Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
“BLOCCARE I MIGRANTI SULLA DICIOTTI SERVI’ A SCUOTERE L’UE, NEL CASO DELLA GREGORETTI FU UN ATTO DI PROPAGANDA DI SALVINI”
Bloccando a bordo della nave Gregoretti della Guardia costiera italiana 131 migranti Matteo Salvini ” nella sua qualità di ministro dell’Interno, ha abusato dei suoi poteri”. E’ questa la motivazione con la quale il tribunale dei ministri di Catania chiede, per la seconda volta, al Senato di autorizzare il processo all’ex ministro dell’Interno contestandogli il reato di sequestro di persona.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e capo dei Cinque Stelle annuncia: “Voteremo l’autorizzazione a procedere”. E spiega, durante la trasmissione Porta a Porta: “Quando un anno prima bloccammo la Diciotti, era perchè l’Europa non ci ascoltava. Facemmo la voce grossa e poi riuscimmo ad ottenere la redistribuzione in altri Paesi europei. Un anno dopo, la redistribuzione funzionava, quindi il blocco della Gregoretti non fu un’azione decisa dal governo, ma dal ministro dell’Interno Salvini. In questo caso l’interesse pubblico prevalente non c’era, fu un’azione personale, tanto che dopo li fece sbarcare. Noi voteremo contro l’interesse pubblico prevalente”.
I giudici del tribunale dei ministri di Catania, infatti, completata la loro istruttoria, sono giunti a conclusioni opposte a quelle del procuratore Carmelo Zuccaro che, come nel precedente caso della nave Diciotti, avevano chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico di Salvini. E adesso toccherà proprio a Zuccaro formulare comunque il capo di imputazione e chiedere l’autorizzazione a procedere alla giunta delle immunità di Palazzo Madama che già a gennaio scorso aveva negato il nullaosta al processo.
I tempi però sono cambiati. E Salvini lo sa. “Voglio vedere se i Cinque Stelle voteranno come nel caso Diciotti, visto che è esattamente la stessa fattispecie”, si chiede oggi cercando di ‘stanare’ gli ex alleati.
Allora il Movimento si divise, lanciò poi una consultazione su Rousseau, dove il 59% votò per salvare l’alleato leghista.
L’ex ministro, inoltre, rischia un analogo epilogo anche per il caso della nave dell’Ong spagnola Open arms, fatta sbarcare ad agosto grazie all’intervento della Procura dopo 19 giorni in mare e un duro pugno di ferro nel governo gialloverde.
Nell’atto notificato a Salvini, che come sempre lo ha reso pubblico, i giudici del tribunale dei ministri circoscrivono i giorni in cui si sarebbe compiuto il reato dal 27 al 31 luglio, cioè il lasso di tempo in cui la nave Gregoretti che aveva preso a bordo 131 naufraghi salvati in parte da un peschereccio di Sciacca in parte da un gommone, è rimasta bloccata nel porto di Augusta senza che il Viminale desse l’autorizzazione allo sbarco nell’attesa che la commissione europea trovasse i Paesi disposti a farsi carico dell’accoglienza dei migranti.
“In particolare – scrivono i giudici – il senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di ministro, ha violato le convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali non consentendo, senza giustificato motivo, al competente Dipartimento per le libertà civili e immigrazione di esitare tempestivamente la richiesta di Porto sicuro presentata formalmente dalla sala operativa del centro di ricerca e soccorso di Roma il 27 luglio. Salvini ha bloccato la procedura di sbarco dei migranti così determinando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi costretti a rimanere in condizioni psicofisiche critiche a bordo della nave Gregoretti ormeggiata al porto di Augusta fino al pomeriggio del 31 luglio”. Il tribunale dei ministri contesta a Salvini il reato aggravato perchè commesso da un pubblico ufficiale e con l’abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate ma anche per essere stato commesso in danno di minori.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA GREGORETTI E’ UN NAVIGLIO MILITARE E L’ART 53 DEL DECRETO SICUREZZA PREVEDE CHE NON SI POSSA LIMITARNE O VIETARNE L’INGRESSO…COME DARSI DA SOLO LA ZAPPA SUI PIEDI IN UN DELIRIO DI ONNIPOTENZA
Matteo Salvini, nella sua qualità di ministro, ha abusato dei suoi poteri «privando della libertà personale 131 migranti di varie nazionalità a bordo dell’unità navale “B. Gregoretti” della Guardia Costiera italiana dalle ore 00:35 del 27 luglio 2019 sino al pomeriggio del successivo 31 luglio 2019».
Questo c’è scritto nell’atto di accusa del tribunale dei ministri di Catania contro l’ex titolare del Viminale. Una vicenda che ha molti punti di contatto con quella della Diciotti, quando il MoVimento 5 Stelle salvò il Capitano da una questione giudiziaria molto complicata regalandogli l’immunità .
Anche in questo caso infatti non parliamo di una nave che appartiene a una Organizzazione Non Governativa, ma a un vascello italiano che appartiene alle nostre forze militari.
La Gregoretti è una nave della Guardia Costiera che sicuramente stava in quel momento svolgendo un servizio governativo.
In quanto unità della Guardia Costiera è senza dubbio naviglio militare in quanto la GC è inquadrato quale Corpo specialistico della Marina Militare.
Non c’è dubbio quindi che la nave rientri nella definizione di “naviglio militare” e quindi non c’è motivo di vietarne il transito o la sosta nè di tenere a bordo i migranti perchè è evidente che una nave dello Stato italiano non può essere considerata complice degli scafisti.
Eppure Salvini lo ha fatto e in questo modo potrebbe aver violato una legge che dovrebbe conoscere bene.
Ovvero il Decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 noto anche come “Decreto Sicurezza Bis” prevede che il ministro dell’Interno con provvedimento da adottare di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e informato il Presidente del Consiglio «può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale».
Insomma secondo questa interpretazione Salvini avrebbe violato la legge che lui stesso ha scritto.
In più, la chiusura del porto di Augusta ad un’unità navale della GC dovrebbe essere avvenuta di concerto con i ministri Toninelli e Trenta (e dopo aver informato Conte). Se questa procedura non è stata rispettata allora si tratta di un atto illegale.
Se è stata rispettata allora anche Toninelli e Trenta avrebbero violato le disposizioni dell’articolo 1 del DL Sicurezza Bis.
Intanto però è anche necessario ricordare come è finita la storia della nave Gregoretti. È finita esattamente come tutte le altre storie di Salvini che chiude porti a vanvera. Mentre gli altri erano stati distribuiti nei paesi europei — tra cui la Germania — una cinquantina di migranti, fra i 116 sbarcati oggi dalla Nave Gregoretti al porto di Augusta, sono stati accolti presso la struttura “Mondo Migliore” di Rocca di Papa.
Lo rese noto all’epoca la Cei. “In tal modo la Conferenza Episcopale Italiana, tramite Caritas Italiana, si è impegnata con proprie risorse professionali ed economiche a corrispondere a una richiesta del ministero dell’Interno alla Chiesa Italiana di farsi carico dell’ospitalità , dell’accoglienza e dell’assistenza — anche legale — di queste persone”, si leggeva in una nota.
Anche nell’agosto 2018 alcuni migranti, dopo il solito braccio di ferro, erano stati trasferiti a Rocca di Papa. E qualcuno soltanto nell’occasione si rese conto che la cittadina, a dispetto del nome, si trovava in Italia e non in territorio vaticano.
La Gregoretti partì proprio per un salvataggio.
Durante la navigazione, la nave della Guardia costiera dovette soccorrere un altro gruppo di 91 migranti che era stato segnalato da pescatori tunisini. Sembrava dunque pacifico che dovesse far rotta verso l’Italia, Lampedusa o le coste della Sicilia, dopo aver ottenuto il Pos. Ma così non è stato.
L’allora ministro Salvini ha chiamato in causa l’Ue e qualche ora dopo un portavoce della Commissione aveva fatto sapere che la richiesta di redistribuzione avanzata dall’Italia era arrivata e che, «come ha già fatto in molti casi simili in passato, ora prenderà contatti con gli Stati membri in tal senso».
Ma lui continuò lo stesso la sceneggiata a fini elettorali.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
OTTO AUMENTI IN 16 ANNI, DI QUESTI, SEI AUMENTI INTRODOTTI DAL GOVERNO BERLUSCONI (CON LA MELONI MINISTRO)
A dicembre Giorgia Meloni non festeggia solo la tradizione del presepe (almeno dalla sua “famosa” svolta presepista) e del Natale negato ai bambini italiani dai soliti poteri forti pagati dal Grinch.
Dall’anno scorso a dicembre la leader di Fratelli d’Italia celebra anche un’altra ricorrenza: l’aumento delle accise sui carburanti. O meglio: la lamentela perchè per l’ennesima volta il governo non ha dato retta al partito della Meloni e ha aumentato le accise.
Ad esempio il 22 dicembre 2018 la Meloni andava all’attacco del governo (gialloverde) che aveva previsto un aumento delle accise di 400 milioni di euro nel 2020.
«Tanto perchè dovevano essere cancellate nel primo consiglio dei ministri», il commento sarcastico della leader di FdI, che però evitava accuratamente di menzionare chi aveva fatto quella promessa: Matteo Salvini, quando ancora era alleato della Meloni durante la campagna elettorale.
Oggi la Meloni ha rispolverato questa sua battaglia stagionale andando all’attacco dei «tassatori seriali di PD e M5S che hanno letteralmente TRIPLICATO le accise sui carburanti a partire dal 1° gennaio del 2021».
Ora che nessuno ne parli è falso, visto che la notizia è sulle agenzie di stampa e sui giornali. Che poi il costo della benzina possa aumentare della cifra indicata dalla Meloni lo si vedrà con la prossima manovra di bilancio, quella che magari verrà fatta dal governo di centrodestra a fine del 2020.
Quello che è certo è che oggi la Meloni dovrebbe lamentarsi dell’aumento delle accise che non è stato evitato dal suo alleato Salvini.
Ma con lui a quanto pare gli accordi sono ancora possibili
Quest’anno la Meloni non può purtroppo usare la storia delle accise «considerate un bancomat dai governi di sinistra» perchè il ricordo della manovra del Popolo voluta da Lega e MoVimento 5 Stelle è ancora troppo vivido.
Si sta affievolendo invece quello delle accise aumentate dai governi di centrodestra. Perchè se c’è una costante della politica italiana è che tutti, da Salvini a Renzi, promettono di abbassare il costo dei carburanti e poi quando vanno al governo fanno l’esatto contrario.
Perchè come ricordava Dario Montrone sul Fatto Quotidiano dal 2001 al 2013 sono state introdotte 8 accise sui carburanti.
Di queste 8 sei sono state volute dai governo guidati da Berlusconi.
In particolare nel 2009 Berlusconi ha aumentato il prezzo dei carburanti «di 0,005 euro nel 2009 per la ricostruzione de L’Aquila, di 0,007 euro nel 2011 per il finanziamento alla cultura, di 0,04 euro sempre nel 2011 per l’emergenza immigrati provenienti dalla Libia e di 0,009 euro ancora nel 2011 per far fronte all’alluvione che colpì Liguria e Toscana».
In quel governo il ministro per la gioventù era proprio Giorgia Meloni.
Un’altra accisa da 0,082 euro fu introdotta dal Governo Monti con il cosiddetto “Salva Italia”. Non solo Giorgia Meloni votò la fiducia alla nascita dell’esecutivo presieduto da Monti ma votò a favore anche del Salva Italia.
Insomma: tutti i governi hanno aumentato le accise sulla benzina, compresi quelli sostenuti da Giorgia Meloni.
Qualcuno potrebbe ricordarglielo?
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
LA STORIA DI GIACOB, TITOLARE DI UN NEGOZIO AL VASTO, CHE SI E’ OPPOSTO ALLA CRIMINALITA’ ITALIANA: “HO DENUNCIATO, ORA HO PAURA”
Giacob è un migrante, in Italia regolarmente da oltre 20 anni, che ha un negozio etnico al Vasto, il quartiere popolare che si estende intorno alla Stazione Centrale di Napoli. Quando, più di una volta, gli esponenti della criminalità organizzata della zona si sono presentati nel suo esercizio commerciale per chiedergli il pizzo, Giacob si è opposto, ha detto no al racket; in tutta risposta, il 9 dicembre scorso, in pieno giorno, il migrante è stato gambizzato, cioè colpito alle gambe da alcuni proiettili in mezzo alla folla.
Trasportato all’ospedale Loreto Mare, Giacob non è in pericolo di vita: ha denunciato quanto gli è accaduto, ma adesso ha paura, teme ritorsioni, come ha dichiarato lui stesso alle telecamere di Fanpage.it dal letto del nosocomio partenopeo in cui è ancora ricoverato.
“Io non voglio perdere tutto quello che ho — dice Giacob, riferendosi al suo negozietto etnico -. È l’unica cosa che ho per vivere e per dare da mangiare a me e alla mia famiglia”.
Il migrante racconta di aver ricevuto richieste estorsive più di una volta. “Nell’ultima occasione si sono presentati in due: mi hanno chiesto più di mille euro — racconta ancora. — Io gli ho risposto che non avevo soldi e che non gli avrei dato niente e loro mi hanno risposto che lì comandavano loro, non io, e che se non avessi pagato mi avrebbero spezzato le gambe”.
Il 9 dicembre, Giacob era all’esterno del suo negozio del Vasto quando sono arrivati in moto e gli hanno sparato alle gambe: “Adesso voglio chiudere il negozio, perchè sono stufo di tutto questo casino”.
Dopo il ferimento, Giacob ha denunciato quanto gli è accaduto e sta collaborando con la giustizia, assistito dall’avvocato Hilarry Sedu.
Ciononostante, il suo letto d’ospedale non è piantonato dalle forze dell’ordine.
(da Fanpage)
argomento: criminalità | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
VUOL FAR CREDERE AI BEOTI CHE QUALCUNO VOGLIA ATTENTARE ALLE TRADIZIONI, MA NON TUTTI SONO FESSI
Evidentemente la Bestia pensa che Natale possa essere una ghiotta occasione per alimentare un bel po’ di paure e di odio verso i diversi, soprattutto se musulmani.
Così da qualche giorno la Lega non perde occasione per parlare della presenza di qualcuno che ci voglia impedire di festeggiare Natale
E oggi un’ulteriore escalation: un post per dire che in Italia c’è il Natale e il presepe e che “Se non ti va bene torna da dove sei venuto”.
Contro ogni evidenza perchè, come è noto, non si hanno notizie di immigrati che stanno protestando contro il Natale o che invadano le chiese per impedire ai preti di celebrare Messa o che seghino gli alberi di Natale o diano fuoco ai presepi.
Anzi, il contrario.
Ma l’importante è far credere che ci siano rischi, anche se inesistenti. Perchè gli analfabeti funzionali sono facilmente suggestionabili e come hanno creduto all’inesistente invasione (basta vedere i dati) e come stanno credendo al complotto per la sostituzione etnica (altra menzogna) possono anche credere che il Natale si celebra ancora grazie a Salvini e alla Lega altrimenti chissà …
Ma stavolta la sparata non è passata inosservata e in molti hanno replicato per le rime:
“In Italia non c’è una religione di stato, ci sono milioni di italiani atei e agnostici, buddisti, induisti, etc. Che facciamo, mandiamo via tutti? Però ti avviso: rischi di rimanere da solo col bue e l’asinello”
“Senti a me #Salvini, io, italiano, non ho il presepe, non prego, festeggio il Sol Invictus e la mia porta è quella di casa mia dalla quale TU devi stare lontano! Chiaro?”
“Se li avessi me li avresti sfrantecati. Sei fuffa mischiato a fuffa, manco ci provo gusto più a percularti.”
“Ognuno di noi ha il diritto di professare la sua religione… ma nell’intimità della propria dimora o nei luoghi di culto. I luoghi pubblici, come le scuole e gli asili pubblici, sono di tutti. Anche di chi non crede in nessuna religione.”
“In Italia c’è il presepe. Quello dove Giuseppe si prende cura di un figlio non suo. Prendi esempio quando sbraiti di lasciare i bambini e le loro madri sui barconi.”
“A corto di argomenti? E ma che palle. E non sono quelle dell’albero di Natale.”
“Sbagli! In Italia vivono Cristiani (che fanno presepe e Natale), ebrei, musulmani, induisti, persino atei (che non fanno presepe e Natale). Tutto il resto pura #propaganda xenofoba.”
“In Italia abbiamo anche le biblioteche, ma mica ti cacciamo via.”
(da Globalist)
argomento: Presepe | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
“SALVINI NON MI HA NEANCHE INVITATO, FA UN CONGRESSO DI NASCOSTO E STANNO TUTTI ZITTI”… “QUELLA FACCIA TOSTA DI CALDEROLI: SI METTEVA ANCHE LE MUTANDE VERDI, ORA SERVE IL NUOVO PADRONE”
Giuseppe Leoni, 72 anni, nel 1987 è stato il primo deputato della Lega Lombarda. Nel 1984 aveva firmato con altre 5 persone (tra cui Bossi) l’atto costitutivo del partito.
Ma ha scoperto di non essere stato invitato al congresso-funerale clandestino di Salvini che manderà in pensione per sempre la Lega Nord. E oggi si sfoga in un’intervista a Gad Lerner su Repubblica:
Leoni, sabato prossimo lei parteciperà al congresso federale straordinario della Lega Nord per l’indipendenza della Padania?
«Macchè. Sono socio fondatore, quindi membro di diritto, ma non ho ricevuto nè l’invito nè alcuna comunicazione. Sto pensando di rivolgermi a un avvocato. Questa è roba da ventennio. Cosa stanno facendo questi qui? Le sembra il modo di celebrare un congresso? Di nascosto, alla vigilia di Natale, per seppellire un’idea politica in cui tanti ancora credono».
Quale idea?
«Bisognerebbe andare in piazza a gridarlo: io sono un federalista, non un fascista. Abbiamo fatto sacrifici per portare avanti un ideale preciso. Volevamo un cambiamento dello Stato da centralista a federalista. E ora questi qua convocano i fedelissimi per stravolgere il progetto senza alcuna possibilità di discuterne. Possibile che nessuno di quelli che stanno seduti in Parlamento avanzi un’obiezione?».
Nessuno, si direbbe.
«Mi fa rabbia, in particolare, la faccia tosta di Calderoli, che a quanto pare sarebbe l’inventore del nuovo statuto. Uno che non si metteva solo la camicia verde, ma anche le mutande verdi. Ora va a servire il nuovo padrone. Io di mettere la camicia verde non ne avevo bisogno, e non andavo a parlare sul palco di Pontida neanche quando ero presidente, perchè tanto sono verde dentro. E lo rimango».
Bossi però tace, e dovrebbe restare presidente della Lega Nord anche se in liquidazione, con l’azzeramento di tutti gli altri organi dirigenti.
«Non mi faccia parlare, vedremo cosa farà e in ogni caso ha tutta la mia comprensione. Umberto si trova una condizione difficile, forse oggi è meno libero di me che vivo del mio lavoro. Bisogna gridarlo forte, in faccia a quelli che per conservare la sedia stanno zitti. La nostra gente si fa delle domande. So che l’altro giorno alla sezione di Saronno sono andati a dirgli di non preoccuparsi, tutto bene, non cambia niente. Ma chi gli crede?».
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
A “FUORI DAL CORO” LA FARSA DEI SOVRANISTI MULTINAZIONALI
La difesa del Made in Italy — spesso e volentieri bistrattato e maltrattato da aziende straniere che, utilizzando l’italian sounding, imitano e distruggono la bontà di alcuni nostri prodotti tipici — è sacrosanta.
E Mario Giordano, nel corso delle varie puntate del suo Fuori dal Coro, ha più volte battuto su questo tasto.
Una battaglia legittima, come i dati che vedono tantissima influenza di prodotti esteri che finiscono sulle nostre tavole. Sacrosanto, dunque.
Allora, però, non si dovrebbe mettere a tavola una bella bottiglia di Coca-Cola in bella vista.
È accaduto martedì sera nel corso dell’ultima puntata (per il 2019) di Fuori dal Coro. In studio era stata allestita una tavola per simulare un cenone natalizio (con tanto di tombolata) in compagnia di Matteo Salvini.
Poi c’erano anche altre persone — evidentemente figuranti — intenti a banchettare al fianco di Mario Giordano e del leader della Lega. Poi, al centro della tavola imbandita, tra panettoni, pandori, vini, amari, spumanti e altri prodotti, ecco comparire la bevanda che rappresenta l’emblema delle multinazionali.
Nonostante l’etichetta tolta dalla bottiglia — per evitare, giustamente, pubblicità occulta — al centro della tavola, tra le due bottiglie di spumante (o prosecco) e una di vino bianco, ecco campeggiare l’iconico confezione della Coca-Cola, con tanto di tappo rosso riconoscibile.
Una bevanda che, anche a Natale, accompagna (come da tradizione) i pasti dei cittadini italiani.
Tutto legittimo. Sta di fatto che il canto di Natale in difesa del Made in Italy sembra avere questa stonatura internazionale.
La Coca-Cola è un simbolo mondiale ed è normale trovarle sulle tavole italiane. Ma metterla così in bella vista — quando ci sono anche altri prodotti similari (anche se dal sapore differente) — sembra essere un piccolo controsenso. Sopratutto perchè, poco dopo, si è fatto uno speciale per condannare la presenza di cibi stranieri nel Natale italiano.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
IL SOLITO TITOLO FASULLO: IL VIDEO SMENTISCE LA NOTIZIA… SOLO UNA CORDIALE STRETTA DI MANO
Deve esserci una scarsa considerazione del popolo italiano se si scrive un articolo con un titolo roboante che viene smentito dall’articolo stesso e dal video che si allega per confermare una tesi, confutandola.
Eppure Libero Quotidiano riesce, ancora una volta, nell’impresa di ‘gridare allo scandalo’ con annunci acchiappaclick per poi smentire se stesso all’interno dello stesso pezzo.
Questa volta la vicenda riguarda il presunto inchino Conte a Beppe Grillo durante la presentazione del Piano Nazionale per l’Innovazione andata in scena martedì pomeriggio a Roma, nella Sala del Tempio di Adriano della Camera di Commercio.
Il titolo, come detto, è ingannevole e racconta una non verità . E questo fatto è confermato dal contenuto stesso dell’articolo di Libero. «Giuseppe Conte si inchina a Beppe Grillo: ossequioso saluto al leader, così il premier sfila il M5s a Di Maio», un qualcosa che farebbe sobbalzare sulla sedia molti se non tutti.
Leggendo l’articolo di Libero, però, appare evidente che il clamore e la notizia sia una bolla di sapone. Al suo interno, infatti, compare un video dell’Agenzia Vista che sintetizza in pochi minuti la presenza di Giuseppe Conte e Beppe Grillo allo stesso evento. E proprio da quel filmato si evince come il titolo sia una bufala.
Nessun inchino Conte. Si vede, infatti, il presidente del Consiglio arrivare per ultimo all’evento romano sul Piano Nazionale per l’Innovazione. Passa per il corridoio centrale, vede Beppe Grillo e Davide Casaleggio seduti e si porge per stringere le loro mani e scambiare qualche battuta. Il tempo di qualche secondo. Ma per Libero quella posizione diventa un inchino. Anche se non è così.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »
Dicembre 18th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO IL MARITO AL PARLAMENTO EUROPEO UN POSTO ANCHE PER LA CONSORTE… ORA MANCA SOLO IL BAGNINO
C’è anche la moglie di Massimo Casanova, oggi europarlamentare della Lega, tra i candidati della lista di Lucia Borgonzoni alle elezioni in Emilia Romagna.
Come anticipato, Jenny Incorvaia farà parte della gioiosa macchina da guerra che affronterà Stefano Bonaccini, che ieri in un sondaggio di Ixè per Cartabianca veniva accreditato di sette punti percentuali in più rispetto alla sfidante. Racconta oggi Repubblica Bologna:
Il figlio di Giacomo Bulgarelli, gloria del Bologna, la moglie del proprietario del Papeete e un rappresentante del comitato No Tram, probabilmente il vice presidente Vincenzo Fazio.
La lista per Borgonzoni Presidente e quella della Lega stanno prendendo forma con una serie di candidati che non provengono dal mondo della politica.
Stefano Bulgarelli, figlio del campione del Bologna che giocò nella formazione dello scudetto nel 1964, aveva già tentato la candidatura con il Carroccio alle ultime amministrative bolognesi, quando Borgonzoni era candidata sindaco.
Oggi confluisce sotto l’insegna fucsia della lista della presidente, dove dovrebbe trovare posto anche Vincenzo Fazio, “conteso” anche da Forza Italia.
La moglie di Massimo Casanova, proprietario dello stabilimento balnerare balzato agli onori delle cronache la scorsa estate per aver fatto da “cornice” alla crisi di governo, dovrebbe invece trovare posto nella lista della Lega, che si chiamerà “Lega Salvini Emilia Romagna”, senza il nome della candidata Borgonzoni nel simbolo.
Del resto anche lo stesso Casanova è stato eletto al parlamento europeo alle ultime consultazioni.
(da agenzie)
argomento: Costume | Commenta »