Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
HA PRESO IN GIRO I MERIDIONALI CON LA TAP E PARLA ANCORA
I giornali oggi hanno raccontato di una cena delle deluse tra Barbara Lezzi e Giulia Grillo, ex ministre del Sud e della Sanità che non sono state riconfermate nel Conte Bis per decisione del Capo Politico del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio.
La Grillo è uscita allo scoperto con un’intervista al Fatto Quotidiano, la Lezzi decide di farlo attraverso uno status su Facebook che trasuda raffinatezze lessicali di un certo livello che vale la pena analizzare parola per parola:
“Sono arrabbiata perchè non abbiamo più il ministero per il sud? Per questo parlo? Certo, anche per questo. E lo rivendico a testa alta perchè abbiamo lavorato in questi mesi quasi senza soldi.”
Si noti qui il plurale utilizzato da Lezzi: “abbiamo” serve a dire, se per caso qualcuno insinuasse che si lamenta pro domo sua, che lei si sarebbe anche accontentata di un altro M5S al suo posto, a patto che il ministero rimanesse grillino.
“Perchè ora arriva la nuova programmazione dei fondi e noi abbiamo abdicato alla responsabilità del cambiamento per ben otto regioni e le abbiamo riconsegnate a coloro che i cittadini avevano mandato a casa.”
E questo è il punto più simpatico perchè delle regioni del sud attualmente sono amministrate dal centrosinistra Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Umbria e dal centrodestra invece Sicilia, Sardegna, Abruzzo, Molise.
Tecnicamente i cittadini hanno mandato a casa soltanto i candidati del M5S in ciascuna di queste regioni.
“Sono arrabbiatissima perchè i miei conterranei mi dicono: vi abbiamo dato il voto e ci avete ridato i soliti personaggi. Ma mai e poi mai trovo nella mia delusione la motivazione del tradimento”
Ora, pare strano che i suoi conterranei non gli abbiano detto niente quando hanno fatto il governo con Salvini, ovvero uno che fa politica da venticinque anni (un solito personaggio, si direbbe); nè che siano stati in silenzio quando sono andati al governo con la Lega, ovvero con quel partito che fino all’altroieri schifava e insultava i meridionali.
No, i suoi conterranei sono arrabbiati oggi. Poi, dopo essersela presa con Silvia Vono senza nominarla, la Lezzi giura che non tradirà ma fa un invito al M5S:
“!Il Movimento, però, non rinunci a migliorare se stesso. Emargini l’irriconoscenza e la saccenteria. Torni a credere ed a ascoltare chi non si è intimorito del dileggio, chi ha ignorato le macchine del fango mediatiche, chi ha sempre e solo rivendicato il benessere dei cittadini e il rispetto delle loro scelte. Chi non si è mai vergognato di lavorare sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle.”
E qui bisognerebbe chiederle: chi è l’irriconoscente nel M5S? Chi è il saccente? Chi è che è stato dileggiato (ad esempio dall’”ottusangolo” rifilatole da Travaglio…)? Chi è che ha messo su una scenata indecorosa sul TAP pur sapendo delle penali dal 2015, ha parlato di asciugamani per spiegare la sua contrarietà all’opera e ha infine scoperto che era già autorizzato?
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
UNICO PAESE EUROPEO IN CUI SI E’ REGISTRATO UN FORTE CALO
L’Italia, fra il 6 giugno e l’11 settembre 2019, è stato l’unico Paese dell’euro a registrare un forte
calo dello spread, coinciso con il cambio di governo.
Lo rileva la Bce, secondo cui “i differenziali sulle obbligazioni sovrane (rispetto al tasso OIS privo di rischio, ndr) sono rimasti ampiamente stabili durante il periodo in esame, con l’eccezione del mercato italiano, dove i differenziali di rendimento a dieci anni sono scesi di 1,1 punti percentuali, in seguito alle attese e alla successiva formazione di un nuovo governo” scrive la Bce, la quale prende in esame il periodo che va dal 6 giugno all’11 settembre.
In questo periodo, i “rendimenti a lungo termine sono diminuiti in misura significativa sia nell’area dell’euro sia negli Stati Uniti” ma gli spread, che sono differenziali di rischio, “sono rimasti sostanzialmente invariati nella maggior parte dei paesi dell’area dell’euro”.
Detto questo, la Bce assicura che intende “fornire un considerevole stimolo monetario per assicurare il perdurare di condizioni finanziarie molto favorevoli che sostengano l’espansione dell’area dell’euro, l’accumularsi di pressioni interne sui prezzi attualmente in corso e quindi la stabile convergenza dell’inflazione sul valore perseguito nel medio termine”.
Queste decisioni sono state assunte per rispondere a un livello di inflazione che continua a essere inferiore a quello perseguito dal Consiglio direttivo. Quest’ultimo, spiega il bollettino, “ha ribadito la necessita’ di un orientamento di politica monetaria fortemente accomodante per un prolungato periodo di tempo”. In prospettiva, quindi, è pronto “ad adeguare tutti i suoi strumenti, nella maniera che riterrà opportuna, per assicurare che l’inflazione si diriga stabilmente verso il livello previsto, in linea con l’impegno ad adottare un approccio simmetrico nel perseguimento del proprio obiettivo”.
La Bce fa notare anche che “i rischi al ribasso per l’attività economica a livello mondiale ultimamente si sono intensificati” e che un ulteriore “inasprimento delle tensioni commerciali potrebbe rappresentare un rischio per la crescita e per il commercio mondiali”.
Inoltre, “lo scenario di una Brexit senza accordo potrebbe avere ulteriori ripercussioni negative, soprattutto in Europa”. Per quanto riguarda invece l’interscambio mondiale, quest’ultimo si è notevolmente indebolito nella prima meta’ dell’anno e pesano soprattutto le dispute commerciali fra Stati Uniti e Cina. Allo stesso tempo, anche altre questioni commerciali restano insolute.
La Bce poi consiglia ai paesi con un debito elevato di perseguire politiche prudenti. “Alla luce dell’indebolimento delle prospettive economiche e di rischi al ribasso ancora pronunciati — osserva — i governi interessati da un rallentamento economico che dispongono di margini per interventi di bilancio dovrebbero agire in maniera efficace e tempestiva. Contemporaneamente, i governi dei paesi con un debito pubblico elevato devono perseguire politiche prudenti e adoperarsi per il conseguimento degli obiettivi in termini di saldo strutturale”.
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
E’ LA MISURA CARDINE DELLA MANOVRA ECONOMICA
Il taglio del cuneo fiscale è una delle misure principali che il nuovo governo vuole realizzare con la Legge di Bilancio 2020.
Secondo le due forze di maggioranza, Pd e M5S, questo intervento potrebbe far bene all’economia italiana, favorendo i consumi.
Ma qual è il significato di cuneo fiscale? Di seguito lo spieghiamo con parole semplici e comprensibili anche per chi non ha dimestichezza con il vocabolario economico.
Il cuneo fiscale è un indicatore che misura il peso delle imposte e dei contributi sul costo del lavoro. In altre parole, è la differenza tra quanto un lavoratore costa al datore di lavoro e la somma di denaro netta che quello stesso lavoratore effettivamente percepisce.
In teoria, il significato di cuneo fiscale è più ampio. Nelle scienze economiche questo indicatore studia le distorsioni della domanda di un bene in seguito dell’introduzione di una tassa sulla produzione e/o sul consumo di quello stesso bene. Nel dibattito politico, tuttavia, ci si riferisce comunemente all’indicatore descritto sopra, limitandosi cioè al suo significato nel quadro del mercato del lavoro.
Con cuneo fiscale, per concludere, si intende sostanzialmente la somma delle imposte tributarie e dei contributi che gravano sul costo del lavoro. Esso può essere determinato sia per i lavoratori dipendenti sia per gli autonomi o i liberi professionisti.
Taglio cuneo fiscale: perchè
Il taglio del cuneo fiscale è un’operazione di cui si dibatte da anni. Come è facilmente intuibile, significa ridurre il peso delle imposte e dei contributi sul costo del lavoro. A seconda di come venga attuato, questo alleggerimento può produrre benefici economici per il lavoratore, per il datore di lavoro oppure per entrambi.
Se vengono alleggeriti solo i contributi a carico del lavoratore, ad esempio, il datore di lavoro non ne ricaverà alcun beneficio.
Allo stesso modo, se vengono ridotte solo le tasse in busta paga a carico delle imprese, il lavoratore rischierà di non averne alcun vantaggio.
Se invece vengono tagliati sia gli oneri a carico delle aziende sia quelli a carico del lavoratore, entrambi ne trarranno giovamento.
Il taglio del cuneo fiscale generalmente viene operato perchè può essere una buona leva di stimolo all’economia. Gli obiettivi possono essere: snellire il mercato del lavoro, favorire le assunzioni, ridurre la pressione fiscale a carico delle imprese, favorire i consumi
Il taglio nel 2020
Come detto più volte dal premier Giuseppe Conte, il taglio del cuneo fiscale è tra le misure principali da attuare con la Legge di Bilancio 2020 (insieme ad altre come il salario minimo). Il Governo Conte Bis, come si legge nelle linee guida dell’accordo tra M5S e Pd, vuole tagliarlo “a vantaggio dei lavoratori”, ossia vuole ridurre le tasse sul lavoro allo scopo di aumentare le entrate economiche per il lavoratore, in modo da stimolarne i consumi.
Secondo i dati dell’Istat, al 2017 il costo del lavoro dipendente in Italia risulta in media pari a 32.154 euro annui, sostanzialmente stabile rispetto al 2015. Il cuneo fiscale e contributivo, dice l’Istat, è pari al 45,7 per cento del costo del lavoro, in lieve calo rispetto agli anni precedenti (46,0 per cento nel 2015, 46,2 per cento nel 2014).
Per la manovra economica 2020 sono due le ipotesi sul tavolo.
La prima consiste nell’introdurre un credito di imposta che si traduca per il lavoratore in una sorta di stipendio aggiuntivo da circa 1.500 euro, che potrebbe essere liquidato nel mese di luglio. Questo pagamento assorbirebbe il bonus Renzi da 80 euro.
La seconda ipotesi è quella di un taglio secco dei contributi a carico del lavoratore (che attualmente, per un lavoratore dipendente a tempi indeterminato, sono pari al 9 per cento).
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
CONTINUA L’EMORRAGIA DI VOTI DEL PARTITO DI SALVINI
Sono stati diffusi i sondaggi Emg per la trasmissione Agorà di Raitre. 
Rispetto ai rilevamenti del 19 settembre la Lega di Matteo Salvini (pur restando il partito di maggioranza relativa) perde quasi un punto percentuale, passando dal 33,1% al 32,2% (-0,9%).
Tendenzialmente stabili gli altri partiti. Il Partito Democratico si conferma seconda forza politica nazionale con 20,3%, guadagnando un decimo rispetto ai sondaggi di sette giorni fa. Il Movimento 5 Stelle conquista un +0,2% passando dal 18,7% al 18,5%.
Invariato il dato di Fratelli d’Italia. Il partito guidato da Giorgia Meloni si attesta sul 7,3% e consolida il primato su Forza Italia, ancora in calo: gli azzurri infatti cedono ancora due decimi di punto declinando dal 7,0% al 6,8%.
Il neonato partito fondato dall’ex presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi guadagna consensi rispetto alla prima rilevazione.
All’esordio nella valutazione demoscopica del consenso gli veniva attribuito un 3,4%: dopo una settimana Italia Viva conquista quasi un punto e si conferma sesta forza politica e terza della maggioranza del governo giallorosso.
Sempre a proposito di Italia Viva, Emg sonda anche l’opinione degli elettori circa l’affidabilità del partito guidato da Renzi all’interno del governo.
Per la stragrande maggioranza degli elettori (70%) il senatore di Scandicci non sarebbe un alleato affidabile. Giudizio opposto per il 21%, mentre il 9% preferisce non rispondere.
Tendenza ancora più accentuata per quanto riguarda gli elettori delle Lega (88% di inaffidabilità ) e quelli del M5S (73%). Chi vota Pd, invece, tende a dare maggiore fiducia all’ex segretario: il 43% lo considera un alleato di cui fidarsi.
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
ADESSO CHE LO SPACCIATORE ABUSIVO DI ROSARI E MADONNE NON C’E’ PIU’, IL VIMINALE RIAPRE IL DIALOGO CON LE STRUTTURE DELLA CHIESA: “DOBBIAMO LAVORARE TUTTI INSIEME”
Lo spacciatore abusivo di vangeli, rosari e madonne ha sempre avuto parole velenose contro la Chiesa e i vescovi, evidentemente rappresentanti di una religione che non poteva essere la sua, perchè anche l’ultimo dei catechisti può spiegare che razzismo, egoismo e odio sono il contrario dell’insegnamento di Gesù Cristo.
Ma adesso che lo pseudo devoto non c’è più, tra il Viminale e la Cei è tornato il sereno.
“Il ministero dell’Interno esprime gratitudine al cardinale Bassetti e alla Cei per l’attenzione dimostrata e per quello che sta facendo per noi”
Lo ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in un’intervista del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, a margine della firma di un nuovo protocollo d`intesa tra il Viminale e la Conferenza Episcopale Italiana, per l`accoglienza di una sessantina di persone – fra i 182 migranti sbarcati ieri a Messina dalla nave Ocean Viking – che non saranno ridistribuite tra Francia, Germania, Portogallo, Irlanda e Lussemburgo.
“È una convenzione – ha spiegato il ministro Lamorgese – che ripercorre ciò che già è avvenuto in passato. È il segnale di attenzione che la Cei e la Caritas hanno mostrato nei confronti dei migranti che arrivano sulle nostre coste, scappando da territori come la Libia dove c’è una guerra civile”.
“Gli sbarchi attualmente – ha concluso il ministro Lamorgese a Tv2000 – coinvolgono soprattutto i barchini. Si sono leggermente implementati ma ci sono sempre stati anche nei periodi precedenti. È un sistema che cercheremo di governare al meglio, speriamo anche con l`aiuto dell`Europa. Dobbiamo lavorare insieme agli altri Paesi europei per cercare di governare un fenomeno che è strutturale, che esiste e che deve essere governato”.
(da Globalist)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
ALTRO CHE LE BALLE DI DI MAIO E TONINELLI SUI “18 MILIONI L’ANNO RISPARMIATI”
Vi ricordate? L’Air Force Renzi fu uno dei primissimi annunci del governo Conte: i ministri Di
Maio e Toninelli si davano il cinque mentre vi fregavano: “Diciotto milioni all’anno risparmiati, come tre nuovi treni per il trasporto pendolare o due nuove scuole per i nostri figli. Ecco cosa potremo fare da oggi al 2024 grazie al taglio di questo enorme spreco”, recitava il bannerino di propaganda che i due ministri facevano girare su Facebook.
Ebbene, come molti di voi NON sapranno, quell’aereo è attualmente ancora a carico dell’Italia.
Spiega oggi Daniele Martini su La Stampa:
Sui contenuti di quel contratto indaga la Guardia di Finanza per conto della Procura della Repubblica di Civitavecchia e indaga pure la Corte dei conti per valutare se ci sono danni per l’Erario e stabilire chi eventualmente dovrà pagare. Subito dopo anche i tre Commissari straordinari di Alitalia voltarono le spalle all’Air Force renziano sciogliendo il contratto stipulato dalla stessa Alitalia con Etihad per cui lo Stato aveva già pagato una cinquantina di milioni di euro.
Quest’ultima, ovviamente, non fu contenta, ritiene di essere danneggiata dalla decisione di Alitalia che considera unilaterale e si lamenta per il trattamento pessimo riservato al velivolo.
Di conseguenza per quell’aereo c’è anche una causa civile in corso che chissà quanto andrà avanti e nell’attesa renderà difficile stabilire perfino a chi spetta fare a pezzi l’aereo. Il risultato è che i risparmi annunciati dal M5S non sono mai arrivati ai poveri “cittadini”. E l’aereo sta ad arrugginire in un hangar:
Che il destino dell’Airbus di Renzi sia restare a terra è quasi certo. Chi è del mestiere e ha visto di recente da vicino il velivolo riferisce di aver notato che la ruggine sta intaccando l’attaccatura delle ali alla fusoliera al punto che l’aereo ha perso l’equilibrio alare, cioè pende. In quelle condizioni è quasi impossibile possa riprendere il volo se non a patto di interventi che forse finirebbero per costare più dell’aereo stesso.
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
LA VERGOGNOSA INTERVISTA DEL CORISTA SOVRANISTA: CI MANCAVA CHE SI CHINASSE A LUSTRAGLI LE SCARPE
Avevamo lasciato Mario Giordano con in mano il pupazzo di “Camilla” (il nome è di fantasia) la bambina figlia della coppia di Reggio Emilia che due giorni fa è tornata a casa. Da mesi il conduttore di Fuori dal Coro ci parla di Bibbiano. Organizza recite delle intercettazioni, invita in trasmissione genitori di bambini strappati e piange e si dispera quando ci racconta del sistema messo in piedi a Bibbiano e della turpe ideologia sul quale a suo dire si basa.
Ieri sera da Mario Giordano c’era Matteo Salvini, un altro che ama molto parlare di Bibbiano. Tutti e due rimproverano gli altri (il PD e il MoVimento 5 Stelle) di non parlare abbastanza di Bibbiano. Magari perchè vogliono nascondere qualcosa (ma non dicono cosa).
Il pubblico legittimamente ieri sera si sarebbe potuto aspettare che durante l’intervista a Salvini Mario Giordano una domandina su Bibbiano la facesse. Anche perchè in apertura di puntata il nostro si era addirittura collegato con la cameretta di Camilla, la bambina di due anni figlia di Stefania e Marco che due settimane fa erano stati ospiti proprio a Fuori dal Coro.
Ieri sera però Giordano ha fatto a Salvini tante domande. Gli ha chiesto dell’aumento degli sbarchi dei migranti che sono aumentati da quando lui non è al governo. Gli ha chiesto della proposta di tassare i contanti o della tassa sulle merendine.
Si è parlato di Mario Monti “colpevole” di aver votato la fiducia al Conte bis e dei vari Toninelli e Trenta “colpevoli” di remare contro l’ex ministro dell’Interno quando governavano assieme.
C’è stato addirittura il tempo per parlare di quando da ragazzino Salvini beveva «spuma bianca e spuma nera, spuma d’oro, il ginger, cedrata tassoni, chinotto e bergamotto» perchè il ministro Fioramonti (che nel governo gialloverde era viceministro) se ne è uscito con l’idea assurda di tassare le bevande gassate per aumentare lo stipendio agli insegnanti.
Addirittura Giordano ha chiesto al senatore della Lega come è stato farsi il selfie con Asia Argento dopo la puntata di Non è la D’Urso di domenica chiedendo se tra i due fosse nato un rapporto.
Insomma avete capito: ieri sera da Mario Giordano il Segretario della Lega ha potuto suonare tutto il suo repertorio.
L’unica cosa di cui nè Giordano nè Salvini hanno parlato è stato Bibbiano. Ad esempio Giordano, che sull’argomento è molto ferrato e ha letto le carte dell’inchiesta, avrebbe potuto chiedere all’ex ministro dell’Interno perchè ha fatto salire Greta sul palco di Pontida.
Avrebbe potuto chiedergli perchè sui social gli account ufficiali della Lega continuano a mentire sulla bambina “di Bibbiano” che in realtà non lo è.
Avrebbe potuto chiedere a Salvini perchè dal palco del raduno della Lega ha mentito quando ha detto che la bambina era stata “restituita alla mamma”.
Ma non lo ha fatto. Evidentemente di Bibbiano si parla solo quando vogliono loro e come vogliono loro. Chissà , forse ieri Giordano era troppo impegnato a denunciare il “business incredibile” che si nasconde dietro un’altra Greta: l’attivista svedese Greta Thunberg. Quella sì, per il conduttore di Rete 4, è una bambina che viene strumentalizzata, mica come quelle che salgono sul palco della Lega assieme a Matteo Salvini, che ieri ha potuto concludere il suo intervento con un fantastico «viva la gazzosa, la cedrata e il chinotto, un bacione!».
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
NELL’ULTIMO ANNO SI SONO REGISTRATI 70 INCIDENTI NEGLI ISTITUTI
Numeri che fanno rabbrividire perchè mostrano come le scuole italiane non siano affatto sicure.
I dati riportati da Cittadinanzattiva mostrano come nell’arco temporale che va da settembre 2018 a luglio 2019 (l’ultimo anno scolastico concluso) siano aumentati gli incidenti all’interno delle strutture.
I crolli scuole hanno toccato un record che non veniva sfiorato dal 2013 con un incidente ogni tre giorni e 17 feriti per colpa delle strutture sempre meno solide.
Settanta crolli di pareti, controsoffitti o intonaco (con questo ultimo caso che, fortunatamente, provoca solamente paura) considerando tutti gli episodi denunciati anche attraverso la stampa nel corso dell’ultimo anno scolastico.
E i crolli scuole si suddividono quasi equamente tra Regioni Settentrionali, Centrali e Meridionali: 29 episodi al Nord (Piemonte 6, Lombardia 16, Emilia Romagna 4, Veneto 2, Trentino Alto Adige 1), 17 al Centro (Toscana 5, Lazio 10, Umbria 1, Marche 1) e 24 nelle regioni del Sud e nelle Isole (Campania 8, Puglia 6, Calabria 2, Sicilia 7, Sardegna 1).
E non si parla solamente di strutture toccate da eventi sismici, ma di scuole che risultano in stato decadente e, come conseguenza, il rischio crollo è ancora più elevato.
Questi 70 episodi denunciati nel corso dell’ultimo anno scolastico hanno provocato 17 feriti tra studenti e adulti (professori, dirigenti e operatori scolastici).
Un episodio ogni tre giorni che ha fatto salire il numero dei crolli scuole a quota 276 dal 2013. Numeri che, fortunatamente, non riguardano gli asili nido e le materne dove le strutture sembrano essere più solide e meno corrose dai segni del tempo, anche grazie a una maggiore accortezza nei confronti dei bambini più piccoli. Ma questo dato non può essere una consolazione
Il caso del Margherita Hack di Roma
Nel report di Cittadinanzattiva si fa riferimento a un fatto di cronaca che riguarda la capitale dove l’istituto Margherita Hack, nel quartiere Monteverde. Il crollo di un controsoffitto ha provocato la ricollocazione di 700 alunni in altre scuole (addirittura di competenza di altri Municipi). Poi il rientro parziale e la riapertura di un’ala dell’edificio. I lavori per riparare la struttura, però, non sono ancora iniziati e non si sa quando cominceranno.
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
COSTA 57 MILIARDI, 46 A BENEFICIO DEL CENTRO-NORD, SOLO 11 AL SUD …SARANNO CONTENTI GLI ELETTORI MERIDIONALI DELLA LEGA
È noto che l’introduzione di una vera flat tax, con un’unica aliquota a prescindere dal reddito percepito, andrebbe maggiormente a beneficio dei redditi più alti, visto che questi beneficerebbero di una maggiore riduzione delle aliquote di tassazione. In questa nota esaminiamo invece come la distribuzione regionale delle risorse sarebbe toccata dall’introduzione della flat tax.
La distribuzione regionale delle risorse
La redistribuzione regionale delle risorse viene generalmente misurata dal “residuo fiscale”, calcolato come la differenza tra le tasse pagate dai cittadini di una certa regione e le spese (al netto degli interessi sul debito) dalla pubblica amministrazione di cui beneficiano i cittadini della stessa regione.[1]
Quindi, se le tasse pagate dai cittadini di una regione sono maggiori della spesa pubblica di cui beneficiano, il residuo fiscale è positivo e produrrà un flusso netto in uscita dalla regione verso lo stato.
La Banca d’Italia, nel suo ultimo rapporto sull’economia delle regioni italiane pubblicato a fine 2018, stima l’ammontare medio del residuo fiscale dal 2014 al 2016 sia in termini pro capite che in percentuale del Pil regionale.[2] In questa nota, per rendere i dati comparabili con le dichiarazioni dei redditi del 2017, abbiamo assunto che la quota di spesa primaria e di entrate in rapporto al Pil, nonchè dei residui fiscali, siano stati nel 2017 pari alla media del triennio. I residui fiscali così ricavati sono riportati nella tavola 1.
Il quadro che ne emerge è il seguente: le entrate sul Pil regionale incidono in maniera più forte al Centro e al Nord rispetto al Sud. Questo perchè se la tassazione è progressiva, in presenza di un livello di reddito più alto, come nel caso delle regioni del Centro e del Nord, la pressione fiscale è più alta. §
Si prendano d’esempio la Lombardia e la Calabria: la prima è caratterizzata da un livello di entrate pari a circa il 50 percento del Pil, la Calabria pari al 45. Si potrebbe peraltro pensare che le differenze tra le aliquote medie di tassazione siano maggiori.
Non lo sono per due motivi. Primo, che non tutte le tasse sono progressive. Secondo, che, per quanto il Nord abbia redditi pro capite più elevati, il numero di contribuenti che paga aliquote nei tre scaglioni IRPEF ad aliquote più alte (38, 41 e 43 per cento), anche se più concentrato al Nord, è abbastanza limitato, influendo in modo contenuto sul livello medio di tassazione.
In termini di rapporto tra spesa e Pil le differenze appaiono fortemente a favore del Sud: la Lombardia si ferma a poco più del 33 per cento, la Calabria, invece, è al 79,7 per cento. Questo perchè la spesa è distribuita sul territorio nazionale in modo uniforme rispetto alla popolazione, incidendo così in maniera molto maggiore rispetto al Pil totale nelle regioni a reddito pro capite più basso. Il risultato è che al Nord il residuo fiscale è mediamente positivo e pari a 3294 euro pro capite, nel Sud e nelle Isole è negativo ed ammonta a circa 3326 euro per abitante
Quali sarebbero le conseguenze di una flat tax per i residui fiscali
Le prime ipotesi circolate inerenti l’introduzione di una vera e propria flat tax prevedevano due principali aliquote per i redditi familiari: una al 15 per cento per i redditi fino a 80 mila euro e una al 20 per cento per quelli superiori, con una perdita di gettito stimata in circa 50 miliardi.[4] Non essendo stato possibile reperire i dati sui redditi familiari per regione, abbiamo stimato gli effetti di un’introduzione di una sola aliquota al 20 percento sui redditi individuali che comportasse una perdita simile per il fisco
La perdita complessiva per il fisco sarebbe di 57 miliardi, il 28 per cento circa del gettito attuale lordo IRPEF.
In linea generale, sarebbero le regioni del Centro e del Nord, caratterizzate da un livello di reddito più alto, a beneficiare di una minore tassazione che in termini pro capite al Nord passerebbe da 4230 euro a 3029 euro (un calo di 1201 euro o del 28 per cento circa), contro una riduzione per il Sud da 2193 euro a 1646 euro (un calo di 547 euro o del 25 per cento).
Il calo in termini percentuali è meno sbilanciato di quanto si potrebbe pensare proprio perchè, come già notato, il numero di contribuenti a reddito elevato, quelli che si avvantaggerebbero maggiormente della flat tax, pur essendo più numeroso al Nord, resterebbe comunque relativamente contenuto, influendo solo parzialmente sulle medie per macro-regioni
In termini assoluti, a fronte di una perdita totale di 57 miliardi, circa 33,3 andrebbero a beneficio del Nord, 12,5 del Centro e soltanto 11,4 del Sud.
Il residuo fiscale del Centro, insieme a quello del Nord, dopo l’introduzione della flat tax resterebbero positivi ma la riduzione sarebbe molto forte (da 110 a circa 66 miliardi). Il Sud registrerebbe un residuo negativo pari a 80 miliardi, contro i 69 attuali.
(da “NextQuotidiano”)
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