pari al 20% del costo di acquisto di prodotti sfusi e alla spina, privi di imballaggi primari o secondari”. Lo sconto è diretto per gli acquirenti e sotto forma di credito di imposta, nel limite di 10 milioni l’anno, per i venditori.
Spazio, poi, agli incentivi del trasporto a domicilio di prodotti; si va dalle azioni per il rimboschimento alle città verdi, dalla riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi al potenziamento della via e all’introduzione dell’impatto ambientale della regolamentazione, dallo sviluppo dei parchi nazionali alla tutela degli ecosistemi, all’istituzione di zone economiche ambientali a regime economico speciale, alla velocizzazione della pianificazione di emergenza per gli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti, all’economia circolare, al commissario unico per le discariche abusive.
Prende forma anche la spending review delle spese fiscali dannose per l’ambiente, da tempo invocata dal M5s come serbatoio di risorse.
Si prevede che dal 2020 quelle indicate nel catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi istituito presso il ministero dell’ambiente “sono ridotte nella misura almeno pari al 10% annuo sino al loro progressivo annullamento entro il 2040”; l’individuazione dei sussidi è demandata alla manovra e gli “importi sono destinati, nella misura del 50%, a uno specifico fondo istituito presso il ministero dell’economia per il finanziamento di interventi in materia ambientale, con priorità alla revisione dei sussidi ambientalmente favorevoli, alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili”, si legge nel decreto.
Per quanto riguarda la Via, viene previsto un potenziamento con “un’analisi della coerenza dell’opera ai fini dei cambiamenti climatici nell’intero ciclo di vita, al fine di valutarne la neutralità climatica anche mediante interventi di compensazione”; inoltre viene introdotta una valutazione di impatto sanitario nei siti di bonifica di interesse nazionale; viene posta maggiore attenzione alla compatibilità della regolamentazione con le misure di protezione dell’ambiente, il progressivo ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, l’indirizzo verso un’economia circolare, il contributo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile individuati dalle nazioni unite: “Le amministrazioni centrali e territoriali, entro il 28 febbraio di ciascun anno, pubblicano sul proprio sito istituzionale il proprio bilancio ambientale, al fine di valutare gli impatti ambientali delle politiche settoriali, sociali e di sviluppo dell’ente, attuate o da attuare”, si legge inoltre nel testo. Presso la Presidenza del consiglio è istituita una piattaforma per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
FORMIGLI INVITA CAROLA DOMANI SERA, LEI ACCETTA, CUOR DI LEONE FUGGE: “NON POSSO VENIRE”
Domani Carola Rackete sarà ospite di PiazzaPulita. Il conduttore Corrado Formigli ha raccontato all’AdnKronos un retroscena curioso a questo proposito: “Salvini? L’avevamo invitato alla puntata di domani con Carola Rackete ma ci ha detto che non poteva venire”.
Secondo Formigli La scelta di aprire la stagione 2019-2020 con Carola Rackete nasce dal fatto che “è una notizia. Lei non ha mai parlato in un programma di una tv italiana, ed è la donna che ha tenuto in scacco il potente ministro dell’Interno, Matteo Salvini. E’ anche, a mio parere, il personaggio che ha segnato il passaggio decisivo nella psicologia del leader della Lega: l’atto di forza che lui ha compito contro Carola, donna sola in mare, ha segnato un cambio di passo nella sua politica, lo ha portato sul lato eccessivo della forza. Un atteggiamento troppo prepotente e arrogante, nato da un senso di onnipotenza e all’origine del suo errore politico che ha fatto cadere il governo”
“Ecco — sottolinea Formigli — Carola Rackete ha svelato l’eccesso di forza di Salvini, quella ‘hybris’ che sta alla base dei suoi errori politici. Il ministro dell’Interno della settima potenza mondiale non aveva bisogno di usare la forza contro dei disgraziati e una donna, costringendo quest’ultima a fare manovre pericolose per farli sbarcare. Bastava farli scendere dalla nave”.
L’ex ministro dell’Interno è indagato per diffamazione nei confronti di Carola Rackete. L’avvocato Alessandro Gamberini aveva annunciato nel luglio scorso la querela e anche chiesto il sequestro dei profili Facebook e Twitter dell’ormai ex ministro dell’Interno.
Nella querela, in cui tra l’altro si chiedeva il sequestro degli account social dell’ex ministro, erano riportati alcuni post di Salvini dopo le polemiche seguite allo sbarco dei migranti nel porto di Lampedusa e diversi commenti da parte di utenti contro Rackete. Nella querela si ipotizzava anche il reato di istigazione a delinquere.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LE OPPOSIZIONI IN REGIONE LOMBARDIA AVEVANO CHIESTO LE SUE DIMISSIONI DAL CORECOM, ALLA LUCE DELL’INCHIESTA CHE LO VEDE INDAGATO PER CORRUZIONE INTERNAZIONALE
Gianluca Savoini attualmente è vice-presidente del Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni, l’emanazione lombarda dell’AgCom.
Ieri il consiglio regionale della Lombardia ha bocciato, con 39 no e 26 sì la mozione del PD che chiedeva le dimissioni di Gianluca Savoini.
Per quell’incarico — che Savoini ricopre essendo stato nominato dal Consiglio regionale — il presidente dell’Associazione Lombardia-Russia percepisce un compenso mensile pari a 1.875 euro (2.594,07 euro lordi) erogato dal Consiglio Regionale della Lombardia.
Dal momento che attualmente l’ex consigliere di Salvini è coinvolto in una vicenda dai contorni poco chiari, quella dell’audio dell’Hotel Metropol di Mosca, l’opposizione ha chiesto che il Consiglio rimuovesse dall’incarico il vicepresidente del Corecom.
In realtà anche se la mozione fosse passata il Consiglio regionale non avrebbe avuto gli strumenti per obbligare Savoini a dimettersi.
La Lega però ritiene che l’Aula non abbia il diritto di esprimersi su una vicenda giudiziaria in corso ma solo di valutare l’operato di Savoini come vicepresidente del Corecom.
Il punto però non era quello di “processare” Savoini ma di prendere le distanze da una figura, che chiaramente è legata alla Lega, e che a prescindere dai risvolti penali dell’inchiesta di BuzzFeed e de L’Espresso intrattiene rapporti poco chiari con presunti finanziatori stranieri legati a Putin.
Alla luce di quelle inchieste secondo il PD e il M5S Savoini non sarebbe idoneo a ricoprire l’incarico pubblico e si possono sollevare dubbi riguardo al fatto che svolga il suo mandato “con dignità ed onore” come sancisce la Costituzione.
C’è anche la questione non secondaria delle funzioni del Corecom, un organo di garanzia e di controllo indipendente sulle telecomunicazioni. È opportuno — chiedono i consiglieri d’opposizione — che a ricoprire un incarico così importante ci sia una persona che non nasconde le sue simpatie per una nazione dove i giornalisti vengono uccisi?
Non dovrebbe essere forse la Lega a chiedere a Savoini di fare un passo indietro togliendo dall’imbarazzo il partito e la giunta di Regione Lombardia?
Perchè è stata la Lega a designare Savoini come vice-presidente (in precedenza nel 2006 Savoini era stato Direttore della Struttura Stampa del Consiglio regionale della Lombardia) del Corecom.
Ma non c’è solo il compenso del Corecom tra i soldi pubblici che finiscono nelle tasche di Savoini.
L’Espresso rivelava qualche giorno fa che l’uomo del Russiagate ha percepito a partire dal giugno del 2018 2.600 euro mensili (il totale indicato nei documenti è 35mila euro) da Ferrovie Nord Milano Spa, una società quotata in Borsa i cui azionisti principali sono la Regione (con il 58%) e Ferrovie dello Stato.
Non si sa quale incarico svolga presso FNM Savoini, però si sa che il Consiglio di Amministrazione è stato rinnovato poco dopo la vittoria della Lega alle Regionali del 2018.
E forse è troppo chiedere a Savoini di fare chiarezza o di dimettersi. In fondo non ha alcun obbligo. Un partito politico come la Lega invece ha l’obbligo di fare chiarezza sui suoi rapporti con Savoini. Lo farà mai?
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
IL SISTEMA DI WELFARE AZIENDALE DI UNA FAMIGLIA DI GRANDI IMPRENDITORI
Ferrero ha firmato l’accordo con i sindacati relativo al premio per l’esercizio 2018-2019, oltre 2.000 euro, destinato ai circa 6mila dipendenti italiani e previsto dal contratto integrativo aziendale.
Per l’anno in corso, l’importo massimo raggiungibile è di 2.220 euro lordi, determinati dal risultato economico – unico per tutta l’azienda – e da quello gestionale, legato all’andamento specifico di ogni stabilimento o area.
Per questo motivo i premi risultano differenti e in particolare: 2.097,67 euro lordi per i dipendenti di Alba (Cuneo); 2.016,04 euro lordi per i dipendenti di aree e depositi; 2.111,15 euro lordi per i dipendenti di Balvano (Potenza); 2.080,05 euro lordi per i dipendenti di Pozzuolo (Milano); 2.168,17 lordi per i dipendenti di Sant’Angelo (Avellino) e 2.093,38 euro lordi per i dipendenti in staff.
Le somme verranno erogate con le competenze del mese di ottobre. Il premio si inserisce nel più ampio sistema di welfare aziendale.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA FRODE SCOPERTA TRA TOSCANA E PUGLIA CHE HA PORTATO ALL’ARRESTO DI DUE PERSONE E A DIECI INDAGATI: 50 LE TONNELLATE DI OLIO CONTRAFATTO
Olio di semi reso simile all’olio extravergine di oliva con l’aggiunta sostanze come clorofilla e betacarotene ottenendo un alto profitto illecito.
Così una frode scoperta dal Nas di Firenze tra Toscana e Puglia che ha portato all’arresto ai domiciliari di due persone a Cerignola (Foggia) e a Montespertoli (Firenze) per riciclaggio e ricettazione di ingenti quantità di olio di semi etichettato fraudolentemente come olio extravergine di oliva.
Ad altri due soggetti di Impruneta e Castelfiorentino è stato notificato il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale del commercio di prodotti alimentari per 6 mesi. Nell’inchiesta, coordinata dalla procura di Firenze, ci sono altri 10 indagati (totale 14) tra cui sette prestanome. Le indagini sono state nelle province di Barletta-Andria-Trani, Firenze, Foggia, Pescara, Pisa e Prato.
Nelle indagini del Nas di Firenze, a cui hanno collaborato il Nas di Foggia e i carabinieri dei comandi provinciali di Firenze e Foggia oltre a personale dell’Istituto Centrale Repressione Frodi, è stato documentato il flusso di 50 tonnellate di olio sofisticato di cui sono state sequestrate 16 tonnellate per impedirne l’illecita commercializzazione. Inoltre, sono stati individuati i depositi dove l’olio veniva stoccato in attesa di essere venduto.
Tra gli interventi c’è stato il sequestro a Firenze di un autocarro con 5.500 litri di olio modificato mentre andava a rifornire un’attività della ristorazione
Sempre le indagini del Nas avrebbero riscontrato che i presunti prestanome indagati avrebbero contribuito a sviare le indagini, in particolare avendo permesso l’uso del marchio di loro società , peraltro risultate inesistenti o non più operative, da parte dell’arrestato di Cerignola che realizzava materialmente la sofisticazione e il confezionamento di lattine e bottiglie di olio apponendo le etichette di quelle stesse società .
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI MILANO: “LE RAGIONI POLITICHE SONO DIFFICILI DA COMPRENDERE”
“Le ragioni politiche della scissione di Italia Viva sono difficili da comprendere”. Inizia così il post con cui il sindaco di Milano, Beppe Sala, commenta l’addio di Matteo Renzi al Pd: “Se l’obiettivo era quello di riorganizzare lo spazio politico in modo più coerente, temo che gli effetti, almeno al momento, siano diversi da quelli sperati. In quello stesso spazio “liberal-democratico” oggi c’è solo un soggetto in più. Credo che le ragioni vere di questa scelta risiedano invece altrove”, continua.
E i motivi, per Sala, risiedono nell’indole di Renzi: “Lo dico con rispetto per Matteo, ma credo che faccia molta fatica a stare in una comunità collaborativa, preferendo invece un sistema che risponda pienamente a lui. È questo quello che più ci distingue”.
(da agenzie)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA FARSESCA VICENDA DEL MANCATO ARRESTO “DELL’ USURPATORE”
Il generale di brigata in congedo dall’Arma dei carabinieri, Antonio Pappalardo, è stato rinviato a giudizio per vilipendio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Lo ha deciso il gup del tribunale di Roma accogliendo la richiesta del pm Sergio Colaiocco.
Era il 21 dicembre 2017 quando nella veste di presidente del Movimento ‘Liberazione Italia’ si presentò al Quirinale per notificare “un ‘verbale d’arresto a carico di Sergio Mattarella per il delitto di usurpazione di potere politico, definendolo, in presenza di più persone, un usurpatore”.
Per la Procura il generale 73enne ha offeso l’onore e il prestigio del presidente della Repubblica che defini’ “un usurpatore” arrivando a tentare di notificare al Quirinale, il 21 dicembre del 2017, “un verbale d’arresto a suo carico” per il reato di “usurpazione del potere politico”.
Il generale, inoltre, rischia un secondo processo per il reato di istigazione a commettere arresto illegale. In questo caso l’indagato invitò le forze dell’ordine ad arrestare membri del governo e parlamentari che riteneva non legittimati dopo una sentenza della Consulta del 2014 che si era espressa sulla incostituzionalità del Porcellum, la legge elettorale vigenti all’epoca.
All’epoca raccontammo come si era svolto l’arresto di Mattarella:
In mancanza di comunicazioni ufficiali abbiamo quindi raggiunto telefonicamente il Generale Pappalardo che ci ha spiegato come si è svolto l’arresto. La delegazione del Movimento Liberazione Italia si è recata questa mattina, alle 11:30 in Piazza del Quirinale per procedere all’arresto. A quel punto — racconta il Generale al telefono — «siamo stati bloccati all’ingresso del Palazzo». Un funzionario è uscito per indagare sulle intenzioni del gruppetto. Pappalardo è stato chiarissimo «debbo parlare con Sergio Mattarella», ha detto, tenendoci a precisare di non essersi riferito a Mattarella chiamandolo Presidente perchè abusivo.
A quanto pare però dal Quirinale hanno risposto che “il Presidente non era disponibile” a ricevere la delegazione del MLI. A quel punto è scattato il piano B. Ovvero il verbale d’arresto è stato notificato all’ingresso del Quirinale. Al reato di usurpazione di potere politico contestato al Presidente della Repubblica è stato aggiunto quello di resistenza a pubblico ufficiale.
Una volta espletate le formalità Pappalardo e i suoi si sono recati in una caserma dei Carabinieri per verbalizzare quanto accaduto. Pappalardo ci ha tenuto a ricordare che «una volta notificato il verbale d’arresto qualsiasi cittadino può procedere ad arrestare il Presidente in qualsiasi momento».
Infine il MLI ha anche deciso di denunciare il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone per omissione d’atti d’ufficio e favoreggiamento dal momento che non ha dato corso alle “numerose denunce del MLI contro i parlamentari abusivi”.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA ORIGINALE TEORIA: SE I LEGHISTI INSULTANO I GIORNALISTI E’ COLPA LORO CHE NON SI DEVONO PERMETTERE DI DARE DEL RAZZISTA AI RAZZISTI
Giovanni Floris e Di Martedì hanno contribuito in maniera notevole al suo successo mediatico. E così Francesca Donato, europarlamentare della Lega che sognava l’uscita dall’euro ma che dopo l’arrivo a Bruxelles ha cambiato (pare) idea ieri era su La 7 a portare avanti la causa del sovranismo televisivo.
E come sempre non ci ha deluso, perchè l’europarlamentare del progetto eurexit è una che ha poche idee ma molto chiare.
La Donato ci tiene a far sapere da che parte sta sulla questione degli insulti a Gad Lerner da parte dei militanti della Lega a Pontida.
Secondo l’europarlamentare del Carroccio la colpa è di chi continua a dire che Salvini è un “razzista”. Perchè non sono i leghisti a discriminare un giornalista (o i Rom, o i migranti) sono gli altri ad essere razzisti.
La Donato infatti spiega che quella contro la Lega altro non è che «una forma di discriminazione ideologica di una intera fascia della popolazione soltanto perchè non accetta pedissequamente un sistema basato sulle elite, vuole ritornare a dare la sovranità al popolo come dice la Costituzione».
Siamo a tanto così dalle argomentazioni dei suprematisti statunitensi che accusano i neri di discriminarli perchè sono bianchi.
Ma l’effetto è più comico che preoccupante: sembra la famosa scena del film di Sacha Baron Cohen dove Ali G accusa i parlamentari britannici di non prenderlo sul serio urlando «è perchè sono nero???».
Non sono mancati poi i cavalli di battaglia con con la Donato spopola sui social. Ad esempio la difesa della Flat Tax (che secondo lei aiuta i poveri) e alcuni curiosi distinguo sulla lotta all’evasione che non si può fare mica aumentando le tasse ai ricchi: «si parla di fare una tassazione progressiva aumentando le tasse ai ricchi ed è vero che a questo punto i ricchi preferiscono andare nei paradisi fiscali. Noi che cosa vogliamo: vogliamo aumentare la domanda interna o ucciderla per sempre togliendo di tasca i soldi alle persone?».
In questo passaggio la Donato sembra stia difendendo la decisione dei ricchi che portano il loro denaro nei paradisi fiscali (sottraendolo alle casse dello stato) e crede — come Sallusti — che la cosa migliore per far crescere un paese dove il reddito medio dichiarato è pari a 20.940 euro sia quello di lasciare più soldi in tasca a chi ne ha già per far crescere la domanda interna.
Certo, i ricchi in genere comprano beni di lusso (però molti sono di importazione) ma quando hanno un surplus di denaro lo investono e quindi non mettono in circolazione la ricchezza.
È un peccato che l’onorevole leghista ieri abbia avuto poco spazio per parlare, chissà quante altre perle ci avrebbe regalato.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
IN 14 MESI CON SALVINI SONO ARRIVATI 8.000 PROFUGHI, SONO AUMENTATI I MORTI ANNEGATI, HA FATTO MENO RIMPATRI DI MINNITI E IN ITALIA ABBIAMO 30.000 MIGRANTI PER STRADA PERCHE’ NON VUOLE CHE SI INTEGRINO… E’ C’E’ UN SEQUESTRATORE DI PERSONE ANCORA A PIEDE LIBERO
Durante una diretta Facebook ieri pomeriggio Matteo Salvini ha rivendicato come durante il suo mandato ci sia stato «un costante calo delle partenze dei morti e degli sbarchi».
Il leader della Lega ha anche attaccato il governo Conte — e senza mai nominarla, la ministro Lamorgese — quando ha “scoperto” che gli sbarchi stanno aumentando: «vedo che ad esempio nel primo mese del nuovo governo, per la prima volta dopo un anno e mezzo aumentano gli sbarchi rispetto all’anno scorso».
Successivamente a CartaBianca su Rai 3 Salvini ha provato, invano, a difendere la tesi che con con il nuovo esecutivo i porti sono stati aperti.
La prima cosa da dire è che i porti non sono mai stati chiusi, nemmeno quando c’era Salvini al Viminale. Perchè ad eccezione dei casi in cui l’ex ministro ha fatto la voce grossa contro le navi delle ONG (ma alla fine sono stati fatti sbarcare anche quei migranti) o contro quelle della Guardia Costiera i migranti hanno continuato a partire dalla Libia e a sbarcare sulle nostre coste.
Durante la “gestione Salvini” ne sono arrivati complessivamente oltre ottomila.
Come abbiamo spiegato la prima affermazione di Salvini è falsa.
Sono infatti diminuiti solo gli sbarchi mentre i morti in mare sono aumentati (anche in termini assoluti) rispetto alla gestione Minniti.
Le partenze invece pur essendo diminuite non sono calate in maniera direttamente proporzionale agli sbarchi. Questo nonostante le ONG siano state fatte allontanare dalla zona delle operazioni degli scafisti e della guardia costiera libica.
Del totale degli oltre ottomila migranti che sono arrivati in Italia in questi 14 mesi Salvini ha concentrato l’attenzione mediatica sull’unico aspetto che poteva dare l’impressione di essere in grado di controllare: quelli che venivano salvati dalle ONG. Le ragioni sono semplici: si tratta di casi “simbolo” dove il Ministero e il governo poteva indicare il presunto colpevole.
Poco importa che le inchieste per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico delle ONG siano state quasi tutte archiviate.
Perchè Salvini ha fatto la guerra alle ONG e non agli scafisti?
È invece molto più difficile fermare i singoli barchini degli scafisti, anche perchè c’è il problema di identificare lo scafista di turno. E agli italiani in fondo importa poco se viene arrestato, perchè è un “nemico” molto meno identificabile.
Le ONG sono sempre le stesse, riconoscibili da tutti e già inserite nella narrazione che le vede come complici dei trafficanti e come fattore di attrazione (in realtà non è quello il pull factor che spinge i migranti a partire perchè “sanno che saranno salvati”. Ma i migranti — ha mostrato su Twitter Matteo Villa dell’ISPI — partono lo stesso anche se non ci sono le ONG.
Cos’è cambiato quindi quando Salvini era al Ministero dell’Interno? L’unica sostanziale novità è che è aumentato il numero di migranti intercettati dalla Guardia Costiera libica e riportati in Libia.
Un paese dove per stessa ammissione di Salvini qualche giorno fa, c’è la guerra e che quindi non può essere considerato un porto sicuro.
Ieri Bianca Berlinguer ha ricordato a Salvini che «gli sbarchi in questi mesi ci sono sempre stati, anche se si è parlato solo di quelli che arrivano con le navi delle organizzazioni non governative coi barchini fantasma ne sono arrivati molti di più di quanti ne sono arrivati con le navi delle ONG».
Ed è vero, i migranti arrivati a bordo delle ONG da gennaio a settembre 2019 sono stati 472, gli altri 4.553 sono arrivati in altri modi. Chi a bordo di navi mercantili italiani (i vari Asso 25 e simili) o assetti della Marina Militare e della Guardia Costiera. Salvini ribatte che «non sono sbarchi fantasma, sono tutti censiti uno per uno, vengono identificati tutti e vengono messi tutti nei centri».
Ed è vero che con sbarchi fantasma si intendono quelli che arrivano sulle coste e riescono a dileguarsi prima dell’arrivo delle forze dell’ordine (è successo).
Ma questi “fantasmi” sono invece degli spettri che non compaiono nella propaganda della Lega (ma sono ben evidenti dai dati statistici del Viminale).
«Perchè quelli arrivano e altri con donne e bambini sono dovuti restare per settimane in mezzo al mare?» chiede la Berlinguer. La risposta di Salvini lascia il tempo che trova e non dà alcuna spiegazione: «l’obiettivo è bloccare tutti quelli che vengono portati qua dagli scafisti, se poi vengono portati dalle ONG o dai singoli scafisti per me non cambia nulla».
Ma in realtà cambia, perchè nessuno ha mai sentito Salvini fare polemica per i barchini che arrivavano tranquillamente in porto a Lampedusa mentre la Sea Watch era alla fonda con i migranti in ostaggio della propaganda sui porti chiusi.
Porti chiusi di Shroedinger, visto che gli scafisti ci potevano entrare senza problemi mentre le ONG (i ” vicescafisti”) dovevano starsene al largo.
C’è poi un altro dato interessante che emerge dalle statistiche del Viminale: il numero di migranti “in accoglienza” sul territorio italiano.
Al 31 agosto 2019 c’erano 101.540 persone; a fine 2018 erano 135.858. Non si sa che fine hanno fatto gli altri, è probabile che molti siano quelli cui è stata tolta, da Salvini, la protezione umanitaria e che quindi sono usciti dal sistema.
A questo punto la domanda è d’obbligo: cosa ha fatto davvero Salvini in questi quattordici mesi al governo quando lo stipendio glielo pagavamo noi?
(da “NextQuotidiano”)
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